Focus 351 - Gennaio 2022

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SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO 351

21 DICEMBRE 2021 GENNAIO 2022 € 4,90 IN ITALIA

1992 - 2022 TRENT’ANNI DI FOCUS GUARDANDO AVANTI

Mensile: AUT 10,00 € / BE 9,60 € / F 9,00 € / D 11,70 € / LUX 9,40 € / Côte d’Azur 9,10 € / PTE CONT. 8,70 € / E 8,70 € / CH 10,90 Chf / CH CT 10,70 Chf / USA $ 13,80. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP

IN QUESTO NUMERO. PASSATO, PRESENTE E FUTURO DELLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

WWF

DALLA PARTE DELLA NATURA Giro intorno al mondo (e su e giù per l’Italia) nelle riserve presidiate dall’associazione che festeggia i suoi sessant’anni in difesa del Pianeta

CLIMA NEL CUORE DELL’URAGANO PER CAPIRE COME FUNZIONA

ALIENI CHE FORME POTREBBE AVERE LA VITA EXTRATERRESTRE

SALUTE ALLARME MIOPIA: MAMMA, MI SI È ACCORCIATA LA VISTA

INTERVISTA AD HARARI L’HOMO SAPIENS DOPO IL COVID

NUMERO DOPPIO CON

DOMANDE&RISPOSTE

LA SCIENZA IN PILLOLE


351 GENNAIO 2022

www.focus.it

Scoprire e capire il mondo PRISMA

11 La torta zombie 13 I neuroni e l’autismo 15 La neve in numeri 19 Caccia alle zanzare invernali 21 Le emozioni non hanno sesso 24 Facciamo spazio

18

In quanti sono andati nello spazio?

La fisica che c’è dietro una candela accesa

12

dossier In viaggio con il WWF 31 DALLA PARTE DELLA NATURA 32 LE LEGGI DELLA GIUNGLA

46 LA FORESTA DEGLI ELEFANTI 48 L’ORSO GENTILE

38 NOI DEL WWF

52 LE OASI SOTTO CASA NOSTRO MARE A TU PER TU 54 NEL CON I CETACEI

Wwf: da 60 anni per tutelare animali e habitat. Viaggio in Paraguay, alla scoperta degli ambienti dove la natura ancora domina. I numeri del World Wide Fund for Nature in Italia e nel mondo.

40 FRATELLONE GORILLA 44 LA VITA DOPO IL FUOCO

Nella riserva dove i grandi primati sono tutelati. Un grande piano per rigenerare la natura in Australia. E salvare il koala, simbolo delle foreste.

62 CI SI STA ACCORCIANDO LA VISTA salute

L’uso di tecnologie “vicine” ci disabitua a guardare lontano e la miopia è ormai un’emergenza globale.

66 COME FUNZIONA UN CICLONE

72 SE GLI ALIENI ESISTESSERO

clima

I progetti in Africa per proteggere questi pachidermi. Una popolazione unica che vive solo nel cuore degli Appennini. Da conoscere e proteggere. Alla scoperta di 2 storiche aree protette in Toscana.

A bordo della Blue Panda, la nave del Wwf.

59 E.R. TARTARUGHE IN PRIMA LINEA Una giornata nell’“ospedale” delle Caretta caretta, curate e rilasciate.

MULTIMEDIA

Scopri video, audio, timelapse e tanti altri contenuti.

Sono gli eventi più distruttivi del Pianeta. E il cambio climatico li sta rendendo ancora più violenti. Anche nel Mediterraneo.

esobiologia

Che faccia e che forme potrebbero avere?

In copertina: Foto portante: Shutterstock

INQUADRA IL QR CODE

Pagine animate

Animazioni, video, audio... Potete fruire di tanti contenuti aggiuntivi grazie ai QR Code, nelle pagine dove troverete l’icona Focus+. Basta inquadrare il QR Code con la fotocamera attiva (se si usa un iPhone o un iPad), oppure usando Google Lens o una qualsiasi app per la scansione di QR Code (se si ha uno smartphone o un tablet Android). Se invece siete al computer, andate alla pagina del nostro sito, all’indirizzo web segnalato.

