Focus Storia 211 (Maggio 2024)

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L’italiano che permise al mondo di comunicare con le onde radio

1874-2024 DAL TELEGRAFO AL CELLULARE MENSILEAUT 12,90 €BE 9,60 €D 12,00 €PTE CONT. 8,70 €E 8,70 €USA 13,80 $CH 11,50 ChfCH CT 11,30 Chf Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona � 4,90 IN ITALIA 211 20 APRILE 2024 MAGGIO 2024 IL TRIBUNALE DI DIO Prima del divorzio, ci si poteva lasciare solo ricorrendo alla Sacra Rota INFERNO RUANDA Nel 1994, nell’arco di tre mesi, vennero trucidati 800mila tutsi. Perché?
MARCONI il genio senza fili KIT MARLOWE Era un poeta, ma anche una spia. Ed è forse per questo che morì in modo violento GIALLI & MISTERI Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE

211

Storia

Centocinquant’anni fa, il 25 aprile 1874, nasceva uno dei personaggi che più hanno dato lustro all’Italia e delle cui invenzioni beneficia ancora oggi il mondo intero: Gps, Wi-Fi, Internet, telefonia mobile, bluetooth non ci sarebbero senza Guglielmo Marconi. Uomo eclettico, caparbio, concreto, intelligentissimo, seppe portare avanti le sue intuizioni o, ancora meglio, realizzarle, nonostante le iniziali porte in faccia e le sei bocciature in fisica, la materia che più adorava e per la quale prese il Nobel nel 1909. Che cosa ci ha lasciato Marconi come inventore avremo modo di scoprirlo nelle pagine che gli abbiamo dedicato. Quello che ci ha insegnato come uomo possiamo dirlo anche subito, ispirandoci un po’ alle parole che gli hanno dedicato i suoi discendenti (Elettra e Guglielmo, figlia e nipote): non mollare mai. Un invito che vale soprattutto per i ragazzi che studiano o che stanno cercando la propria strada. Seguire i propri interessi con passione è un ottimo viatico per il futuro e il miglior antidoto contro sconfitte e fallimenti.

Emanuela Cruciano caporedattrice

Guglielmo Marconi (1874-1937), pioniere delle telecomunicazioni via radio.

In copertina: ritratto fotografico di Guglielmo Marconi.

16 L’INTERVISTA

Nazisti alla sbarra

Il magistrato militare Marco De Paolis racconta i suoi 15 anni di indagini contro i criminali nazisti.

20 SOCIETÀ

L’UOMO DEL FUTURO

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Il tele-genio senza fili

Guglielmo Marconi ebbe una vita fuori dal comune. Mentre con le sue invenzioni cambiava il mondo, visse intensamente fra viaggi, riconoscimenti, incarichi ufficiali e profondi legami familiari.

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Era mio padre (e mio nonno)

La figlia Elettra e il nipote Guglielmo custodiscono la memoria di Marconi, anche attraverso una fondazione. Hanno condiviso con noi molti ricordi privati.

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Senza limiti

L’inventore visionario sbalordì il mondo con l’apparecchio che cancellava le distanze sfruttando le onde radio e con altre invenzioni... spiegate per bene.

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Un uomo di mondo

Era uno scienziato globetrotter, che per sperimentare e realizzare le sue idee viaggiò e visse in molti luoghi diversi. Fino a trasferirsi sullo yacht Elettra con moglie, figlia e un attrezzatissimo laboratorio.

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La guerra dei brevetti

Tesla contro Marconi: la disputa tra i due scienziati per la paternità della comunicazione senza fili.

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Prima di lui

Chi sono e che cosa scoprirono gli scienziati che con il loro lavoro e i loro esperimenti resero possibili i successi di Marconi.

Finché Rota non vi separi Quando non c’era il divorzio, si ricorreva alla Sacra Rota.

25 IL LIBRO

Il Medioevo che ti aspetti Immagini e stereotipi attorno all’Età di mezzo.

30 GIALLO STORICO

I segreti del poeta spia La breve e avventurosa vita del drammaturgo Christopher Marlowe.

70 AFRICA

Genocidio annunciato 1994: il massacro dei tutsi da parte degli hutu.

78 CULTURA

La pace possibile

300 anni fa nasceva Kant, che teorizzò la pace perpetua.

