Focus Storia 185 - marzo 2022

Page 1

Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

185

22 FEBBRAIO 2022 MARZO 2022

GIALLI & MISTERI

CORONE Nuove indagini sui principi nella Torre riaprono il caso dei nipotinirivali di Riccardo III

Prima di Roma (e durante i primi secoli dell’Urbe) c’era un raffinato popolo italico, poi spazzato via. Ma sono tante le tracce della sua eredità nascosta

WA

L’ETRUSCO CHE C’È IN NOI STREGHE

La furia purificatrice che in nome della lotta al diavolo fece strage di innocenti

ITINERARI

Quei cammini storici che raccontano commerci, popoli e pellegrinaggi

RS

CARO SOLDATO TI SCRIVO Le lettere degli alunni di una scuola elementare e le risposte dal fronte


Marzo 2022

focusstoria.it

Storia

S

ebbene studi recenti abbiano svelato uno dei grandi enigmi che da sempre aleggiano attorno agli Etruschi, questo antico popolo italico resta in parte misterioso. È vero, adesso sappiamo che non venivano dall’Oriente come gli storici antichi ipotizzavano, ma della loro vita quotidiana, sociale e intellettuale conosciamo poco. Complice la mancanza di testi scritti e l’uso di una lingua solo parzialmente traducibile, gli Etruschi comunicano con noi quasi solamente attraverso le tombe: è dalle città dei morti, infatti, che ci raccontano i fatti dei vivi. Sarcofagi, corredi funebri, ma soprattutto incredibli pitture murali cariche di colori e di gioia di vivere testimoniano di una civiltà raffinata, dedita ai piaceri del triclinio, egualitaria nei confronti della donna, amante del bello: gioielli, stoffe pregiate, cosmetici, profumi, musica... Ci siamo tuffati in questo mondo con curiosità e passione, raccontando come l’archeologia stia aggiungendo nuovi tasselli al puzzle. Emanuela Cruciano caporedattrice

COPERTINA: GETTY IMAGES, SHUTTERSTOCK

RUBRICHE 4 LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 8 TRAPASSATI ALLA STORIA 9 C’ERAVAMO TANTO AMATI 10 UNA GIORNATA DA... 12 CHI L’HA INVENTATO? 14 MICROSTORIA 60 CURIOSO PER CASO 62 PITTORACCONTI 72 COMPITO IN CLASSE 98 AGENDA

MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMANART

185

CI TROVI ANCHE SU:

In copertina: l’Apollo di Veio, del VI secolo a.C.

IN PIÙ... SECONDA GUERRA MONDIALE 16 Lettere dal fronte

Le lettere scritte dai soldati in guerra ai bimbi di una terza elementare, conservate per 80 anni.

COLD CASE 22 Scheletri nella cesta I principini nella Torre furono davvero fatti uccidere da Riccardo III?

26 LaPERSONAGGI principessa scrittrice

Antefissa etrusca in terracotta del V secolo a.C., al Museo dell’Agro Falisco di Viterbo.

ETRUSCHI MISTERIOSI

32

Dna di un popolo

Chi erano gli Etruschi? Da dove venivano? Grazie a un recentissimo studio l’origine di questo popolo antico è un po’ meno oscura.

36 Una splendida civiltà

Vita quotidiana, società, architettura, arte e religione del raffinato popolo che abitò la nostra Penisola prima dei Romani.

44 Etruschi vs Romani

L’altalenante rapporto, spesso conflittuale, tra le città-stato etrusche e i loro “vicini”, gli abitanti dell’Urbe.

50

Gli ultimi misteri

Lo studio di questa civiltà è piuttosto recente e restano ancora segreti da svelare sulla lingua e su un tesoro mai ritrovato.

54

Etruria da scoprire

Tremila anni fa gli Etruschi costruirono nel Centro Italia fiorenti città. Che cosa è rimasto oggi di quella antica e ricca civiltà?

