21 MAGGIO 2020 - ANNO XXXIII N° 23 DONNAMODERNA.COM
FIGLI, LAVORO, TASSE COSÌ LO STATO AIUTA LE FAMIGLIE (E LE DONNE)
LA SCELTA DI SILVIA ROMANO SPIEGATA DAGLI ESPERTI GLI ALBERGHI SI PREPARANO ALL’ESTATE TEST SIEROLOGICI GUIDA PER CAPIRE SE E COME FARLI MISSIONE ABBRONZATURA ANCHE SENZA SOLE È IL MOMENTO DEL GELATO FATTO IN CASA SETTIMANALE Poste Italiane spa - Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1, comma 1, DCB Verona Austria € 4,00. Belgio € 3,70. Canada Cad 10,00. Canton Ticino Chf 4,30. Francia € 3,90. Germania € 5,00. Lussemburgo € 4,00. MC, Côte d’Azur € 4,00. Portogallo (Cont.) € 4,00. Spagna € 4,00 Svizzera Chf 4,40. Uk Gbp 3,40. Usa $ 6,90.
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D I B AT T I T I
PROVIAMO A CAPIRE LA SCELTA DI SILVIA di Gabriela Jacomella
Il rientro della volontaria rapita fa ancora discutere. Per il velo, sul quale è facile applicare un’etichetta. E per la conversione spontanea all’Islam, che secondo gli esperti «è un meccanismo di difesa. E insieme di autoaffermazione»
artita per il Kenya come volontaria di una piccola onlus italiana (finita oggi sotto inchiesta), sequestrata per 18 mesi in Somalia dai terroristi jihadisti di Al Shabaab, rientrata il 9 maggio a Roma con un sorriso luminoso e il corpo avvolto in un’ampia tunica verde, uno jilbab. Il “caso” Silvia Romano ha colpito e diviso il nostro Paese. Silvia ha raccontato di essersi avvicinata liberamente all’Islam, scegliendo un nuovo nome, Aisha, che significa “viva, vitale”. «È successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata. Il mio processo di riconversione è stato lento» ha dichiarato. Una curiosità e un desiderio spontanei, dunque, anche se sbocciati in un contesto traumatico come un rapimento, durato un anno e mezzo sui suoi 24 anni di vita. «In ogni sequestro dei jihadisti c’è il momento della conversione: è lo scettro che agitano con il resto del mondo». Non è la prima volta in cui un ex ostaggio si avvicina alla fede islamica. È un tema delicatissimo di cui è difficile parlare, perché chi esce da mesi o anni di prigionia rivendica giustamente il diritto di tornare alla propria vita, lontano da clamori e illazioni: in molti casi, le presunte scelte di fede non sono state mai confermate dai diretti interessati. In 22
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UN SEQUESTRO LUNGO 18 MESI Tanto è durata la prigionia di Silvia Romano, volontaria 24enne della onlus Africa Milele che opera in Kenya, tenuta ostaggio in Somalia dai terroristi di Al Shabaab. Sotto, Silvia abbraccia la mamma al rientro in Italia.
altre situazioni, il percorso è frutto di violenze fisiche o psicologiche. Il proselitismo è un aspetto chiave delle strategie integraliste, come ha scritto sul Corriere della sera il giornalista Daniele Mastrogiacomo, nel 2007 ostaggio dei talebani in Afghanistan: «In ogni sequestro dei jihadisti c’è il momento della conversione. Ottenerla è lo scettro che puoi agitare con i tuoi compagni di battaglia e con il resto del mondo». Di Silvia, Mastrogiacomo dice: «In 18 mesi avrà avuto tempo e modo di riflettere. Di immergersi nell’Islam e di abbracciarlo. Se oggi indossa il jilbab, è perché convinta. Ha compiuto la sua scelta. Io ho fatto la mia. E questo ci rende entrambi liberi». «Per chi arriva dal cattolicesimo l’Islam può apparire una religione più libera: rispondi direttamente a Dio». Conferma Paolo Branca, islamologo e docente di Storia delle religioni all’università Cattolica di Milano: «Una conversione può anche essere un modo per avvicinarsi a un mondo diverso, capirlo, in un certo senso mimetizzarsi. Soprattutto se si è costretti a vivere a lungo in una situazione che non è nostra: se si capisce la lingua e si conoscono i testi sacri, possiamo sperare di essere interlocutori, non più vittime. In una conversione che avviene in un contesto di costrizione può esserci dunque un meccanismo non solo di difesa, ma anche di autoaffer-
