Storia SCIENZIATI PAZZI Lo stravagante appetito di William Buckland, che testava qualsiasi cosa... mangiandola SFIDA A ROMA Come Cimbri e Teutoni tennero in scacco la potente macchina da guerra romana SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE 400 anni fa veniva stampata la prima raccolta delle opere del grande drammaturgo inglese. Ma chi era davvero? E quante cose ancora non sappiamo su di lui? GIALLI
MISTERI AMLETICO Shakespeare AMELIA EARHART Le grandi imprese e la strana morte della coraggiosa aviatrice sparita nel Pacifico MENSILEAUT 10,00 €BE 9,60 €D 12,00 €PTE CONT. 8,70 €E 8,70 €USA 13,80 $CH 10,90 ChfCH CT 10,70 Chf � 4,90 IN ITALIA Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona 195 21 DICEMBRE 2022 GENNAIO 2023
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Ambizione, rimorso, amore, vendetta: a quale sentimento, passione o emozione Shakespeare non ha saputo dare voce? La magia della sua inesauribile penna è entrata nell’anima dei grandi personaggi della Storia, ma ha anche reso iconici la gelosia di Otello, i dubbi di Amleto, l’amore di Giulietta e Romeo... Quando, 400 anni fa, per la prima volta la raccolta delle sue opere venne data alle stampe, il mondo della letteratura e il teatro cambiarono per sempre. Al genio di quell’inglese, di cui pochissimo si sa, sono debitori scrittori, registi, sceneggiatori di film, fiction, persino cartoni animati! Entriamo dunque nel mondo di Shakespeare, nella sua Londra malsana ma brulicante di vita, nei chiassosi teatri dove lui stesso recitava e proviamo a ricostruire la sua biografia piena di buchi, il senso delle sue opere, la vita quotidiana dei suoi concittadini e l’incredibile eredità che ci ha lasciato.
34 Mistero
Di lui sappiamo dove nacque e morì, che ebbe moglie e figli, che fu uomo di teatro e scrittore. Ma molto altro è ancora da scoprire.
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Opere in saldo
La prima edizione stampata delle opere di Shakespeare, il First Folio, compie 400 anni. Per farla conoscere ci volle un supersconto. 44
Fuori dal teatro
Maleodorante, insalubre, pericolosa e violenta. Era la Londra di Shakespeare. Che con i suoi 200mila abitanti era anche una delle città più popolose e grandi d’Europa. 48
La Storia nella storia
Cosa c’è di vero nei personaggi che Shakespeare fa vivere, soffrire e morire in scena? Rileggiamo le opere del Bardo per confrontare la verità storica con la versione artistica del grande drammaturgo. 52
Il grande ispiratore
Shakespeare è una fonte inesauribile per cinema e piccolo schermo. Dall’inizio della settima arte alle ultime serie di successo. Come mai nessuno. 56
Shakespeare dal vero Nei teatri di Londra, 400 anni fa, succedeva di tutto: tra lotte di animali e spuntini alle ostriche, gli attori non erano gli unici a dare spettacolo.
In copertina: il volto ipotetico di Shakespeare.
IN PIÙ...
16 COSTUME Giochi proibiti
I sex toys del passato? Erano più sofisticati dei nostri.
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TRADIZIONI
Il verde delle feste Viaggio attorno al mondo per scoprire le piante simbolo delle festività.
26 GIALLO STORICO L’ultimo volo
Nel 1937 Amelia Earhart, la più celebre pioniera dell’aviazione, sparì nel nulla.
70 ARTE Bosch, il terribile visionario
Lo sconcertante mondo dell’artista fiammingo, che con i suoi incubi conquistò l’Europa.
76 SCIENZA
Il gusto della scoperta
Il naturalista inglese William Buckland studiava (e mangiava) davvero di tutto.
80 BATTAGLIE Roma trema
I “barbari” Cimbri e Teutoni che misero in ginocchio il potente esercito romano.
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SECONDA GUERRA MONDIALE Buon Natale dal fronte
Che cosa scrivevano a casa i nostri soldati in Russia nell’inverno del 1941-42?
93 PERSONAGGI La grandeur di Napoleone III
I sogni e le ambizioni dell’ultimo imperatore dei francesi.
Emanuela Cruciano caporedattrice
Gennaio 2023 195 4 LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 8 TRAPASSATI ALLA STORIA 10 UNA GIORNATA DA... 12 CHI L’HA INVENTATO? 14 NEL PIATTO 63 COMPITO IN CLASSE 68 MICROSTORIA 98 AGENDA RUBRICHE
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3 S
NEL MONDO DI SHAKESPEARE Amleto interpretato dall’attore russo Nikolaj Lazarev.