59 Per saperne di più

Molto è stato scritto sugli Etruschi: società, civiltà, origini, lingua. Abbiamo selezionato alcune letture per approfondire.

Donna di fama e potere, chi era la principessa rumena Martha Bibescu?

QUATTROCENTO 64 Caccia alle streghe

Nell’Europa del ’400 si diffuse l’idea che Satana si servisse delle donne per diffondere il male.

ARTE 76 Canova il maestro

A 200 anni dalla sua scomparsa, ripercorriamo la vita del grande scultore, che conobbe la gloria, ma ebbe un’infanzia dura.

82 LaGEOPOLITICA sottile linea Ucraina

Il braccio di ferro fra Kiev e Mosca rischia di sfociare in un conflitto. Che cosa sta succedendo, e perché.

BELL’ITALIA 86 Per le antiche vie

Un tempo battuti da mercanti e pellegrini, i cammini storici oggi attraggono molti turisti.

AMERICA 92 Louisiana vendesi

Nel 1803 gli Stati Uniti, in cerca di nuove terre, fecero “shopping” comprando la vastissima colonia francese. 3

S


SPECIALE

L

a nostra audioteca è sempre più grande: le puntate di Storia in Podcast da ascoltare sono più di 350 e abbiamo superato i 2.500.000 ascolti. In particolare, si può consultare la grande sezione “La storia della Storia” dove abbiamo ricostruito, grazie

ai nostri esperti, tutti i passi dell’uomo dall’antica Grecia alla Guerra fredda e alla dissoluzione dell’Urss nel Novecento. Bastano solo uno smartphone o un pc, e un paio di cuffie: i podcast sono disponibili gratuitamente sul sito storiainpodcast.focus.it ma

lago di Como, l’altra metà il Basso Ticinese, dove proprio nella zona di Ascona c’erano molte pensioni vegetariane e piccoli centri antroposofici. Arrivando a piedi, per caso, su quello che allora era il Monte Monescia, un enorme bosco inerpicato su una collina di 400 metri affacciato sulle acque del Lago Maggiore, selvaggio e completamente disabitato, capirono che avevano trovato il posto giusto per vivere la loro utopia. E lì impiantarono la loro colonia di hippies ante litteram.

Il mento degli Asburgo

Risponde Lidia Di Simone, autrice dell’articolo. La cosiddetta “scucchia degli Asburgo”, evidente in molti ritratti, non è altro che il prognatismo, una deformazione tramandata di generazione in generazione per cui la mandibola sporgeva rispetto alla mascella causando un problema estetico ma anche malaocclusione dentale, difficoltà di masticazione e difetti di pronuncia. Era il segno distintivo della Casa d’Austria, gli Asburgo, una delle famiglie regnanti più importanti d’Europa, per secoli a capo del Sacro romano impero e dei regni di Spagna, Portogallo, Austria e Ungheria. Imperatori, principi e arciduchi asburgici presentavano in maniera ricorrente questa caratteristica fisica: mento fuori asse e

Un esercizio di euritmia sul Monte Verità (Canton Ticino), nel 1904.

sedici anni prima che Jack lo Squartatore insanguinasse il quartiere londinese di Whitechapel, la donna cominciò a uccidere nel Nordest dell’Inghilterra. Gli episodi di Storia in Podcast sono a cura del giornalista Francesco De Leo.

spesso anche un labbro pendulo abnorme. La colpa era dell’endogamia, il costume di contrarre matrimonio all’interno del proprio clan. L’alta percentuale di matrimoni fra consanguinei era correlata alla deformazione del viso: lo dimostra uno studio dell’Università di Santiago de Compostela (Spagna) guidato da Roman Vilas e pubblicato negli “Annals of Human Biology” nel 2019.

