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Editoriale il prezzo della vita

muv vs sònar mug shot con Curzio Maltese

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Il DIVO di Flavio de Bernardis FOTO di Donato Ricci PADRI E FIGLI + BUBBLE di Odino

codice roma 16 Biennale d’arte contemporanea di Venezia Sten, stencil, in S. Lorenzo Root Magazine, Se i sogni non bastano, Una dieta per sopravvivere, Sin City, quando il cinema costa “poco”

Sommario


Londra 8/7/2005 Le guerre in corso in Iraq e Afghanistan sono una porcata. Non trovo altra espressione; non è il caso di metterla tra virgolette la parola porcata, deve godere della sua strutturale, pesantezza semiotica. Oggi alle nove del mattino, il terrorismo estremista islamico ha sferrato, è proprio il caso di dirlo, un attacco militare, strategico, sociale e simbolico, contro la città di Londra e tutto il suo establishment. La testa del governo britannico rinchiusa in conclave con gli altri grandi usurai/ usurati/ usuranti del pianeta. Il G8 in corso in Scozia. Allo scoccare dei lavori del summit, i pulsanti vengono premuti, l’esplosivo brilla, l’acciaio si schianta con il tonfo sordo tipico di un avvenimento fisico estremo. Le bombe sono la mozione di sfiducia promossa da tutti quelli che la porcata di cui sopra, la vivono ogni giorno, ogni minuto, ogni schifoso secondo della loro misera esistenza. Un' esistenza fatta di regime religioso, altro corno malato dell’umanità; loro, i mujaidjin, gli schiavi dell’ Islam prodigo di precetti e ricco di petrolio. Domani sicuramente sapremo chi ha guadagnato quanto; a fare uno sforzo riusciremmo ad essere veggenti. Daltro canto, se tutto viene confermato, Osama Bin Laden, sempre lui, l’ Arsenio Lupin in dialisi, ha sicuramente “bombarolizzato” qualche sua proprietà londinese. Ma cosa importa, oggi nei primi dieci secondi di seduta di borsa avrà intascato qualche trilione di miliardi. Valanghe di denaro insanguinato ed inutile. Cosa importa se sono morti tassisti, muratori, banchisti, impiegati, piloti di autobus e metro, casalinghe, studenti, senzatetto, pakistani, turchi, greci, bianchi, neri, gialli. Chi se ne frega. Sempre senza virgolette. Cosa importa se un apprendista giornalista, come me, a sentire che è successo proprio a Russel Square, vicino ai giardinetti 1

dove mi fermavo a mangiare un toast quasi ogni giorno, gli si stringe il cuore in un dolore umano, fatto di ricordi giovani e sani. Immagini di un’ adolescenza vissuta con serenità e gioia di vivere. Il British alle mie spalle, a farmi da sfondo. Che pena. Che dolore. Mentre questi pensieri, intrisi di ricordi, mi torcono lo stomaco, come tenie affamate, il supremo Tony Blair rende alla stampa il suo tributo di sangue. Sguardo fisso, dolente e doloso, comunica che si allontanerà dal summit per un paio d’ore, per poi tornare in serata. Giusto il tempo di rendere omaggio alle vittime e stare vicino ai suoi collaboratori. Che si lavori intanto, siamo qui per questo, è un nostro preciso dovere. Mai ci fosse qualche interesse di mezzo, non è il caso nemmeno di pensarlo. Di certo non è il caso che si sappia. Il più sincero, manco a dirlo è George W. Bush: l’unico che ammette di fare gli interessi di chi lo ha votato: quindi, il protocollo di Kioto mettetevelo dove non batte il sole. Gli piacerebbe poter parlare così, al vecchio GerogieBoy, magari con un bel cappellone texano in testa. Si concede un sorriso beffardo, però, mentre rilascia queste dichiarazioni. Lo hanno visto tutti. Il sorriso, intendo. Mentre tutti i canali televisivi sono invasi dai contuinui aggiornamenti da Londra, mi faccio un panino. Purtroppo non riesco a mangiarlo. Una luce mi attraversa la testa, la mia professoressa di Fisica del liceo avrebbe approvato: in tutto questo “ambaradan” economico politico, la relatività del maestro Einstein va a farsi benedire: a Londra scoppia una bomba e nello stesso momento a Bagdad e Kabul pure. LORENZO SERRA


EDITORIALE

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Calcola il tuo “PREZZO DELLA VITA�, inserendo i “COSTI DELLA VITA� negli appositi spazi

IL PREZZO DELLA VITA Ovvero: dimostrazione semiseria di come il denaro sia indissolubilmente legato ad ogni fase della nostra vita. 5

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PARTENZA Salve, sono un feto, mi sollazzo e sguazzo nel liquido amniotico, sono stato concepito da soli quattro mesi e senza sapere perchè e percome vengo periodicamente investito da raggi X, forse qualcuno, lĂŹ fuori, si chiede di che sesso sono e se son sano. Fino al nono mese cosĂŹ, tra palpate e raggi invasivi, poi di colpo mentre sonnecchio, vedo una luce, in un attimo sono tra le mani di una donna corpulenta che mi schiaffeggia (cominciamo bene!) son maschio e son sano. E’ strano, il bimbo che è nato il mio stesso giorno si nutre attaccandosi famelico al seno materno, a me danno uno strano oggetto gommoso con dentro un ottimo liquido bianco, ottimo si.... ma un pochino indigesto, tanto che i miei pazienti genitori sono costretti a


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far fronte alle mie frequenti evacuazioni con un voluminoso mutandone assorbente che, francamente, ingofďŹ sce un pò la mia snella ďŹ gura. CosĂŹ, tra latte, omogeneizzati, culle, pannoloni e abluzioni frequenti, trascorro i miei primi anni di vita quasi sempre in casa, attorniato da tanto amore ed altrettanti giocattoli. Poi un giorno, mi svegliano di buonora, mi agghindano a festa e mi conducono in uno strano luogo dove altri fanciulli, miei coetanei, piangono e mangiano penne colorate, ho sentito quella donna nerovestita chiamarlo asilo, io, intanto, per non esser diverso dagli altri, inizio a piangere e mangiare pennarelli e cosĂŹ farò ďŹ no ai sei anni. Ora parlo e cammino come un ometto e come ogni buon ometto che si rispetti, i miei premurosi genitori, mi portano a scuola e non

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paghi di questa condanna, si mettono in testa di coltivare una mia attitudine: quella di fare rumore e cosĂŹ mi mandano due volte alla settimana a prendere lezioni di pianoforte! CosĂŹ tra scuola, musica e calde coccole della baby-sitter ( i miei lavorano tutti e due come cani per far stare bene il loro pupetto), arrivo al fatidico traguardo delle scuole medie. Beh! A dire il vero, non sono state poi memorabili queste medie, la vera svolta ci sarĂ ora che ho 14 anni e dovrò scegliere quale scuola superiore dover frequentare e dare, cosĂŹ, un primo indirizzo alla mia vita. Ho scelto il liceo classico, ho sentito dire in tv, da Topo Gigio, che molti grandi personaggi hanno frequentato il liceo e cosĂŹ..... In realtĂ non è stata una scelta felice, è difďŹ cile e ci sono troppi ragazzi di buona 6