82 MOSTRE

Ukiyoe, arte fluttuante Il Giappone a Roma.

88 BATTAGLIE

Bisanzio contro tutti I nemici della Roma d’Oriente.

93 MONARCHIE

Sul trono senza corona Quando la reggenza salva la monarchia.

ELABORAZIONE COPERTINA: MARIANGELA CORRIAS GETTYIMAGES/ADOBESTOCK focusstoria.it CI TROVI ANCHE SU: 4 LA PAGINA DEI LETTORI 6 NOVITÀ & SCOPERTE 8 TRAPASSATI ALLA STORIA 10 UNA GIORNATA DA 12 CHI L’HA INVENTATO? 14 MICROSTORIA 64 COMPITO IN CLASSE 66 CURIOSO PER CASO 68 PITTORACCONTI 98 AGENDA
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Maggio 2024
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IN PIÙ... AKG_IMAGES/MONDADORI
3

A che punto è il conflitto israelo-palestinese?

Lo abbiamo chiesto al professor Alberto Tonini, che insegna Relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Firenze. Tonini, esperto di

Storia e politica del Medio Oriente, ha delineato la situzione attuale analizzando gli ultimi eventi, le radici lontane, il contesto e la storia di una vicenda irrisolta a cui guarda con timore tutta la comunità internazionale. L’intera vicenda è ricostruita su Storia in podcast, alla luce

Ponziano grazie al Trattato di Rijswijk del 1696, ma il ramo maschile della famiglia si era estinto con la morte di Antonio Farnese nel 1731. Per evitare i rischi di una successione difficile nel Ducato di Parma e Piacenza fu tollerata la successione in favore di Carlo di Borbone, poi re di Napoli e Spagna, figlio di Elisabetta e di Filippo V di Spagna. Nel 1734 la madre gli cedette tutti i cespiti farnesiani tra cui le isole Ponziane, che così passarono al patrimonio personale dei Borboni. Carlo, divenuto re di Napoli, decise così di ripopolare Ponza.

Macchina per scrivere o da scrivere?

Vorrei segnalare un errore che ho riscontrato nella rubrica “Chi l’ha inventato”, pubblicata su Focus Storia n°

del terribile attacco di Hamas a Israele dello scorso 7 ottobre 2023 e della reazione dello Stato di Israele. Buon ascolto! Per ascoltare i nostri podcast (le puntate online sono ormai più di 500 e vanno dalle biografie di personaggi agli approfondimenti sui grandi

208 dedicata alla macchina per scrivere. Sulla rivista viene usata la forma scorretta “macchina da scrivere”: mica scriviamo su quella macchina, la usiamo per scrivere. A vostra discolpa ho trovato però questo in Internet: nel Vocabolario Treccani online si trova macchina per (o, più com. da) scrivere; nello Zingarelli 2013 macchina per o da scrivere; nel Gradit 2007 macchina da, per scrivere; nel Sabatini-Coletti 2008 macchina per (o da) scrivere. Fa eccezione il Devoto-Oli 2012 che compie una scelta netta e sotto la voce macchina riporta, accanto alla consorella macchina da cucire, la locuzione macchina da scrivere, senza alternative. Ciò non toglie che la forma “macchina da scrivere” a buon senso e a senso di logica linguistica sia scorretta. Se poi vogliamo accettare come neologismo “da scrivere”, va bene, ma non è corretto.

La bandiera più piccola del mondo

Scrivo ai lettori di Focus Storia per raccontare la mia esperienza. Sono un piccolo primatista mondiale, in Brasile ho vinto il trofeo Rank Brasil per aver realizzato la bandiera più piccola del mondo.

Inoltre ho ottenuto, con molta fatica, anche il riconoscimento per aver realizzato il quadro più piccolo del mondo (a destra). Questo lavoro è stato fatto senza l’uso della nanotecnologia, mi sono avvalso di una lente d’ingrandimento e un ago,

l’arte deve essere fatta da un artista e non da un computer o da un robot.

eventi storici), basta collegarsi al sito della nostra audioteca storiainpodcast.focus.it. Gli episodi, che sono disponibili gratuitamente anche sulle principali piattaforme online di podcast, sono a cura del giornalista Francesco De Leo.

