TERRITORI DISSONANTI Strategia di rigenerazione per il Litorale Domizio
TERRITORI DISSONANTI Strategia di rigenerazione per il Litorale Domizio
Laureande Elisabetta Cleri, Monica Sandulli Relatori Prof. Romeo Farinella, Prof. Elena Dorato
UniversitĂ degli Studi di Ferrara Dipartimento di Architettura anno accademico 2018/2019 sessione straordinaria marzo 2020
INDICE
4
abstract
10
inquadramento
16
1 Il Litorale Domizio
19
1.1 Crescita di un territorio sregolato
22
2.3.2 La foce del Volturno 2.3.3 Il litorale di Baia Verde
3 Paesaggio antropico 3.1 Crescita di un insediamento abusivo
1.1.1 Terra Laboris 31
1.2.2 L’urbanizzazione costiera
3.2.1 La città contemporanea
1.2.3 Territorio negato
3.2.2 Fenomenologia di un territorio diffuso 39
111
3.2.3 La “non-città” 3.3 Sotto i riflettori
1.3.1 Dinamiche di occupazione del territorio
123
3.3.1 Lo sguardo del cinema e della stampa
1.3.2 La questione immigrazione 1.4 Lo stato della pianificazione
105
3.1.2 Evoluzione storica 3.2 La configurazione attuale
1.2.1 L’abusivismo
1.3 Territorio Insediato
101
3.1.1 Dinamiche evolutive
1.1.2 La “città diffusa” domizia 1.2 Territorio dell’illegalità
2.3.1 Premessa
43
3.3.2 Destra Volturno 3.3.3 Il Villaggio Coppola
1.4.1 Territorio pianificato 1.4.2 Territorio non pianificato 1.4.3 Masterplan del Litorale Domizio - Flegreo
analisi
56
2 Un territorio vulnerabile
59
2.1 Il paesaggio castellano
63
2.1.1 Vincoli e tutele 77
2.2.1 Rischio idraulico: il problema dell’alluvione
145
4.1.1 Alcune definizioni 4.1.2 Riflessioni sul caso di Castel Volturno 4.2 Tassonomia del vuoto 4.2.1 Il vuoto progettato
149
4.2.3 Il vuoto come incompiuto
5.1 L’accessibilità territoriale
2.2.3 Una costa afflitta dall’erosione
6
4.1 Il significato del vuoto
5 Learning from Domiziana
2.2.2 Nubifragi: l’inadeguatezza del sistema fognario 2.3 I casi studio: la foce del Volturno e il litorale di Baia Verde
143
4.2.2 Il vuoto come margine
2.1.2 Gli elementi del paesaggio 2.2 Le problematiche ambientali
4 Geografia del vuoto
91
163 165
5.1.1 Il sistema della mobilità
7
5.1.2 Criticità 5.2 La Via Domiziana
8.2.2 Il percorso lineare 171
8.2.3 Il parco fluviale
5.2.1 Una “strada-mercato”
9 Un nuovo affaccio per Pinetamare
5.2.2 Metodologia d’analisi 5.2.3 Lo spazio della Domiziana
9.1 Variante al progetto del porto turistico Marina di Pinetamare
strategia
188
6 Infrastrutture della porosità
191
6.1 Una strategia di rigenerazione per Castel Volturno
193
6.1.1 L’approccio strategico
247 249
9.1.1 L’area di intervento 9.1.2 Il porto turistico Marina di Pinetamare 9.1.3 La proposta di variante: strategia progettuale 9.1.4 Il parco di Pinetamare 9.1.5 Il parco dunale
6.1.2 Una sintesi delle criticità 6.1.3 Gli obiettivi e gli interventi
conclusioni
262
6.1.4 I focus progettuali
bibliografia
266
raccolta fotografica
280
ringraziamenti
312
6.1.5 Il processo e gli attori
progetti
208
7 Domiziana strada urbana
211
7.1 Il progetto del vuoto come spazio connettivo
212
7.1.1 Premessa 7.1.2 Una nuova dimensione della percorrenza 7.1.3 La riconversione dell’infrastruttura 7.1.4 La rete di spazi pubblici
8 Un nuovo assetto per Destra Volturno 8.1 Rigenerazione di una zona a rischio
225 227
8.1.1 L’are di intervento: un contesto problematico 8.1.2 Strategia di rigenerazione 8.1.3 Fasi preliminari all’attuazione degli interventi 8.2 Infrastrutture per una nuova dimensione ambientale e sociale
237
8.2.1 Il lungomare 8
9
ABSTRACT
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Il litorale Domizio affaccia sul mare di quella che un tempo era la Terra Laboris, florida e di straordinaria bellezza. A partire dalla seconda metà dello scorso secolo, questo territorio ha visto prendere forma il suo progressivo declino, per effetto di un’incontrollata e massiccia antropizzazione, che ne ha drasticamente trasformato il contesto, guidandone la crescita urbana e territoriale. L’abuso vi è stato perpetrato in diverse forme: dalla speculazione edilizia all’abusivismo delle costruzioni, fino all’intenso sfruttamento dei suoli. Castel Volturno ne rappresenta un’evidenza negativamente emblematica: da terra desolata ed incontaminata, sepolta nel silenzio della sua vocazione agreste, come nell’immagine che ne restituisce Pasolini nel 1957, è stato trasformato in un territorio dissonante, non compatibile con i valori della società contemporanea. Castel Volturno è un’eterotopia. Un territorio potenzialmente meraviglioso, con 24 km di spiaggia ininterrotta e un’enorme e rigogliosa pineta risalente all’epoca borbonica, deturpato da una distesa senza fine di case unifamiliari (circa 24mila) molto spesso fatiscenti, quasi sempre abusive, o meglio illegittime, non conformi: Castel Volturno non ha mai avuto uno strumento urbanistico vigente. Un territorio abitato da 26mila residenti e 15mila invisibili, persone - migranti - ufficialmente inesistenti, ma tangibili a causa degli scarti che producono, in cui la vera integrazione razziale avviene nella malavita, con la coesistenza, la convivenza e l’alleanza tra camorra, clan nigeriani e albanesi. Un territorio decadente, con picchi di eccellenza nel settore dei servizi per la presenza di strutture turistiche di lusso e di importanti aziende private nel settore sanitario e della
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formazione specializzata, che sarebbe del tutto abbandonato a se stesso, se non fosse per il lavoro che quotidianamente svolgono le numerose associazioni locali. Un territorio poroso, in cui lo spazio aperto, adibito o meno ad una funzione, non si configura come luogo della connessione, ma come luogo della segregazione dei frammenti che lo delimitano. La tesi indaga, appunto, il ruolo che il progetto del vuoto può avere nello strutturare relazioni, sociali e spaziali, e una morfologia in un contesto particolarmente disgregato e privo di un ordine gerarchizzante. Partendo da questa riflessione, il processo di rigenerazione che viene delineato punta a costituire un’infrastruttura della porosità, che colleghi gli spazi aperti, perché è solo attraverso la risignificazione di questi che si può ricomporre il territorio. Le criticità messe in luce dall’analisi hanno guidato l’individuazione degli obiettivi strategici, che si concentrano sulla mitigazione della vulnerabilità ambientale, sulla messa a sistema delle aree naturali, la trasformazione del sistema della viabilità, sulla creazione di una dotazione adeguata e coerente di spazi pubblici, prevalentemente assenti sul territorio. Gli ambiti approfonditi dal punto di vista progettuale sono quelli maggiormente colpiti dal buco nero della pianificazione di Castel Volturno e costituiscono dei primi passi per l’auspicata trasformazione, in futuro, di questo territorio. Questi sono la Via Domiziana, la zona di Destra Volturno e la futura area portuale.
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INQUADRAMENTO
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1
IL LITORALE DOMIZIO
1
LINEA AV
VULCANO DI ROCCAMONFINA FIUME GARIGLIANO
MONTE MAGGIORE
> 100000 ab. SESSA AURUNCA
100000 - 50000 ab.
50000 - 25000 ab.
MONTE MASSICO
AUTOSTRADA A1
25000 - 15000 ab. Aeroporto Internazionale di Napoli - Capodichino
5
MONDRAGONE CAPUA
CANALE SAVONE
Aeroporto militare di Caserta - Grazzanise
SANTA MARIA CAPUA VETERE
CANALE AGNENA
CASERTA
FIUME VOLTURNO
Porti commerciali
REGI LAGNI
CASTEL VOTURNO
MARCIANISE
Porti turistici Viabilità primaria
AVERSA
6
Linee ferroviarie LAGO DI PATRIA
Reticolo idrografico
GIUGLIANO IN CAMPANIA
Insediamenti urbani
AFRAGOLA
Centri storici Specchi d’acqua
CAMPI FLEGREI
Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) 2
Zone a Protezione Speciale (Z.P.S.)
NAPOLI
Parchi e Riserve Naturali di interesse regionale
POZZUOLI 3
1
Parco Regionale Roccamonfina - Foce Garigliano
2
Parco Regionale Campi Flegrei
3
Parco sommerso di Baia
4
Parco sommerso della “Gaiola”
5
Riserva naturale Lago di Falciano
6
Riserva naturale Foce Volturno - Costa di Licola
4 ISOLA DI PROCIDA ISOLA DI ISCHIA
ISCHIA
0 1 2
4
8km
1.1 CRESCITA DI UN TERRITORIO SREGOLATO 1.1.1 Terra Laboris
Campagna Felice
Fonte: De Silva F. C., Campagna Felice, 1692
Terra di Lavoro
Fonte: Magini G. A. e F., Terra di Lavoro olim campania felix, 1620
Provincia di Terra di Lavoro
Terra laboris olim Campania felix, così nel 1500 era denominata la fertile regione pianeggiante, che si estende dal golfo di Gaeta al golfo di Napoli, lungo il piede dell’appennino campano.¹ All’epoca dei romani la piana alluvionale del Volturno era un luogo mitico per la feracità della sua campagna felix. Con il declino dell’impero e la paura dell’avanzata barbara, le popolazioni che la abitavano si rifugiarono sui rilievi collinari e montani, dedicandosi al disboscamento e al dissodamento di quelle terre. L’abbandono delle pianure e il disboscamento delle pendici montane fece sì che quei campi, un tempo ricchi di coltivazioni, diventassero paludi e acquitrini dominati dalla malaria. E’ questo il paesaggio della Terra dei Mazzoni e dei Pantani creati dai fiumi Clanio e Vena Grande e dalle esondazioni del Volturno e qui già in età aragonese cominciarono ad essere concepite le opere di bonifica più rilevanti del Mezzogiorno. La prima ad essere portata a compimento e la più importante è il sistema di inalveazione dei Regi Lagni, realizzato in pochissimi anni a partire dal 1539 sotto il governo del Viceré Don Pedro di Toledo, che ha portato al risanamento di un vastissimo territorio alla sinistra del Volturno, dal basso corso del fiume ai Campi Flegrei e alla Valle Caudina. La Regia Agnena, che incanala le acque alla destra del Volturno, e le colmate per l’irregimentazione delle piene del fiume, che rendevano le zone depresse del litorale malariche e paludose, vennero portati a compimento alla metà del XIX secolo.²
Fonte: Marzolla B., Carta de’ contorni di Napoli, 1845
22
23
24
25
1.1.2 La “città diffusa” domizia Gli eventi e le opere che hanno scritto la storia di questo territorio mostrano come l’acqua, irrigua, fluviale e marina, sia l’elemento che maggiormente lo connota. Arricchiscono il quadro, i rilievi del Monte Maggiore e del Monte Massico; le caldere del dormiente Roccamonfina e dei Campi Flegrei; l’esteso entroterra agricolo, irrorato dall’articolato reticolo di acque; la fascia costiera, più acquitrinosa, ideale per l’allevamento bufalino, e percorsa dalle pinete, che hanno seguito il passo delle bonifiche idrauliche per proteggere le colture retrostanti dai venti marini. Fino alla metà del 1900 la presenza antropica si manifestava sulla fascia litoranea secondo un rapporto di continuità col passato, con i pascoli e i campi che dominavano il paesaggio e piccoli centri abitati, ampliamento dei siti di origine greca e romana, collegati dall’antica Via Domiziana, voluta dall’imperatore Domiziano per collegare lungo la costa Sinuessa (Mondragone), dove aveva origine dalla via Appia, a Puteoli (Pozzuoli). A partire dal secondo dopoguerra, il potenziamento e la creazione di dotazioni infrastrutturali portano a nuove dinamiche di occupazione del suolo, questa volta in contrasto con le precedenti vocazioni peculiari dei siti. Si cominciano a localizzare in maniera diffusa sul territorio le prime discariche e numerose sedi produttive industriali e commerciali e il litorale, complice la realizzazione della nuova Via Domiziana, a partire dagli anni ‘60, vede sorgere