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famiglia, li chiamano â€œďŹ ghettiâ€? , indossano scarpe e vestiti alla moda, cosĂŹ io per non essere da meno (vecchia abitudine dell’asilo), dissanguo il portafoglio di mio padre operaio, per comprarmi abiti da â€œďŹ ghettoâ€?! Sono a metĂ dei miei studi liceali, ho convinto il babbo a comprarmi il motorino, ce l’hanno tutti (vecchia abitudine), beh! Una porzione l’ho pagata io lavorando in estate, ma alla ďŹ ne ho messo da parte solo 1/45 del valore del motorino, il babbo non fu contento! Altra grande novitĂ della mia vita: la mia ďŹ danzatina, che però tra pizzette e regalini mi costa una fortuna, ma ne vale la pena.... e poi ce l’hanno tutti (......)! Con gli amici, poi, tra disco e pub è tutta una festa, il problema è che ora il liceo è ďŹ nito e non so proprio cosa fare. Forse dovrei andare a lavorare, ma io 7

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ho voglia di studiare o meglio: ho voglia di andare a studiare in un’altra cittĂ come i miei amici, insomma dopo i classici litigi casalinghi, eccomi post-adolescente, universitario, fuori sede! La vita da studente è un pò cara, tra libri, tasse, afďŹ tti e bollette....ma io ho trovato un lavoretto part-time col quale ogni mese riesco a metter su i soldi per le sigarette, almeno quelle le pago io, il resto....beh! lo sapete. Miracolosamente al settimo anno fuori corso, riesco a laurearmi, la festa con gli amici ed i parenti tutti, la farò in un locale stupendo, il prezzo è buono o almeno credo, se ne è occupato mio padre! Ma ora basta, vado a lavorare, domattina, di buonora mi sveglierò, mi laverò, mi vestirò ed andrò a cercare un buon impiego, c’è solo un piccolo problema: non posso presentarmi


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ad un colloquio con i quattro stracci da studentello che ho nell’armadio, devo rifarmi il guardaroba, devo trovare i soldi, devo trovare un’idea, eccola!! Chiamo i miei! E ďŹ nalmente, vestito di tutto punto, ecco l’occasione della vita: uno stage in una grande azienda, solo che io, giovane ďŹ ducioso ottenebrato, non sapevo che gli stage, non sono stipendiati ovvero: lavori come una bestia e gratis! La gavetta, mi dico, la gavetta e poi quella biondina dell’ufďŹ cio vendite sono mesi che mi sorride, ora che ďŹ nalmente ho la macchina (indovinate chi me l’ha comprata? Io sono un tradizionalista) potrò con lei andare, a fare una gita fuori porta. Andiamo ogni sabato a cena in un ristorantino nel quartiere vecchio e quando posso (o possono i miei) le compro un regalino. La amo, si,

la amo, è il momento di chiederle di andare a vivere assieme, soprattutto ora che lo stage è diventato collaborazione, tra un pò sarò impiegato di 53° livello (la gavetta, la gavetta, si ma ho piĂš di trent’anni!). La convivenza è dura, in due guadagnamo giusto i soldi per sopravvivere, per fortuna i miei, ed i suoi (novitĂ ) ci aiutano ( le vecchie abitudini non si perdono facilmente). Dopo due anni di convivenza, ho deciso di fare il grande passo, ora guadagno abbastanza per vivere discretamente e poi con questi fantastici contratti a tempo determinato, ho lo stipendio assicurato per sei mesi, insomma, sono a posto! Ora capisco perchè lo chiamano il grande passo, tra abiti cena, bomboniere etc.. ho speso una fortuna o meglio: 8


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abbiamo speso una fortuna, si, intendo, io, mia moglie, i miei genitori ed i suoi (.....)! La vera condanna però è iniziata al ritorno dal viaggio di nozze, si, perchè mia moglie, colta da improvviso delirio di onnipotenza, mi ha costretto a comprare la casa dove il nostro amore si è trasformano in matrimonio, romantica vero? Meno romantico è il grigio omino della banca che col suo pizzetto meďŹ stofelico, mi ďŹ ssa e mi porge una penna, ecco che ďŹ rmo la mia condanna! Gli sto vendendo 20 anni della mia vita e menomale che ora i contratti a lavoro me li fanno di 12 mesi invece che di 6, che fortuna! Mia moglie è il vero angelo del focolare, organizza cene con gli amici, ha arredato la casa, ha voluto la macchina nuova....però da un pò di tempo ha una strana luce negli occhi. Un giorno mi 9

ferma, mette i suoi occhi nei miei e mi sussurra melliua: “ amore facciamo un ďŹ glio?â€?, non ricordo cosa risposi, ricordo solo il suo ventre lievitare assieme alle sue voglie di papaja e maracuja alle tre di notte, ma ora è tempo, mia moglie ha ďŹ nito i giorni, è nata nostra ďŹ glia (da ora caro lettore torna la punto 4 e arriva ďŹ no al 35 con l’unica differenza che ora saremo noi a pagare....ricordati di moltiplicare per il numero di ďŹ gli fatti). Ora mia ďŹ glia è grande, ho da poco ďŹ nito di pagare il mutuo (dal punto 42 al 50) eccomi vecchio e stanco dopo una vita di lavoro, ďŹ nalmente prenderò la pensione e mi godrò il riposo dei giusti....beh! 680 euro al mese dopo 40 anni di contributi non sono una gran cifra, ma ce la farò come ce l’ho sempre fatta: col sacriďŹ cio (mi piacerebbe molto, caro


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lettore, credere alle mie parole, ma sono pura retorica di un uomo afitto da demenza senile). La vecchiaia di sacriďŹ ci è stata disastrosa, ho avuto acciacchi d’ogni genere, dal femore rotto alla cataratta, per non parlare dei denti ( al dentista, ho versato per intero la mia liquidazione) il resto dei liquidi li ho dati a mia ďŹ glia, ma lei è stata gentile: ha messo me e mia moglie nel migliore ospizio del quartiere, tra vecchi obnubilati che bagnano i loro discorsi con copiosi rivoli di bava. Come quel giorno in sala parto, vedo una luce, ma non c’è la donna corpulenta che mi schiaffeggia, di fronte a me, ora c’è un uomo nerovestito che reca in mano una falce rugginosa, è la morte che mi indica l’ultima via ed io la seguo ormai stanco d’essere stanco. Nel frattempo, nel regno dei vivi, mia

moglie è costretta a pagare cifre che non possiede per darmi l’estremo saluto, ho una comodissima bara in simil-legno di faggio che presto marcirĂ assieme alle mie spoglia mortali. Sulla lapide in ďŹ nto marmo di Carrara, nessun epitafďŹ o, il becchino per quello voleva un sovrapprezzo! Mentre assisto silente a tutto ciò, con l’ultimo barlume di intelligenza, penso alla mia vita terrena e deduco in breve, che sto continuando a spendere anche ora che non ci son piĂš!!! E pensare che tra pochi mesi sarei diventato nonno (caro lettore torna al punto 1 e continua a pagare, pardon!.... a vivere). ODINO

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in libreria


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Nella Firenze che tutti conosciamo, quella di Donatello e Brunelleschi, degli Uffizi e con l’ Arno che gli scorre in mezzo, è spuntato un fiore tecnologico. FirenzeMUV...electronicMUsicVideo... Considerare “un festival” un evento che mette in contatto, anzi in rete, molte realtà della scena elettronica italiana, è riduttivo. Superficiale. FirenzeMUV è una voce dell’ avanguardia; anzi dall’ avanguardia. Questo termine, mutuato dalla terminologia militare, indica coloro che stanno più avanti della prima linea, dove serve molto coraggio e una cospicua dose di pazzia. Il campo di battaglia è quello di questa Italia malconcia e bassa, che ragiona esclusivamente ad entrate, uscite e rendiconto. Una realtà, quella italiana, che mette a dura prova chi sperimenta nuovi campi artistici, rappresentativi e aggregazionali.

