Buona la terza Aprile 2012

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“Tra il fascino soporifero del decadimento e la modernità Aprile 2012

ELVA IN

degli eventi estivi”

J AZZ ED ALTRI EVENTI

DI D ANILO D RAGHETTI

Si avv icina l'estate e a Selva ci stiamo preparando per una nuova e più ricca edizione di SELVA IN JAZZ. La tradizione jazzistica di Selv a viene dai lontani anni 70'. In quegli anni già div erse iniziative veniv ano sv olte in collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna dentro il Palazzo Comitale di proprietà della famiglia Scagliarini. Queste manif estazioni erano di importanza internazionale in quanto si esibiv ano Artisti di grido tipo Giorgio Gaslini, Johnny Griffin, Lou Bennet, nomi che oggi f anno parte della storia della musica Jazz . Questa tradizione subì un rallentamento e v enne un po’ trascurata per essere ripresa oltre v enti anni f a dall’Amministrazione Comunale di Molinella di allora. Lo sv olgimento dell’evento venne trasferito nella piazza antistante il Palazzo del Governatore ma per div ersi an ni eb be un’importanza relativa e scarsa affluenza. Quando io presi la gestione della Locanda Pincelli, oltre all’aspetto culinario, cominciai ad organizzare delle serate musicali. Venni così contattato dall’’Amministrazione Comunale di allora con la proposta, supportata da un contributo, di prendere in gestione anche l’intera organizzazione delle serate estiv e. Iniziai piano piano f inché, ebbi l'intuizione di affidare l’organizzazione artistica a Jimmy Villotti, noto chitarrista bolognese di musica Jazz.. E' iniziata cosi una ricca e prof icua collaborazione che ha portato a Selva artisti di f ama internazionale con un sempre maggiore successo di pubblico. Sono ormai molti anni che nel mese di Luglio, nei quattro o cinque mercoledì, av viene l’ev ento “SELVA IN JAZZ” con un grande afflusso di gente, spettatori, artisti del mondo jazzistico, cultori: tanto che abbiamo a volte difficoltà ad ospitarli tutti. Il motiv o di così tanto successo, oltre all’ottima organi zza zione, è dov uto all’intrecciarsi di combinazioni che sono indiv isibili l’una dall’altra.

L’elev ata qualità dell’ev ento, grazie agli artisti italiani ed internazionali che si esibiscono, la stupenda ed unica cornice architettonica del complesso feudale di Selva Malv ezzi, e la possibilità di mangiare cibi genuini presso la Locanda Pincelli.

moltissima gente. Oggi è molto ridotto e lasciato al suo destino nonostante io abbia più v olte contattato le Autorità competenti per trovare il modo di riportarlo agli antichi splendori, sia come numero di Ambulanti, che affluenze di pubblico.

Tutti gli spettacoli sono gratuiti per cui, si può st are all’aperto sotto gli alberi centenari del parco di Selva Malv ezzi dav anti ad un f resco bicchiere di birra oppure, si può cenare sotto il portico del Palazzo asco lta ndo ottima musica.

Il problema è che questo mercatino dell’antiquariato non ha una cadenza mensile fissa. Ora si sv olge ogni quinta domenica del mese oppure in date che pare v engono scelte “a caso” non si sa bene da chi.

Io e Jimmy per l’ev ento di “SELVA IN JAZZ” abbiamo sempre lavorato al f ine di dare vita a serate per tutti i “palati” musicali. Ci sono quindi serate di Jazz leggero molto swingato, con musica alla portata di tutti e serate di Jazz puro per cultori.

