SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO
347
14 AGOSTO 2021 SETTEMBRE 2021 € 4,90 IN ITALIA
I RIMEDI SUGGERITI DALLA SCIENZA CONTRO LE TENSIONI QUOTIDIANE
Mensile: AUT 10,00 € / BE 9,60 € / F 9,00 € / D 11,70 € / LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 10,90 Chf / CH CT 10,70 Chf / USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP
MANUALE
ANTISTRESS TEST MISURA QUANTO SEI STRESSATO
NUMERO DOPPIO CON
TORMENTONI PERCHÉ UNA CANZONE CI RIMANE IN TESTA
NUOVE SFIDE SATELLITI PERICOLO NELLO SPAZIO: COME DECIFRARE TROPPI DETRITI VAGANTI IL LINGUAGGIO ANIMALE
DOMANDE&RISPOSTE
LA SCIENZA IN PILLOLE
347 SETTEMBRE 2021
www.focus.it
Scoprire e capire il mondo PRISMA
8 A tu per tu con gli atomi 12 Prisma sonoro 15 Temperature in numeri 16 Facciamo spazio 18 Piccola fisica 22 5 cose da sapere sul sudore
12
23
Allo studio negli Usa un vaccino spray anti Covid-19
L’applauso del tricheco
dossier Manuale antistress 30 COME FUNZIONA LO STRESS
42 COSÌ SI DIVENTA OTTIMISTI
36 GLI ANTIDOTI
44 QUANTO SEI STRESSATO?
Se siamo sotto pressione, l’organismo entra in allarme e “scollega” la razionalità. Così un meccanismo biologico fondamentale è oggi diventato un nemico. Alcune semplici attività apportano nel nostro corpo benefici biologici contro ansia e tensione.
48 LORO NON ESISTONO
54 PICCOLI LAGHI SPUNTANO
60 DISCARICA SPAZIALE
66 I NUMERI DELLE VACCINAZIONI
tecnologia
Parlano, ridono, conversano... Tra poco, davanti a un monitor non capiremo se il nostro interlocutore sia umano o digitale (come i ritratti che pubblichiamo).
natura
Dove i ghiacciai si ritirano, nascono nuovi specchi d’acqua. Così sta cambiando il paesaggio delle nostre Alpi. E non solo.
spazio
Intorno alla Terra ci sono 129 milioni di detriti fra razzi e satelliti: è ora di correre ai ripari.
cifrario economico
Come procedono in tutto il Pianeta le campagne per immunizzare il più possibile la popolazione.
In copertina: Foto portante: Shutterstock; Sotto da sinistra: Shutterstock; Getty Images; Mint Images/Age.
Pensare in modo positivo fornisce l’energia capace di tenere a bada l’ansia. Si impara soprattutto da piccoli, in famiglia, ma per migliorare non è mai troppo tardi. Misura il tuo grado di stress con un semplice test, che ti fornirà anche qualche consiglio.
MULTIMEDIA
Pagine animate
Siamo stati i primi a credere fortemente nella realtà aumentata che ci dava la possibilità di animare le pagine con video, Scopri video, audio, timelapse e tanti modelli 3D e altri contenuti interattivi. Ma il altri contenuti. dilemma è stato: dare la possibilità di fruirne a chi legge la rivista (spesso con difficoltà tecniche) oppure allargare la platea ai milioni di utenti sul sito? Dovendo scegliere, abbiamo pensato alla seconda opzione. Stiamo lavorando per potere esaltare, con nuovi mezzi, i nostri effetti speciali su Focus.it. Vi terremo aggiornati. Intanto, INQUADRA IL QR CODE siccome animare la carta ci diverte, sul magazine ricorreremo al QR Code nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Per fruire di questi contenuti basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad) oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone oppure un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.
Focus | 3
D&R Speciale 148 ANIMALI 152 TECNOLOGIA 154 SCIENZA 156 AMORE E SESSO 158 STORIA 162 TE LO DICE...
166 NATURA 168 ECONOMIA 170 SALUTE 174 SOCIETÀ 176 ARTE E CULTURA 178 CIBO
108 BLOC NOTE
68 SE NON AVESSIMO USATO IL FUOCO
74 VIBRO DUNQUE SUONO
82 UN INUIT ALL’EQUATORE...
86 UFO NESSUNO E CENTOMILA
92 SANDALI: LA STORIA AI NOSTRI PIEDI
evoluzione
Non avremmo il cibo cotto, le armi, l’agricoltura, l’industria: saremmo ancora allo stato brado.
animali
Con una cassa di risonanza piccina piccina, le cicale amplificano enormemente il rumore che producono.
scienza
Adattarsi ai vari ambienti e “modificarsi” geneticamente ha richiesto ai popoli migliaia di anni.
mistero
Grande ritorno degli oggetti volanti non identificati. E gli Usa ammettono che alcuni non sono spiegabili.
ieri e oggi
Tutto quello che c’è da sapere su una calzatura eterna, regina dell’estate.