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i primi modesti servizi turistici e insediamenti di “seconde case”. Villeggianti casertani e napoletani, nell’epoca del benessere e del boom economico, partono alla scoperta della costa domizia, scrivendo un nuovo destino per i 70 km di spiaggia e di pinete, fino ad allora interrotti unicamente dalle foci dei fiumi e dei canali e dai contenuti insediamenti urbani. E’ così che nell’arco di un ventennio sorgono, in maniera sregolata e non pianificata, villaggi turistici e distese di “seconde case” in sequenza, guidati esclusivamente da logiche speculative. Dagli anni ‘80, a causa del terremoto dell’Irpinia e del bradisismo di Pozzuoli, l’uso stagionale di questi insediamenti si è convertito in permanente, per poi versare in un generale stato di abbandono nella contemporaneità.³ Dispersione e concentrazione è il binomio che oggi descrive maggiormente il paesaggio Domizio, non più riconducibile a un disegno urbano unitario e in cui limiti e confini appaiono sempre più sfocati. Queste due figure, a contatto con le preesistenze storiche dei luoghi, danno vita a differenti conformazioni tra loro eterogenee: se in prossimità dei nuclei storici la diffusione coincide con la saturazione dei bordi dei grandi assi viari con un edificato dallo sviluppo filiforme, nel territorio agricolo vi sono insediamenti sparsi, spesso a contatto delle antiche masserie, mentre lungo la costa si riscontra una massiccia densificazione dell’urbanizzato, generatosi per rimozione delle preesistenze, come nella
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“cittĂ genericaâ€? di Koolhaas. L’insediamento urbano litoraneo forma una fascia parallela alla linea di costa e alla Via Domiziana, in cui si susseguono a ripetizione villaggi turistici, insediamenti produttivi e nuclei residenziali compatti, intervallati da uno spazio aperto e degradato, che non diventa strutturante di una morfologia delle parti che lo delimitano.4
28
29
1.2 TERRITORIO DELL’ILLEGALITÀ 1.2.1 L’abusivismo L’abusivismo edilizio è una delle principali matrici della dispersione del territorio Domizio. 5 Questo fenomeno, principalmente diffuso nel Mezzogiorno, si può definire come una sorta di “patto asociale” 6 non scritto, avente origine negli anni ‘70, quando l’instabilità finanziaria e politica, che accompagnò il declino del precedente decennio di benessere economico, portò la classe politica a rispondere con un atteggiamento acquiescente di fronte al progressivo formarsi di un nuovo patrimonio immobiliare, “spontaneo” e non regolato, in cambio di consenso e potere di controllo sociale. Questo “patto” aveva in sé implicita la promessa di un futuro impegno politico a legittimare successivamente quanto costruito attraverso speciali provvedimenti legislativi, che si sono concretizzati nei tre condoni edilizi emanati a partire dal 1985. In un quadro dominato dall’inflazione e dall’inadeguatezza dell’offerta di edilizia residenziale e all’interno di un generale processo di redistribuzione della popolazione, che lascia la campagna e i centri storici, si permette tacitamente di salvaguardare i risparmi trasformandoli in immobili, prime case ma soprattutto case stagionali rurali e costiere.7 Ad oggi l’abusivismo appare come una pratica non ancora del tutto accantonata, se si considera che la produzione edilizia abusiva ha subito una contrazione molto contenuta rispetto a quella legale, quasi raddoppiando in termini
30
31
ABUSIVISMO EDILIZIO IN ITALIA Italia 19,8 % Campania 67,6 %
70 - 50 % 50 - 30 % 30 - 15 % 15 - 6 % 6-4% Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT, BES, 2018 (dati del 2017)
LE MANCATE DEMOLIZIONI NELLE REGIONI ITALIANE Campania
97,0 %
Calabria
94,0 %
Lazio
87,7 %
Trentino Alto - Adige
87,6 %
Puglia
83,8 %
Sicilia
83,6 % 80,7 %
Sardegna
76,3 %
Basilicata
75,3 %
Toscana
73,9 %
Marche
73,7 %
Abruzzo
70,0 %
Valle d’Aosta Umbria
69,5 %
Piemonte
69,4 %
Veneto
68,5 %
Emilia - Romagna
68,0 %
Liguria
66,9 %
Molise
66,4 %
Lombardia Friuli - Venezia Giulia
percentuali rispetto a quest’ultima.8 Come emerge dal rapporto dell’ISTAT sul Benessere Economico e Sostenibile del 2018, al 2017, il primato del maggior numero di costruzioni abusive ogni 100 realizzate in quell’anno spetta alla Regione Campania (67,6%). Ma non solo: per la ricerca pubblicata nel 2018 nel dossier Abbatti l’abuso Legambiente ha chiesto ai comuni italiani il saldo delle ordinanze di demolizione emesse e quelle effettuate a partire dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, fino ad oggi, evidenziando come, a livello nazionale, soltanto il 19,6% degli immobili colpiti da ordinanza sia stato abbattuto. Entrando nel merito della singole regioni, è nuovamente la Campania a detenere questo infausto primato, col maggior numero di ordinanze emesse (16596), di cui soltanto il 3% eseguite. In particolare, la Provincia di Caserta, nel suo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, si è occupata di indagare il fenomeno dell’abusivismo su scala territoriale, andando a “individuare, per quanto possibile, quei tessuti urbani che, presumibilmente, sono sorti senza le necessarie autorizzazioni e che formano quel particolare paesaggio, purtroppo molto diffuso nella nostra regione, che interessa quasi sempre le frange periurbane: è caratterizzato per bassi livelli di densità e di qualità fisica, per carenza di standard urbanistici, è composto da piccoli lotti circondati da recinti o muri di cemento occupati da unità abitative
62,7 % 34,9 %
Fonte: Legambiente, Abbatti l’abuso, 2018
32
33
L’ABUSIVISMO NEL CASERTANO
CASTEL VOLTURNO 24000 IMMOBILI ABUSIVI 100 - 80,5 % 80 - 60,5 % 60 - 40,5 % 40 - 20,5 % 20 - 0 % Fonte: Provincia di Caserta, PTCP, 2012
CONSUMO DI SUOLO COSTIERO IN CAMPANIA 360 km di costa costa Baia Domizia
rocciosa 36%
costa artificiale 25%
paesaggi urbani densi 14%
costa sabbiosa 39%
paesaggi agricoli 5%
paesaggi urbani meno densi 28%
paesaggi naturali 45%
paesaggi portuali industriali 8%
aree protette lungo la costa 30%
Sapri
mono, bi-familiari o tri-familiari, di altezza non superiore a tre piani fuori terra, quasi sempre dotate di pertinenze esterne” 9. Più che una vera e propria verifica della legalità degli insediamenti urbani, si tratta di una ricerca mirata ad evidenziare quanto questo tipo di paesaggio, realizzato in difformità agli strumenti urbanistici, sia diffuso nel territorio casertano, prendendo a campione 34 comuni dell’Agro Aversano e del Litorale Domizio, maggiormente soggetti a questo fenomeno. Ne emerge che, per i comuni che ancora non dispongono di uno strumento urbanistico vigente (Villa Literno, Villa di Briano e Castel Volturno), tutta l’urbanizzazione successiva alla seconda guerra mondiale dovrebbe essere considerata illegittima10. A Castel Volturno il 97,5% del tessuto urbano è da considerarsi illegittimo e si contano circa “24mila immobili abusivi, tantissimi dei quali abbandonati e semidiroccati” ¹¹.
1.2.2 L’urbanizzazione costiera Posto che il fenomeno dell’abusivismo è più rilevante nelle regioni costiere¹², l’ISPRA, in un’analisi dell’urbanizzazione costiera nella fascia dei 300 metri dalla riva¹³, come da riferimento del Testo Unico in materia di beni culturali e ambientali, mostra che in Campania il 49,1% della superficie di territorio compresa in questa fascia è urbanizzata14, mentre Legambiente mette in evidenza che in Campania, su 360 km di costa (da Baia Domizia a Sapri), circa 180 sono occupati da paesaggi urbani e portuali - industriali15.
Fonte: Legambiente, Vista mare, 2017 (dati del 2012)
34
35
1.2.3 Territorio negato
AREE NEGATE A SCALA PROVINCIALE 5071 ha Caserta 42,8 %
Aversa 25,1 %
Litorale Domizio 21,4 %
Ex SIN “Litorale Domizio, Flegreo ed Agro Aversano”
Piedimonte Matese 5,3 %
Teano 3,4 %
Mignano Monte Lungo 2,1 %
Fonte: Nostra elaborazione su dati della Provincia di Caserta, PTCP, 2012
AREE NEGATE NEL LITORALE DOMIZIO
CASTEL VOLTURNO
Il degrado e l’illegalità non sono appannaggio solo del territorio edificato, bensì anche dello spazio aperto. Ancora la crescita senza regole e il malgoverno di questi luoghi, ha portato alla presenza di quelle che il PTCP di Caserta definisce aree negate, ovvero aree “prive di una funzione univocamente definita e contrassegnate da evidenti segni di degradazione”, facendo riferimento al concetto di residuo espresso da Gilles Clément nel suo Manifesto del Terzo Paesaggio. Queste aree possono essere aree urbane dismesse, aree situate a ridosso delle infrastrutture, aree del tutto inutilizzate e spesso con accumulo di rifiuti, vere e proprie discariche non autorizzate, cave. Castel Volturno, con Caserta e Villa Literno, è tra i comuni che presentano la maggior superficie di “aree negate”, andando a confermare che le zone di Caserta, Aversa e il Litorale Domizio sono quelle maggiormente interessate da questo fenomeno. Non a caso, è questo il territorio del Sito di Interesse Regionale da bonificare ex Sito di Interesse Nazionale “Litorale Domizio - Flegreo ed Agro - Aversano” 16.17
437 ha DI AREE NEGATE 400 - 500 ha 300 - 400 ha 200 - 300 ha 100 - 200 ha 0 - 100 ha Fonte: Provincia di Caserta, PTCP, 2012
36
37
1.3 TERRITORIO INSEDIATO 1.3.1 Dinamiche di occupazione del territorio
DENSITÀ ABITATIVA IN CAMPANIA
L’esame dei parametri della densità abitativa e del consumo di suolo mostra ancora più chiaramente lo squilibrio tra presenza antropica e sfruttamento delle risorse naturali.
Superficie Campania 13671 km2 Caserta 2651 km2
19,4 %
Popolazione Campania 5826860 ab. Caserta 928767 ab.
15,9 %
Abitanti per kmq > 3000 3000 - 2000 2000 - 800 800 - 100 < 100 Fonte: Nostra rielaborazione su dati della Regione Campania, PSR 2019 - 2021, 2019
CONSUMO DI SUOLO A CASERTA Superficie urbanizzata Caserta 274 km2 L. Domizio 51 km2
18,6 %
Popolazione Caserta 928767 ab. L. Domizio 104083 ab.
11,2 %
Mq per abitante > 1000 600 - 1000 400 - 600 200 - 400
In Campania, spicca l’area metropolitana di Napoli, una delle più popolose e densamente popolate d’Europa. Questa, per come è stata definita dalla SVIMEZ18, oltre al territorio dell’attuale Città Metropolitana di Napoli, comprende parte delle province di Caserta, Avellino, in misura minore, e Salerno. Esaminando la mappatura della densità abitativa della regione, risulta ben chiara la conurbazione che, lungo la costa, prosegue ininterrottamente da Villa Literno (Caserta) ad Eboli (Salerno). In provincia di Caserta gli ambiti insediativi più densamente popolati sono Caserta, Aversa e il Litorale Domizio, che costituiscono il 53% dell’estensione territoriale provinciale e in cui risiede circa il 90% della popolazione. In particolare, nel Litorale Domizio risiede l’11,2% della popolazione della provincia di Caserta, che si concentra nei comuni di Mondragone, Castel Volturno e Sessa Aurunca. Nonostante la zona abbia una densità di popolazione medio bassa (194 ab/kmq), il dato del consumo di suolo, che riguarda la relazione tra abitanti e superficie urbanizzata, mette efficacemente in luce la portata della sconcertante diffusione del fenomeno della “seconda casa” in questo territorio, con una media di più di 500 mq/ab.19
< 200 Fonte: Provincia di Caserta, PTCP, 2012
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39
1.3.2 La questione immigrazione
INCIDENZA SULLA POPOLAZIONE Stranieri residenti Aversa 12,7 %
Litorale Domizio 10,1 %
Teano 4,9 %
Campania 265163 ab. Caserta 48819 ab.
18,4 %
Nazionalità Caserta 4,4 %
Piedimonte Matese 3,3 %
Mignano Monte Lungo 3,2 %
Polacchi 4,8% Albanesi 6,0%
Ucraini 17,3% Rumeni 17,7%
altro 54,2%
Fonte: Nostra elaborazione su dati ISTAT
STRANIERI RESIDENTI NEL LITORALE DOMIZIO
A Caserta risiede il 18,4% degli stranieri che regolarmente abitano in Campania. Esaminando la distribuzione nel territorio, si vede come la popolazione straniera si concentri principalmente nelle aree di Aversa e del Litorale Domizio, dove vi è un’incidenza rispettivamente del 12,7% e del 10,1%. Spicca Castel Volturno, nel Litorale Domizio, che ospita la più grande comunità straniera della provincia con 4012 residenti stranieri.20 Questi dati riguardano quella che è la componente regolare dell’immigrazione e che è possibile quantificare in maniera certa. Altri e ben diversi sono i numeri che descrivono quella clandestina: più di 300mila persone in Campania su più di 250mila censite²¹; 15mila persone a Castel Volturno²² su più di 4000 censite, una cifra enorme confrontata con i suoi 25923 residenti²³.