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Andare oltre l’intrattenimento sterile e consumistico e tendere alla comunicazione di un concetto, attraverso varie elaborazioni e varii soggetti elaboranti. Per noi che veniamo dalla grande capitale, dove c’è un pò di tutto, spesso fatto male, ritrovarsi in una splendida cornice come quella delle Pavoniere, al parco delle Cascine, è di per se estraniante. Immersa in un verde aristocratico la location ci fa brillare gli occhi: tre grossi schermi per i visual dominano una lunga consolle e una piscina hollywoodiana, ci riempiono di promesse invitanti. Marzia e Caterina, MKN, ci rapiscono per un giro della città e per fare una chiaccherata. I problemi di chi gestisce e organizza questo tipo di avvenimenti sono sempre i soliti: la mutevole collaborazione delle istituzioni, mai coerenti con se stesse, il budget microscopico rispetto alle

IL SONAR SE LA TIRA.


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Il Sònar se la tira. Nessun accredito ai giornalisti, a meno che non sia stato prenotato gia da un mese prima; neanche fosse la “Biennale di Venezia”. Molte grazie. Pagheremo. E pagare in questo caso ci torna utile, ci consente di acquisire una coscienza maggiore sulle dinamiche commerciali in atto nella manifestazione. Di provarle sulla nostra pelle. Alla 12° edizione, il Sònar, si è svolto, tra il centro e la periferia della città, in due luoghi significativi di Barcellona. La furia costruttiva dell’evento si è manifestata in tutta la sua invadenza, impacchettando, murando letteralmente una buona parte della


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necessità reali dell’evento e purtroppo la concorrenza, alla volte poco corretta di chi fa “stagione” tutto l’anno. Approfondendo la discussione nei suoi aspetti culturali, ci ritroviamo alleati. Lo scopo che ci accomuna è quello di creare una rete, un network, attraverso il quale rompere il muro di gomma, che circonda questa sfera culturale. Un motore di ricerca per trovare nostri simili. Smettere di essere fenomeno e diventare progetto. La cultura elettronica è una realtà anche in Italia, dove, al contrario di quello che succede in Europa, viene tenuta buona e calda come idea commerciale/commerciabile; un brand come un altro. Una marca piuttosto che un’ altra. Bisogna abbandonare la cultura del “genere”, per muoversi in direzioni più ampie ed evolutive. Non è un caso che l’altra metà di questo servizio sia dedicata al

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Sonar, che si svolge in contemporanea al MUV, ma lontano anni luce da Firenze. Il Sonar dei grandi nomi, delle grandi marche, dei grandi interessi. Davide e Golia. Gianluca e Luana, Intooitiv, ci raccontano altri viscidi scogli superati, per realizzare MUV, come la diffusa diffidenza del pubblico di massa, che come al solito preferisce giocattoli più facili...” Le persone preferiscono bere e stazionare in un posto, cercare di dar loro la possibilità di pensare e di esprimersi certe volte può essere un suicidio...ma chim se ne frega, noi vogliamo qualcosa di diverso!” SKIP_FW Il meglio secondo MoM... merc.15_6_05 Bianco Valente+Mass (Dsp rec.Napoli), stupisce con un live set


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piazza adiacente il Museo di Arte Contemporanea(MACBA) della città di Barcellona. Le esibizioni dell’evento, divise tra un day e un night time, si sono svolte di giorno tra il dentro e il fuori di questa impressionante struttura architettonica. Una vera e propria cattedrale dell’arte contemporanea, che ingloba anche il CCCB (Centre de Cultura Contemporania de Barcelona), impegnato spesso in progetti musicali e video, con uno sguardo antropologico sui fenomeni culturali nascenti nella città. Molti dicono che, alla fin fine, la cosa più bella che si può solitamente vedere visitando il MACBA, è il museo stesso, il suo edificio, la sua progettazione architettonica radicalmente innovativa. Non è stato facile però goderne durante i giorni del Sònar, per quella mania del divieto d’accesso che li ha portati a recintare tutto un lato del museo, con un muro, costantemente

sorvegliato, alto quasi tre metri. Aggiungerei, per proteggere, poco discretamente, i molti interessi economici che gravitano, sempre di più intorno all’ orbita del Sònar. La notte si è ambientata, invece, nella periferia della città, nell’appena terminata “Nuova Fiera di Barcellona” (la fira), perche’ in fondo in fondo, tutto il Sònar sta li per vendere, da dietro i suoi stand, una piccola fetta dell’immaginario della musica elettronica. Due luoghi istituzionali della città, perché, alla fine, il Sònar stesso è una istituzione. L’ennesima. Essere lasciati nel dubbio dell’acquisto del biglietto è però un meccanismo a boomerang per voi, miei cari, gentili burocrati organizzatori. Fuori dai cancelli si scambiano commenti, si sparano sentenze; si vive un po’ tra il popolo degli outsider. Quelli che per un motivo o per un altro, poi, non sono entrati. 18


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molto “dance”, nonostante la concezione molto intellettuale del lavoro del duo partenopeo. Soprattutto nella seconda parte del live, quando Mass si lascia andare sul computer, la gente balla e quello che sembrava un aperitivo lungo...si trasforma in groove. giov.16_6_05 UselessWoodenToys (Cremona- Verona) Una piccola rivelazione questi due ragazzi del nord! Il loro è un live atipico, cut di pezzi funky e breakbeat londinese, scratch e sintetizzatori, ma soprattutto uno stupendo moog vintage che domina la linea sonora ogni volta che lo si accende... Bellissimo anche il cd, sia per l’ estetica che per i contenuti. Mass-prod (Genova) Ciao Martino! Ci siamo proprio divertiti con Martino, un personaggione davvero, abbiamo anche diviso l’ appartamento dopo una serata

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di follie in un locale di Firenze... Il sound dei Mass-prod è ultra ballerino, daltro canto è resident al Club74 di Genova, il live set per Martino è ancora una grossa sfida...( molte le difficoltà... ma non parliamo di sfiga). Bella Martino! Il visual è affidato a vj Goofo...non male questi due ragazzi che in due fanno si e no quarant’anni... ven.17_6_05 Eliche_In_Funzione (Forlì) Altra bella esibizione, si vede che il ragazzo si è formato attraverso la figura chiave di Eraldo Bernocchi, allora produttore di Co.Dex...Do you rembember Giovanni Lindo Ferretti...? Tanti i suoi progetti e le sue collaborazioni, dal teatro ad un dvd sull’ opera di Carmen Silvestroni ( artista visuale forlivese scomparsa qualche anno fa) di cui è ideatore e curatore musicale. sab.18_6_05:// ElettroWaveOut e Fondazione italiana Arezzo


