Vinicio Capossela Che tu sia nel Nord del Messico o in qualsiasi altra parte del pianeta, troverai sempre uno spirito comune, di cui ognuno ha la sua chiave d'accesso. Il folk è la serratura nella toppa del nostro sottosuolo
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LA CASA A PAGINA 18 È STATA ARREDATA DA MEOZZI
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Cuore e Polvere/Heart and Dust «Se appassisce la rosa nel giardino la colpa è dell’amor che dorme ancor…», canta Vinicio Capossella nei testi del suo ultimo lavoro, «Canzoni della Cupa», dove si intrecciano, con tutti gli incanti del caso, storie di terra e cielo. In mezzo, sulla linea immaginifica che separa il grano dal sole, fluttuano femmine e santi, scontri terreni e celesti che si dilatano nei tempi agricoli perché, come dice lo stesso autore, «bisogna seminare, far crescere le cose e poi fare la mietitura». Che non vi sto a dire quanto mi piace questa cosa qua che muove il mondo da secoli. La copertina del numero 24 di The Mag omaggia uno dei migliori talenti della musica italiana contemporanea, un artista tra l’altro tanto legato all’Umbria dove torna ogni estate e dove, anche quest’anno, ha portato la sua onda di folklore mista a tradizione. Cuore e polvere, appunto. Anche nelle parole di Rokia Traorè, cantante e polistrumentista africana, c’è tanto cuore nel raccontare, in un’intervista, il suo modo di intendere la libertà col messaggio universale della musica.
“If the rose wilts in the garden, then it is the fault of love which is still sleeping” sings Vinicio Capossella in the words of his latest work “Canzoni della Cupa”, where with all the enchantments of the situation, stories of earth and sky are intertwined. In the middle, on the imaginary line which separates grains from the sun, women and saints float, earthly and heavenly collisions that expand in farming seasons because, as the same author says, “we need to sow, to make things grow and then harvest”.
I won’t tell you how much I like this thing here which has been moving our world for ages. The cover of number 24 of the Mag is a homage to one of the best talents of contemporary Italian music, an artist who among other things is very tied to Umbria, where he goes every summer and where, this year as well, he has brought his wave of folklore mixed with tradition. Heart and dust, precisely. Even in the words of Rokia Traorè, African singer and multi- instrumentalist, there is so much heart in the telling, in an interview, his way of interpreting liberty with the universal message of music. Flowers of this earth, instead, are the two Misses, Sofia and AriFiori di questa terra sono invece le due Miss, Sofia e Arianna, che anna, who we have photographed together, in their natural beauty. abbiamo fotografato insieme, nelle loro bellezze naturali. Poi ancora flash sull’arte con Burri e il grande evento in svolgimento agli Then again, we touch on art with Burri and the great event going Ex Seccatoi; la Mostra del Fumetto e le tracce esoteriche sulla via on at the “Ex Seccatoi del Tabacco” museum; The Comics Show di Hugo Pratt e del suo Corto Maltese a Venezia; la fantasia, con and the esoteric traces on the path of Hugo Pratt and his Corto tanto di ricetta, di Francesco Fantini. Tra terra e cielo si muovono Maltese in Venice; the fantasy, with its recipe by Francesco Fangli Arcieri Tifernum che raccontiamo tra le storie dello sport e dei tini. The Arcieri Tifernum (archers) move between earth and sky, quali, simbolicamente, emuliamo le gesta, scagliando la nostra which we tell in our stories about sports and of whom, symbolifreccia nella stagione a venire. cally, we emulate the achievement, launching our arrow into the coming season.
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18 Our Home
56 Cover Story
Vinicio Capossela
Un nido in collina
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104 Francesco Fantini
L'arte che faccio per me
Arianna & Sofia
La nostra estate da miss
122 Data pubblicazione: Ottobre 2016 - rivista bimestrale - N°24 Grafica, fotografia e impaginazione: Moka comunicazione, via Gramsci, 1/b - Città di Castello (PG) P. IVA 02967110541 - mokacomunicazione.it Stampa: Litograf Editor S.r.l. - Via C. Marx, 10 06011 Città di Castello (PG) P. IVA 02053130544 Editore e Proprietario: Moka comunicazione Direttore Responsabile: Cristina Crisci Responsabile di Redazione: Marco Polchi Traduzioni: Christy Mills Iscrizione al Tribunale di Perugia: n. 20/12 del 27/11/2012. Questo numero è stato chiuso in redazione il 03 Ottobre 2016 alle 19:00. Per maggiori informazioni e tanti altri eventi visita / for more information and events go to www.the-mag.org
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Storie di sport
Testa Arco Frecce
110 Michele Rossi Lo sciamano dell'editoria
INFO E CONTAT TI pubblicità Giovanna 389 05 Simona 389 05 2424 126 Tiziana 324 78 68 099 135 redazione marcopolchi@th info@the-mag.o e-mag.org www.the-mag.o rg rg
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in redazione
Cristina Crisci
Direttore responsabile
hanno collaborato a questo numero
Andrea Tafini
Lorenza Mangioni
Claudia Belli
Elisa Nocentini
Andrea Luccioli
Luca Benni & Matteo Cesarini
Andrea Moni
Benedetta Camaiani
Lucia Fiorucci
Michele Mandrelli
Giovanna Rossi
Simona Polenzani
Emanuele Vanni
Marco Polchi e inoltre partner
Ilo Mariottini, Roberto Barbafina, Matteo Mariangeli e Davide Bianchini
Luca Marconi
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GIO EXCLUSIVE
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Abode Srl. Via Caduti di Penetola 39, Niccone - 06019 Umbertide (PG) T +39 075 941 7554 - W www.abodeitaly.com - E info@abodeitaly.com
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p e r fe z i on i s t i
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s t a mpa
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editoriale - cartotecnica - commerciale - publishing - packaging - commercial line
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Litograf editor srl. via C.Marx, 10 - 06010 Cerbara di CittĂ di Castello - t/fax 075 851 13 44 info@litografeditor.it - www.litografeditor.it
Benedetta Camaiani Benedetta Camaiani nasce a Sansepolcro nel 1996 ma abita e cresce ad Anghiari. Affascinata dai numeri e dalla natura, si trasferisce a Firenze per intraprendere gli studi di Fisica e Astrofisica. In un contesto cosÏ scientifico, rigoroso e logico, trova spazio una passione apparentemente opposta. Tra un'equazione e l'altra, si appassiona al disegno, alle matite e al carboncino, prediligendo i volti perchÊ pensa che proprio in essi convivano simmetrie rigorose e imperfezioni creative. Per La China e La Matita ha realizzato un disegno dedicato agli artisti Vinicio Capossela e Rokia Traorè. benedetta.camaiani@gmail.com
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Federico ed Eleonora abitano da pochi mesi in una tipica casa di campagna umbra, acquistata dai genitori di lui più di venti anni fa e poi ristrutturata con cura, rispettando le caratteristiche tipologiche delle abitazioni rurali. Entrando si sente ancora l’odore dell’intonaco fresco e il profumo di nuovo. L’appartamento è al piano terra, le pareti sono del colore morbido della calce e i solai in legno e pianelle, come da tradizione. Nella zona notte il soffitto è stato dipinto di bianco, per nascondere gli anni delle travi e dare più luminosità agli ambienti. Dappertutto corre un gres porcellanato che sembra imitare il legno. Nei fuoripiombo delle pareti sono stati sapientemente accostati mobili dal sapore moderno: l’ingresso Lago, una comoda madia contenitiva e la parete attrezzata per il televisore, contraddistinta dalla particolare finitura in resina cemento. Il re indiscusso del soggiorno è l’ampissimo e comodo divano di Désirée, il cui nome Ozium ne sottolinea in pieno la sua funzione. Sopra al tavolo Rimadesio spicca l’ormai celebre lampadario Zettel’z di Ingo Maurer. In cucina, il bianco delicato del legno è contrastato dall'acciaio degli elettrodomestici e dal piano di lavoro effetto pietra. L’isola centrale ha l’impianto elettrico integrato, risultando così molto funzionale agli usi domestici. Passando alla camera da letto notiamo come sia luminosa e delicata, caratteristica data anche dai deliziosi comodini e comò sospesi di Lago e dal letto matrimoniale con testata capitonnè.
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UN NIDO IN COLLINA
di Lucia Fiorucci
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Entrando si sente ancora l’odore dell’intonaco fresco e il profumo di nuovo. 25
A NEST IN THE HILLS by Lucia Fiorucci
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Federico and Eleonora have lived in a typical Umbrian country house for just a few months, bought by his parents more than twenty years ago and then remodeled carefully, respecting the typological characteristics of rural homes. Entering you can still smell fresh plaster and the scent of newness. The apartment is on the ground level, the walls are a soft color of limestone and the ceiling in wood and flat bricks, as tradition would have it. In the bedroom area the ceiling has been painted white, to hide the age of the wooden beams and to brighten the rooms. There is a porcelain grey color everywhere which seems to imitate the wood. Along the uneven walls, modern furniture has skillfully been matched: the Lago entrance, a convenient kitchen storage chest and the walls set up for the television, distinguished from the particular finishing in cement resin. The undisputed king of the living room is the very large and comfortable sofa by DÊsirÊe, with the name Ozium which makes its function very clear. Above the Rimadesio table, the now famous Zettel’z di Ingo Maurer lamp stands out. In the kitchen, the delicate white of the wood contrasts with the steel appliances and stone- like countertop. The center island has an electrical implant already integrated into it, resulting as very functional for household use. Passing onto the bedroom we notice how it is full of light and delicate, characteristics given also by the charming wall-hung bedside tables and dresser by Lago and the queen size bed with a capitone headboard.
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L’OCCHIO DEL CURIOSO L’esterno della casa è ben curato, con il terreno in pendenza sapientemente modellato con vialetti e aiuole. È così che la pietra arenaria della casa viene completata dal verde intenso del prato. Mentre le aiuole di piante aromatiche mettono in risalto la roccia indiana del camminamento. E tutto è in armonia con l’azzurro pieno del cielo.
