Storia SCOPRIRE IL PASSATO, CAPIRE IL PRESENTE
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21 APRILE 2022 MAGGIO 2022
A dieci anni dalla scomparsa della scienziata da Nobel, ripercorriamo l’avventura di una donna straordinaria e della sua famiglia altrettanto straordinaria
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Intrighi e sospetti dietro la morte di Filippo il Macedone, alle cui spalle congiuravano in tanti. Chi ne ordinò l’omicidio?
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che vita
FEDERICO BARBAROSSA
Un imperatore che la Storia ha prima ignorato, poi trasformato in mito
CORSI E RICORSI
Le guerre e le battaglie che la Russia ha vinto e quelle che ha perso
ESPLORAZIONI
L’impresa di Shackleton in Antartide nel 1915: fu un flop, ma gli valse la gloria
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focusstoria.it
Storia
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gli inizi del secolo scorso nascere donna ed ebrea in un’Italia sulla via del fascismo e dell’antisemitismo rappresentava come minimo un’ipoteca sul proprio futuro. Eppure Rita Levi-Montalcini (1909-2012) un futuro lo ebbe, e anche così straordinario da scrivere pagine indimenticabili della storia della scienza. È diventata infatti una delle più famose scienziate del XX secolo e l’unica donna italiana ad avere ricevuto il premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia (1986). Il suo segreto: crederci e non mollare mai. Non mollò in tempo di guerra e di leggi razziali che, impedendole di studiare e di vivere liberamente, la spinsero a rinchiudersi in una stanza e continuare da lì ricerche ed esperimenti. Né lo fece in seguito, e per tutta la vita, che dedicò totalmente alla scienza (“Non mi sono mai sposata perché non avevo tempo”, disse spiritosamente). Nelle pagine del nostro Primo piano ripercorriamo la vita di questa donna incredibile e della sua straordinaria famiglia, anche attraverso documenti e immagini esclusive che i suoi eredi, con grande fiducia, ci hanno messo a disposizione. Emanuela Cruciano caporedattrice
CREDITO DI COPERTINA: CONTRASTO/SHUTTERSTOCK
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LA PAGINA DEI LETTORI NOVITÀ & SCOPERTE TRAPASSATI ALLA STORIA UNA GIORNATA DA... MICROSTORIA COMPITO IN CLASSE NEL PIATTO NOVITÁ PITTORACCONTI AGENDA
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In copertina: il premio Nobel Rita Levi-Montalcini nel 2001.
IN PIÙ... GIALLI DELLA STORIA 14 Filippo deve morire
Il re macedone morì assassinato. E il mandante?
18 IlAMERICA viaggio di Ulysses L’eroico Ulysses Grant, il generale della Guerra di secessione americana.
QUOTIDIANA 24 VITA Le prime
case popolari
Entriamo nel quartiere Fuggerei, ad Augusta. Medaglia disegnata da Gino Levi-Montalcini per il compleanno della sorella (22 aprile 1972). Da notare il microscopio e il topino (simbolo dell’attività di ricercatrice) e la frase “infiniti auguri alla mia adorata sensibilissima fragilissima resistentissima”.
IL SECOLO DEI LEVI-MONTALCINI 38 Ritratto di signora
A tu per tu con la scienziata italiana premiata dal Nobel, in un’intervista postuma fedele alle sue parole.
44 Mente da Nobel
Cronaca della scoperta che portò la grande ricercatrice nella Hall of Fame della scienza.
46 Una famiglia di talenti
La dinastia italiana cresciuta sotto il segno della cultura: ecco come la famiglia Levi-Montalcini fu protagonista del Novecento.
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Una vita per l’arte
I fratelli di Rita: la gemella Paola, pioniera dell’Astrattismo, e Gino, depositario di molti talenti.
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Italia matrigna
Nel 1938 furono varate le leggi razziali. E Rita dovette abbandonare le sue ricerche in università.
DI GUERRA 28 LaSTORIERussia
vince sempre?
Vittorie (e sconfitte) sotto esame.
34 LaATTUALITÀ Nato
I poteri dell’organizzazione che lega l’Europa agli Usa.
ESPLORAZIONI 68 Non uno di meno
Così Ernest Shackleton salvò tutti i suoi uomini.
COSTUME 72 Casta e pura
In nome della verginità, un valore molto discusso.