ABBONATI A FOCUS STORIA DIGITALE

FONDAZIONE MONTE VERITÀ, FONDO HARALD SZEEMANN

Ho letto più volte sulle vostre pubblicazioni dei riferimenti al mento asburgico, cosa s’intende con questa espressione? Raffaella Pirovano, Lodi

anche su tutte le principali piattaforme dedicate (Apple Podcast, Google Podcast, Spotify, Spreaker). Crime, che passione. C’è anche un’ampia sezione dedicata ai grandi criminali del passato, come Mary Ann Cotton, serial killer al tempo della regina Vittoria:

Vai su www.abbonamenti.it/ Storiadigitale e scopri tutte le offerte: puoi abbonarti alla versione digitale a partire da 7,99 euro per tre numeri e leggere la rivista direttamente sul tuo tablet o smartphone.

Scarica gratis l’applicazione da AppStore o Google Play e porta Focus Storia sempre con te! Potrai sfogliare le copie incluse nel tuo abbonamento effettuando il login con le tue credenziali oppure acquistare un abbonamento o le copie singole direttamente dall’app, dove trovi anche gli speciali di Focus Storia: Collection, Wars, D&R e Viaggi nel Tempo. 5

S


COLD CASE

EREDI SFORTUNATI. Per indagare sulla sorte dei due principi dobbiamo tornare all’epoca in cui in Inghilterra infuriava la sanguinosa Guerra delle due rose (1455-1485). Nel 1471, sul trono sedeva re Edoardo IV York, che sembrava aver messo temporaneamente fine al conflitto. Un anno prima, sua moglie Elisabetta Woodville gli aveva finalmente dato un erede maschio, a cui fu imposto il nome del padre, seguito dal piccolo Riccardo, che vide la luce nel 1473. All’ombra del potente genitore i due principini trascorsero un’infanzia gioiosa, ma l’improvvisa morte di Edoardo IV, il 9 aprile 1481, ne sconvolse le esistenze. Attorno al cadavere ancora caldo del sovrano si formarono due schieramenti, pronti ad accaparrarsi il potere alle spalle dei principi: uno era capeggiato dai familiari della regina, l’altro da Riccardo, duca di Gloucester e fratello del defunto re, che prima di spirare l’aveva nominato Lord Protettore affidandogli la tutela del primogenito. Astuto e privo di scrupoli, il duca approfittò della carica per “scortare” il piccolo Edoardo nella capitale in attesa dell’imminente incoronazione. Poco dopo, mamma Elisabetta affidò alle cure del perfido zio anche il secondogenito, che raggiunse il fratellino nella Torre di Londra, al tempo residenza reale e sede di uffici e della zecca del regno. PRIGIONIERI. Ufficialmente, Riccardo stava “tutelando” l’incolumità degli eredi, ma le sue intenzioni erano altre. Dopo avere ordinato una serie di omicidi, il 26 giugno 1483 s’impadronì del trono col nome di Riccardo III, invalidando il matrimonio di suo fratello con Elisabetta e dichiarando “illegittime” le pretese dei nipotini. Il suo regno fu breve e funestato da ribellioni e violenze, finché, dopo appena due anni, l’usurpatore venne spodestato da Enrico VII, che  inaugurò il dominio dei Tudor sull’Inghilterra. 22

S

ANN RONAN PICTURE LIBRARY / HERITAGE-IMAGES / MONDADORI PORTFOLIO

G

li operai lavorano alacremente tra polvere, sudore e il suono martellante dei picconi. Stanno ristrutturando un sottoscala della Torre di Londra, in un afoso giorno di luglio del 1674. A un tratto, fra le macerie notano una cesta di legno. Al suo interno, uno adagiato sull’altro, giacciono due piccoli scheletri umani. La loro identità pare subito chiara: tutti sono certi di aver trovato i resti del dodicenne Edoardo V e di suo fratello Riccardo, di nove anni, scomparsi nel nulla quasi due secoli prima e noti come i “principi nella Torre”. Quattro anni dopo, i due scheletri vengono inumati in un’urna di marmo all’interno dell’Abbazia di Westminster. Enigma risolto? Niente affatto. Anzi, più passa il tempo e più il giallo sulla sorte di Edoardo e Riccardo s’infittisce. E di recente una nuova ipotesi sembra capovolgere ancora una volta le (poche) certezze degli storici su uno dei più torbidi misteri della storia inglese.