Basterebbe un minimo di impegno facendolo div entare un appuntamento mensile f isso e cercando la collaborazione dei priv ati per dare nuovo impulso all'iniziativa. Basterebbe solo un po' di buona volontà senza il minimo impegno f inanziario. Già basterebbe...... Selva Malvezzi Aprile 2012 Foto con momenti dell’evento “SELV A IN JAZZ”

Nel 2011 chiesi a Jimmy Villotti, che è stato uno degli orchestrali di Paolo Conte negli anni 80, di contattare gli altri musicisti che f acev ano parte della Band al fine di organizzare una serata speciale dedicata a Paolo Conte. Nel Luglio del 2011 abbiamo così realizzato una serata di “SELVA IN JAZZ“ dedicata al noto cantautore con tutti i musicisti della sua Band che ha riscosso un enorme successo. Oggi posso affermare che l’ev ento estivo di “SELVA IN JAZZ”, grazie al contributo dell'Amministrazione Comunale ed agli Sponsor, è diventato un appuntamento musicale di grande rilev anza a livello regionale. A Selv a Malv ezzi si v olge inoltre un MERCATINO DELL’ANTIQUARIATO che purtroppo negli ultimi anni ha subito un leggero declino. Questo mercatino, anni f a, riempiv a la zona centrale del paese con tante bancarelle ed Ambulanti e richiamava

Periodico locale di informazione e cultura edito da Pro Loc o di Molinella (BO) Distribuz ion e gratuita. Re g. trib. di Bolog na n.81 64 - Marzo 20 11 Direttore Res pons abi le Maur izio R izzi Stampa: Grafiche Bime Srl, Moli nel la (BO)

Comitato di re dazi one: Patrizi a Berard o, Alfonso Mai ni, Matteo Montan ari, Mauriz io Rizz i Redaz ion e: Via A. Costa, Moline lla (BO) Tel. cell. 366-5 94.84.9 7 e-mail info@ prol ocomo lin ell a.it Sito web www.prol ocomo lin ell a.it


DIAMO

INIZIO AD UNA NUOVA RUBRICA INTITOLATA I LUOGHI DEL CUORE DEL TERRITORIO DI

MOLINELLA

PER SVILUPPARE

IL TEMA DEL

PAESAGGIO ARTISTICO -CULTURALE DANDO VOCE AL RICORDO CON IL LINGUAGGIO PITTORICO TRADIZIONALE DOVE LA MEMORIA DEL PASSATO ED IL PRESENTE SI ANNODANO A CREARE VEDUTE ORA DI STRUGGENTE RAFFINATEZZA ORA DI MERAVIGLIOSA SOLARITÀ . I L RIGORE DEL CONTESTO STORICO LO DEMANDIAMO ALLE PUBBLICAZIONI REPERIBILI PRESSO LA BIBLIOTECA COMUNALE DI

ELVA

ALVEZZI

MOLINELLA.

“LUOGO DEL CUOR E” un profumo antico.

DI PATRIZIA BERARDO

Accade sovente, nella valutazione turistica, di concentrare l'attenzione su località che, o per la particolare ricchezza delle attrattive o per il concorso di circostanze più o meno fortuite, assurgono al rango di elementi rappresentativi della regione. Altre località che, pur presentando risorse non indifferenti, restano ingiustamente trascurate e richiederebbero, per la loro conoscenza, non itinerari canonici ma una passeggiata ideale attraverso i luoghi ingiustamente dimenticati. Un itinerario per veder quello che abbiamo sotto gli occhi, un itinerario fatto di “Particolari semplici, ma magnifici”. Non è molto lontano il tempo in cui Selva Malvezzi era tutta compresa nel breve giro del Palazzo del Governatore, dove tutta la vita delle anime si stringeva attorno ad esso, dai momenti più belli a quelli più tristi e dove tutto avveniva e veniva regolato, amministrato, decretato in completa autonomia da una unica famiglia dominante, i Conti Malvezzi. Il quieto volto di un tempo oggi è finito ma ne restano le vestigia importanti, ancora cariche di energia della vita appena trascorsa. Volgendo le spalle alla serena chiostra dei monti dall'impalpabile visione, la strada corre snodandosi tranquilla tra campi alberati, che brillano al sole per le lucenti ferite del vomero oppure verdeggiano del respiro primaverile dei coltivi, oppure abbagliano con l'oro compatto delle messi o nel giallo arido delle stoppie. Il paese si discopre tra la foschia che a volte lo avvolge anche nei mattini estivi, come un'ombra sfumata che emerge nella lontananza. Questo paese un po’ "fuori mano" è di secolare nobile impronta e costituisce una rivelazione deliziosa per quanti abbiano un po' di sensibilità e ne comprendano il volto pittoresco, caratteristico, incuneato in un territorio agricolo che conserva ancora la sua nobiltà antica. Un decoro artistico in un paese che non ebbe grandi ricchezze di commerci o domini: la chiave di questo "mistero" si può trovare solo ricordando che l'Italia fu veramente in ogni sua parte la patria della bellezza urbanistica. Arriviamo dalla via principale, via Selva, percorrendola verso est e, all'inizio dell'abitato, incontriamo a destra il primo gigante mutilato. Il castello detto il "Palazzaccio", sventrato, che si sfascia