Storia
SPECIALE
Cinque
puntate curate dallo storico Andrea Santangelo: sono quelle dedicate su Storia in Podcast a Pietro I il Grande (16721725), lo zar che diede alla Russia una nuova capitale, San Pietroburgo, e che di fatto fondò l’impero, facendo della Russia una nazione
sempre più “europea”. Allontanarsi – come fece –dalla capitale storica, Mosca, e volgere lo sguardo verso la nuova frontiera del mare, il Baltico in particolare, era quasi un’idea contro natura per i russi del suo tempo. Ma questa svolta simboleggiava la sua volontà di recidere i
legami con il passato, con l’immobilismo d’una società arcaica, feudale, xenofoba, ostile a ogni cambiamento, e il desiderio di aprirsi al vento del progresso che spirava dall’Occidente illuminista. A portata di cuffie. Per ascoltare i nostri podcast (che spaziano dalle biografie
tentativi di fuga evase con Carlo Rosselli e Fausto Nitti. Raggiunse quindi Parigi. Qui, con altri politici fondò il movimento antifascista Giustizia e Libertà.
Nel 1936 venne ricoverato nel sanatorio di ClavadelDavos in Svizzera e in questo periodo di forzato riposo scrisse Un anno sull’Altipiano. Nel 1943 partecipò alla Resistenza nella direzione del Partito d’azione. Nel 1945 fece parte del governo Parri, e poi di quello De Gasperi.
Infine, nel 1946, venne eletto deputato all’assemblea costituente, ma nel 1947 confluì nel partito socialista di Nenni. Enzo Spina, Cascinetta di Varallo P. (No)
L’Italia e i missili su Cuba
In relazione all’articolo “L’apocalisse dietro l’angolo”, pubblicato su Focus Storia n° 192, vorrei segnalare il contributo fortuito che i nostri servizi segreti fornirono agli alleati americani.
Come spiegato dall’ammiraglio Fulvio Martini nel suo libro di memorie Nome in codice Ulisse (Bur), lui stesso, alla fine degli Anni ’50, prestò servizio nel Sios-Marina (l’intelligence della marina), che aveva il compito di osservare le flotte del blocco sovietico.
In quel periodo il rischio era rappresentato soprattutto dalle Komar (che in russo significa zanzara): motosiluranti sovietiche di classe P-6 che armavano le varie marine militari dell’Est.
Tre lanciarazzi sovietici sfilano a L’Avana durante una parata.
Per monitorare la situazione, l’ammiraglio Martini, con il suo team, si insediò nella residenza estiva dell’ambasciatore italiano in Turchia che godeva di una strategica vista sul Bosforo.
La Turchia, Paese Nato, aveva autorizzato il passaggio delle navi sovietiche solo di giorno, aiutando così l’attività di monitoraggio attraverso le foto che venivano scattate ai cargo battenti bandiera russa e inviate ai servizi dei Paesi amici, alcune delle quali ritraevano tubi scambiati per pezzi di oleodotti. Nell’estate del 1962, l’ammiraglio fu invitato a Norfolk, in Virginia, per una conferenza tra intelligence e Nato. Con grande sorpresa, i servizi segreti statunitensi gli comunicarono che, grazie a quelle foto, avevano cominciato a monitorare lo scacchiere cubano in quanto quelli che a prima vista sembravano parti di un oleodotto, in realtà erano componenti missilistiche che i russi stavano cominciando a trasferire a Castro. Maurizio Salusti, Bagno a Ripoli (Fi)
di personaggi famosi alla ricostruzione di grandi eventi storici) basta collegarsi al sito della nostra audioteca storiainpodcast.focus.it Gli episodi – disponibili gratuitamente anche sulle principali piattaforme online di podcast – sono a cura del giornalista Francesco De Leo.
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I NOSTRI ERRORI
Focus Storia n° 193, pag. 38-39, nella didascalia della fotografia dei gerarchi fascisti al fianco di Mussolini, abbiamo indicato erroneamente il gerarca Padovani (ultimo a destra), si trattava invece di Michele Bianchi.
GETTYIMAGES
5 S
PROIBITI
Dai giocosi “dildo” di pane alle “palline da geisha”, dai fantocci del sesso per marinai ai proto-vibratori: i SEX TOYS del passato erano più sofisticati dei nostri.