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Forse il motivo di questo fenomeno risale alla tipica mania scroccona del pubblico dei grandi eventi, ma, questa, sembra essere una interpretazione riduttiva del fatto. Cosa non convince del Sònar? Si potrebbe rispondere apportando motivazioni di natura estetica, mettendo in dubbio la validità artistica della manifestazione, fino a lamentarci per l’eccessivo affollamento. Anche così facendo, non si coglierebbe il nocciolo della questione. Entrare al Sonar, soprattutto quest’anno, costa troppo. Perchè? Cominceremo con il notare la pesante affluenza di turisti stranieri all’interno del Sònar, in maggior parte di madrelingua inglese, con la pelle bianca e rossa. Certo per il turista è, questa, una occasione d’oro per montare

sull’ aereo, venire a visitare la città, fare un bagno al mare, una passeggiatina con le infradito ai piedi, una cenetta al tramonto su una delle caratteristiche terrazas del centro. Poco pesano, allora, cento euro d’ingresso per il Sonar, se la vacanza ne costa almeno duemila. Ci sono poi i patiti dei grandi nomi, che sarebbero disposti a spendere qualsiasi cifra, per vedere il proprio artista del cuore. Ma allora, visto tutto ciò, il Sonar si ridurrebbe ad essere uno dei tanti megaconcerti sparsi per il mondo. Ma non voleva essere, questo evento, qualcosa di diverso? Almeno così uno si aspetterebbe leggendone il sottotitolo “advanced music e media art”. No, no. Niente di nuovo. Tanti soldi che girano, come sempre. Ora, diciamocelo, c’è tutto un discorso sulla gratuità che circola tra gli ambienti della musica elettronica e della media\net art. 20


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Wave Italia Alex Redman (Corfù) Alexis altro grande personaggio... Il più europeo di tutti, da Corfù a Parigi a Berlino... a Firenze per motivi di studio, da vita alla serata BerlinElectro, il live che presenta al MUV fa parte di “hypnotc project”. Ci siamo incontrati alla StreetRaveParade di Bologna, sempre disposto a fare casino...un bravo ragazzo davvero...Lui e il suo amico Antonio... Ciao Boldrini...Lampredotto docet! OHZ (Roma) Questo duo decisamente è un outsider all’interno della rassegna MUV, è il vincitore dell’edizione ‘ 05 di Elettro Wave, ci sono sei tastiere due portatili ed anche una chitarra sul palco per il loro live, la miscela di suoni che ne esce fuori e un tecno pop un tantino psicotico...d’effetto ma lontano dalla natura elettronica

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della scena... Molto interessante la ricerca sonora ma vincere EW05 ci sembra troppo... OTO (Firenze) Elettronica concettuale totale. OTO è un percorso intellettuale, prima che un live set... finalisti a EW05, sono arrivati secondi dopo OHZ (???) per questo duo che mescola noise ed elettronica sicuramente va il premio della critica. Tutto gira come un microchip...soundzgood.... Ether (Firenze) Grande perfomance quella degli Ether. Arricchiti dalla presenza di un dj che gratta sui piatti, segnano il passo per quello che riguarda la scena elettronica di Firenze. Vincitori EW02 suonano in molti club e festival italiani...da vedere il loro sito...www.ether.org....Il sound che producono scuote e fa ballare.


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Il sònar di tutto questo se ne fotte. Vorrebbe essere la bandiera della generazione di sperimentazione elettronica di massa? Forse allora no, dietro quell’ “advanced” del sottotitolo, penso, si nasconda il solito elitarismo di morte, che uccide l’arte contemporanea. Ma il Sònar, si nutre di masse, e di quelle masse che negli ultimi anni hanno scoperto l’estrema fruibilità dei software per la manipolazione dei suoni elettronici, scaricati gratuitamente dalla rete, negli sconfinati programmi di filesharing. Una diffusione contagiosa che è ancora in atto. Un nuovo artigianato della sperimentazione del suono: è questo che diede necessariamente la spinta per la nascita e l’affermazione del Sònar che pare, ora, quasi ripudiare le sue origini. Ripudia la forza di quell’ondata di gratuità reciproca

che ben si differenzia dalla gratuità delle invadenti macchine promozionali. Quella pratica di scaricare gratis dalla rete ciò con cui posso elaborare un qualcosa, che a sua volta, potrà essere scaricato da altri; di nuovo gratuitamente. Una dinamica di scambio, condivisione (sharing), piacevole, reciproca, rivoluzionaria e, per dirla alla Baudrillard, primitiva. Questo rende così affascinante l’immaginario della musica elettronica, dai freeparty alle community di musicisti in internet, passando per tutte le forme di sharing nella rete. Ma ripeto, di tutto questo, il Sònar, non sembra tenerne conto. Anzi, tutto ciò che l’evento regala, si paga a prezzo di pubblicità. Una miriade di sponsor troppo pressanti sparsi per tutti i luoghi della manifestazione. Quanti soldi vuole guadagnare lo staff del Sònar, allora? Di solito le massicce sponsorizzazioni servono a coprire le spese 22


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OUTRO Quando ci lasciamo alle spalle Firenze, ci ricordiamo che abbiamo dimenticato di lasciarle un bacio... però gli abbiamo lasciato: beats, synth, tastiere mute e un casino di musica dall’avanguardia... Questa prima edizione di MUV è stata sicuramente un gran successo, con lo special party che si tenuto al castello di Poggio venerdì sera... Lory D e la crew di ConnexxionParty hanno tenuto banco per diverse ore...gran bella festa e grande location. Da menzionare le video installazioni di EMFK, visual artist di Roma venuto apposta per l’occasione...sicuramente il meglio che abbiamo visto... Noi ci auguriamo che ce ne sia una seconda e che, con il passar

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del tempo, questa bella rassegna si trasformi in quella Rete/ Network che a tutti serve. Per guadare il passaggio da intarattenimento ad arte e, convogliando tutte le forze, emergere come struttura concettuale e non solo musicale. Lorenzo Serra fotografie di: Patrizio Testa . ..Grazie a: Caterina, Marzia, Gianluca, Luana, Luca(Connexxion), Martino e il suo cliTToride, Antonio e Alexis (W il Lampredotto), Marco (OTO), Ether, Kun’ Experience e tutti quelli che c’erano, ci sono e ci saranno! Aloa


m muv

di eventi gratuiti. Il Sonar però non sembra essere di questa idea. Forse pensa che facendo pagare un prezzo d’entrata così alto (una volta finiti i biglietti validi per tutti e tre i giorni, ogni ingresso giornaliero costava più di settanta euro) la manifestazione assuma un tono più credibile, che stimoli così, in definitiva, l’attenzione del pubblico; magari, solo più lavoro per i bagherini (gli affari chiamano altri affari). In definitiva, forse il Sonar quest’anno non risultava così interessante. Bisogna quindi imparare. Nelle impazzite dinamiche di vendita dei giorni nostri , pare non costi di più ciò che è realmente meglio, ma, in un facile rovesciamento dei termini, ci sembri migliore ciò che paghiamo di più. Fatevi sotto bambini, occhio agli spacciatori, occhio agli zuccherini. Articolo: Mahhazturo Kysemi Foto: Silvester Scaglione 24



