^ la Pro Loco A t’la dis
SPECIALE MOSTRA 16 APRILE - 15 MAGGIO 2011
DI P ATRIZIA B ERARDO
Eccomi a scrivere di Gino Marzocchi. Dopo decenni di silenzio il suo nome e la sua arte ritornano alla luce grazie a questa mostra voluta dall'Assessorato alla Cultura, dalla Pro Loco, dal Circolo Amici dell'Arte di Molinella. Sponsorizzata dalla Banca Generali Ufficio Promotori Finanziari, con i patrocini della Provincia di Bologna e della Regione Emilia-Romagna La qualificata presenza di autorità, cultori, artisti, galleristi, amici, e comunque di tante persone così interessate l'ho considerata una grande occasione di riscatto per l'Artista Gino Marzocchi a trent'anni dalla sua scomparsa. Sebbene vi sia riunita una piccola parte dell'opera dell'Artista, grazie alla magnanimità di un collezionista e grandissimo amico di Gino Marzocchi, il Maestro Walter Proni, e alla collezione del Circolo Amici dell’Arte di Molinella, la mostra ha avuto un buon successo di pubblico e critica. Essa pare una delle più opportune, proprio perché le qualità essenziali, pittoriche di Marzocchi superano di molto le qualità e le attrazioni dovute semplicemente alla maniera. Il suo genio artistico è oggi rivalutato e gli viene riconsegnato il testimone già da troppo tempo sepolto nella polvere. Il criterio distributivo delle opere seguito nell'ordinamento espositivo è quello delle tecniche pittoriche ed incisorie usate dall'Artista. Si è voluto, con questa mostra, dimostrare con quanta chiarezza attraverso i ritratti, si possono tracciare e seguire la vita e la storia delle giovani raffigurate. Il pubblico ha davanti ai propri occhi tutto un mondo, dal quale comprende il travaglio e la bellezza varia e complessa di tante esistenze e di una in particolare racchiusa nella mente e nel cuore dell'Artista Gino Marzocchi. Un mondo del quale noi siamo i diretti discendenti e ne possiamo sentire le nostalgie sentimentali affiorare nell'anima come musiche lievi, sfumate da tristezze lontane, che ci riconducono ai ricordi dei nostri anni primi, e ridestano gli echi di care voci che si son taciute per sempre. Molinella per Gino Marzocchi fu il paese della sua adolescenze, della sua giovinezza, dei primi studi; paese che ha amato e il cui ricordo è sempre rimasto vivo nel suo animo. Paese che però ha anche "odiato" con tutta la forze di un amante deluso, abbandonato. Oggi mi pare che la distanza e il tempo consentano ad una ricucitura forse idealizzata ma almeno più profonda e non Periodico locale di informazione edito da Pro Loco di Molinella (BO) Distribuzione gratuita. Reg. trib. di Bologna n.8164 - Marzo 2011 Direttore Responsabile Maurizio Rizzi
intendo certo scoprire, ma rinnovare soltanto le ragioni al diritto all'affetto e all'ammirazione verso questo grande Artista. L'accelerazione culturale del formidabile XX secolo viene sintetizzata dall'espressione dei volti animati dal soffio vitale dell'arte, dalle fogge del vestire, dal sapore degli stili e dei ricordi che nomi e figure suscitano nello spirito del visitatore. Vedo un tralcio d'edera o il campanile d'una chiesa, o una casa, o una via, un pergolato, un cancello, una prospettiva, un arco e dietro quell'ombra, dietro quelle figure, figure purpuree del passato vicino, ondeggianti tutte nella irrevocabilità del tempo che non torna. Tutto è composto e sereno come la sua arte, con le ombre verdi e vermiglie e qualche acqua scrosciante che mormora un nome sonoro, immaginario o reale, luoghi di onesti conviti, di raduni amichevoli, di ozi probi e operosi. Chi saprà mai dire con certezza quanto questa arte abbia