I L “PALAZZACCIO”

COST RUIT O NEL

1491

A GUARDIA DEL CONFINE CON BUDRIO.

e si sgretola poco a poco lasciando cadere giù le sue centenarie membra. Ne sorvolano le sue mura i gufi e ne rabbrividiscono le rondini che corrono a intrecciar ghirlande sulle vette dei pioppi. La mutabile vicenda dei tempi, l'incuria degli uomini che governarono hanno trasformato il volto di questo maestoso gioiello e le pareti di rossi mattoni gettano sull'incolto circostante l'ombra fredda dei secoli. Così le stagioni si rincorrono e, ritornando la primavera, rinverdisce l'erborato cerchio delle mura ferrigne dove l'occhio spazia sulla pianura irrigua, laggiù fino ai colli che si profilano azzurri nel cielo dorato. Ora il "castello" è affidato alla custodia del tempo: guardia né avveduta, né diligente. Scomparse quasi tutte le vestigia dei passati splendori anche i muri stanno consumandosi nell'abbandono. Nessuno pensa a praticarvi opere di consolidamento e gli avanzi si sgretolano, come ormai indistinti nella memoria degli abitanti locali finiscono i ricordi del luogo. L'incontro porta alla riflessione sulla natura effimera della vita umana, sulla ciclicità degli imperi e la barbarie delle guerre, ma anche sulla possibilità di sopravvivere, attraverso l'arte e la cultura al naufragio del tempo. L'anima nostra, che non sa essere nuova senza sentirsi un po' sempre antica, riaderisce ai luoghi dove indugia il passato, agli stili, alle costruzioni, agli scorci di quando la vita era più raccolta, più lenta e bisognosa di convivenze più strette. Tra le valli emiliane, Selva Malvezzi obbedì a tal legge, e lungo una unica via diramantesi poi in due branchie e in poche viuzze laterali, allineò le proprie case l'una all'altra, raccolte come in un nido di rondine. In questa borgata sembra che ogni pietra, ogni ombra, serbino gelosi lontani ricordi; e l'anima è trascinata a ritroso nel tempo a rivestire di trascorse bellezze queste cose, che dal passato hanno il fior di nostalgia e sono cariche di