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I NOSTRI ERRORI

Su Focus Storia n° 208, pag. 54: abbiamo scritto erroneamente che la battaglia della Meloria si svolse nel 1268, invece che nel 1284.

SPECIALE
5 S

NAZISTI AL

16 S L’INTERVISTA
Crimini di guerra La strage di Marzabotto (1944). Sopra, Herbert Kappler: ergastolo nel 1947 per l’eccidio delle Fosse Ardeatine (ma fuggì nel ’77). A destra, Priebke nel 1996.

LA SBARRA

Molti colpevoli delle stragi naziste in Italia sono scampati alla giustizia per anni. Fino al 2002, quando un magistrato militare, Marco De Paolis, ha aperto “l’armadio della vergogna”. Lo abbiamo intervistato.

Roma, gennaio del 1960. Il procuratore generale presso il Tribunale supremo militare, Enrico Santacroce, firma 695 decreti con cui archivia i fascicoli giudiziari relativi ai moltissimi episodi di violenza contro civili e militari italiani commessi da soldati tedeschi e dai loro alleati fascisti durante la Seconda guerra mondiale. “Nonostante il lungo tempo trascorso dalla data del fatto anzidetto, non si sono avute notizie utili per l’identificazione

L’ARMADIO DELLA VERGOGNA. Ancora Roma, ma nel luglio del 1994. Durante il processo contro il criminale di guerra tedesco Erich Priebke in un mobile girato in modo che le ante fossero rivolte contro il muro vengono ritrovati quei fascicoli di 34 anni prima. Per i giornali quell’archivio diventa l’“armadio della vergogna” e i fascicoli che contiene vengono inviati alle procure militari di competenza: 129 fascicoli a Roma, 119 a Torino, 87 a Padova, 108 a Verona, 32 a Napoli, 4 a Bari, 2 a Palermo e, soprattutto, 214, a La Spezia. La procura ligure si ritrova infatti a indagare su alcune delle stragi nazifasciste più efferate: Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Civitella in Val di Chiana.

Solo nel 2002, però, c’è la vera svolta. I fascicoli arrivano sul tavolo di un giovane procuratore militare appena insediato a La Spezia: Marco De Paolis. È l’inizio di una nuova storia giudiziaria, come ci racconta il magistrato, autore del libro Caccia ai nazisti (Rizzoli), che ripercorre oltre 15 anni di indagini e i processi a carico degli ex militari tedeschi imputati per le stragi contro civili e soldati italiani.

Come è cominciato tutto?

Tra il 1994 e il 2002, anno in cui presi servizio come procuratore militare a La Spezia, dal punto di vista giudiziario non era successo praticamente nulla. In tutta Italia si erano celebrati solo quattro processi collegati ai fascicoli provenienti dal cosiddetto “armadio della vergogna”. A Roma, per esempio, si era deciso di archiviare tutti i procedimenti. Molti nelle procure accolsero i fascicoli con indifferenza. Altri pensarono che fosse inutile indagare su fatti vecchi di decenni.

Perché lei ha deciso di agire diversamente?

Perché in quei fascicoli vi erano moltissimi reati non prescritti sui quali era obbligatorio procedere. La legge italiana, e anche quella tedesca, prevede che crimini come le stragi o i delitti efferati non vadano mai in prescrizione. Non si può non agire

Erich Priebke AGF / BRIDGEMAN IMAGES/ MONDADORI PORTFOLIO
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MONDADORI PORTFOLIO/FOTOTECA GILARDI (2)

semplicemente perché è passato tanto tempo oppure perché i criminali sono stati ignorati oppure abili a farla franca. Infatti, il dolore di chi è sopravvissuto alle stragi oppure dei parenti delle vittime non si prescrive: merita di non essere dimenticato e che si cerchi con ogni mezzo di fare giustizia.

In molti però dubitavano che avesse senso perseguire i pochi sopravvissuti...

All’inizio alcuni giornalisti mi chiamavano “il giudice con il cerino in mano” dato che più il tempo passava più rischiavo di vedere i miei procedimenti finire nel nulla per la sopraggiunta morte degli imputati. Fin dall’inizio delle mie indagini ho accolto, però, con un certo fastidio le parole di chi dubitava che si dovesse agire. Semmai ci si doveva chiedere perché non si fosse agito prima. Il cosiddetto “armadio della vergogna” conteneva documenti che in molti conoscevano. La vera domanda è: come mai non si è fatto nulla in precedenza?

