Focus Storia 184 - Febbraio 2022

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Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

n°184 febbraio

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Churchill la bestia nera di Hitler

LA ROCAMBOLESCA CARRIERA DEL POLITICO INGLESE CHE SALVÒ L’EUROPA 22 GENNAIO 2022 - MENSILE � 4,90 IN ITALIA

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CORNUTI

PERCHÉ LE CORNA SONO DIVENTATE LO STIGMA DEI TRADITI?

NELLA RETE

LE ANTICHE STRADE ROMANE CHE TENEVANO UNITO L’IMPERO

MILLE ANNI FA

IL VICHINGO ERIKSSON CHE SCOPRÌ L’AMERICA PRIMA DI COLOMBO


Febbraio 2022

focusstoria.it

Storia

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uo padre credeva così poco in lui da non ritenerlo in grado di studiare per diventare avvocato. Sua madre, regina dei salotti, volava bellissima e mondana sopra la vita dei propri figli, sempre distante, sempre impegnata in altro. A noi nati un secolo dopo Churchill e dopo Freud, qualche domanda sul ruolo delle sicurezze affettive assorbite nell’infanzia sorge spontanea. Sir Winston Chuchill, nonostante il gelo familiare e le frustate a scuola, è diventato un gigante della Storia, per la determinazione, il coraggio e la lucidità con cui ha trainato la Gran Bretagna e il mondo nella lotta a Hitler. Nel Primo piano di questo numero è stato bello indagare l’anima e le azioni di un eroe vero, vissuto non nel mito ma nella più cruda delle realtà. Un eroe senza physique du rôle ma con una resistenza fuori dal comune, irriducibile fino alla vittoria. E, non da ultimo, un personaggio su cui ci sono montagne di foto, filmati, film, testimonianze, libri, discorsi e su cui ancora molto ci sarà da scrivere. Un invito a nozze per gli appassionati di storia. Emanuela Cruciano caporedattrice

RUBRICHE

4 LA PAGINA DEI LETTORI

6 NOVITÀ & SCOPERTE

9 C’ERAVAMO TANTO

AMATI 10 UNA GIORNATA DA... 12 CHI L’HA INVENTATO? 14 MICROSTORIA 62 DOMANDE & RISPOSTE COPERTINA: ALAMYW

64 CURIOSO PER CASO 66 GANGSTER STORY 98 AGENDA

Churchill il 7 agosto 1942 a El Alamein, teatro di una strategica vittoria britannica contro le forze dell’Asse.

In copertina: Winston Churchill (1874-1965) nel famoso ritratto di Yousouf Karsh The Roaring Lion, del 30 dicembre 1941.

IN PIÙ... ANTICHITÀ 16 Tutte le strade

portano a Roma La capillare rete viaria che teneva unito l’impero.

IMPERIAL WAR MUSEUMS/ GETTY IMAGES

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CI TROVI ANCHE SU:

IL CORAGGIO DI MR CHURCHILL 36 L’indomabile

Vide per primo il pericolo della follia nazista e dichiarò guerra a oltranza a Hitler. Il segreto della sua forza? Ne parliamo con lo storico Mauro Canali.

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Il giovane Winston

Da studente svogliato a reporter di guerra. I primi passi di Churchill non furono affatto in discesa.

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Solo contro Hitler

Churchill usò tutti gli strumenti a sua disposizione per convincere gli inglesi a lottare. Perché “senza vittoria non c’è sopravvivenza”, diceva.

50 Ma quanti scivoloni!

Esternazioni razziste, i Dardanelli, scelte strategiche infelici... Anche i politici di razza sbagliano.

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Nella sua rete

Churchill fece sempre molto affidamento sui servizi segreti. Ancora prima della grande sfida al nazismo.

56 I talenti di Mr Churchill

10 cose che non tutti sanno sul più famoso inquilino di Downing Street.

22 LaPIONIERI donna che

salvò il cinema Maria Adriana Prolo, fondatrice del Museo del cinema di Torino.

SOCIETÀ 30 Una storia di corna

Oggi sono l’icona dell’adulterio. Ma non è sempre stato così.

68 LaARTEVienna di Klimt

L’arte e la vita di Gustav Klimt, il pittore austriaco della Secessione.