Qui entriamo nel regno della storia, e apriamo lo spirito a questa piana solenne, dove una nera selva si dispiegava occultando l'abitato dal mondo esterno. Qui sorgeva l’antica Silva Litana temuta dai viandanti e dagli armigeri: ora, al di sopra dei campi arati, spuntano le cime dei pioppi e per l'aria è l'alito afoso della vallata. Oggi non c'è più il folto della selva dove "hai di pensare che non sai se uscirai". La strada si incunea nel cuore pulsante di questa tranquilla borgata e, alla sinistra di un ideale lento viandante, si staglia l'imponente complesso feudale del XV sec. chiamato "Il Palazzo del Governatore" che fu un tempo centro vitale del paese e sede dell'amministrazione del feudo. Complesso imponente, articolato, composto da una parte centrale con ampio porticato sotto il quale si aprivano, in tempi non lontani, le botteghe di cui oggi, svuotate degli arredi e della componente umana, restano a memoria i portoni originali. I tocchi della campana del grande orologio posto sul palazzo scandivano la vita di Selva, i solenni riposi delle stagioni, le mattine allagate di sole, le vampe di fuoco sui campi. Oggi tutto è intristito come una pianta in cui manchino i succhi vitali, tutto è silenzio, abbandono. Poche le botteghe rimaste, ma c'è chi ha la chiave di stanze che custodiscono alcune briciole di memoria del tempo antico e della grandezza ed importanza di questo luogo. Nell'ala a sud del Palazzo del Governatore si trovava l'Ospedale che, fondato nel lontano 1699, continuò la sua attività caritatevole fino al 1945. Oggi nell' unica stanza dove pare il tempo si sia fermato, dove polvere ed incuria regnano sovrane, fanno bella mostra di sé gli scheletri arrugginiti di qualche letto, materassi ammuffiti e rosicchiati dagli unici impertinenti abitanti di questo luogo, piccoli armadietti, una vecchia vasca da bagno in ferro dotata di rotelline, alcune suppellettili: il tutto nel completo disinteresse dell'essere umano. A fianco una piccola cappella ormai privata di ogni valore religioso conserva alcuni inginocchiatoi, un piccolo confessionale e un altare sopra al quale una vuota cornice in gesso testimonia che al suo interno c'era un dipinto. La luce del giorno filtra dalle imposte leggermente aperte, dove fasci di pulviscolo ondeggiano come echi vaganti di lontane orazioni e suppliche ripetute senza sosta.


Il ritorno all'esterno è vivificante, l'aria tiepida si porta via l'angoscia sorta nei locali appena visti e, grazie alla disponibilità del "Pad" , personaggio tipico del luogo e nel suo passato grande atleta di podismo, si passa a visitare il luogo più assurdo, formidabile per quanto contiene, inimmaginabile, dove "collezionare" è stato l'imperativo di tutta una vita. C'è di tutto, dal tappo al mobile più strambo, dall'etichetta, ai dischi in vinile di chissà quali vecchie canzoni, alle bottiglie vuote ma anche tante piene: c'è tutto l'inimmaginabile e questo locale si chiama "La tana del Lupo". Ritrovo conviviale tra amici con buon vino, buoni salumi, buona cucina ed il "Pad" padrone assoluto della "tana". Un punto di riferimento durante le sere estive dove tavolini e sedie vengono messe all'aperto e il vociare umano rianima la corte. Anche nel retrostante spiazzo erboso appaiono ombrelloni, sdraia e, perché no, lo sciabordio delle onde marine: suggestione dovuta alla calura estiva! Il nostro immaginario lento viandante non sosta e dirimpetto al complesso del Palazzo del Gove rnato re ecc o "Il Palazzo Comitale", la villa dei Conti che vi risiedevano in obliosa quiete nei periodi estivi. Oggi la villa è di proprietà della famiglia di Alessandro Scagliarini che negli ultimi cent'anni ne ha curato con amore un attento restauro. Il cancello d'entrata si apre ed in fondo al vellutato arboreo del prato appare su un largo spiazzo la villa con torre centrale e ali laterali. Tutto si colora di quiete e di riposo in questo silenzio, dove pur si sente vibrare la vita in mille sussurri ed armonie: eco leggero di voci vaganti; rondini che stridono in coro volando a cerchio, cadenzato canto del cuculo, che a intervalli risuona dal bosco che si allunga nei campi.

non molto pregevole l’impatto visivo è notevole. Si susseguono i saloni, sempre imponenti con i bei pavimenti di cotto ed i grandi finestroni per aerare le stanze durante le giornate estive. Alle pareti altre tempere con soggetti biblici o tratti dal Vangelo, con storie di Santi o architetture fantasiose oppure momenti di vita campestre dei Conti. Si apre la porta del salone dell'Anemografo, di lontana derivazione mitelliana (nota pres a dal libro “Una c asa, una famiglia, un po’ di storia” di Alessandro Sc agliarini). Si tratta di un grande affresco sul

soffitto del salone con una freccia di metallo al centro che, tramite un meccanismo, segnava sia quale vento stava soffiando come tante altre informazioni su di esso. Il meccanismo è andato distrutto durante l'ultima guerra mondiale ed oggi la freccia è muta, immobile come se neppure una bava di vento lambisse il tetto della villa, ma è intenzione del proprietario rimettere in funzione questo dispositivo che pare essere uno dei pochi superstiti ancora visibili. La villa, come è degno di ogni luogo così vetusto, ha il suo buon fantasma che si aggira per le soffitte. E’ un frate che realmente qui vi soggiornò e che venne ucciso da un servo per poche monete. Egli ancor oggi si aggira per le stanze della villa e Scagliarini ne è certo, avendone percepito i passi.