CASTEL VOLTURNO 25923 RESIDENTI 4012 IMMIGRATI REGOLARI 15000 IMMIGRATI IRREGOLARI > 4000 ab. 4000 - 701 ab. 700 - 301 ab. 300 - 101 ab. 100 - 0 ab. Fonte: Provincia di Caserta, PTCP, 2012
40
41
1.4 LO STATO DELLA PIANIFICAZIONE 1.4.1 Territorio pianificato
TERRITORIO PIANIFICATO PTR (2008)
PTCP (2012)
PGRA (2016)
TERRITORIO NON REGOLATO PTP
PUC 1976 - PRG Lanini e Sapio 1993 - PRG Granata 1998 - PRG Dal Piaz e Loris Rossi 2010 - PUC De Blasio 2018 - PUC Gerundo
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Piano Territoriale Regionale (2008) Il Piano ha carattere preminentemente processuale e strategico e si articola in cinque Quadri Territoriali di Riferimento. Si pone in un’ottica di copianificazione con gli strumenti urbanistici provinciali, al fine di concorrere all’ecosviluppo del territorio. Comprende le Linee guida per il paesaggio. Reti: nella rete ecologica, il Volturno è indicato come corridoio trasversale regionale. Ambiti insediativi: l’ambito del territorio studiato è quello della Piana Campana, che versa in una crisi occupazionale nel settore agricolo, dovuta alla scarsità di suolo disponibile, al degrado ambientale e alle conurbazioni molto dense. Sistemi Territoriali di Sviluppo: per il Litorale Domizio si prescrive di promuovere la tutela delle aree protette, l’uso alternativo e destagionalizzato della costa e la ristrutturazione dei porti. Campi Territoriali Complessi: il Litorale Domizio è affetto da un alto livello di disagio sociale e degrado insediativo da risanare; si mira al potenziamento della mobilità e dell’attrattività turistica. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (2012) Il territorio è diviso in sei ambiti insediativi (Aversa, Caserta, Mignano Monte Lungo, Piedimonte Matese, Litorale Domizio, Teano), che fanno riferimento ai sistemi locali del lavoro, rivisti in base alle caratteristiche fisico-
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naturalistiche dei territori, al loro livello di organizzazione fisica e funzionale, alle loro dinamiche di trasformazione e alle influenze reciproche tra i diversi ambiti. Questi ambiti strutturano la cornice per l’impostazione della strategia di recupero e riqualificazione ambientale, su cui si fonda l’assetto territoriale proposto. Il Litorale Domizio è l’ambito in cui risiede l’11% della popolazione provinciale, con la maggior percentuale di stranieri e una dominante paesistico-ambientale e culturale. Tra gli obiettivi progettuali vi sono la mitigazione del rischio ambientale ed antropico, l’azzeramento di consumo di suolo - anche attraverso la riqualificazione del territorio negato - e la formazione di una rete ecologica provinciale.
moderati, dovuti ad affioramento della falda, nel tratto che va dai Regi Lagni al Lago Patria. Per quanto riguarda il rischio da inondazione costiera, lungo l’intera costa vi sono aree di pericolosità e rischio molto elevati ed elevati in contesti urbanizzati, come Destra Volturno e Ischitella.
Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (2016) Il Distretto Idrografico di riferimento è quello dell’Appennino Meridionale. Castel Volturno si trova a ridosso delle Unit of Management Volturno/Regionale Campania e Regionale Campania Nord Occidentale, rispettivamente di competenza dell’Autorità di Bacino nazionale Liri - Garigliano - Volturno e dell’Autorità di Bacino regionale Campania Centrale. Per quanto riguarda il rischio da alluvione fluviale, la foce del Volturno rientra tra le aree a maggiore estensione di pericolosità elevata P3 e di rischio R4. La foce dei Regi Lagni rientra in un ambito di pericolosità e rischio elevati, mentre vi sono aree a pericolosità e rischio
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1.4.2 Territorio non pianificato Piano Territoriale Paesistico E’ il più importante strumento di pianificazione ambientale e territoriale e disciplina l’uso e la valorizzazione dei territori soggetti a vincoli paesaggistici. Dal 1996 al 1999, il litorale dei comuni di Cellole e Sessa Aurunca è stato tutelato da un Piano Territoriale Paesistico, annullato, però, dal TAR della Campania. Ad eccezione di questo episodio, l’intero territorio domizio è sprovvisto di questo strumento, presente invece in altri undici siti della regione. Attualmente la Regione Campania ha avviato il processo di approvazione del Preliminare di Piano Paesaggistico Regionale, che sancirà l’obbligo di redazione del Piano Territoriale Paesistico o del Piano Urbanistico Territoriale.24 Piano Urbanistico Comunale Una recente ricerca della Scuola di Governo del Territorio, finanziata dall’Ance Campania, ha evidenziato che nella regione solo 71 comuni (il 13% del totale) hanno adottato un Piano Urbanistico Comunale come previsto dalla Legge Regionale 16/2004, mentre i restanti 479 hanno adottato un Piano Regolatore Generale, un Piano di Fabbricazione o sono addirittura sprovvisti di uno strumento urbanistico.
fabbricazione, ma l’ente dispone unicamente del “Perimetro Urbano”25, ovvero la delimitazione del centro abitato secondo le disposizioni dell’articolo 17 della “legge ponte” 765/67, approvata con atto deliberativo n. 231/72 del Consiglio comunale.26 La storia della sua mancata pianificazione è fatta di piani redatti e letteralmente distrutti dalle fazioni politiche all’opposizione, di piani iniziati e mai portati a termine, di piani redatti, approvati e misteriosamente, in ultima istanza, bocciati. Questo ha fatto sì che non vi fosse mai un piano vigente. Piuttosto, quello che sembra essere stato attuato, è un “Piano occulto”, che mirava a trasformare il litorale in zona di espansione delle grandi conurbazioni di Napoli e della zona aversana.27 Ultimo episodio di questa vicenda è il PUC dell’ingegnere Gerundo, finito nel 2019, ritrovatosi anch’esso in seno ad un cambio dell’amministrazione (da centrosinistra a centrodestra) e destinato a finire nel dimenticatoio.
Castel Volturno fa parte di quest’ultimo, sfortunato, segmento: l’amministrazione non si è mai dotata né di un piano urbanistico di livello generale né di un piano di
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1.4.3 Masterplan del Litorale Domizio - Flegreo
BANDO REGIONALE 2600/A/18
14 comuni
73 km di costa
747,49 km2
373108 abitanti
MOBILITÀ 390˙000˙000 euro
PROTOCOLLO D’INTESA DI CASTEL VOLTURNO 18˙000˙000 euro
LEGALITÀ E INCLUSIONE SOCIALE 7˙000˙000 euro
VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI E NATURALISTICI 45˙000˙000 euro
PROTOCOLLO D’INTESA DI CASTEL VOLTURNO Commissario Straordinario del Governo Prefetto di Caserta Presidente della Regione Campania Regione Campania
Autorità di Gestione del PON Legalità Capo de Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immgrazione Sindaco di Castel Volturno
Demolizione immobili
700˙000 euro
Contrasto all’erosione costiera
8˙000˙000 euro
Rifacimento e adeguamento reti fognarie
7˙000˙000 euro
Realizzazione di centri di isole ecologiche
600˙000 euro
Favorire l’inclusione e l’integrazione dei cittadini di Paesi Terzi
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Negli ultimi anni si è verificato un rinnovato interesse della politica per le precarie condizioni in cui versa il Litorale Domizio e nel 2018 la Regione Campania ha pubblicato un bando (2600/A/18) per la realizzazione di un Masterplan in cui vengono destinati più di 4 milioni di euro alla “riqualificazione, valorizzazione e sviluppo” del Litorale Domizio - Flegreo. I comuni compresi nel bando sono 14 e sono Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone, Castel Volturno, Giugliano in Campania, Pozzuoli, Monte di Procida, Bacoli, Carinola, Falciano del Massico, Cancello ed Arnone, Villa Literno, Parete e Francolise. La strategia del Masterplan, da attuarsi attraverso un processo di coinvolgimento degli attori istituzionali e dei soggetti privati interessati a investire sull’area, è improntata agli obiettivi di: ––rigenerazione ambientale, finalizzata alla riqualificazione paesaggistica e alla bonifica dei territori; ––sicurezza e legalità, al fine di potenziare le politiche e le strutture per la riduzione del disagio sociale e favorire azioni di sicurezza e legalità; ––accessibilità, rafforzando la mobilità di collegamento con i principali punti di arrivo dei flussi turistici; ––rigenerazione urbana, finalizzata al recupero urbanistico dell’area individuata e alla valorizzazione del patrimonio storico - archeologico. La Regione si impegna a portare avanti progetti già finanziati
3˙500˙000 euro
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OBIETTIVI STRATEGICI RIGENERAZIONE AMBIENTALE Corridoi ecologici Ring di natura Bonifica della “Terra dei Fuochi” RIGENERAZIONE URBANA Valorizzazione del patrimonio archeologico Contrasto allo sprawl urbano ACCESSIBILITÀ Raddoppio della SSquater Domiziana Potenziamento delle vie del mare SICUREZZA E LEGALITÀ Contrasto ai fenomeni di illegalità Riduzione delle condizioni di disagio sociale
MASTERPLAN STRATEGICO (STUDIO LAND)
ma incagliati in iter burocratici e si propone di avviare nuove procedure, che riguardano interventi per la mobilità, per la valorizzazione del patrimonio dei beni culturali e naturalistici, interventi per la sicurezza e legalità e il Protocollo d’Intesa di Castel Volturno.28 Assegnatario del bando è il progetto curato dall’architetto Andreas Kipar dello studio LAND srl. La strategia progettuale è basata sulla creazione di un sistema di mobilità intermodale e sostenibile. Questo si articola in un itinerario ciclabile che vada da Minturno a Pozzuoli, lungo la costa, a cui si connettono degli itinerari ecoturistici, che si snodano nell’entroterra. Questa rete è rafforzata dalla previsione di 8 progetti sistema, che si configurano come interventi di interesse prioritario e snodi di potenziamento della mobilità sostenibile.29
INFRASTRUTTURE VERDI E BLU Direttrici strategiche di sviluppo MOBILITÀ LENTA Itinerario ciclabile Minturno - Pozzuoli STRATEGIE Progetti sistema
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NOTE 1 Si veda http://www.treccani.it/enciclopedia/terra-di-lavoro/
Relazione, 2012 p. 233
2 Si veda https://www.consbiv.it/cenni-storici/
10 Provincia di Caserta, Op. cit.
3 Avella A., Disegno e trama del Litorale Domitio, La Scuola di Pitagora
11 Custodero A., Viaggio a Castel Volturno, migliaia di case abusive e
Editrice, Napoli, 2010 4 Lettieri D., Architettura e “città diffusa”. Castelvolturno e la fascia domizia, Liguore Editore Napoli, 2008 5 Fucile R e Di Figlia L., Molteplici realtà. Illegalità diffusa e risorse latenti a Castel Volturno, in Atti XIX Conferenza Nazionale SIU di Catania, Planum Publisher, 2017 6 La definizione “patto asociale” è ripresa dall’intervento di Zanfi F. alla conferenza “Il progetto della demolizione nei territori dell’abusivismo”, 8 febbraio 2019 7 Il condono edilizio è un “provvedimento amministrativo di sanatoria, che consente ai proprietari di costruzioni di sottrarsi, previo pagamento di somme a titolo di oblazione, oneri concessori, diritti e indennità risarcitorie, alle misure penali e amministrative tese a combattere il fenomeno illegale dell’abusivismo edilizio”. Il primo condono edilizio si è avuto nel 1985, sotto il governo Craxi Nicolazzi, ed è regolato dalla Legge 28/2/1985 n. 47; il secondo è del 1994, sotto il primo governo Berlusconi, regolato dalla Legge 23/12/1994 n. 724; il terzo è del 2003, sotto il secondo governo Berlusconi, regolato dalla Legge 23/11/2003 n. 326. Si veda: http://www.treccani.it/enciclopedia/condono-edilizio/; Galimberti A., Tre condoni tombali in 20 anni: così l’Italia ha spinto l’abusivismo, Il Sole 24ore, 18 novembre 2014 (st.ilsole24ore.com/art/ notizie/2014-11-18/) 8 Curci F., Formato E., Zanfi F., Territori dell’abusivismo, Donzelli Editori, Roma, 2017 9 Provincia di Caserta, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale,
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immigrati ‘invisibili’: “Ecco i numeri e i motivi del degrado”, la Repubblica, 30 settembre 2019 (https://napoli.repubblica.it/cronaca/2019/09/30/ news/) 12 Legambiente, Abbatti l’abuso, i numeri delle (mancate) demolizioni nei comuni italiani, 2018 13 Si veda Art.146 del D.Lgs. 490/1999 14 ISPRA, Annuario dei dati ambientali, 2013 15 Legambiente Campania, Oltre metà del litorale campano trasformato da case, palazzi, ville e porti, 14 dicembre 2017 (legambiente.campania. it/approfondimenti/) 16 I Siti di Interesse Nazionale sono individuati in relazione alle caratteristiche del sito, alla pericolosità degli inquinanti presenti, all’impatto sull’ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali (Art. 252 del D.Lgs. n. 152/06). A seguito dell’entrata in vigore del D.M. 11/01/2013 (Approvazione dell’elenco dei siti che non soddisfano i requisiti di cui ai commi 2 e 2-bis dell’Art. 252 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e che non sono più ricompresi tra i siti di bonifica di interesse nazionale, GU Serie Generale n. 60 del 12-03-2013), il Litorale Domizio - flegreo ed Agro - aversano, insieme ad altri, è stato escluso dall’elenco dei SIN ed è diventato di competenza regionale. Si veda http://www.arpacampania.it/ sin-ed-ex-sin 17 Provincia di Caserta, Op. cit. 18 Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno 19 Provincia di Caserta, Op. cit. 20 dati ISTAT
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21 Si veda https://www.agoravox.it/Immigrazione-in-Campania-i-dati.html 22 Custodero A., Op. cit. 23 dati ISTAT 24 Regione Campania, Piano Paesaggistico Regionale, Preliminare di Piano, Relazione Generale, 2019 25 Allâ&#x20AC;&#x2122;interno di questo perimetro, sono previste opere di manutenzione ordinaria, straordinaria, risanamento conservativo e statico funzionale di edifici esistenti, di ristrutturazione edilizia e di ristrutturazione urbanistica, mentre, allâ&#x20AC;&#x2122;esterno, sono permessi interventi edilizi finalizzati alla realizzazione di fabbricati agricoli con connesse pertinenze e incrementi produttivi. Sia dentro che fuori, è ammessa la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria. 26 Alcalini A., Ziparo A., Abusivismo come progetto mafioso, in Curci F., Formato E., Zanfi F., Op. cit. 27 Luise M., Dal fiume al mare. Un lungo viaggio tra gli spaesati di Castel Volturno, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2001 28 Regione Campania, Presentazione Masterplan Litorale Domizio Flegreo, Bando 2600/A/18, 2018 29 Land srl, Preliminare di masterplan, Relazione illustrativa, 2019
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ANALISI
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UN TERRITORIO VULNERABILE
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VINCOLI E TUTELE
2.1 IL PAESAGGIO CASTELLANO
Vincolo idrogeologico Vincolo boschivo
2.1.1 Vincoli e tutele
Vincolo ambientale Riserva Naturale VINCOLI E TUTELE Foce del Volturno - Costa di Licola Vincolo idrogeologico Siti di Interesse Comunitario (S.I.C.) Vincolo boschivo Speciale (Z.P.S.) Zone di Protezione Vincolo ambientale RISCHIO IDRAULICO Riserva Naturale Foce Costa di Licola Fasciadel A -Volturno alveo di -piena
Siti Interesse Comunitario (S.I.C.) Areediretroarginali Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.)