MUG M MU UG S UG SH SHOT HO H O OT T Deficit e procedura UE contro on l’ Italia: i problemi degli Italiani, in questo periodo, se sembrano intrecciarsi viziosamente ma provenire da una matrice unica, il denaro. Nell’ inadeguatezza della situazione zio attuale c’è perfino chi auspica un ritorno alla lira. Esiste una via di uscita? Esi Lo Chiediamo a Curzio Maltese. I soldi - a patto che si abbiano - non sempre vengono spesi o investiti e suscitano indubbiamente un certo tipo di fascino. Pensi che il denaro sia il vero bastone del potere oppure sono un gfeticcio molto allettante? Problemi degli italiani provengono dai medesimi. un paese che elegge il più ricco pensando che possa mettersi al servizio della collettività è una collettività in stato di grave confusione mentale. l’italia vive un declino generale, che è stato molto prima culturale, morale, civile, intellettuale e politico, quindi anche economico. Il ritorno alla lira è la risposta imbecille di chi contesta l’europa così com’è stata costruita e finisce per imitarne la stessa logica, ovvero quella della moneta come faro della civiltà. Uscire dall’euro è impossibile e fra l’altro sarebbe insensato

senza uscire anche dai trattati di maastricht. La questione è un’altra e cioè se si può condurre un grande processo storico senza coinvolgere i popoli, com’è stato per la Convenzione Sembra che tutto abbia un prezzo, anche le persone, che spesso accettano vari tipi di compromessi per guadagnare di più. Evidentemente funziona, tu cosa ne pensi? I soldi sono un mistero psicologico, un veicolo per raggiungere altro. In genere vogliamo soldi per procurarci sentimenti che non riusciamo a ottenere in altro modo. Per esempio l’amore, la benevolenza, la stima, il rispetto, l’ammirazione. tutti sogni che i soldi non possono comprare. Il sentimento che ci si procura con i soldi è soltanto l’invidia.

Maltese Curzio Giornalista Roma 14/07/2005 N001

Tu accetteresti di vivere con c meno soldi ed in generale è possibile vivere ene di poco, oco essere felici e realizzare are progetti? Ho vissuto la maggior am parte della mia vit vita in condizioni economiche ic penose eppure stavo da dio. Al contrario, è possibile essere felici avendo un mucchio di soldi? Sai, qualcuno dice “more money, more problems”. La felicità consiste nel fatto di essere e sentirsi vivi, nell’avere un sogno, un progetto. Il modo di arrivarci è individuale. Personalmente non mi sento vivo in diretta relazione con il conto in banca. Aggiungo, nel mio caso: per fortuna. Manuel Mastrostefano

Maltese Curzio Giornalista Roma 14/07/2005 N001

Maltese Curzio io Giornalista na Roma 14/07/2005 20 003N001 Roma 14/07/2005

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ZENTRUM

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IL DIVO: UNA QUESTIONE INCALCOLABILE di Flavio De Bernardinis I produttori di una volta non ci sono più. Nessuno investe davvero del denaro nel cinema e nei film. Hollywood sì, mantiene ancora, e bene, l’aura di macchina per mostrare e produrre ricchezza. Ma in Italia? I capitali di Rai e Mediaset, poi il fondo governativo, ormai in via di estinzione, e il discorso si chiude. Il denaro, pur distillato alla fonte, si perde poi in mille rivoli e ruscelli fatti di mediazioni, e di mediazioni di mediazioni. Ossia, di produttori esecutivi titolari, di produttori 29

esecutivi partner, di organizzatori per il territorio X, di organizzatori per il territorio Y. Il denaro viene assunto da una macchina che lo ingoia, ma poi non lo metabolizza in spettacolo e in immaginario. Proprio il dato dell’immaginario, centrale, come si ricorderà, nella riflessione sul cinema, e nella pratica del cinema, dalla fine degli anni settanta, è ormai venuto meno nel contesto del cinema italiano. Che deve al massimo testimoniare, testare, sondare le sue storie e i suoi


personaggi, ma mai reinventarli con l’immaginazione. Un piccolo film dei fratelli Taviani, a piccolo budget, p.es San Michele aveva un gallo, bello o brutto che fosse, aveva come obiettivo esplicito quello di smuovere e rovesciare i confini dell’immaginario condiviso. Si dirà che oggi non esiste più un immaginario condiviso, ma si potrà rispondere, con altrettanta semplicità, che oggi esiste soltanto un immaginario condiviso. Certo, un immaginario condiviso molto più furbo di un tempo, che accomuna tanto regola e trasgressione, quanto esperimento e routine. Eppure qualcosa si può comunque immaginare. Per esempio la dimensione del divismo. 30


Reinventare un divismo, fuori dal glamour e dal patinato condiviso. La figura del divo, l’attore splendente di luce propria, potrebbe incorporare la questione del denaro. Il divo, in quanto divo, comprende in sé tutta la ricchezza dell’immaginario. Lo splendore del divo trascende il prezzo del film e il prezzo del biglietto. Produce un valore aggiunto in termini di immaginario che non può essere pianificato a puntino. Qualcuno, in Italia, riflette seriamente sulla questione del divismo? Terminata la stagione del divismo morettiano, il Moretti divo sullo schermo, un divismo così forte da mettere tra parentesi la questione del 31


denaro, c’è un produttore, un press agent, un esperto di marketing, uno scienziato della comunicazione, che ragioni per immaginare finalmente un divismo come fondamenta su cui costruire un cinema nuovo? Un divismo che metta tra parentesi, per il momento, la questione del denaro, tanto forte deve risultare il divo, con il suo puro effetto presenza, e il suo puro pronunciare parole che diventino immediatamente delle idee in veste di sogno? L’ultimo film di Stanley Kubrick, non a caso, è un piccolo film incentrato esclusivamente sulla questione del divismo. Partire da Eyes Wide Shut. Chi ne ha, qui e ora, la forza, il coraggio e la spudoratezza? 32




