FOCUS 359 - Settembre 2022

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SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO 359

13 AGOSTO 2022 SETTEMBRE 2022 € 4,90 IN ITALIA

1992-2022 TRENT’ANNI DI FOCUS GUARDANDO AVANTI SU QUESTO NUMERO

Mensile: AUT 10,00 € / BE 9,60 € / F 9,00 € / D 11,70 € / LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 10,90 Chf / CH CT 10,70 Chf / USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP

I COMANDI VOCALI DAI PRIMI TENTATIVI ALLE PROSSIME FRONTIERE

COME FUNZIONA L’OROLOGIO DEI SENTIMENTI UN SOFTWARE PREVEDE SE L’INTESA DURERÀ COSÌ REAGIAMO ALLA SEPARAZIONE

TEST DI COPPIA A CHE PUNTO DEL RAPPORTO SIETE

L’AMORE È A TEMPO? NUMERO DOPPIO CON

ARREDA-MENTE LA GUIDA PSICOLOGICA PER UNA CASA SU MISURA

COVID CHE COSA CI SI ASPETTA DA UNA VARIANTE ALL’ALTRA

NATURA LA STORIA GEOLOGICA DELLE NOSTRE SPIAGGE

DOMANDE&RISPOSTE


359 SETTEMBRE 2022

www.focus.it

Scoprire e capire il mondo PRISMA

8 Il dinosauro braccia-corte 10 Come natura insegna 12 Il ritmo del lemure 15 I numeri dei cocktail 16 Facciamo spazio 24 Il progetto cattura-plastica 30 5 utilizzi della fibra ottica

11

Uno studio sull’altezza delle onde

Gli uomini mangiano di più in estate. Ecco perché

22

dossier Relazioni 32 38

L’AMORE È A TEMPO?

Oggi la scienza sa dare una risposta: l’innamoramento può proseguire per tre anni. La fase successiva (se ci si arriva) può continuare anche tutta la vita.

per scoprire quali sono i fattori che finiscono per separare i membri di una coppia (e quelli che invece li uniscono).

COSÌ REAGIAMO 42 ALLA SEPARAZIONE

Che cosa succede nel nostro cervello se veniamo lasciati? E quali fasi attraversiamo prima di tornare “alla normalità”? Le risposte (e le strategie) degli scienziati.

UN SOFTWARE PREVEDE QUANTO DURA

Uno studioso italiano ha istruito un programma di Intelligenza artificiale

48 DI VARIANTE IN VARIANTE medicina

Siamo nel passaggio dalla fase di pandemia a quella endemica. Con un virus che si evolve e si modifica e con cui dobbiamo imparare a convivere.

52 IL TEST SOTTO LA SABBIA natura

MULTIMEDIA

Scopri video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.

Le spiagge hanno storie geologiche molto diverse tra loro. Ecco alcuni esempi, dall’Adriatico alla Sardegna, dalla Puglia alla Sicilia.

60 C’È NETTUNO? spazio

L’attenzione della Nasa si sposta verso i due pianeti più lontani, che con le loro lune possono dirci qualcosa anche sulla vita extraterrestre.

In copertina: Foto portante: Shutterstock; Sotto da sinistra: Getty Images (3).

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Focus | 3


D&R Speciale 124 ANIMALI 128 TECNOLOGIA 130 SCIENZA 132 AMORE E SESSO 134 STORIA 138 TE LO DICE...

140 NATURA 142 ECONOMIA 144 SALUTE 148 SOCIETÀ 150 ARTE E CULTURA 152 CIBO

71

Passato e futuro dei comandi vocali

154 SPORT 158 UNIVERSO 160 PSICHE

84 LA RETE INVISIBILE tecnologia

La blockchain è il “pubblico registro” di Internet, sul quale si sviluppano varie tecnologie (come gli Ntf).

90 FORMULA UNICA tecnologia

Le auto da corsa oggi sono quasi indistruttibili, grazie alla capacità di imparare dagli incidenti del passato.

96 PASSA LO STRANIERO animali

68 GHIACCIAI BOLLENTI IN NUMERI cifrario ecologico

Il recente dramma della Marmolada riaccende l’attenzione sull’estensione dei ghiacci in Italia e nel mondo.

71 COMANDI VOCALI next 30

Parlare con i computer era un sogno che oggi è stato (in parte) realizzato grazie all’Intelligenza artificiale.

78 SE... SCOMPARISSERO I SUONI scienza

Finché ci sarà materia ci saranno onde sonore. Ma se all’improvviso uomini e animali non riuscissero più a percepirle?

RUBRICHE

7 L’oblò 88 Focus Live 100 Tipi italiani 164 Academy 166 MyFocus 170 Cartellone 175 Giochi 4 | Focus

Ormai i coloratissimi parrocchetti dal collare sono molto diffusi, da Palermo a Bolzano. Eccone i motivi.

104 IL PIANO DI RISERVA natura

Non tutte le aree marine protette lo sono fino in fondo. I progetti in corso alle Maldive e non solo.

112 ARREDA-MENTE comportamento

La casa non deve solo offrire rifugio,     deve anche farci stare bene. E i neurofisiologi hanno capito come.

118 L’AUTO SI FA SPAZIO verso lo speciale auto

Veicoli terrestri e spaziali hanno molto in comune. Ne abbiamo parlato con due aziende del settore.