EROSIONE COSTIERA RISCHIO IDRAULICO Rischio molto elevato Fascia Aelevato - alveo di piena Rischio Aree retroarginali Rischio medio Rischio moderato EROSIONE COSTIERA Rischio molto elevato Rischio elevato F
Rischio medio Rischio moderato
Vincolo idrogeologico Il vincolo è disciplinato dal Regio Decreto n.3267/1923, per cui “sono sottoposti a vincolo i terreni di qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di forme di utilizzazione contrastanti con le norme di cui agli articoli 7, 8 e 9 (che riguardano la trasformazione della coltura, il dissodamento e il pascolo) possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque” e dalla Legge Regionale n. 27/1979, che persegue “a) la conservazione, il miglioramento e lo sviluppo del bosco, l’incremento della produzione legnosa, la valorizzazione delle bellezze naturali e paesaggistiche anche attraverso la costituzione di parchi e riserve naturali; b) la difesa e la sistemazione idraulico - forestale”, nonché dal Decreto Legislativo n. 152/2006, che contiene il Codice dell’Ambiente. Il vincolo riguarda le aree da tutelare per motivi di difesa del suolo e non preclude la possibilità di intervenire sul territorio. Vincolo ambientale e vincolo boschivo Questi vincoli sono stati stabiliti per la prima volta dalla Legge Nazionale n. 431/1985 e adesso sono regolati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo n. 42/2004). In particolare, l’articolo 142 del Codice individua i beni paesaggistici da tutelare: i territori
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costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua, iscritti negli elenchi previsti dal Testo Unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 2, commi 2 e 6, del Decreto Legislativo n. 227/2001; le zone umide incluse nell’elenco previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 448/1973; le zone di interesse archeologico.
dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario. La rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici. Le aree che compongono la rete Natura 2000 non sono riserve rigidamente protette dove le attività umane sono escluse.¹
Riserva Naturale Foce del Volturno - Costa di Licola La riserva è un’area naturale protetta della Campania istituita a partire dal 1993 con la Legge Regionale n. 33/1993. Occupa una superficie di 1.540 ha tra la provincia di Caserta e la città metropolitana di Napoli. Il parco si sviluppa dalla foce del Volturno passando per il Lago di Patria fino ad arrivare alla Costa di Licola. Rete Natura 2000 Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio
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2.1.2 Gli elementi del paesaggio Il sito di Castel Volturno, unico nel suo genere per la bellezza del suo paesaggio, è il risultato del binomio sinergico tra il lavoro della natura e dell’uomo. Purtroppo, però, proprio a causa di quest’ultimo, si ritrova ad essere colpito da un degrado diffuso nella sua componente urbana, oltre che da uno stato generale di incuria. Canale Agnena Canale artificiale, facente parte degli interventi di bonifica operati sul territorio a partire dall’epoca borbonica. E’ altamente inquinato e soggetto ad allagamenti in stagioni di piogge intense, che, a causa dell’insufficienza idraulica del canale, provocano inondazioni di significativa estensione. Non è attualmente previsto alcun piano di manutenzione e controllo del corso d’acqua.² Scolmatore Lavapiatti Di origine naturale, nel 1998 si diede avvio agli interventi di adeguamento e sistemazione, al fine di renderlo in grado di alleggerire la portata delle piene del Volturno. L’opera non venne portata a termine e nel 2017 è stato realizzato un progetto definitivo per la sua rifunzionalizzazione.³ Fiume Volturno Il Volturno è il principale fiume del Mezzogiorno con una lunghezza di 175 km, un bacino esteso per 5560 km². Ha la sua foce presso Castel San Vincenzo, in provincia di Isernia.
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La confluenza del Calore Irpino e l’attraversamento dei centri abitati del casertano causano una repentina alterazione dell’ecosistema fluviale ed un aumento della portata e soprattutto del carico inquinante di origine antropica che diventa sempre maggiore con l’avvicinarsi alla foce, dove raggiunge un elevato grado di criticità ambientale.4 Rientra tra i Siti di Importanza Comunitaria e la foce, inoltre, dal 1977 fa parte della Riserva Naturale Statale di Castel Volturno, che negli anni ‘90 è rientrata nel territorio della Riserva Naturale Foce del Volturno - Costa di Licola. Oasi dei Variconi Unica zona umida della Campania, è tutelata dalla Convenzione di Ramsar5. E’ di straordinaria importanza per le migrazioni di uccelli provenienti dall’Africa, che si dirigono verso le zone di nidificazione dell’Europa Centro-orientale, per la sua collocazione al centro del Mediterraneo. Per questo motivo rientra anche tra le Zone a Protezione Speciale, essendovi state osservate circa 250 specie di uccelli, di cui molti hanno qui la proprio area di nidificazione. E’ stata oggetto del primo progetto della campagna Salvaitalia di Legambiente, consistito nella realizzazione del primo itinerario di birdwatching del Mezzogiorno all’interno di un’oasi naturalistica. L’Oasi è gestita dall’associazione per la tutela ambientale Le Sentinelle Onlus, ma attualmente versa ora in condizioni di incuria e i capanni per l’avvistamento degli uccelli sono stati
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recentemente oggetto di attacchi vandalici. Dal 1978 la Provincia vi ha istituito un’Oasi di protezione della fauna e dal 1993 è parte della Riserva Naturale Foce del Volturno - Costa di Licola.6 Laghi di acqua dolce A partire dagli anni ‘70 sono state realizzate decine di cave per l’estrazione della sabbia (la cui attività non era regolamentata e molto spesso si trattava di attività gestite dalla camorra) con profondità variabile dai 10 ai 30 m, che hanno comportato l’affioramento della falda superficiale e quindi la formazione di questi laghetti. Lo sversamento in alcuni di essi di materiali di natura indefinita, ne ha determinato la contaminazione.7 Il Piano di Recupero Ambientale del Territorio della Provincia di Caserta compromesso dall’attività estrattiva delle cave abbandonate, abusive o dismesse e il Piano Regionale Attività Estrattive (PRAE) prevedono la riqualificazione territoriale dei siti delle cave e il loro recupero e riuso. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) le include tra le “aree negate”, ovvero “aree prive di una funzione univoca e con evidenti segni di degrado”, inserendole in una strategia generale di recupero ambientale. Attualmente due di questi laghi sono parte dell’Ecoparco del Mediterraneo, uno dei più grandi parchi a vocazione turistico - sportiva in Italia.
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Regi Lagni Opera di canalizzazione realizzata durante il viceregno spagnolo per la bonifica della Piana Campana. Il bacino idrografico si estende per un’area di circa 1095 kmq.8 L’elevato grado di inquinamento, dovuto a scarichi abusivi, rifiuti e cementificazione degli alvei, non rende il canale più in grado di svolgere la sua funzione di raccolta Il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni prevede interventi strutturali per la sistemazione idraulica, necessari a far fronte ai problemi di esondazione, sovralluvionamento degli alvei e impaludamento. Pineta Avente probabilmente origine dall’antica Silva Gallinaria, che si estendeva da Liternum fino alla foce del Volturno e descritta da Virgilio nell’Eneide, venne notevolmente ampliata in epoca borbonica. E’ composta da vegetazione psammofila e igrofila, pini e lecci. Negli ‘60 era un vivaio e nel 1977 è diventata una Riserva Naturale di proprietà del Corpo Forestale. Poiché negli anni ‘90 era divenuta luogo di spaccio e criminalità, attualmente è protetta con una recinzione in metallo.9
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Oasi delle Soglitelle Zona umida con numerosi piccoli stagni artificiali, di rilevante importanza per la migrazione degli uccelli e, fino a non molto tempo fa, soggetta a bracconaggio. Nel 2005 i carabinieri e la LIPU hanno portato avanti un’operazione antibracconaggio e nel 2006 la Regione Campania l’ha inclusa all’interno della Riserva Naturale Foce del Volturno - Costa di Licola.10 Lago Patria E’ il più grande lago costiero della Campania, con un’estensione di 2 km². Ospita una grande varietà di uccelli palustri e ha una fauna ittica molto differenziata. Vi si pratica regolarmente canottaggio e il Circolo del Remo e della Vela Italia vi ha trasferito la propria struttura. E’ molto inquinato a causa di sversamenti abusivi.¹¹
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2.2 PROBLEMATICHE AMBIENTALI 2.2.1 Rischio idraulico: il problema dell’alluvione Gran parte del territorio domizio è interessato dal problema delle alluvioni, dovute alle precipitazioni molto intense, benché rare, tipiche del clima mediterraneo. Queste stanno, infatti, raggiungendo, livelli sempre più preoccupanti, in conseguenza dei cambiamenti climatici e della crescente antropizzazione. Nell’area del Basso Volturno le esondazioni sono molto frequenti, con cadenza quasi annuale (l’ultima ha avuto luogo nel novembre 2019), e il rischio idraulico è molto elevato, a causa dell’alta densità abitativa della zona, in cui si trovano gli abitati di Capua, Santa Maria la Fossa, Grazzanise, Cancello ed Arnone e Castel Volturno.¹² Gli interventi predisposti dall’Autorità di Bacino per far fronte a questa problematica consistono nella realizzazione di opere strutturali, come la previsione di due canali scolmatori (il Fiumarella, con recapito nei Regi Lagni, nei pressi di Grazzanise, e il Lavapiatti a Castel Volturno), la risagomatura dell’alveo per un breve tratto presso Grazzanise, la costruzione del drizzagno in località Coricchiano a Grazzanise, la sopraelevazione delle arginature esistenti da Capua (Brezza) verso valle. Di queste opere, ad eccezione del drizzagno, nessuna è stata portata a compimento. Se gli argini esistenti, che per quasi 25 km corrono
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ALTIMETRIE TERRITORIALI
3m 2m 1m Urbanizzato
da Capua alla foce del fiume, riescono a mettere al riparo i centri abitati di Capua, Santa Maria la Fossa, Grazzanise e Cancello ed Arnone, che si trovano nelle zone retroarginali, molto più grave è la situazione per la località Destra Volturno a Castel Volturno, che si trova interamente all’interno dell’argine maestro dell’area golenale destra alla foce del fiume. Il Piano Stralcio di Difesa dalle Alluvioni del Basso Volturno individua la Fascia A, che corrisponde all’alveo di piena del fiume e assicura il libero deflusso della piena standard, e le aree retroarginali R, genericamente oggetto di potenziale pericolosità, ma alle quali non può essere associata una specifica fascia per assenza di studi specifici riguardo ai tempi di ritorno. Allo scopo di ridurre la portata delle piene del Volturno in prossimità della foce e proteggere, per quanto possibile, l’abitato di Destra Volturno, è stato realizzato un progetto per la rifunzionalizzazione del canale scolmatore Lavapiatti. Il progetto prevede la ristrutturazione delle opere già realizzate, come la condotta premente, le paratie, gli impianti di sollevamento, il dissipatore, il canale rettangolare in calcestruzzo e quello trapezoidale in terreno naturale, e nuovi interventi, quali il dragaggio e l’armatura della foce con pennelli di protezione e la realizzazione di una scogliera parallela emersa in difesa della foce.¹³
Fonte: De Luzio G., La foce resiliente, 2017
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INTERVENTI STRUTTURALI PER LA GESTIONE IDRAULICA
PROGETTO DI RIFUNZIONALIZZAZIONE DEL CANALE SCOLMATORE
CANCELLO ED ARNONE
GRAZZANISE CASTEL VOLTURNO
IDROGRAFIA
INTERVENTI
Fiume Volturno
Drizzagno
Canale Agnena
Argine
Regi Lagni
Scolmatore di piena Lavapiatti con recapito a mare Non funzionante
Rifunzionalizzazione degli impianti di sollevamento e condotta
Protezione sponda
Scogliera parallela di protezione
Sovralzo della paratia esistente
Pennelli di protezione della foce
Arginatura di raccordo
Scolmatore di piena Fiumicella con recapito nei Regi Lagni Non ultimato
Fonte: Nostra elaborazione da De Luzio G., La foce resiliente, 2017
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Fonte: AdB Liri-Garigliano e Volturno, Rifunzionalizzazione scolmatore Lavapiatti, 2017
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2.2.2 Nubifragi: l’inadeguatezza del sistema fognario RETE FOGNARIA-DEPURATIVA DELLA LOCALITÀ DESTRA VOLTURNO
Rete fognaria dei viali pubblici Rete fognaria dei viali privati Depuratore
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Le piogge intense, che nell’area di studio raggiungono i picchi massimi nel mese di novembre, provocano l’allagamento del sedime stradale in molte zone, a causa del malfunzionamento 14 della sistema fognario. Fino al 2003 nel tratto che va dalla sponda destra del Volturno al canale Agnena non esisteva né una rete fognaria né un impianto di depurazione. Una volta realizzati, questi interventi purtroppo non sono risultati sufficienti a risolvere pienamente i problemi ambientali dell’area, come già detto situata in area golenale e sottoposta a una massiccia cementificazione dal secondo dopoguerra in poi. Le ragioni del mancato funzionamento del sistema fognariodepurativo sono dovute al fatto che soltanto un decimo della popolazione prevista è allacciata alla fognatura pubblica e, principalmente, alla massiccia presenza di infiltrazioni di acqua di falda mista a sabbia, che si insinuano nella rete fognaria attraverso le giunzioni delle tubazioni in calcestruzzo. Oltre alla progressiva perdita di efficienza delle apparecchiature elettromeccaniche e alla riduzione dell’efficacia dei processi depurativi, l’intasamento delle condotte e le avarie di numerose pompe sulle stazioni di sollevamento sono causa di periodici allagamenti in tutta la 15 zona.