Giammatteo
MONDADORI PORTFOLIO/FOTOTECA GILARDI AKG_IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
GIOCHI
di Claudia
EGIZI GRECI
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ERICH LESSING/K&K ARCHIVE/MONDADORI PORTFOLIO
“D
a quando i Milesi ci hanno tradito non ho visto più nemmeno un olisbo da otto dita a darci un po’di sollievo”, lamentano le mogli ateniesi nella commedia Lisistrata di Aristofane (V secolo a.C.), invocando lo “sciopero del sesso” per convincere i mariti lontani a far cessare la Guerra del Peloponneso. Una battuta comica allusiva a un mondo “alla rovescia”, dove le donne comandano gli uomini, e non viceversa, che è anche un primato: è la prima testimonianza scritta del più famoso giocattolo sessuale dell’antichità. L’ólisbos (dal verbo ólisthánein, “scivolare”) era infatti un membro maschile, lungo 8 dita (cioè 15 cm), di cuoio prodotto nella città ionica di Mileto (oggi in Turchia), che
Murales espliciti
Pittura murale erotica in una casa di piacere a Pompei, I secolo a.C. A sinistra in basso, statuetta fallica propiziatoria grecoromana (I secolo a.C).
veniva lubrificato con l’olio d’oliva. Un “utensile” che sembrerebbe nato con l’umanità stessa, a giudicare dal ritrovamento di falli di pietra a grandezza naturale in alcuni siti archeologici preistorici come la grotta di Hohle Fels (Germania) e il sito mesolitico di Motale (Svezia).
Le sculture votive erano probabilmente usate come “gingilli intimi”, e oggi testimaniano che la sessualità dei nostri antenati ha molto in comune con la nostra. Indagare sul passato degli oggetti di piacere getta luce sulla millenaria storia della sessualità in Oriente e in Occidente. E riserva sorprese clamorose.
HOMO EROTICUS. Austeri, nerboruti, più interessati alla caccia o alla guerra che ai festini
Dèi e semidei Nell’altra pagina, un satiro pratica l’autoerotismo, dipinto su un’anfora greca del VI secolo a.C. Più a sinistra, bassorilievo egizio nella cosiddetta Cappella bianca di Sesostri I: raffigura il faraone con la divinità Amon-Min (II millennio a.C., Karnak).
ROMANI
MONDADORI PORTFOLIO/FOTOTECA
GILARDI
Greci e Romani utilizzavano falli finti nelle orge e per
“a luci rosse”. È questa è la visione tradizionale delle antiche civiltà stampata nell’immaginario collettivo. Ma è sbagliata:“L’uomo primitivo era puro e libero, sfogava i suoi istinti sessuali con animali, o cose o donne senza problemi”, sosteneva lo psichiatra Ferruccio Antonelli, pioniere della medicina psicosomatica.
Per diverse civiltà precristiane il sesso era l’atto naturale, compiuto dagli dèi, dal quale era nato il mondo. Secondo la mitologia sumera, il dio Enki avrebbe creato i fiumi Tigri e Eufrate con un atto di autoerotismo, eiaculando. Nello stesso modo il demiurgo divino egizio RaAtum avrebbe generato la coppia divina Sciu (l’Aria) e Tefnut (l’Aria umida). E se i graffiti egizi (v. riquadro a destra) testimoniano l’uso di peni artificiali, le fonti più esplicite sul loro uso rimandano al mondo greco. Per i Greci, infatti, questo oggetto era il trastullo di vedove, mogli insoddisfatte e delle donne dell’isola di Lesbo. Era inoltre usato delle cortigiane durante le orge.
simposi maschili greci. Non era necessariamente indicatore di omosessualità femminile – i termini “omosessuale” e “eterosessuale” furono coniati dallo scrittore ungherese Károly Mária Kertbeny nel 1869 – ma si estendeva a situazioni di sesso di gruppo tra uomini», precisa la storica francese Sandra Boehringer, docente all’Università di Strasburgo. Questa “tradizione” fu poi ereditata dai Romani: l’allegro uso del “pene di cuoio” (penis coriaceus) è testimoniato da rappresentazioni dei giochi sessuali sulle mura di Pompei. Si è ipotizzato che l’utilizzo del pene finto fosse una pratica anche per le sacerdotesse del superdotato Priapo, dio (greco e romano) della fecondità maschile. Le donne, nei riti misterici notturni, facevano a meno della presenza maschile perché bastava loro “la virtù più grossa del dio”
ORIENTE LIBERTINO. Con il cristianesimo cambiò tutto, almeno in Occidente, dove ci fu una svolta sessuofoba. Come affermò lo storico medievalista francese Jacques Le Goff, la svolta “il piacere in peccato”, condannando
Antichissimi Sotto, fallo di pietra di 28mila anni fa ritrovato in Germania. A destra, Priapo in un affresco romano del I secolo a.C. Nell’altra pagina, disegni di harigata (dildo giapponese) e sesso tantrico indiano.
MITOLOGIA
PREISTORIA
DDP/AFP VIA GETTY IMAGES ALBUM / PRISMA / MONDADORI PORTFOLIO 18 S
i rapporti saffici tra suore che facevano uso di strumenti artificiali (il sesso “per machinam”) a sette anni di penitenza. In Oriente si respirava un clima ben diverso, sia per il sesso che per i sex toys. Il celebre Kama Sutra (sutra, “trattato”, kama, “amore”) scritto in sanscrito dal filosofo bramino Vatsyayana nel 300 d.C. circa, consiglia agli uomini impossibilitati a soddisfare la vogliosa hastini, la donna elefante – una delle tipologie femminili della tradizione indù – di “ricorrere a mezzi per eccitare la sua passione”, come il kanchuka, una protesi taglia XXL.