influito su un cuore e su una vita? Non io certo, ma se ripenso anche, per esempio, a quella che fu in pittura la scuola del 900 bolognese, alla sua influenza sulle manifestazioni del pensiero e del sentimento mi pare che questi volti, questi paesaggi, diventino veramente anime oltre ogni epoca, si incidano precise nella memoria e tendano all'universale, all'eternità dello sguardo, dell'atto sospeso, dei pensieri riposti non svelati ma intuiti. L'arte della pittura avvolge il mondo come l'etere, ma pochi geni hanno la virtù di captarla e perpetuarne i ritmi e le melodie, traghettandola da una sponda all'altra dell'umanità e senza ombra di dubbio Gino Marzocchi è uno di questi. Si può "morire" combattendo per la propria arte? Certo! e Gino Marzocchi aveva pensato di riassumere tutta la sua esperienza, la sua esistenza, con una grande donazione ma questo sogno è rimasto solo nel suo cuore. Oggi nella sua cara Molinella, nella casa che fu sua, resta affissa ad una parete una lapide, solo una fredda lapide a collettiva memoria, ma questo solo per chi ha l'anima fredda. <<<<<<.. Comitato di redazione: Patrizia Berardo, Alfonso Maini, Matteo Montanari, Maurizio Rizzi Tel. cell. 366-594.84.97 e-mail info@prolocomolinella.it Sito web www.prolocomolinella.it
T ESTIMONIANZE LE PERSONE CHE CONOBBERO GINO MARZOCCHI FURONO TANTE, TANTISSIME . RACCOGLIERE LE LORO TESTIMONIANZE SAREBBE OPERA AMMIREVOLE QUALE OMAGGIO AL GRANDE ARTISTA GINO MARZOCCHI . IN QUESTE POCHE E NON PRETENZIOSE PAGINE VE NE SONO SOLO ALCUNE CHE RESTITUISCONO AI POSTERI INGNARI UN TASSELLO DEL GRANDE PUZZLE CHE FU LA VITA DI GINO MARZOCCHI . NON CE NE VOGLIANO TUTTI GLI ALTRI; FORSE UN DOMANI ANCHE LE LORO VOCI POTRANNO ESSERE UDITE.
WALTER PRONI *
Un
giorno ci troviamo nello studio di Gino e lui, che abitava in strada Maggiore, arriva a piedi. C'è una Signora che deve farsi fare un ritratto. Gino inizia a schizzarlo mentre io comincio a suonare nella stanza accanto. Procediamo così per un ora poi ci fermiamo per un piccolo riposo e vedo che Gino non è molto soddisfatto. Lui, della Signora, vuole fare il ritratto con lo sguardo veramente nobile e solare quale lei ha, ma non è possibile perché la Signora per tutto il tempo di posa non sta' seria, ride ed ha sempre un sorriso tra il beffardo e l'ironico. Gino avverte questo strano comportamento e un po' innervosito verso mezzogiorno posa i pennelli e viene da me e mi dice: "Una bella donna così è possibile che non riesca a stare normale, seria e ferma!" La Signora sente il commento si alza e gli dice "Scusi Professore, ma lei non si è accorto di nulla?" e Gino "Di cosa devo accorgermi?" la Signora "Scusi, ma lei ha le scarpe di due colori diversi!" Gino guarda giù ed esclama "Ma allora l'ho fatto anche i giorni scorsi perché io le metto sempre appaiate insieme così è una settimana che cammino con due scarpe diverse!".
Gino
aveva sempre il cappello in testa non perché gli mancassero i capelli, ma semplicemente in quanto amava portarlo. Una mattina lo vado a prendere da casa in quanto dovevamo andare via e lui inizia a cercare a guardarsi attorno, in cucina, in salotto ma sempre in silenzio. Guarda a destra e a manca, sotto e sopra e io zitto perché quando Gino si metteva a scrutare così era meglio lasciarlo in pace. Ad un certo punto arrabbiatissimo esclama: "Ma per la miseria è possibile che sia passato un cane per casa mia e mi abbia mangiato il cappello!" Io gli dico " Gino non credo proprio ;." Lui mi guarda, si da una grande pacca sulla testa, il cappello cade in terra e lui esclama "Oh visto che l'ho truvè!!!.