102 MA CHE COS’È QUESTA ROBINA QUA?
curiosità
Eh, sì, è proprio cacca. Alcune fotografie per ragionare sull’espulsione dei rifiuti dal corpo e sulla loro importanza per la vita in molti habitat.
180 SPORT 186 UNIVERSO 188 PSICHE
scienza
La scienza dei tormentoni: perché alcune canzoni non riescono a uscire dalla nostra mente.
114 VAI CON BIO tecnologia
I biocarburanti si ricavano sempre di più da materiali di recupero, per limitare il loro impatto ambientale.
120 LA CARICA DEI 700 scienza
Tanti sono i muscoli del corpo umano: ecco come funzionano e come si mantengono in salute.
126 SIAMO TUTTI COMPLOTTISTI intervista
Le teorie del complotto fanno leva su paure, dubbi, preoccupazioni che sono in ognuno di noi. E il nostro cervello cade in trappole di cui non ci accorgiamo.
132 COME HAI DETTO?
scienza
Si può realizzare un “traduttore” capace di farci parlare con scimmie, delfini, cani? La scienza indaga.
138 HANNO PERFINO I DIALETTI
scienza
I versi degli animali non sono solo istinto: sono intenzionali. E possono essere molto complessi.
RUBRICHE
6 L’oblò 28 Focus Live 100 Tipi italiani 192 Academy 194 Cartellone 199 Giochi
194
La mostra su Dante e Napoleone a Brescia
4 | Focus
Ci trovi anche su:
dossier
È
uno dei mezzi migliori per camminare lungo la via del benessere ed è potente come una medicina: vedere sempre il bicchiere mezzo pieno mantiene in salute, aiuta a vivere meglio ed è un efficacissimo antistress. Al punto che la “psicoterapia dell’ottimismo” viene proposta in caso di depressione, disturbo post-traumatico da stress, malattie gravi o per superare lutti e momenti difficili.
FIN DA BAMBINI Già, perché si può imparare a essere ottimisti: la genetica influenza per circa il 25% l’indole, ma anche chi ha ricevuto in dote uno sguardo cupo sul futuro può cambiarlo. Enrico Zanalda, presidente della Società italiana di psichiatria, sottolinea che molto si gioca nell’infanzia: «L’ottimismo si impara in famiglia, nei primi anni
di vita, se i genitori infondono sicurezza. Questo porta a una buona percezione e consapevolezza di sé e quindi a cimentarsi nelle relazioni con gli altri, soprattutto in adolescenza, con una positività che innesca reazioni favorevoli aumentando la fiducia in se stessi: l’ottimismo è insomma un circolo virtuoso». Ascoltare i bambini e comprenderne le emozioni, enfatizzare i loro sforzi a prescindere dai risultati, focalizzarsi sugli eventi belli sono tutte buone regole per insegnare ai figli a inforcare gli occhiali rosa. Ma anche chi non ha avuto genitori-supporter non è senza speranza. «La scuola potrebbe fare tanto per promuovere le emozioni positive, ma chi non ha mai potuto contare sugli altri per imparare l’ottimismo ed è bloccato da una visione negativa del mondo può farlo da adulto con interventi psicologici specifici», conferma Maria Catena Quat-
tropani, docente di psicologia clinica e direttrice scientifica del Centro di ricerca e di intervento psicologico dell’Università di Messina. CI VUOLE IMPEGNO I percorsi psicoterapici strutturati possono essere una soluzione per i pessimisti a oltranza, ma tutti possiamo allenare il muscolo dell’ottimismo anche nella vita
Così si diventa
ottimisti IL METODO ABCDE Imparare l’ottimismo è facile come snocciolare l’alfabeto. Parola di Martin Seligman, lo psicologo fondatore della psicologia positiva, convinto che chiunque possa riuscire a vedere il lato rosa del mondo con il modello ABCDE, acronimo dei cinque passi per smontare ogni negatività di pensiero. Si comincia con la A delle avversità che abbiamo di fronte e la B delle credenze (belief, in inglese) che abbiamo su di esse; la C invita a pensare alle conseguenze dei nostri preconcetti e la D a metterli in discussione, trovando esempi che dimostrino quanto possano essere sbagliati. Infine, la E è l’energia, quella (positiva) che sentiamo dentro dopo aver capito che possiamo farcela.