76 GliATTUALITÀ inquilini

del Quirinale I 12 presidenti della Repubblica. Fino a oggi.

ESPLORAZIONI 78 L’altra scoperta

dell’America Il vichingo che, mille anni fa, arrivò in America.

POLITICA ITALIANA 86 Con le mani in pasta Come Tangentopoli seppellì la Prima Repubblica.

I GRANDI TEMI 92 Domenica di sangue Derry, 30 gennaio 1972: la strage degli innocenti.

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SPECIALE

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VII di cavalcare alla testa di un’armata e, incoraggiando le truppe, liberò Orléans. Fatta prigioniera dai Borgognoni e ceduta agli inglesi, fu condannata per eresia da un tribunale di ecclesiastici e arsa viva. Riabilitata nel 1456, fu proclamata santa nel

AKG_IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO

iovanna d’Arco è l’eroina nazionale francese per eccellenza. Lasciò la casa paterna per seguire il volere di Dio, rivelatole da voci misteriose, secondo il quale avrebbe dovuto liberare la Francia dagli inglesi (era in corso la Guerra dei cent’anni). Ottenne da Carlo

Il medico che inventò i manicomi (a sinistra) libera i malati dalle catene.

A proposito di follia

Vorrei precisare che l’attentatrice di Mussolini, l’irlandese Violet Albina Gibson (1876-1956), di cui si parla nell’articolo “Messi da parte”, pubblicato su Focus Storia n° 180, era una squilibrata mentale ben prima che il fascismo la dichiarasse tale. I segni della follia la Gibson li aveva rivelati fin dal 1909, in seguito alla morte del fidanzato. Prima aveva aderito al socialismo, poi si era fatta cattolica e aveva cominciato a viaggiare da sola in Francia e in Italia spendendo la sua eredità in beneficenza spicciola. Nel febbraio 1925, ospite di un convento di Roma, si era esplosa una rivoltellata al petto dinanzi a un altarino improvvisato. Dopo aver rinunciato all’intenzione di sparare a papa Pio XI, si era risolta a farlo contro Benito Mussolini. Arrestata

1920. Proprio alla “pulzella d’Orléans” è dedicata una puntata di Storia in Podcast: Marina Montesano, docente di Storia medievale presso l’Università di Messina, ne traccia il profilo dettagliato. Online. Per ascoltare questa serie all’interno della nostra audioteca, che conta ormai

sulla scalinata del Campidoglio un istante dopo avergli sparato, la Gibson venne riconosciuta affetta da paranoia cronica con allucinazioni. Però le voci che all’origine dell’attentato vi fosse un complotto antifascista ripresero nel giugno del 1926 quando, dopo mesi di mutismo assoluto, la Gibson confessò improvvisamente al giudice istruttore di aver premeditato l’uccisione di Mussolini e di aver agito con altri che le avevano fornito rivoltella e proiettili. La Gibson fece i nomi dell’onorevole Giovanni Antonio Colonna di Cesarò (18781940) – ministro delle Poste e Telegrafi dal 1922 al 1924, segretario del Partito democratico sociale italiano, promotore con il democratico e segretario dell’Unione nazionale Giovanni Amendola (18921926) della Secessione aventiniana – e dell’anarchico parigino Giovanni Cristoforo Perrot. Infine la Gibson ritrattò tutto: il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, il 6 maggio 1927, la riconobbe totalmente inferma di mente e quindi non punibile e la rimandò a Londra. Da allora, e per quasi trent’anni, Violet Gibson visse chiusa nell’ospedale psichiatrico di St. Andrew a Londra. Riposa, con i suoi segreti, nel cimitero di Northampton. La sua storia è stata

oltre 300 podcast, basta collegarsi a storiainpodcast. focus.it nella sezione “Eventi e luoghi”. Gli episodi di Storia in Podcast – disponibili anche sulle principali piattaforme online di podcast – sono a cura del giornalista Francesco De Leo.