Un'altra mattina lo vedo arrivare in studio e scoppio a ridere a crepapelle tanto da non parlare e non potergli spiegare il motivo. Era una situazione talmente buf-
fa e più lui mi chiedeva il motivo del mio ridere più io non riuscivo a fermarmi; avevo le lacrime agli occhi! Premetto che Gino era sempre vestito benissimo, in camicia e cravatta con il gilè e la giacca. Quando mi calmai gli dissi "Ma Gino ti sei accorto che sei uscito di casa con al collo due cravatte" e lui "Per forza! Ho impiegato un’ora per cercare la cravatta, non l'ho trovata così ne ho messo un'altra!".
Tra i tantissimi episodi grotteschi questo è uno dei meglio riusciti di Gino; l'episodio del lenzuolo di sua sorella. C'era allora un celeberrimo critico il quale faceva dei grandi concioni sull'arte moderna. Gino leggeva molto i giornali ed i testi di questo critico lo infastidivano in quanto li considerava delle elucubrazioni su "porcherie d'arte" (definizione di Gino). Egli non accettava questo modo di scrivere anche perché il critico ignorava completamente la pittura di paesaggio e il ritratto. Un giorno un amico che gli disse che avrebbe potuto portare nel suo studio questo critico e Gino mise in moto la sua parte creativa diabolica e quando sarebbe stato pronto si sarebbero incontrati. Nel suo grande studio Gino mette in esposizione tutte le sue più belle opere ed al centro, su un grande cavalletto da lavoro, mette una tela enorme, grandissima, con migliaia di colori e con sopra di tutto e di più. Questo amico arriva con il grande critico. Gino apre ed il critico vedendo i ritratti, i pastelli, i paesaggi, inizia a storcere il naso dimostrando di non essere allettato da queste opere: "E' una pittura piuttosto superata, oggi vi sono altre espressioni" dice il critico ma Gino zitto e man mano lo fa' accomodare lungo le stanze del suo grande studio fino ad arrivare al centro dove c'era il cavalletto con la grandissima tela. Esclamazione del critico "Ma questo è il più grande dei capolavori che abbia mai visto! Maestro lei è un genio assoluto, indiscutibile, questo è il più grande capolavoro dell'arte moderna che abbia avuto il piacere di vedere. Mi spieghi, mi dica..!" A questo punto Gino comincia: "Guardi, questa grande opera è vero che
è mia, ma ora le dico cos'è. Innanzi tutto questo è un grande lenzuolo del vecchio letto di mia sorella che ho messo in cornice su un telaietto poi, tutte le raschiature degli ultimi 5 anni della tavolozza dei miei colori con la spatolina li ho messi qui sopra." La faccia del critico assume un'espressione piuttosto risentita ma Gino continua: "Vede, tutti quei schizzettini in nero per i quali lei ha fatto così grandi complimenti, sono tutte le puliture dei pennini che mia sorella faceva a scuola con le cannette e i vecchi pennini del calamaio, vede, tutti quei colori che lei diceva essere i colori dell'infinito, sono tutte vomitate che a me venivano con i gas dei colori quando lavoravo tantissimo ininterrottamente." A questo punto il critico, senza batter ciglio scatta sui suoi piedi e si gira, trova l'uscita da solo e da quel momento non se ne seppe più nulla.
Questo era Gino e mi dispiace che oggi non ci sia più perché vi avrebbe affascinato. Era un uomo di grande compagnia e, se si trovava con le persone giuste, faceva uno schizzo di tutto e di tutti, per qualsiasi cosa si fermava, guardava e disegnava. Per lui disegnare era il suo modo di esprimersi, una sua necessità assoluta. Parlava disegnando con le mani e quando aveva finito aveva composto nell'aria un’immagine. Le sue mani, che sempre si lavava, avevano immancabilmente le dita nere per via di quel pezzettino di grafite o matita che lui teneva sempre nel taschino del gilè. Era una persona linda, pulitissima, tranne quell'unica parte del suo vestito, quel taschino del gilè.