quotidiana. Per esempio scegliendo di frequentare persone positive, perché i pensieri buoni sono contagiosi. Occorre poi fare uno sforzo consapevole, come spiega lo psichiatra Aparna Iyer, del Southwestern Medical Center dell’Università del Texas (Usa), che ha messo a punto una sorta di decalogo per diventare più ottimisti: «C’è sempre un altro modo di vedere gli eventi, si chiama reinquadramento positivo: se la pioggia impedisce di prendere il sole sul terrazzo, perché non usare l’occasione per leggere sul divano? All’inizio serve impegnarsi per trovare il lato positivo, poi diventa automatico». Farlo cambia in meglio perfino il cervello: Richard Davidson, direttore del Laboratory for Affective Neuroscience dell’Università del Wisconsin (Usa), ha dimostrato che scegliere consapevolmente di essere
ottimisti modifica i circuiti cerebrali e porta a rispondere meglio alle eventuali esperienze negative. I TRUCCHI DELL’OTTIMISMO Per allenare l’ottimismo, può aiutare identificare ciò che nel quotidiano tendiamo a guardare di malocchio (il lavoro, una relazione o altro) provando ad avere un approccio più positivo. Oppure fermarsi a considerare quanto siano negativi i propri pensieri per cercare di cambiarne il verso, per esempio ipotizzando come ottenere un buon risultato da una sfida. Ed è un esercizio di ottimismo anche essere gentili con se stessi e incoraggiarsi, o seguire uno stile di vita sano, perché sentirsi bene regala uno sguardo più roseo sul mondo. Ci sono però esercizi di positività perfino più semplici: spegnere i notiziari, per esempio, perché bastano cinque minuti di
cattive notizie al mattino per far calare un velo nero sulla giornata; oppure tenere un “diario della gratitudine” in cui appuntare ogni giorno qualcosa che ci ha fatto stare bene, fosse anche solo il caffè del mattino o il gesto gentile di uno sconosciuto. Lo stesso succede se non si perde occasione per ridere, perché la risata è un antistress immediato, e pure se ci si stacca un po’ dai social network: quando le foto di chi sembra vivere vite meravigliose accendono una competizione malsana, meglio disconnettersi. L’ultima regola può sembrare un controsenso, ma è saper riconoscere ciò che è negativo, quando c’è: «L’ottimista è un realista», dice Quattropani. «Chi è ottimista a prescindere dagli eventi è vittima di un’illusione e rischia di farsi male: giocare d’azzardo pensando di essere nati sotto una buona stella è una sicura strada per la rovina».
Pensare positivo dona l’energia che tiene a bada l’ansia. Si impara da piccoli, ma per migliorare non è mai troppo tardi. di Elena Meli
LA FORZA DELLA VOLONTÀ Le barriere mentali ci pongono limiti che in realtà non abbiamo. Per superarli dobbiamo credere nelle nostre capacità.
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Getty Images
Manuale di autodifesa
scienza UNA RETE UNIVERSALE Un sub con un delfino in un centro alle Bahamas. Molti ricercatori provano a “parlare” con delfini e altre specie, e c’è perfino chi sta pensando di estendere Internet al regno animale.
Getty Images/Shutterstock
Come hai detto? È possibile realizzare un traduttore capace di farci dialogare con scimmie, delfini, cani? Con il supporto dell’Intelligenza artificiale (Ai), la scienza indaga. di Andrea Parlangeli 132 | Focus
FOCUS LIVE SFIDE
FOCUS LIVE • Il nostro festival della divulgazione, giunto alla quarta edizione, si terrà dall’11 al 14 novembre al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano. Il tema di quest’anno è “Sfide”. Sono infatti tante e continue le sfide della scienza; quella in queste pagine ne è un esempio.