Lei ha una risposta a questa domanda?

Credo abbia contato molto il clima politico della Guerra fredda, la scelta fatta dagli angloamericani nel Dopoguerra di chiudere in fretta i conti con nazismo e fascismo per non indebolire il fronte occidentale di fronte all’Unione Sovietica. Negli anni Novanta però le cose erano cambiate e non avere cercato – in quegli anni – la verità sulle stragi nazifasciste in Italia non è comprensibile, né accettabile. Sicuramente non è stato un bene per i sopravvissuti, per i parenti delle vittime e per l’intera società civile italiana.

Cosa ha rappresentato per lei toccare con mano la realtà della violenza nazista?

È stata un’esperienza terribile e fuori dal comune nello stesso tempo. Un conto è sentire parlare delle stragi, tutt’altra cosa è avere a che fare personalmente, materialmente, con

le persone coinvolte, vittime e carnefici. Mi sono trovato, infatti, ad avere a che fare con due umanità diverse e contrapposte. Da una parte un’umanità straordinaria, quella dei sopravvissuti e dei parenti delle vittime. Persone spesso anziane, che ho incontrato nelle loro case, in una dimensione intima e familiare. Persone che mi hanno raccontato le loro storia e il loro dolore. Mi hanno ricordato i racconti del tempo di guerra di mia madre, che viveva in via Tasso a Roma, la strada della prigione dove venivano interrogati e torturati partigiani e oppositori del nazifascismo. Mia madre mi raccontava delle urla disperate che provenivano da quel carcere... Poi vi erano i nazisti... Un’umanità del tutto diversa. Nessuno degli interrogati si è mostrato pentito. Alcuni erano fieri di aver fatto parte di una élite, le Ss, che credeva in maniera fanatica in quello che diceva Hitler. Altri hanno semplicemente negato le loro responsabilità nelle stragi. Come ho scritto nel libro, non erano vecchi ex criminali, ma solo criminali invecchiati, fossilizzati nella loro ideologia di morte. Uno degli episodi più spiacevoli fu l’appuntamento ad Amburgo con Gerhard Sommer: aveva comandato la compagnia di Ss che massacrò senza pietà a Sant’Anna di Stazzema, sulla piazza della chiesa, più di 150 civili inermi, in prevalenza donne e bambini. La sua rabbiosa ostilità trapelava dallo sguardo glaciale, dalla voce, dalla postura. Trapelava disprezzo per gli italiani? Erano intrisi di odio nei confronti degli italiani, che continuavano a considerare vigliacchi e traditori. Un odio che era molto diffuso tra i tedeschi dopo l’8 settembre, tanto che

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AFRICA STUDIOSTOCK.ADOBE.COM

Molti criminali nazisti non furono perseguiti per anni, né mostrarono segni di pentimento

Il libro e l’autore

Nel volume Caccia ai nazisti (pubblicato da Rizzoli nel 2023)

Marco De Paolis racconta oltre 15 anni, tra il 2002 e il 2018, di indagini, interrogatori, sopralluoghi, esami dei testimoni, processi che hanno portato a oltre 500 procedimenti giudiziari contro i criminali di guerra nazisti e fascisti per gli eccidi di civili e militari. Una storia avvincente, una caccia ai colpevoli tra Italia, Germania e Austria per interrogare gli ex Ss ancora in vita e stabilirne le responsabilità, portarli alla sbarra, farli condannare. E insieme un racconto intimo e privato di cosa ha significato immergersi in “un dolore così immenso”, come lo definirà uno dei sopravvissuti.

Marco De Paolis assieme ad Annalisa Strada ha curato anche una versione per ragazzi della sua vicenda di magistrato: L’uomo che dava la caccia ai nazisti (Piemme, 2022). Cursus honorum. Marco De Paolis è oggi procuratore generale militare presso la Corte d’appello di Roma.

a compiere gli eccidi di Cefalonia contro i soldati italiani prigionieri non furono Ss, ma soldati dell’esercito regolare tedesco, la Wehrmacht. Un comportamento così spietato nei confronti dei prigionieri di guerra italiani si spiega solo con l’idea che gli italiani fossero da disprezzare. Questo disprezzo spiega la spietatezza dei militari tedeschi?