Ma il nobel della fantasia spetta al Celeste impero cinese dove, nel periodo tra le dinastie Han e Ming (220 a.C.-1644) dominava il taoismo, per il quale l’uso di svariati oggetti “di piacere” non era associato a colpe, né a vergogna. Anzi.
«Nella filosofia taoista l’amplesso equivaleva al processo creativo cosmico», spiega il sessuologo cinese Pan Suiming. «Le secrezioni intime femminili (Ying) rafforzavano la forza vitale maschile (Yang), che col tempo diminuisce». Il manuale erotico L’arte della camera da letto, scritto circa duemila anni fa, spiega infatti agli
uomini come soddisfare più partner possibili senza eiaculare, riccorrendo ad accessori come anelli “ritardanti” maschili e falli di avorio per le penetrazioni.
Perfino nel pudico Giappone gli scabrosi shunga – xilografie erotiche di moda nel periodo Edo (XVII secolo) e usate per istruire sessualmente le giovani spose – si vedono giocattoli erotici come l’harigata, una protesi indossabile, e le rin no tama (“campanelline tintinnanti”), ovvero le “palline da geisha”. Queste ultime, in argento, erano legate a un nastro di seta, e venivano infilate nelle parti intime femminili prima del rapporto per esaltare il piacere sessuale reciproco.
IL RITORNO. Nel mondo turco-ottomano della stessa epoca, i peni posticci venivano usati come aiuto per deflorare le vergini senza sporcarsi
Egizi fantasiosi
Musoni
e bigotti?
Tutt’altro. Secondo gli archeologi gli antichi Egizi godevano di un’ars amatoria priva di tabù. Precursori dell’uso di contraccettivi e di rimedi per i problemi di erezione (“prendi una scorza di acacia triturata con miele, ungitene il fallo prima di giacere con la donna” prescrivevano il Papiro Magico di Londra e di Leida), cercavano il piacere impiegando falli artificiali casalinghi realizzati con sterco di cammello rivestito di resina e ben documentati da alcuni graffiti pornografici a Deir-El Bahr, vicino alla Valle dei Re. Le api di Cleopatra. Ma c’è di più. Secondo l’ardita tesi sostenuta dalla sessuologa americana Brenda Love, autrice dell’Enciclopedia delle pratiche sessuali insolite, la sensuale regina Cleopatra (70-30 a.C.) sarebbe l’inventrice del primo vibratore della Storia: una zucca con coperchio riempita di api ronzanti e che accostata alle parti intime, vibrava permettendo di raggiungere il piacere sessuale.
In alto, scena erotica su un reperto proveniente dalla necropoli egizia di El-Assasif (Tebe).
soddisfare le mogli scontente GIAPPONE INDIA AKG_IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO AKG_IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
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Il trono del principe sporcaccione
Era
chiamato
“Trône d’amour”, ma di maestoso aveva davvero poco: era, in realtà, il giocattolo sessuale realizzato su misura, nel 1890, dall’artigiano Louis Soubrier per il Principe di Galles, Albert Edward (1841-1910) futuro re Edoardo VII e figlio della pudica regina Vittoria. Fatto installare nella suite privata regale (con vasca di rame rosso a forma di cigno) dell’esclusivo bordello parigino di Rue Chabanais, aveva un unico scopo: permettere al corpulento principe, detto “Lo sporcaccione” (Dirty Bertie) per i suoi appetiti sessuali, di godere i suoi amplessi acrobatici comodamente. E, soprattutto, di farlo con due donne contemporaneamente.
I primi vibratori nacquero in Francia e furono
con il sangue considerato impuro. O per sostituire i facoltosi mariti sessualmente incapaci di soddisfare tutte le donne dell’harem. Proprio dal più libertino Oriente i falli artificiali proibiti tornarono in Occidente grazie agli scambi commerciali, passando per Venezia. Ma cambiarono aspetto e nome: presero i dilectum, “piacere“) o gaude mihi, “rallegrami”). I dildo italiani – in vetro e citati anche da William Shakespeare nell’Atto IV Racconto d’inverno (1611) –erano vietati alla corte inglese e, se scoperti, come accadde nel 1670 allo scandaloso poeta John Wilmot, duca di Rochester, confiscati e bruciati.
wCOMPAGNE DI VIAGGIO. Parallelamente, i lunghi viaggi per mare spianarono la strada ad altri giocattoli sessuali. Come le dames de voyage (antesignane delle bambole gonfiabili): fantocci di paglia vestiti di stracci dalle sembianze femminili, inventati dai marinai olandesi durante il perido dell’impero coloniale, per sfogare le loro fantasie e combattere l’astinenza sessuale.