GINO MA RZOCCHI NEL S UO S TUDIO * Walter Proni: pianista, compositore e direttore d'orchestra. Romagnolo di nascita e bolognese di adozione, vissuto a Venezia, Vienna e Parigi, ha portato nei più importanti teatri del mondo e sale da concerto oltre alle interpretazioni degli autori classici, un messaggio personale attraverso le sue numerosissime composizioni, molte delle quali edite. Docente al Conservatorio di Musica “G. B. Martini“ di Bologna continua a fare tournèe che lo portano in ogni parte del mondo. E' autore di vari trattati musicali e ha diretto e realizzato una ricerca su “Musica e rieducazione“ per il Consiglio d'Europa di Strasburgo. Nella sua lunga carriera sono oltre 300 i riconoscimenti e premi ottenuti in campo nazionale ed internazionale. Buona la Terza 2
ENRICO VISANI *
Ricordo
con un certo piacere le visite alle gallerie d’arte di Bologna, quasi tutte situate tra le Due Torri e Piazza Santo Stefano cosicché, il sabato sera e la domenica, era divenuto un punto di riferimento per le passeggiate che le famiglie felicemente facevano; regola che si osservava anche in casa mia dato il mio amore e frequentazione dell’arte. A quei tempi dalla galleria "Dalle Nuove Muse" si passava al "Crocicchio" per poi giungere alla famosa "Forni" poi, rientrando in Piazza Santo Stefano, si finiva alla bella e riservatissima “La Loggia”, di seguito alla modesta C.I.P.A e successivamente al “Il Collezionista”. Fu proprio in quest'ultima galleria che ebbi l’occasione di incontrare per la prima volta il Maestro Gino Marzocchi in quanto, la simpatica proprietaria, mi presentò a lui quasi facendomi intendere la preziosa fortuna che avevo avuto con quell’incontro. Il famoso Maestro Gino Marzocchi che, non avendo mai visto un mio lavoro, si limitò a chiedermi, con un sorriso affabile, se ero un artista figurativo oppure un astratto. Quando gli confermai il mio fare figurativo, la sua risposta fu abbastanza e loquace: “Bravo Giovane! Spero di vederla presto esporre presso questa importante galleria” poi, stringendomi la mano e senza tanti ossequi, si allontanò.
Penso
fosse la fine degli anni sessanta del secolo scorso ed il fare arte di Gino Marzocchi nutriva forti consensi, in particolar modo per i ritratti, sempre più stimolati da belle signore e la sua
fama di ritrattista trovava favori ovunque.
In seguito
poi ci siamo incontrati nuovamente. Finalmente, nel settembre del 1976 avvenne la mia prima personale a Bologna presso il “Circolo Artistico” di via Clavature. Così, tra i primissimi visitatori, comparve il Maestro Gino Marzocchi che, presomi sottobraccio, mi invitò a parlare dei miei dipinti. Dimostrandomi molta affettuosa simpatia continuava a discorrere ed elogiarmi, ma sul finale la critica fu severa ed inaspettata: ” Sei un bravissimo pittore! Purtroppo io non capisco nulla di ciò che fai.”
In quel
momento mi sentii raggelare, ma oggi, più vecchio e meno propenso alle novità, accade anche a me di vedere un giovane bravo, ma lontano dal mio modo di fare arte; essendo però più diplomatico mi trovo a pensare come pensò il Maestro Marzocchi. Ora e solo ora mi è chiaro il suo dire sincero.
Certamente la sua evoluzione artistica risente delle precedenti avanguardie italiane e, in altre parole, dei famosi “macchiaioli”, ma a mio modesto avviso, il tutto intriso di pianeggianti paesaggi emiliani più tranquilli e velati di quiete. Nella figura penso invece che la vicinanza di Guglielmo Pizzirani e del più lirico Giovanni Romagnoli, quasi a lui coetanei, abbia in qualche modo influito saggiamente sulla costruzione del tessuto artistico schietto e personale di Gino Marzocchi, facendogli assumere una cifra espressiva dal sapore più interna-
zionale che comunemente terragno, come molti suoi colleghi si esprimevano in quei tempi. Certamente colui che ha adombrato tutti fu il famoso Giorgio Morandi e mi risulta da chiacchiere di bottega <<. che il Marzocchi non lo amasse per niente; così com’era comune a quasi tutti gli altri artisti bolognesi di quella generazione e che Morandi ha oscurato.