PADRI E FIGLI FIGLIO: “Babbo, babbo, dove sei, devo dirti una cosa!” PADRE: “Dimmi figliolo, cosa ti affligge?” F: “Nulla babbo, volevo solo dirti che ho deciso cosa farò da grande!” P: “…e cosa farai figlio mio? F: “Quello che fa il padre del mio compagno di banco Kevin” P: “E cioè? F: “Il PARLAMENTARE!” P: “…e perché figlio hai deciso di fare il parlamentare e non magari, l’astronauta o l’ospite fisso di un talk show? F: “Ma babbo vedi, i parlamentari hanno i superpoteri, pensa che sono gli unici che possono alzarsi lo stipendio come e quando vogliono, tanto nessuno se ne accorge e se pure qualcuno dovesse accorgersene…….cosa cambia? P: “..e chi te l’ha detto?” F: “Kevin! E mi ha anche raccontato che il padre guadagna 19.150 euro al mese (lo stipendio base però e solo di 9.980 euro al mese) e che proprio pochi mesi or sono, tutti, ma proprio tutti i parlamentari, si sono riuniti per votare un aumento di stipendio per loro stessi pari a 1.135 euro al mese e pensa che è stato votato all’unanimità (che strano!) e senza astenuti, alcuni parlamentari pur di essere presenti hanno chiesto ai tassisti come arrivare in parlamento!” P: “Ma vedi figliolo, loro si alzano lo stipendio proprio perché, ora che il paese è in recessione e le casse dello stato sono esangui, loro lavoreranno alacremente per risollevare la situazione!” F: “Babbo, guarda che sono io il bimbo ingenuo di otto anni di questa storia!” P: “Giusto……andiamo avanti. Allora? E’ solo per questo che vuoi diventare un parlamentare?” F: “Ma no babbo, devi sapere che poi, una volta eletto, darò lavoro anche a te: sarai il mio portaborse, cioè il mio assistente che io potrò scegliere personalmente e perché mai non dovrei scegliere un mio familiare o un mio parente visto che lo stipendio è di 4.030 euro al mese?” P: “Si, ma poi dovremmo trasferirci nella capitale….” F: “Nessun problema babbo, a noi parlamentari spetta un rimborso spese affitto di circa 2.900 euro al mese, potremmo anche affittare un superattico con pavimenti in alabastro e maniglie d’avorio indiano”. P: “Ma quante cose…”

F: “….e non ti ho detto dell’indennità di carica che parte da 335 fino ad arrivare a 6.455 euro circa!” P: “Bene figliolo, con tutti questi soldi sai quante belle cose potremo fare nella capitale!” F: “Soldi babbo?! E per far cosa? Noi parlamentari abbiamo la tessera per entrare gratis al cinema….” P: “…ma a me piace il teatro!” F: “Nessun problema, abbiamo la tessera gratis anche per il teatro e potremmo andarci sia in autobus che in metropolitana perché non paghiamo neanche quelli” P: “…e ma la mamma poverina, come faremo con lei che sarà lontana dalla capitale?” F: “ Babbo non paghiamo né treno né aereo e se vuoi, puoi scriverle quando ne hai più voglia perché abbiamo gratis anche i francobolli!” P: “….no, io non amo scrivere” F: “ Beh! Allora potrai chiamarla come e quando vuoi visto che abbiamo il cellulare gratis, ma la vera comodità sarà l’auto blu con l’autista, sempre a nostra disposizione”. P: “Che mondo affascinante! Raccontami ancora qualcosa figliolo.” F: “Bene babbo, piscina e palestra gratis, aereo di stato gratis, cliniche gratis, assicurazione sulla vita gratis, assicurazione infortuni gratis, ristorante gratis e pensa che nel solo 1999 i miei colleghi parlamentari hanno mangiato e bevuto gratis per 1.472.000 euro!!!!” P: “Si, ma tutto questo durerà solo i pochi anni che resterai in carica!” F: “Giusto padre, ma pensa che dopo 35 MESI in parlamento avrò diritto ad una lauta pensione, mentre tu per averla avrai dovuto lavorare per 35 ANNI!” P: “Ma tutti questi benedetti soldi da dove li prendono?” F: “Ma babbo, dove vivi? Ovviamente sono tutti soldi dei contribuenti, di chi cioè paga le tasse! Pensa che la sola Camera dei Deputati costa al cittadino 2215 euro” P: “….al giorno?” F: “ No, al MINUTO!!!” P: “….e no! Figliolo mio caro, tu troppo sai e troppo PENSI, sei davvero troppo INTELLIGENTE, ho paura che mai, dico mai e poi mai riuscirai ad entrare IN PARLAMENTO……!” ODINO


una banconota da 100 euro costa, alla zecca di stato, circa 3 centesimi tra stampa, carta, colore etc.....

gli europei spendono ogni anno complessivamente 11.000 miliardi di euro solo in gelati......9.000 miliardi risolverebbero i problemi delle infrastrutture dell’acqua il debito pubblico e’ il e della sanita’ del mondo totale accumulato nel corso intero. degli anni da uno stato nei confronti dei propri la furbizia fiscale cittadini. il debito pubblico degli evasori costa in italia e’ calcolato in 1441 all’erario italiano miliardi di euro equivalente 210 milioni di euro al 106,6% del pil stimato l’anno!! per lo scorso anno!

in italia un lavoratore su sette viene pagato totalmente in nero, secondo i calcoli del censis, il fenomeno del sommerso coinvolge oltre 3 milioni di persone pari al 14,2% della forza occupazionale, alle casse dello stato vengono sottratti in questo modo circa 103 miliardi di euro! i ricchi in italia sono 46000 ovvero persone che hanno almeno 200000 euro di reddito annuo.

Bubble

l’1% delle ricchezze dei 200 uomini piu’ ricchi del mondo basterebbe a risolvere il problema dell’analfabetismo in ogni angolo della terra. “ragazzo con la pipa”, un quadro che picasso dipinse nel 1905 e’ stato venduto per 104 milioni di dollari da sotheby’s battendo ogni record di vendita di quadri all’asta.

James Wolfensohn, presidente della banca mondiale, solo pochi mesi or sono dichiaro’: “il mondo spende 900 miliardi di dollari l’anno in spese militari, 300 miliardi do dollari in sussidi all’agricoltura e solo 50 in aiuti allo sviluppo…. forse dovremmo provare a fare il contrario!” il pam (programma alimentare dele nazioni unite) ha stimato in 19 centesimi di euro al giorno la cifra necessaria per dare da mangiare ad un bambino africano delle elementari. una cifra irrisoria, eppure considerata eccessiva per il mondo ricco se e’ vero com’e’ vero che ogni giorno 300 milioni di bambini non sanno se avranno da mangiare. (19 centesimi!!)

Bill Gates anche quest’anno (e’ il decimo consecutivo) e’ l’uomo piu’ ricco del mondo, ha un patrimonio personale stimato in 40,7 miliardi di dollari.

il pil rappresenta il valore degli insiemi di beni di servizio prodotti sul territorio di uno stato da produttori nazionali o stranieri; esprime la ricchezza creata da uno stato in un certo periodo di tempo.

il deficit pubblico e’ il saldo negativo che si verifica quando le uscite di uno stato superano le entrate. in italia ci sono 312 ragionieri ultranovantenni che cercano da anni di calcorarlo con scarsi risultati. 36


www.umeboshirecords.com


Stencil di Sten inedito per MOM

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omaggio fotografico di Arianna Scaglione

Venezia

51 ° Biennale d’arte


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Sten

Stencil in S. Lorenzo “sten ?!...quello sten ??!!” così ho conosciuto sten. un istante carico di incredulità, ammirazione e fascinazione pregressi. in un limbo che in sè racchiude e separa realtà e sogno -come uno stencilche è un atelier occupato. l’idea diviene subito atto pratico. 43


singolare prima, coinvolgente e corale poi.artisti.artisti della tecnica.curiosi. far sostare per una volta nella pancia della balena i suoi stencil e quelli della corte di altri artisti romani che per l’occasione si sarebbero riuniti.

creare per una volta attorno all’arte degli stencil -che come poche racchiude in sè urgenza comunicativa, clandestinità, intesa come costante ricerca di spazi di libertà espressiva, e incredibile tecnica. un momento spazio-temporale che non fosse quello frenetico e distratto del quotidiano. far entrare i suoi soggetti nel nostro campo d’azione ed attenzione, piuttosto che interagire con loro per pochi, frenetici istanti persi nei minuti e nelle ore di un giorno qualsiasi. entrare noi in loro, piuttosto che il contrario. 44


“molti miei stencil vengono ripuliti il giorno dopo e ho spesso l’impressione di scrivere sulla sabbia. Altri restano per anni sino a divenire parte del paesaggio urbano” il precipitare di due mesi di lavori è ora la prima vera mostra di stencil-street art della capitale, ben documentata nel catalogo romanzato a cura dei tipi di Stampa Alternativa. l’occasione per poter fissare negli occhi i volti ritratti, siano essi personaggi riconoscibili della pop-culture o schegge di intimità del singolo artista. prima che tornino orgogliosamente a vivere per i vicoli di roma.