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2.2.3 Una costa afflitta dall’erosione “L’erosione costiera è il risultato diretto e indiretto di alterazioni del ciclo dei sedimenti, determinate da cause naturali, ma soprattutto da cause antropiche (...). Il ridotto apporto dei sedimenti al mare e l’irrigidimento dei litorali hanno determinato negli ultimi decenni importanti e preoccupanti cambiamenti delle morfologie di spiaggia emersa e sommersa e la conseguente instabilità degli arenili, a cui consegue un progressivo arretramento delle spiagge, fino a minacciare la sicurezza di abitati e infrastrutture (...). La causa di tali fenomeni è dovuta alla scomparsa delle difese naturali costiere in tutti i tratti che risultano (...) a progressivo arretramento”16. La principale causa dell’erosione costiera a Castel Volturno è l’intensa attività estrattiva (abusiva), che il Volturno ha subito a partire dalla fine degli anni ‘50 fino al 1975. Il notevole abbassamento dell’alveo del fiume causato dalle estrazioni ha completamente alterato l’apporto di sedimenti verso il mare e ha, oltretutto, causato la penetrazione di acqua marina nel fiume. A concorrere all’aggravamento del fenomeno è sicuramente la forte pressione urbanistica sulla costa, soprattutto negli abitati alla destra del Volturno.17 Le difese dall’erosione realizzate sul territorio consistono in opere di tipo rigido, quali barriere soffolte e pennelli ortogonali alla riva e in un intervento di ripascimento artificiale effettuato con sabbia di granulometria superiore a quella esistente alla destra del Volturno
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LE VARIAZIONI DELLA LINEA DI COSTA
1960-1994
Arretramento
1994-2012 Avanzamento Arretramento
Questi interventi hanno consentito l’avanzamento di alcuni tratti di costa, senza però fermare completamente l’arretramento.18 Il Piano Stralcio Erosione Costiera fa una classificazione della pericolosità da inondazione per le aree che ricadono nella fascia interessata da fenomeni erosivi in relazione all’evoluzione della linea di costa tra vent’anni e in caso di mareggiata intensa con tempo di ritorno di cinquanta o anche di cento anni, in base ai casi. Intrecciando questo dato con quello del danno potenziale, che riguarda il grado di perdita prevedibile a seguito di un fenomeno naturale di una data intensità, in funzione sia del valore che della vulnerabilità dell’elemento esposto, fa un’ulteriore distinzione di queste aree in base al rischio. Questo è individuato secondo le quattro classi definite dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 settembre 1998: aree a rischio molto elevato: sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socioeconomiche; aree a rischio elevato: sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l’interruzione di funzionalità delle attività socioeconomiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale; aree a rischio medio: sono possibili danni minori agli edifici,
Fonte: Ministero dell’Ambiente, L’erosione costiera in Italia, 2017
86
87
alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità del personale, l’agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche; aree a rischio moderato: i danni sociali, economici e al patrimonio ambientale sono marginali.19
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2.3 I CASI STUDIO: LA FOCE DEL VOLTURNO E IL LITORALE DI BAIA VERDE
A LA FOCE DEL VOLTURNO STATO ORIGINARIO Arenile Vegetazione Sentiero Zona paludosa Alberature
A’ A
Rilevazione IGM 1956
STATO DI FATTO Arenile Vegetazione pioniera Macchia mediterranea Rischio erosione molto elevato Rischio erosione elevato
A’ A
Vincolo ambientale Barriera soffolta
A
Immagine satellitare 2020
0
90
200
L’analisi delle aree prese in esame è stata svolta attraverso la comparazione della cartografia IGM del 1956 con l’immagine satellitare dello stato attuale. In entrambi i casi è stato possibile verificare la sconvolgente e preoccupante trasformazione che la sconsiderata azione antropica ha arrecato al territorio. 2.3.1 La foce del Volturno E’ questa l’area del territorio castellano che probabilmente è stata maggiormente danneggiata dal delirio turistico della “seconda casa”: nonostante si tratti della golena del fiume, è stata completamente tappezzata di villette e palazzine, che arrivano a lambire, in contrasto con qualsiasi regola ufficiale e di buon senso, la sponda del fiume e l’arenile. La rilevazione IGM testimonia dello stato di integrità naturalistica conservato dalla foce fino alla metà degli anni ‘50, ricoperta com’era di vegetazione e percorsa da sentieri sterrati. La vegetazione doveva essere di tipo psammofilo, caratteristica delle coste sabbiose e delle dune litoranee, com’è possibile apprezzare nell’Oasi dei Variconi alla sinistra del fiume. Questa, inoltre, è l’area in cui il fenomeno erosivo della costa ha dato maggiormente i suoi effetti, con arretramenti della linea di costa dell’ordine di circa 200 m (fino ad arrivare a 20 500 m sul lato sinistro della foce) , e ha oltretutto causato il danneggiamento di infrastrutture ed edifici posti in prossimità della linea di battigia.
500
91
SEZIONE A - A’ IGM 1956
ARENILE
VEGETAZIONE PIONERA
ZONA AFITOICA Priva di vegetazione
2020
BARRIERA SOFFOLTA
Linea di costa 1956
Linea di costa 2020
PRIMA FASCIA DUNALE Cakileto
AREA ASFALTATA
DUNE EMBRIONALI Agropireto
DUNE MOBILI Ammofileto
URBANIZZATO RESIDENZIALE
0
100
300
FRONTE A
92
93
2.3.2 Il litorale di Baia Verde
B IL LITORALE DI BAIA VERDE STATO ORIGINARIO Arenile Vegetazione Sentiero Zona paludosa Alberature B’ B
Rilevazione IGM 1956
STATO DI FATTO Arenile Vegetazione pioniera
L’occupazione antropica del territorio anche in quest’area è stata estremamente invasiva. Buona parte della pineta è stata rasa al suolo e sostituita dalla tipica villettopoli castellana e l’arenile è percorso, senza soluzioni di continuità, da lidi che lo hanno invaso in maniera irrispettosa, trattandosi di costruzioni di pessima qualità estetica e materiali scadenti, e ne hanno occupato ampie porzioni con parcheggi pertinenziali. Tra un lido e l’altro è possibile incontrare piccoli relitti dunali cosparsi di rifiuti, che sono diffusamente sparsi su tutta la spiaggia. E’ ancora possibile individuare brevi tratti dunali e la vegetazione psammofila tra la duna e la pineta è prevalentemente intatta. Essendo a una quota piuttosto bassa rispetto al livello del mare (era un’area paludosa, come si evince dalla rilevazione IGM) la mappatura del rischio da erosione costiera arriva molto in profondità; i lidi sono in zona a rischio erosione elevato.
Macchia mediterranea Rischio erosione elevato Barriera soffolta
B’
Pennelli
B
B
Immagine satellitare 2020
0
94
200
500
95
SEZIONE B - B’ IGM 1956
ARENILE
PINETA
VEGETAZIONE PIONERA
ZONA AFITOICA Priva di vegetazione
PRIMA FASCIA DUNALE Cakileto
DUNE EMBRIONALI Agropireto
DUNE MOBILI Ammofileto
DUNE FISSE Pratello
DUNE MOBILI Ammofileto
DUNE FISSE Pratello
2020
LIDO
Linea di costa 1956
Linea di costa 2020
PARCHEGGIO
URBANIZZATO RESIDENZIALE
0 100
300
FRONTE B
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97
NOTE 1 Si veda https://www.minambiente.it/pagina/rete-natura-2000
14
2 Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, Progetto di Piano di
meteorologiche-medie-a-Castel-Volturno-Italia-tutto-l%27anno
Gestione per il Rischio Alluvioni, Scheda di Inquadramento, 2010
15 Volturno Multiutility S.p.A. ,Rifacimento e adeguamento delle reti
3 Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno, Rifunzionalizzazione
fognarie, degli impianti di sollevamento e del depuratore a servizio delle
Scolmatore Lavapiatti nel Comune di Castel Volturno (CE), Progetto
località di Destra Volturno, Bagnara e Pescopagano, Studio di Fattibilità,
Definitivo, Relazione Illustrativa, 2017
2015
4 ARPAC, Acqua - Il monitoraggio in Campania 2002 - 2006, 2007
16 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,
5 La Convenzione sulle Zone Umide (Ramsar, Iran, 1971), denominata
L’erosione costiera in Italia. Le variazioni della linea di costa dal 1960 al
Convenzione di Ramsar, è un trattato intergovernativo che fornisce il
2012, 2017
quadro per l’azione nazionale e la cooperazione internazionale per la
17 Luise M., Dal fiume al mare. Un lungo viaggio tra gli spaesati di Castel
conservazione e l’uso razionale delle zone umide e delle loro risorse.
Volturno, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2001
Si veda http://www.isprambiente.gov.it/it/temi/biodiversita/convenzioni-
18 Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno, Op. cit.
e-accordi-multilaterali/convenzione-di-ramsar-sulle-zone-umide
19 Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno, Piano Stralcio
6 Si veda http://www.lesentinelle.org
Erosione Costiera Litorale Domitio, Relazione Tecnica, 2012
7 Centro Studi Officina Volturno, Studio dello stato dei luoghi dei Laghetti
20 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Op. cit.
Si
veda
https://it.weatherspark.com/y/74529/Condizioni-
di Castel Volturno ricadenti nel Sito di Bonifica di Interesse Nazionale del Litorale Domitio, Flegreo e Agro Aversano, 2005 8 Si veda https://www.arpacampania.it/regi-lagni 9 Queste informazioni derivano da un visita al Corpo Forestale, che si occupa della gestione e manutenzione della pineta. 10 Beneduce T., Soglitelle, la riserva naturale liberata dai bracconieri è diventata oasi per gli uccelli migratori, il Corriere del Mezzogiorno, 1 febbraio 2020 (corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/) 11 Si veda https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_di_Patria 12 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, PAL Campania, 2010 13 Autorità di Bacino dei Fiumi Liri-Garigliano e Volturno, Op. cit., 2017
98
99
3
PAESAGGIO ANTROPICO
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3.1 CRESCITA DI UN TERRITORIO ABUSIVO 3.1.1 Dinamiche evolutive1 Gli insediamenti abusivi, per quanto diversi tra loro per localizzazione e condizione istituzionale, hanno in comune “linee di trasformazione” più o meno simili, che ne hanno guidato la formazione. Espansione Avviene per “vistose dilatazioni del centro abitato originale in una o più direzioni, in assenza di alcuna previsione urbanistica. Tali appendici possono nascere in adiacenza al tessuto esistente, assumendone le principali matrici, oppure svilupparsi immediatamente al di là di un elemento di discontinuità”. E’ questo il caso dell’edificato posto immediatamente in prossimità del centro storico e dell’area di Scatozza, sviluppatisi in continuità col tessuto urbano originario. Infiltrazione “Riguarda quelle situazioni in cui l’edificato è il parassita che scava una nicchia in un corpo ospite - area naturale o agricola - di dimensioni molto maggiori. (...) Vi penetra in modo interstiziale mantenendo un assetto aggregato e riconoscibile all’interno del corpo ospite, procedendo per accostamento di piccoli lotti contigui”. Il tessuto edilizio diffuso nella partizione agricola e gli agglomerati diffusi lungo la Via Domiziana e le altre arterie infrastrutturali, non appartenenti ad alcuna località specifica, corrispondono a questa dinamica evolutiva.
105
DINAMICHE DI AGGREGAZIONE DELL’URBANIZZATO
Centro storico
Erosione Processi di crescita urbana abusiva che “si sono sviluppati avanzando lungo fronti ampi e scomposti, ai danni di una zona naturale o agricola priva di caratteristiche tali da opporsi all’avanzamento (...) per una diffusa capillarità di percorsi o per scarsa compattezza o venendo meno alcune condizioni che ne facevano un corpo coeso e funzionante”. Questa è il fenomeno che maggiormente descrive l’insediamento abusivo di Castel Volturno, in cui estese porzioni di pineta e di aree coltivate a vite sono state pesantemente “erose”. Saturazione Si riscontra in “territori pianeggianti chiaramente delimitati da confini fisici (...), in cui l’insediamento si espande fino a occupare per intero la superficie disponibile, dando luogo a ispessimenti compatti che ricalcano le forme originarie del suolo libero”. Quando “gli ispessimenti raggiungono una dimensione estesa si originano conurbazioni autonome, alternative al sistema territoriale dei centri preesistenti”. Questa situazione ben descrive il Villaggio Coppola, che, insinuatosi nello spazio disponibile tra la spiaggia e la Foce Vecchia dei Regi Lagni, ad oggi si configura come l’unica altra località alternativa al centro storico per l’offerta di servizi.