Il complotto

Sopra, una scena del Riccardo III di Skakespeare in una stampa ottocentesca: Riccardo ordina a James Tyrell di uccidere i figli di Edoardo IV. A destra, i due principini Edoardo V (deposto dallo zio e futuro Riccardo III) e Riccardo, duca di York, prigionieri nella Torre di Londra in un dipinto francese del 1831.


di Massimo Manzo

LGa. Et fuga. Edigeni quod maione vent reritature es raecullabo. Ebist, unt volutatibus, verat porporro omnimod itiberit quam

Gli scheletri nella cesta di Massimo Manzo

THE PRINT COLLECTOR / HERITAGE-IMAGES / MONDADORI PORTFOLIO

Un ritrovamento sembrava aver risolto il caso dei nipotini di Riccardo III, spariti più di 500 anni fa. E invece non basta a incastrare lo zio.


ANALISI CONTESTATE. Chiunque fosse stato il responsabile della sparizione, quando fu ritrovata la cesta nel sottoscala della Torre il giallo parve risolto, avvalorando il racconto di More. Riesumati da un’equipe medica nel 1933, i resti vennero dichiarati “compatibili” con l’età di Edoardo e Riccardo. Ma le indagini furono frettolose e imprecise (non si accertò nemmeno il sesso degli scheletri) e la questione rimase aperta. Le analisi sui resti di Riccardo III, ritrovati nel 2012, hanno rimesso in dubbio l’identità delle ossa scoperte nella Torre, affette da una patologia genetica dentale non riscontrata nelle radiografie sui resti dello zio, rendendo secondo alcuni improbabile la parentela. I corpi dei presunti principini potrebbero dunque appartenere a soggetti diversi, circostanza non impossibile data la quantità di resti umani sepolti all’interno della Torre, divenuta nel tempo una prigione. Solo un’indagine del Dna

Nel 1674, scavando nella Torre, fu MONDADORI PORTFOLIO/BRIDGEMANART

INDIZIATO. L’indiziato numero uno per quella sparizione non poteva essere che re Riccardo, ma le cronache al riguardo sono confuse. Nacquero così leggende popolari fabbricate per screditare l’immagine dell’ex sovrano, accusato di gesti orribili: per alcuni, i due bimbi erano stati pugnalati, per altri avvelenati e per altri ancora immersi nella malvasia e affogati. La versione più celebre rimane però quella riportata alla fine del XVI secolo da William Shakespeare nella tragedia Riccardo III, basata su un’opera dell’umanista Thomas More scritta una trentina d’anni dopo i fatti. Stando a More, mentre “i bambini dormivano ignari nei loro letti”, nel silenzio della notte quattro uomini entrarono nella loro camera e li soffocarono “tenendo con la forza il piumino e i cuscini sulle loro bocche”. Il capo dei killer sarebbe stato un tale James Tyrell, nobile incaricato dell’omicidio direttamente da Riccardo. More racconta che prima di essere giustiziato per alto tradimento (1502), Tyrell avrebbe confessato il suo crimine, ma di questa rivelazione non esiste traccia. La versione ufficiale sulla scomparsa di Edoardo e di suo fratello resta quindi quella che incolpa lo zio. Dal canto suo, Enrico VII Tudor non ordinò alcuna indagine, mettendo a tacere la questione in modo sospetto. Come Riccardo, anche lui aveva tutto l’interesse a eliminare i nipoti, motivo per cui i suoi detrattori lo indicheranno come colpevole, “spostando” l’omicidio al 1486.

MEMENTO/MONDADORI PORTFOLIO

Riccardo III morirà il 22 agosto 1485 sul campo di battaglia di Bosworth Field, lasciandosi dietro un giallo insoluto: che fine avevano fatto i principini? Dalle testimonianze storiche a nostra disposizione, sappiamo che nella primavera del 1483 i ragazzi furono visti giocare nel parco della Torre, che furono trasferiti in un’ala interna del palazzo, salvo poi sparire nel corso dell’autunno.

potrebbe gettare luce sulla questione, ma le autorità finora si sono rifiutate di riaprire l’urna.