Focus | 3


D&R Speciale 134 ANIMALI 138 TECNOLOGIA 140 SCIENZA 142 AMORE E SESSO 144 STORIA 146 TE LO DICE...

148 NATURA 150 ECONOMIA 152 SALUTE 154 SOCIETÀ 156 ARTE E CULTURA 158 CIBO

160 SPORT 164 UNIVERSO 166 PSICHE

100 ASTRO CHIMICA

universo

Grazie alla spettroscopia possiamo analizzare di cosa siano fatti oggetti celesti lontanissimi e inavvicinabili. Una cosa che un tempo si riteneva impossibile.

EFFETTO HANNO SU DI NOI LE 108 CHE GIORNATE LUNGHE E QUELLE CORTE

medicina

L’organismo ha un suo orologio interno. Ecco che cosa succede quando i cambi di orario lo alterano.

79 DAL GRAN RIFIUTO AL GRAN RICICLO

82 CAMPIONI DI RECUPERO

94 HOMO COVIDIENSIS

Focus next 30 ieri

Trenta anni fa non c’era la raccolta differenziata, né il riciclo su larga scala. Tutto, o quasi, finiva in discarica... per non parlare dei rifiuti industriali.

Focus next 30 oggi

In Italia, oggi, l’80% dei rifiuti viene recuperato e solo il 20% finisce in discarica. Percentuali che ci rendono uno dei Paesi più virtuosi al mondo.

intervista a Yuval Noah Harari La pandemia ci ha cambiati e divisi. E ci ha lasciato ad affrontare un decennio critico. Ce la faremo? Lo abbiamo chiesto al famoso filosofo israeliano.

RUBRICHE

6 L’oblò 88 Focus Live 175 MyFocus 180 Cartellone 182 Giochi

4 | Focus

114 PER CIELO, PER MARE, PER DRONE tecnologia

La sorveglianza del Mediterraneo, affidata a una flotta di modernissimi mezzi senza pilota (anche subacquei), diventa sempre più hi-tech.

120 C’È UN REGALO PER TE storia

L’usanza di scambiarsi doni è vecchia quanto l’uomo. Ma nel corso dei secoli ha mutato significato.

FORMULA PERFETTA PER UNA 126 LA SERIE TV

società

Per il successo di un prodotto televisivo ci sono “ingredienti” ricorrenti ma anche variabili imprevedibili. Ecco alcuni esempi per capire meglio.

88

Il fotoracconto di Focus Live 2021

Ci trovi anche su:


dossier

La vita

AUSTRALIA. “Regenerate Australia” è un programma del Wwf per rigenerare ambienti e vita selvatica dopo gli incendi. Include il progetto “Koalas Forever”: in colore, gli Stati australiani dove i koala sono presenti (Queensland, New South Wales, Victoria, South Australia).