100 Biologia e vita quotidiana del geco

Ci trovi anche su:


dossier Che cosa succede nel nostro cervello se veniamo lasciati? E quali fasi attraversiamo? Ecco le risposte (e le strategie) degli scienziati. di Giovanna Camardo

COSÌ REAGIAMO

ALLA SEPARAZIONE

A

t first I was afraid, I was petrified – Kept thinking I could never live without you by my side”: all’inizio ero spaventata, ero pietrificata, continuavo a pensare che non avrei mai potuto vivere senza te al mio fianco. Così – da una rottura amorosa, superata scoprendo la propria forza – inizia I Will Survive, cantata da Gloria Gaynor. Di rado la disco music e la scienza esplorano gli stessi campi, ma la fenomenologia del cuore spezzato è un’eccezione. Se esaminassimo il testo con l’occhio di uno psicologo, infatti, potremmo identificare la reazione iniziale alla fine di una storia. «È lo shock, la prima delle fasi attraversate da chi viene lasciato», dice Helen Fisher, antropologa del Kinsey Institute che analizza l’anatomia dell’amore (v. articolo iniziale). SARÀ PERCHÉ TI AMO In un celebre esperimento condotto anni fa, Fisher ha voluto vedere cosa accade a chi è stato

42 | Focus

lasciato. Con la risonanza magnetica funzionale, ha esaminato come si attivavano le aree cerebrali di 15 volontari “scaricati” quando veniva loro mostrata la foto dell’ex partner (sì, la scienza può essere spietata...). Dovevano infatti guardare due immagini portate da loro stessi: quella dell’amato/a e quella di una persona “neutra”, usata per confronto. Che cosa succedeva vedendo il volto dell’ex? Il cervello rivelava quanto quelle persone fossero ancora innamorate. «Abbiamo visto un’attivazione nell’area tegmentale ventrale (Vta): una regione associata con le pulsioni e la motivazione (parte del sistema di ricompensa, v. riquadro alle pag. seguenti). È implicata nell’amore, che è appunto una pulsione di base all’accoppiamento. La Vta è vicina all’ipotalamo, area che orchestra la fame e la sete: soddisfare questi bisogni ti tiene in vita oggi, l’amore romantico ti porta a cercare un partner e fa sopravvivere il tuo Dna domani», spiega Helen Fisher. L’attivazione di questa e di altre regioni cerebrali indica che, per


relazioni

l’attivazione di regioni coinvolte nella sensazione di dolore fisico (in corteccia cingolata anteriore e insula, ndr), le stesse che si “accendono” quando abbiamo per esempio mal di denti», dice Fisher. Solo che nel secondo caso basta andare dal den­ tista, mentre chi è stato rifiutato in amore può soffrire per mesi. Del resto, vari studi hanno visto che il dolore fisico e il dolore sociale (per esempio, sentirsi svalutato o escluso) attivano gli stessi cir­ cuiti nel cervello. TORNA CON ME! A questo punto, dopo aver sbirciato tra i neuro­ ni, torniamo alle fasi del dopo-separazione a cui accennavamo all’inizio. Dopo lo shock, spiega Fisher, «c’è la fase della protesta: si prova a ricon­ quistare la persona amata, cercando compromes­ si, seducendola, inviando fiori e lettere, provando a farla ingelosire». In questa fase di agitazione, c’è un aumento dei livelli di dopamina e noradrenali­ na, neutrasmettitori legati all’energia e alla mo­ Focus | 43

Getty Images

ADDIO Le separazione e il rifiuto sono esperienze comuni: in uno studio Usa condotto su studenti universitari, il 93% di loro ha dichiarato di essere stato respinto da qualcuno che amava.

chi subisce la separazione, la storia non è affatto finita. «Abbiamo trovato anche una maggiore at­ tivazione nel pallido ventrale, area che fa sempre parte del circuito della ricompensa ed è coinvolta nell’attaccamento. Quindi non solo queste perso­ ne sentivano ancora un intenso amore, ma anche un profondo attaccamento per l’ex partner». Di più: chi è stato rifiutato resta drogato d’amore. «Abbiamo identificato un aumento di attivazio­ ne in tre regioni legate alle dipendenze e al forte desiderio: la più potente è il nucleus accumbens (Nac), area implicata nelle dipendenze, sia quel­ le dalle droghe sia quelle comportamentali, per esempio dal gioco. L’amore romantico è in fondo questo: una dipendenza», dice Fischer. «Inoltre il nucleus accumbens è tra le regioni che si attivano quando valuti guadagni e perdite: nel caso di una separazione, si può dover rinunciare a stile di vita, figli, amici comuni, soldi». Infine le neuroscienze confermano che il mal d’amore esiste. «Abbiamo visto un aumento nel­