Si innescò lo stesso processo di disumanizzazione che alimentava la crudeltà nei campi di sterminio. Gli italiani, civili e soldati, erano traditori, meritevoli di disprezzo, mezzi uomini, indegni. Disumanizzati e ridotti a oggetti, si potevano distruggere senza problemi.

Dal 1988 è magistrato militare. Dal 2002 al 2008 è stato procuratore militare capo a La Spezia, e dal 2010 al 2018 ha diretto la Procura militare di Roma. Nell’agosto del 2018 ha assunto l’attuale incarico di procuratore generale militare presso la Corte militare di appello. È considerato uno dei maggiori esperti in materia giuridica di crimini di guerra nazifascisti. Nel 2021 ha ricevuto l’Ordine al merito, una prestigiosa onorificenza conferitagli dalla Repubblica federale di Germania.

Come mai le sue indagini hanno riguardato solo criminali tedeschi e non gli italiani che erano al loro fianco durante le stragi nazifasciste?

Nei confronti degli italiani non ho potuto agire perché nel giugno 1946 era stata emanata la cosiddetta “amnistia Togliatti”, un provvedimento di estinzione delle pene proposto dal ministro di Grazia e giustizia Palmiro Togliatti e approvato dal governo De Gasperi. Come magistrato mi è pesato non poter indagare, però mi rendevo conto che il provvedimento di amnistia era il frutto di un momento storico diverso da quello che stavo vivendo io.

Alcuni responsabili degli eccidi sono morti durante i procedimenti, molti sapevano di non rischiare il carcere per l’età avanzata. Non si sentiva “il giudice con il cerino in mano”?

Assolutamente no. Tra il 2002 e il 2018 sono stati da me istruiti più di 500 procedimenti per crimini di guerra che hanno causato quasi 7mila vittime. Ho ottenuto il rinvio a giudizio di 79 nazisti e fatto celebrare 17 processi, che hanno portato a 57 ergastoli. Un grande dolore per le vittime era stata l’ulteriore ingiustizia del mancato assolvimento da parte dello Stato del primario e doveroso compito di ricercare, processare e punire i responsabili di quelle violenze. Con i processi si è dimostrato concretamente che per la legge italiana le stragi non vanno in prescrizione. Mai. •

La carneficina

A lato, il massacro di Sant’Anna di Stazzema (1944), ordinato dal maggiore delle Ss Walter Reder. Sopra, Marco De Paolis, procuratore generale militare presso la Corte d’appello di Roma.

Risparmiato

A sinistra, a Venezia, nel 1947, il processo contro Albert Kesselring, comandante delle forze di occupazione in Italia, per le Fosse Ardeatine e altre stragi di civili. La condanna a morte fu commutata in ergastolo; graziato nel 1952, Kesselring morì nel 1960.

MONDADORI PORTFOLIO/FOTOTECA GILARDI BRIDGEMAN IMAGES/MONDADORI PORTFOLIO
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La guerra dei BREVETTI

Tesla contro Marconi: la disputa tra i due scienziati per la paternità della comunicazione senza fili.

di Federica Ceccherini

Fulmini in laboratorio Nikola Tesla nel 1899, seduto nel laboratorio di Colorado Springs davanti al suo generatore ad alta tensione capace di produrre enormi scariche elettriche. Nel tondo, un suo ritratto fotografico.
54 S PRIMO PIANO

Guglielmo Marconi è il padre della radio. O forse no. Nel 1943 la Corte suprema degli Stati Uniti prese una decisione storica: tolse il primato su quella tecnologia all’italiano, riconoscendo ufficialmente che le idee alla base delle comunicazioni senza fili non erano una sua esclusiva invenzione poiché erano già state esposte nei brevetti non solo di Nikola Tesla, ma anche di altri scienziati come Oliver Lodge. Non si trattava di annullare i brevetti di Marconi, ma di fatto di ridimensionarne la portata. La storica decisione, riconosciuta soltanto negli Stati Uniti, è oggi da molti considerata un doveroso riconoscimento postumo dei meriti di Tesla, troppo spesso sottovalutato e dimenticato dalla comunità scientifica.