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ricostruita da Richard Oliver Collin nel saggio La donna che sparò a Mussolini (Rusconi, 1988) e nel 2020 il regista Barrie Dowdall ha presentato il film docu-fiction Violet Gibson. The Irish woman who shot Mussolini. Fabio Lambertucci, Santa Marinella (Roma) 5

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PRIMO PIANO

10 COSE che (forse) non sapevi sul più famoso inquilino di Downing Street. di Paola Panigas

I TALENTI DI 1

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Si aggiudicò il Nobel

non per la pace, come accade per molti politici (anche se ci andò vicino nel 1945), ma in quanto autore prolifico. Infatti è l’unico statista nella lista dei Nobel per la letteratura. La consacrazione arrivò con la pubblicazione, tra il 1948 e il 1952, dei cinque volumi della Storia della Seconda guerra mondiale, in cui lui stesso è protagonista degli avvenimenti descritti. Sul viale del tramonto. Ricevette il premio il 16 ottobre 1953, all’età di 79 anni, poco prima di ritirarsi a vita privata. La motivazione? “Padronanza della descrizione storica e biografica, nonché per la brillante oratoria in difesa dei valori umani”.

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MR CHU 2

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Si formò da autodidatta

na volta giunto ai vent’anni Churchill si rese conto di non aver ricevuto un’istruzione adeguata alle sue ambizioni: suo padre, non ritenendolo abbastanza sveglio per fare l’università, nel 1893 lo spedì al collegio militare di Sandhurst, dove però la sua materia preferita si rivelò essere equitazione (a sinistra, mentre gioca a polo). Così in età adulta si formò da solo sulle opere di Platone, Adam Smith e Arthur Schopenhauer. Evoluzionista. A 22 anni lesse L’origine delle specie di Charles Darwin, da cui rimase affascinato. L’opera lo influenzò nella stesura di saggi di divulgazione scientifica.


Aveva già quarant’anni quando iniziò a dipingere, nel 1914, nella sua casa del Surrey, vicino a Londra. Capì che era un modo per alleviare le sue crisi depressive, così anche quando viaggiava per lavoro, partiva sempre munito di tele, colori e cavalletti. In trasferta dipingeva paesaggi: la Costa Azzurra (a sinistra, nel 1933) il Lago di Garda e laghetti alpini. Durante il suo soggiorno sul Lago di Como, nel 1945, ingaggiò anche una singolare gara artistica con il generale britannico Harold Alexander, suo ospite. I due amici si cimentarono in un identico soggetto: un balcone a edicola sul lago, ma non si sa chi si sia aggiudicato la vittoria. Quando era a casa, invece, amava ritrarre nature morte, come Rose in un vaso di vetro, che nel 1951 regalò all’attrice Vivien Leigh, per la quale aveva un debole. Impara l’arte... Nel gennaio del 1921, firmandosi Charles Morin, il futuro primo ministro espose le sue opere alla galleria Druet di Parigi: ne vendette sei. Con lo pseudonimo di David Winter, invece, nel 1947 la Royal Academy of Arts di Londra accettò due sue tele (di cui fu poi svelato l’autore). La produzione fino a oggi attribuita a Churchill è di 500 quadri.

nuove espressioni 4 Coniò e modi di dire

I

n occasione della Conferenza di Yalta (1945), il famoso incontro al vertice tra Churchill, Roosevelt e Stalin, il premier inglese usò per la prima volta la parola summit, per indicare una riunione tra leader del mondo occidentale e quello comunista. Nel discorso “Mai così tanti dovettero così tanto a così pochi”, formulato nel 1940, si riferì al valore dei piloti del Fighter Command della Royal Air Force, che stavano combattendo la battaglia aerea contro la Luftwaffe tedesca, definendoli i pochi (The few), e da quel momento vennero chiamati così. Falsi miti. Il termine “cortina di ferro”, invece, pronunciato nel discorso di Fulton (Usa,1946) è stato erroneamente attribuito a Churchill. Era già stato pubblicato nel 1945 sul settimanale Das Reich. Ma fu dall’orazione di Churchill che l’espressione divenne di uso comune: “Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico, una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi Stati dell’Europa Centrale e Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno a esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera sovietica”.

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Corrispondente di guerra dai punti “caldi” del mondo

Cominciò la sua carriera da giornalista come corrispondente della guerra ispanocubana per il Daily Graphic e il New York Times. Nel 1897 si trovava sul fronte afgano per il Daily Telegraph. Infine, a 24 anni, già celebre per i suoi reportage, partì per la guerra boera, pattuendo un compenso di 250 sterline al mese con il Morning Post. Souvenir dal fronte. Le sue imprese militari e i suoi resoconti dai fronti più caldi del mondo gli lasciarono in eredità un’ancora tatuata sull’avambraccio, ricordo di quel turbolento periodo.