dossier

Spl/AGF

ALLA FINE ARRIVA L’INDIFFERENZA Le conseguenze di una separazione, del resto, si vedono persino nel mondo animale. Gli scienziati le hanno studiate in animaletti considerati modelli di monogamia: le arvicole delle praterie (Microtus ochrogaster). Questi piccoli roditori americani dopo l’accoppiamento diventano inseparabili: gli scienziati sanno che l’attaccamento è associato ai sistemi dell’ossitocina (in alcune aree cerebrali di queste arvicole monogame ci sono molti più recettori per il neurotrasmettitore rispetto a quelli presenti nelle arvicole “promiscue” della specie Microtus montanus) e della vasopressina. Zoe Donaldson, neuroscienziata della University of Colorado Boulder, nel suo laboratorio vede come reagiscono questi roditori alla perdita del partner. «Mettiamo due arvicole in una gabbia, dove possono accoppiarsi e formare un legame. Poi rimuoviamo un membro della coppia», spiega Donaldson. In natura le arvicole non divorziano, ma l’intervento degli sperimentatori «riproduce quanto succede se uno dei due animali viene predato. A questo punto vediamo come si comporta l’altro. Verifichiamo se diventa più ansioso, misurando quanto rapidamente si nasconde a una minaccia o quanto esplora un ambiente nuovo. E se è motivato a stare con il partner, dopo essere stato addestrato a premere una leva per raggiungerlo». Gli animaletti continuano a premere la leva per aprire una porticina attraverso cui riunirsi all’altro, anche se non trovano più nessuno. «Mostrano differenti segni di disagio, che rispecchiano ciò che vediamo negli umani in lutto. Questi segni includono un aumento degli ormoni dello stress, un elevato livello di ansia, una diminuzione della soglia del dolore. In laboratorio, vediamo che un animale non riesce a formare un altro legame nel periodo dopo la separazione: lo fa solo dopo 4 settimane». E noi umani? Siamo pronti a ricominciare quando approdiamo a un’ulteriore fase. «L’indifferenza: il momento in cui non ci pensi più. L’opposto dell’amore non è l’odio, è appunto l’indifferenza», dice Fisher. «Il passaggio davvero finale è quello che chiamo crescita post-traumatica: si capisce cosa è andato storto e si butta tutto alle spalle».

Mondadori Portfolio

tivazione. Alla fine però sopraggiunge la resa. «È la fase della rassegnazione: quella in cui si resta sdraiati senza far nulla. Si parla della situazione (spesso le donne, gli uomini in genere non abbastanza), magari si beve troppo, si guarda la tv, si rimugina. In questa fase c’è un calo della dopamina, che tende a innalzarsi con uno stress iniziale, ma a calare dopo un periodo prolungato di stress».

IN FONDO, NON ERA GRANCHÉ Ma, dopo aver compreso i meccanismi cerebrali e comportamentali del cuore spezzato, la domanda è: si può uscire dal tunnel dell’amore più velocemente? Sandra Langeslag, dell’University of Missouri-St. Louis, ha condotto studi per capire se le persone possano applicare strategie per smettere (deliberatamente) di amare. Ha coinvolto un gruppo di volontari «che erano ancora turbati dopo una rottura, avvenuta in media da sei mesi»,

A pensar male... si ama di meno: è il metodo della “rivalutazione negativa” dell’ex, cioè il concentrarsi sui suoi aspetti sgradevoli 44 | Focus

SOTTO ESAME Helen Fisher prepara una scansione cerebrale nelle sue ricerche sul “cervello in amore”: in uno studio, ha esaminato 15 volontari lasciati dal partner.


relazioni

IL PIACERE IN TESTA Le strutture del sistema di ricompensa, che ci fa associare una sensazione piacevole a uno stimolo (cibo, sesso, droghe) e ci motiva a ricercarlo. Lo stimolo positivo (freccia gialla superiore) causa il rilascio di dopamina (frecce blu) dall’area tegmentale ventrale (Vta). La dopamina arriva a diverse aree dove provoca ulteriore rilascio di dopamina (frecce rosse). Le aree includono: il nucleus accumbens, che dà il via agli input motori (freccia gialla inferiore), cioè trasforma la motivazione a ottenere lo stimolo in azione; la corteccia prefrontale, che fa focalizzare sullo stimolo; l’amigdala, coinvolta in emozioni e condizionamento; l’ipotalamo, che controlla funzioni corporee. Nelle persone lasciate, si attivano Vta e nucleus accumbens davanti alla foto dell’ex.

il “calo” dell’amore, unito a quello dell’attenzione, può rendere più facile trovarsi di fronte l’ex, sui social media o incontrandolo nella vita reale. Il contro: le persone restavano con una sensazione sgradevole. La distrazione invece non ha effetto sui sentimenti, ma fa sentire meglio. La combinazione ideale potrebbe dunque essere: rivalutazione negativa, seguita da una distrazione». RESTO SOBRIO/A, BUTTO TUTTO Fisher suggerisce anche di trattare le pene d’amore come una dipendenza o un problema di alcolismo, rimuovendo ogni traccia dell’ex. «Mettete lettere, foto o ricordi in una scatola e portatela in cantina. Non guardate che cosa fa l’ex su Facebook e non chiedete agli amici. Persino parlarne risveglia i fantasmi». E in ultima analisi bisognerebbe ricordarsi che «il tempo cura», chiosa Fisher. Lo hanno sempre detto le nonne, lo confermano le neuroscienze: «Nell’esperimento abbiamo visto che l’attività nell’area legata all’attaccamento, il pallido ventrale, era minore in chi si era separato da oltre sei mesi». Insomma, we will survive.

