DAISY JONES & THE SIX

Page 1

TAYLOR JENKINS REID

DAISY JONES & THE SIX Traduzione di Stefano Bortolussi

Daisy Jones_promozionale.indd 1

12/02/20 17:19


Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o usati in modo fittizio. Qualsiasi rassomiglianza con fatti o località reali o persone, realmente esistenti o esistite, è puramente casuale.

Pubblicato per

da Mondadori Libri S.p.A. © 2020 Mondadori Libri S.p.A., Milano Daisy Jones & The Six Copyright © 2019 by Rabbit Reid, Inc. ISBN 978-88-200-6883-7 I Edizione marzo 2020 Anno 2020-2021-2022 – Edizione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Daisy Jones_promozionale.indd 2

12/02/20 17:19


Per Bernard e Sally Hanes, un’onesta storia d’amore, se mai ne è esistita una.

Daisy Jones_promozionale.indd 3

12/02/20 17:19


NOTA DELL’AUTRICE

Questo libro è il tentativo di ricostruire con esattezza l’ascesa al successo della celebre rock band degli anni Settanta Daisy Jones & The Six, e ciò che in seguito condusse all’improvviso, famigerato scioglimento, avvenuto in piena tournée il 12 luglio 1979 a Chicago. Nel corso degli ultimi otto anni ho condotto interviste individuali con i membri attuali e passati del gruppo, così come con famigliari, amici ed esponenti dell’élite discografica che li attorniavano ai tempi. La storia orale che segue è stata redatta e adattata a partire da quelle conversazioni, così come da e-mail, trascrizioni e testi di canzoni attinenti all’argomento. (I testi completi dell’album Aurora sono raccolti in fondo al libro.) Se è vero che miravo a un ritratto esauriente, devo ammettere che è stato impossibile. Alcuni potenziali soggetti da intervistare sono stati difficili da rintracciare; certi sono stati più disponibili di altri; e altri ancora, sfortunatamente, hanno declinato il mio invito. Questo libro rappresenta la prima e unica occasione in cui i membri del gruppo hanno parlato della loro storia comune. Va anche detto, tuttavia, che a volte, sia su questioni importanti che secondarie, le versioni di uno stesso evento differiscono. Spesso la verità sta nel mezzo, senza che nessuno la rivendichi. 4

Daisy Jones_promozionale.indd 4

12/02/20 17:19


LA GROUPIE

DAISY JONES 1965-1972

Daisy Jones_promozionale.indd 5

12/02/20 17:19


Daisy Jones è nata nel 1951 ed è cresciuta sulle colline di Hollywood a Los Angeles, California. Figlia di Frank Jones, noto pittore britannico, e Jeanne LeFevre, modella francese, Daisy comincia a farsi conoscere nei tardi anni Sessanta, giovane teenager sulla scena del Sunset Strip. Elaine Chang (biografa e autrice di Daisy Jones: Fiore selvaggio): È questo l’aspetto tanto accattivante di Daisy Jones, fin da prima che diventasse «Daisy Jones». Daisy è una ragazzina bianca e ricca cresciuta a L.A. È bellissima, fin da bambina. Ha due meravigliosi occhi azzurri, o meglio, blu cobalto. Uno dei miei aneddoti preferiti che la riguardano è quello dell’azienda produttrice di lenti a contatto colorate che negli anni Ottanta creò una tinta chiamata Daisy Blue. Daisy ha una massa di capelli ramati, folti, ondulati e voluminosi. E zigomi che sembrano quasi gonfi, da quanto sono marcati. E poi quella voce incredibile che lei non coltiva, per cui non prende nemmeno una lezione. È nata con tutti i soldi del mondo, accesso a ciò che vuole (artisti, droga, locali notturni), qualsiasi cosa a sua disposizione. Ciò nonostante, non ha nessuno. Non ha fratelli o sorelle, non ha una famiglia allargata a Los Angeles. Ha due genitori talmente immersi nel loro mondo da essere praticamente indifferenti alla sua esistenza. Anche se, quando si tratta di farla posare per gli amici artisti, non si tirano indietro. Per questo esistono così tanti ritratti e fotografie di Daisy da bambina: gli artisti che frequentavano i Jones vedevano Daisy, vedevano quanto era bella, e volevano immortalarla. Ma è 6