METALLICA

CENTRALE CHE SEGNALAVA LA DIREZIONE DEL VENT O E ALT RE INFORMAZIONI.

I L “TAMBURO”

AL CUI INTERNO VI SONO LE

SCALE DOPPIE DI ACCESSO AL PIANO NOBILE DELLA VILLA

.

Tutta la villa è pervasa da echi di storia che si racconta in così tanti secoli passati e di voci umane prima gioiose poi concitate, spaventate. Infatti, durante la seconda guerra mondiale, la villa divenne Ospedale Militare, servì da rifugio per la popolazione e venne purtroppo danneggiata da cannonate.

L'occhio viene attratto dalla rampa d'accesso con le particolari scale affiancate: una per piede umano mentre l'altra per gli zoccoli dei cavalli. In tal maniera, lo stalliere poteva accompagnare i Conti fino alla porta d’ingresso senza farli scendere da cavallo.

Il calpestio della ghiaia ci riporta verso il grande cancello di ferro battuto. Prima di uscire l'occhio si posa sul muro perimetrale della chiesa adiacente la villa dove, dicono, una volta c’e ra una porta che consentiva ai Conti di entrarvi per le funzioni.

L'architettura della villa è semplice, lineare, con ballestriere ai lati ed una grande loggia arcata nella facciata posteriore dove un lato è incompiuto e dona al complesso un aspetto di "rudere antico". Fresche ombre gettano geometrie sui muri e sul pavimento del colonnato dove è dolce indugiare durante le calure estive.

E’ giunto il momento di rimetterci in cammino verso est senza lasciare la strada principale. Appena usciti dal borgo il rettilineo tratto di strada, via Barabana, corre tra bei campi a sinistra mentre a destra una lunga siepe di carpini si distende quasi a perdita d'occhio.

Alessandro Scagliarini apre le porte della sua villa ed eccoci nel grande salone dove affreschi con scene mitologiche rappresentano le fatiche, gli svaghi, i piaceri di alcune figure mitologiche: ci sono Vulcano ed Argo e poi Era ed Io trasformata in giovenca, Europa e poi Mercurio e Venere. Anche se di fattura

L’ANEMOGRAFO CON LA FRECCIA

LAPIDE POST A SOPRA ALLA PORTA DELL’INGRESSO PRINCIPALE DELL’OSPEDALE DI SELVA .

Ormai è notte. Tra le chiome degli alberi, gli uccelli hanno cessato "d'operare ogni lor arte". Solo i grilli dispiegano la loro LA LOCANDA IN ESERCIZIO AL PALAZZO DEL tremula sinfonia tra l'erba rugiadosa, e al GOVERNAT ORE . margine dei fossati il rospo, nunzio ufficiale della primavera, lancia il suo gorgoglio sonoro alle stelle. NELLE PAGINE A SEGUIRE ALCUNE FOT OGRAFIE E

La nostra passeggiata è finita. Selva Malvezzi Aprile 2012

INDICAZIONI PER APPROFONDIMENT I. BUONA LA TER ZA

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R INGRAZIA MEN TI SI RINGRAZIA IL SIG. ALESSANDR O SCA GLIARI NI

ED IL SIG. F RANCO PADERNI DET T O IL "PAD" PER AVERCI ACCOLT O, RACCONT AT O E PERMESSO DI VISIT ARE QUANT O RIPORT AT O NEL BREVE T EST O DELLE PAGINE PRECEDENT I. SI CONSIGLIA LA LET T URA DEI SEGUENT I LIBRI PER INFORMA ZIONI ESAUST IVE SUI CONT EST I ST ORICI ED ARCHIT ET T ONICI DELLA VILLA E DI T UT T I I PALAZZI COMPONENT I IL COMPLESSO FEUDALE DI SELVA MALVEZZI. LIBRI REPERIBILI PRESSO LA BIBLIOT ECA C OMUNALE DI MOLINELLA (BO)