AUSTRALIA

Shutterstock/Spill Photography

Queensland South Australia New South Wales Victoria

44 | Focus


IN VIAGGIO CON IL WWF

dopo il fuoco estate del 2019 è stata una stagione cruciale nella storia dell’Australia, un periodo dopo il quale le cose non sono più state le stesse. In negativo, purtroppo: tra il 2019 e il 2020, gli incendi che hanno devastato il continente hanno bruciato più di 180.000 km² di territorio, ucciso 34 persone e «sterminato oltre un miliardo di animali, mentre altri due miliardi (contando solo i vertebrati, ndr) hanno visto il loro habitat distrutto: è il peggior disastro naturale mai successo in Australia da quando è abitata dagli esseri umani». Ce lo spiega Stuart Blanch, nato nell’Australia dell’Est, «a due passi da un ruscello che portava alla spiaggia. Da piccoli ci andavamo a nuotare, oggi è troppo inquinato: è uno dei motivi per cui ho studiato ecologia e diritto ambientale». Blanch è uno dei senior manager del programma “Regenerate Australia” del Wwf, nato nell’ottobre 2020 in risposta proprio alla black summer, l’estate nera degli incendi: un piano ambizioso per rigenerare gli habitat e la vita selvatica. «Nasce dalla collaborazione con le popolazioni locali e le comunità indigene colpite dagli incendi: è un’opportunità non solo per riparare ai danni, ma anche per reimmaginare l’Australia e prepararla alle sfide dei cambiamenti climatici. Al momento abbiamo più di 130 progetti». L’ESTATE NERA DEGLI INCENDI Tra i progetti chiave ci sono “Towards 2 Billion Trees”, di cui Blanch si occupa in prima persona (con l’obiettivo di ripiantare 2 miliardi di alberi per il 2030), e “Koalas Forever”, creato per proteggere quelli che Blanch definisce «un esempio di cosa rischiamo di perdere a causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici. I koala sono il simbolo delle foreste di eucalipto australiane». I koala sono stati forse gli animali più colpiti dagli incendi della black summer. I numeri che snocciola Blanch sono impietosi. «Solo nello Stato del New South Wales ne sono morti 6.000, lasciando la popolazione locale intorno ai 20.000: dieci anni fa erano cinque volte tanto». Gli incendi del 2019-2020 hanno colpito duramente una specie che era a rischio. «Già prima degli incendi i koala erano su una traiettoria che rischiava di portarli a estinguersi en-

di Gabriele Ferrari RSPCA Queensland Wildlife Hospital

L’

In Australia, un grande piano per rigenerare la natura. E salvare il koala, simbolo delle foreste.

tro il 2050, a causa di deforestazione, siccità, incendi e anche di una malattia, la clamidia, che dal 2000 a oggi ha dimezzato le popolazioni di Queensland e New South Wales. Abbiamo calcolato che nel 2032 il numero totale di koala in Australia sarà intorno a 63.000: nel 1992 erano 241.000». E quello che sta succedendo a loro succede ad altri animali australiani. «I koala non sono solo adorabili, sono anche una cosiddetta “specie ombrello”: proteggerli significa proteggere anche le altre specie che vivono con loro. Tra queste ce ne sono almeno 15 che sono a rischio: l’ornitorinco, i petauri, i topi marsupiali…». La situazione è complicata. «Ma quantomeno la black summer ha dimostrato all’Australia che c’è un problema e che va risolto in fretta: gli incendi non hanno colpito solo gli animali, ma anche milioni di australiani che si sono visti le case invase dal fumo nero che arrivava dalle foreste in fiamme. Il nostro obiettivo ora è di rigenerare 100.000 km² di foresta entro il 2030 e di ripiantare almeno un milione di alberi che fanno da habitat ai koala». Ce la faranno? «Io credo che siamo ancora in tempo», dice Blanch. «E che Regenerate Australia possa diventare un modello per altri Paesi nel mondo».

IN CLINICA Un koala soccorso all’ospedale per la fauna selvatica della Rspca Queensland, società che tutela gli animali. Nella foto grande, un koala dorme su un albero: le stime variano, ma si pensa ci siano meno di 100.000 koala.


Ieri

Non c’era la raccolta differenziata, né il riciclo su larga scala. Tutto, o quasi, finiva in discarica... per non parlare di quello che accadeva ai rifiuti industriali.