A NOTE TO THE CURIOUS The outside of the house is well cared for, with the sloping land knowledgeably shaped into small paths and green areas. That is how the sandstone of the house is completed by the intense green of the grass. While the flowerbeds with aromatic plants highlight the dark stones of the walking ways. And all is in harmony with the big blue sky.
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ABITI Motivi abito in jacquard con maniche scampanate; cappotto destrutturato in tessuto tartan. SCARPE: Motivi tronchetto a punta. - OCCHIALI: Ottica Dragoni - linea Dolce& Gabbana, Modello: D&G 6105 504/8G - TABLET: Barton Tablet Samsung Galaxy s2 9.7. - MAKE UP: Limoni HAIR: Armonie
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Rokia Traorè:
«Io canto la libertà» di Cristina Crisci
Rokia Traoré, cantante e compositrice, è considerata una delle regine della musica africana, figlia di un diplomatico ha vissuto molto in Francia, ma dal 2009 ha scelto di tornare nella sua terra natia, il Mali. Da lì sarebbe dovuta partire a fine agosto, destinazione Città di Castello e aprire il tour italiano nell’appuntamento clou del Festival delle Nazioni. Alla fine, però il 2 settembre a Città di Castello Rokia non è mai arrivata - ufficialmente a causa di un overbooking di Air France - circostanza che ha creato non pochi imbarazzi all’entourage del Festival.
foto: Danny Willems
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Avevamo intervistato Rokia Traorè qualche giorno prima per parlare del suo ultimo album «Né So», realizzato con la complicità di John Parish (già produttore di PJ Harvey), Damon Albarn leader dei Blur, e ancora John Paul Jones dei Led Zeppelin e il songwriter americano Devendra Banhart. Rokia utilizza la musica e l’arte per diffondere i suoi ideali di libertà e uguaglianza ed ha parlato a lungo in questa intervista, di dignità e indipendenza, ma anche della condizione delle donne nel mondo.
Non voglio che pensiate che le donne africane siano deboli, devono solo prendere coscienza della loro forza. Mia madre ad esempio è stata molto importante per me: una donna della sua generazione che è riuscita a crescere dei figli liberi «Né so» significa «a casa»: cosa vuol dire casa per lei e dov’è la sua casa? «Per casa intendo come prima cosa la nostra libertà, quella che nessuno può prenderci; è come se fosse la proiezione di un sogno, come una villa, un monolocale, è una sorta di desiderio che ci tiene ancorati alla vita, che ci permette di lottare contro le frustrazioni e le avversità. Ma è anche un sogno che svanisce quando ci troviamo nel mezzo di una crisi, quando si cerca di sopravvivere. È molto triste che tante persone non abbiano la possibilità di avere questo sogno che è nell’ideale di libertà. La mia casa quindi è nella mia vita, in Francia, in Belgio, dovunque abbia vissuto, dovunque mi sia fermata perché sentivo l’esigenza di realizzare un progetto, un sogno». Il tema della casa apre un’altra grande questione, quella dei rifugiati, cui in realtà il testo della canzone è dedicato: un tema caldissimo sia in Africa che in Europa. «È così, il problema non è circoscritto solo all’Africa, ma è diventato anche europeo. La chiusura delle frontiere non impedisce alla gente di attraversare i confini. Credo sia necessario ristudiare la situazione per trovare nuove soluzioni, altrimenti si arriverà a difendere il proprio paese con misure specifiche e drastiche, magari in modo animalesco, ovvero come l’animale difenderebbe il proprio territorio. L’umanità potrà dare prova di grande saggezza perché tutto ciò ci sta mettendo alla prova».
foto: Danny Willems
Nei suoi lavori sono molto forti anche i temi della dignità e dell’indipendenza delle donne: che cosa è cambiato in questi ultimi anni nel suo paese? «Io sono la prova vivente che ci sono stati molti cambiamenti: mio padre era un diplomatico, ho cinque sorelle e due maschi. Siamo stati cresciuti con i valori della libertà, del lavoro, dei sogni e della loro realizzazione, ma anche della legalità per tutti. Penso che nella nostra società ci sono ancora molte difficoltà, soprattutto per quelle donne che hanno scelto la libertà, sia in Africa che in Europa. Non voglio che pensiate che le donne africane siano deboli, devono solo prendere coscienza della loro forza. Mia madre ad esempio è stata molto importante per me: una donna della sua generazione che è riuscita a crescere dei figli liberi». Nel suo ultimo lavoro lei collabora anche con Pj Harvey, Tracy Chapman, Cleo T ed altri… «Ogni collaborazione mi ha regalato cose molto interessanti, molto benefiche, ma non soltanto a livello artistico e spero che questo arricchimento porterà benefici anche ai nostri differenti pubblici».
foto: Danny Willems
Quali sono i suoi riferimenti musicali? «I riferimenti musicali sono molto vari e provengono da tutto il mondo, dall’Africa così come dall’Europa».
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Rokia Traorè:
«I SING OF FREEDOM» by Cristina Crisci
foto: Danny Willems
Rokia Traoré, singer and composer, is considered one of the queens of African music, daughter of a diplomat, she has lived in France for a long time but in 2009 she chose to go back to her native land, in Mali. From there she should have left at the end of August, for the destination of Città di Castello to open her Italian tour with a highlight appointment at Festival delle Nazioni. In the end however, on 2nd of September Rokia never arrived in Città di Castello - the official reason being an overbooking by Air France a circumstance that created not few embarrassments to the entourage of the Festival. We had interviewed Rokia Traoré a few days earlier to speak about her latest album «Né So», realized together with John Parish (already a PJ Harvey producer), Damon Albarn, leader of the Blur, and John Paul Jones of Led Zeppelin and the American songwriter, Devendra Banhart. Rokia used music and art to spread her ideals of liberty and equality and spoke for a while in this interview, of dignity and independence, but also about the condition of women in the world. «Né so» means «at home»: What does home mean for you and where do you consider your home? «By home, I mean in first place, our freedom, which no one can take from us; it is as if it were the projection of a dream, like a villa, a one-room apartment, it is a kind of desire which keeps us anchored to life, which allows us to fight against the frustrations and the adversities. But it is also a dream that fades away when we find ourselves in the midst of a crisis, when we are trying to survive. It is very sad that many people don’t have the possibility to have this dream, which is in the ideals of freedom. So my home is in my life, in France, in Belgium, wherever I have lived, wherever I have stopped because I felt the need to realize a project, a dream». The topic of home opens up another huge matter, that of the refugees, those to whom the lyrics of the song are dedicated: a very hot topic both in Africa and in Europe.
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«It’s true, the problem is not limited only to Africa but it has become a European matter too. The closure of the frontiers does not prevent people from going across the borders. I believe that it is necessary to study the situation again in order to find new solutions, otherwise we will end up defending our own countries with specific and drastic measures, perhaps in an animalistic manner, or rather, as an animal would defend his own territory. Humankind will be able to give proof of great wisdom because all of this is putting it to the test». In your work themes like dignity and independence of women are very strong: what has changed in recent years in your country? «I am living proof that there have been many changes: my father was a diplomat, I have five sisters and two brothers. We were raised with values of freedom, work, dreams and their realization, but also of their legitimacy for everyone. I think that in our society there are still many difficulties, especially for those women who have chosen freedom, in Africa as well as in Europe. I don’t want you to think that African women are weak, they just have to become aware of their own strength. My mother, for example has been very important to me: a woman of her generation who managed to raise children who are free». In your latest work you collaborate with PJ Harvey, Tracy Chapman, Cleo T and others… «Every collaboration has produced very interesting things in me, very beneficial, not only on an artistic level and I hope that this enrichment will bring benefits to our various audiences». Which are your musical reference points? «My musical reference points are quite varied and they come from all over the world, from Africa as well as Europe».
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foto: Luca Zizioli
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Vinicio Capossela di Andrea Luccioli
TRA POLVERE E OMBRE Con lo spettacolo-concerto «Polvere» Vinicio Capossela racconta le storie della terra e dice: «Mettere in scena un disco serve a conoscere di persona le proprie visioni».
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Signore e signori, benvenuti al gran teatro folk, fatto di musici, visioni e leggende, di Vinicio Capossela. Sì, perché «Polvere», lo spettacolo portato in scena ai Giardini del Frontone di Perugia, è proprio questo: un palco immaginifico e magnifico dove il cantautore ha deciso di inscenare le sue radici, la sua terra, tradizioni, leggende e musiche destinate a dissolversi come polvere, restando attaccate alla pelle degli uomini. La tappa perugina del tour è stata, ancora, la testimonianza del forte legame tra Capossela e l'Umbria nel nome di Sergio Piazzoli, per tenere sempre vivo il pensiero del grande promoter che fu tra i primi a credere in Capossela. Della sua «Polvere» e dello spettacolo che sta portando a spasso per l'Italia, il cantautore ha parlato ai microfoni di Radio Onda Libera (che ha messo a disposizione il contenuto per The Mag), cercando di spiegare perché, da qualche mese, ha deciso di diventare «la bestia del grano». «Mi piace dare corpo alle mie opere. Per questo vado a fare spettacoli e concerti solo quando c'è un progetto a cui ho lavorato. Credo che la messa in scena di un'opera sia un po' come conoscere di persona ciò che si è realizzato, la propria visione. Le "Canzoni della Cupa”, un lavoro che rimanda direttamente alla cultura della terra, agli spettri, alle leggende e alle radici degli uomini. Un mondo molto evocativo».
sonaggi delle Canzoni della Cupa. titoli diversi: Polvere e Ombre. Personaggi che hanno un forte rap- Queste ultime, in particolare, le ho porto con la terra». racchiuse così perché hanno uno spirito più vicino all'ombra appunto e alle leggende del soprannaturale. Polvere, invece, si riferisce alle fatiche della terra, di una terra assolata. Ma anche a quel senso di frontiera che spesso la polvere evoca».
