7 MAGGIO 2020 - ANNO XXXIII N° 21 DONNAMODERNA.COM
NOI PRETI CHE NON ABBIAMO MAI CHIUSO LE CHIESE IL CORONAVIRUS SI COMBATTE ANCHE A TAVOLA PAROLA DI NUTRIZIONISTA
VISIONI
- COSÌ CAMBIERANNO LE CITTÀ - QUEST’ESTATE TUTTI AL DRIVE-IN SE LE DONNE RISCHIANO DI NON TORNARE AL LAVORO
MASCHERINA? E ALLORA
SOPRACCIGLIA PERFETTE
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File: Cover (a).indd Testata: Donna Moderna Edizione: 2020_21
Data: 29-04-2020 15:58:48 Profilo: ISO Coated v2 (ECI)
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DONNE COME NOI
Chiara Manzi
«IL COVID SI COMBATTE ANCHE A TAVOLA» di Flora Casalinuovo - foto di Ugo Baldassarre
Nutrizionista, insegna alla Bicocca di Milano e ha creato un food delivery di ricette «sane, sicure e goduriose». Che ora spedisce in tutto il mondo l cibo che fa bene alla quarantena (che, seppur allentata, continua in questo inizio di fase 2) nasce a Bologna, porta la firma di una nutrizionista romana e ora arriva in tutta Italia, anzi nel mondo intero, grazie a confezioni e spedizioni a prova di virus. Siamo nel capoluogo dell’Emilia Romagna, a due passi da piazza Maggiore, nel laboratorio di Libra Cucina Evolution, il ristorante che Chiara Manzi ha aperto nel dicembre del 2018. Non usiamo la parola “laboratorio” a caso, perché qui questa 50enne inventa ricette speciali, che aiutano anche la salute. Il legame fortissimo tra alimentazione e medicina è stato appena confermato anche da un nuovo studio realizzato dallo Shangai Institute of digestive disease, che ha monitorato un migliaio di pazienti degli ospedali di Wuhan, dove è scoppiata la pandemia. La ricerca sottolinea, in oltre l’80% dei casi, una correlazione tra la polmonite da Covid-19 e il microbiota intestinale, quell’insieme di batteri che abitano nell’intestino e sono preziosi per il nostro benessere: il microbiota, in questo caso, produce sostanze antivirali che aiutano a combattere la polmonite. «Ovviamente un microbiota sano non evita il contagio, ma è un alleato per attenuare i sintomi e guarire prima» spiega la dottoressa Manzi. «Gli studiosi hanno scoperto che questo non accade negli altri coronavirus, come quello della Sars, ma succede con il Covid. La tavola, quindi, diventa ancora più importante».
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Mai come ora dovremmo quindi mangiare sano? «Sì, in un periodo così delicato bisogna avere un’attenzione maggiore al cibo. È inutile ingurgitare fermenti lattici e probiotici se poi annulliamo i loro benefici con un’alimentazione piena di zuccheri e grassi. Chi ha voglia ora di mettersi a dieta, di puntare su alimenti integrali o ricette light? Quasi nessuno. È per questo che abbiamo pensato di spedire i piatti del nostro ristorante, studiati per essere sani ma goduriosi. Sono cucinati con la massima sicurezza, poi sono sigillati in un packaging sottovuoto e asettico, infine spediti con un container coibentato che non ha contatti con l’esterno. Abbiamo ottenuto il via libera da Certiquality, un organismo indipendente per la certificazione del settore. I piatti più venduti? Il tiramisù e la carbonara». La carbonara è un piatto light? «Non tarocchiamo gli ingredienti, ma puntiamo su cotture e dettagli. Il guanciale viene sgrassato al microonde: si copre con la carta da cucina e si mette nel forno per un minuto, così perde il grasso ma rimane saporito e croccante; poi si usa solo metà tuorlo a persona, invece di 2, perché si tratta con l’inulina, una fibra prebiotica che si trova nella cicoria, dà sapore come il burro e aumenta il volume. Nel tiramisù, invece, al posto dello zucchero mettiamo l’eritritolo, un dolcificante naturale che fa bene. Certo, non sono ingredienti classici, da supermercato, ma per mangiare light e con gusto bisogna cambiare abitudini. Dietro ogni piatto c’è un lungo studio. Mi sento un mix tra una scienziata e una maga che gioca con i sapori».