GLI STORICI INDAGANO. L’ipotesi dell’omicidio dei principini non è la sola ad avere attirato l’attenzione degli studiosi. Già all’indomani della loro sparizione, sorsero infatti voci insistenti che scagionavano sia Riccardo sia Enrico, ipotizzando che i due fratelli fossero scampati alla morte. La speranza che il più piccolo fosse ancora vivo riaffiorò per esempio nel 1491, quando apparve sulla scena un giovane

Luogo maledetto

In alto, i principini Edoardo e Riccardo condotti verso un’ala interna della Torre di Londra. Sopra, il cancello della Bloody Tower, come fu detta dopo il presunto assassinio dei due fanciulli. Era una residenza reale e sede di uffici e della zecca.


L’inganno

A sinistra, Elisabetta si fa convincere ad affidare i figli agli scherani di Riccardo. Finché fu vivo Edoardo IV, i due eredi della coppia vissero un'infanzia serena. Ma quando il re morì, nel 1481, tutto cambiò.

Due rose piene di spine

trovata una cesta con due piccoli scheletri avventuriero di nome Perkin Warbeck, che si spacciò per Riccardo reclamando invano il trono. Nel 2016, la storica Philippa Langley, responsabile del ritrovamento dei resti di Riccardo III, ha così lanciato un’inchiesta (“The Missing Princes Project”) e riaperto il celebre cold case coinvolgendo ricercatori di tutto il mondo. Spulciando in mezzo a una montagna di manoscritti reali dell’epoca, di recente è emersa una pista che potrebbe spiegare il destino di almeno uno dei bimbi. I documenti mostrano che nel marzo 1484 Elisabetta lasciò Westminster dopo aver raggiunto un accordo segreto con Riccardo III. In seguito scrisse a Thomas Grey, il figlio in quel momento esiliato e avuto prima di sposare Edoardo IV, invitandolo a ritornare in patria. Il nuovo sovrano, a quanto gli scriveva la madre, l’aveva perdonato. Poi, il 3 marzo, il re mandò un suo messo nelle terre sequestrate a Grey, precisamente a Coldridge, un piccolo villaggio del Devon, nello Yorkshire. Ed è lì che porta la nuova pista, dacché subito dopo il sopralluogo, proprio in quel borgo, apparve all’improvviso un personaggio misterioso.

SCAMPATO? Il suo nome era John Evans e, malgrado gli fosse stato conferito il titolo di lord, non esiste su di lui alcuna notizia prima di

quel fatidico 1484. Chi era veramente? Il team di Langley pensa che nei suoi panni possa celarsi Edoardo V e che gli accordi tra Riccardo III ed Elisabetta comprendessero l’esilio del bimbo sotto mentite spoglie (accettato in seguito anche da Enrico VII). Il destino del piccolo Riccardo rimarrebbe invece un’incognita. Nella chiesa di Saint Matthew, a Colridge, sono spuntati ulteriori, strani, indizi. In particolare, tra i simboli della casata York che adornano l’edificio è presente un ritratto del giovane Edoardo V: una circostanza inspiegabile per una sperduta chiesa dello Yorkshire. Sulla tomba dell’oscuro lord è inoltre scolpito uno scudo con incisi alcuni segni inquietanti. Tra questi, il nome “John Evas”, dove le lettere del secondo termine sarebbero da leggere come le iniziali di Edoardo V (EV) seguite dall’abbreviazione latina di “a sanctuarius” (AS). Sotto l’iscrizione vi sono infine delle lettere, forse di un graffito medievale, che compongono la parola “King”, con nove righe che potrebbero simboleggiare il 1509. Ovvero l’anno in cui, dopo la morte di Enrico VII, Edoardo V avrebbe potuto rivendicare il trono. Si tratta di un messaggio ai posteri, con il quale il defunto svelava la sua vera identità? Nessuno lo sa. L’unica certezza è che il caso, per gli storici, è ancora aperto. •