RCHILL di best seller, 6 Autore pagato a peso d’oro

Churchill non aveva ereditato molto alla morte del padre e aveva uno stile di vita piuttosto dispendioso, quindi a partire dal 1906 si dedicò alla scrittura. Non era un vezzo o un modo per “arrotondare”, ma la sua principale fonte di reddito, che tra il 1929 e il 1938 gli fruttò circa 13mila sterline. Durante la sua vita scrisse più di 40 libri, soprattutto saggi, ma anche un romanzo e racconti brevi, più migliaia di articoli per quotidiani e riviste. Per la pubblicazione dei due volumi sulla vita del padre ricevette un anticipo di 8mila sterline che gli consentì di sposarsi. Tra il 1923 e il 1928 completò La grande storia della Prima guerra mondiale in sei volumi, che nel 1922 gli aveva procurato un anticipo di 22mila sterline, con le quali comprò la casa di campagna a Chartwell. Disoccupato. Nel 1929, il Partito conservatore perse le elezioni e Churchill non ebbe più incarichi di governo, quindi continuò a scrivere. Nel 1930 pubblicò My Early Life , autobiografia che racconta la sua vita dalla nascita (1874) ai 28 anni. In questo libro, Churchill confessò con ironia il suo difficile rapporto con il latino.

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fare 3 Cicoisapeva pennelli

Si chiedeva infatti, a proposito del vocativo, in quale occasione avrebbe mai potuto esclamare “oh tavolo” (mensa). Nel maggio 1940, otto mesi dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Churchill divenne primo ministro. Durante il mandato non proseguì l’attività di scrittore, ma vide pubblicati i suoi discorsi. La sua ultima fatica letteraria furono i cinque volumi della Storia della Seconda guerra mondiale, che gli valsero il Nobel nel 1953 (sopra, la moglie Clementine, a Stoccolma, ritira il premio per lui). 57

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Salute di ferro, nonostante tutto

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ra solito dire: “Quando ero giovane mi ero dato la regola di non bere mai prima di pranzo. Ora mi attengo a quella di non bere mai prima di colazione”. In effetti, fra alcol e sigari, non si risparmiava (a sinistra, fuma mentre lo portano in barella, nel 1932). Pantagruelico. La giornata partiva con un calice di bianco e poi whisky come se piovesse. Pasteggiava a champagne. Il preferito era Pol Roger. Dopo mangiato non poteva mancare un liquorino (porto o cognac) e per concludere fumava i suoi famosi sigari, Romeo y Julieta, denominati poi Churchill, in suo onore. Nonostante ogni giorno della sua vita fosse un attentato alla sua salute, morì a 91 anni (nel 1965) di ictus, dopo una serie di ischemie cerebrali.

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Maestro di parole (ma non sempre di parola)

ra un oratore brillante, ma non sempre manteneva la parola data. I suoi solenni discorsi, come quello che pronunciò alla Camera dei Comuni, il 13 maggio 1940, quando i carri armati tedeschi avevano già oltrepassato il confine francese: “Non ho niente da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”, sono rimasti nella Storia. Talvolta, però, le sue parole si rivelarono contraddittorie nei fatti. Nell’orazione declamata all’Università di Zurigo, il 19 settembre 1946, concludeva dicendo “Dobbiamo creare una specie di Stati Uniti d’Europa. Perciò vi dico: lasciate che l’Europa sorga!”. In realtà, Churchill, pur considerato uno dei padri fondatori dell’Europa, riteneva che la Gran Bretagna dovesse essere alleata e non membro di una futura federazione europea. Isolati. Nel punto cruciale del discorso in cui disse “We shall fight on the beaches” (Combatteremo sulle spiagge), affermava: “Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e gli oceani; combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell’aria. Difenderemo la nostra isola qualunque possa esserne il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai”. Peccato che nelle Isole del Canale, unico lembo di territorio britannico occupato da Hitler, non ci furono combattimenti né sulle spiagge né altrove. Infatti il piccolo arcipelago rimase una delle ultime aree occupate dalla Wehrmacht ad arrendersi alle forze alleate. Nel maggio del 1943 sulle isole si contava un soldato tedesco ogni tre abitanti.