CREDITO FOTOGRAIFCO AGENZIA
Da dove nasce la sua passione per la nutrizione culinaria? «I miei familiari hanno sempre lottato con la bilancia e i disturbi legati al peso, e a 13 anni ho giurato che avrei studiato per diventare un’esperta nel settore. All’epoca in Italia non esisteva la facoltà di Scienze della nutrizione così sono andata in Spagna. Intanto, a 20 anni il mio colesterolo era già alle stelle: sognavo montagne di profiteroles anche se dovevo accontentarmi di insalata e cereali. Poi, tornata in Italia, ho trovato un impiego in ospedale e insegnavo anche all’Istituto alberghiero. Un giorno, sono rimasta colpita da un paziente che mi supplicava in lacrime di non togliere la lasagna dal suo menu. Così, in collaborazione con i miei alunni, mi sono messa a studiare la fisica e la chimica degli alimenti e a sperimentare nuove cotture per rendere più sani i cibi della tradizione. Nel 2012 mi sono licenziata e ho iniziato a realizzare il mio sogno: ho fondato Cucina Evolution Academy, prima e unica accademia europea sulla nutrizione culinaria, patrocinata dal ministero della Salute. Insegno questa materia all’università Bicocca di Milano, ho scritto diversi libri, collaboro con lo chef stellato Massimo Bottura e ho aperto il mio ristorante».
FAME DA LOCKDOWN PER 4 ITALIANI SU 10 Il 40% degli italiani è ingrassato, la maggioranza fa meno attività fisica e il 30% dorme peggio. A dirlo è un’indagine firmata dal Centro per la cura dei disturbi del comportamento alimentare Villa Miralago e dalla School of management del Politecnico di Milano. Oltre 8.000 persone hanno risposto nei giorni scorsi a un questionario focalizzato sul ruolo del cibo durante l’isolamento. Quattro connazionali su 10 hanno ammesso di essere aumentati d i peso perché mangiano per noia e nervosismo. Ad avere questo problema sono soprattutto le donne tra i 30 e i 50 anni.
Il lockdown ci ha fatto riscoprire il piacere di cucinare? «Già, sui social trionfano focacce e pizze e anche gli insospettabili mi raccontano di essersi messi ai fornelli. In Italia il cibo è qualcosa da condividere e in un momento critico fa da collante. Io stessa sui social propongo tutorial e lezioni ad hoc. Il piatto del cuore? La crema spalmabile alle nocciole: l’ho chiamata Goduria». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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IDEE
«IL MIO ROMANZO AVEVA PREVISTO LA PANDEMIA» di Isabella Fava
Si intitola proprio Pandemia l’ultimo libro del Premio Pulitzer Lawrence Wright. Racconta di una strana influenza scoppiata in Asia e propagatasi in tutto il mondo. E le analogie con il Covid-19 sono tantissime. «Ho iniziato a scrivere nel 2017, dopo aver fatto ricerche su altre grandi epidemie» dice l’autore. «Le tragedie globali mostrano com’è davvero la società in cui viviamo» iamo a Ginevra, durante un convegno sulle malatS tie infettive a cui assistono esperti e luminari da tutto il mondo. È il turno di un medico olandese che avverte la platea di una strana influenza che sta colpendo un campo profughi in Indonesia. Febbre alta, emorragie, trasmissione rapida, letalità estrema. Sembra una immagine del presente che stiamo vivendo, anche se estrema. È invece l’inizio di un romanzo avvincente appena uscito in contemporanea con gli Usa, scritto dal Premio Pulitzer Lawrence Wright e dal titolo quanto mai attuale: Pandemia (Piemme). Non pensate a un instant book nato sull’onda della tragedia del coronavirus: Wright - che, oltre che scrittore, è giornalista e sceneggiatore - ci stava lavorando dal 2017. «Casualmente con una storia che cronologicamente arriva fino al 2020» dice in videoconferenza dalla sua casa in Texas. Del resto, per questo romanzo di 432 pagine 46
che mette insieme cospirazioni, politica, complottismi e teorie scientifiche, i segnali c’erano tutti: «Ho considerato alcuni trend presenti nella nostra società e li ho amplificati al massimo. Pensi a cosa sta accadendo nella realtà: si cerca un colpevole. Nel momento in cui si presentano queste grandi malattie, si diffondono anche accuse e stigma. Nel passato è successo che l’Unione Sovietica incolpasse gli Usa di avere fabbricato il virus dell’Hiv responsabile dell’Aids. Poi si scoprì che era una bugia propagandistica». È vero che all’origine di questo libro c’è il regista Ridley Scott? «Ridley aveva letto La strada di Cormac McCarthy, che racconta di un padre e di un figlio che vagano tra le rovine della civiltà. Un romanzo post-apocalittico che però non spiega perché la civiltà fosse collassata. Era pieno di dubbi: “Cosa può essere successo?”. La domanda era interessante:
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«IL PROTAGONISTA È ISPIRATO A UN EPIDEMIOLOGO DEL 1800. MA IL LIBRO FORSE NON SAREBBE NATO SE NON FOSSE STATO PER IL REGISTA RIDLEY SCOTT»
IN LIBRERIA E IN EBOOK
La serie Containment, ora su Netflix, racconta di un’epidemia ad Atlanta.