76 ISCIENZA cercatori d’ossa
L’assurda sfida fra due paleontologi americani.
80 LaATTUALITÁ parola al popolo I referendum più incisivi sul corso della Storia.
MEDIOEVO 86 Federico Barbarossa L’imperatore controverso entrato nel mito.
D’ITALIA 94 IlSTORIE re del grano
L’ascesa del contadino Giuseppe Guazzone. 3
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SPECIALE
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toria in Podcast, la grande audioteca di Focus, con oltre 350 puntate a disposizione, ha superato i 2.500.000 ascolti. In particolare, in questo periodo ci siamo occupati dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In una prima puntata, lo
storico contemporaneo, Simone Attilio Bellezza ha illustrato il percorso storico che dal 1991, anno dello scioglimento dell’Unione Sovietica, ha progressivamente portato alla costruzione delle due identità nazionali che da più di un mese si
stanno scontrando, dopo l’attacco russo. In un’altra puntata il professore di Storia contemporanea Andrea Romano ha fatto un excursus storico per spiegare i legami culturali, etnici e linguistici che hanno segnato per secoli la storia dei due Paesi .
Online. Per ascoltare tutte le puntate di Storia in Podcast, basta collegarsi al sito storiainpodcast.focus.it. Gli episodi di Storia in Podcast – disponibili anche sulle principali piattaforme online di podcast – sono a cura del giornalista Francesco De Leo.
MONDADORI PORTFOLIO/FOTOTECA GILARDI
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Mussolini a Gargnano (Bs), allora Repubblica di Salò, nel 1944.
La valigia di Mussolini
A proposito dell’articolo “Lo strano viaggio sul lago di Como”, pubblicato su Focus Storia n° 184, nel numero dedicato a Churchill, vorrei raccontare un aneddoto. Si tratta di quello che mio padre, Giovanni Bianchi, nome di battaglia Gim, all’epoca ufficiale partigiano con il grado di comandante di battaglione, raccontò a proposito della valigia di Mussolini al professor Marino Viganò in un’intervista del 1990. «Uno degli ufficiali della Legione della guardia del duce, il capitano Camillo Pompeo (dato che loro avevano già sentore di come la guerra sarebbe finita e dato che io li avevo trattati umanamente) mi disse: “Io ho una valigia che mi ha dato in dotazione il Duce, da Salò – loro provenivano infatti da Salò, per ordine di Mussolini – Io la do a lei con un paio di stivali di cuoio”». Quegli ufficiali della Guardia del duce avevano detto a mio padre che all’interno di quella valigia c’erano incartamenti
segreti appartenenti al duce. Così proseguiva mio padre: «Io ritengo che quella valigia fosse la stessa che Churchill ha ritirato sull’Alto Lago di Como, perché il capitano Pompeo mi ha detto, dopo qualche giorno, che l’aveva data alla famiglia di un milite. Io penso che vi fosse il carteggio di Mussolini che Churchill, fingendo di dipingere il Lago di Como, ha ritirato al limitare del lago stesso Francesco Bianchi vicino alla Valtellina».
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I NOSTRI ERRORI Focus Storia n° 185, pag. 7, abbiamo scritto erroneamente che Giordano Bruno fu incarcerato il 27 febbraio 1953, invece che il 27 febbraio 1593. Focus Storia n° 185, pag. 87, nella cartina abbiamo segnato erroneamente che la via Francigena passa
da Grosseto, invece un percorso passa da Chiusi e uno da Siena. Su Focus Storia n° 186, pag. 53, abbiamo scritto erroneamente che nella Divina Commedia Dante pone Ulisse nel Purgatorio invece che all’Inferno.
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VITA QUOTIDIANA
Le prime case
PO
Equo canone
Un’immagine degli Anni ’30 con le più antiche case del complesso residenziale popolare Fuggerei. Furono costruite dal 1516, ideate e finanziate dal potente banchiere Jakob Fugger (nell’altra pagina, ritratto dal pittore Albrecht Dürer).
Ha compiuto 500 anni nel 2021, si chiama Fuggerei e sorge ad Augusta (Germania). Allora come oggi questo quartiere, finanziato dai ricchissimi banchieri Fugger, ospita solo i poveri operosi e devoti.