Di quale terra parli? Della tua? «Non solo. Il mondo della terra, il suo immaginario, si somiglia ovunque e viene rappresentato attraverso il cosiddetto genere folk. Che tu sia nel Nord del Messico o in qualsiasi altra parte del pianeta, troverai sempre uno spirito comune, un giacimento sotterraneo di cui ognuno ha la sua chiave d'accesso. Il folk è la serratura nella toppa del nostro sottosuolo. La mia toppa è stata la terra dell'alta Irpinia, lì dove ci sono le radici della mia famiglia. È un giacimento strettamente colleE cosa accade in questo mondo? gato ai miei genitori, ma allo stesso «Innanzitutto è un mondo che va tempo è collegato con tutto il monportato sul palco attraverso un'am- do». bientazione congrua. Praticamente è dal 5 maggio che mi sono comple- Le "Canzoni della Cupa" sono ditamente calato nell'essere la bestia vise in due parti. del grano, il mietitore e gli altri per- «Sì, il lavoro è composto da due
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Un immaginario che poi hai deciso di ricreare dal vivo durante il tuo spettacolo. «Il concerto è ambientato in una specie di zolla di terra con una decina di musicisti. Tra loro ci sono due mariachi, dei tamburi della Basilicata, due chitarristi, una donna che canta e anche un musicista con degli strumenti medioevali. È tutto molto evocativo. Il concerto si apre con la ‘Bestia nel grano’, che sarei io, che entra in scena. È un'esibizione molto forte e intensa, anche visivamente, come a dare fisicità alle canzoni. Si prosegue con ‘Femmine’, brano sul lavoro di raccolta delle tabacchine e molto altro fino allo sposalizio finale, una specie di matrimonio con funerale, dove si cade tutti per terra». E poi cosa succede? «Alla fine di tutto, in questo grande sposalizio, arriva il momento della festa. E qui entrano in scena i personaggi non invitati, quelli più ingombranti e chiassosi e senza i quali non c'è la festa appunto. Sono le mie vecchie conoscenze, come il maraja, San Vito, il re della cantina e via dicendo. Un grande ballo finale». Progetti per dopo l’estate? «Dopo l'estate, penseremo alle Ombre (la versione invernale del progetto che proseguirà in inverno)».
foto: Valerio Spada
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Vinicio Capossela by Andrea Luccioli
BETWEEN DUST AND SHADOWS
With the concert-show ÂŤPolvereÂť Vinicio Capossela tells stories of the earth and says: Putting together scenes from a musical disc helps you to personally understand your own ideas.
foto: Valerio Spada
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Ladies and gentlemen, welcome to the great folk theatre, made of the music, visions and legends of Vinicio Capossela. Yes, because «Polvere», the show brought to the Giardini del Frontone in Perugia is exactly this: a stage where imaginary things become powerfully real, where the singer-songwriter has decided make a performance of his roots, his land, traditions, legends and music destined to be dispersed like dust, giving a lasting impression. The Perugian stop of the tour was, once again, proof of the strong bond between Capossela and Umbria in the name of Sergio Piazzoli, to keep the thought of his great promoter alive, who was among the first to believe in Capossela. The singer-songwriter spoke on the microphones of Radio Onda Libera about his «Polvere» and about the show he is bringing in all of Italy, trying to explain why, for several months, he has decided to become «the beast of the grain».
vester and the other characters of the Canzoni della Cupa. Characters who have a strong relationship with the earth».
«I like giving body to my works. For this reason I am going to do shows and concerts only when there is a project for which I have worked. This is because I believe that a stage production of a work is a little like getting to know in person that which you have realized, your own vision. The ‘Canzoni della Cupa’, a work that goes directly back to the culture of the earth, to spectres, to the legends and the roots of men. A very evocative world».
Which earth are you speaking of? Yours? «Not only mine. The world of the earth, its mythical way, is similar everywhere and is represented through the so-called folk genre. Whether you are from the North in Mexico or in any other part of the planet, you will always find a common spirit, an underground vein to which everyone has his own access key. Folk is the lock in the keyhole of our underground. My keyhole has been the ground of the Upper Irpinia area, there where my family’s roots are. It is a vein that is closely connected to my parents, but at the same time it is connected with all the world».
And what happens in this world? «First of all, it is a world which must be brought to the stage through a congruent setting. Basically since the 5th of May I have identified with the beast of the grain, the har-
The "Canzoni della Cupa" are divided into two parts. «Yes, the work is made of two different titles: Dust and Shadows. These last ones, in particular, I have enclosed in this way because
they have a spirit which is closer to shadow and the legends of the supernatural. Dust, instead, refers to the struggle of the earth, of an earth that is sun-drenched. But also to that sense of frontier that often evokes dust». An imaginary that you then decided to recreate live during your show «The concert is set in a kind of clump of dirt with about ten musicians. Among them there are two mariachi, some drums from Basilicata, two guitarists, a woman who sings and a musician with some medieval instruments. It is all very evocative. The concert opens with the “Bestia nel grano” (beast in the grain), which is me, who enters the scene. It is a very strong and intense exhibition, also visually, like giving physicality to the songs. It is followed by “Femmine”, a piece about the work of harvesting the tobacco and much more until the final wedding, a kind of wedding with funeral, where all fall to the ground». And then what happens? «At the end of it all, in this great wedding, it is time for the party. And here the characters enter the scene, those who were not invited, those who are more cumbersome and rowdy and without whom there would be no party. They are my old acquaintances, like the maraja, San Vito, the king of the cantine and so on. A great final dance». Projects for after the summer? «After the summer, we will work on Shadows (the winter version of the project which will follow in winter)».
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FEstival delle nazioni 2016
omaggio alla FRANCIA a cura di marco polchi LA SERATA INAUGURALE La cornice, sempre splendida, è stata quella della Chiesa di San Domenico di Città di Castello. Qui, in una tiepida serata di fine estate - era il 23 agosto - si è aperta la 49a edizione del Festival delle Nazioni, dedicata alla Francia. E dopo i saluti del presidente del Festival, Giuliano Giubilei, il giovane Direttore Gergely Madaras ha guidato l'Orchestre Dijon Bourgogne in un programma di musiche di Maurice Ravel, Georges Bizet e Jacques Offenbach. Nel finale, a grande richiesta del pubblico – molto numeroso ed elegante come da tradizione per ogni serata inaugurale, sono stati eseguiti due bis: Pavane op. 50 in fa diesis minore di Gabriel Fauré e il Can-Can di Offenbach.
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SUL TRENO DEI FRATELLI LUMIÈRE Non poteva mancare un omaggio alla settima arte. Così, nella Chiesa di San Francesco a Montone, è andato in scena Sul treno dei fratelli Lumière 1895: nasce il cinema a cura di Ivan Teobaldelli con le musiche originali di Daniele Furlati al pianoforte. Il nuovo progetto curato dal giornalista e scrittore Ivan Teobaldelli – fatto di parole, immagini d’epoca, fotogrammi dalle pellicole dei Lumière accompagnate dall’improvvisazione al pianoforte di Daniele Furlati – ha raccontato la storia di quando a Parigi, era il 28 dicembre 1895, trentatré spettatori paganti guardarono arrivare quel treno che diede il via a quella incredibile invenzione chiamata cinema. E come accadeva quando i film muti venivano accompagnati da musica dal vivo eseguita da uno o più musicisti, anche a Montone allo scorrere delle immagini si sono sovrapposte le note al pianoforte in prima esecuzione assoluta di Daniele Furlati, compositore e pianista da tempo ormai impegnato nell’ambito della musica per il cinema.
MUSICA NUDA Un colpo di voce, un tocco di contrabbasso. I virtuosismi melodici di Petra Magoni insieme alla regolarità creativa di Ferruccio Spienetti; così il duo Musica Nuda (attivo da tredici anni e con mille esibizioni alle spalle) ha incantato la platea del Festival in quello che è stato uno dei concerti più suggestivi e seguiti dell’edizione 2016. Des Ronds dans l’eau era il titolo di questo nuovo progetto pensato ad hoc per lo spettacolo di sabato 26 agosto. Alcuni capolavori della canzone d’autore francese a partire dal famoso brano di Françoise Hardy - che dà il titolo al concerto - fino ai grandi classici di Brel, Piaf, Gainsbourg e Bècaud, con qualche suggestivo cameo firmato Paolo Conte e Beatles, sono stati esplorati e reinventati dai due artisti (molto apprezzati Oltralpe tra le altre cose) in un’atmosfera che pezzo dopo pezzo si è fatta sempre più bohèmienne e affascinante.
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LE SORELLE LABÈQUE E SUN HEE YOU Le donne sono state grandissime protagoniste della 49a edizione del Festival; tra loro, oltre alla carismatica presenza di Catherine Spaak nell’omaggio a Debussy e al quartetto Zaide tutto al femminile, hanno brillato le sorelle Katia e Marielle Lebèque - che si sono esibite in un travolgente concerto per pianoforte a quattro mani unico al mondo, fra le note di Ravel, Stravinskij e lo splendido 4th Movement di Philip Glass – e la pianista coreana Sun HeeYou, talentuosa e versatile interprete di brani di Satie, Poulenc, Rachmaninov, Skrjabin e Kapustin.