Daisy Jones_promozionale.indd 6

12/02/20 17:19


significativo che non ci sia nemmeno un ritratto di Daisy a opera di Frank Jones. Lui è troppo preso dai suoi nudi maschili per prestare attenzione alla figlia. E così, in generale, Daisy Jones trascorre un’infanzia solitaria. In realtà era un tipo molto socievole ed estroverso: spesso chiedeva di farsi tagliare i capelli solo perché le era simpatico il parrucchiere, si offriva di portare fuori i cani dei vicini, e in casa si scherzava sulla volta in cui aveva provato a preparare una torta di compleanno per il postino. Stiamo dunque parlando di una ragazzina alla disperata ricerca di contatto umano. Però nessuno è davvero interessato a lei per quello che è, men che meno i suoi genitori. E questo la fa soffrire. Ma la fa anche crescere fino a diventare un’icona. Tutti noi amiamo le persone attraenti e ferite. E non si potrebbe essere più palesemente feriti e più classicamente belli di Daisy Jones. Sicché è naturale che Daisy cominci a trovare se stessa sul Sunset Strip. In quel luogo così scintillante e famigerato. Daisy Jones (cantante, Daisy Jones & The Six): Da casa mia potevo scendere a piedi sullo Strip. Avevo più o meno quattordici anni, ero stufa di restare sempre in casa, volevo fare qualcosa di diverso. Non ero abbastanza grande per poter entrare nei bar e nei locali, ma ci andavo lo stesso. Ricordo che un giorno chiesi una sigaretta a un roadie dei Byrds. Imparai in fretta che, se non portavi il reggiseno, la gente ti credeva più grande. E certe volte mi allacciavo una bandana sulla testa come le ragazze più cool. Volevo mescolarmi alle groupie sui marciapiedi, con le loro canne e le loro fiaschette e altro ancora. E così una sera chiesi una siga a quel roadie davanti al Whisky a Go Go. Era la prima volta che fumavo, ma finsi di essere un’esperta. Trattenni la tosse e tutto il resto e cominciai a flirtare al meglio delle mie capacità. A ripensarci adesso, mi sento morire di imbarazzo: chissà quant’ero maldestra. Ma a un certo punto un tizio si avvicina e dice: «Dobbia7

Daisy Jones_promozionale.indd 7

12/02/20 17:19


mo entrare a montare gli ampli». E il roadie si volta verso di me e domanda: «Vieni?» E fu così che entrai per la prima volta al Whisky. Quella notte restai fuori fino alle tre o alle quattro. Non lo avevo mai fatto prima. Ma era come se avessi improvvisamente cominciato a esistere. A essere parte di qualcosa. Quella sera passai da zero a cento in un colpo solo. Bevvi e fumai tutto quello che mi capitò a tiro. Rientrai a casa ubriaca e fatta e crollai a letto. Sono abbastanza sicura che i miei non si fossero neanche accorti della mia assenza. Il giorno seguente mi alzai, e la sera successiva uscii e rifeci tutto da capo. Dopo un po’ i buttafuori dello Strip cominciarono a riconoscermi e lasciarmi entrare dove volevo. Il Whisky, il London Fog, il Riot House. Nessuno badava alla mia età. Greg McGuinness (ex concierge, Continental Hyatt House): Ah, non so proprio da quanto Daisy girasse intorno all’Hyatt House prima che la notassi. Ma ricordo la prima volta che la vidi. Ero al telefono, e a un tratto vedo entrare questa ragazza altissima e magrissima, con la frangetta. E gli occhi blu più grandi e rotondi che avessi mai visto. E ragazzi, che sorriso. Enorme. Era a braccetto di un tizio, non ricordo chi. Molte delle ragazze che a quei tempi frequentavano lo Strip erano giovani, ma cercavano di sembrare più mature. Daisy però lo era e basta. Non dava l’impressione di cercare di essere alcunché. Se non se stessa. Dopo quella sera, la rividi spesso in albergo. Rideva sempre. In lei non c’era niente di cinico, quanto meno ai tempi in cui la conoscevo io. Era come guardare Bambi mentre imparava a camminare. Era molto ingenua e vulnerabile, ma si capiva che aveva qualcosa di speciale. Ero un po’ in pensiero per lei, a essere sincero. C’erano molti uomini, in quell’ambiente, a cui le ragazze piacevano… giovani. Rockstar trentenni che andavano a letto con adole8