Nei secoli successivi il “parco giocattoli” fu arricchito dal boom del sadomaso, con il suo corredo di fruste, bende, manette e accessori da spanking (la sculacciata erotica), seguito alla pubblicazione, nel 1791, dell’opera La nuova Justine, o le disavventure della virtù del marchese de Sade. Quanto al bondage, pratica basata sulla costrizione fisica, risale probabilmente ai Medi, antico popolo iranico del VI secolo a.C.
In alto, il “trono” del principe di Galles e futuro Edoardo VII, che gli permetteva di praticare sesso in modo confortevole.
Libertino felice Sculacciata erotica in un disegno tratto da Le Cadran des Plaisirs de la Cour, ou les Aventures du petit page Cherubin (Lione, 1796).
Da manuale
Due donne fanno sesso con un dildo, dal Manuale di erotologia classica del filosofo tedesco Friedrich Karl Forberg (1928).
1796
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utilizzati a scopo medico per combattere ansia e insonnia
HI-TECH. Ma fu nel XIX secolo, con i progressi tecnologici dovuti anche alla Rivoluzione industriale, che gli antenati dei sex toys moderni videro la luce. Come la bambola di gomma vulcanizzata, brevettata da Charles Goodyear nel 1844 e poi venduta per corrispondenza al prezzo di 3.000 franchi, o i vibratori la cui incredibile genesi è raccontata, con alcune ricostruzioni fantasiose, anche dal film Hysteria (2011).
I falli meccanici nacquero in Francia in varie versioni: con meccanismo a molla (Tremoussoir, 1734), a manovella (Dr Macauras’s Pulsocon, 1880), a vapore (Manipulator, 1869) ed elettromagnetici (Granville’s Hammer, 1883). Ma la cosa più curiosa è l’uso che inizialmente ne fu fatto: erano infatti impiegati a scopo medico e non erotico. I vibratori erano
consigliati alle donne per combattere l’ansia, l’insonnia, il mal di schiena, e perfino i chili di troppo: in tal senso erano pubblicizzati sulle riviste femminili, tra le quali il mensile americano Woman’s Home Companion L’uso sessuale, hanno ricostruito gli storici, si affermò solo dopo l’uscita delle prime pellicole pornografiche (come il corto muto Saffo e Priapo, del 1911), in cui per la prima volta i massaggi
Vibrazioni salutari Sotto, il massaggiatore meccanico del dottor Macaura e un’illustrazione tratta da La Nouvelle Justine di DonatienAlphonse-François de Sade (1791).
1905
AMORE SAFFICO DE SADE
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Il VERDE delle FESTE
Natale di guerra Bambini inglesi ospiti in una delle Dr. Barnardo’s Homes (case di accoglienza per minori orfani o disagiati) con rami di agrifoglio raccolti per festeggiare il Natale del 1941.
L’albero di Natale non è l’unica pianta usata per celebrare la nascita di Gesù. Breve viaggio attorno al mondo per scoprire gli altri simboli “verdi” delle festività.
di Biagio Picardi
GETTY IMAGES TRADIZIONI
Uno spinoso guardiano
Oggi augurio di protezione, fortuna e denaro, il pungitopo (detto anche agrifoglio rosso) veniva utilizzato dagli antichi Romani per decorare le statue di Saturno, custode delle anime dei defunti ma anche protettore di campagne e raccolti. L’accostamento al dio fece sì che venisse tramandata la tradizione di regalare il pungitopo come auspicio di ricchezza soprattutto ai novelli sposi, ma anche che lo si considerasse un simbolo pagano. Per questo i primi cristiani, quando iniziarono a celebrare la nascita di Gesù ai
tempi delle persecuzioni di Nerone (64 d.C.), usarono lo stratagemma di “mimetizzarsi” decorando le case con questa pianta durante i Saturnali. Salvo poi farne a loro volta un emblema della Natività, perché la forma ricordava la corona di spine di Cristo e i frutti rossi il sangue versato sulla croce.
Via i topi. L’idea che difenda dalle sventure e il suo nome derivano invece da un’antica tradizione contadina. Un tempo, in campagna, si usava avvolgere nelle sue foglie e nei rami spinosi salumi e formaggi per tenere lontani i topi.