Ipotalamo

Nuclei del setto

Ingressi sensoriali

Corteccia prefrontale

Uscite motorie Nucleus accumbens

Amigdala

Area tegmentale ventrale (Vta)

Spl

RICORDI Il Museo delle relazioni interrotte a Zagabria, Croazia: mostra oggetti donati dopo la fine di una storia.

ci spiega Sandra Langeslag. Che avessero preso o subìto l’iniziativa di separarsi, provavano ancora amore. Dovevano applicare tre diverse strategie, focalizzandosi (attraverso la risposta a domande) su una di esse: rivalutazione negativa dell’ex (concentrarsi sui suoi aspetti negativi), rivalutazione del sentimento amoroso in generale, distrazione (pensare a cose piacevoli). Poi veniva loro mostrata un’immagine dell’ex, mentre erano sottoposti a elettroencefalogramma. «L’analisi delle onde cerebrali indicava che, con tutte le strategie, c’era una diminuzione dell’attenzione al vedere l’immagine del partner», dice Langeslag. Si era meno reattivi allo stimolo, insomma. Le persone dovevano poi valutare quanto amore provavano e come si sentivano. «La sola strategia che ha diminuito il sentimento d’amore è stata la rivalutazione negativa dell’ex partner». Per tornare alla disco music, lo suggeriva anche I Will Survive: “I spent so many nights thinking how you did me wrong – And I grew strong” (Ho passato così tante notti a pensare a come mi hai fatto del male – e sono diventata forte”). Come continua Langeslag, «il vantaggio di questa strategia è che


medicina

Di variante in variante IN RAPIDA EVOLUZIONE SARS-Cov2 muta e le varianti più contagiose si sostituiscono alle precedenti. In passato questo ci ha colto di sorpresa. Ora la scienza affila le armi per affrontare queste variazioni.

D

ue anni e mezzo di pandemia non sono bastati a disegnare una strategia in grado di contenere le nuove ondate del virus. All’inizio dell’estate, il “liberi tutti” sulle misure più elementari (mascherine e distanziamento), unito alla diffusione di una variante estremamente contagiosa e alla perdita di efficacia dei vaccini, hanno fatto impennare la curva dei casi come mai si era visto nei mesi in cui le scuole sono chiuse. E ora, con l’approssimarsi dell’autunno, ci si interroga sulla gestione del periodo che è stato sempre il più critico: quello in cui i luoghi chiusi tornano ad affollarsi e le malattie respiratorie si trasmettono con più facilità. Quali frecce abbiamo allora al nostro arco? CHE FINE HA FATTO L’IMMUNITÀ DI GREGGE? Dal punto di vista della diffusione, «siamo nel mezzo della transizione, dalla fase pandemica a quella endemica, in cui la presenza del virus sarà costante», spiega Fabrizio Pregliasco,

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Siamo nel passaggio dalla fase di pandemia a quella endemica. Con un virus che si evolve e si modifica e con cui dobbiamo imparare a convivere. di Margherita Fronte

Pregliasco. «Per farlo, le vaccinazioni periodiche resteranno uno scudo importante, specie contro le forme gravi della malattia. Ma andrà implementato anche l’impiego degli antivirali, ancora poco usati, e dovremo imparare a gestire le mascherine, indossandole al bisogno, indipendentemente da obblighi e prescrizioni di legge». VACCINI VECCHI E NUOVI Riguardo ai vaccini, la somministrazione della quarta dose è già partita per gli over 60 e per le persone fragili e presto arriveranno anche in Italia le versioni aggiornate alla variante Omicron. «In prospettiva, gestiremo il Covid un po’ come l’influenza: con vaccinazioni periodiche aggiornate al tipo di virus in circolazione», riprende Pregliasco. Il panorama potrebbe tuttavia mutare, se andassero in porto gli sforzi che diversi centri di ricerca e aziende farmaceutiche (con in testa Pfizer-BioNTech) stanno facendo per produrre un vaccino universale, efficace contro tutti i coronavirus. Gli Usa hanno messo sul piatto olFocus | 49

Getty Images

docente di igiene all’Università degli Studi di Milano. «SARSCov2 è mutato, diventando più contagioso e un po’ meno virulento, anche se la malattia non è certo un raffreddore e resta potenzialmente letale. Per il futuro, ci aspettiamo un andamento dell’incidenza a volte in aumento e a volte in diminuzione, in relazione alla comparsa di nuove varianti e alla successiva diffusione nella popolazione di un certo livello di immunità». In questa nuova fase, vanno rivisti alcuni dei punti fermi che pensavamo di aver raggiunto. Per esempio, i mesi estivi hanno chiarito che, a differenza di quanto si pensava, il Covid non sarà una malattia stagionale. L’estrema trasmissibilità della variante Omicron ha messo una pietra tombale sull’agognata tregua estiva, così come sull’immunità di gregge, in virtù della quale, raggiunta una certa percentuale di vaccinati, il virus avrebbe smesso di circolare. Per essere chiari: non accadrà mai con un agente infettivo che si diffonde così rapidamente, e che può infettare nuovamente anche chi si è già ammalato o è vaccinato. «Dobbiamo imparare a convivere con il virus», spiega


Avremo un andamento a onde, con fasi in cui il contagio aumenterà, per via delle nuove varianti, e altre in cui scenderà

Mondadori Portfolio (4)

LE NOSTRE DIFESE Sopra e a sinistra: i due antivirali approvati in Italia, di cui si lamenta lo scarso impiego. A destra: mascherine ffp2, consigliate per Omicron.