T

rent’anni fa il tema dei rifiuti era già più che mai attuale. Ogni anno, scrivevamo sul numero 4 di Focus, si producevano nel mondo 1.462 milioni di tonnellate di rifiuti industriali, ai quali si aggiungevano quelli domestici: circa un chilo al giorno per abitante nei Paesi industrializzati, mezzo chilo o meno in quelli in via di sviluppo. Solo in Italia, si arrivava a 97 milioni di tonnellate in totale. IN DISCARICA, E ALL’ESTERO Che fine facevano? “Per quelli municipali, almeno in Europa, è prevista la sistemazione in discarica secondo il principio della prossimità alla zona di produzione”, rispondeva Riccardo Santacroce, del ministero dell’Ambiente, “Quelli industriali fino a qualche anno fa erano invece oggetto di un pericoloso trasporto che varcava i confini internazionali”. Così i materiali tossici finivano nei Paesi più poveri, che “raramente hanno le strutture tecniche adatte allo smaltimento”. Vittima privilegiata delle attività antropiche sono – ed erano – i fiumi. “Nel 1986, a Basilea, 33 tonnellate di sostanze tossiche vennero rilasciate nel fiume Reno”, scrivevamo. E poi, “sempre nel Reno, ogni anno finiscono ben 10mila tonnellate di sostanze tossiche”. L’IMPORTANZA DI RICICLARE C’era già la consapevolezza dell’importanza del riciclo, soprattutto di alcuni materiali come l’alluminio, il Pet, la carta, il vetro (i numeri sulla vita media degli oggetti pubblicati allora, in prima approssimazione, sono validi ancora oggi). E, nel n. 6, segnalavamo il pericolo delle microplastiche, sulle quali all’epoca c’era molta meno attenzione di quanta ce 80 | Focus

Getty Images

Si buttava via tutto


TUTTI INSIEME A sinistra, un vecchio bidone della spazzatura con una gran quantità di rifiuti indifferenziati. Sopra, due articoli di Focus (n. 4 a destra e n. 6 a sinistra) che raccontano la problematica nel 1993.

ne sia oggi. Scrivevamo infatti, a proposito del polistirolo, “Se viene lasciato nel terreno non si degrada, ma con il passare del tempo può irrigidirsi e poi spezzettarsi in particelle minuscole e quindi meno visibili”. D’altra parte, all’epoca non c’erano i sacchetti in materiale compostabile utilizzati oggi, e quindi una scheda specifica era dedicata ai sacchetti in Pet, che possono impiegare secoli a degradarsi. Altro oggetto divenuto ormai obsoleto: la scheda telefonica in polietilene (usata allora per il credito telefonico, in lire, ndr), che poteva contaminare l’ambiente per millenni (“La Sip - la società per le telecomunicazioni dell’epoca, ndr - ha dotato ogni telefono di cassettine per la raccolta delle carte usate, proprio per evitare che queste vengano buttate per terra”). Fortunatamente, le schede telefoniche di allora sopravvivono oggi soprattutto nelle raccolte dei collezionisti. POST GUERRA FREDDA Soprattutto, rispetto a oggi, a essere diverso era il contesto storico, sociale e politico. Era d’attualità, allora, la differenza tra i “Paesi dell’Est” (Europa) e quelli dell’Europa Occidentale, tanto che si parlava ancora di una “ex Germania Orientale” e di una “Germania Occidentale”: la riunificazione era avvenuta da appena un anno e il riferimento internazionale per il tema dell’articolo era la Convenzione di Basilea del 22 marzo 1989 sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi e sulla loro eliminazione. “Non si è trattato di un’operazione semplice”, enfatizzava l’articolo. “La convenzione risale al 1989, entrerà in vigore solo a partire da quest’anno nei Pae­ si delle Nazioni Unite, e sarà effettivamente operativa per i Paesi Europei solo dopo la ratifica del Parlamento Europeo, e quindi tra un anno circa”. La convenzione sarebbe entrata in vigore in Italia l’8 maggio 1994. Focus | 81


Domande Risposte QUALE COLORE RENDE UN’AUTO PIÙ SICURA?

INSERT SPECIA O LE!

Shutterstock (4)

> Da dove vengono i nomi dei pianeti? > Perché la cacca ci disgusta? > Qual è la cosa più lenta del mondo? > È vero che con il sesso si combatte il raffreddore?

A che cosa serve l’invidia?

LA PUBBLICITÀ ENTRERA ANCHE NEI NOSTRI SOGNI? Quanto è durato il terremoto più lungo?