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mazione». Anche uno slancio di apertura, forse l’esito di una profonda ricerca di senso? «Per chi arriva dal cattolicesimo, l’Islam può apparire come una religione più libera, “senza preti”: preghi se vuoi, dove vuoi, rispondi direttamente a Dio» aggiunge Enzo Pace, docente di Sociologia delle religioni ed esperto di Islam e diritti umani all’università di Padova. «I percorsi di conversione da tempo non sono più quelli classici: viviamo in società più porose, le nuove generazioni si muovono in maniera fluida da un credo all’altro, costruendosi la propria spiritualità». Per Paolo Branca, però, «anche in contesti meno estremi la conversione religiosa è un evento dietro il quale quasi sempre si cela un trauma: un vissuto problematico con il credo di origine e con i ministri del culto, o con la propria famiglia. Ed è spesso uno strappo. Il fatto poi che una persona - come accade a chi fa volontariato o cooperazione - parta con un atteggiamento di ricerca e comprensione verso realtà diverse sicuramente ha un peso. È come se ci fosse una predisposizione a capire le ragioni degli altri. Anche quando ci si trova in una situazione estrema». «Il velo è ridotto a mortificazione della donna senza distinzione tra chi lo sceglie e chi lo subisce». Il rientro di Silvia, di certo non gestito in sordina, ha avuto un impatto importante sull’opinione pubblica: è stato facile imporle un’etichetta, complice quell’abito verde contro cui in tanti si sono scagliati. Sumaya Abdel Qader analizza questo tema da anni: nel 2019 ha scritto Quello che abbiamo in testa (Mondadori), ed è ora consulente alla sceneggiatura di Skam Italia, serie cult che racconta anche il mondo dei musulmani italiani attraverso gli occhi di una delle giovani protagoniste, Sana. «Il velo e il vestiario delle donne musulmane - che non sono simboli, ma tali son diventati - innescano quasi sempre reazioni contrastanti» dice Sumaya. «Perché risultano in contrasto con il percorso di emancipazione delle donne occidentali. Perché i media ci hanno abituati a mettere in rilievo il velo legato a fanatici ed estremisti, che non rappresentano l’Islam e i musulmani che praticano con equilibrio la loro fede, o i Paesi più fanatici, dove la donna sì è discriminata e privata di molte libertà». Mentre c’è tutto un mondo islamico «che va in una direzione diversa, con movimenti femminili che cercano di liberare le donne da retaggi culturali e letture della religione rigide e costrittive». Il problema sta nel semplificare un tema complesso. «Il velo, che ha una storia e un contesto da capire, viene ridotto a mortificazione della donna senza distinzione tra chi lo sceglie e chi lo subisce. Così, l’arrivo di Silvia vestita com’era si è caricato di tutto questo immaginario e ha scatenato l’odio e la paura di chi, non conoscendo nulla del tema, cerca di difendersi». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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COSÌ IL NUOVO DECRETO AIUTA LE DONNE di Adriano Lovera
Congedi parentali. Bonus per baby sitter e centri estivi. Diritto allo smart working e contributi per le lavoratrici autonome. Abbiamo preparato una guida facile agli ultimi provvedimenti del governo che toccano da vicino la nostra vita quotidiana
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l decreto Rilancio, ultimo provvedimento del governo per fronteggiare l’emergenza Covid-19, vale 55 miliardi e contiene parecchie misure in aiuto di donne e famiglie. Alcune sono già in vigore, altre attendono il via libera nei prossimi giorni. Ecco una miniguida, realizzata con gli esperti, per orientarsi nei bonus & Co. che più impattano sulla nostra vita quotidiana.
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Posso assentarmi dal lavoro per seguire i figli, anche quando la didattica a distanza finirà? Sì, grazie al congedo parentale. «Nella fase 1 ne hanno beneficiato quasi 250.000 persone» dice Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi Consulenti del lavoro. Ora viene ampliato: le dipendenti del settore privato con figli fino a 12 anni possono richiederlo e goderne fino al 31 luglio, per 30 giorni complessivi di durata (prima erano 15), anche non consecutivi: ricevono, per ogni giorno di congedo, il 50% della retribuzione, senza intaccare durata e ammontare dei contributi pensionistici. I giorni di congedo si possono dividere con il padre, ma in famiglia non ci devono essere misure di sostegno come la cassa integrazione. La richiesta può già essere inoltrata al sito www.inps.it, con le credenziali di accesso (Pin o Spid).
