Il Bambino d'Isernia (Focus Junior n°217)

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[SCIENZA

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L’amico più antico  La vita quotidiana degli ominidi heidelbergensis era caratterizzata da gesti semplici: procurarsi il cibo, prendersi cura dei piccoli e, ovviamente, giocare.

Un bambino di 600mila fa, e la sua vita, ricostruiti grazie a... un dentino! Testi di Davide Morosinotto

Ludovic Sallé/Advocate Art

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gni volta che sorge il sole è un piccolo miracolo. Forse non ci hai mai pensato, perché dormi in una casa calda e al mattino apri gli occhi quando ti sveglia la mamma. Ma per me è tutto diverso. Sono nato nella terra che oggi chiamate Italia e vivo in Molise, vicino alla città di Isernia, soltanto… 600mila anni fa (quando ancora non erano stati “inventati” il Molise né Isernia). Qui ci sono dolci colline coperte di boschi e prati, molti laghi e un fiume, importantissimi

per avere l’acqua! La mia tribù e io non abbiamo capanne o tende, ma troviamo sempre qualche posticino comodo in cui dormire tutti vicini, al riparo dal vento, condividere il cibo e lavorare… a distanza da certi animali troppo curiosi. In estate è facile e si sta bene quasi sempre, d’inverno invece può fare un gran freddo. Durante il giorno, poi, di solito i grandi vanno a caccia mentre noi bambini giochiamo nei boschi. Basta non allontanarsi troppo: il pericolo è sempre in agguato!


che hai

Il Museo nazionale del Paleolitico di Isernia sorge nei pressi di un enorme accampamento preistorico (in foto). Oltre a una sala con gli incredibili reperti trovati qui, c’è anche un padiglione didattico di 800 metri quadrati che racconta le fasi più importanti della preistoria italiana. Di recente, poi, il museo è stato protagonista della scoperta di un dentino preistorico antichissimo: come ci racconta l’architetto Enza Zullo, direttrice del museo, è il più antico reperto umano mai trovato in Italia! Per saperne di più leggi queste pagine e visita il sito www.musei.molise.beniculturali.it.

Antonio Priston

Il museo della preistoria italiana

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ECCOMI QUI!

M

a che maleducato! Non mi sono presentato ma forse lo avrai già capito, sono un tuo antenato! Però di una specie diversa: tu sei un Homo sapiens, io sono un Homo heidelbergensis, dal nome della città di Heidelberg (in Germania) dove nel 1908 gli scienziati della tua specie hanno scoperto i resti della mia. Non devi immaginarmi come uno scimmione: io e te ci somigliamo molto. Ho circa sei anni, sono magro e agile ma non molto alto. Ho la pelle bruna, gli occhi grandi e i capelli arruffati. Io e gli altri della mia tribù siamo tra i primi uomini mai vissuti in Europa. Non siamo in molti, solo una decina di persone, insieme fin da quando sono nato. Ci copriamo con le pelli degli altri animali e ogni tanto ci riscaldiamo con il fuoco: non sappiamo come funziona questa cosa calda e forte ma quando cade dal cielo, con una luce abbagliante e un boato, gli altri animali scappano impauriti; noi invece lo ammiriamo e ci stringiamo intorno a lui. Siamo una squadra molto unita: oggi, per esempio, mentre giocavo sono caduto e sbattendo contro un sasso mi è volato via un dente. Mi sono messo a piangere, ma la tribù è venuta a consolarmi e il dolore mi è passato prima.

Da un dentino a un bambino!

Claudio Berto

Quando i paleontologi hanno ritrovato un dentino umano (a sinistra) hanno capito di aver fatto un’incredibile scoperta. Ma perché un dente è così interessante? «Perché ci permette di conoscere l’età della persona a cui apparteneva» ci spiega il professor Carlo Peretto dell’Università di Ferrara «nonché la sua struttura fisica e il cibo che mangiava». Questi dati, insieme a quelli di svariate analisi interdisciplinari, hanno permesso alla paleo-artista francese Elisabeth Daynès (foto sopra) di creare una ricostruzione super realistica del bimbo di Isernia. Così possiamo pure guardarlo in faccia! 26


Enza Zullo/MiC Science Photo Library / AGF-FOTO

 Elisabeth Daynès è specialista nella ricostruzione dei primi esseri umani lavorando assieme agli scienziati: l’aspetto del bimbo di Isernia (a lato) è opera sua.

 Il possibile aspetto del nostro amico paleolitico. Oggi sarebbe in prima e, come vedi, aveva una chioma piuttosto ribelle.

Nel 1978 un ricercatore in vacanza in Molise scoprì che, nei pressi di Isernia, vicino al cantiere di una superstrada c’era qualcosa di strano... Si era imbattuto in uno dei siti paleoantropologici più importanti in Europa: in un’area molto grande (oltre tre ettari, come tre campi da calcio) c’era un enorme deposito di ossa animali del passato: la cosa interessante è che non c’erano scheletri interi ma ossa singole (foto) quasi sempre fratturate per recuperarne il midollo. Un segnale importante che, proprio lì, si trovava un accampamento umano.