La timeline, da Alpha a Omicron

Alpha

Beta

Gamma

Dicembre 2019

Maggio 2020

Novembre 2020

Cina

50 | Focus

tre 36 milioni di dollari per svilupparlo e la soluzione proposta dal Walter Reed Army Institute of Research, del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, è già in fase di sperimentazione su pazienti. Nel frattempo, i bambini fra i 5 e i 12 anni sono invece ancora fermi a due dosi del primo vaccino Pfizer-BioNTech, che funziona meno bene contro le nuove varianti. Lo hanno documentato due articoli pubblicati a pochi giorni di distanza, fra giugno e luglio, rispettivamente su Lancet e su New England Journal of Medicine. «I due studi, complementari per il metodo impiegato, indicano comunque che questo vaccino aiuta a contenere la diffusione del virus e, soprattutto, protegge anche i più piccoli dalle forme più impegnative della malattia», dice Carlo Giaquinto, ordinario di pediatria all’Università di Padova e coautore del secondo studio. «Il dato poteva essere poco rilevante nella prima fase della pandemia, caratterizzata da virus che risparmiavano i bambini. Con Omicron, invece, l’elevato numero di contagi ha fatto salire le ospedalizzazioni anche in questa fascia d’età. Per tutelare i bambini sarebbe quindi opportuno procedere alla terza dose, mentre non dovremmo tornare alla

Sudafrica

Brasile


SEMPRE UTILI Fiale del vaccino contro Covid-19. I vaccini “vecchi” permettono ancora di evitare le forme gravi della malattia, anche se sono meno efficaci nel contenere il contagio delle nuove varianti.

36

I MILIONI DI DOLLARI INVESTITI DAGLI USA PER SVILUPPARE IL VACCINO PER TUTTI I CORONAVIRUS

chiusura delle scuole. Per loro, non andare a scuola è stata la vera “malattia grave”». I FARMACI POCO USATI Restano invece ancora sottoutilizzati gli antivirali molnupiravir e paxlovid. Secondo l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), a inizio luglio i pazienti trattati in casa con questi farmaci erano stati poco più di 75.000 (sebbene con una tendenza in aumento). «L’impiego dovrà diventare sistematico, al fine di ridurre le ospedalizzazioni specie nei soggetti più fragili», riprende Fabrizio Pregliasco. «Purtroppo però fin dall’inizio gli antivirali sono stati percepiti come medicinali da specialisti, e i medici di base li prescrivono ancora troppo poco». Più complessa è la strada degli anticorpi monoclonali, messi a punto nella prima fase della pandemia, con un grande investimento di risorse, come soluzione da utilizzare nei pazienti ad alto rischio oppure in coloro che, per motivi di salute, non possono essere vaccinati. Questi farmaci si ottengono a partire dagli anticorpi prodotti dall’organismo durante la malattia, ma quelli sviluppati inizialmente non sono efficaci contro

Delta India

Ottobre 2020

Omicron. Tuttavia, in caso di necessità, le aziende possono produrne di nuovi in tempi piuttosto rapidi. LE REGOLE DA NON DIMENTICARE Nessun farmaco e nessun vaccino riuscirà però a contenere il contagio se non sarà affiancato da comportamenti corretti. Le mascherine, il distanziamento, la pulizia delle mani, le sanificazioni degli ambienti e la loro ventilazione restano fondamentali e dovranno entrare a far parte delle normali abitudini. L’obiettivo sarà proteggere i più fragili e mantenere il controllo sul numero di casi, «anche per evitare lockdown di fatto, dovuti al forte aumento del numero di persone che, essendo malate, dovranno stare in casa», conclude Pregliasco.

Omicron Diversi Paesi

B.1

Novembre-dicembre 2021

Omicron

B.4 e B.5

Diversi Paesi

Febbraio-marzo 2022 Focus | 51


Domande Risposte

LA SCIENZA IN PILLOLE

INSERTO SPECIALE !

QUALI SONO LE COSE PIÙ STRANE MAI PIOVUTE DAL CIELO?

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SALUTE SONO PIÙ IGIENICI GLI HAND DRYER O LE SALVIETTE DI CARTA?

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TE LO DICE MASSIMO

UNIVERSO CHE SUONO AVREBBE LA NOSTRA VOCE SU MARTE? ANIMALI PERCHÉ I TOPI TEMONO LE BANANE?

SPORT CHI FU L’ATLETA PIÙ PAGATO DI SEMPRE?

LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV

DSFILGUSDH QDFIU FXBDFDFXGFSG SDFLIUGSDFJDFSG

NASA

ARTE E CULTURA GLI INTELLETTUALI AMANO I FILM TRASH? SCIENZA QUANTA LUCE È STATA EMESSA DAL BIG BANG A ORA?

PSICHE PERCHÉ GLI ADOLESCENTI NON ASCOLTANO I GENITORI?