Il vischio afrodisiaco
La tradizione del vischio esposto durante le festività si deve ai Celti. I rami di questa pianta epifita (che cresce cioè su altre piante) erano al centro di un’antica cerimonia descritta da Plinio il Vecchio (23-79 d.C.). “Il rituale della quercia e del vischio”, come fu chiamato, prevedeva il taglio del “ramo d’oro”, dono degli dèi, che cresceva sull’albero più maestoso del bosco per donarlo a chi meritava pace e prosperità. Anche i Romani erano convinti che il vischio portasse bene e oltre a usarlo per decorare le case, credendo nelle proprietà afrodisiache delle sue bacche introdussero l’usanza di baciarsi sotto i suoi rami durante i Saturnali e al termine dei matrimoni, come augurio per un futuro prospero e prolifico. Nei secoli. La combinazione vischio-bacio sopravvisse nei secoli, diffondendosi soprattutto nell’Inghilterra di epoca vittoriana, quando si cominciarono ad appendere i rametti con le bacche bianche alle porte delle case. Secondo la tradizione, l’innamorato per ogni bacio doveva donare una bacca alla prescelta, che non poteva rifiutare pena la “condanna” a rimanere zitella. Contributi rilevanti a questa abitudine li diedero il drammaturgo inglese George Colman con il musical Two to One del 1784 e Charles Dickens nel 1843 con il suo famosissimo A Christmas Carol, che resero popolare l’usanza.
Very British
Due illustrazioni per A Christmas Carol (Canto di Natale) di Dickens: Bob Cratchit con Tim (sopra) e Scrooge (a destra).
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AKG_IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
Tutto cominciò con gli antichi sacerdoti celtici, i druidi, che veneravano l’abete come simbolo della vita eterna perché sempreverde, decorandolo con nastri, fiaccole e campanelle per compiacere gli spiriti. La tradizione fu tramandata nei secoli e riportata in auge nel 1441 da un gruppo di scapoli della Livonia (regione storica tra l’Estonia e la Lettonia): convinti che il Natale fosse l’occasione giusta per trovare moglie, organizzarono una serata danzante attorno a un grande abete nella piazza principale di Tallinn. Un contributo decisivo all’accoppiata Natalealbero lo diedero poi i protestanti di Martin Lutero quando, durante le festività del 1539, collocarono un abete nella cattedrale di Strasburgo, facendone quasi il loro simbolo.
A corte. Fu però nel XIX secolo che l’usanza si diffuse in tutto il mondo occidentale, grazie alla “pubblicità” dei tedeschi, presso i quali aveva preso piede. Fu merito degli emigranti, dei soldati prussiani che addobbavano le caserme e soprattutto dell’aristocrazia, che con i matrimoni combinati portò nelle corti europee le proprie usanze.
L’illustrazione Christmas Tree at Windsor Castle, pubblicata nel 1848 sulla rivista Illustrated London News (qui sopra), rese familiare l’usanza tra le classi meno abbienti. Ritraeva la regina Vittoria (di origini tedesche,
come il marito Alberto), i figli e la duchessa del Kent attorno a un magnifico abete di Natale e fece il giro del mondo, influenzando l’immaginario e invogliando i mercati delle principali capitali a
La quercia della Serbia
rifornirsi di sempreverdi. L’albero di Natale conquistò anche la regina Margherita di Savoia, la prima ad addobbarne uno al Quirinale. E naturalmente la Russia (dove gli abeti abbondano) che lo
Famiglia reale
La regina Vittoria, il principe consorte Alberto e i loro bambini davanti all’albero di Natale con i tradizionali doni (1848).
bandì nel 1917 dopo la rivoluzione, ma lo riesumò nel 1935 come “albero di Capodanno”. Infine, nel Dopoguerra, l’abete si è affermato in tutto il mondo come la star vegetale del Natale globalizzato.
Nel fuoco
In Serbia la pianta più rappresentativa del Natale – che lì cade il 7 gennaio, in base all’antico calendario giuliano seguito dalla Chiesa ortodossa – è la quercia. O meglio, un ramo di quercia chiamato Badnjak (in serbo “Vigilia di Natale”). La tradizione vuole che all’alba del 6 gennaio gli anziani si rechino in un bosco e, arrivati davanti all’albero più bello, scelgano il ramo migliore, lo cospargano con del grano (simbolo di prosperità) e lo taglino per collocarlo davanti l’uscio di casa insieme a della paglia, simbolo della mangiatoia di Gesù.
Alla sera il ramo viene cosparso di miele e, a Natività avvenuta, bruciato o gettato nel camino in ricordo del fuoco acceso dai pastori per riscaldare il Bambinello. Identità. È una tradizione così sentita, che i soldati del Regno di Serbia durante la Prima guerra mondiale per sentirsi uniti davano fuoco a un ceppo di quercia nelle baracche. Dal 1918, nel Regno di Jugoslavia, la cerimonia fu inserita nei regolamenti militari, restandoci fino al 1945. A rilanciare il Badnjak fu la Chiesa ortodossa, dopo il 1990.
Il ramo di quercia Badnjak (in basso). La tradizione serba vuole che la notte del 6 gennaio (vigilia del Natale ortodosso) venga bruciato (a sinistra).