- "U NA CASA, UNA FAMI GLIA, UN PO' DI STORIA" DI ALESSANDRO SCAGLIARINI - “MOLINELLA IN SAECULA SAECULORUM “ DI D ON GARDINI - “STUDI E PUBBLICA ZIONI” DEL D OT T. TULLIO C ALORI.

VEDUT A

AEREA DEL COMPLESSO

FEUDALE DI

SELVA MALVEZZI I L PALAZZO DEL GOVERNA TORE E L’OSPEDALE

SELVA MALVEZZI.

SELVA MALVEZZI IN UNA STAMPA DEL

1840.

L’OPEDALE DI SELVA MALVEZZI IN UNA FOT O DI INIZIO

QUANT O RIMANE

DEGLI AMBIENT I DELL’

N ELL’ARMADIET T O SI T ROVANO ANCORA

OPEDALE

BOT T IGLIE

CON UNGUENT I E VETT OVAGLIE ORIGINALI DELL’

OSPEDALE .

DI

SELVA MALVEZZI.

‘800.


I L PALAZZO C OMI TALE O LA VILLA DI C AMPAGNA

ALCUNI

AFFRESCHI

NEL SALONE DELLA MIT OLOGIA .

IL

BOSCO CHE SI ESTENDE SUL

RET RO DEL

L A TANA

TRA

LE T ANT E T ABELLE QUEST E DEL PIUT T OST O ESPLICIT E.

1935 SONO

DEL

PALAZZO C OMIT ALE .

L UPO

QUI

SI MANGIA , SI BEVE, T RA CIMELI E T ANT I RICORDI DI OGNI GENERE E DI OGNI DOVE . BUONA LA TER ZA

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Selva Malvezzi e ciò che rimane della Selva Litana. Una fitta foresta che ricopriva buona parte della Pianura Padana e si estendev a anche nelle terre dov e poi sorse il f eudo di Selva Malv ezzi. Questo bosco, per la sua ricca, folta e cupa v egetazione, incutev a terrore e i pochi che avev ano l’ardire di inoltrarv ici, erano banditi e persone emarginate dalla società. La Silva Litana era inoltre

il bosco sacro ai Galli Boi e, per onor di storia, in essa v enne combattuta una furiosa battaglia dov e i Galli sconfissero i romani, ma il luogo esatto è ancora molto discusso dagli studiosi. A Selv a Malvezzi basta inoltrarsi v erso via Boscosa per av ere, seppur pallidamente, un’idea di come poteva presentarsi la Selva Litana prima dei disboscamenti e delle grandi opere di bonif ica.

Ser ate d’ estate al fres co degli al beri e s otto il portic ato del Pal azz o del Governator e alla Loc anda Pi nc elli.

Vecc hia stampa di come er a il Pal azz ac cio.

Pal azz o del Gover nator e Sel va Mal vez zi Glori e s porti ve pass ate e quando il ritmo dell a vi ta er a ancor a regol ato da due r uote.

IN TAVOLA CON LE RICETTE DI CUCINA TRADIZIONALE GNOCCHI BOLOGNESI Ingredienti: - 2 chili di patate farinos e - 400 grammi circa di farina - ragù bolognese o pomodoro pass ato, sec ondo i gus ti - burro, se si condiscono c ol pomodoro - formaggio parmigiano r eggiano - sale Prepar azione: Lessate le patate c on l a buccia. Pelatele e schiacci atel e cal de nello schiacciapatate c ome s e doveste fare il purè. Impastate le patate con la farina, cercando di ottenere un impas to abbastanz a morbido. Quando, lavorandolo, l'impas to sarà unifor me, modellate dei l unghi cilindri grossi quanto un pollice che taglierete a pezzetti di 2 o 3 centi metri. Passateli nella farina per evitare che si attacc hino e fateli ruotare uno a uno premendoli c ol pollice nella parte pos teriore di una grattugia, o in una forchetta. Fateli bollire in abbondante acqua salata e levateli con una sc hiumarola, man mano che vengono a galla. Se li condite col ragù, potete farli anche al pas ticcio. In ques to c aso imburrate una teglia o una pirofila, metteteci gli gnocchi già conditi,

cospargete di grana e mettete in forno ben cal do fino ad ottenere una crosta in superficie, ma senza sbruciacchiarla.