MONDADORI PORTFOLIO (3
“Quale forza o evento può essere così potente da ridurre tutto in briciole?”. Mi chiese di scrivere un soggetto. All’inizio naturalmente pensai a una guerra nucleare. Poi mi focalizzai sulle storie di malattie di cui mi ero occupato quando ero un giovane reporter: l’influenza suina scoppiata in una base militare nel 1976 e la legionella che si diffuse nello stesso anno. Però non riuscivo a venirne a capo. Un po’ perché immaginavo il soggetto troppo cinematografico, un po’ perché non avevo fatto abbastanza ricerche. Quando l’ho ripreso in mano e ho deciso di farne un romanzo, l’ho scritto soprattutto per me, volevo una storia che mi convincesse». Cosa pensava mentre scriveva di quella pandemia? Avrebbe detto che qualcosa di simile sarebbe successo davvero? «Ma il romanzo non è solo frutto della mia immaginazione. Tantissimi elementi provengono dalle ricerche che ho fatto. Ho usato le risposte degli esperti e le informazioni raccolte per farmi un’idea di cosa sarebbe avvenuto nelle stanze del potere a Washington, come avrebbero reagito i medici, chi sarebbe stato il primo a intervenire... Tutte domande che si leggono anche oggi sui giornali». Quale messaggio voleva dare? «Che tutto questo può succedere. Se ci pensate, le nuove malattie come Ebola, Mers, Sars, Zika sono capitate una dietro l’altra negli ultimi 20 anni. Alcune sono molto più pericolose del Covid-19, ma per
Pandemia (Piemme) è l’ultimo libro di Lawrence Wright, scrittore, sceneggiatore e firma del magazine New Yorker. Il titolo originale dell’opera è The end of october, la fine di ottobre, e «prende spunto dall’influenza spagnola del 1918. Apparsa a febbraio, scomparsa in estate e tornata in maniera più forte in autunno» dice Wright. Nel 2007 ha vinto il Pulitzer con il saggio Le altissime torri. Come al-Qaeda giunse all’11 settembre (Adelphi), che è anche una serie tv su Amazon.
fortuna nessuna è diventata una pandemia come questa. I miei primi lettori mi hanno avvertito: “Spaventerai tutti”. Ma mi hanno anche detto che leggere il romanzo nel mezzo dell’emergenza coronavirus aiuta a capire tante cose». Cosa pensa del modo in cui le varie Nazioni stanno affrontando la situazione? «Le grandi tragedie ti mostrano com’è la società in cui vivi. Nel caso degli Usa, la lezione è stata che il governo non è in grado di affrontare un’emergenza. Riusciremo a rimediare in futuro? Non lo so. Non sono ottimista né pessimista, ma credo che questa possa essere una grande opportunità per fare un reset di civilizzazione. Come è successo in Italia dopo la peste nera che ha aperto le porte al Rinascimento». Per Henry Parsons, il virologo protagonista del suo romanzo, si è ispirato a qualcuno in particolare? «Sì, a un epidemiologo che visse nel 19° secolo in Inghilterra. Dimostrò che un’epidemia di influenza nel 1890 fu causata da un’infezione e non dai miasmi diffusi nell’aria. Fu il primo a provarlo, però poi è stato dimenticato dal mondo della medicina. Io ho deciso di rendergli omaggio». Alla fine questo film si farà? (Allarga le braccia) «Chissà! Ridley Scott si è ricandidato come regista. Ma questa è Hollywood... Vedremo». ©RIPRODUZIONE RISERVATA 47