I NUMERI FINALI E I GIOVANI Come spiegato dagli organizzatori a chiusura della kermesse, i dati hanno registrato un trend positivo che dura da quattro-cinque anni. «Per quanto riguarda gli incassi – ha detto il presidente del Festival Giuliano Giubilei - se escludiamo quelli dei concerti diciamo ‘delle grandi stelle internazionali’ (ossia Nyman nel 2013, Noa nel 2014, Goran Bregovic nel 2015) ammontano a 22.000 euro nel 2013, 32.000 euro nel 2014, 31.000 nel 2015, 35.000 euro nel 2016. Quindi quest’anno abbiamo raggiunto il massimo, al netto delle grandi star, solo con il cartellone per così dire classico. Dal 2013 abbiamo venDuto il 15% di biglietti in più rispetto al 2012, nel 2014 oltre il 40% in più rispetto al 2013. Nel 2015 il 35% in più rispetto al 2014. Quest’anno, tolti i 500 biglietti di Rokia Traorè, siamo ulteriormente in crescita di circa il 25-30%. È una crescita costante». L’edizione 2016 ha registrato, inoltre, un incremento anche nel numero di biglietti venduti ai giovani under 26, confermando anche per questa voce una tendenza che va avanti da tre-quattro anni. Il duo Musica Nuda, criticato da alcuni perché non ‘classico’, ha registrato il più alto “sbigliettamento” under 26.
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Arianna Torrioli & Sofia Pompei
la NOSTRA ESTATE da MISS Sono nate pure lo stesso giorno, sotto il segno dell’Ariete. E sarà anche un caso, ma le affinità tra Miss Umbria 2016 Sofia Pompei e Ariana Torrioli – Miss Cinema Umbria - sono molte; giovanissime, provengono dallo stesso territorio. Sofia è di San Giustino (e continua così la tradizione delle vincitrici altotiberine – prima di lei Virginia Leonardi e Lucrezia Lucchetti) mentre Arianna di Città di Castello; hanno tentato la scalata alla corona di Miss Italia; la loro bellezza è semplice e per niente artefatta. Ma Arianna e Sofia sono soprattutto due ragazze sulla stessa lunghezza d’onda, che trasmettono energia positiva, sognatrici sì, ma con le idee chiare in testa. Le abbiamo intervistate e fotografate a pochi giorni dal loro ritorno da Jesolo dove hanno partecipato alle prefinali dello storico concorso di bellezza. Concorso che hanno già archiviato... di Marco Polchi - foto: molotovstudio
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Cominciamo: una parola per quest’estate. Arianna: «Trovarne solo una mi resta difficile, direi... indimenticabile!» Sofia: «Mh lasciami pensare.. Libertà!». Ok, avete conquistato due fasce importanti a livello regionale: le vostre sensazioni? Arianna: «Un’emozione inaspettata. il 26 luglio era la prima volta che partecipavo quindi non credevo di conquistare subito la giuria». Sofia: «Proprio una sensazione incredibile, anche perché è nato tutto per gioco e non pensavo di arrivare così in alto». Miss Italia, perché questa scelta? Arianna: «Non c’è un motivo specifico. Una settimana prima di partecipare avevo sostenuto l’ultimo esame dell’anno, quindi mi sentivo libera mentalmente; avevo voglia di provare qualcosa di nuovo e diverso. Sono sempre stata la “studiosa” di casa: volevo dimostrare, in primis a me stessa, di poter raggiungere degli obiettivi in un campo completamente diverso». Sofia: «Ho tentato perché nel 2010 partecipò mia sorella; avevo voglia anch’io di mettermi in gioco, di scoprire alcuni lati di me stessa che non conoscevo portando avanti un’esperienza di questo tipo». L’aspetto più positivo… Arianna: «Il rapporto che si crea con le altre ragazze. In quei giorni ti trovi a vivere 24 ore su 24 insieme e condividi tutto, dalle emozioni a una bottiglia d’acqua». Sofia: «Essere riuscita a vincere la fascia di Miss Umbria. Sono orgogliosa di portare questo riconoscimento nella mia regione e soprattutto nel comune dove abito, San Giustino. E invece: la delusione maggiore? Arianna: «Sentir dire dai rappresentanti del concorso di essere fiere della nostra unicità, di accettare se stesse, quando eravamo circondate da persone che avevano palesemente fatto ricorso a interventi chirurgici». Sofia: «Alla fine non aver partecipato alle serate conclusive, visto che sono arrivata tra le prime sessanta ragazze; insomma non aver concluso questo cammino davvero per pochissimo». Eravate compagne di stanza a Jesolo. Chi faceva arrabbiare chi? Oppure è andato tutto liscio? Arianna: «Devo dire che siamo state molto fortunate a essere insieme. Sofia ed io già ci conoscevamo, siamo simili sotto molti aspetti. Questo ci ha permesso di vivere i quattro giorni a Jesolo in sintonia e complicità». Sofia: «Tutto liscio come l’olio! Eravamo e siamo molto
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legate, è stata una fortuna avere Arianna vicino a me». Per voi bellezza significa... Arianna: «Per me la bellezza deve essere acqua e sapone: proporzione fisica, eleganza, carisma, espressività e la capacità di non passare inosservata». Sofia: «Essere una ragazza semplice e determinata allo stesso tempo, sia interiormente che esteriormente». Se vi dicessero di scegliere tra studio e mondo della moda: cosa fareste? Arianna: «Il mondo della moda è molto affascinante, ma dopo questa esperienza di Miss Italia posso dire che la mia scelta è ancora più proiettata verso lo studio. Con il mio carattere ho bisogno di essere libera di fare le scelte che voglio». Sofia: «Non nego che il mondo della moda mi attiri. Se avessi delle buone proposte accetterei molto volentieri, ma ora il mio principale obiettivo è laurearmi». Infatti siete iscritte all’università, entrambe alla facoltà di Economia. Arianna: «Ho scelto economia un po’ non sapendo in concreto a cosa andassi incontro. Oggi, concluso il primo anno, penso sia stata la decisione migliore. Forse è ancora presto per dirlo, ma sento di essere portata per questo campo nel quale posso esprimere il mio potenziale». Sofia: «Sì.. in realtà ho iniziato in questi mesi il primo anno, speriamo vada tutto per il verso giusto anche perché in futuro mi piacerebbe essere una commercialista oppure avere un buon lavoro in banca». E quindi… cosa sogna una ventenne di questi tempi? Arianna: «Beh, sogno di essere felice. Vorrei realizzarmi sia nella carriera lavorativa - ho qualche idea, ma è ancora presto per sbilanciarmi – sia nella vita privata, diventando moglie e mamma». Sofia: «Realizzare al meglio i propri sogni, ben riposti nel cassetto». si ringrazia: abiti
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Sofia Pompei - Miss Umbria 2016
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COME LONDRA O NEW YORK
CittĂ di Castello > Inaugurazione nuova ala musei Burri
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TUTTI IN FILA PER BURRI Il 24 settembre è stato inaugurato il terzo museo a Città di Castello dedicato a Burri che fino al 6 gennaio ospita la mostra «Burri Lo Spazio di Materia / tra Europa e USA»: tanta gente ha letteralmente preso d’assalto gli ex Seccatoi con una lunga fila all’ingresso.
LA NUOVA ALA DEI MUSEI Nei locali sottostanti gli Ex Seccatoi del Tabacco, si estende un’ampia superficie (per circa 4 mila metri quadrati con spazi multimediali, aule didattiche, bookshop) dove sono esposte, 20 opere di Burri e capolavori di maestri protagonisti del XX e XXI secolo tra i quali Mirò, Pollock, Afro, Leoncillo, ChristO, De Kooning, Colla, Rauschenberg, Johns, Fontana, Klein, Rotella, Kounellis, Calzolari, Pistoletto, Kiefer.
«SEMBRA DI ESSERE A LONDRA O NEW YORK» Il sottosegretario onorevole Ilaria Borletti Buitoni si è detta «emozionata della bellezza del luogo» esternando la sensazione di «trovarsi in una grande città, in un museo di Londra e New York». Il presidente Bruno Corà ha ricordato che «la nuova area espositiva da marzo sarà sede permanente di tutta l’opera grafica di Burri».
FINO AL 6 GENNAIO È possibile accedere alla mostra fino al 6 gennaio nei seguenti giorni e orari: dal martedì al venerdì dalle ore 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18. Sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Lunedì chiuso (ad eccezione di festivi e prefestivi).
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Che numeri per il maestro Boom di presenze agli Ex Seccatoi del Tabacco per la mostra “Burri Lo Spazio di Materia / tra Europa e USA.”, in programma fino al 6 gennaio 2017. solo nella prima settimana, i visitatori sono stati 3096, come comunicato dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri. Carlo Franza nel blog dedicato all'arte su ilgiornale.it ha pubblicato una mappatura completa sull’andamento dell’arte italiana nelle aste internazionali da gennaio a giugno 2016; LO STUDIO colloca il maestro al vertice del ristretto novero degli artisti più gettonati. E SEMPRE Da gennaio a giugno, in base alla ricerca effettuata dal blog specializzato, si sono avute alcune performance significative come il nuovo record d’asta di Alberto Burri che, per la prima volta, ha superato i 10 milioni di euro (diritti esclusi), il 10 febbraio scorso da Sotheby’s a Londra.