Espansione Saturazione Erosione Infiltrazione Fonte: Zanfi F., Città latenti. Un progetto per l’Italia abusiva, Bruno Mondadori, Milano, 2008, p. 150 - 158
106
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3.1.2 Evoluzione storica EVOLUZIONE STORICA
L’analisi diacronica della crescita della compagine urbana effettuata attraverso la comparazione delle cartografie IGM degli anni 1956, 1964, 1984 e 1997 mostra come il processo di formazione della “città illegale” sia avvenuto nel lasso di tempo compreso tra il 1964 e il 1984. E’ evidente, quindi, la contrapposizione tra il nucleo storico, che costituiva la principale agglomerazione urbana del comune fino alla fine degli anni ‘50, e la città sorta successivamente. Si tratta di una contrapposizione morfologica e dimensionale, ma soprattutto sociale e culturale: se il centro storico, la “città reale” abitata dai castellani sorge in stretto rapporto col fiume e lontano dal mare, perché era così che il mare era percepito, la “città della gente”, quella comparsa abusivamente dagli anni ‘60 in poi, è principalmente al mare che guarda e che aspira ad avvicinarsi.² Lo studio della crescita della popolazione residente, letto parallelamente all’evoluzione dell’urbanizzato, evidenzia che un significativo incremento della popolazione si è verificato solo dopo gli anni ‘70 e probabilmente negli anni successivi agli eventi catastrofici del terremoto dell’Irpinia e del bradisismo di Pozzuoli, che hanno visto gli sfollati andare ad abitare quelle che erano abitazioni prettamente stagionali.
Canale Agnena
SS Domiziana
Fiume Volturno
Regi Lagni
1936 1957 Lago Patria
1984 1998
Fonte: Nostra elaborazione sulla base delle cartografie IGM
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3.2 LA CONFIGURAZIONE ATTUALE 3.2.1 La città contemporanea Tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80 la città europea attraversa un periodo di trasformazioni istituzionali, economiche, sociali, morfologiche che segnano il passaggio dalla modernità alla contemporaneità. Se lo spazio fisico della città della modernità (periodo inteso dal Rinascimento al XIX secolo), è caratterizzato dalla figura della continuità, il XX secolo è pervaso dalla figura opposta, dall’idea del frammento. Nonostante sia in Italia che ha origine la città moderna, un lungo periodo di crisi e decadenza, che vede il centro dell’economia europea spostarsi dal bel paese verso i paesi nordici, impedisce che questa abbia modo di crescere e definirsi completamente.³ E’ così che “in alcune città italiane la città moderna neppure esiste: città medioevale e città contemporanea si accostano senza mediazioni”.⁴ E’ questo il caso di Castel Volturno, città contemporanea che è luogo della giustapposizione di soggetti, pratiche ed economie e della co-presenza di figure sociali, di funzioni e materiali urbani. Si tratta di una realtà emblematica della risposta italiana alla crisi urbana, improntata sulla logica individualistica del “ciascuno provveda a sé stesso”⁵, che, guidata dall’unico fine del profitto privato, perpetrato attraverso la svendite delle risorse del territorio, ha prodotto un tessuto urbano frammentato e monotono.
111
Bagnara RESIDENZIALE Tessuto organico - irregolare
Pescopagano
3.2.2 Fenomenologia di un territorio diffuso
Tessuto a macroisolati con distribuzione a pettine Tessuto lineare con RESIDENZIALE distribuzione a pettine Tessuto - irregolare Tessuto organico lineare con distribuzione a griglia con Tessuto a macroisolati distribuzione a pettine Tessuto diffuso
Destra Volturno Centro storico
Tessuto lineare con TURISTICOdistribuzione a pettine Tessuto lineare lineare con Fascia turistica distribuzione a griglia Tessuto diffuso PRODUTTIVO
Produttivo diffuso zootecnico TURISTICO Produttivo diffuso di servizio Fascia turistica lineare
Baia Verde
PRODUTTIVO Produttivo diffuso zootecnico Produttivo diffuso di servizio
Villaggio agricolo
Pinetamare Villaggio Coppola
Le dinamiche evolutive di questo territorio, in cui la spinta propulsiva all’espansione è stata determinata principalmente dallo sfruttamento dei suoli attraverso logiche speculative, hanno prodotto un tessuto urbano fortemente specializzato, in cui sono riconoscibili tre macrofunzioni principali: la residenza, il turismo, la produzione. L’occupazione del suolo risulta, quindi, avvenire secondo una logica generale di concentrazione degli agglomerati residenziali e delle strutture turistiche in una fascia parallela alla linea di costa e alla Via Domiziana, mentre le strutture produttive, artigianali e zootecniche, sono localizzate sia come elementi puntuali all’interno dell’urbanizzato sia in maniera diffusa nelle campagne. Eccezioni a questa rigida ripartizione funzionale sono il centro storico e il Villaggio Coppola, che, sebbene rappresentino due condizioni opposte tra loro (da un lato la città storica, abitata dai castellani, dall’altro l’emblema dell’invasione della costa), sono ad oggi le uniche polarità del territorio, in cui è possibile riscontrare una discreta offerta di attrezzature e servizi pubblici. Procedendo con un’analisi della macrofunzione residenziale, che struttura la “città lineare” tra la Via Domiziana e il mare e si relaziona agli elementi naturali e infrastrutturali del territorio assumendo differenti morfologie, sono state riscontrate cinque tipologie di tessuti insediativi.
Ischitella
0
1000
2000
4000
113 0
1000
2000
4000
Lago Patria
Tessuto irregolare - organico
Tessuto a macroisolati con distrubuzione a pettine
Tessuto irregolare - organico Il tessuto urbano del centro storico e della sua espansione, deve la sua conformazione irregolare all’adattamento all’ansa del fiume. Questo è composto da edifici a corte su due o tre livelli e da palazzine dello stesso ordine di grandezza, che formano isolati di diversa dimensione e giacitura, definendo un sistema di parti tra loro gerarchicamente riconoscibili.⁶ Tessuto a macroisolati con distribuzione a pettine A questa tipologia appartengono le grandi lottizzazioni di Baia Verde, Destra Volturno e parte di Bagnara. Queste sono distribuite su tutti i lati da strade pubbliche, sulle quali si innestano perpendicolarmente i viali privati. Tessuto lineare con distribuzione a pettine Sono stati identificati in questo modo gli insediamenti diffusi lungo la Via Domiziana o altri assi primari di distribuzione, caratterizzati da strade secondarie che si innestano sulle vie principali e terminano a cul-de-sac.
Tessuto lineare con distrubuzione a pettine
114
Tessuto lineare con distribuzione a griglia Questo tessuto è caratteristico delle lottizzazioni che presentano uno sviluppo lineare e una griglia distributiva capillare al loro interno. Si tratta, ad esempio, di Pescopagano, del Villaggio Coppola, di Ischitella, Lago Patria ed altri insediamenti diffusi lungo la Via Domiziana.
115
Tessuto lineare con distrubuzione a griglia
Tessuto diffuso
116
Tessuto diffuso E’ costituito dall’edificato che si distribuisce con andamento filiforme lungo i principali assi viari oppure da episodi isolati frammentati nel territorio rurale. Nonostante possa presentare una tessitura lievemente diversificata, la “città della gente”, che maggiormente informa il paesaggio urbano castellano ed è stata abusivamente costruita dagli anni ‘60 in poi, “è frattale ripetizione infinita del medesimo, semplice, modello strutturale”7, caratterizzato da una griglia di case isolate unifamiliari o bifamiliari fortemente introverse, in cui la rigidità della struttura morfologica è talvolta bilanciata dalla libertà architettonica e linguistica delle singole parti.8
117
3.2.3 La non-città INDICE DI SURPLUS DEGLI EDIFICI
A Castel Volturno le abitazioni vuote risultano essere più del 50% del patrimonio edilizio comunale.¹0 Un recente studio, finalizzato a quantificare attraverso degli indici la potenziale vulnerabilità, dovuta all’impronta antropica, delle zone costiere esposte a calamità naturali, allo scopo di identificare le aree maggiormente suscettibili a cambiamenti di uso del suolo, ha evidenziato le zone con alta densità di urbanizzazione, ma basso tasso di occupazione stabile degli edifici nella conurbazione di Castel Volturno e Mondragone. In questo modo, incrociando, attraverso una matrice, i dati della densità di urbanizzazione e di occupazione degli edifici, questa ricerca ha mostrato quali aree potrebbero essere riconvertite in ambienti naturali al fine della riduzione della vulnerabilità ambientale e favorire la resilienza e il benessere umano. L’Indice di surplus degli edifici, prodotto del calcolo matriciale, mostra come tutta la agglomerazione urbana alla destra del Volturno e l’area di Baia Verde siano le più idonee ad essere sottoposte a questa trasformazione, in quanto densamente urbanizzate, ma quasi del tutto disabitate.¹¹ 0,004-0,24 Capacità alta 28% del territorio 0,24-0,36 Capacità media 22% del territorio 0,36-1 Capacità bassa 50% del territorio
L’esistenza di vaste porzioni di territorio urbanizzate in stato di abbandono si lega alla massiccia presenza di immigrati a Castel Volturno. Se ufficialmente risultano esserci 4012 stranieri su una popolazione di 25923 residenti, il dato ufficioso, non precisamente quantificabile, parla di 15000
Fonte: Alberico I. et alii, The potential vulnerability indices as tool for natural risk reduction. The Volturno coastal plain case study, in Journal of Coastal Conservation, n. 21, 2017
118
119
STRANIERI A CASTEL VOLTURNO
INCIDENZA UFFICIALE
INCIDENZA REALE
77,1 %
15,5 %
“invisibili”. Si tratta principalmente di africani, provenienti da Nigeria e Ghana, che occupano diffusamente tutte quelle aree in cui ci sia disponibilità di affittare un’abitazione a prezzi bassissimi o la possibilità di occupare immobili fatiscenti. Destra Volturno e Pescopagano (nella municipalità di Mondragone) sono le zone con maggior concentrazione di immigrati, che altrimenti risiedono negli agglomerati diffusi lungo la Via Domiziana.¹²
PRINCIPALI NAZIONALITÀ Ghanesi 22,7 % Ucraini 8,1 % Polacchi 6,5 % Rumeni 4,9 %
Nigeriani 29,6 % altro 28,2 %
120
121
3.3 SOTTO I RIFLETTORI 3.3.1 Lo sguardo del cinema e della stampa Descrivere la realtà della città informale contemporanea, soprattutto in un caso emblematico come quello studiato, appare complesso e poco efficace secondo le modalità canoniche dell’urbanistica e della sociologia urbana e negli ultimi anni sono stati, piuttosto, il cinema, la fotografia e le arti visive e musicali che sono riusciti a coglierne maggiormente “i connotati visivi, tattili e sonori più pervasivi”, “le pratiche sociali che l’investono” e “la temporalità”.¹³ Teatro di “musicarelli” tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80 e di situazioni distopiche ai limiti della marginalità sociale e culturale ai giorni nostri, Castel Volturno ha ospitato numerosi e variegati set cinematografici. Registi come Garrone e De Angelis ne hanno fatto uno scenario ricorrente in molte delle loro pellicole, perchè qui è tutto vero, il degrado ambientale e sociale e la criminalità sono palpabili, non necessitano di essere riprodotti.
123
Videografia Fizzarotti E. M., Stasera mi butto, film, 1967 Fizzarotti E. M., Chimera, film, 1968 Abitare per vivere, Coppola Pinetamare, video promozionale, 1969 Fizzarotti E. M., Venga a fare il soldato da noi, film, 1971 Grassia N., L’ave maria, film, 1982 Grassia N., Lo studente, film, 1982 Grassia N., Il motorino, film, 1984 Grassia N., Il cantante e il campione, film, 1984 Sorrentino P., L’uomo in più, film, 2001 Grassia N., Come sinfonia, film, 2002 Garrone M., L’Imbalsamatore, film, 2002 Piperno G., L’esplosione, film, 2003 Garrone M., Gomorra, film, 2008 Risi M., Fortapàsc, film, 2009 Gagliardi G., Tatanka, film, 2011 Lombardi G., La-bàs - Educazione criminale, film, 2011 Parenti N., Colpi di fortuna, film, 2013 Montesarchio R., Ritratti abusivi, documentario, 2013 Staglianò R., Tra la Domiziana e il West, webdocumentario, 2014 De Angelis E., Indivisibili, film, 2016 Giordana M. T., Due soldati, film, 2017 D’Angelo T., Falchi, film, 2017 Cavallo V., Connection House, webseries, 2017 Lettieri F., Gaiola portafortuna, videoclip, 2017 Garrone M., Dogman, film, 2018
125
A CASTEL VOLTURNO SI VIVE COME SOPRA UNA POLVERIERA De Angelis E., Il vizio della speranza, 2018 Nemmeno la stampa può restare indifferente di fronte alle realtà agghiaccianti che contraddistinguono Castel Volturno: la mafia nigeriana, la camorra, la prostituzione, l’immigrazione clandestina, la droga, gli edifici distrutti dal mare, quelli occupati abusivamente, l’immondizia, la corruzione istituzionale, il degrado ambientale sono ciclicamente riportati all’attenzione dalle testate giornalistiche. Destra Volturno e il Villaggio Coppola sono i nomi che più frequentemente risaltano, sono i carcinomi più evidenti di una realtà malata.