INDICE PAGINE ANIMALI 124 • TECNOLOGIA 128 • SCIENZA 130 • AMORE E SESSO 132 • STORIA 134 • TE LO DICE MASSIMO 138 • NATURA 140 • ECONOMIA 142 • SALUTE 144 • SOCIETÀ 148 • ARTE E CULTURA 150 • CIBO 152 • SPORT 154 • UNIVERSO 158 • PSICHE 160


CORVO

QUALI ANIMALI FANNO PROVVISTE DI CIBO ?

per mantenere costante la loro temperatura corporea. Le talpe (del genere Talpa) invece non vanno proprio in letargo e durante l’inverno possono soffrire la fame. Per questo immagazzinano fino a 400 lombrichi, immobilizzati in particolari camere delle loro tane sotterranee.

IL FREDDO DELL’INVERNO NON È POI COSÌ LONTANO E GLI ANIMALI DI MOLTE SPECIE, SPESSO PIÙ PREVIDENTI DI NOI, STANNO METTENDO DA PARTE IL CIBO E QUANTO SERVIRÀ LORO NEI PROSSIMI MESI.

N

on sono solo le specie della grande famiglia delle formiche (Formicidae), proverbiali dopo la favola di La Fontaine, che raccolgono foglie o prede immobilizzate conservandole sottoterra per l’inverno. Sono anche altri gli animali che fanno provviste di cibo prima che arrivi il gelo.

nasconderne decine di migliaia per poi recuperarli praticamente tutti.

Ma anche alcuni crostacei fanno scorte, per esempio alcune specie asiatiche del genere uca (chiamati anche granchi violinisti) sono stati osservati immagazzinare alghe, piccoli crostacei (copepodi) e altre particelle di cibo da utilizzare quando la stagione delle piogge rende problematico trovare il nutrimento.

Le specie che non hanno problemi nel fare grandi scorte sono quelle che vanno in letargo, ma altre, come diverse specie di toporagno (famiglia dei Soricidae), d’inverno entrano in uno stato di torpore da cui ogni tanto si risvegliano per mangiare. Queste assumono fino al 40% del proprio peso in lumache, vermi e insetti,

Daniele Venturoli

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124 | Focus

I gatti selvatici (Felis silvestris), invece, una volta che hanno mangiato abbastanza della propria preda in genere seppelliscono quanto ne rimane, per evitare di attirare altri predatori nel loro territorio.

I castori (Castor) creano vere e proprie dispense invernali, accanto alle loro tane, e le riempiono di rami.

Chi invece non si dimentica dove ha messo la scorta di pinoli sistemata per l’inverno sono i Corvidi, come ghiandaie, corvi e gazze, noti per la loro intelligenza e la loro memoria, che riescono a

GATTO

Un comportamento simile a quello delle volpi (Vulpini) che seppelliscono le prede in piccole buche nei periodi di abbondanza per poi tornare a nutrirsene al bisogno.

I picchi (diverse specie della famiglia dei Picidae), invece, trasformano gli alberi in veri e propri depositi di cibo, immagazzinandovi anche 50.000 noccioline per volta, incuneate nei tronchi con tanta forza da essere difficili da rubare per altri animali fuori dalla famiglia.

Per esempio gli scoiattoli (diverse specie del genere Sciurus), raccolgono ghiande, noci, noci americane, nocciole e faggiole (i frutti dei faggi, simili a delle castagne) nascondendole nei tronchi degli alberi, per poi a volte dimenticarsi dove le hanno nascoste... e contribuendo così alla nascita di nuove piante.

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FORMICHE

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CASTORO

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ANIMALI

UCA

VOLPE


DAL SATELLITE Sulla Terra durante la notte si accendono le luci artificiali dei centri urbani.

Il successo professionale dipende dalla personalità? A

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lcuni tratti di personalità possono aiutare in determinate professioni. Lo sostiene uno studio delle Università dell’Arkansas e del Minnesota che ha valutato la relazione tra prestazioni lavorative e personalità in 9 gruppi: impiegati, servizio clienti e vendite, assistenza sanitaria, forze dell’ordine, dirigenti, militari, professionisti e, infine, manodopera qualificata e semi qualificata. Riguardo alla personalità, si sono considerati i tratti di coscienziosità (affidabilità, impegno), estroversione, apertura mentale, gradevolezza (gentilezza, atteggiamento collaborativo) e stabilità emotiva (controllo delle emozioni e degli impulsi). Peculiarità. È emerso che la coscienziosità ha rilievo in tutte le professioni, con delle differenze: è importante soprattutto nei lavori che non richiedono un impegno cognitivo elevato, meno in quelle intellettivamente complesse. L’impatto positivo degli altri tratti è più forte in alcuni ambiti: la gradevolezza nell’assistenza sanitaria; la stabilità emotiva per le forze dell’ordine, i militari e la manodopera; l’estroversione per venditori e dirigenti; l’apertura mentale per i professionisti. M.Z.

Perché non si possono fotocopiare le banconote? P

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Nasa Earth Observatory/Noaa Ngdc

ECONOMIA

142 | Focus

erché farlo blocca la fotocopiatrice o la spegne. Accade a causa di uno schema di simboli nascosti in diverse valute, di solito mascherati sotto “ricami” di stelle o fiori (nei 20 euro, per esempio, sono stelline): la loro disposizione è stata denominata “costellazione di EURione”, anche se non ha un nome ufficiale, ed è visibile sulla maggior parte delle banconote. Le principali banche centrali hanno adottato questo modello o uno simile, così quasi tutte le fotocopiatrici rilevano il modello EURione e interrompono la stampa. Scansioni vietate. Non è possibile neppure scansire le banconote in un programma di grafica come Adobe Photoshop, per poi stamparle, a causa del CDS (Counterfeit Deterrence System), algoritmo non limitato a EURione, che riconosce le banconote, rilevando anche la presenza di filigrana. I.P.