POLARI di Giuliana Lomazzi
FIUTO PER GLI AFFARI. Nel ritratto che gli fece nel 1520 il grande pittore e incisore tedesco Albrecht Dürer (1471-1578), il magnate ha lo sguardo austero e un abbigliamento in apparenza sobrio, se non fosse per il copricapo intessuto d’oro e il cappotto guarnito di pelliccia, che ne mostrano lo status. Quando ideò la Fuggerei, Jakob era all’apice del successo ed eccelleva perfino nella sua stessa famiglia, i cui membri avevano tutti un gran fiuto per gli affari. Non ricoprì mai cariche politiche, ma godette di un prestigio e di un potere immensi: al punto da concedere prestiti astronomici a sovrani come gli Asburgo e persino al
papa. Jakob Fugger, del resto, rimase sempre fedele alla Chiesa cattolica e impermeabile alla Riforma di Lutero. «Era probabilmente il mercante più ricco d’Europa», spiega Mark Häberlein, docente di Storia moderna all’Università di Bamberga. «Come molti mercanti tardomedievali, era preoccupato per la propria salvezza eterna e voleva spianarsi la strada verso il Paradiso con opere di carità. La Fuggerei dimostra il desiderio di legittimare il suo grande patrimonio (in fin dei conti, stava investendo nel “bene comune”) e assicurare per sempre la propria reputazione, e quella della famiglia, agli occhi dei suoi contemporanei e della posterità».
MEGAPROGETTO. Molti facoltosi cattolici dell’Europa medievale e moderna provarono a comprarsi la vita eterna con opere di bene. Ma pochi eguagliarono Jakob Fugger. A cominciare dalla superficie occupata dal suo quartiere residenziale: quasi 15.000 metri quadrati. «Le dimensioni della Fuggerei superavano di gran lunga quelle dei progetti abitativi contemporanei per le classi povere», fa notare Häberlein. La cinta muraria con quattro porte racchiudeva le case in un quadrato, con ampie strade ad angolo retto al posto delle tortuose viuzze tipiche del tempo. Il tutto a due passi dal centro cittadino. Niente casermoni di periferia: nella mente di Jakob l’idea di casa popolare si associava
a quella di estetica e funzionalità e si concretizzò in un progetto ambizioso non solo per dimensioni e costi, ma anche per concezione urbanistica. «A partire dal XIV secolo, in Italia, Olanda, Inghilterra e Germania del Nord c’erano stati progetti di edilizia popolare», prosegue lo storico. Uno dei quartieri nati prima della Fuggerei, e ancora oggi visitabile, è il Cortile delle beghine (Begijnhof) di
MONDADORI PORTFOLIO (2)
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uonano le 22 ad Augusta. Le porte della Fuggerei si chiudono e chi vuole rientrare a casa deve pagare 50 centesimi alla guardia all’ingresso, un euro se è passata la mezzanotte. Sembra assurdo dover pagare per tornare a casa, ma in realtà è davvero poca cosa: in questo quartiere l’affitto di un alloggio costa solo 88 centesimi all’anno. Perché non siamo in un posto qualunque, ma in uno dei più antichi complessi di edilizia popolare del mondo. E, cosa ancora più sorprendente, grosso modo funziona ancora come 500 anni fa, quando venne ideato e fatto costruire da un Paperone del tempo: il mercante e banchiere Jakob Fugger (1459-1525). All’epoca lo soprannominarono “il Ricco”, oggi avrebbe un posto nella top ten dei più danarosi del mondo, insieme a Elon Musk, Jeff Bezos, Bill Gates e Warren Buffett.
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Gli inquilini oltre al canone annuo di un fiorino (un mese di stipendio) dovevano pregare tutti i giorni per Fugger, il proprietario-benefattore
I “VERI” POVERI. Ma la città ideale non era per tutti. Per entrarci, bisognava essere cattolici e poveri “veri”. «La Fuggerei era studiata per i cosiddetti Hausarmen, poveri, timorosi di Dio e residenti ad Augusta. Persone che volevano lavorare, ma avevano bisogno di aiuto», spiega Häberlein. «Davanti a un numero crescente di mendicanti, le autorità urbane tardomedievali cominciarono a distinguere tra poveri onorevoli, disonorevoli e falsi. Solo i primi erano considerati degni di assistenza, mentre i mendicanti pigri venivano puniti ed espulsi dalla comunità». Insomma,
gli aiuti non erano a pioggia. Con la Fuggerei, Jakob aderiva a un nuovo concetto di assistenza, che aveva il pregio di rispettare la dignità della persona e stimolare il suo amor proprio. Il motto era Hilfe zur Selbsthilfe, ossia “aiutare ad aiutarsi”.