Sua maestà
l’abete
IGOR MARKOV SHUTTERSTOCK / SIMIC VOJISLAV 24 S
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Ginepro protettore
In Norvegia (e altrove nel Nord Europa), per Natale si intrecciano ghirlande con rami di ginepro da appendere sopra le porte per tenere lontani gli spiriti maligni. L’usanza deriva del fatto che nell’antichità con le bacche di ginepro si realizzavano antidoti contro il morso di vipere e serpenti, accostati al demonio nella tradizione popolare. Il ginepro, da quelle parti, viene utilizzato anche al posto dell’abete come albero di Natale, addobbato con fichi secchi, grappoli di uva essiccata, mandarini, biscotti e praline di cioccolato. Tutti destinati a essere mangiati dai
bambini man mano che ci si avvicina al 25, mentre il ginepro protegge la casa dagli spiriti. Anche Dante... La scelta del ginepro deriverebbe da un episodio narrato nei Vangeli: Giuseppe e Maria, in fuga dai soldati di Erode, trovarono protezione proprio sotto i rami di un ginepro, da allora benedetto. Un’ulteriore tradizione legata al ginepro è riportata da Dante Alighieri nel XVIII canto del Paradiso: quella di gettare ciocchi di questa pianta nel fuoco e, mentre bruciano, batterli con un attizzatoio, provocando scintille che svelerebbero gli auspici per il nuovo anno.
Rossa come il sangue
LaStella di Natale (Euphorbia pulcherrima) era associata alle festività già nel Messico del XVI secolo, in quanto simbolo di rinascita secondo gli Aztechi. In Europa fu portata nel 1520 dai conquistadores di Hernan Cortés, innamoratosi di questa pianta che gli indigeni donavano al re divinizzato Montezuma e che con le sue foglie rosse simboleggiava il sangue dei guerrieri. Pianta diplomatica. Fu però il 1828 a dare alla pianta una popolarità internazionale. In quell’anno il primo ambasciatore americano
in Messico, Joel Roberts Poinsett, di ritorno dalla missione diplomatica, ne portò qualche esemplare a casa, mostrandoli poi nelle principali fiere del mondo. Tanto che, alla sua morte, il 12 dicembre 1851, la pianta prese a chiamarsi in suo onore Poinsettia o anche “fiore dell’ambasciatore”. Missionari. L’accostamento al Natale si affermò infine grazie ai missionari spagnoli, che la ribattezzarono “Stella di Natale” perché la forma dei fiori ricorda appunto una stella e perché raggiunge il culmine della fioritura nel mese di dicembre.
Tutti felici
Una famiglia ideale americana in una cartolina del 1937, con abete, agrifoglio e Stella di Natale.
L’albero della Georgia
Il Chichilaki è un albero di Natale della Georgia, realizzato con rami secchi di nocciolo o noce privati delle foglie e ridotti in striscioline arricciate, da decorare con bacche rosse, frutta secca e caramelle (a destra). Il risultato è una piccola e candida conifera, che vuole ricordare la barba di san Basilio il Grande, uno dei padri fondatori della Chiesa d’Oriente e nella tradizione georgiana distributore di regali, come san Nicola (alias Santa Claus, ovvero Babbo Natale). Ecologico. Il Chichilaki viene preferito all’abete perché più rispettoso dell’ambiente, dato che si utilizzano soltanto rami secchi o già caduti. La Georgia infatti considera i boschi luoghi sacri e l’abbattimento di un albero non soltanto provoca il biasimo generale, ma anche multe salatissime. Per comprendere quanto questa tradizione sia radicata nel Paese, basti pensare che durante il periodo sovietico Mosca permise ai georgiani di conservare alcune usanze, ma non quella del Chichilaki, giudicata troppo identitaria. Con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, però, l’alberello fu reintrodotto e gli artigiani ripresero a realizzarlo nell’intero Paese.
La Stella di Natale arriva dal Messico: fu un ambasciatore americano a diffonderla
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NATALIA GREESKE
IMMORTALE SHAKESPEARE
La vita, il teatro, il suo tempo e le mille sfaccettature delle sue opere.
Shakespeare.
Una vita nel teatro Stephen Greenblatt (Garzanti)
Un ritratto diverso del drammaturgo inglese nato a Stratford-uponAvon che, ancora giovane, si trasferì a Londra e diventò famoso in breve tempo.
Le sue opere piacevano a tutti, colti benestanti e popolani analfabeti. Da quello che conosciamo di lui si sa che non era ricco di famiglia, non aveva conoscenze importanti e non aveva studiato granché, eppure con la sua capacità di narrazione sapeva far ridere, piangere e riflettere sui drammi più grandi dell’uomo, indagando allo stesso tempo l’animo umano. Greenblatt ricostruisce qui la sua vita e la genesi della sua opera immortale.