MEMENTO/MONDADORI PORTFOLIO

D

ue rose, una bianca, l’altra rossa. Questi i simboli delle casate York e Lancaster, che dal 1455 al 1485 si contesero la corona inglese in una spietata guerra civile. Dopo la deposizione di Riccardo II Plantageneto (1399), l’assenza di eredi aveva portato sul trono Enrico VI Lancaster, afflitto da disturbi mentali e controllato dalla moglie Margherita d’Angiò e dal Lord Protettore, Riccardo di York, il cui obiettivo era escludere il figlio di Enrico dalla successione e prendere il potere. Il che lo portò a uno scontro armato coi Lancaster. Fra i due litiganti... Nel 1455 Riccardo fece imprigionare Enrico ma i Lancaster, compattati da Margherita, tornarono alla carica e nel 1460 ripresero il potere. Riccardo morì in battaglia, ma i suoi eredi non si rassegnarono. Così, tra alterne vicende, la corona passò nel 1470 a Edoardo IV York. Alla sua morte (1483), il conflitto si spostò all’interno degli York, portando al “golpe” di Riccardo III, fratello di Edoardo. L’ombra dei Lancaster non era però svanita: nel 1485 un loro parente, Enrico Tudor, reclamò il trono sconfiggendo Riccardo III e mettendo fine alla guerra.


PRIMO PIANO

DNA DI UN

POPOLO di Roberto Roveda

Chi erano gli Etruschi? Da dove venivano? Grazie alle analisi del loro Dna e a un recentissimo studio le origini di questo antico popolo sono sempre meno misteriose.

ALAMY/IPA

Insieme nell’aldilà

32

S

Dettaglio del Sarcofago degli sposi (530-520 a.C.), capolavoro in terracotta ritrovato nel 1881 a Cerveteri. È al Museo nazionale etrusco di Villa Giulia, a Roma.


E

truschi uguale mistero: per molto tempo questo binomio è parso inscindibile. Misteriosa era considerata la lingua di questo popolo (vedi articolo nelle pagine seguenti) e ancora più avvolte nella nebbia erano le sue origini. Anche perché gli autori antichi ci avevano messo del loro nel rimescolare le carte. Erodoto, grande storico greco del V secolo a.C., li considerava un popolo di origine orientale, giunto nella Penisola italica dalla Lidia (la costa meridionale dell’odierna Turchia). In seguito a una carestia, metà della popolazione di quella terra sarebbe stata costretta a emigrare sotto la guida di Tirreno, il figlio del re. I profughi, che presero il nome di Tirreni (così i Greci chiamavano gli Etruschi), avrebbero poi raggiunto l’odierna Toscana, dando vita alla fiorente civiltà che conosciamo. Ovviamente Erodoto non aveva alcuna prova per la sua teoria, alla quale nel I secolo d.C. si contrappose quella di un altro storico greco, Dionigi di Alicarnasso (60-7 a.C.). Secondo Dionigi, gli Etruschi erano una popolazione autoctona della Penisola italica: una spiegazione che andava incontro alla propaganda della Roma imperiale per la quale solo l’Urbe aveva origini nobili e lontane, legate addirittura a Troia. Infine, in tempi più recenti, lo storico francese del Settecento Nicolas Fréret riteneva che gli Etruschi fossero giunti in Italia attraversando le Alpi, dato che le iscrizioni ritrovate tra Trentino e Tirolo, attribuite ai Reti, mostravano affinità linguistiche con l’etrusco.