C
hiunque abbia un cane o un gatto non ha dubbi: gli animali comunicano con noi, eccome. Alcuni anni fa, il border collie Rico finì sulle pagine della rivista Science per la sua capacità di riconoscere fino a 200 oggetti chiamati per nome: li riportava a comando. Mentre ancora più coinvolgenti sono i rapporti che possiamo avere con i nostri parenti più prossimi, le scimmie antropomorfe. Il neurologo britannico Oliver Sacks ha raccontato un suo incontro con un orango allo zoo di Toronto: “Ho avvertito un profondo senso di parentela e vicinanza, come non avevo mai provato prima con nessun animale”, ha dichiarato, dopo uno scambio di gesti e sguardi. Insomma, sul fatto che gli animali possano comunicare con noi siamo tutti d’accordo. Ma fino a che punto? È possibile parlare con loro, intendersi per mezzo di qualcosa di simile a un linguaggio? O addirittura sviluppare un traduttore, in grado di metterci in comunicazione con un cane o una balena? Forse no, ma qualcuno ci sta provando. E oggi ha un alleato in più: l’Intelligenza artificiale (Ai). L’INTERNET DELLE SPECIE Come ha messo in evidenza il chimico e scrittore Philip Ball in un recente articolo sul New Yorker, il progetto più visionario in corso si chiama Interspecies Internet e ha appunto come scopo quello di estendere la Rete che connette ormai gran parte degli esseri umani a tutte le altre specie che si spera siano in grado di accedervi: delfini, elefanti, scimmie. Tra i fondatori del gruppo, che organizza conferenze sul tema, oltre al musicista Peter Gabriel, ci sono tre scienziati di tutto rispetto: Neil Gershenfeld, docente del Massachusetts Institute of Technology (Usa), il padre di Internet Vint Cerf e la scienziata Diana Reiss, esperta di psicologia cognitiva e mammiferi marini. Un altro progetto in corso è l’Earth Species Project, fondato a San Francisco per sviluppare metodi di Ai per la comunicazione con gli animali. Mentre il Wild Dolphin Project si focalizza nel tentativo di comunicare con i delfini anche per mezzo di tastiere e display. Tutti questi sforzi, in realtà, finora non hanno prodotto risultati davvero sorprendenti. Ma è interessante il metodo su cui si basano. «Si stanno usando tecniche di Intelligenza artificiale, e in particolare di linguistica computazionale, che partono da un presupposto molto Focus | 133
Mint Images/Age
SOTT’ACQUA E ALL’ARIA APERTA A destra, una ricercatrice con un bonobo nel Language Research Center di Atlanta (Usa). Sotto, una tastiera subacquea per delfini nel centro Epcot a Orlando, in Florida.
Walt Disney World Corporation.
Le tecniche che oggi usa l’Ai con gli animali sono simili a quelle sviluppate un secolo fa per i nativi americani sto avrebbe padronanza del linguaggio dell’animale.
Alex Huth
NEL CERVELLO Una mappa, realizzata all’Università della California, delle aree del cervello umano associate alle varie parole. Non si conoscono mappe simili per gli animali.
astratto», spiega Guido Vetere, docente di tecnologie semantiche all’Università Marconi di Roma, già direttore del Centro di studi avanzati di Ibm, allievo e collaboratore del linguista Tullio De Mauro. «Perché si ispirano a metodi “distribuzionali”, messi a punto all’inizio del ’900 per studiare i linguaggi delle popolazioni native americane che non avevano scrittura. Si basavano sullo studio della distribuzione di elementi minimi di suono (fonemi) per analizzarne le correlazioni e classificare quelli che compaiono negli stessi contesti». PREVISIONI LINGUISTICHE Metodi analoghi sono usati oggi dagli algoritmi di riconoscimento vocale come Siri e Alexa, e dai programmi che generano testi. Vetere spiega come funziona134 | Focus
no: «Si prende una sequenza di segmenti, se ne toglie uno e si istruisce una rete neurale a indovinare quale segmento è probabile che occorra in quel contesto». Attraverso l’analisi di migliaia di registrazioni, il computer impara a farlo sempre meglio. «Un programma come GPT-3 (Generative Pre-trained Transformer 3) di Microsoft riesce a generare testi che sembrano scritti da un essere umano», enfatizza Vetere. «Però non ha idea di che cosa significhino. L’Ai, infatti, è in difficoltà con “il senso comune”. Un computer considera ambigua una frase come “Ho visto un elefante con il binocolo”, perché non capisce se sia l’osservatore o l’elefante ad avere il binocolo». Allo stesso modo, certamente un’Ai potrebbe indovinare il prossimo fischio che emetterà un delfino, ma non per que-
GRANDI CERVELLI La prospettiva è comunque interessante, se consideriamo che i delfini sono molto sociali e comunicano tra loro non solo per mezzo di fischi, ma anche del linguaggio del corpo e dei “click” di ultrasuoni che usano anche per visualizzare l’ambiente intorno a loro. «Sui delfini, però, c’è anche molta mitologia», chiarisce Giorgio Vallortigara, docente di Neuroscienze al Centro Interdipartimentale Mente/ Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento, di cui è stato direttore. «È vero che i delfini hanno cervelli molto grandi; ma è anche vero che il loro cervello contiene molte cellule gliali, mentre i neuroni sono piuttosto sparsi. Probabilmente questo è dovuto ai loro meccanismi di termoregolazione; mentre non c’è alcuna prova che abbiano un linguaggio sofisticato. E non c’è neanche prova in generale che l’intelligenza dei delfini sia fondamentalmente diversa da quella di altri vertebrati: imparano una grande varietà di compiti, ma più o meno nello stesso tempo che impiegherebbe un topo, o un gatto, o una scimmia». Vallortigara sottolinea come il linguaggio umano sia una prerogativa della nostra specie, dovuta all’adattamento all’ambiente in cui ci siamo evoluti. «Ogni animale ha una sua specializzazione adattativa», spiega. «I delfini e i pipistrelli hanno un sistema di ecolo-