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Per Marta, tredici anni, «fare 10 è la felicità, la felicità di vedere un risultato dopo tanti sforzi». Il “10” è il punteggio più alto che si può ottenere nel tiro con l’arco, per farlo la freccia deve fermarsi sul piccolo cerchio giallo al centro del bersaglio. Marta si allena scoccando frecce da un anno e mezzo e tra le cose che più ama di questo sport ci sono anche l’atmosfera delle gare e la compagnia del gruppo: la Compagnia Arcieri Tifernum, che mette insieme i praticanti di questa disciplina a Città di Castello e dintorni, organizzando anche gare a livello regionale e nazionale.
articolo di Andrea Tafini > foto di Andrea Moni
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La società sportiva è attiva dal 1974 ed è in costante crescita. «Siamo nati per diletto, poi con il tempo è iniziata la parte agonistica - racconta la presidente Rita Guerrini -, nei primi anni ‘90 ci siamo allargati e ora siamo arrivati a più di 50 tesserati. Tra questi ci sono 30 agonisti che gareggiano tutte le domeniche, mentre gli altri tirano con noi per passione. È possibile tesserarsi a qualsiasi età. Circa la metà dei nostri ha meno di 18 anni». Durante l’autunno e l’inverno gli arcieri tifernati si ritrovano 4 volte a settimana nella palestra della scuola elementare “Pieve delle Rose”; gli allenamenti sono più o meno intensi in base ai programmi individuali e al livello di ciascuno. Chi tira può scegliere tra 3 tipologie: arco nudo (senza mirino), arco olimpico (quello che vediamo ogni 4 anni) e arco compound (dotato di un particolare sistema di carrucole); ciò che unisce il tutto è la disciplina e l’esercizio continuo richiesto da uno sport dove l’approccio mentale è fondamentale, come spiega ancora Rita: «La concentrazione è l’elemento chiave, si allena principalmente con l’esperienza, con questa vengono fuori altri fattori importanti come il controllo del respiro e la fluidità dei movimenti. Con l’arco si migliora anche il carattere perché quando tiri sei solo e, specialmente nella sconfitta, ci si abitua alla responsabilità individuale”. Gli Arcieri Tifernum sono uniti da un forte spirito di gruppo, prima di essere degli agonisti o dei semplici praticanti si considerano parte di una famiglia con una passione comune. Le traiettorie personali con cui si entra in questa realtà sono differenti: c’è chi ha iniziato grazie a un amico, chi vedendo un post sulla pagina Facebook della squadra, chi a causa di un semplice dovere paterno. «Ho iniziato perché accompagnavo mia figlia agli allenamenti, con il passere del tempo, vedendola tirare, ho pensato che mi sarebbe potuto piacere e così è stato - parla Roberto, 46 anni e arciere da 10 mesi - del tiro con l’arco mi ha colpito la concentrazione che ci vuole per eseguire il gesto, a guardarlo da fuori può sembrare uno sport facile ma basta un niente per sbagliare tutto». Marco, poi, ha solo 11 anni e tira da 3, gareggia contro rivali più grandi: è uno dei più promettenti della squadra. Per qualche minuto appoggia il suo arco a terra dopo una sessione di frecce e racconta come tutto sia iniziato accompagnando un amico a una gara a Città di Castello: «Quando gareggi e prendi un 10 ti scatta un’emozione diversa dalle altre, vuol dire che tutte le frecce che tiri in allenamento, spesso tra le 100 e le 150, sono servite. L’arco è uno sport che tutti dovrebbero conoscere per-
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ché poi ti affascina, ed è uno sport in cui ognuno con l’allenamento ce la può fare». Il tiro con l’arco, come molte altre discipline, vive il suo momento di massima visibilità con le Olimpiadi e, negli anni dei giochi, ciò coincide con un aumento del numero dei praticanti. Il difficile arriva nei 4 anni in cui si abbassano i riflettori. Fondamentale, spiega ancora Rita Guerrini, è la promozione nelle scuole che la compagnia effettua con continuità e ottimi risultati: «Per sostenerci ci autofinanziamo, ce la possiamo fare solo in questo modo. Siamo uno sport minore solo da un punto di vista economico, rispetto ad altri che assorbono molte risorse, per tutte le altre cose non lo siamo affatto e rappresentiamo una disciplina tanto antica quanto meravigliosa».
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«L'ARTE CHE FACCIO PER ME» Tutto ciò che esce dalla mente e dalle mani di Francesco Fantini, ceramista, scultore, fotografo e artista grafico (classe '69) è quanto di più lontano ci sia dal mondo dell'arte contemporanea e soprattutto dal mercato che la guida. È un mondo fatto di idee che trovano forma grazie a materiali diversi, esperimenti e riscoperta di oggetti che hanno perso utilità, forse, ma non fascino. Tutto prende vita in un laboratorio caotico, colorato e creativo dove l'abbiamo intervistato.
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di Claudia Belli foto di Elisa Nocentini
«La realizzazione di un artista, in senso monetario, è completamente distaccata, per questo ho cercato un lavoro al di fuori dell'arte» Hai accennato che fin da piccolo ti trovavi bene con le arti grafiche... «Giusto, anche se tutto è iniziato veramente all’Accademia delle belle Arti di Perugia. In realtà, però, mi sono diplomato a geometri nel 1987, allora c'era l'edilizia che andava come un treno; adesso potrei essere stato un geometra affermato e poi fallito, con due figli, una moglie separata e una Mondeo da cambiare. Invece non ho figli, non sono sposato e ho una Fiat Punto (sorride, ndr). Dopo il militare ho frequentato l'Accademia e una volta finita ho deciso però di non fare l'artista». E perché? Sembra strano. «Sono uscito demotivato da questa esperienza, l'ambiente si è rivelato per me poco stimolante, anche se quegli anni di studi sono stati molto belli a livello personale. Inoltre c'era una maestra dell'incisione davvero brava che mi ha trasmesso questa passione; nello stesso periodo mi sono avvicinato alla fotografia che ho poi approfondito anche a livello professionale, collaborando ad esempio con Amedeo Buhler. Sinceramente avrei voluto fare Scultura, ma non è stato possibile perchè avrei dovuto riprendere tutto da capo, ormai ero iscritto a Pittura. Poi ho capito che potevo fare benissimo da solo: se hai da dire qualcosa basta cercare un tuo linguaggio». Dopo l’Accademia delle Belle Arti? «Beh, uscito da lì ho cominciato a lavorare da Giorgio Ricciardi, maestro della porcellana, dove ho imparato la calchistica; in realtà all'Accademia c'era gente in gamba come Marilena Scavizzi, brava e divertente».
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ÂŤIn questo momento della mia vita artistica prima arriva il titolo e poi l'opera, infine la tecnica in cui spesso mi imprigionoÂť
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Quindi: l'arte cos'è per te? «È una cura. Io l'arte la faccio per me: se devo vendere tanto per vendere mi dispiace più che alzarmi la mattina e andare a lavorare. La realizzazione di un artista, in senso monetario, è completamente distaccata, per questo ho cercato un lavoro al di fuori dell'arte». Qualche anno fa poi un incontro ha dato inizio a un nuovo ciclo produttivo in uno dei luoghi più belli della città. «Ho frequentato un corso professionale in seguito al quale c'era la possibilità di un tirocinio da Gianni Ottaviani e sapevo che la tipografia Grifani Donati è un posto meraviglioso. Ho ripreso un po' in mano l'incisione e la litografia. La ceramica e la tipografia si assomigliano, c'è l'idea e c'è la matrice. Da Ottaviani ho fatto anche due mostre, una delle quali alla fine del corso, ora ci vado ogni volta che
ho un'idea». Dopo varie esposizioni - negli anni passati hai partecipato anche alla Wunderkammer a Palazzo Vitelli e organizzato con Laura Tofani la mostra "Percorsi Comuni" in un bellissimo spazio in Via della Rotonda in centro a Città di Castello - ora su cosa ti stai concentrando? «In questo momento della mia vita artistica prima arriva il titolo e poi l'opera, infine la tecnica in cui spesso mi imprigiono; attualmente mi piace molto il cosidetto Marmo di Bruxelles, un mix di acqua e polvere, un materiale malleabile che però diventa durissimo, soprattutto in questo laboratorio dove è molto umido – ho dovuto fare dei buchi sulla porta per far passare l'aria – e d'inverno molto freddo». Come hai vissuto il Centenario di Alberto Burri a Città di Castello?
LA RICETTA IL POLLO “ALLA SVELTA” Come le sue opere, ciò che Francesco Fantini prepara ai fornelli è un connubio di sapori forti, senza tanti giri di parole. Il petto di pollo tagliato a pezzettoni è prima impanato in farina di riso e poi rosolato su olio bollente, insaporito da aglio e peperoncino. Una volta dorato il pollo viene ricoperto da zucchero di canna, che lo caramella prima di una sfumata di aceto balsamico. Non c'è bisogno di impiattarlo con cura eccessiva, meglio mangiare il "Pollo alla svelta" finchè è bollente e gustarne subito il sapore agrodolce.
«Sono stato contento per il centenario, almeno c'è stato un po' di movimento intorno a questa personalità. Io non l'ho approfondita molto la figura di Burri - i miei riferimenti artistici sono altri lo ammetto, possono essere casa mia o i miei amici, o altri artisti sperimentali che seguo; però tutte le volte che conoscevo una ragazza la portavo ai suoi musei e lo ringrazio anche solo per quello! (ride, ndr)».