TE LO DICE MASSIMO LA RUBRICA DI MASSIMO CANNOLETTA, IL CAMPIONE DEI QUIZ TV

INDICE PAGINE ANIMALI 134 • TECNOLOGIA 138 • SCIENZA 140 • AMORE E SESSO 142 • STORIA 144 • TE LO DICE MASSIMO 146 • NATURA 148 • ECONOMIA 150 • SALUTE 152 • SOCIETÀ 154 • ARTE E CULTURA 156 • CIBO 158 • SPORT 160 • UNIVERSO 164 • PSICHE 166


Harvard University’s Self-organizing Systems Research Group.

TECNOLOGIA

A COSA SERVE UN BANCO DI PESCI ROBOT? È FORMATO DA SETTE PICCOLI PESCI ROBOTICI E SI COMPORTA COME FOSSE VIVO. È STATO CREATO ALL’UNIVERSITÀ DI HARVARD.

P

er esempio, ad esplorare i fondali marini meno accessibili agli esseri umani, allo scopo di monitorarne lo stato di salute. A realizzare il primo banco di pesci robotici, chiamati Bluebot (nella foto), sono stati gli scienziati dell’Università di Harvard. In buona parte i sette piccoli robot replicano quanto succede in natura: possono nuotare in modo autonomo e sincronizzato senza seguire la guida di un pesce leader, proprio come in un banco, e con un controllo minimo dall’esterno. Ogni Bluebot integra due videocamere e tre luci Led blu: con le prime registra la luminosità degli altri robot, per calcolarne tridimensionalmente la distanza e la direzione. SEGNALI DI ASSOCIAZIONE. Quando viene individuato un secondo Bluebot, i Led iniziano a lampeggiare per comunicare al vicino il segnale di associazione. I robot regolano quindi i propri movimenti in base a quelli dei compagni, ad esempio nuotando insieme in formazioni circolari, nel tipico atteggiamento difensivo adottato in mare dai pesci veri. I Bluebot, secondo i ricercatori, potranno iniziare a ispezionare le barriere coralline, per spingersi quindi in tutti quegli ambienti sottomarini in cui non si possono utilizzare altre tecnologie come il WiFi o il Gps. Roberto Mammì

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Che cos’è lo Spid e come funziona? La sigla sta per “sistema pubblico di identità digitale”, in sostanza l’equivalente on line della nostra firma. Con lo Spid si possono firmare documenti via mail, fare richieste di certificati alla PA via computer e tanto altro. Per esempio, si può richiedere un cambio di residenza o una carta di identità senza andare fisicamente all’anagrafe del Comune, inoltrare un 730 all’Agenzia delle entrate e persino scaricare il green pass che certifica la nostra vaccinazione anti-Covid. Con lo Spid, tramite username e password autentichiamo la nostra identità allo stesso modo in cui faremmo mostrando un documento di persona. Lo si può richiedere a 18 anni compiuti a un identity provider, un gestore accreditato dallo Stato. Al momento sono: Aruba, Lepida, Namirial, Sielte, Spiditalia, Tim, Infocert, Intesa e Poste. Per ogni quesito www.spid.gov.it. L.D.S.


CIBO

PIÙ SE NE MANGIA S E MENO IL CIBO PIACE?

UNO STUDIO AMERICANO HA PROVATO QUELLO CHE ABBIAMO SEMPRE SAPUTO: IL TROPPO STROPPIA.

ì, ogni boccone è meno gradevole del precedente. Così, più grande è la porzione meno piacere si ricava dagli ultimi morsi. In un esperimento della Stanford University (Usa), un gruppo di volontari assaggiava dei cracker valutando quanto fossero gradevoli: chi ne mangiava 15 trovava gli ultimi bocconi molto meno piacevoli rispetto a chi ne aveva ricevuti solo 3. MENO È MEGLIO. In più, consumare una porzione di cibo piccola fa nascere prima

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QUAL È IL SALUME CHE FA LA DOCCIA? In collaborazione con FICO, il Parco del cibo di Bologna

la voglia di mangiarne ancora, indipendentemente dal senso di fame. È per via del cosiddetto “effetto recency”: le informazioni più recenti (le ultime parole di un discorso o gli elementi finali di una lista, per esempio) vengono ricordate meglio. Così, gli ultimi bocconi restano più impressi interferendo con il ricordo del piacere che si è provato all’inizio del pasto. Se mangiamo grandi quantità dello stesso cibo, alla fine non lo troveremo più tanto gradevole e, quindi, è probabile che per un po’ non avremo più il desiderio di gustarlo.