UN ALIENO SULLA TERRA
dpa picture alliance/Alamy/IPA
Chi cerca modi per comunicare con gli alieni forse farebbe bene a esercitarsi con i polpi. Tre cuori, 9 cervelli. Questi animali straordinari hanno infatti un’anatomia del tutto diversa dalla nostra. Hanno una pelle capace di mimetizzarsi perfettamente, e di cambiare rapidamente colore. Hanno tre cuori: due periferici e uno centrale. E, soprattutto, hanno 9 cervelli: uno centrale (attraversato nel mezzo dall’apparato digerente) e otto periferici, uno per ognuno degli otto tentacoli. Con chi parlo? In totale, i polpi hanno un numero di neuroni paragonabile a quello di un cane, e sono capaci di comportamenti intelligenti. Nessuno sa, però, che cosa possa voler dire “parlare” con un polpo. Secondo alcuni, a causa della loro anatomia, questi molluschi cefalopodi ottopodi non avrebbero nemmeno un “Io” come noi esseri umani. La loro identità potrebbe basarsi, piuttosto, su qualcosa di più simile a una “comunità di menti”. Shutterstock/Henner Damke
Le scimmie possono imparare i simboli di un linguaggio, ma non riescono a sviluppare un discorso
cazione, così come i ragni tessono la tela e alcuni pesci comunicano attraverso i campi elettrici. La specialità adattativa dell’uomo è il linguaggio». ANCHE CON I GESTI Quali sono, allora, le caratteristiche principali del nostro linguaggio? «È basato su entità dette fonemi e morfemi», risponde Vetere. «I fonemi sono i singoli suoni, potremmo definirli gli “atomi” del discorso: in pratica, sono le vocali e le consonanti, che corrispondono a grandi linee alle lettere dell’alfabeto. I morfemi, invece, sono combinazioni di fonemi che definiscono prefissi, suffissi, 136 | Focus
MI PORTI LA PALLA? Il border collie Rico: riusciva a distinguere fino a 200 oggetti (un record, per un cane) e anche a ipotizzare l’associazione di un oggetto che non conosceva con un nome nuovo.
le radici lessicali dei nomi e dei verbi». Aggregati tra loro, i morfemi formano le parole. E con le parole si costruiscono le frasi, i discorsi e così via. «Questa composizionalità caratterizza fortemente il linguaggio umano», conclude Vetere. E finora non è stata trovata in nessun’altra specie animale. «Ci sono stati tentativi, per esempio, di insegnare alcuni linguaggi artificiali, come i gesti dell’American Sign Language (Asl), agli scimpanzé e ai gorilla a partire dagli anni ’60», racconta Vallortigara. «Queste scimmie possono imparare a usare i simboli, possono anche imparare a combinarli in un certo ordine. Ma non sono capaci di costruire, per quello che possiamo vedere, frasi grammaticalmente complicate». APERTI ALLE SORPRESE Per quanto improbabile, però, nessuno può escludere che alcuni animali abbiano sviluppato modalità di comunicazione completamente diverse dalla nostra. «Se nelle altre specie trovassimo forme di sintassi, cioè di costruzione delle frasi, totalmente diverse da quelle che conosciamo… Be’, sarebbe una scoperta rivoluzionaria», ammette Vallortigara. Da questo punto di vista, l’intelligenza artificiale ha un vantaggio: nelle sue analisi è più neutra dell’uomo, perché non è condizionata dalla struttura del cervello e del linguaggio umano. E può analizzare una gran quantità di dati: suoni, infrasuoni, ultrasuoni, segnali elettrici e perfino colori e movimenti. «Con una rete di sensori, è possibile “strumentare” l’ambien-
te, prendere una grande quantità di dati e analizzarli con tecniche statistiche», illustra Vetere. Resta però un problema. «Per capire davvero un delfino, bisogna tener conto del suo mondo cognitivo, che si è sviluppato attraverso la sua esperienza corporea ed è radicalmente diverso dal nostro», continua Vetere. Nel nostro cervello, hanno mostrato alcuni studi recenti, è possibile individuare una mappa di aree che si attivano in corrispondenza delle varie parole (v. disegno alla pag. precedente). Non abbiamo, però, alcuna idea di come possa apparire una simile mappa cerebrale di un qualsiasi animale. UNA LINGUA SENZA OGGETTI «Per concludere, vorrei infine citare un racconto dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, Tlön, Uqbar, Orbis Tertius (1940)», dice Vetere. «Parla di un luogo in cui i nativi conoscono soltanto il concetto di evento. Per loro, il sole che sorge dalle montagne è solo un evento: non c’è un oggetto che si chiama sole, e non ci sono le montagne. Nel linguaggio di questi abitanti, non ci sono nomi, ci sono solo verbi e avverbi. Quando c’è il sole, dicono “Soleggia”. Il pregio del racconto è di far vedere come, anche in questa situazione, la comunicazione funzioni. Eppure, manca nella concettualizzazione di quel popolo un ingrediente che invece è indispensabile nelle lingue indoeuropee come la nostra, e cioè l’oggetto. Se pensiamo a come potremmo comunicare con gli animali, faremmo bene a leggere questo racconto di Borges».