COME SI VALUTA LA POVERTÀ DEI PAESI? I PARAMETRI SONO NUMEROSI E DIVERSI TRA LORO. PER UNO DI QUESTI BISOGNA OSSERVARE LE COSE (MOLTO) DALL’ALTO.

O

ltre al Pil e ad altri indicatori economici, c’è un metodo più immediato: guardare le immagini satellitari notturne. Nei Paesi in via di sviluppo, le aree non illuminate di notte indicano di solito uno sviluppo limitato, mentre le zone con più luci sono spia di modernità più avanzata, dove le infrastrutture sono abbondanti. Così i ricercatori dell’International Institute for Applied Systems Analysis in Austria hanno studiato le aree non illuminate per valutarne la relazione con la ricchezza per 49 Paesi fra Africa, Asia e Americhe: il metodo si è rivelato efficace, con una precisione dell’87%. ZONE RURALI. Per la maggior parte, gli insediamenti non illuminati, afferma lo studio pubblicato su Nature Communications sono stati trovati in Africa (39%) e in Asia (23%). Se si considerano le zone rurali non illuminate, questi numeri salgono al 65% per l’Africa e al 40% per l’Asia. Studi come questo possono aiutare anche a monitorare i progressi dei Paesi in campo energetico. Vito Tartamella

Cos’è la “shrinkflation”? È

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una controversa pratica commerciale con la quale alcune aziende diminuiscono la quantità di un prodotto mantenendone però il prezzo e, spesso, la confezione. Pasta, detersivi, biscotti, carta igienica: le categorie di prodotti interessate dalla shrinkflation, dall’inglese to shrink (restringere) e inflation (inflazione, rincaro), sono ormai le più svariate. L’espediente si basa soprattutto sul comportamento inconsapevole dei consumatori: acquistando abitualmente le stesse confezioni, generalmente non si presta attenzione alle modifiche dei quantitativi riportate sulle etichette, soprattutto in quanto il prezzo rimane inalterato. Ambiguità. Nonostante sia del tutto legale, questa pratica viene fortemente biasimata dagli utenti e dalle associazioni di consumatori in tutto il mondo. Il fenomeno della shrinkflation non rappresenta una novità, ma negli ultimi mesi sembra aver fatto registrare una decisa accelerazione, con le aziende che tendono a giustificare il rincaro più o meno nascosto dei prezzi con l’aumento dei costi di produzione. R.M.

Spendono più gli uomini o le donne?

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e parliamo di acquisti online, un’abitudine che in Europa ha coinvolto nel 2021 oltre il 72% della popolazione, spendono maggiormente gli uomini. È quanto emerge da un’indagine sugli stili di vita condotta da Eurostat, ossia ufficio statistico dell’Unione Europea, EFTA, cioè l’associazione europea del libero scambio, e ONS, ovvero l’ufficio statistico nazionale britannico. Guadagni. Con riferimento al gender gap (in Europa un uomo guadagna in media il 13% in più di una donna; in Italia il 4,2%, uno dei dati meno negativi) e facendo la proporzione tra stipendi e acquisti, risulta che gli uomini spendono in media l’8% in più rispetto alle donne, poiché più propensi a comprare beni di lusso ed elettronici, rispetto alle preferenze femminili che vertono su abbigliamento, cosmetici e libri. Le spese si equivalgono se si tratta di prodotti per la casa, biglietti per eventi e vacanze. S.V.


SALUTE

COSA SENTE UN FETO DENTRO LA PANCIA DELLA MAMMA? IL SUO RESPIRO, COME LA RISACCA DEL MARE, I SUOI PASSI, COME UN RIMBOMBO LONTANO, E LA SUA VOCE.

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umerosi studi scientifici ribaltano il pregiudizio secondo cui dentro il pancione materno regna il silenzio assoluto. Il mondo sonoro prenatale, invece, sarebbe ricchissimo. Secondo un articolo sulla rivista dell’Associazione americana di pediatria, la capacità di sentire vibrazioni attraverso il corpo è attiva alla nona settimana di gestazione. Grazie allo sviluppo delle strutture anatomiche (es. orecchio medio) che permettono la trasmissione delle onde sonore al cervello, dalla 21esima settimana il feto percepisce i suoni per via uditiva e a 25 settimane risponde a stimoli acustici. A 30 settimane, il feto sente tutti i rumori materni, cioè quelli digestivi, il battito cardiaco, il suo respiro (somigliante a quello della risacca sulla spiaggia) e la sua voce, propagata dal sacco amniotico. STIMOLI AMPLIFICATI. Dentro la pancia il feto percepisce però gli stimoli acustici in modo distorto e amplificato. I suoni vengono, infatti, filtrati dal liquido amniotico che li trasforma in vibrazione, filtrando i suoni acuti, mantenendo quasi inalterati quelli gravi, mentre il corpo materno agisce come una camera di risonanza. La voce materna risulta così di circa 5,2 decibel più intensa del normale, mentre il rumore di passi trasferito dal liquido amniotico fa pensare a quello di un rimbombo lontano. C. G.