PAGA POCO, MA PREGA. Tutti gli inquilini dovevano impegnarsi a dedicare tre preghiere al giorno al loro benefattore-proprietario di casa (fungeva forse da promemoria una copia del ritratto di Fugger fatto da Dürer e appeso in ogni casa), oltre a pagare un canone annuo “calmierato” di un fiorino. «Una cifra ai nostri occhi simbolica, ma che nel XVI secolo equivaleva al reddito mensile di un ALAMY/IPA
Amsterdam, del 1345. Ospitava donne nubili o vedove che per un affitto simbolico si impegnavano a prendersi cura dei malati. «La Fuggerei si basò indubbiamente su questi esempi precedenti, ma senza copiarne uno in particolare e combinando in modo creativo vari tipi di case per i poveri». A sovrintendere alla costruzione del nuovo quartiere fu Thomas Krebs, che già aveva lavorato per i Fugger. A partire dal 1516 sorsero a più riprese case gialle a schiera su due piani, con persiane verdi e numero civico (una novità per Augusta), un giardinetto, stanze riscaldate (a spese dell’inquilino) e piccoli locali per svolgere attività artigianali o commerciali. Ogni famiglia disponeva di spazio sufficiente per consentire un livello di privacy insolito per i tempi.
Bilocale
La stanza da letto e la cucina della casa numero 13 di Mittlere Gasse (“vicolo di mezzo”), unico appartamento rimasto intatto dal periodo della sua costruzione e oggi museo.
Un tetto per tutti
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L’
edilizia popolare ha origini molto antiche e quasi sempre religiose. In Inghilterra le prime almshouses (ospizi di carità) risalgono al X secolo e il primo ricovero documentato fu fondato a York da re Atelstano. È invece del 1133 l’Ospedale St. Cross a Winchester, ancora in uso, fondato dal vescovo Enrico di Blois, pronipote di Guglielmo il Conquistatore. In Olanda, famoso è il Cortile delle beghine (nella foto), ad Amsterdam. Quanto all’Italia, nel 1476 il Senato inaugurò a Venezia le Case per marinai infermi, dopo la battaglia di Scutari del 1474. E nel 1513, poco prima della Fuggerei, il patrizio veneto Marco Lando fece erigere a Padova il complesso noto come corte Ca’ Lando, terminato nel 1533 dal nipote Pietro, futuro doge di Venezia.
La dinastia Porta dei signori
Una delle quattro porte di accesso alla Fuggerei: la Porta dei signori, sulla quale campeggiano lo stemma di famiglia e un’iscrizione marmorea del 1519. Il testo ricorda i fratelli Ulrich, Georg e Jacob Fugger, “nati per il benessere comune e che devono i loro grandissimi beni di fortuna prima di tutto all’Altissimo”, esempi di clemenza e magnanimità che hanno “consacrato questa fondazione ai loro concittadini poveri, ma probi”.
1368 Il capostipite Hans lascia la
Svevia bavarese per Augusta, dove si occupa di tessitura del fustagno e diventa maestro della relativa corporazione.
1463 Il figlio, Jakob il Vecchio, entra nella corporazione dei mercanti.
1473 I Fugger forniscono tessuti di
lana e seta all’imperatore Federico III del Sacro romano impero.
1481 Jakob il Giovane, nipote del
capostipite, passa due anni a Venezia perfezionando l’arte del commercio, poi assume un ruolo di primo piano nelle attività di famiglia. I fratelli di Jakob, Ulrich e Georg, seguono l’amministrazione degli affari, che con Jakob hanno un’impennata.
1486 Prima notizia di una banca Fugger, quella di Ulrich.
1487 Si intensifica l’attività di Jakob,
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che si occupa soprattutto di affari minerari, commercio dei cambi, riscossioni, pagamenti e prestiti, questi ultimi anche agli Asburgo. Il commercio di rame e argento, molto richiesti per le attività belliche e finanziarie, e la gestione delle miniere permettono alla famiglia di espandersi a Venezia, in Tirolo, in Ungheria, quindi in Stiria, Carinzia, Salisburgo e ad Almadén, in Spagna, dove ci sono miniere di mercurio.