Daisy Jones_promozionale.indd 8

12/02/20 17:19


scenti. Non sto dicendo che lo approvassi, solo che era così che andavano le cose. Quanti anni aveva Lori Mattix quando stava con Jimmy Page? Quattordici? E Iggy Pop e Sable Starr? Lui ne ha fatto addirittura una canzone. Vantandosene. E Daisy la guardavano tutti: cantanti, chitarristi, roadie. Ogni volta che la vedevo, cercavo di assicurarmi che non avesse problemi. La tenevo d’occhio. Mi piaceva molto. Era decisamente migliore di tutto quello che le succedeva intorno. Daisy: Scoprii sesso e amore sulla mia pelle. Imparai che gli uomini prendono ciò che vogliono senza sentirsi in debito, e che certe persone vogliono solo un pezzo di te. Credo ci fossero certe ragazze (le Plaster Casters, alcune delle GTOs) di cui forse gli uomini non si approfittavano, non lo so. Ma per me gli inizi furono difficili. Persi la verginità con… non importa chi. Era più vecchio di me, un batterista. Eravamo nell’atrio del Riot House, e lui mi invitò a salire per fare due tiri. Disse che ero la ragazza dei suoi sogni. Ero attratta da lui principalmente perché gli piacevo. Desideravo che qualcuno mi vedesse come se fossi speciale. Avevo un disperato bisogno di catturare l’interesse di un’altra persona. Ancora prima di rendermene conto eravamo sul suo letto. Lui mi chiese se sapessi cosa stavo facendo, e io dissi sì anche se la risposta era no. Ma tutti non facevano che parlare di amore libero e del fatto che il sesso fosse una bella cosa. Se eri cool, al passo con i tempi, il sesso ti piaceva. Per l’intera durata della faccenda fissai il soffitto in attesa che lui finisse. Sapevo che avrei dovuto dimenarmi, ma rimasi perfettamente immobile, troppo impaurita per muovermi. L’unico suono nella stanza era lo strofinio dei nostri vestiti sul copriletto. Non avevo idea di cosa stessi facendo, o del perché stessi facendo cose che in realtà non avrei voluto fare. A questo punto della mia vita ho accumulato un bel po’ di terapia, e 9

Daisy Jones_promozionale.indd 9

12/02/20 17:19


quando dico un bel po’ non esagero. E sono arrivata a capire. A vedere me stessa con chiarezza. Volevo stare con quegli uomini, con quelle stelle del rock, perché non vedevo altri modi di essere importante. E immaginavo che per poter restare con loro dovevo soddisfarli. Appena finito, lui si alzò. E io mi riabbassai il vestito. «Se vuoi, puoi pure tornare giù dalle tue amiche», disse lui. In realtà non avevo amiche, ma capii che mi stava dicendo di togliermi di torno. E così feci. Lui non mi rivolse mai più la parola.

Simone Jackson (stella della disco): Ricordo che una sera vidi Daisy sulla pista da ballo del Whisky. Era impossibile non notarla. Attirava lo sguardo come una calamita. Se il resto del mondo era argento, Daisy era oro. Daisy: Simone divenne la mia migliore amica. Simone: La portavo con me ovunque andassi. Non avevo mai avuto una sorella. Ricordo… era la sera dei disordini sul Sunset Strip, quando tutti andammo al Pandora’s per protestare contro la polizia e il coprifuoco. Io e Daisy ci unimmo alla protesta, poi incontrammo un gruppo di attori e proseguimmo la serata al Barney’s Beanery. Dopodiché andammo da qualcuno. Daisy si addormentò fuori nel patio, e non rientrammo a casa fino al pomeriggio successivo. Daisy doveva avere una quindicina d’anni, io diciannove. Ricordo che continuavo a pensare: Ma sono l’unica a preoccuparsi per questa ragazza? Tra l’altro, a quei tempi ci facevamo tutte di amfetamine, Daisy compresa, malgrado fosse così giovane. Se volevi restare magra e passare la notte sveglia, qualcosa dovevi prendere. Più che altro benzedrina e bifetamina. Daisy: Le pillole dietetiche erano una soluzione facile. Così facile che non parevano nemmeno una scelta. E all’inizio non 10

Daisy Jones_promozionale.indd 10

12/02/20 17:19


ti sembrava neanche di essere fatta. Girava anche molta coca. Se qualcuno ce l’aveva, un tiro lo facevi. La gente non la considerava neppure una dipendenza. Non proprio. Simone: Il mio produttore mi regalò una casa a Laurel Canyon. Voleva portarmi a letto. Io gli dissi di no, e lui me la comprò lo stesso. Daisy venne a stare da me. Per sei mesi condividemmo lo stesso letto, per cui posso darvi una notizia di prima mano: quella ragazza non dormiva mai. Potevano essere le quattro del mattino e, mentre io cercavo di prendere sonno, lei teneva la luce accesa per leggere. Daisy: Soffrivo di insonnia da un bel pezzo, fin da bambina. Alle undici di sera ero ancora in piedi; dicevo di non essere stanca, e i miei mi sgridavano e mi spedivano a letto. E così ero sempre in cerca di cose da fare in silenzio, nel cuore della notte. Mia madre aveva una quantità di romanzi d’amore, e io li leggevo tutti. Alle due del mattino, mentre i miei se la spassavano con gli amici al pianterreno, io me ne stavo seduta a letto a leggere Il dottor Zivago o I peccati di Peyton Place. Con il passare del tempo, divenne un’abitudine. Leggevo di tutto, qualunque cosa trovassi in casa. Thriller, noir, fantascienza. Più o meno nello stesso periodo in cui andai a stare da Simone, un giorno trovai una scatola di biografie storiche abbandonata sul ciglio della strada di Beachwood Canyon. Le divorai tutte in men che non si dica. Simone: Lo confesso, Daisy è il motivo per cui ho cominciato a dormire con la mascherina. [Ride] Ma poi ho proseguito perché mi dava un’aria chic. Daisy: Dopo due settimane che stavo da Simone, un giorno tornai a casa per prendere qualche altro vestito. 11