DALLA SERBIA. Ingegnere e fisico di origine serba (era nato a Smiljan nel 1856) naturalizzato americano, Tesla fu un visionario e un inventore prolifico: presentò oltre 300 brevetti, studiando e sperimentando in diversi campi. A lui si devono la corrente alternata (ancora oggi fondamentale per la distribuzione dell’elettricità) e diverse scoperte e applicazioni di principi della fisica in ambiti pratici, tra cui la tecnologia a raggi X e le lampade luminescenti (progenitrici di quelle al neon). Lavorò anche a dispositivi radiocomandati e a tecnologie alla base della moderna robotica.

La carriera di Tesla fu però tutta in salita, nel segno delle rivalità accademiche e costellata da diverse contese. Le più note sono quella con Edison – grande sostenitore della corrente continua – per il controllo del mercato in forte crescita della corrente elettrica e appunto quella con Marconi, per la comunicazione wireless.

La vita di Nikola Tesla, inoltre, fu segnata da gravi problemi finanziari, tanto che la “guerra delle correnti” con Edison lo mandò quasi in bancarotta. Tesla era un eclettico, profondamente diverso da Marconi, il quale invece dedicò la vita al perseguimento di un unico scopo, la realizzazione della trasmissione senza fili, e che era molto abile (qualità non da poco per un inventore) nel curare gli aspetti manageriali e commerciali del proprio lavoro. Tuttavia, come spesso accade, anche la fortuna giocò un ruolo importante nella sfida tra i due.

 BRIDGEMAN IMAGES
©DARCHIVIO/OPALE.PHOTO
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Le altre dispute

La contesa con Nikola Tesla non fu l’unica. Ci furono altre controversie tra Marconi e scienziati e inventori suoi contemporanei. Una di queste coinvolse il fisico Oliver Lodge (1851-1940, nel tondo). Quando i giornali cominciarono a parlare di Marconi come padre della radio, Lodge intervenne spiegando che l’italiano non aveva scoperto niente, perché lui stesso già nel 1894 aveva dimostrato la possibilità della trasmissione a distanza

senza fili. Dopo una breve battaglia legale, nel 1912 la Marconi Company fu costretta ad acquistare da Lodge il brevetto sui circuiti radio sintonici del 1897. Prime antenne. Un altro “avversario” fu il fisico russo Aleksandr Popov (18591906) che aveva presentato una domanda di brevetto in Russia nel 1895 per un sistema di comunicazione senza fili basato sull’uso di antenne, trasmettendo con successo segnali in pubblico, in contesti accademici russi. Popov riconobbe a Marconi

PRIME INTUIZIONI. Nell’ambito delle sue ricerche sull’energia elettrica Tesla nel 1891 cominciò a convincersi del fatto che esisteva la possibilità di trasmettere energia senza ausilio di fili di trasmissione, cominciando ad “accendere” senza cavi, nel suo laboratorio di New York, tubi vuoti. Comprendendone tutto il potenziale presentò i suoi dati e modelli all’Istituto degli ingegneri elettrici di Londra, all’Associazione nazionale della luce elettrica di St. Louis, in Missouri, e in seguito anche al Franklin Institute di Filadelfia. Il suo scopo era far capire che questa tecnologia era realizzabile. Non era però il solo a lavorare a questo principio: a cavallo tra ’800 e ’900 altri scienziati come il russo Popov (v. riquadro) e lo stesso Edison condussero esperimenti sulla radiotrasmissione, ottenendo i primi successi. Nel 1893 anche Tesla ci riuscì, trasmettendo un segnale via etere per circa un miglio (1,6 km), qualche tempo prima che Marconi iniziasse gli esperimenti nella sua casa presso Bologna (v. pag. 44).

La marcia di Tesla, però, subì di lì a poco una battuta d’arresto: il 13 marzo 1895, mentre si preparava per una trasmissione di più ampio raggio (sperava di arrivare a decine di chilometri), un incendio devastò il suo laboratorio distruggendo strumentazioni,

il merito di essere riuscito a realizzare in modo non più sperimentale la trasmissione senza fili e quindi di essere il padre della radio (non fu così per i russi, che danno a Popov il merito). Intrattenimento. Con Reginald Fessenden (18661932) la contesa si concentrò invece, principalmente, sulla trasmissione delle onde radio. Il fisico canadese aveva sviluppato nuove tecniche per la modulazione dell’onda (modulazione di ampiezza AM), per la trasmissione di

segnali sonori e ne chiese il riconoscimento, sostenendo di averla sviluppata prima che Marconi l’adottasse. Il 24 dicembre 1906, da Brant Rock (Massachusetts), aveva diffuso il primo programma musicale “radiofonico”, per centinaia di chilometri.