Angelo Mastrandea, 2017 Foto di Mauro Pagnano
127
3.3.2 Destra Volturno Destra Volturno è, probabilmente, l’insediamento urbano maggiormente critico e compromesso del territorio castellano. Si trova in posizione piuttosto isolata, iscritta tra il Volturno e il canale Lavapiatti da sud a nord e tra la Via Domiziana e la costa da est a ovest. L’area presenta forti elementi di criticità ambientale, dall’alto rischio idrogeologico, all’elevata erosione costiera e la subsidenza, a cui si sommano problematiche sociali legate alla rilevante presenza di immigrati. Come raccontano i giornali, questo è il “quartier generale” della mafia nigeriana. Il tessuto urbano è residenziale monofunzionale, del tutto privo di servizi e attrezzature di alcun tipo, spazi collettivi e trasporti pubblici. Il sistema insediativo si basa su una maglia regolare di strade a pettine che corrono trasversalmente verso il mare, ortogonali alla linea di costa, e si attestano sugli assi longitudinali principali di Viale Gramsci e Viale Brunelleschi. Il tessuto edilizio è particolarmente denso tra il tratto terminale della foce del fiume e la costa e va progressivamente diradandosi verso il Viadotto delle Bagnane, all’incrocio tra la Via Domiziana e il canale scolmatore. La giacitura, sempre perpendicolare alla linea costa e alla Via Domiziana, ruota e diventa perpendicolare alla sponda del fiume, seguendo il Viale Dora Baltea. E’ fortemente omogeneo e composto prevalentemente da villette mono o bifamiliari, ognuna con giardino pertinenziale, di uno, due o, talvolta, tre piani fuori terra, disposte su lotti regolari paralleli alle strade
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Via Antonio Gramsci
Via Domiziana
Viale Fiume Basento
CENTRO STORICO
FIUME VOLTURNO Principali assi pubblici del quartiere
Viali privati
Aree dove si attestano piccole attività commerciali di beni alimentari e bar
DENSITÀ DI UTILIZZO DEGLI EDIFICI Indice di densità di occupazione degli edifici per distretti amministrativi di censimento 20% degli edifici risultano occupati
secondarie che li servono e recintate da muri in cemento o grate in ferro. Solo il 15% degli edifici risulta come prima casa, per il resto, all’80% si tratta di seconde case, molto spesso affittate in nero, e al 5% di occupazioni abusive. Gli immobili (o quello che ne resta) possono essere classificati in questo modo: macerie: resti di case o stabilimenti balneari crollati ed erosi dal vento o dalle onde del mare; ruderi: edifici abbandonati, parzialmente crollati, ricoperti di vegetazione ed erosi dagli agenti atmosferici e dalla salsedine, ci cui sono stati saccheggiati finiture, infissi, arredi, cancellate e parapetti; manufatti incompiuti: edifici inconclusi, di cui è visibile la struttura di travi, pilastri e ferri d’attesa; edifici abbandonati: manufatti abbandonati e occupati dagli immigrati o a loro affittati spesso in nero, caratterizzati da un alto indice di affollamento. seconde case: case vacanza che si ripopolano nei periodi estivi con l’arrivo dei villeggianti; attività commerciali: piccoli punti vendita di beni alimentari, situati solitamente sui due assi di distribuzione dell’area.
40% degli edifici risultano occupati
UTILIZZO DEGLI EDIFCI 80% Seconde case (spesso affitatte in nero) 15% Prime case 5% Case occupate abusivamente
Per quanto riguarda il sistema stradale, Viale Gramsci è dotato di percorsi pedonali e ciclabili, tuttavia discontinui, mentre per il resto la rete viaria è scadente, talvolta con tratti sterrati, e priva di spazi per la mobilità dolce. Molto frequentemente gli accessi alle strade secondarie,
Fonte: Fucile R., Di Figlia L., Molteplici realtà: illegalità diffusa e risorse latenti a Castel Volturno, in Atti XIX Conferenza Nazionale SIU di Catania, Planum Publisher, 2017
130
131
metti foto destra volturno
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nonostante siano pubbliche, sono segnati da sbarre o cancelli, introdotti nel tempo come a delimitare dei “condomini privati”, rendendo per lunghi tratti impossibile l’attraversamento trasversale dell’area. All’interno del tessuto edilizio vi è una presenza diffusa di aree libere, spazi aperti o recintati incolti, privi di funzioni, e residui agricoli, che in maniera casuale e sconnessa si inseriscono nella densa maglia insediativa. L’area è caratterizzata dall’introversione, per la quasi totale assenza di relazioni formali e percettive tra le villette e gli spazi aperti e tra l’intero insediamento e il mare.¹4
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3.3.3 Il Villaggio Coppola Il Villaggio Coppola si sviluppa linearmente in una vasta area tra il demanio marittimo e il demanio forestale, a sud dei Regi Lagni, occupando un’area che doveva ospitare dune litoranee, macchia mediterranea e pineta.¹5 La sua storia comincia alla fine degli anni ‘50, quando sulle spiagge castellane cominciano a installarsi i primi chioschi e con questi i primi villeggianti napoletani. Il primo segno dell’entità del processo che si era messo in moto arriva con i Coppola, piccoli commercianti di Casal di Principe, che, alla fine degli anni ‘60, sbancano un enorme pezzo di terra, in parte acquistato e in parte da loro occupato, tra la costa e la Foce Vecchia dei Regi Lagni e in circa un decennio mettono in piedi la loro città “fatta non solo a misura dell’uomo, ma a misura delle condizioni ideali di vita per l’uomo”¹6. Dall’essere l’Eldorado del turismo, il suo declino comincia dopo il trasferimento degli sfollati delle calamità naturali che colpirono la Campania negli anni ‘80 e dopo che gli americani, che abitavano il Parco Saraceno e che lavoravano alla Base Nato di Agnano, andarono via lasciando spazio a occupatori abusivi casertani, napoletani e poi anche stranieri. Dopo numerose vicende legali, che videro i Coppola avere la meglio grazie alla loro collusione con l’apparato politico, nel 2003 termina la demolizione delle 8 torri che sorgevano sulla Darsena di San Bartolomeo e viene stipulato l’Accordo di Programma tra Regione Campania, Provincia di Caserta, Comune di Castel Volturno, Comune di Villa
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Literno, Consorzio Rinascita e Fontana Bleu S.p.A. per la riqualificazione della località Pinetamare e la realizzazione di un porto turistico.¹7
Condominio Villa Att. scolastiche Att. religiose Servizi Att. commerciali Att. balneari Edifici dismessi
L’ingresso al Villaggio avviene dalla Via Domiziana, tramite un nodo infrastrutturale a quadrifoglio. Questo è contrassegnato tutt’oggi da una segnaletica tipica degli insediamenti turistici, nonostante abbia perso questa connotazione. Il tessuto urbano è caratterizzato da una discreta diversificazione funzionale, dove le residenze si affiancano a strutture religiose e scolastiche, servizi di vario tipo e attività commerciali. Il sistema insediativo nella parte vicino alla darsena è costituito da un reticolo irregolare di strade che terminano a cul-de-sac in quel che resta della pineta, mentre nella restante parte si sviluppa linearmente, con andamento lievemente irregolare, tra la Via del Mare e il Viale delle Acacie. Il tessuto edilizio è molto denso e variegato, composto da villette monofamiliari e palazzine di due tipologie (nei pressi della darsena alte fino a 10 piani e con piano terra ad uso misto e sul lungomare più ampie, alte 5 piani e introverse rispetto alla strada) nonché edifici pubblici di dimensioni maggiori come le scuole e la Parrocchia di Santa Maria del Mare. Si distaccano dal contesto l’IMAT (Italian Maritime Academy
Fonte: Casoria G., Riccio V., Tieri R., Realtà territoriali non standard. Il caso di Villaggio Coppola, Castel Volturno, Dipartimento di Architettura, Università Federico II, Napoli, a.a. 2017/2018
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Technologies) e il Parco Saraceno. Il primo è un ex-albergo di 6 piani che oggi ospita un centro di formazione per marittimi tra i più importanti in europa. Il Parco Saraceno, invece, è complesso residenziale, composto da ventiquattro palazzine, unite da una grande basamento alto un piano, sei “torri saracene” e un albergo, costruito negli anni ‘70 per ospitare i militari della marina americana. Occupato illegalmente fino al 2018, è stato sgomberato per permetterne la demolizione, come previsto dal progetto del porto Marina di Pinetamare, al momento in corso di realizzazione. Il porto, previsto dall’Accordo di Programma siglato nel 2003 e incluso dalla programmazione regionale nel Progetto Integrato “Portualità Turistica”, sorgerà in loco della Darsena San Bartolomeo. Occuperà un’area di circa 750000 mq e ospiterà 1200 posti barca, tra cui natanti di lunghezza compresa tra i 15 e i 25 m ed anche megayacht, aree per il soggiorno dei diportisti, attrezzature e servizi commerciali e di accoglienza turistico-ricettiva.¹8
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NOTE 1 Zanfi F., Città latenti. Un progetto per l’Italia abusiva, p. 150 - 158, Bruno
di Catania, Planum Publisher, 2017
Mondadori, Milano, 2008
15 Multari G., Realtà territoriali non-standard: forma del paesaggio e
2 Luise M., Dal fiume al mare. Un lungo viaggio tra gli spaesati di Castel
forma della città, in Urbanform and Design, n. 07/08, 2017
Volturno, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2001
16 Abitare per vivere (video promozionale), Coppola Pinetamare, 1969
3 Secchi B., Città moderna, città contemporanea e loro futuri in I futuri della
17 Erbani F., La città degli abusi: il Villaggio Coppola, in L’Italia maltrattata,
città. Testi a confronto, FrancoAngeli, Milano, 1999
Editori Laterza, Bari, 2003
4 Secchi B., Op. cit., p. 50
18 Comune di Castel Volturno, Op. cit.
5 Secchi B., Op. cit. 6 Lettieri D., Architettura e “città diffusa”. Castelvolturno e la fascia domizia, Liguore Editore Napoli, 2008 7 Koolhaas R., La città generica, in Junkspace, Quodlibet, 2006, p. 34 8 Lettieri D., Op. cit. 9 D’Ascenzo F., Disfunzioni migratorie e territorio: gli africani di Castel Volturno, in Petrarca V. (a cura di), Migranti africani di Castel Volturno, Meridione, Sud e Nord del mondo, XVI, n. 3, Edizioni scientifiche italiane, 2016 10 Comune di Castel Volturno, Preliminare di PUC, Proiezioni urbanisticoterritoriali, 2017 11 Alberico I., Iavarone R., Angrisani A. C. Castiello A., Incarnato R., Barra R., The potential vulnerability indices as tool for natural risk reduction. The Volturno coastal plain case study, in Journal of Coastal Conservation, n. 21, 2017 12 D’Ascenzo F., Op. cit. 13 Secchi B., Prima lezione di urbanistica, Edizioni Laterza, Bari, 2000, p. 77 14 Miano M., La marginalità socio-spaziale di gruppo di popolazioni migranti. Il caso di Castel Volturno, in Atti XIX Conferenza Nazionale SIU
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GEOGRAFIA DEL VUOTO
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4.1 IL SIGNIFICATO DEL VUOTO 4.1.1 Alcune definizioni Per definizione, il vuoto è ciò che è “privo di contenuto, che non contiene nulla, che non ha nulla dentro di sé (...); che non contiene ciò che dovrebbe o potrebbe contenere”¹ e si determina per contrapposizione rispetto a ciò che invece è pieno. Il vuoto può intendersi, quindi, come tutto ciò che non è costruito, che non è stato in alcun modo progettato, che è rimasto intatto. Ma può essere anche il risultato di un’azione che ne modifica le caratteristiche, mantenendo però il suo status di cavità. La trasformazione del vuoto, dal punto di vista del progetto della città e del paesaggio, può dare adito a due configurazioni: il vuoto come spazio aperto o il vuoto come assenza. Il vuoto come spazio aperto vuole indicare tutte quelle situazioni in cui il vuoto è il risultato di un’azione che modifichi volontariamente la sua configurazione originaria. E’, dunque, progettato e connotato di una funzione, caratteristiche che gli attribuiscono una “pienezza di senso”². Il progetto del vuoto può interessare il paesaggio nella sua totalità. Ad esempio, per quanto riguarda la dimensione urbana, Camillo Sitte indicava il vuoto come punto di partenza del progetto della città tradizionale, in cui lo spazio aperto struttura le relazioni tra gli elementi che lo circondano.³ L’archetipo di questa condizione è la piazza italiana, elemento fortemente caratterizzante la morfologia urbana e identitario.
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4.1.2 Riflessioni sul caso di Castel Volturno Per quanto riguarda il territorio aperto, il progetto è costituito dalla partizione agraria e da tutte quelle opere spesso “invisibili” che lo disegnano e che sono il frutto dell’azione umana. Il vuoto come assenza è il prodotto di un processo incongruo e, talvolta, senza regole e si genera come risultato non intenzionale o è l’esito di una dismissione, dell’abbandono dell’attività che all’origine lo rendeva pieno. Quest’ultima condizione è peculiare della città contemporanea, in cui vengono meno i codici spaziali che avevano precedentemente prodotto il paesaggio urbano, definito attraverso il rapporto ricorrente e misurato fra edificato e spazio aperto, e si assiste alla ridefinizione del rapporto fra pieni e vuoti4. Nella fisionomia urbana contemporanea, il vuoto, inteso come assenza, diviene pervasivo e caratterizzante ampie porzioni urbane, in cui “il sistema di distanze che articola gli insediamenti non è mai casuale, al contrario degli spazi tra essi, ma risponde esclusivamente ad esigenze pratiche di localizzazione di attività, di preferenze di accesso, di distanza dal mare, da un’autostrada o dall’edificio vicino. Un sistema di distanze relative si sostituisce, dunque, all’idea di spazio aperto quale vuoto strutturante la morfologia urbana”.5
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Castel Volturno, in questo senso, è come “una Reverse city, una città inversa, che ha al proprio centro il vuoto e non il pieno, che si struttura a partire dai grandi spazi aperti ed assume i grandi scenari naturali come proprio sfondo e 6 prolungamento”. Punto di partenza di quest’analisi è stato il concetto di area negata, espresso dal PTCP di Caserta, che fa riferimento alla definizione di Terzo paesaggio data da Gilles Clément per indicare un “paesaggio residuo, conseguenza delle logiche dell’intervento umano: la “razionalità” delle coltivazioni agricole, le infrastrutture, le aree urbane. Si tratta di aree temporaneamente abbandonate o trascurate perché 7 ritenute per un certo periodo non strategiche”. In seguito, l’oggetto dello studio è stato esteso al paesaggio non edificato nel suo complesso, che è stato esaminato prendendo ad esempio una porzione di territorio, di cui è stata descritta ogni area idonea allo scopo. Questo ha permesso di stilare una prima classificazione, verificata attraverso il confronto con l’intero territorio studiato, che ha portato a definire in maniera più precisa l’obiettivo dell’analisi. Si è deciso di focalizzarsi su tutte quelle aree cave che avessero in comune una caratteristica: essere il risultato, positivo o negativo, intenzionale o meno, di una trasformazione. E’ stata quindi strutturata una tassonomia definitiva, tramite cui si è cercato di definire una geografia di questi vuoti, che in maniera differente costituiscono il territorio e ne definiscono i rapporti tra le singole parti, localizzandoli e descrivendone le caratteristiche.