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Esiste un campionato mondiale del panettone?

ì, si tratta di una giovanissima manifestazione annuale organizzata dalla Fipgc, la Federazione Internazionale Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria, la stessa che gestisce anche i più tradizionali campionati mondiali di pasticceria e di cake design. Ultima arrivata tra le gustose gare organizzate dalla Federazione è quella relativa al tipico dolce meneghino, che è stata inaugurata nel 2019 e che ha visto fin qui l’affermazione di dolciai provenienti prevalentemente dal Belpaese... anche se non milanesi! DOMINIO ITALIANO. Nel 2019 a monopolizzare i podi delle tre categorie previste (panettone classico, innovativo e decorato) sono stati infatti pasticcieri napoletani, bresciani, potentini, con premi ricevuti anche da due spagnoli e un giapponese. Nel 2020 l’Italia si è aggiudicata tutti i premi, grazie a maestranze di Padova, Rovigo, Avellino, Prato e Rieti, così come nel 2021 con i vincitori provenienti da Roma, Perugia, Bologna e Busto Arsizio, e con l’introduzione dell’inedita categoria riservata al miglior panettone gluten-free. S.V. Shutterstock

Shutterstock

La mortadella, insaccato cotto fatto esclusivamente con carne suina, di colore rosa e dal profumo intenso e leggermente speziato. Una volta che le carni sono state lavorate vengono insaccate, legate, cotte all’interno di stufe ad aria secca e successivamente raffreddate grazie a una doccia di acqua fredda. Si chiama “docciatura” ed è il passaggio in cui il salume deve essere raffreddato rapidamente per stabilizzarlo, dopodiché è lasciato riposare in una cella a bassa temperatura in cui assumerà le sue proprietà finali. La docciatura permette alla carne di rimanere morbida e sprigionare il meglio del suo aroma. Le carni utilizzate per la produzione della mortadella vengono attentamente selezionate e triturate. Per la parte magra si utilizzano carni a muscolatura striata, ottenute dalla spalla, per i lardelli il grasso di gola. Questi cubetti bianchi sono composti di acidi grassi monoinsaturi, i migliori per l’organismo. www.fico.it

Margherita Zannoni

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Sport

COSA FANNO?

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Giocano a rugby, che c’è di strano se sono completamente nudi? Qui si fronteggiano la squadra inglese e quella neozelandese, e l’occasione è il “Naked Rugby Players”, vale a dire un calendario di rugbisti nudi (a scopo benefico) da anni in voga Oltremanica.

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AI RIGORI CHI VINCE DI SOLITO?

Getty Images

Nel 60% dei match, sosteneva uno studio dell’American Economic Association, chi calcia il primo rigore finisce poi per vincere. La ricerca fu svolta nel 2010, esaminando le partite nazionali e internazionali giocate tra il 1970 e il 2000 e risolte al dischetto. Lo stesso studio è stato però riproposto di recente dal tedeesco Max Planck Institute, che ha analizzato 207 calci di rigore realizzati (o no) in 14 tornei di calcio di rilevanza internazionale giocati tra l’estate del 2003 e quella del 2017. Fra le partite analizzate ci sono anche quelle dei campionati Mondiali e di quelli Europei. Risultato? Non la spunta chi tira per primo, ma chi vince il sorteggio e decide quando tirare. Intanto i ricercatori hanno scoperto che il 56% dei capitani delle rispettive squadre ha deciso di tirare per primo, contro il 44% che si è accontentato di passare, di solito valutando di avere un portiere migliore degli avversari. Ebbene, secondo il Max Planck Institute, tirare per primi non porta vantaggi: ha vinto solo il 51% circa dei team che iniziavano la tenzone. Mentre la vittoria è andata per un 60% alle squadre che avevano avuto la meglio sul sorteggio. Capitano fortunato, squadra vincente? L.D.S.