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sten espone i suoi stencil on the streetesc-atelier occupato

via dei Reti 15 (s.lorenzo) mostra allestita da calconi & lucci

lucaceleghin/davidesacco


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Articolo Francesca D’Avoli Grafica Root Magazine Team 51



SE I SOGNI NON BASTANO Triangolo Scaleno Teatro Presenta: “IL CASTELLO” da Franz Kafka; drammaturgia e regia Robetta Nicolai; Strike - Roma “Egli è un cittadino libero e sicuro della terra, poiché è legato ad una catena lunga quanto basta per dargli libero accesso a tutti gli spazzi della terra, e però è di una lunghezza tale per cui nulla può trascinarlo oltre i confini della terra. Ma al tempo stesso egli è anche un cittadino libero del cielo. Poiché è legato ad una catena celeste regolata in modo simile. Così se vuole muoversi verso la terra strozza il collare del cielo, se vuole muoversi verso il cielo quello della terra. E ciò nonostante egli ha tutte le possibilità e lo sente.” Un agrimensore protagonista della “terra”, un ospite inatteso e indesiderato che si destreggia tra figure fantoccio full optional immolate ad una divinità terrena di cui non si conosce l’identità. Si affrontano così i temi filosofici del rapporto tra l’uno e il tutto, le caratteristiche fisiche dello spazio e del tempo, e metafisiche del divino e della realtà come derivazione del sacro. Il dentro e il fuori. Elementi di un romanzo incompiuto scritto con gli ultimi respiri, singhiozzante e fluido, visione a ritroso alla fine di un percorso. Manifesto di una resistenza umana senza limiti se non quelli fisici dell’essere uomini, quelli fisiologici della stanchezza, del sonno e della morte. Arrivare al Castello, entrare nel Castello, appropriarsi della chiave della verità, ma il Castello è avvolto dall’ignoto e difeso da un esercito

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di adepti inconsapevoli eppure tesi a perpetrare il suo silenzio. Il Castello, epos della solitudine, della colpa e della vanità degradata, si inerpica all’interno di una struttura dinamica e duttile a ogni cambio di scena. Uno spazio minimale studiato sulle tonalità del bianco e del nero, per rendere ancora più anonimo il paesaggio, spersonalizzarlo per dare risalto alle singole figure che si avvicendano al cospetto dello straniero signor K. Individuo, soggetto privo di tutto anche del nome incapace di armonizzare sé e il mondo, solo e contraddittorio spinto a differenziarsi e ad appartenere. Il Castello è simbolo della quotidiana solitudine e della capacità umana di bastare a se stessi creandosi strutture preordinate per vivere all’interno di un meccanismo perfettamente funzionante quale la società. Scavare nelle viscere di un io in continuo movimento che prova a sfuggire ai ricatti di regole universali, ma che di contro si crea una gabbia in cui sentirsi libero. La compagnia Triangolo Scaleno Teatro, sembra scegliere uno spazio sociale come per rendere più incisivo il messaggio:“Il risultato mi fa sperare che il teatro abbia ancora profonde radici nel reale e che possa ancora offrire ad ogni singolo spettatore una chiave d’accesso personale, privilegiata e critica al mondo in cui viviamo” la regista. (Francesca Candolfi)


Tda Teatro delle Apparizioni Presenta “ GLI OCCHI DI ANDERSEN” primo movimento; Regia e impianto scenico Fabrizio Pallara; Rialtosantambrogio – Roma “…Si entra in punta di piedi nella stanza di un bambino che dorme, si sente l’odore dei suoi giochi, la forza dei suoi sogni…”.In occasione del bicentenario dalla nascita di H.C. Andersen, 1805 -2005, sei giorni di spettacolo, laboratori e mostre per l’evento “La goccia d’acqua” che vede protagonisti tre compagnie teatrale quali: Teatro dei Venti, Accademia Minima del Teatro Urgente e il Teatro delle apparizioni. Un unione di diversi artisti per raccontare i molteplici aspetti del mondo poetico di un autore che da sempre ha caratterizza ed influenza il mondo artistico. Un linguaggio comune: il teatro. È il tda, con il regista Fabrizio Pallara, che chiude la rassegna e che per l’occasione, ci presenta una pièce rinnovata per una platea attenta e curiosa di rimettersi in gioco, dopo quasi un anno di assenza. Una macchina scenica che unisce teatro d’ombre, teatro di visione e teatro d’attore in un caleidoscopio di visioni in musica che rivivono i sogni avuti e creati dallo scrittore. Come da copione le ambientazioni del tda sono minimali e accoglienti. Il pubblico si siede a terra tra cuscini bianchi in un’atmosfera tersa e avvolgente che

ti mette subito a tuo agio, ma sempre con il dubbio che quello che si sta per vedere è sensazione di ciò che tutti noi proviamo, che anima le nostre paure più intime, che esalta le nostre angosce più recondite. Amplificare le sensazioni di uno scrittore di fiabe dal passato burrascoso, per giocare con l’universalità dei sentimenti comunemente umani. Un excursus tra le storie più famose di Andersen: la Sirenetta, Scarpette rosse, La piccola fiammiferaia, Il soldatino di piombo ecc.. Una nova tappa di ricerca sullo spazio, le immagini e il lavoro sugli attore. Una maturazione completa della compagnia che vede Giuliano Polgar, Alessandro Cassoni e Margherita Lacchè attori e interpreti attenti ad armonizzarsi fra loro, grazie alla diversità delle proprie caratteristiche, che sanno sapientemente sfruttare per dare forza alla scena e al testo. Ma il progetto non si ferma solo a Roma, gira e si presenta in una tournè ricca d’appuntamenti tutto per: “raccontare una storia vecchia, che per quanto è vecchia ho paura di dimenticare…”. (Francesca Candolfi)