TE LO DICE MASSIMO LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV
DOMANDE E RISPOSTE
PERCHÉ LA PALLINA DA TENNIS È PELOSA?
PERCHÉ LE VACANZE SEMBRANO FINIRE SUBITO?
Una gallina può trasformarsi in un gallo?
ANIMALI 148 • TECNOLOGIA 152 • SCIENZA 154 • AMORE E SESSO 156 • STORIA 158 • TE LO DICE MASSIMO 162 • NATURA 166 • ECONOMIA 168 • SALUTE 170 • SOCIETÀ 174 • ARTE E CULTURA 176 • CIBO 178 • SPORT 180 • UNIVERSO 186 • PSICHE188
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INDICE PAGINE
Mondadori Portfolio/Image Source
> Un robot è stato mai sorpreso a pensare? > Quali sono le piu famose fake news della storia? > Il sole ha un’azione disinfettante?
INSER SPECI TO ALE!
ANIMALI
SE SI TAGLIA LA TESTA A UN ANIMALE, PUÒ RICRESCERE? DUE LUMACHE DI MARE SONO IN GRADO DI AUTODECAPITARSI PUR DI SFUGGIRE AI PARASSITI.
CAPAFRESCA Una lumaca di mare (Elysia marginata) che si decapita da sola per salvarsi da una minaccia.
148 | Focus
N
o, la testa non ricresce dal vecchio corpo. Ma in alcuni casi particolarissimi un nuovo corpo può ricrescere dalla testa. È questo il risultato sorprendente di uno studio su due specie di lumache di mare pubblicato recentemente da scienziati giapponesi. Che molti animali praticassero l’automutilazione, più propriamente detta “autotomia”, per salvarsi in caso di pericolo è cosa ben nota. Alle lucertole, per esempio, può staccarsi la coda, per poi ricrescere. Ma in questi casi è coinvolta solo una parte del corpo. REAZIONE AL PERICOLO. Più raro è il caso di perdita del corpo intero, che ha sorpreso perfino i ricercatori. Sayaka Mitoh, della Nara Women’s University in Giappone, ha osservato lo strano fenomeno su molluschi di due specie (Elysia marginata ed Elysia atroviridis) che hanno reagito in questo modo all’attacco di parassiti che ne avevano infestato il corpo. Il nuovo corpo si è rigenerato completamente in circa tre settimane, mentre il vecchio continuava a sopravvivere per alcune settimane o mesi (potete vedere il video qui: http://bit.ly/LumacaMare). Solo le lumache marine più giovani sono state in grado di rigenerarsi, e potevano farlo anche più volte. Andrea Parlangeli
SALUTE
COSA SUCCEDE AL NOSTRO CORPO D’ESTATE? IL METABOLISMO CALA, IL CERVELLO INGROSSA, LA MELATONINA SCENDE E PARTE L’INSONNIA. I PELI IN COMPENSO CRESCONO FORTI E IRSUTI, MENTRE I CAPELLI... CADONO!
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Shutterstock
E
state è sinonimo di relax, divertimento, buonumore! Tuttavia l’esposizione solare e le alte temperature possono innescare dei cambiamenti nel nostro organismo inaspettati e poco graditi. Ecco come la bella stagione influenza il corpo. RICRESCITA VELOCE. Nella stagione estiva, proprio quando andiamo in giro con indumenti che scoprono la pelle, la velocità di crescita dei peli aumenta di circa il 10%. Ciò è dovuto al fatto che più ore di luce inducono ipotalamo e ipofisi a lavorare di più, facendo crescere i peli più in fretta. Il fenomeno interessa anche unghie e capelli, ma non è il caso di esultare: la crescita dei capelli è infatti “compensata” dalla loro maggiore caduta in risposta a diversi fattori, quali secchezza, calore ed esposizione al sole.