FRIGGIONE Ingredienti: La ricetta del Friggione, datata 1886, prevede c ome ingredi enti: - 4Kg di cipolle bianche, - 300 gr. di pomodori pelati freschi, - 1 cucchi aino di zucc hero, - 1 cucchi aino di sal e grosso - 2 cucchi aini di s trutto. Prepar azione: Affettare molto fi nemente la cipolla e lasciarla almeno due ore a macerare con il sale e con lo z ucchero. In un tegame rigorosamente di allumini o versare la cipolla con l'acqua che avrà fatto, lo strutto ed a fuoco l entissi mo c uoc ere girando con un mes tolo di legno fino a che avr à un col or nocci ola, facendo sì non si attacchi mai, ci vorranno due ore circa. Aggiungere alla cipolla i pomodori tagliati a pezz etti ni e seguitare a girare anc ora per un ora un ora e mezz o onde terminare la cottura. Quando lo strutto farà delle bollicine ros ate e la cipolla con il pomo-

Il c omples so feudale di Sel va M al vezzi in una fotografia di fine ‘800.

DI ALFONS O

MAINI

doro s arà una crema, il Friggione sarà pronto.

COTOLE TTE ALLA BOLOGNESE Ingredienti: - 6 cotolette di vitello - un uovo sbattuto - fette di prosciutto crudo - parmigiano reggiano in abbondanza - tartufo bianco affettato - sale e pepe - pangrattato Prepar azione: Battete a dovere le c otolette che passerete poi nel pangrattato. Fate attenzione c he il pane si attacc hi alla carne in modo uniforme. Dovete poi passare l e fette di c arne nell'uovo sbattuto s alato e pepato e, dopo averle levate, ripass atele nel pangrattato per una impanatura consistente. Adess o le fette c osì condite s ono da friggere nello strutto fino ad ottenere un bel colore dorato. Dopo averle fritte mettetele in una teglia unta, c ospargetele di parmigiano, copritele c on una fetta di prosciutto e un'altr a abbondante spol verata di par migiano. Mettete la teglia coperta in forno, fino a che il parmigiano non sia

fuso e ser vite le c otol ette calde c ol contorno preferito. C ospargere il tartufo affettato sopra le cotolette già in tavol a.

CROSTINI DI FEGATINI Ingredienti: - 400 gr di fegatini di pollo - olio extravergine d'oli va - 3 acciughe salate, lavate e diliscate - 1 cipolla tagliata a fettine s ottili - 1 cucchi aio di capperi sott’ac eto prezzemolo, vino bianco e c ognac pane cas areccio r affer mo tagliato a fettine, s ale e pepe Prepar azione: Soffriggete la ci polla nell'olio senza farla colorire, aggiungete i fegatini e fate ros olare il tutto. Bagnate c on un dito di vino ed uno di cognac e, quando sono c ompletamente evaporati a fuoco vivo, unite le acciughe che devono disfarsi del tutto. Aggiungete poi i capperi sgocciolati e tritati insi eme al prezzemolo, una tazza d’acqua, sale e pepe. Lasciate cuocere a fuoc o lento per un quarto d'or a circa, rimestando spesso fino ad avere una crema dens a e profumata da s palmare tiepida sulle fettine di pane leggermente tostato o bagnato di br odo (rapidamente e da una parte s ola)


U

NA PASSEGGIAT A NELLA CAMPAGNA DI

S ELVA M ALVEZZI

La F ontana dell’Acqua Ferr uginos a di Sel va Mal vez zi. L’ acqua pr oviene da una falda freatic a a 250mt di profondità.