Antonio Priston

Mamma, ho trovato un preistorico

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Ludovic Sallé/Advocate Art

Uno degli animali più temuti dai primi uomini di Isernia era senz’altro il grande orso (Ursus deningeri, a destra). Aveva circa le dimensioni di un orso bruno dei nostri tempi, però più massiccio. La forma delle zampe e quella dei denti fanno pensare che questo grosso animale fosse, in realtà, quasi vegetariano... Ma se infastidito doveva essere comunque un nemico temibile per un uomo. Al Museo nazionale di Isernia puoi ammirarne una ricostruzione davvero spaventosa!

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Science Photo Library / AGF-FOTO

Attento all’orso


LO CHEF DELL’ETÀ DELLA PIETRA

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 Per gli uomini preistorici la caccia era una dura lotta per la vita o la morte. E in senso letterale: o mangiavi o... venivi mangiato.

Antonio Priston

Ma noi uomini della preistoria non abbiamo paura di nessuno, perché la tribù è formata da cacciatori bravissimi. Non abbiamo vere armi, niente archi e frecce o cose del genere, ma siamo bravi a spingere gli animali in trappola e poi ucciderli colpendoli con sassi e bastoni appuntiti. Lo so che è una cosa un po’ crudele, però fa parte della Natura, e abbiamo bisogno del loro sacrificio per vivere. In ogni caso non mangiamo soltanto carne ma anche funghi, radici, frutti e noci che troviamo qui vicino. Siamo molto bravi a conoscere le piante e la Natura è generosa con noi, perciò non dobbiamo viaggiare a lungo per trovare qualcosa di buono da mettere sotto i denti. Mia mamma mi ha raccontato che lei, da quando è nata, non ha mai lasciato la nostra collina. E nemmeno io lo farò!

Enza Zullo/MiC

ui da noi ci sono un sacco, ma davvero un sacco, di animali (vedi riquadro a destra). Alcuni sono grossi e anche decisamente pericolosi, come l’orso che abita in fondo alla foresta, e quando ha fame fa ruggiti così forti che trema tutta la collina...

Quanti animali in Italia! «600mila anni fa il Molise ospitava una quantità di animali che non siamo più abituati a vedere in Italia da molto tempo» ci spiega il professor Peretto. «Erano molti i bisonti (Bison schoetensacki, sopra, due corna fossili), i rinoceronti (Stephanorhinus hundsheimensis), gli ippopotami (Hippopotamus cf. antiquus) e gli elefanti (Palaeloxodon antiquus, in alto in una ricostruzione). Non mancavano poi leopardi (Panthera pardus) e leoni (Panthera leo fossilis) oltre a moltissimi cervi, alcuni dei quali enormi». Per il nostro amico heidelbergensis e la sua tribù, insomma, l’ambiente naturale era una presenza rigogliosa e ricchissima. 29


Un “artigiano” di 600mila anni fa

MOLTO ANTICHI, SÌ, MA CURIOSI

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ispetto a voi sapiens moderni, la mia famiglia e io possiamo sembrarvi... un po’ antichi. In effetti abbiamo pochissimi oggetti e conduciamo una vita semplice, all'aria aperta. Ma non sottovalutarci! Siamo intelligenti proprio come voi, e abbiamo imparato molte cose sul mondo che ci circonda. Per

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Ludovic Sallé/Advocate Art

Antonio Priston

Homo heidelbergensis era abile a produrre strumenti, per esempio giavellotti di legno (v. testo principale) e, soprattutto, a lavorare la selce (nella foto un reperto del sito di Isernia). Si tratta di una pietra tagliente con cui si possono costruire utensili di ogni tipo: «È un segno di grande intelligenza» ci racconta il professor Peretto. «Per lavorare questa pietra, infatti, si deve aver capito il principio di causa ed effetto (ogni colpo ha una conseguenza sulla forma dell’oggetto da creare) e aver imparato a correggere i propri errori». Insomma, mica male questo antenato!

esempio abbiamo scoperto come tagliare la carne e come rompere le ossa degli animali per mangiarne il midollo. Sappiamo lavorare la pietra e il legno per produrre utensili, per esempio dei bastoni da caccia da lanciare verso gli animali che cacciamo; sappiamo trattare le pellicce per proteggerci dal


 Due momenti della giornata preistorica: la creazione di utensili in pietra (in primo piano) e la lavorazione della carne.

DATEMI UN NOME!

freddo dell’inverno. Al tramonto ci rintaniamo tutti insieme nel campo e i grandi si raccontano storie e leggende. Poi, quando è ora di andarsene a dormire, la mamma mi chiama pronunciando dolcemente il mio nome e io obbedisco. Già, il mio nome... Ma come mi chiamo, io?

Enza Zullo/MiC

Il nostro amico del Paleolitico (sotto la ricostruzione) ha bisogno di un nome e a darglielo potreste essere tu e i tuoi compagni di classe! Diventate Junior reporter: leggete bene questo articolo, pensate un nome per questo compagno preistorico e poi diteci perché avete deciso proprio quello! Il Museo nazionale del Paleolitico di Isernia e noi di Focus Junior sceglieremo uno dei nomi ricevuti e, a nostro insindacabile giudizio, inviteremo la classe che lo ha proposto a Isernia, a vedere gli scavi archeologici! Mandate la vostra proposta a focusjunior@focusjunior.it indicando nell’oggetto “Bambino di Isernia”. E ricordate di indicare un recapito (email o telefonico) e il nome della vostra scuola. Info su: https://bit.ly/3pRusQ9

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