Credo inoltre che una parte della mancata sua posizione nel firmamento dei grandi maestri del novecento, sia da ricercare nel suo atteggiamento caratteriale molto spesso indispettito e forse, come la tradizione bolognese vuole, il restare sempre nei pressi e raramente allargare lo sguardo oltre la provincia; regola da cui pochi seppero trascendere come i nomi a me più noti ed amici Sepo, Minguzzi e Saetti. Questi ultimi seppero allontanarsi per lidi più internazionali. Con tutto ciò
il Maestro Gino Marzocchi, pur dovendo subire soventemente la chiusura di una critica spesso indolente e miope, è riuscito a lasciare a tutti noi una testimonianza importante attraverso le sue qualificate opere, colme di grande impegno e amore per l’arte, che fanno di lui un uomo ed un artista saggiamente prezioso.
GINO MA RZOCCHI LAMONE A BRISIGHE LLA, OLIO 1943
GINO MA RZOCCHI AUTORITRATTO 1925
FRONTESPIZIO DEL LIBRE TTO CASSA DI RISPARMIO IN BOLOGNA, 17 MAGGIO 1980
EMESSO DALLA
GINO MARZOCCHI RITRATTO, OLIO
GINO MA RZOCCHI DONNA CHE SI PETTINA, OLIO
* Enrico Visani è nato a Marradi (FI) il 6 febbraio 1938. Nel 1971 decide di dedicarsi completamente alla pittura studiando l’opera di grandi maestri contemporanei, come Burri, Fontana, Moore, De Kooning, Afro, Fautrier. Con questa sua cultura viva e pulsante, modellata su un carattere fiero, Visani ha iniziato a presentarsi al pubblico. Innumerevoli le sue mostre e la sua attività espositiva sempre di altro livello. Nel 1997 ha fondato il Sindacato Artisti dell’Emilia Romagna, diventandone segretario. Sotto tale veste ha allestito la prima Biennale e la Triennale di Bologna. Sito internet: http://enricovisani.altervista.org/enrico-visani-home Buona la Terza 3
TULLIO CALORI *
Il
primo incontro con Gino Marzocchi fu quando l'invitammo al Lions Club di Molinella per conferirgli il riconoscimento di Socio Onorario. Questo incontro mi servì per conoscere e capire la mentalità di questo "simpatico signore" come allora l'avevo definito.
Avevo fatto il mio primo libro su Molinella e lo presentai unendo insieme il Lions Cl ub e gli A m ic i de l l' Ar t e. Verso la fine della mia esposizione, ricordo che citai i nomi di tutti gli uomini famosi di Molinella, ma naturalmente pensando solo a coloro che erano morti in quanto il mio libro era in memoria. Guardando notai che tra i presenti c'era anche Gino Marzocchi. Alla fine della mia esposizione, salutai e Marzocchi si alzò di scatto venendo verso di me apostrofandomi: "Senta, ma lei non mi ha ricordato proprio per niente?" - "Guardi" io risposi "sono dispiaciuto, ma io non ho pensato ai vivi in questo caso, io ho pensato ai morti in quanto l'elenco è in memoria" Lui capì d'aver fatto una gaffe e con un'esclamazione tipica del nostro dialetto " bèn bèn un'altra volta ...” ma io prontamente "No ! un'altra volta speriamo che sia ben molto lontana!" e lui mi disse “Ha ragione, andiamo a mangiare assieme?";;;;;;;;....
con un sorriso smagliante che difficilmente avevo visto altre volte. Quando mi fu vicino mi disse "Ma sai che ho vinto il pri mo pr emio nazi onal e dell a B e l l a I t a l i a n a . . $$$$$$$ (il “tu” fra Lions è una regola)
Era enormemente soddisfatto e con tutte le ragioni. Tamari l'editore, mio amico da anni e Menarini, che era il dialettologo e studioso della lingua bolognese di quei tempi, mi confermarono, quali intenditori, che Gino Marzocchi aveva avuto tutte le carte in regola per meritarsi quel premio che lo elevava quale miglior artista italiano. Marzocchi era orgoglioso di questo ambito premio che non lo aveva insuperbito in quanto lui metteva la sua professione, la sua arte prima di tutto poi il resto.