Daisy Jones_promozionale.indd 11

12/02/20 17:19


«Sei stata tu a rompere la macchina del caffè stamattina?» chiese mio padre. «Papà, non abito più qui», risposi. Simone: Le dissi che poteva stare da me a condizione che andasse a scuola. Daisy: Le superiori non furono facili. Sapevo che per ottenere un bel voto dovevi fare quello che ti dicevano. Ma sapevo anche che molte delle cose che ci dicevano di fare erano stronzate. Ricordo che un giorno ci venne assegnato un compito sulla scoperta dell’America da parte di Colombo, e io scrissi che, in realtà, Colombo l’America non l’aveva scoperta. Era la verità, eppure presi 3. «Ma ho ragione io!» protestai. «Sì, ma sei andata fuori tema» rispose la prof. Simone: Era molto intelligente, però i suoi insegnanti non sembravano rendersene conto. Daisy: Si dice che io non abbia finito le superiori, ma non è vero. Quando salii sul palco per ritirare il diploma, c’era Simone ad applaudirmi. Era così orgogliosa di me. E cominciai a sentirmi fiera anch’io. Quella sera sfilai il diploma dalla custodia, lo piegai e cominciai a usarlo come segnalibro per La valle delle bambole. Simone: Il mio primo album fu un fiasco, la casa discografica mi scaricò e il produttore ci cacciò di casa. Trovai lavoro come cameriera e mi trasferii da mia cugina a Leimert Park. Daisy fu costretta a tornare dai genitori. Daisy: Misi le mie cose in valigia, salii in macchina e tornai a casa dei miei. Quando entrai dalla porta, mia madre era al telefono, la sigaretta in bocca. «Ciao, sono tornata», annunciai. 12

Daisy Jones_promozionale.indd 12

12/02/20 17:19


«Abbiamo comprato un divano nuovo», disse lei, e poi riprese la sua telefonata. Simone: La bellezza di Daisy veniva tutta da sua madre. Jeanne era splendida. Ai tempi ebbi modo di vederla diverse volte. Occhi grandi, labbra carnose. Molto sensuale. La gente non faceva che dire che Daisy era identica a sua madre. Era vero che le somigliava, ma io mi guardavo bene dal dirglielo. «Tua mamma è bellissima», ricordo che osservai un giorno. «Sì, bellissima e niente altro», fu la sua risposta. Daisy: Quando ci cacciarono da casa di Simone, fu la prima volta che mi resi conto che non potevo andare avanti in quel modo, facendo affidamento sugli altri. Dovevo avere intorno ai diciassette anni, e fu la prima volta che mi interrogai sui miei obiettivi. Simone: A volte, quando Daisy stava da me, la sentivo cantare sotto la doccia o mentre lavava i piatti. Una canzone di Janis Joplin o Johnny Cash. Le piaceva cantare «Mercedes Benz». Era più brava di chiunque altro. Io stavo cercando di ottenere un secondo contratto, prendendo lezioni di canto, impegnandomi di brutto, e lei lo faceva così, senza il minino sforzo. Avrei voluto odiarla, per questo. Ma odiare Daisy non è così facile. Daisy: Uno dei miei ricordi preferiti è quando… io e Simone eravamo in macchina, probabilmente sulla BMW che avevo allora, e stavamo percorrendo La Cienega. Adesso in quel punto c’è un enorme centro commerciale, ma ai tempi c’era ancora il Record Plant. Non so dove stessimo andando, forse da Jan’s per un panino. Ma stavamo ascoltando Tapestry, e a un certo punto parte «You’ve Got a Friend». Ci mettemmo entrambe a cantare a squarciagola insieme a Carole King, ma io prestavo anche attenzione alle parole, le sentivo nel pro13