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Genio e sregolatezza, visse in equilibrio tra vizi e VIRTÙ

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Humor disarmante e battute sessiste

a sua bocca era una bomba a orologeria: battute irriverenti, oggi diremmo politicamente scorrette, uscivano a raffica. Gli bastava una delle sue frasi a effetto per seppellire un avversario politico, come quando Nancy Astor, sua rivale in Parlamento, gli disse: “Winston, se tu fossi mio marito ti metterei del veleno nel caffè”, e lui rispose: “Nancy, se tu fossi mia moglie, lo berrei!”. Quando la deputata Bessie Braddock lo accusò di essere “Disgustosamente ubriaco”, lui replicò, “È vero, e voi siete brutta. Ma domattina io sarò sobrio e voi sarete ancora brutta”. Cinico. Anche nella vita privata non era sempre un gentleman: a chi lo invitava a curarsi (era un forte bevitore, fumatore accanito, grasso, sedentario e aveva orari completamente sregolati) rispondeva: “Una mela al giorno leva il medico di torno, basta avere una buona mira”.

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Pragmatico e senza scrupoli

hurchill fece sua la massima attribuita a Machiavelli: “Il fine giustifica i mezzi”. Come si deduce dal suo contraddittorio rapporto con l’Urss, prima aiutata a piene mani per uscire dalla Seconda guerra mondiale e poi osteggiata con un fiero sentimento anticomunista. Ragion di Stato. Lo statista intuì subito che l’Unione Sovietica, una volta sconfitto Hitler, avrebbe reclamato la sua fetta di torta (l’Europa Orientale). Tuttavia, quando l’esercito nazista invase l’Urss, Churchill non esitò ad aiutare Stalin inviando armi e rifornimenti all’Armata Rossa. Una volta vinta la guerra fu costretto a sedere al tavolo delle trattative con il dittatore sovietico a cui, volente o nolente, permise di calare “la cortina di ferro” sull’Europa dell’Est.


PRIMO PIANO SAPERNE DI PIÙ

Le più importanti biografie, i carteggi e le curiosità sul “British Bulldog”. Churchill. La vita politica e privata Martin Gilbert (Mondadori) Questa biografia narra la vita pubblica e quella intima di Winston Churchill, dai difficili inizi scolastici alle avventure africane, dai giorni bui ma gloriosi della Seconda guerra mondiale all’alba della Guerra fredda. Due volte primo ministro, “the British Bulldog” – come fu soprannominato – visse una quantità eccezionale di esperienze: fu ufficiale durante il regno della regina Vittoria, partecipò alle guerre coloniali in Africa e fu un pioniere in vari campi, dai primi passi della guerra aerea alle proposte di disarmo mondiale. Martin Gilbert, storico e suo maggiore biografo, traccia una valutazione equilibrata del più celebre statista inglese.

L’arma segreta del duce Mimmo Franzinelli (Rizzoli) Nel Dopoguerra scoppiò la caccia alle favoleggiate lettere a Mussolini di Vittorio Emanuele III, Adolf Hitler, Pietro Badoglio, De Gasperi e soprattutto di Winston Churchill. “Per l’Italia valgono più di una guerra vinta”, aveva confidato il duce al gerarca Alessandro Pavolini. Le misteriose lettere riguarderebbero l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 e l’accordo segreto secondo il quale, in caso di sconfitta del Regno Unito, Mussolini avrebbe mitigato le pretese di Hitler in cambio di concessioni territoriali. Ma cosa

c’era davvero in quello scambio epistolare? E quale credito può dare la storiografia a documenti pubblicati sulla stampa negli anni Cinquanta, che diventarono oggetto di negoziazioni, ricatti, speculazioni tra Italia e Svizzera, Germania e Gran Bretagna? Questo libro risponde ricostruendo la storia di quel carteggio.

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LUCI E OMBRE DI UN EROE

Churchill assiste alle esercitazioni di artiglieria, con elmetto... e sigaro.