Marzocchi
la prima volta che andò a Parigi, pur ricevendo buone critiche, nessuno acquistò della sue opere. Ci tornò e questa volta al ritorno a casa era entusiasta; aveva venduto tantissimo ma non era il solo vantaggio economico che lui cercava; a lui premeva soprattutto la valutazione e l'orientamento positivo di queste persone verso la sua arte.
Tra me e lui c'erano 31 anni di differenza
Ecco
di età ma io imparai a conoscerlo arrivando a capirci al volo; vedevo subito dal suo volto se era o no un buon giorno.
Gino Marzocchi a me piacque subito perché capii che era d'animo sincero e una persona seria ed il suo parlare non era casuale.
Un dì venne al Circolo Amici dell'Arte (una delle pochissime volte) e mi dice: "Ho una cosa da darti" e tirò fuori dalla macchina un quadro. "L’altra sera chiacchierando con tua moglie mi è parso di capire che le sarebbe piaciuto" e mi lasciò un bellissimo ritratto.
questo fu il mio primo incontro diretto con Marzocchi; siamo nell'anno 1974.
Un altro episodio che ricordo è questo. Venne
una delle pochissime volte ad un meeting del Lions Club di Molinella e quel giorno lo vidi arrivare alla Stazione ferroviaria tutto sorridente e contento,
intravede sullo sfondo il viso di una bella signora riprodotta con pochi segni. "Mi raccomando" mi disse "dallo a tua moglie e lei capirà il perché". Il viso riprodotto era della cugina di mia moglie, poi parlando capimmo < lui aveva una particolare simpatia per questa ragazza! Cominciammo bonariamente a prenderlo in giro e lui ogni tanto mi guardava strizzandomi l'occhietto, un’abitudine di tipo antico per dire " lo so' poi io " In un'altra occasione donò (con dedica) a mia moglie un accurato disegno di uno scorcio di Molinella.
Gino
Marzocchi era uomo geniale e come tutti i geni il suo modo di pensare poteva risultare piuttosto complesso e ci voleva un po' di tempo per capirlo e apprezzarlo.
Ricordo la sua grande delusione nel 1980 per la questione della donazione della sua casa al Comune di Molinella e della completa perplessità ricevuta. Nel suo libro "Storia di quadri e di modelli" vagamente e in modo molto delicato esprime il suo rincrescimento ma accettò tutto. Una punta negativa però la tenne nel cuore tant'è vero che poi donò circa una ventina di opere al comune di Budrio.
Ovviamente lo conservo ancora, appeso alla parete di casa mia. E' il disegno del suo studio con il suo pianoforte e una giovane donna che lo sta' suonando e si
GINO MA RZOCCHI NATURA MORTA, 1969, LITOGRAFIA
“M ETAFORE CORPOREE DI IMMAGINI SPIRITUALI” GINO MA RZOCCHI ALCUNI RITRATTI DI GIOVANI DONNE, LITOGRAFIE
GINO MA RZOCCHI CONCORSO “LA BELLA ITALIANA ”, 1953, OLIO SU TELA
GINO MA RZOCCHI VICOLO PUSTE RLA CON LA NEVE, 1971, FULIGGINE COMPOSITORI
E
GINO MA RZOCCHI MUSICISTI, DISEGNI
* Tullio Calori, medico, ex Sindaco di Molinella. Studioso nonché ricercatore ed appassionato di storiografia locale italiana ha scritto innumerevoli libri di storia locale e trattati di approfondimento. Buona la Terza 4
GINO MARZOCCHI,
ALCUNE IMMAGINI DELLA
MOSTRA
E DELLE
OPERE
Buona la Terza 5
MOLINELLA A UDITORUM C OMUNALE INAUGURAZIONE 16 APRILE 2011
Assessorato alla Cultura
IMMAGINI
Circolo Amici dell’Arte Molinella
IL MAESTRO WALTER PRONI E CAUDIA GARAVINI
LA SOPRANO
Buona la Terza 6