ETRUSCOLOGI VERI. Queste teorie, fondate su episodi leggendari e forzature storiche, hanno perso di forza nel corso del Novecento. Prima di tutto grazie agli studi di Massimo Pallottino, che nel 1947 pubblicò L’origine degli Etruschi, il saggio che ha dato vita alla moderna etruscologia. Per Pallottino definire con esattezza le origini di questo popolo era un falso problema perché ogni popolazione è il frutto di un processo evolutivo lento e graduale, a cui contribuiscono persone che condividono le stesse regole, tradizioni, credenze e comportamenti. Ed è prima di tutto nei territori che un

 33

S


popolo ha abitato che si devono cercare le tracce di questa evoluzione. Parole in un certo senso profetiche, perché negli ultimi decenni gli studi sugli Etruschi sono andati in questa direzione. E i risultati sono stati straordinari, soprattutto da quando si impiegano sempre più sofisticate tecniche di analisi del Dna antico per studiare i reperti ossei trovati nelle necropoli.

DNA SENZA SEGRETI. Grazie all’archeogenetica possiamo provare a rispondere a domande annose. Qual è l’origine degli Etruschi? Provenivano da lontano oppure la loro civiltà si è sviluppata in Italia Centrale? Molte risposte arrivano da un recente studio pubblicato sulla rivista Science Advances, che ha coinvolto ricercatori coordinati dal Max Planck Institute di Jena e delle università di Tubinga e di Firenze. La ricerca si basa su un’analisi condotta con tecniche all’avanguardia sul Dna proveniente da reperti ossei (soprattutto crani e denti) di 82 individui vissuti nella zona tra i fiumi Arno e Tevere tra l’800 a.C. e il 1000 d.C. Lo studio ha portato a risultati impensabili solo pochi anni fa, come conferma David Caramelli, antropologo dell’Università di Firenze. «Fino a oggi non avevamo avuto la possibilità di indagare il Dna di individui etruschi con tecnologie in grado di analizzare entrambi i marcatori uniparentali, cioè il Dna mitocondriale, che si eredita dalla madre, ma anche il cromosoma Y, che deriva dal padre», spiega. «Abbiamo così potuto fare delle speculazioni più precise sul patrimonio genetico degli Etruschi e sulle loro origini». GENI IN COMUNE. La genetica storica attesta come tutti gli europei, del passato e attuali, siano caratterizzati da tre differenti ancestralità: il nostro pool genetico è composto da tre macrogruppi diversamente mescolati. Il primo proviene dai cacciatori-raccoglitori del Mesolitico (in Europa, tra il 10000 e l’8000 a.C.), il secondo dagli agricoltori del Neolitico (8000-3500 a.C.), il terzo da pastori giunti dalle steppe orientali nell’Età del bronzo (IV-II millennio a.C.). Questo cocktail di geni vale anche per gli Etruschi? «Il nostro studio», prosegue Caramelli, «ha permesso di dimostrare che nel periodo di fioritura 34

S

della loro civiltà (dal IX secolo a.C.) gli Etruschi presentavano un pool genetico con queste tre ancestralità. Erano quindi il frutto dell’incontro con cacciatori-raccoglitori del Mesolitico, che poi si sono mescolati con agricoltori neolitici e pastori delle steppe». Gli Etruschi non erano dunque un popolo orientale giunto dall’Anatolia, come sosteneva Erodoto, bensì una popolazione autoctona che presentava un pool genetico non dissimile dagli altri popoli che abitavano la Penisola nel I millennio a.C. Non è però l’unica risposta di questo studio.

ONDA INDOEUROPEA. Nel Dna degli Etruschi è stata rilevata una presenza importante del patrimonio genetico dei pastori delle steppe giunti nella Penisola italica nell’Età del bronzo. Quei popoli sono in genere identificati con gli Indoeuropei, ai quali dobbiamo la maggior parte degli idiomi che parliamo in Europa, le lingue indoeuropee appunto. «Ebbene, nonostante questo incontro con i popoli delle steppe ci sia stato, in maniera incontrovertibile come dimostra il nostro studio», continua Caramelli, «esso non determinò la scomparsa delle cultura e neppure


Gli antenati più certi degli Etruschi furono gli abitanti degli insediamenti villanoviani