L’ora più buia Anthony McCarten (Mondadori)

Churchill. La biografia Andrew Roberts (Utet)

La Gran Bretagna era in guerra da 8 mesi e le cose andavano malissimo. Più che un nuovo Primo ministro, i sudditi di Sua Maestà imploravano un condottiero. Ma in pochi avrebbero scommesso sul primo lord dell’Ammiragliato. Bastarono invece 4 settimane perché gli inglesi scoprissero in lui il grande leader, capace di commuovere e spronare, di osare e di risollevare le sorti del conflitto con il suo decisionismo e l’indomabile capacità di resistenza. Eppure, nei giorni in cui Hitler sembrava inarrestabile, pronto a sferrare il colpo finale contro il Regno Unito, Churchill vide la possibilità di avviare trattative di pace con la Germania, come sembrano rivelare i verbali delle riunioni del Gabinetto di guerra conservati presso i National Archives di Londra. Con L’ora più buia (che ha ispirato l’omonimo film del 2017) McCarten ricostruisce quelle settimane cruciali, da cui emerge l’inedita immagine di un Churchill lacerato dai dubbi e dal volgere degli eventi. Ma anche quella dell’uomo che trovò il coraggio di stare dalla parte giusta della Storia.

Nel 1899 un giovane Churchill, corrispondente del Morning Post durante la seconda guerra boera, incoraggiò un soldato appena ferito di striscio dicendo: “Nervi saldi, ragazzo. Nessuno viene colpito due volte lo stesso giorno”. È solo uno dei moltissimi aneddoti sul leader britannico, che rivela però il suo strano mix di ironia e cinismo, lucidità e combattività. Ma fu davvero l’uomo del destino per l’Occidente attaccato dai totalitarismi? Il libro rievoca l’infanzia di Winston fino all’apprendistato militare in India, segue i primi incarichi politici e i compiti militari durante la Prima guerra mondiale. Fu allora che Churchill imparò a risollevarsi dalle sconfitte, facendo tesoro dei suoi errori. Così, quando il Regno Unito lo chiamò, era pronto a rispondere: dimostrando di saper trattare alla pari con Unione Sovietica e Stati Uniti e di stabilire un rapporto unico con il proprio popolo. Andrew Roberts restituisce luci e ombre (tra sospetti di alcolismo, cronica umoralità e crolli depressivi) di un uomo che fu fabbro del suo destino.

Winston Churchill. L’eroe inatteso Paul Addison (Utet) Churchill è stato l’unico uomo politico britannico del XX secolo a diventare un eroe destinato a durare nel tempo. Anche i suoi più accaniti avversari dovettero riconoscere che possedeva grandi capacità, una notevole eloquenza e una vena di genialità. Ma molti lo giudicavano uno sfacciato egocentrico, un collega inaffidabile e uno stratega con una pericolosa passione per la guerra. In questo libro Paul Addison racconta la storia della vita di Churchill in parallelo con i saliscendi della sua reputazione.

Il sorriso del bulldog A cura di D. Enright (Liberilibri) Il meglio dello humour di Sir Winston: un modo divertente per scoprire le caratteristiche del leader. Ogni aneddoto o citazione è un flash su qualche piega del carattere di Churchill: ne emerge un uomo caustico e amabile, determinato e fiducioso, nobile senza spocchia. 59


POLITICA ITALIANA 17 febbraio 1992: con l’arresto di Mario Chiesa scoppia di Riccardo Michelucci

ANSA

CON LE

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Tangentopoli. E l’Italia non sarà più la stessa.

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el 1992, un operaio guadagnava mediamente un milione di lire. Una tazzina di caffè costava 700 lire, un litro di benzina 1.500, un grammo d’oro 13.800. Una tangente: 7 milioni. Tanto pagò Luca Magni, piccolo imprenditore che aveva partecipato all’appalto per le pulizie lanciato dalla casa di cura Pio Albergo Trivulzio, nota a Milano come “Baggina”. A incassare, Mario Chiesa, messo al vertice dell’istituto dal Psi, vale a dire dal partito che in quel momento esprimeva l’uomo più potente d’Italia: Bettino Craxi. Quando Magni si rivolse ai carabinieri perché non in grado di pagare la seconda tranche dello stesso importo (il “consueto” 10% dell’appalto di 140 milioni), si scoperchiò una pentola il cui contenuto avrebbe travolto la Prima Repubblica.