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di Lorenza Mangioni Me lo ricordo Michele, avevamo cinque anni credo, frequentavamo lo stesso piccolo asilo, lui aveva occhi e capelli nerissimi, sorrideva sempre, giocavamo con strane macchinine di legno. Era un secolo fa. Nel tempo le nostre storie si sono incrociate e scontrate, generando una sorta di amichevole confidenza che ci permette di parlare dimenticando la distanza di un’intervista. «Facciamo un po’ la cosa del ‘da dove sei partito’?», gli chiedo. «Ma è noioso no?», mi sento rispondere. In realtà non c’è nulla di noioso nel percorso che lo ha portato ad essere responsabile unico della narrativa italiana per Rizzoli; non è noioso quando inseguiva il sogno della scrittura, vincendo anche un premio Campiello Giovani, non è noioso quando dopo un master a Perugia approda all’Einaudi e svela: «Allora ho capito che sarebbe cambiata la mia vita. Pensare che lì erano passati tanti nomi mitici e ora io avevo un ufficio. Questa cosa mi faceva paura»; non è noioso quando ricorda un incontro notturno e forse romanzato, con Antonio Moresco che lo aiuta a non perdersi. E non è noioso neanche quando ripensando al primo libro pubblicato da Rizzoli, nel 2002, ammette candidamente di «non aver fatto un gran risultato». Ci sono gli alti e i bassi, c’è la strada di un lavoro che «non fai mai da solo, c’è
sempre un gruppo; la bravura sta nel portare gli altri a vedere quello che magari hai visto unicamente tu e in una sola pagina letta»; dice di sentirsi un po’ come uno sciamano perché intravede qualcosa che ancora non ha nemmeno preso una forma. Michele fa un lavoro che lo ha portato a vincere due premi Strega in pochi anni (con Walter Siti e il suo “Resistere non serve a niente” nel 2013 e quest’anno con “La Scuola Cattolica” di Edoardo Albinati) a scalare le classifiche, scoprire talenti e a raggiungere numeri di vendita stupefacenti. Anche se, prima di tutto, lui resta un lettore: «So che quando esce un libro ci sarà qualcuno che lo sceglierà fra gli scaffali, lo pagherà e toglierà tempo a fidanzate, figli, alla vita, al sesso, per leggere QUEL libro. L’editoria è industria, ma non si può dimenticare per chi si sta selezionando un prodotto». Selezione che diventa sempre più difficile perché i gusti del pubblico cambiano velocemente e per quanto si possa intravedere un successo, alla fine «il lettore non puoi fregarlo»; quindi dopo il fenomeno degli esordienti da milioni di copie, ora è il momento di scelte più conservative, ma che
possano arrivare a tutti, perché «mi piace essere un editore generalista, vuol dire libertà». Quindi, sei tu che influenzi il gusto o vince il gusto dei lettori? «Alla fine vince il gusto dei lettori e vince la scrittura, la buona scrittura; vedi l’esempio del fenomeno Elena Ferrante, che mantiene un successo inalterato perché supportata da un vero talento». A proposito di talento e scrittura gli chiedo del suo passato: «Ti manca scrivere?». «Si, ma non potrei mai fare entrambe le cose. In questo momento devo lottare per i libri degli altri, per dirla con un titolo di Calvino. Mi ritaglio un mio piccolo spazio quando mi occupo delle quarte di copertina. Per me ‘entrare’ in un qualche modo nella vita di un libro è ancora bellissimo». È evidente quanta ambizione ci sia dietro il successo di Michele Rossi, che a Città di Castello, dov’è nato, ha un luogo degli affetti e della memoria. Qual è il primo ricordo che ti viene in mente pensando a Città di Castello? «Le lunghe passeggiate con mia nonna e il cane». Dai nostri giochi dell’asilo di strada ne è stata fatta tanta. Dimmi la verità, Michele, sei stato solo molto bravo o molto fortunato? «La fortuna ci vuole sempre. Senza la fortuna chissà dove saremmo». La fortuna dello sciamano.
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Davide Bianchini
Il mio Beer Spritz INGREDIENTI Aperol 5cl Birra "Leffe Blond" 5 cl Ginger Ale 3cl Decorazione Twist di arancia
PREPARAZIONE: Lo Spritz è una delle bevande più diffuse e popolari per consumare l’aperitivo. Esistono diverse varianti agli ingredienti tradizionali che sono prosecco, bitter (Aperol, Campari o Select), acqua frizzante o seltz. La mia proposta, in particolare, prevede l’utilizzo di una birra belga leggermente speziata, secca e fruttata, dal gusto pieno ma allo stesso tempo vellutato. A cinque cl di Aperol, aggiungere altri cinque cl di birra “Leffe Blonde”; completare lo Spritz con tre cl di Ginger Ale. Decorare il tutto con Twist di arancia.
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E l’aperitivo è servito, salute!
SI, VIAGGIARE! idee per scoprire l'Italia e il resto del mondo Che sia in Italia, in Europa o nel resto del mondo... l'importante è viaggiare! Allora ecco tre mete da scoprire, consigliate e descritte da Roberto Barbafina. #CATANIA Con la sua storia millenaria, il clima mediterraneo sempre dolce anche in tardo autunno, Catania si presenta al viaggiatore come una città dai mille volti. Si passa dalla sua origine greca al periodo romano di cui invece restano una grande quantità di tracce, a partire dall'anfiteatro e le terme che sorgono nell'area centrale della città. Seguendo le indicazioni del Parco archeologico è possibile seguire un itinerario tra alcune delle maggiori opere archiettoniche romane della Sicilia nel II°secolo. Ma la fama della città è legata anche alla ricostruzione a seguito del terremoto del 1693, quando diventò la perla del barocco siciliano; in questa fase prestarono la loro opera una lunga serie di architetti, tra cui Giovanni Battista Vaccarini, che avrebbero lasciato questa impronta al centro cittadino a partire dalla Cattedrale di Sant'Agata. Per chi visita Catania obbligatoria è un'escursione sull'Etna, il più alto vulcano d'Europa ancora in attività, che si staglia gigantesco pochi chilometri nell'entroterra. I panorami quasi lunari delle pendici con il colore scuro della lava accumulatasi nei millenni, rendono questo scenario unico; inoltre nei periodici momenti di attività, con le escursioni più vicine alle bocche sospese, è possibile però godere delle meravigliose fontane di lava che illuminano le notti anche a distanza di molti chilometri. #COSTA AZZURRA Meta per eccellenza del jet-set internazionale, la Costa Azzurra presenta oltre alle classiche mete più conosciute come Monaco, Nizza Saint Tropez e Cannes, anche una serie di luoghi meno noti ma con un fascino particolare. Partendo da ovest, un'escursione interessante è quella alle Isole di Hyeres, poste qualche chilometro al largo della costa; Parco naturale per una buona parte della loro superfice, sono il punto d'inizio del "santuario" dei cetacei che termina in Liguria. Proseguendo verso est, nell'immediato entroterra di Nizza, si trova Saint Paul de Vence,
borgo arroccato che racchiude nel suo centro storico, tra vicoli e piazzette, botteghe artigianali e atelier di artisti, il tutto in un tranquillo clima provenzale tra scorci romantici e vedute della valle fino al mare. Per terminare l'itinerario ci si può spostare ancora verso est per una sosta a Cap d'Ail, dove prendendo il sentiero costeggiato dalla macchia mediterranea si arriva alle scogliere di Tête de Chien e alle selvaggie calette della Mala, con il loro mare cristallino. #PATAGONIA Un luogo quasi mitologico ai confini del nostro mondo, sulle orme di Bruce Chatwin, dove si può scoprire una terra infinita tra steppe aride e montagne circondate di ghiacciai. Per la maggior parte in Argentina, la Patagonia nasce come un immenso altopiano con una vegetazione scarsa e stentata, intervallata da stagni e laghi che raccolgono le piogge della regione. Spostandosi a ovest la pianura lascia spazio ai primi contrafforti andini che poi saliranno fino alle vette sempre innevate dei ghiacciai perenni. Proprio il ghiaccio è uno dei temi della regione, e dal ghiacciaio del Perito Moreno nella parte meridionale delle Ande si può assistere ad uno dei spettacoli della natura più affascinanti: la creazione degli iceberg che staccandosi finiscono alla deriva nel Lago Argentino. Spostandosi sempre nella regione di Santa Cruz, si può visitare la Cueva de las Manos, una caverna dove sono stati ritrovate pitture rupestri di circa 8000 anni fa con centinaia di mani disegnate sulla roccia. Per vivere fino in fondo il ritmo patagonico non può mancare un viaggio nel Viejo Expreso Patagónico, meglio conosciuto come La Trochita, antico treno a vapore dichiarato monumento storico nazionale che ancora oggi percorre i 400km nella pampa arida e ventosa. Durante il percorso si può intuire quello che questa terra racchiude: immense pianure a perdita d'occhio, mandrie di pecore Merino accompagnate nel loro girovagare dai mandriani della pampa, i Gaucho. Per terminare il percorso si può scendere fino a Ushuaia, estremo lembo meridionale del continente, la città piu australe al mondo. Qui da non perdere le escursioni naturalistiche sulle tracce di pinguini e leoni marini nelle dell Canale di Beagle.
info: roberto.barbafina@libero.it
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Gardening Giardinaggio
Ilo Mariottini gardenmariottini@virgilio.it
COLORARE L’AUTUNNO CON LE BULBOSE FIORENTI! Durante la bella stagione il giardino pullula di fiori luminosi e profumati, così a ornare il nostro spazio verde in primavera ed estate ci pensano tagete, zinnie, cosmee, dalie, canne, gladioli e gigli. E chi più ne ha più ne metta. Ora però ci stiamo addentrando in autunno e dovremo trovare delle soluzioni per i nostri amati fiori anche in questa stagione. Cosa meglio delle bulbose fiorenti? Vivaci e variegate. Infatti, se da giugno a tutto agosto si possono mettere a dimora quelle bulbose che fioriranno in autunno (quando il giardino è solitamente scarno di fioriture), i bulbi da fiore possono essere la scelta ideale per chi vuole piante che sboccino anche da ottobre a novembre inoltrato (alcune varietà si protraggono fino a dicembre). Tra questi, i colchici; il Colchicum autunnale Album è la varietà bianca del colchico che raggiunge un’altezza di circa 10 cm ed emette le foglie dopo la fioritura. Il Colchicum autunnale Waterlily produce fiori vistosi dai doppi petali di colore rosa-lilla. I fiori di questa bulbosa assomigliano a delle piccole ninfee. I
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Colchicum The Giant superano i 20 cm e i fiori sono di un lilla intenso. Infine il Colchium pannonicum raggiunge l’altezza di 15 cm, ha lo stelo dello stesso colore del fiore, ovvero violetto. Ci sono poi i crochi. Il Crocus cartwrightianus Albus ad esempio ha fiori bianchi con stimmi arancione intenso. La bulbosa emette foglie al momento della fioritura e non dopo come accade con i Colchici. Il Crocus pulchellus Alba ha fiori bianchi con una vistosa gola gialla mentre il Crocus pulchellus mostra fiori bianchi con sfumature di viola. Anche questa pianta raggiunge un’altezza di 10 cm circa. Nel caso del Crocus speciosus Conqueror i grandi fiori viola compaiono prima delle foglie. Come dimenticarsi poi dei ciclamini? Il Cyclamen cilicium con i fiori rosa e la caratteristica macchia magenta sono tra i fiori più conosciuti. Concludiamo con il Cyclamen hederifolium Album: i fiori sono di una delicata tonalità bianco latte e anche le foglie sono molto decorative. Ora tocca a voi colorare questo autunno!