CORBIS/GETTY IMAGES

Penisola iberica», prosegue Caramelli, «hanno dimostrato che il processo di mescolamento genetico tra popoli autoctoni e popolazioni di lingua indoeuropea fu graduale e prolungato nel tempo. Probabilmente è accaduta la stessa cosa anche in Etruria. Tuttavia, mancano studi specifici su individui vissuti in questa zona durante l’Età del bronzo, ovvero in epoca precedente all’affermazione della civiltà etrusca».

della lingua etrusca, che non è indoeuropea». Gli Etruschi avevano sviluppato una civiltà originale e ben strutturata, che probabilmente ebbe le proprie radici nell’antica cultura villanoviana, sviluppatasi in Italia Centrale alla fine del II millennio a.C. Questo consentì loro di mescolarsi ai nuovi venuti senza perdere la propria identità. La storia genetica degli Etruschi appare in un certo senso simile a quella dei Baschi, popolazione che tuttora parla una lingua non indoeuropea. «Studi fatti sulle popolazioni dell’Età del bronzo nella

RIVOLUZIONE GENETICA. Lo studio pubblicato su Science Advances ha mostrato anche come l’impatto con Roma sia stato traumatico non solo dal punto di vista culturale, dato che la civiltà etrusca si eclissò con la dominazione dell’Urbe, ma anche dal punto di vista genetico. Le analisi dei reperti datati a partire dall’epoca imperiale hanno dimostrato che il profilo genetico cambiò decisamente, anche del 50%, con un contributo di geni provenienti dalle zone mediorientali del Mediterraneo. «Roma era diventata un impero», spiega ancora Caramelli, «e vi fu probabilmente un afflusso nella Penisola di persone provenienti da altre zone dominate dai Romani, in particolare dal Mediterraneo Orientale». Ma non è tutto. «Le analisi hanno mostrato come nel periodo imperiale il cambiamento genetico abbia riguardato soprattutto il cromosoma Y, cioè quello paterno, segno che l’elemento mediorientale proveniva soprattutto dai maschi». Furono quindi soprattutto soldati, mercanti e schiavi a muoversi verso l’Italia in quello che è stato il penultimo grande rimescolamento genetico prima delle invasioni barbariche. «È il penultimo grande cambiamento evidenziato dai reperti che abbiamo studiato», conferma Caramelli. «Le cosiddette invasioni barbariche aggiunsero infine al pool di geni di chi viveva nell’Italia Centrale elementi dei popoli germanici, in particolare dei Longobardi. Da allora, il patrimonio genetico è rimasto stabile».

SIAMO TUTTI ETRUSCHI? Resta allora un’ultima domanda, la più intrigante, alla quale forse la genetica può dare una risposta: possiamo ritrovare oggi nei nostri geni l’Etrusco che sopravvive in noi? Caramelli è decisamente scettico. «Non è possibile ritrovare un’eredità etrusca nel patrimonio genetico delle popolazioni attuali, neppure se vivono nel territorio una volta abitato da quell’antico popolo», spiega. «Se faccio l’analisi del Dna di un toscano di oggi ritrovo sempre le tre antiche componenti genetiche. Siamo tutti in parte cacciatori raccoglitori del Mesolitico, agricoltori del Neolitico e pastori delle steppe, proprio come lo erano gli Etruschi». Insomma, la vera eredità del popolo etrusco non sono i loro geni, ma la cultura, l’arte e la civiltà che fecero fiorire. •

DE AGOSTINI/GETTY IMAGES

Superstiti

I Cavalli alati (V-VI secolo a.C.) furono ritrovati nell’Ara della regina a Tarquinia (Vt), durante gli scavi del 1938. La scultura in terracotta era ridotta a frammenti, così solo dopo un lungo lavoro di restauro l’opera è stata esposta nel Museo archeologico nazionale di Tarquinia.

Guerrieri

Bronzetto del V secolo a.C. che raffigura la dea Minerva durante una battaglia.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.