GLI ELEMOSINIERI. Quella tangente era solo la punta di un enorme iceberg che prese – non a caso – il nome giornalistico di Tangentopoli. Quando sarà tutto chiarito si scoprirà, fra le altre cose, che in una riunione del dicembre 1991 “gli elemosinieri”, come venivano chiamati dalla stampa i segretari amministrativi dei partiti, avevano stabilito le percentuali spettanti a ognuno: 25% alla Dc, 25 al Psi, 25 ai ministri in carica dei partiti minori, 25 al Pci-Pds (non in contanti, ma come commesse per le cooperative). Una sorta di “manuale Cencelli” (la spartizione di incarichi basata su interessi politici anziché sul merito) anche per le tangenti, insomma. Mario Chiesa sapeva tutto, ma teneva duro. Non parlava. Non disse una sola parola neppure quando il pubblico ministero Antonio Di Pietro gli pizzicò dei soldi in Svizzera, frutto di una tangente di noti marchi di acque minerali.

tranquillo, Chiesa si sedette e, pacatamente, annunciò di voler fare una dichiarazione spontanea. E parlò, parlò. Per sette giorni, riempiendo centinaia di pagine di verbale. Quando finì, iniziarono gli arresti.

IL “J’ACCUSE” DI CRAXI. Nel suo lungo e articolato discorso alla Camera del 3 luglio 1992, Craxi sostenne – senza essere smentito da nessuno – che tutti sapevano e tutti godevano di un malcostume inaugurato fin dall’immediato dopoguerra e poi diventato sistema. A riprova dell’intreccio politica-affari databile fin dai tempi della ricostruzione, basta ricordare la “scandalosa” frase di Enrico Mattei, il padre padrone dell’Eni eliminato nel 1962 con un omicidio mascherato da incidente aereo (e sul quale, dal punto di vista giudiziario, non è stata ancora detta l’ultima parola): “I partiti? Ma io i partiti li prendo come i taxi. Li chiamo, ci salgo sopra, poi pago la corsa e scendo quando sono arrivato”. Trent’anni fa, Tangentopoli fece venire a galla quella collaudata rete di corruzione che coinvolgeva tutto il sistema politico. Sotto la guida del procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli, i sostituti Di Pietro, D’Ambrosio, Boccassini, Davigo, Spataro, Greco, Colombo e Parenti gestirono l’inchiesta poi chiamata Mani pulite, che toccò tutti i vertici della politica italiana. Oltre al segretario del Psi, Bettino Craxi, altri nomi eccellenti del partito finirono nella rete del pool della  Procura di Milano. A cominciare dal ministro

Nella tempesta

Mario Chiesa e Bettino Craxi nel novembre 1992. Il segretario del Psi, travolto dallo scandalo, lascerà l’Italia per Hammamet (Tunisia), dove morì nel 2000. Sotto, una scritta contro Craxi.

IN PASTA

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L’ACQUA DEL MARIUOLO. «L’acqua minerale è finita» sibilò Di Pietro al difensore di Mario Chiesa, senza che quello muovesse un muscolo del viso. Poi però Craxi scaricò Chiesa, definendolo tra l’altro “un mariuolo”. E allora fu davvero l’inizio della fine. “Io mariuolo?”: l’urlo dell’ex presidente del Pio Albergo Trivulzio echeggiò per tutta la Procura. Poi, tornato

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Il bilancio dell’inchiesta:

43 suicidi

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enato Amorese, segretario del Psi di Lodi, fu il primo a uccidersi dopo aver ricevuto un avviso di garanzia. “Mi hanno sputtanato”, lasciò scritto. Il 2 settembre 1993 Sergio Moroni, deputato socialista, si suicidò dopo avere scritto a Giorgio Napolitano, allora presidente della Camera, una lettera in cui parlava anche di

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“processo sommario e violento” e di “decimazioni”. Sua figlia Chiara, futura deputata, racconterà che per suo padre «era insopportabile essere scaraventato nel calderone dei ladri». La sequela di suicidi continuò con il presidente dell’Eni Gabriele Cagliari e con Raul Gardini, al vertice di Enimont. In tutto, si tolsero la vita 43 persone.