SPAGHETTI ARTIGIANALI COZZE, ZAFFERANO E PECORINO dello chef Matteo Mariangeli
Preparazione In una padella far soffriggere bene olio, aglio schiacciato e peperoncino intero, togliere quindi l’aglio e aggiungere le cozze precedentemente pulite. Coprire e lasciar andare per un paio di minuti a fuoco vivace. Sfumare con il vino bianco, far evaporare e ricoprire. Quando le cozze sono aperte, aggiungere i pomodori pendolino divisi a metà; spegnere il fuoco e unire i pistilli di zafferano mescolando bene. Nel frattempo in una pentola capiente cuocere in acqua salata gli spaghetti artigianali e scolarli qualche minuto prima che siano cotti. Unirli alle cozze e mantecare fino a quando non formeranno, con i succhi del sughetto, una cremina densa e saporita. Impiattamento Impiattare aggiungendo una macinata di pepe e il pecorino in scaglie grattato al momento. Buon appetito!
INGREDIENTI PER 4 PERSONE 600 gr di cozze di scoglio, pomodori pendolino 400 gr spaghetti artigianali di Gragnano pistilli di zafferano pecorino romano vino bianco mezzo bicchiere Olio extra vergine di oliva, peperoncino, sale e pepe .
Matteo è uno chef per passione. Giovane ma con già molte esperienze alle spalle, anche e soprattutto all'estero. Da un anno è tornato a Città di Castello dove gestisce il suo ristorante con impegno e ricercando sempre meterie prime locali e di qualità.
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FUTURE MUSIC di Michele Mandrelli
UN BON IVER Cinque anni fa Justin Vernon ci aveva lasciato con il cuore pieno di gioia per il suo secondo, meraviglioso album con i Bon Iver dal titolo omonimo (che suonò come una consacrazione definitiva dopo «For Emma, Forever Ago»). Fu gioia, ma al tempo stesso paura, poiché sembrava intenzionato ad accantonare a tempo indeterminato il «progetto» Bon Iver per dedicarsi alle miriadi di iniziative e collaborazioni musicali. Proprio quando le speranze stavano per ridursi al lumicino, ecco la notizia tanto attesa: il 30 settembre i Bon Iver tornano con «22, A Million» e con tanto di tournée a supporto. Justin lo definisce «qualcosa di strano, ma al tempo stesso divertente». Niente di più vero. Nato da un loop creato con una drum machine Roland, l’album abbandona gli habitat musicali ed i luoghi (anche fisici) dei primi due lavori, che hanno raccontato tra sussurri e arpeggi la fatica, la tristezza, il dolore e la cura. Sonorità molto differenti e radicali, ritmi ipnotici e voci urlate a tratti, il tutto mescolato in maniera esplosiva per scacciare in circa 40 minuti e 10 tracce, ansia e tristezza lasciando spazio a cose nuove, eccitanti e magniloquenti. Un lavoro che richiede un po' di sedimentazione per arrivare in profondità. Molto belle le parole di Trevor Hagen, amico di Vernon e membro della band: «22 sta per Justin. La ricorrenza di questo numero nella sua vita è diventata una importante costante, un miglio marcatore, un numero di maglia, il totale di un conto. La ripetizione di 2 è la dualità di Justin: il rapporto che egli ha con sé stesso e il rapporto che ha con il resto del mondo. A Million è quel resto di mondo: le milioni di persone che non conosceremo mai, infinite e interminabili, ogni cosa al di fuori di sé stessi che ci rende quelli che siamo».
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BIRTHH NATA PER STUPIRE
Alice Bisi, in arte Birthh, è una ventata di aria pura nel panorama della musica alternative italiana. La ventenne fiorentina scoperta dall’etichetta ferrarese WWNBB - del cui roster già fanno parte, tra gli altri, anche gli ottimi BE FOREST - ha realizzato nel suo primo disco Born in the woods qualcosa di cui avevamo bisogno da molto tempo: creare un sound internazionale e non autoreferenziale come quello di molte altre, troppe produzioni “indie” spuntate nello stivale. Il suono di Birthh può essere accostato a band come XX, SOAK e in alcuni tratti (addirittura) a James Blake; nonostante questa tendenza non rappresenti un qualcosa di totalmente innovativo, l’ottima realizzazione tecnica e la profonda ispirazione delle canzoni rendono l’ascolto piacevole. Sognante, e soprattutto mai noioso. Le parole di Alice raccontano storie intime, storie che parlano del declino dell’adolescenza, della presa di coscienza di se stessi, delle sfide continue che la vita offre fin dalla giovane età; lo fanno con una voce lieve ma decisa che non appesantisce, anzi invita a immergersi più a fondo nei nove brani del disco, riscoprendolo ogni volta. In Born in the woods trovano spazio diversi tipi di arrangiamento, dall’acustico di (Bahnhof) all’elettronica di Chlorine, e ogni tipo di sfumatura e strumento, dalle chitarre elettriche sognanti di For the Heartless alle sequenze sintetiche ambient di If you call me love, con addirittura qualche eco di drumming elettronico noise e nervoso alla FKA TWIGS in Queen of failureland. Un ottimo debutto, insomma, per un’artista che potrebbe dar il via a una nuova scena della musica italiana, di respiro internazionale e di qualità.
Cinema Metropolis > Umbertide - di Luca Benni e Matteo Cesarini
VENEZIA: RYAN NON BALLA DA SOLO Il 10 settembre si è chiusa la 73esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Dodici giorni caratterizzati come non mai da un mix per tutti i palati: da "La La Land", musical d’apertura con Emma Stone e Ryan Gosling al violento The Bad Batch, dal fantascientifico Arrivals all’esistenzialista Voyage of Time di Terrence Malick, dalla commedia Piuma di Roan Johnson al documentario italiano Spira Mirabilis, dal biopic Jackie (con una splendida Natalie Portman) al ritorno di Emir Kusturica alla regia con la "nostra" Monica Bellucci come musa ispiratrice. Anche i numeri parlano di un incremento di pubblico spesso a doppia cifra: i biglietti venduti sono cresciuti del 16,75%, per un totale di circa 50.000 unità.
Ecco una piccola selezione di alcuni titoli che ci sono più piaciuti. NOCTURNAL ANIMALS Vincitore del Gran Premio della Giuria, è la seconda pellicola firmata da Tom Ford (stilista ma anche regista), con protagonisti Amy Adams e Jake Gyllenhaal, prodotto da George Clooney: è un adattamento del romanzo di Austin Wright intitolato "Tony and Susan", un thriller post-moderno la cui sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Ford e che, fra i vari piani di narrazione, vede uno straordinario Michael Shannon nei panni di uno sceriffo texano.
ARRIVAL Quando delle astronavi aliene arrivano sulla Terra, la linguista Louise Banks (ancora Amy Adams) è arruolata dal governo degli Stati Uniti per decifrarne il linguaggio e scoprirne le intenzioni. Il film, basato sul racconto “Storia della tua vita”, ci riporta a una fantascienza umana che richiama classici come INCONTRI RAVVICINATI, blockbuster come CONTACT ma anche la grande fantascienza degli anni ‘60 e ‘70. Dopo aver stupito prima con PRISONERS poi con SICARIO, Denis Villeneuve si conferma uno dei registi più convincenti del panorama cinematografico.
LA LA LAND Il film di apertura del Festival è piaciuto veramente a tutti. Il pianista jazz Sebastian (Ryan Gosling) e l'aspirante attrice Mia (Emma Stone) si sono appena trasferiti a Los Angeles in cerca di fortuna. Tra i due nasce subito l'amore, ma ben presto dovranno far fronte alle difficoltà legate alle proprie ambizioni di successo. Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Emma Stone. Un musical "non troppo musical" con una regia meravigliosa, nuova conferma per il giovane regista Damien Chazelle già noto per il bellissimo WHIPLASH.
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BAGNO DI FOLLA PER L’INAUGURAZIONE
Pubblico delle grandi occasioni per l’inaugurazione dell’edizione 2016 della Mostra del Fumetto intitolata «Pratt & Corto a Venezia» che è in svolgimento nelle sale del Quadrilatero di palazzo Bufalini (dove resterà fino al 23 ottobre).
MOSTRA del FUMETTO 2016
IL MITO DI CORTO MALTESE / OMAGGIO A HUGO PRATT OSPITI VIP
In prima fila a celebrare il mito di Corto Maltese c’era anche lei, Ornella Vanoni, che fu grande amica di Hugo Pratt e che per lui ha scritto una lettera piena di sentimenti. Poi ancora l’attrice Veronica Pivetti e Vincenzo Mollica direttore artistico della mostra insieme agli instancabili Amici del Fumetto capitanati dal presidente Gianfranco Bellini.
DISEGNI MAI ESPOSTI PRIMA
Esposte, un centinaio di tavole dei disegni di Pratt, alcune inedite oltre a gigantografie scenografiche; una gondola; il pozzo che è una delle immagini più belle di Corto Maltese, mentre il legame con le logge massoniche rivive grazie alla riproduzione di un tempio; una statua di Corto Maltese ad altezza uomo; due gigantografie esclusive di Pratt e 5 disegni che l’artista fece in esclusiva per la cantante ed amica Ornella Vanoni.