UNA DIETA PER SOPRAVVIVERE Che cos’ è una dieta? Una cosa è certa: una dieta non è solo una esigua lista di alimenti sconditi, quantitativamente espressi in grammi. Dieta è tutto ciò che entra nel nostro corpo attraverso la bocca, è il contatto più intimo e necessario, che ogni essere umano ha con la materia, quotidianamente... imprescindibilmente. In assenza di questa introdu(a)zione, la vita cessa. Senza cibo un essere umano non campa più di tre, quattro settimane, senza acqua la speranza di vita si riduce ad una manciata di giorni. Il cibo è vita, o meglio, il cibarsi è vivere... sopravvivere. Sopravvivere a quello che mangiamo, che nella migliore delle ipotesi, muore dentro di noi e nella stragrande maggioranza dei casi è gia morto da lungo tempo, al momento della

sua digestione Mangiare vita, per restere in vita; uccidere per sopravvivere, paradigma ben radicato in ogni cultura, in ogni tempo. Corollario invisibile, in quanto rimosso, assorbito dall’ azione più normale, più naturale del mondo. La morte ne è elemento costitutivo ma sta sotto, nascosta dalla spumeggiante, irruenta necessità di conservazione insita in ognuno di noi. Sin da bambini, siamo abituati ad asciugarci in fretta la lacrima versata sul topolino divorato dal gatto. Nessuna preghiera commossa per la mucca Carolina, verrà in mente al buon cristiano, seduto davanti ad un “altare” di succulenta tagliata di Chianina. Una dieta per sopravvivere... senza dimenticare che sopravvivere, spesso, significa vivere oltre la vita altrui. Luca De Marco


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Sin City

Quando il cinema costa “poco”.


Kolossal a prezzi convenienti. Pura utopia o speranza concreta? La trasposizione cinematografica di Sin City, capolavoro di Frank Miller, ha qualcosa in più rispetto alle altre pellicole tratte dai fumetti. Oltre ad aver ricostruito una sceneggiatura che rispettasse fedelmente le tavole originali dell’opera, il regista Robert Rodriguez ha usato una serie di tecniche digitali, già collaudate ma portate a livelli rivoluzionari, in modo da girare in tempi brevissimi, senza bisogno di immensi teatri di posa, chilometri di pellicola, effetti visivi e così via. Le atmosfere del fumetto, fatte di bianchi e neri graffiati da una pioggia incessante, sono state restituite in modo impressionante, senza il bisogno di difficili ed artificiosi espedienti tecnici.

Una volta girate, le scene di recitazione sono state montate in un impianto narrativo efficace e ritmato, a restituire ai tre episodi che compongono il film il medesimo odore delle pagine del fumetto. Tutto a costi estremamente ridotti rispetto agli standard delle major americane, e con minor stress da parte della troupe. Un successo critico e produttivo per quest’opera che in una fase delle riprese ha avuto in regia la collaborazione di Quentin Tarantino. Siamo sempre più vicini a valicare la frontiera che divide il girato reale dall’immaginario. Ma per la prima volta sembra di intravedere una speranza di accessibilità, per quei mezzi necessari a ricostruire intere città fatte di bit ed immaginazione. Marco Mogetta

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Ci trovate qui

Istituto Europeo di Design Via Alcamo 11, tel 06 7024025 Scuola Romana di Fotografia Via degli Musoni 7/a, tel 06 4957264 Università di Roma la Sapienza: Architettura Sociologia Scienze delle Comunicazioni Lettere Università Di Roma Tre: Lettere e filosofia D.A.M.S. Architettura Matematica


Hollywood Via di Monserrato 107, tel 06 6869197 VideoBuco Via degli Equi 6, tel 06 4941339 Politecnico Fandango Via G.P. Tiepolo 13/a, tel 06 36004240 Tibur Via degli Etruschi 36, tel 06 4957762 Pasquino Piazza sant’egidio 10, tel06 5803622 Teatro Argentina Largo di Torre Argentina 52, tel 06 68804601 Teatro India Lungotevere dei papareschi 146, tel 06 55300894 Teatro Valle Via del Teatro Valle 21, tel 06 68803794 Teatro Vascello Via Giacinto Carini 78, tel 06 5881021 Ricordi-Feltrinelli Via del Corso Disfunzioni Musicali Via degli Etruschi 4, tel 06 4461984 Discoteca Laziale Via Mamiani 66, tel 06 4464277 Goodfellas Via Fortebraccio 20/a, tel 06 2148346 Remix Via del Fiume 9, tel 06 36005609 The Room Via dei Marsi 52, tel 06 491375 Messaggerie Musicali Via del Corso Windsurf Paradise Corso Vittorio Emanuele II 206 tel 06 68806564 Via Ostiense 220tel 0654224618 Via Sora 46 tel 0697619681 Energy Via del Corso 486/487, tel 06 32270 Downtown Via dei Volsci 48 Papa Noah’s Smart Shop Via degli Equi 28, tel 06 44340463 Hemporium Via dei Campani 33/35 Mazel s.r.l. Totem Via della Maddalena 45

Contesta Hair Rock Via degli Zingari 9, tel 06 47823717 Degli Effetti P.za Capranica 79, tel 06 67900202 Tad Via del Babuino 155/a, tel 06 32695122 Circolo degli artisti Via Casilina Vecchia 42, tel 06 70305684 La Palma Via dei Mirri 34, tel 06 43599029 Sonar Via dei Conciatori 7/c, tel 06 45426950 Metaverso Via di Monte Testaccio 38/a, tel 06 5744712 Goa Via Libetta 13, tel 06 5748277 Heaven Viale di Porta Ardeatina 119, tel 06 5743772 Alpheus Via del Commercio36, tel 06 5747826 Qube Via di Portonaccio 212, tel 06 4385445 Ex-Magazzini Via dei Magazzini Generali 8/bis, tel 06 5758040 Strike Via Umberto partini 21, tel 06 4381004 Brancaleone Via di Levanna 11, tel 06 82000959 Villaggio Globale Lungotevere Testaccio 1 Zalib Via della Gatta 6, tel 066789276 House Roma Via delle Coppelle 41 Super Via Leonina 42, tel 0645448500 Libreria del Cinema Via dei Fienaroli 31/d, tel065817724 62


Curatore editoriale Omar D’Incecco Direzione artistica, disegno grafico Massimiliano Scaglione Collaboratore grafico Diego Alfidi Fotografo Patrizio Testa Redazione: mail@momboo.net C. Casanova 48 Atic. 2 tel. +34 93 5324210 fax +34 93 5324211 08011, Barcelona, Spain www.momboo.net www.listlab.eu MomBoo é pubblicato in Europa da LIST, laboratorio Editoriale Barcelona luglio 2005 Stampa presso la tipografia: SPEDALGRAF,srl, via scalo tiburtino, Roma

Hanno collaborato per questo numero : Francesca Davoli Fabio Di Lizio Root Magazine Manuel Mastrostefano Marco Mogetta Luca Celeghin Davide Sacco prof. Flavio de Bernardinis Luca De Marco Sten ESC AtelierOccupato Claudio Curciotti

Illustrazioni Fabio Di Lizio (p 3-4 fabiodilizio@yahoo.it) Massimiliano Scaglione (p 27-28) Sten (p38 sencil inedito per mom) Foto Patrizio Testa (muv) Massimiliano Scaglione (Sònar) Arianna Scaglione (Biennale di Venezia) Donato Ricci (p 30-31-32-34-35-58)

Speciali ringraziamenti a : Caterina&Marzia; Luana&Gianluca; Antonio; Luca & CONNEXION crew; Marco; OTO; Useless Wodden Toys; Kun’Experience; Ether; Alex Redman; Martino; Mass Prod; un año de Amor, C.; Ramon Pratt; tutta Actar e BCN,




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