DI P ATRIZIA BERARDO

S

iamo andati a Selva in una limpida mattina del maggio odoroso.

Non appena lasciate dietro di noi le ultime case, il cammino si rallegra alla f ioritura dei primi fiori che macchiano i margini della strada, stendono vasti tappeti, e sommergono il v erde tenero del f rumento.

La str ada affi ancata dall a lung a siepe di car pi no.

Oltre il grigio nastro dell’asfalto balza il rigoglio dei campi. Tutto v erde e isolato, tanto isolato che ben si comprende come essi appaiano creati dalla natura per i grandi silenzi e per essere rifugio a quegli spiriti che nel silenzio cercano la voce della verità e un riposo all’affannarsi della v ita.

Campi e c olti vi attor no all’abitato di Sel va Mal vez zi.

La strada si snoda tra fitte siepi di biancospino poi, dopo un f olto di cespugli di carpino, curv a per la boscosa: quanto resta della cupa Selva Litana. La mancanza di piogge ha reso asciutte e dure come cemento le cav edagne che, a destra e a manca, si inf ilano nei coltiv i. Ed ecco ci ritroviamo sotto una fresca galleria di acacie che lasciano penzolare sui nostri capi la profumata lievità dai loro grappoli bianchi. C’è silenzio intorno, un silenzio rotto solo da un canto confuso di uccelli che sembrano i soli abitanti di questa grande quiete, i soli padroni di giardinetti spontanei in cui si arruff ano le selvatiche fioriture di maggio. Giriamo per le cav edagne seguendo un prof umo o un colore. Nessuno. Dav anti a noi c’è ora un piccolo prato tagliato a metà da una boschetto di bambù. Nel mezzo, uno spazio recintato da trav i di v ecchio legno ed una piccola fontanella stilla una sottile lacrima di acqua ferruginosa. Così, sospesi in questo terrapieno, che sembra la tolda di una nave affiorante da un mare di verde, si respira un’aria stupefatta e assorta. Qui siamo testimoni di un passato importante della storia di Selva: cose ancor oggi viv e che però f urono e che comunque saranno. Di quel tempo, oggi ci narra un cartello e dice che l’Acqua della Fonte di Selv a Malvezzi, f erruginosa, alcalina, jodica, bromica, av esse virtù terapeutiche e che aiutasse a curare molte malattie come l’anemia assai diff usa. La copia dell’opuscolo porta la data del 1889 e consiglia di non indugiare nell’utilizzarla quale primo ricostituente. E ci immaginiamo pellegrinaggi di tanta gente che qui alla fonte, bevev ano quest’acqua dal sapore non tanto gradev ole, con la speranza di allev iare

alcune pene del corpo. I f antasmi si dileguano e riappaiono i contorni v ioletti dei campi, il baluginare dei raggi del sole sui piccoli specchi d’acqua dov e ninf ee stanno appassendo ed un guizzo ci fa intendere che qualcuno, a pelo d’acqua, ci stav a osserv ando: f orse una carpa o una tinca, gli abitanti abituali di queste acque. Ci v engono incontro basse siepi tagliate dov e fioriscono bianche campanelle, animate dal ronzio dei mosconi e delle api. Alcuni cartelli indicano il percorso ottimale da f are, ma noi ci lasciamo trasportare e vaghiamo da una cav edagna all’altra, scoprendo piccoli ristagni d’acqua, un terrapieno dov e l’erba arriv a alla caviglia, filari di pioppi maestosi, una piccola colonia di f olaghe e un f rullar d’ali di airone cenerino. Poi, davanti a noi, in lontananza, si staglia il prof ilo del complesso feudale del Palazzo del Governatore che si adagia in una caligine dor ata e si conf onde con l ’ imme ns a dist es a d e ll a pi an u ra .

La passeggi ata descritta è sol o una parte del l ungo iti ner ario nei terreni dell’Agrituris mo “Il Bor go del ris o” dell a C .A .L .C . di Selva M alvez zi.

Primavera al Palazz o del Governatore. BUONA LA TER ZA

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