documenti, modelli, progetti e i dati sulle sperimentazioni. Dieci anni di lavoro andarono in fumo: un danno enorme per lo scienziato. Ma Tesla non si arrese e continuò a lavorare duro per testare la sua tecnologia. Nel 1899 decise di trasferire il suo laboratorio a Colorado Springs (Colorado), dove avrebbe avuto più spazio per gli esperimenti. Nel 1900, il 20 marzo, ottenne il brevetto americano (n. 645576) per il “Sistema di trasmissione di energia elettrica”, un trasmettitore senza fili a “quarto d’onda”. Fu questa l’invenzione per la quale la Corte suprema del 1943 tolse il primato a Marconi, che però aveva già brevettato la stessa tecnologia nel Regno Unito, il 2 luglio 1897.

A LONG ISLAND. Successivamente, per sperimentare la radiotrasmissione di energia a lunga distanza, Tesla nel 1901 si lanciò in un ambiziosissimo progetto: la costruzione della Torre Wardenclyffe a Long Island (Stato di New York), finanziata dal banchiere e imprenditore John P. Morgan. L’edificio, in cui furono fatti alcuni degli esperimenti dello scienziato, rimase però incompleto perché troppo dispendioso anche per uno degli uomini più ricchi d’America. Nello stesso anno, a giugno, Marconi ottenne il brevetto Usa per il suo “Apparecchio per la telegrafia senza fili” (n. 676332). Un sistema più avanzato

Competitor

Thomas Alva Edison (a sinistra) e Aleksandr Popov. Il fisico russo sperimentò alla fine dell’800 la trasmissione senza fili, brevettando la sua invenzione in Russia. Edison, fisico americano, ebbe con Tesla una lunga controversia sull’energia elettrica.

56 S

rispetto ai suoi precedenti lavori poiché consentiva la sintonizzazione nelle stazioni di trasmissione e in quelle di ricezione su una stessa frequenza. Poi, nel dicembre del 1901, riuscì nella famosa impresa di trasmettere senza cavi da una parte all’altra dell’Atlantico tra l’Inghilterra e il Canada passando alla Storia come il padre della radio. Sembra che quando la notizia apparve sui giornali un collaboratore abbia detto a Tesla: “Pare che Marconi abbia avuto la meglio su di te”, al che lo scienziato avrebbe risposto “Marconi è un bravo ragazzo, lascialo fare, sta usando 17 dei miei brevetti”, convinto probabilmente che prima o poi ciò gli sarebbe stato riconosciuto. La calma apparente di

Tesla svanì dopo il conferimento del Nobel per la fisica a Marconi, nel 1909. E nel 1915 lo scienziato decise, nonostante le difficoltà economiche, di intentare una causa contro la Marconi Company, sostenendo che le invenzioni dell’italiano si basassero su idee, dati e brevetti suoi: come l’antenna a quarto d’onda del 1897, con cui nel 1899 aveva sperimentato le prime trasmissioni senza fili a Colorado Springs. Marconi negò sempre di aver letto o conosciuto il lavoro dello scienziato serbo-americano e non vi è modo di smentire o confermare questa affermazione. La causa si ritenne conclusa con la morte di Tesla nel 1943, senza una sentenza definitiva.

POST MORTEM. Le cose cambiarono quando la Marconi Company fece causa al governo degli Stati Uniti per aver utilizzato la sua tecnologia brevettata durante la Prima guerra mondiale senza un riconoscimento economico. Così in quello stesso 1943, pochi mesi dopo la morte di Tesla, la Corte suprema, probabilmente per evitare un danno alle casse dello Stato, riconobbe a Tesla il primato sulla tecnologia, e un ruolo fondamentale nell’invenzione ad altri scienziati. Una sentenza che, seppur emessa in maniera strumentale e senza validità internazionale, ha riconosciuto a Tesla e ad altri scienziati e inventori il contribuito dato al raggiungimento dell’obiettivo di Marconi. •

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BRIDGEMAN IMAGES

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