1490-1500 Morti i fratelli maggiori, Jakob (ormai “il Ricco”) prende le redini degli affari. I Fugger controllano la maggior parte della produzione europea di rame e sono una potenza economica globale.
1500-1510 La famiglia partecipa
alle imprese marittime e commerciali portoghesi nelle Indie.
1511 Per la ricostruzione del lavoratore a giornata (ma pur sempre poco rispetto ad altri alloggi)», precisa lo studioso.
AMPLIAMENTI. Negli anni sorsero altri edifici. Nel 1548 il nipote di Jakob, Anton, fece aprire due ospedali: uno per i vaiolosi e l’altro per i sifilitici (tra cui l’imperatore Massimiliano). Nel 1582 alla cappella di Sant’Anna si aggiunse la chiesa di San Marco. Nel 1943 fu la volta di un bunker che salvò gli abitanti dalle bombe alleate. E alla fine della Seconda guerra mondiale
la Fuggerei dovette essere ricostruita, come era già avvenuto dopo la Guerra dei trent’anni (1618-1648). Quanto alla composizione demografica, nel XVI e XVII secolo ci vivevano persone di diverse età e intere famiglie con i bambini, mentre dal Novecento gli abitanti sono soprattutto anziani. Ma anche oggi si ottiene un alloggio solo se si è cattolici, poveri e residenti ad Augusta. E a gestire la Fuggerei è ancora una fondazione • legata ai discendenti dei Fugger.
Duomo di Costanza i Fugger organizzano con il permesso del papa una raccolta di indulgenze. Ma i guadagni sono così scandalosi da far indignare Lutero, che dà inizio alla Riforma.
1519 Jakob contribuisce all’elezione di Carlo V con 543.000 fiorini (su 850.000 necessari per acquistare i voti dei prìncipi elettori).
1521 Jakob inaugura la Fuggerei, in memoria dei fratelli morti.
1525 Jakob muore e gli subentra il nipote Anton. 27
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PRIMO PIANO Rita Levi-Montalcini
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uando Rita Levi-Montalcini entrò nella facoltà di Medicina di Torino, nel 1930, le donne erano pochissime: sette, compresa lei e la cugina Eugenia Sacerdote. Nel corso biennale di Anatomia Umana Normale, la futura scienziata incontrò il suo mentore di tutta una vita: Giuseppe Levi, che fu
il maestro di due altri premi Nobel, Renato Dulbecco e Salvatore Luria, anch’essi compagni di corso e poi amici della Montalcini. Rita si trovò dunque in un parterre de rois già dall’inizio dell’università: un grandissimo maestro, colleghi di studio di raro livello. Il contesto in cui la giovane studentessa muoveva i suoi primi passi era a dir
poco stimolante. Si laureò infatti a pieni voti nel 1936 e decise di specializzarsi in Neurologia e Psichiatria.
PRIME RICERCHE. Nel 1938 però le leggi razziali confinarono fuori dall’università e dalla professione medica gli ebrei (vedi articolo pagine seguenti), così Rita fu costretta a
MENTE DA
NOBEL
Cronaca della scoperta che portò la grande ricercatrice nella Hall of Fame della scienza. 44
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di Irene Merli
IN AMERICA! Quegli stessi studi poi poté poi continuarli in America, quando nel 1947 il neuroembriologo Viktor Hamburger la invitò alla
Nella Storia
Rita Levi-Montalcini riceve il Nobel per la Medicina dal re Carlo Gustavo di Svezia, il 10 dicembre 1986. La cerimonia, che si tenne alla Concert Hall di Stoccolma, fu un momento storico: mai nessuna donna italiana, né prima né dopo, ha avuto il premio dell’Accademia svedese per una materia scientifica. Sopra a destra, Rita Levi-Montalcini nei giorni del Nobel, con un gruppo di altri scienziati: seduto di fronte a lei, il biochimico Stanley Cohen, con cui condivise il premio.