INSONNIA. In estate tendenzialmente si
dorme di meno e non solo a causa di una vita mondana più intensa. Il maggiore imputato dell’insonnia estiva è infatti la carenza di melatonina, un ormone che regola il ritmo circadiano (il ciclo di 24 ore suddiviso in veglia e sonno): poiché viene sintetizzata in assenza di luce, con l’allungarsi delle giornate la produzione di melatonina diminuisce. Poi c’è l’afa: per mettersi “in pausa” il nostro organismo ha bisogno di abbassare la temperatura disperdendo calore attraverso la pelle. Ma quando fa caldo questo processo risulta più difficile. CERVELLO PIÙ GRANDE. Sembra assurdo ma a quanto pare il variare delle stagioni modifica le dimensioni del nostro cervello. Lo dicono gli scienziati dell’Olin Neuropsychiatry Research Center
dell’Hartford Hospital: dalle scansioni cerebrali di oltre 3.000 soggetti-campione si evince che il volume della materia grigia risulta maggiore nei mesi che vanno da agosto a dicembre, viceversa da gennaio ad agosto. METABOLISMO LENTO. Mediamente le persone perdono qualche chilo in estate e ciò potrebbe farci pensare che il metabolismo diventi più veloce. Ma non è così: una ricerca pubblicata sulla rivista Trends in Endocrinology and Metabolism mostra che il metabolismo di una persona accelera quando fuori fa freddo e rallenta in estate. Per fortuna, con l’arrivo della bella stagione siamo portati spontaneamente a una maggiore attività fisica, anche se non particolarmente intensa. Federica Campanelli
CHE STRESS! La stagione dei bagni, dello sport all’aria aperta e dei flirt mette a dura prova il fisico.
Che parentela hanno i figli di due distinte coppie di gemelli omozigoti?
Brittany Deane
Dal punto di vista genealogico o legale sono cugini, ma biologicamente saranno a tutti gli effetti fratelli. I gemelli omozigoti, infatti, condividono lo stesso patrimonio genetico, che può variare leggermente a causa di fattori ambientali. Ma se due fratelli e due sorelle omozigote si incontrassero, si innamorassero, e dalle loro unioni dovessero nascere figli, questi avrebbero in comune non soltanto il DNA con i genitori e gli zii, ma anche tra loro. È accaduto. Nel 2018, a un raduno di gemelli, il Twin Days Festival in Ohio, i fratelli Josh e Jeremy Salyers si sono conosciuti con le sorelle Brittany e Briana Deane (nella foto). Josh si è sposato con Brittany e Jeremy con Briana. Attualmente le due coppie condividono ben più del DNA: vivono infatti insieme, hanno un profilo instagram “quadruplo” (@salyerstwins) e i loro figli Jett e Jax, pressoché coetanei, ricadono nella peculiare casistica descritta. S.V.
Focus | 171
CIBO
Perché il Negroni si chiama così?
I
QUALI SONO LE RICETTE PIÙ POPOLARI AL MONDO? 10 In fondo alla top ten troviamo una tipica tecnica di cottura del Sol Levante, YAKINIKU (GIAPPONE)
la griglia “da tavolo” Yakiniku, utilizzata per cuocere carne e verdure. La pietanza più comune cotta con lo speciale attrezzo giapponese è il manzo marinato.
9 Già conosciuta dagli antichi popoli mesoamericani, la tortilla è una focaccia TORTILLA (MESSICO)
di mais e costituisce una delle varietà di pane tipiche della cultura messicana da migliaia di anni, diventata popolare dap pertutto per la sua versatilità.
8 Diretti discendenti dei kipfel austria ci, i cornetti francesi a forma di mezza CROISSANT (FRANCIA)
luna sono fatti con un semplice impasto composto da burro, farina, acqua e lievi to, con un pizzico di zucchero e una spaz zolata di uovo all’esterno per la doratura.
Come dice il nome (“torta in tazza”), 7 il popolare dolcetto americano è una pic CUPCAKE (STATI UNITI)
cola torta che viene cotta in uno stampo
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di carta sottile o in una tazza di allumi nio. Ogni cupcake dovrebbe costituire una singola porzione.