della Giustizia, Claudio Martelli, passando per l’ex sindaco di Milano Carlo Tognoli e il sindaco in carica Paolo Pillitteri (cognato di Craxi). Fu travolta anche la Democrazia cristiana, con il suo segretario amministrativo, Severino Citaristi. Poi toccò a Giorgio La Malfa, segretario del Pri, a Renato Altissimo del Pli, a Primo Greganti, il cosiddetto “Compagno G” del Pci. Oltre che a Umberto Bossi, segretario della Lega Nord, che ammise i contributi ricevuti dalla Montedison. Provvedimenti giudiziari di diversa natura raggiunsero big del mondo della finanza. Ma a fare scalpore furono soprattutto le rivelazioni di Sergio Cusani, braccio destro dell’imprenditore Raul Gardini (poi suicida, v. riquadro), che svelò quella che passerà alla Storia come “la madre di tutte le tangenti”: 150 miliardi di lire versati da Enimont a tutti i partiti.

QUALCOSA DI NUOVO. Il bubbone della corruzione affaristica-politica travolse alla fine degli anni Novanta persino la Germania. Helmut Kohl, il cancelliere artefice della riunificazione tedesca, fu costretto a dare le dimissioni.


Protagonisti

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MONDADORI PORTFOLIO

I magistrati Antonio Di Pietro e Francesco Saverio Borrelli. A sinistra, manifestazione del centro sociale Leoncavallo davanti alla sede del Partito socialista, in corso Magenta a Milano (settembre 1992). In basso, la copertina della Domenica del Corriere con l’attentato in cui morì Enrico Mattei (1962).

25.400 avvisi di garanzia e 4.525 arresti A differenza di quanto accaduto ai partiti governativi italiani, però, la Cdu (il partito di Kohl) non solo non venne azzerata, ma è rimasta al vertice della politica nazionale, come dimostra il lungo “regno” di Angela Merkel. Ciò significa che, forse, Tangentopoli non fu la causa, ma l’effetto della caduta della Prima Repubblica. Se gli scandali succedutisi dalla nascita della Repubblica non minarono alle fondamenta il sistema economico-politico italiano (si pensi allo scandalo Lockheed negli anni Settanta, allo Ior e al Banco Ambrosiano e alle morti di Roberto Calvi e Michele Sindona... ) vuol dire che nel 1992 accadde qualcosa di inedito. L’inedito era l’affacciarsi dell’antipolitica, ovvero di un “antisistema partitico” che avrebbe preso sempre più spazio. E che si aggiungeva alla fine del mondo bipolare nato dopo il 1945.

LA FINE DELLA STORIA. Mentre il sistema andava in tilt, la mafia organizzava un attacco frontale allo Stato, che aveva nei giudici il bersaglio finale. Gli eventi più drammatici: gli attentati mortali a Falcone e Borsellino, in quello

stesso 1992. Erano i giudici a rappresentare l’idea di Stato nel momento in cui Tangentopoli si concludeva con un bilancio da capogiro: 4.525 persone arrestate, 25.400 avvisi di garanzia, 1.100 tra parlamentari e politici arrestati o inquisiti. La politica, dopo questo attacco concentrico, ne uscì delegittimata. Tanto più che sulla bilancia di quegli anni va messa anche la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, e il più o meno contemporaneo crollo dell’Urss e dei regimi comunisti. Uno shock anche per l’Italia, che aveva il partito comunista più importante di tutto l’Occidente. Le dinamiche, i rapporti, gli equilibri costruiti durante la Guerra fredda, dal 1989 non avevano più ragion d’essere, e i partiti che avevano guidato l’Italia per quattro decenni perdevano la contrapposizione ideologica che li aveva sostenuti. Tangentopoli diede la spallata finale, azzerando l’intera classe politica. Da quel momento in avanti sarebbero emersi e si sarebbero affermati cesarismi di vario genere: il protagonismo personale sostenuto da un nuovo linguaggio, una nuova comunicazione. • Il resto è attualità.

Storia d’Italia. Dal Referendum del 1946 a Mani pulite, Pino Casamassima (Diarkos) Nel suo nuovo libro Pino Casamassima – giornalista, scrittore e autore di questo articolo – ripercorre la storia della Prima Repubblica. 89

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