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dizioni: dall’orario certo alla stessa retribuzione, all’assicurazione infortuni. Il diritto decade se l’altro genitore è a casa perché disoccupato o perché percepisce un trattamento come la cassa integrazione.
Ci sono contributi statali per pagare una baby sitter o un centro estivo? Sempre sul sito Inps, chi ha figli fino a 12 anni può richiedere il bonus una tantum da 1.200 euro: verrà corrisposto a giugno sul cosiddetto “Libretto famiglia” dell’Inps, che bisogna attivare. Se il denaro serve a pagare la baby sitter, è accreditato a quest’ultima come “prestatrice” di servizio babysitting; se copre il costo di un centro estivo, va alla famiglia. «È una misura indispensabile, considerando che i nonni non sono oggi i soggetti più idonei a tenere i bambini, visti i rischi sanitari» dice Paola Profeta, docente di Scienza delle finanze all’università Bocconi di Milano. La somma non si può cumulare a un congedo parentale. Per chi ha già fruito dei 600 euro del decreto Cura Italia sarà la metà e può essere spezzettata in più tranche, però vale per tutto il nucleo indipendentemente dal numero di figli. Non c’è limite di età se il figlio è disabile.
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Congedo parentale e bonus baby sitter possono essere richiesti dalle lavoratrici autonome? Sì. Entrambe le misure valgono anche per gli autonomi iscritti alla Gestione separata Inps, ma nel loro caso il congedo resta fissato a 15 giorni e non bisogna percepire altri sussidi in famiglia. Solo il bonus baby sitter è attivato anche per gli autonomi non-Inps iscritti alle casse private, ma la procedura si svolge sul sito Inps. Ho diritto allo smart working? Sì. Ora possono chiederlo tutte le dipendenti private, con figli fino a 14 anni, anche se il datore di lavoro non lo ha istituito (ma deve essere compatibile con le proprie prestazioni). La comunicazione si inoltra all’azienda, che non può rifiutare e, in assenza di un contratto o un accordo sindacale, deve garantire le stesse con-
Se devo per forza andare al lavoro, ho tutele in più? «Lavoratrici come cassiere e operaie sono “costrette” a recarsi in sede» nota De Luca dei Consulenti del lavoro. Per loro il rischio contagio ovviamente aumenta e si aggiunge a una busta paga di certo non alta. «Tra loro 710.000 hanno uno stipendio netto inferiore a 1.000 euro al mese». Su questo fronte, pensando alle posizioni più deboli, il governo ha ampliato il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e ad altri ammortizzatori sociali per impedire licenziamenti. Non è invece contemplata, per ora, la responsabilità automatica del datore di lavoro in caso di contagio da Covid-19. Quale sostegno ho se sono una lavoratrice autonoma? Per liberi professionisti o titolari di un contratto co.co.co, il bonus una tantum di 600 euro erogato a marzo viene rifinanziato ed esteso: si riceverà lo stesso importo a maggio, che a giugno salirà a 1.000 euro. L’aumento sarà automatico per i co.co.co, mentre per i liberi professionisti dovranno mostrare di aver perso almeno un terzo del fatturato nel bimestre marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Il rinnovo è automatico per chi ha già riscosso, chi invece intende accedere per la prima volta dovrà fare domanda al sito dell’Inps. Per artigiani o commercianti, iscritti alla gestione separata Inps, per ora è confermato solo il bonifico aggiuntivo da 600 euro di maggio. Sono previste riduzioni di tasse? Per ora il taglio di tasse (come nel caso dell’Irap) è limitato alle imprese. Individui e famiglie godranno di dilazioni per quasi tutte le scadenze, compreso il 730, e di alcuni sgravi fiscali indiretti, a partire dal bonus ristrutturazioni. Se ho una micro impresa, riceverò dei finanziamenti? Sì. Il governo ha pensato a contributi a fondo perduto, ossia denaro che non va più restituito, cui hanno diritto imprenditrici e autonome con partita Iva. Occorre che il fatturato di aprile 2020 sia calato di almeno un terzo rispetto allo stesso mese del 2019. Se l’attività non ha superato i 400.000 euro di ricavi nell'ultimo bilancio, si percepisce il 20% della differenza di ricavi tra i 2 mesi confrontati. In ogni caso, l’aiuto minimo garantito è 1.000 euro per le persone fisiche e 2.000 per le società. La richiesta andrà inoltrata all’Agenzia delle entrate, che però non ha ancora definito i dettagli della procedura. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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