Washington University di Saint Louis. Fu lì che, trapiantando frammenti di tumore maligno dei topi, nei feti di pollo al terzo giorno di incubazione, dopo anni di ricerche svolte dalla mattina presto alle dieci di sera, nel 1951 avvenne la scoperta. «All’esame istologico degli embrioni portatori di questi innesti di natura neoplastica», scrive Rita LeviMontalcini in Cronaca di una scoperta (B.C. Dalai editore) “contemplai attraverso gli oculari del mio microscopio uno spettacolo che mi parve subito eccezionale”. «Rita Levi-Montalcini si innamorò di un fenomeno di crescita del sistema nervoso e vi si dedicò per tutta la vita», spiega Enrico Alleva, psicobiologo e accademico dei Lincei, che la conobbe sin da ragazzo. «Usando i gangli che prelevava dagli embrioni di pollo in quella che sarebbe stata la futura colonna vertebrale, e immergendoli in una coltura di cellule tumorali di topo, arrivò a vedere un inaspettato effetto alone: tentacoli, spine neuronali, un’esplosione di neuriti attorno ai gangli». In pratica, in quel laboratorio del Midwest la studiosa italiana stava dimostrando che il sistema nervoso non è statico, come si credeva sino ad allora, ma plastico. E formulò l’ipotesi, confermata da tutti gli studi successivi, che i tessuti tumorali rilasciano un fattore di natura proteica che stimola la crescita delle fibre nervose periferiche, denominato Nerve Growth Factor (Ngf).
LA SCOPERTA. Nel 1953 al gruppo del professor Hamburger si aggiunse il biochimico Stanley Cohen. Tra lui e la Levi-Montalcini si instaurò un’intensa collaborazione. Cohen riuscì a individuare e isolare l’Ngf nel veleno di serpente, dove era molto più abbondante. E altri studi ne dimostrarono la presenza in grandissima quantità anche nelle ghiandole sottomascellari dei topi maschi, più facili da allevare in laboratorio. «Negli anni Settanta scoprimmo che l’Ngf agiva anche sui neuroni del cervello, e si cominciò a sperare di poterlo utilizzare nelle malattie cerebrali degenerative come
ANSA (2)
continuare le ricerche in un laboratorio alla Robinson Crusoe, che allestì in camera da letto con strumenti, vetreria, reagenti chimici di fortuna. E tra le mura di casa, a Torino e quando si trasferì nell’Astigiano, iniziò gli studi sulla crescita del sistema nervoso durante lo sviluppo degli embrioni di pollo, che sezionava su tavoli domestici.
l’Alzheimer, anche se per ora siamo ancora nel campo della teoria», continua Alleva.
DOPPIA ANIMA. Rita LeviMontalcini dall’inizio degli anni Sessanta iniziò a dividersi tra Stati Uniti e Italia. Non aveva scordato il suo Paese e così nel 1961 fu incaricata di organizzare a Roma un Centro di ricerche di neurobiologia del Cnr, presso l’Istituto Superiore di Sanità; in seguito, nel 1969, fondò e diresse sino al 1978 il Laboratorio di biologia cellulare del Cnr. E siccome il Nobel arriva quando una ricerca scientifica apre nuovi orizzonti, nel 1986 il riconoscimento dell’Accademia reale di Stoccolma giunse a lei e Stanley Cohen per la scoperta del fattore di crescita del sistema nervoso (questa la traduzione letterale di Nerve Growth Factor), che aveva contribuito a formulare le discipline che oggi chiamiamo neuroscienze e reso la proteina un paradigma dei fattori di crescita. Dopo il conferimento del Nobel, alla luce dell’ipotesi che l’Ngf svolgeva una sorta di funzione di coordinamento del sistema nervoso, endocrino e immunitario, la scienziata si dedicò prevalentemente allo studio delle sue applicazioni terapeutiche. «A tutt’oggi», afferma il professor Alleva, «l’unico impiego certo è in alcune particolari malattie degenerative del sistema visivo». Come la cheratite neutrofica, che si cura con un farmaco che contiene una “copia” del fattore di crescita nervosa. Con la sua lunga, intensa vita Rita LeviMontalcini ha soprattutto testimoniato con straordinaria lungimiranza e un’eccezionale determinazione il valore e l’importanza della ricerca scientifica. Ha sostenuto, formato, entusiasmato generazioni di giovani talenti, abbattuto pregiudizi di genere, spianato percorsi, fatto della ricerca un baluardo di democrazia. Non poco, anche per una • donna unica come lei. 45
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