Daisy Jones_promozionale.indd 13

12/02/20 17:19


fondo. Quella canzone mi ha sempre ispirato gratitudine per lei, per Simone. Ti dà una pace speciale sapere che hai una persona al mondo che farebbe qualsiasi cosa per te, e per la quale tu faresti qualsiasi cosa. Lei è stata la prima con cui abbia avuto un rapporto simile. In quel momento, ascoltando quella canzone in macchina, gli occhi mi si riempirono di lacrime. Mi voltai verso Simone e aprii la bocca per parlare, ma lei si limitò ad annuire e disse solo: «Anch’io». Simone: Era la mia missione, quella di convincere Daisy a fare qualcosa con la voce che aveva. Ma Daisy faceva solo quello che voleva lei. Ormai era diventata molto sicura di sé. Quando l’avevo conosciuta era ancora un po’ ingenua, ma… [Ride] Diciamo che la sua scorza si era indurita. Daisy: In quella fase avevo un paio di storie, una con Wyatt Stone dei Breeze. E per Wyatt non provavo le stesse cose che lui provava per me. Una sera ci stavamo facendo una canna sul tetto del suo condominio, che dava su Santa Monica Boulevard, e a un certo punto Wyatt mi fa: «Ti amo da morire, e non capisco perché per te non sia lo stesso». «Ti amo per quanto sia preparata ad amare chiunque», gli risposi, ed era la verità. In quel momento non ero disposta a essere vulnerabile con nessuno. Lo ero già stata troppo quando ero troppo giovane. Non volevo più esserlo. Quella notte, dopo che Wyatt era andato a letto, io non riuscivo a prendere sonno. A un certo punto vedo un foglio di carta con una canzone che lui sta scrivendo, e capisco subito che parla di me. C’è una ragazza dai capelli rossi, ci sono gli orecchini a cerchio che a quei tempi portavo sempre. E il ritornello dice che io ho un cuore grande ma vuoto d’amore. Leggo e rileggo le parole, pensando: Non è vero. Non 14

Daisy Jones_promozionale.indd 14

12/02/20 17:19


mi aveva capita per niente. Ci rifletto un po’, poi prendo carta e penna e butto giù qualcosa. «Il tuo ritornello dovrebbe assomigliare a questo» gli dissi il giorno dopo quando si svegliò. «Big eyes, big soul / Big heart, no control / But all she got to give is tiny love.» Occhi grandi, grande anima, nessun controllo, ma tutto quello che ha da dare è poco amore. «Ripetilo» disse Wyatt afferrando carta e penna. «È soltanto un esempio» ribattei. «Scrivitela da solo, la tua canzone.» Simone: «Tiny Love» fu il più grande successo dei Breeze. E Wyatt finse di averla scritta da solo. Wyatt Stone (cantante, The Breeze): Perché me lo chiedi? È acqua passata. Chi si ricorda più? Daisy: Stava cominciando a diventare un’abitudine. Un giorno stavo facendo colazione da Barney’s Beanery con un tizio, un regista/sceneggiatore. Ai tempi ordinavo sempre champagne a colazione, ma al mattino ero sempre stanca per colpa dell’insonnia. Per cui avevo bisogno di caffè, però ovviamente non potevo bere solo caffè perché ero ancora troppo eccitata dalle amfetamine. E non potevo neanche bere solo champagne, perché mi avrebbe dato sonnolenza. Capisci il problema. E così ordinavo champagne e caffè. Nei locali in cui i camerieri mi conoscevano, chiamavo la mia ordinazione Up and Down. Qualcosa per tirarmi su, qualcosa per tenermi giù. Il tizio lo trovò spassoso, ne prese nota su un tovagliolino e se lo infilò in tasca. «Un giorno o l’altro lo userò», disse. E io pensai: Cosa diavolo ti fa pensare che un giorno o l’altro non sia io a volerlo usare? Ma poi naturalmente piazzò la scena nel suo film successivo. Era così che andavano le cose a quei tempi. Da me ci si aspettava solo che fossi l’ispirazione per la grande idea di questo o quell’uomo. 15

Daisy Jones_promozionale.indd 15

12/02/20 17:19


Be’, che andassero affanculo. Fu per questo che cominciai a scrivere le mie cose. Simone: Ero l’unica a incoraggiarla a trovare la sua strada usando il talento che aveva. Tutti gli altri cercavano solo di sfruttarlo a proprio vantaggio. Daisy: Essere la musa di qualcuno non mi interessava. Io non sono una musa. Io sono quel qualcuno. Fine della storia.

Continua la lettura in libreria

Daisy Jones_promozionale.indd 16

12/02/20 17:19


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.