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ph: Francesco Lastrucci for The New York Times
RIFLETTORI ACCESI SU ARCHEOLOGIA ARBOREA La storia di Isabella Dalla Ragione, ideatrice e curatrice di Archeologia Arborea, (con sede a Lerchi di Città di Castello, dove l’agronoma ha intrapreso ormai da anni un progetto di recupero di antiche piante da frutto), è balzata agli onori della cronaca internazionale. Isabella, diventata curatrice del parco archeologico di 4 ettari dopo la morte del padre Livio Dalla Ragione, porta avanti il progetto con la Fondazione Archeologia Arborea. A settembre la sua storia è stata raccontata dal New York Times che l’ha definita <l’italiana che coltiva la frutta dimenticata» e del Corriere della Sera (in prima pagina) dove si parla di lei come «l’archeologa che salva la frutta dall’estinzione». Isabella è riuscita a recuperare e a mettere a dimora circa 400 varietà di frutta. Tra i soci della Fondazione anche l’attore Gérard Depardieu, che ha adottato la “pera briaca”. BOTANICA, LO SPETTACOLO DELLE PIANTE La data zero è stata al Teatro degli Illuminati di Città di Castello. Poi una emozinante anteprima si è tenuta al Teatro Del Verme di Milano in occasione del festival «A Seminar la Buona Pianta». Il tour invece partirà il prossimo anno dall’Auditorium di Roma, con date in tutta Italia e anche all’estero. È il viaggio di «Botanica»: progetto innovativo di «Deproducers», Stefano Mancuso e Aboca. Partito proprio dal teatro tifernate, «Botanica» è il racconto originale e coinvolgente che unisce contenuti legati al mondo e alla cultura delle piante - divulgati dallo scienziato Stefano Mancuso – a canzoni inedite, tracce musicali, visual multimediali portati sul palco dai Deproducers (collettivo musicale formato da Vittorio Cosma, Riccardo Sinigallia, Gianni Maroccolo e Max Casacci), coadiuvati da uno staff creativo di alto livello. Lo spettacolo Botanica è anche una maniera del tutto innovativa con cui l’azienda «Aboca», in veste di co-produttore e co-ideatore, ha scelto di portare al grande pubblico gli orizzonti scientifici più avanzati del mondo vegetale facendo dialogare suoni, parole e musica. Un consiglio, se vi capita non perdetevelo: le buone piante si seminano e crescono anche così.
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Agenda di concerti, eventi e iniziative culturali a cura di Andrea Tafini
IN COPERTINA
28 01 Ott
Nov
Città di Castello
IL TARTUFO BIANCO Perugia
Eurochocolate
Mostra mercato del tartufo e dei prodotti del bosco con saloni dell’olio e del vino novello
14/23 ottobre
Come ogni anno Perugia diventa la capitale mondiale del cioccolato; per l’edizione n.23 della manifestazione saranno tanti gli eventi a tema e gli spettacoli che andranno ad arricchire il centro della città, a cominciare dalla mega installazione in Piazza IV Novembre di un maxi selfie stick di 10 metri che reggerà una tavoletta realizzata con 6.000 kg di cioccolato.
29
Nov
Teatro Lyrick | Assisi
RAPHAEL GUALAZZI
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CONCERTI
15Ottobre
Giovanni Lindo Ferretti Karemaski | Arezzo
03Dic Urban Perugia
The Zen Circus
29Ott Urban Perugia
Sonorità semplici e lineari, condite da un vago sapore retrò e ritornelli appiccicosi che faticano ad uscire dalla testa e che narrano storie affascinanti e avventurose, capaci di far vivere all’ascoltatore certe sensazioni sulla propria pelle.
The Giornalisti
Dopo otto dischi, un ep e diciotto anni di carriera, The Zen Circus festeggiano la maggiore età con un nuovo grande disco di inediti, “La Terza Guerra Mondiale”.
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TEATRO
fino al
23Dic
Kilowatt tutto l'anno Teatro della Misericordia | Sansepolcro Gio. 22 Settembre ore 21.00 CapoTrave + Andrea Cosentino / Lourdes (teatro) Ven. 14 Ottobre ore 21.00 Francesco Marilungo / New Horizon (prova aperta al termine della residenza) (danza) Sab. 5 Novembre ore 21.00 Stellario Di Blasi / Cariddi (prova aperta al termine della residenza) (danza) Sab. 12 Novembre ore 21.00 Tereza Hradilkovà, Einat Ganz, Klàra Alekovà / Otherlands (prova aperta al termine della residenza) (danza) Dom. 20 Novembre ore 21.00 Teatro del Loto / Re Lear (teatro) Sab. 26 Novembre ore 21.00 Interno 5 – collettivo NADA / Across the border (danza) Ven. 23 Dicembre ore 21.00 Alessio Martinoli / Francesco d’Assisi (prova aperta al termine della residenza) (teatro)
4/6Nov Qualcuno volò sul nido del cuculo
12/16 Ott
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Teatro Morlacchi | Perugia Lo scrittore Maurizio de Giovanni ha rielaborato il testo senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, l'ha avvicinato a noi, cronologicamente e geograficamente.
VANGELO
Vangelo nasce a partire dalla suggestione delle musiche composte da Enzo Avitabile e si nutre di alta poesia, ma anche della memoria forte portata da attori che hanno attraversato una delle guerre più feroci della storia contemporanea.
CINEMA
13Ott NERUDA
1948: guerra fredda in Cile. Il senatore Pablo Neruda accusa il governo di tradire il partito comunista e viene accusato dal Presidente Gonzalez Videla. Il prefetto Oscar Peluchonneau deve arrestare il poeta che cerca di fuggire dal paese con la moglie. Ispirato dai drammatici eventi della sua nuova vita da fuggitivo, Neruda scrive "Canto General". Neruda vede nella sua storia di poeta perseguitato dal suo implacabile avversario, la possibilitĂ di diventare sia un simbolo di libertĂ che una leggenda letteraria.
06Ott Il dottor Strange
26Ott
Durante la missione qualcosa non funziona e i due soldati si perdono in una tempesta di sabbia e restano isolati dal comando. Alla ricerca di una via di fuga, con i terroristi alle spalle, finiscono in un campo minato e Mike calpesta accidentalmente una mina.
MINE
Il dottor Strange è interpretato da Benedict Cumberbatch (12 anni schiavo, The Imitation Game) ma del cast fanno parte anche Mads Mikkelsen, Rachel McAdams, Tilda Swinton e Chiwetel Ejiofor
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SAGRE & MERCATI
8/16Ott
Mostra Mercato Nazionale del Tartufo e della Patata Bianca Pietralunga 29ª edizione della celebre mostra mercato dedicata interamente al Tartufo e alla Patata Bianca che si snoda per le vie del centro storico del meraviglioso borgo di Pietralunga. Incentrata sui prodotti tipici ed enogastronomici regionali e in particolare del territorio pietralunghese, come, per l'appunto, il tartufo e la patata bianca, ma anche la gustosissima crema di nocciole, i formaggi, salumi ed il vitellone bianco. Per l'intera durata della manifestazione sarà possibile degustare i prodotti tipici locali presso gli stand, taverne e ristoranti del centro storico.
18/20
Tradizionali fiere del santo patrono di Città di Castello
Nov
FIERE DI SAN FLORIDO FESTA DEL BOSCO
29Ott 01Nov 128
Montone Questa manifestazione ogni anno è stata in grado di raccogliere molti successi, grazie anche alla straordinaria atmosfera che si crea all’interno dei vicoli e delle piazzette di Montone.
Parteciperò ALTROCIOCCOLATO Città di Castello, 14/16 Ottobre Altrocioccolato è una manifestazione culturale che da oltre 15 anni unisce Commercio equo e progetti di Economia solidale, partendo dalla passione per il mondo del Cacao e del Cioccolato equo e solidale, abbracciando le più ampie tematiche della sostenibilità e della salvaguardia del cibo e della Terra.
TIFERNO COMICS MANGA FEST Città di Castello, 21/23 Ottobre La seconda mostra mercato intitolata “Tiferno Comics Manga Fest”, si terrà il 22 e 23 ottobre e sarà prettamente dedicata ai manga, ai giochi di ruolo e ai cosplay. La mostra mercato si svilupperà in Piazza Fanti, Piazza Matteotti, Largo Gildoni e sotto il suo loggiato. A portare un respiro internazionale e ad aggiungere valore culturale a questa mostra/mercato ci penserà il “Lucca Manga School” che ospiterà all’interno del suo stand, per entrambe le giornate, uno dei più grandi mangaka dei giorni nostri: TAMURA YOSHIYASU. Sempre “Lucca Manga School” nelle due
giornate organizzerà un flash contest di disegno con in palio lezioni di disegno manga presso la stessa scuola. L’artista, tutt’ora insegnante presso il Lucca Manga School (vi terrà dei corsi anche nei prossimi mesi – per info: luccamangaschool.com), eseguirà un live painting, una pittura su tela di grandi dimensioni. Durante queste giornate si potrà assistere anche a due grandi eventi ad ingresso libero: sabato 22 ottobre, alle ore 21:00, in Piazza Matteotti (Largo Gildoni) si terrà il concerto de “I Cristiani D’Avena” che riproporranno, rigorosamente dal vivo, le migliori sigle dei cartoni animati dagli anni ’70 ad oggi. Domenica 23 ottobre, dalle ore 16:00, si terrà invece il “Cosplay Contest 2016”, evento ormai attesissimo dai giovani appassionati di tutta Italia e organizzato come sempre dai ragazzi della “BHC” di Rimini.
L’INTREPIDA. CICLOTURISTICA D’EPOCA Anghiari, 14/15/16 Ottobre La quinta edizione de L’INTREPIDA si disputerà ad Anghiari domenica 16 ottobre 2016. La cicloturistica su biciclette d’epoca torna con il consueto format, ma propone comunque significative novità. Programma che vince non si cambia, ma si migliora cercando di dare ulteriore slancio ad una manifestazione che in soli due anni è entrata nel cuore degli appassionati diventando allo stesso tempo appuntamento centrale per Anghiari e per gli anghiaresi.
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C.so Vitt. Emanuele, 19/A, CittĂ di Castello (PG) - tel e fax: 075 8521164 - info@lupingioielli.it Via Lambruschini 1/A 06018 Trestina (PG) - tel 075/8642500 trestina@lupingioielli.it www.lupingioielli.it - facebook/lupingioielli
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