Quando l’uomo ha iniziato a bere alcol? e prime tracce di procedimenti per la fermentazione alcolica di frutta e cereali risalgono a 8.000 anni fa, in Cina, e la prima bevanda alcolica della storia pare sia stato un “distillato” di biancospino; tuttavia l’uomo ha cominciato a tollerare l’alcol e metabolizzarlo ben prima di diventare Homo erectus. È successo infatti 12 milioni di anni fa, quando i primati hanno iniziato a muoversi sul terreno anziché sugli alberi: allora comparve un gene capace di aumentare di 12 volte la capacità di metabolizzare l’alcol, stando alla scoperta di Robert Dudley dell’Università di Berkeley in California. Aperitivo. Tollerare l’alcol serviva perché i primati, scesi a terra, si cibavano più spesso di frutti fermentati caduti al suolo, che quando contenevano etanolo erano anche più energetici: così gli umani si sono evoluti per apprezzare l’alcol, riconoscerlo letteralmente a naso (anche varie scimmie, oltre all’uomo, sono molto sensibili al suo odore) e ricercarlo. Anche per quello che Dudley chiama “l’effetto aperitivo”, ovvero la tendenza a passare più tempo a mangiare, e quindi assicurarsi più energia, se prima del pasto si introduce una piccola quantità di alcol: succede agli umani, ma è stato dimostrato lo stesso meccanismo anche in varie specie di scimmie. E.M.

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Possiamo allenarci a dormire di meno?

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In generale, gli esperti consigliano agli adulti di dormire mediamente intorno alle 7-8,5 ore a notte, ma c’è chi è convinto che il nostro fabbisogno di sonno si possa ridurre fino a 6 ore, senza che ciò comporti particolari danni. Ad aver elaborato un metodo per dormire meno è stato Jim Horne, ex direttore dello Sleep Research Center della Loughborough University (Regno Unito). Nello studio a supporto del suo piano è stato chiesto a dei volontari di svegliarsi sempre allo stesso orario coricandosi però 20 minuti più tardi ogni giorno della settimana (compresi i week-end), fino ad arrivare a dormire soltanto 6 ore per notte. Lucidità. In questo modo, l’organismo è stato in grado di adattarsi gradualmente ai nuovi ritmi, senza subire ripercussioni nei livelli di lucidità al mattino. A detta dello stesso esperto, tuttavia, la qualità del sonno è sempre più importante della quantità e questo piano non sarebbe adatto a chi, benché si sia allenato a dormire meno, continua a sentirsi assonnato durante il giorno. M.M.

Sono più igieniche le salviette di carta o gli hand-dryer?

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eglio la carta. Diversi studi proverebbero infatti che fra le tradizionali salviette cartacee e i più moderni hand-dryer, i dispositivi che sparano un getto di aria calda, le prime rappresentano la scelta più igienica. Alcuni studiosi dell’Università britannica di Leeds, ad esempio, hanno effettuato delle misurazioni nei bagni di tre ospedali, facendo indossare a dei volontari un camice e guanti in lattice. Su questi è stato sparso un batteriofago, un virus innocuo per gli umani ma in grado di infettare i batteri, e utilizzabile come segnale per i rilevamenti. Superfici. Senza lavare le mani con il sapone, per simulare una condizione di scarsa igiene, i volontari le hanno invece asciugate con una salvietta in carta o con un getto di aria calda. Successivamente, i ricercatori hanno esaminato le superfici entrate in contatto con guanti e i camici, come maniglie, pulsanti e pareti dei bagni. I risultati hanno mostrato che in generale gli oggetti toccati da chi aveva asciugato le mani con l’hand-dryer mostravano maggiori segni di contaminazione. Questo perché, secondo gli studiosi, il getto d’aria calda crea un aerosol che diffonde più facilmente batteri e virus, mentre gli asciugamani di carta assorbono, insieme all’acqua, i microbi rimasti sulle mani. R.M.

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vviamente tante cose diverse, fra cui molta fortuna, ma un fattore che non costa né soldi né fatica, pare essere molto importante se si vuole diventare centenari: guardare al mondo con ottimismo. Lo ha confermato Hayami Koga, epidemiologa della Scuola di Sanità Pubblica della Harvard University, analizzando i dati raccolti fra il 1993 e il 1998 su 159.255 donne fra i 50 e i 79 anni, seguite poi nei venti anni successivi. Come riportato sul Journal of the American Geriatrics Society, i risultati mostrano che le donne che si sono definite ottimiste

hanno anche vissuto una vita più lunga. «Il quarto più ottimista del campione è risultato del 5,4% più longevo del quarto più pessimista, con un 10% di possibilità in più di superare i 90 anni. Un dato che vale per tutte le etnie presenti nel campione», dice Koga. Stare bene. Potrebbe essere che l’ottimismo allunghi la vita in via indiretta, per esempio dando più voglia di vivere in modo sano. «Abbiamo considerato questa possibilità, e in effetti le “ottimiste” avevano in media abitudini più salutari delle pessimiste, ma questo fattore spiega solo un quarto della loro maggiore longevità».

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Che ci vuole per vivere a lungo?

La ricerca ha quantificato i benefici dell’ottimismo solo per le donne: studi precedenti hanno però confermato che l’effetto antistress di questa visione del mondo vale anche per i maschi. A.S.

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