6 Si tratta di piccole torte a base di riso glutinoso dalla forma circolare: dopo MOCHI (GIAPPONE)
essere bollito, il riso viene pestato fino a formare una pasta densa e omogenea. I mochi, popolarissimi in Giappone, sono uno dei piatti tipici di capodanno.
L’ENCICLOPEDIA DEL CIBO TASTEATLAS.COM HA STILATO UNA CLASSIFICA DELLE 100 RICETTE PIÙ POPOLARI AL MONDO. L’ITALIA SI CONFERMA UNA SUPERPOTENZA DEL GUSTO, CON BEN TREDICI “PIATTI FORTI” NAZIONALI, MA IL GIAPPONE HA PIÙ PIETANZE NELLA TOP TEN. ECCO LE RICETTE CHE HANNO GUADAGNATO I PRIMI DIECI POSTI. Massimo Manzo
3 Gli Usa guadagnano il terzo posto sul podio con l’hamburger, panino ripieno di HAMBURGER (STATI UNITI)
polpette di manzo tritato, fette di cipol la e ketchup o senape (anche se esistono innumerevoli varianti del piatto). Per al cuni storici avrebbe origine dalla carne trita mangiata dai primi immigrati tede schi negli States.
5 Si tratta di una ricca zuppa di spa ghetti di frumento “affogati” in un sapo
2 Il Giappone guadagna la medaglia d’argento con il suo piatto più replicato
4 Il Messico fa capolino anche con il suo piatto nazionale, gli amatissimi ta
1 La pizza, orgoglio della gastronomia italiana e secondo l’Unesco patrimonio
RAMEN (GIAPPONE)
rito brodo di carne o di pesce: i numerosi condimenti e guarnizioni di cui è compo sto (tra cui alghe, pezzi di carne o pesce e uova) rendono la preparazione del ra men alquanto laboriosa. TACOS (MESSICO)
cos: si tratta di tortillas sottili cotte alla piastra condite con numerosi ripieni, come la classica carne con salsa di po modoro, cipolle e guacamole.
SUSHI (GIAPPONE)
al mondo. Il termine sushi (“riso sta gionato”) è generico e si riferisce a una varietà di cibi preparati con riso, spesso arrotolato all’interno di foglie di alghe essiccate. PIZZA (ITALIA)
immateriale dell’umanità, vince a mani basse la gara di popolarità. Al primo po sto si attesta la pizza margherita, che se gue un disciplinare preciso: pomodoro, mozzarella, basilico e olio d’oliva.
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l Negroni – storico cocktail da aperitivo italiano compo sto da vermouth, Campari e gin (con la decorazione di una fetta d’arancia) – nacque poco più di un secolo fa e deve il suo nome al conte fiorentino Camillo Negroni. IL CUGINO. Il Negroni deriva dall’Americano, un altro cock tail a base di Campari e vermouth. La storia vuole che nel 1919-1920, quando il conte frequentava il Caffè Casoni in Via de’ Tornabuoni, a Firenze, una sera chiedesse al barman di servirgli un Americano... rafforzato. In pratica, ai precedenti ingredienti fu aggiunto il gin. La ricetta ebbe successo e si affermò con il nome di colui che l’aveva ideata. A.P.
QUANTA UVA SERVE PER FARE UNA BOTTIGLIA DI VINO? A cura di FICO, Il Parco da Gustare Una bottiglia di vino da 0,75 cl (la dimensione più diffusa) richiede in media 1,2 kg d’uva. Sul perché poi si utilizzi proprio questa misura di bottiglia esistono varie teorie. La prima è fisica: sembra che tutto dipendesse dalla forza polmonare degli antichi soffiatori di vetro, che in media, con un unico fiato, riuscivano a creare bottiglie di tale capacità. La seconda deriva dal commercio: infatti gli inglesi, che ancora oggi misurano il volume in galloni, riguardo a questioni di tasse portuali e costi di trasporto consideravano che una cassa di vino poteva contenere al massimo 2 galloni, e ciascuna cassa poteva ospitare 12 bottiglie. 1 gallone equivale a 4,5 litri, 2 galloni 9 litri, divisi in 12 bottiglie 0,75cl ciascuna. Secondo un’altra teoria, invece, questa particolare unità di misura viene utilizzata perché una bottiglia da 0,75 contiene esattamente 6 bicchieri da 125 ml utilizzati nelle osterie. In questo modo gli osti potevano calcolare più facilmente quante bottiglie sarebbero servite ai clienti in base al loro numero. La scelta del vetro risale XVIII secolo, quando si iniziò a capire l’importanza per il gusto di conservare il vino in questo materiale. www.fico.it
UN PATRIMONIO Alla pizza Margherita, nata nel 1889, si sono aggiunti gli ingredienti più vari.
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