Il mondo inquieto di Shakespeare
Neil MacGregor (Adelphi)
Come oggi un orologio o un paio di scarpe possono dare informazioni su chi le possiede (classe sociale, aspirazioni, gusti) così anche gli oggetti della Londra del Cinque-Seicento usati a teatro e ritrovati durante alcuni scavi possono dirci molto sulle abitudini dei londinesi di allora: un berretto di panno, una spada, un calice, una forchetta dai rebbi appuntiti sono infatti alcuni dei protagonisti di questo libro, scritto da uno storico dell’arte che è anche un ottimo divulgatore. Ognuno di questi oggetti prende vita e ci
porta l’eco di esistenze comuni, lontane dai grandi eventi storici, tuttavia testimoni della cultura e della vita del tempo. Il teatro era infatti lo specchio di una società caratterizzata da grandissime disparità e conflitti sociali.
La morte secondo Shakespeare. Veleni, coltellate e cuori infranti Kathryn Harkup (Codice Edizioni)
Avvelenamenti, pestilenze, carestie, malattie, decapitazioni e suicidi: tutti i modi di morire ai tempi di Shakespeare – molti dei quali presenti anche nelle sue opere – vengono qui indagati dall’autrice alla luce delle poche conoscenze scientifiche e delle molte credenze sbagliate dell’epoca. La mortalità infantile, le infezioni, l’igiene personale, lo stile di vita, l’alimentazione, la gestione delle grandi città.
E le malattie, che implicavano l’impossibilità di curarsi, poiché l’impatto che un medico (o il ricovero nei pochi ospedali) poteva avere sulla salute di un paziente era del tutto trascurabile. Un punto di vista originale sul modo di vivere e sulla quotidianità nell’Inghilterra elisabettiana, e in particolare a Londra.
Shakespeare: i sonetti della menzogna Dario Calimani (Carocci)
La bellezza, il tempo, la morte... I 154 sonetti furono composti a partire probabilmente durante, o poco prima, lo scoppio
dell’epidemia di peste del 1592-93, quando i teatri e gli altri luoghi di ritrovo inglesi furono chiusi. I primi 126 sono dedicati a un giovane uomo, il misterioso fair youth incarnazione di un amore platonico e carnale allo stesso tempo, gli altri a una misteriosa dark lady, donna simbolo dell’amore crudele.
La critica si interroga da sempre su chi possano essere queste due figure. In questo libro viene analizzato il testo poetico scespiriano, che secondo l’autore nasconde le proprie verità dietro il velo della finzione poetica.
30 grandi miti su Shakespeare Laurie Maguire, Emma Smith (O Barra O edizioni)
Da sempre la figura di William Shakespeare suscita dubbi e quesiti, soprattutto per le informazioni mancanti nella sua biografia. Per cui qualcuno si è chiesto: sarà esistito davvero un drammaturgo con questo nome? O sotto mentite spoglie si celava qualcun altro?
A questo e altri interrogativi le autrici tentano di dare risposta in trenta brevi saggi, analizzando i miti più comuni su Shakespeare e rifacendosi a recenti studi. Un tentativo di chiarire i lati ancora oscuri della sua vita e della sua carriera con il materiale storico disponibile, mostrando allo stesso tempo quanto quello stesso materiale possa essere suscettibile di diverse interpretazioni.
Shakespeare. L’invenzione dell’uomo Harold Bloom (Rizzoli)
Il critico letterario americano, scomparso nel 2019, dopo 12 anni dedicati allo studio del drammaturgo inglese in questo volume si è spinto ad affermare che il Bardo “inventò l’uomo”, essendo stato capace di indagare e farci conoscere la psiche umana attraverso la sua opera. Per Bloom, Shakespeare con i suoi testi creò non personaggi, ma personalità: è il motivo per cui la sua opera è ancora attuale e universale. Il drammaturgo di allora riesce a parlare al pubblico di oggi.
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Romeo e Giulietta, dipinto del pittore inglese Ford Madox Brown (1869-70).
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I LAGER ITALIANI
Prima di essere deportati, migliaia di ebrei italiani furono rinchiusi in campi di concentramento come la Risiera di San Sabba o i campi di Fossoli e di Gries, a Bolzano.
IL PRIMO TEMPIO
Si trova in Turchia, nel Parco nazionale di Tek Tek. Il primo tempio eretto dall’uomo, Karahan Tepe, è lì da 12mila anni con le sue misteriose figure dal volto di serpente. Ma chi vi praticava i suoi riti?
BLITZ A CREMONA
Il grande condottiero Eugenio di Savoia, una notte del 1702, al comando di un drappello di imperiali organizzò un colpo di mano per catturare il maresciallo francese Villeroi. E Cremona si svegliò come in un film di commandos.
IL PREZZO DEL POTERE
L’assassinio del presidente Kennedy, il 22 novembre 1963 a Dallas, segnò profondamente l’America. Facciamo il punto sui documenti secretati, le testimonianze e le molte tesi.
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