Perché i tennisti fanno ribalzare la palla prima di servire?

Sì, ma il rischio è di rompersi una caviglia. Benché Catwoman e Wonder Woman indossino scarpe coi tacchi, non tutte le calzature sono adatte alle super eroine (e ai combattimenti in generale): più i tacchi sono alti e sottili e meno pratici sono (anche se è pur vero che gli “stiletto” all’occorrenza possono trasformarsi in un’arma). I tacchi a spillo implicano lo spostamento del peso in un unico punto per mantenere l’equilibrio, mentre le posizioni di caviglia e polpaccio aumentano la pressione sulle ginocchia. Inoltre, molte tipologie di tacchi non offrono sufficiente supporto dell’arco plantare, che funziona come un ammortizzatore durante impatti o atterraggi duri. In definitiva, se proprio bisogna indossare i tacchi, meglio gli stivali di Wonder Woman, che non sfuggono dai piedi e proteggono da frecce e pugnali. I.P.

o. Per quanto si dica che ci vogliono 10.000 ore di pratica per diventare esperto in qualsiasi campo, non basta l’allenamento per diventare un campione. Uno studio del 2016 ha dimostrato che solo il 18% dell’abilità sportiva degli atleti è riconducibile alla quantità di tempo dedicata all’allenamento. Per chi gareggia a livello internazionale, questa percentuale scende addirittura all’1%. Sarebbero quindi fattori genetici, che influenzano sia i muscoli sia il cervello, a fare la differenza. ADOLESCENZA. Inoltre, contrariamente all’idea che per eccellere sia importante iniziare uno sport da giovani, le ricerche hanno dimostrato che non serve concentrarsi troppo intensamente su un’abilità sin da piccoli. Anzi, secondo uno studio danese condotto su 148 atleti d’élite e 95 semiprofessionisti, i primi si sono allenati meno dei secondi durante l’infanzia, ma hanno intensificato la loro specializzazione nella tarda adolescenza. La morale? Se si vuole eccellere in uno sport, è meglio sperimentare molte attività da bambini per concentrarsi in seguito su quella per cui si è più portati e in cui ci si diverte maggiormente. E.V.

USA TODAY Network/Sipa USA/Mondadori Portfolio

N

Allenandosi quanto basta, chiunque può diventare campione?

2004 Warner Bros. Entertainment/Mondadori Portfolio

È possibile combattere con i tacchi alti come nei film?

Le ragioni sono di natura sia psicologica sia fisica. L’abitudine dei giocatori di tennis di far rimbalzare la palla davanti a sé prima di lanciarla in aria per battere non è infatti un inutile vezzo, ma può costituire una piccola pausa utilissima nel corso del match. Serve in primo luogo a recuperare fiato dopo lo scambio precedente, ma consente anche al giocatore di concentrarsi meglio. Decidere come e dove piazzare il servizio è infatti fondamentale nel tennis, perché permette di impostare fin dall’inizio la tattica più adatta a vincere il punto. Oltre che a ritrovare la concentrazione, in alcuni casi la “pausa palleggio” prima della battuta può avere un “effetto collaterale” opposto, spezzando il ritmo dell’avversario. Ne sa qualcosa il numero uno del mondo, Novak Djokovic, che tra una battuta e l’altra, soprattutto prima dei punti più importanti, è noto per concedersi anche più di venti rimbalzi, circostanza che dà spesso molto fastidio ai suoi avversari. M.M.

Filippo Tortu, vincitore con l’Italia della staffetta 4 x 100 nell’edizione delle Olimpiadi di Tokyo 2020.

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