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4.2 TASSONOMIA DEL VUOTO 4.2.1 Il vuoto progettato Questo tipo di spazi fanno riferimento alla definizione che si è precedentemente data di vuoto come spazio aperto. In questa categoria sono state incluse quelle aree cave presenti sul territorio castellano, che sono il risultato volontario di un’azione progettuale. Piazza Annunziata E’ il luogo più identitario per la parte della cittadinanza castellana di origine. E’ la piazza del centro storico, in cui è fortemente evidente la relazione che la città originariamente aveva con il fiume. E’ stata teatro di eventi importanti per la storia del paese ed è un luogo simbolico di rappresentanza, su cui affacciano il Municipio e la Chiesa dell’Annunziata, una delle principali architetture religiose. Aree coltivate Costituiscono il paesaggio agricolo, che si estende oltre l’urbanizzato alla destra della Domiziana. Anche in questa fascia periurbana vi sono appezzamenti coltivati che si alternano all’edificato, come una sorta di filtro in cui le due dimensioni sono compresenti. Altre aree coltivate di dimensioni minori si trovano nell’urbanizzato, soprattutto nella zona di Bagnara, nella fascia tra il Viale Brunelleschi e l’arenile, che un tempo era completamente vocata alla coltivazione delle vite.
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Parcheggi Sono ben poche le aree progettate propriamente per ricoprire questa funzione. Generalmente vengono utilizzati come parcheggi aree generiche vuote all’interno dell’urbanizzato oppure, nella maggior parte dei casi, gli edifici che affacciano sulla Domiziana sono arretrati rispetto al filo stradale e presentano uno spazio antistante che funge da parcheggio. Golf Club “I campi da golf sono tutto ciò che rimane dell’alterità”8: a Castel Volturno ci sono due Golf Club. Uno di questi, il VolturnoGolf, è uno dei più grandi del Sud Italia, con 18 buche. Nella stessa struttura che lo ospita, il Golden Tulip Resort, ha sede l’SSC Napoli Training Center.
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4.2.2 Il vuoto come margine Si tratta di aree che rientrano nella categoria definita vuoto come assenza. Sono vuoti residuali, nel senso di prodotti involontari, non previsti, del massiccio processo di cementificazione del territorio. Aree naturali, spesso in condizioni di degrado, che vanno a creare una frammentata cintura periurbana. Arenile - urbanizzato E’ una tipologia di margine caratteristica della zona di Bagnara, costituita da aree precedentemente coltivate a vite. Queste attualmente sono frammentate dall’urbanizzato e da aree ancora coltivate e si presentano come l’esito di un processo di abbandono, causato dalla fine di un’attività. Lineare Sono aree che si estendono linearmente tra l’edificato e una barriera, che può essere costituita da un’infrastruttura o un canale. Sono un residuo nel senso di risultato non intenzionale dell’urbanizzazione incongrua del territorio. Barriera lineare - urbanizzato Aree dai confini definiti dalla trama dell’edificato e della barriera (infrastruttura o canale), che li racchiudono. Anche in questo caso sono il risultato della crescita sregolata del territorio e della sparizione della distinzione tra urbano e rurale o infrastrutturale.
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Urbanizzato - territorio rurale Questo tipo di aree ha dimensioni variabili e confini poco definibili. Si trovano nella fascia di transizione tra la Domiziana e il territorio rurale, allâ&#x20AC;&#x2122;interno della quale sono distribuiti in maniera frammentata ma diffusa, alternati da edificato e campi agricoli.
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4.2.3 Il vuoto come incompiuto Il vuoto come assenza può essere anche prodotto da un processo che non sembra portato completamente a compimento. Le aree che sono il risultato di questa condizione sono localizzate in maniera diffusa all’interno dell’urbanizzato e la loro distribuzione misura il gradiente di porosità dei diversi insediamenti. Tasselli Sono aree di dimensioni variabili, ma generalmente ridotte, localizzate all’interno dell’edificato. Generalmente presentano un recinto, costituito da una muretto o da una rete, che ne dichiara la proprietà privata. Si tratta di tasselli incompiuti della serrata griglia insediativa, scarti della logica individualistica di occupazione del suolo. Sono caratterizzate da vegetazione incolta e, talvolta, accumuli di rifiuti. Intersizi Queste aree hanno un’estensione maggiore rispetto ai tasselli e, nella maggior parte dei casi, non sono recintate. Si configurano come delle interruzioni tra porzioni di edificato e possono essere viste come isole della condizione precedente all’urbanizzazione, come nel caso dei frammenti di pineta. Possono contenere accumuli di rifiuti.
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Incompiuto/abbandonato Si tratta, in questo caso, di vuoti di significato, un significato che non è mai stato raggiunto, perché la trasformazione non è stata portata a termine, oppure è andato perduto, in seguito alla dismissione della funzione che gli edifici ospitavano. Sono molto spesso occupati da immigrati e altre persone in condizioni di marginalità sociale. Nodi infrastrutturali Sono quelle aree circoscritte dalle infrastrutture e da queste rese residuali. Presentano generalmente uno stato di degrado, talvolta accompagnato dalla presenza di rifiuti in abbandono.9
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NOTE 1 Si veda http://www.treccani.it/vocabolario/vuoto/ 2 Iacomoni A., Topografie delle spazio comune, FrancoAngeli, Milano, 2015, p. 73 3 Iacomoni A., Op. cit. 4 Di Giovanni A., Vuoti urbani come risorsa per il progetto dello spazio pubblico contemporaneo, in Planum. The Journal of Urbanism no. 37, vol. II, 2018 5 Lettieri D., Architettura e “città diffusa”. Castelvolturno e la fascia domizia, Liguore Editore Napoli, 2008, p. 79 6 Secchi B., Città moderna, città contemporanea e loro futuri in I futuri della città. Testi a confronto, FrancoAngeli, Milano, 1999, p. 60 7 Provincia di Caserta, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Relazione, 2012 p. 222 8 Koolhaas R., La città generica, in Junkspace, Quodlibet, 2006, p. 34 9 Provincia di Caserta, Op. cit.
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LEARNING FROM DOMIZIANA
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5.1 L’ACCESSIBILITÀ TERRITORIALE 5.1.1 Il sistema della mobilità Il territorio esaminato è dotato esclusivamente di infrastrutture viarie. Gli assi principali di distribuzione sono la SS quater Via Domiziana, la SS 7 BIS DIR, e la SP 303 Via Domiziana. Mentre per le prime due si tratta di strade extraurbane principali, che collegano rispettivamente Pozzuoli e Sessa Aurunca, lungo la costa, e Castel Volturno con il Vallo di Lauro, nell’avellinese; la SP 303 è una strada extraurbana secondaria e parte da Pozzuoli, attraversa il Lido di Licola e l’insediamento lineare di Castel Volturno, per poi confluire nella SS7 quater al confine con la municipalità di Mondragone. Gli assi di distribuzione secondari sono le altre strade extraurbane secondarie, strade statali che, staccandosi dalla SP 303, collegano il territorio alle municipalità circostanti. Il sistema della viabilità locale è articolato in modo che ogni insediamento sia servito da una strada pubblica (strade locali primarie) di collegamento con la SP 303 Via Domiziana, mentre ognuno di essi al proprio interno è servito da strade private (strade locali secondarie), alcune rese tali dai propri residenti, che distribuiscono i singoli lotti. Infine vi sono le strade di accesso al litorale, che dalla SP 303 portano agli stabilimenti balneari. La SP 303 Via Domiziana è inclusa dalla Regione nell’itinerario della Ciclovia del Sole, parte del progetto CYRONMED (Cycle Route of the Mediterranean) di respiro europeo.¹
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Assi secondari di distribuzione Strade locali primarie
SESSA AURUNCA
VIALE BUONARROTI
Strade locali secondarie Strade di accesso al litorale
VIALE GRAMSCI VIA NUOVA
Assi principali di distribuzione
Fiume Volturno
VIA GRIBALDI
Assi secondari di distribuzione
SP333
CAPUA
Strade locali primarie Strade locali secondarie SP261
Strade di accesso al litorale VIALE LENIN
SS7quater VIA DOMIZIANA
SS7 BIS DIR Regi Lagni SP101
Per quanto riguarda i sistemi di trasporto collettivo, le linee automobilistiche che servono il territorio sono la M1B e la M1RB, che collegano Mondragone a Napoli, la MN1C, che collega Mondragone a Pozzuoli, e la T51, che collega Aversa alla località Pinetamare di Castel Volturno, e sono tutte della Compagnia di Trasporti Pubblici di Napoli (CTP). Ad eccezione dell’ultima, tutte le altre linee attraversano la SP 303 Via Domiziana. Il collegamento ferroviario più vicino è quello con la stazione di Cancello ed Arnone, distante circa 8 minuti dal centro storico. A Grazzanise, a circa 12 minuti di distanza dal centro storico, vi è un aeroporto militare, per il quale la pianificazione regionale prevede la conversione in aeroporto civile. Il futuro porto turistico, in corso di realizzazione nella località Pinetamare, fungerà anche da trasporto pubblico costiero, diventando parte del sistema dell’intermodalità costiera della Campania.²
VILLA LITERNO VIA DEGLI OLEANDRI VIA DELLE ACACIE
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SP131
SP303 VIA DOMIZIANA
VILLA LITERNO
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5.1.2 Criticità Le problematiche del sistema della mobilità territoriale derivano dall’inefficienza e spesso l’inesistenza delle infrastrutture. Dal punto di vista della viabilità, la SP 303 Via Domiziana, che attraversa trasversalmente l’intero insediamento castellano, presenta ancora la strutturazione di una strada extraurbana principale, con due carreggiate da due corsie l’una separate da uno spartitraffico, nonostante sia da tempo stata declassata a strada extraurbana secondaria. Inoltre, lungo questa e, in generale, in tutto il territorio, non vi sono parcheggi pubblici, eccezione fatta per quello del centro commerciale Giolì.
è soggetto frequentemente a disservizi, dai ritardi alla soppressione delle linee per la mancata manutenzione dei mezzi.³ Nonostante la vasta estensione dell’agglomerazione urbana, non esiste alcun sistema di trasporto pubblico locale che colleghi in maniera capillare i diversi insediamenti.
Le infrastrutture per la mobilità dolce sono piuttosto carenti, o perché assenti o perché necessiterebbero di manutenzione. Escluse la Via Domiziana e la rete locale principale, le altre strade pubbliche sono molto spesso prive di marciapiede. Le piste ciclabili sono presenti solo in località Bagnara, lungo il Viale Buonarroti, e in un tratto della Via Domiziana, che va dai Regi Lagni e che costeggia la zona Pinetamare, nonostante sia una strada molto percorsa dai ciclisti, essendo inclusa nell’itinerario della Ciclovia del Sole. Il sistema di trasporto pubblico che serve il territorio, senza il quale l’area domizia sarebbe collegata a quella flegrea e napoletana solo attraverso il trasporto individuale,
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5.2 LA VIA DOMIZIANA 5.2.1 Una “strada-mercato” Dal 95 d.C. la via voluta dall’imperatore romano Domiziano attraversa la costa domizia. All’origine, si configurava come un elemento di disegno del paesaggio, capace di declinare la funzione di collegamento su vasta scala in un più ampio progetto di riorganizzazione del territorio.4 Oggi, la SP 303 Via Domiziana è matrice formale e ossatura portante del sistema entropico di enclaves residenziali alternate ad edificato diffuso nelle campagne, che caratterizza questo litorale. Il sistema raggiunge il punto di saturazione in corrispondenza dell’agglomerazione di Castel Volturno, che, come un “nastro”, si sviluppa lungo la strada. Percorrendola, si viene a conoscenza delle differenti situazioni urbane che compongono l’insediamento castellano, di cui “fissa i tratti distintivi e i caratteri peculiari in un’immagine sintetica restituita dalla percezione in velocità”.5 Similmente ad altri territori dispersi della penisola, ad esempio la “città lineare” lungo la Statale 16 Adriatica, l’infrastruttura acquisisce il ruolo dicotomico di asse viario a scorrimento veloce e, contestualmente, di strada dai caratteri più propriamente urbani. Si configura, quindi, come una “strada mercato”, in cui piccole imprese produttive e commerciali, negozi specializzati, insegne pubblicitarie ed edifici residenziali si susseguono vicendevolmente, replicando la dimensione funzionale e sociale della città “compatta”, privata, però, delle sue componenti morfologiche
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e relazionali e caratterizzandosi per la prevalenza di attrezzature e servizi privati a scapito dell’offerta di quelli pubblici, piuttosto carente.6 E’ un “ordine difficile”7 quello che struttura gli spazi lungo la Domiziana e allo stesso tempo inclusivo a tutti i livelli, dalla eterogeneità di destinazioni d’uso, di media pubblicitari, di fruitori, che spezza la generale introversione e monotematicità degli insediamenti dietro le quinte della strada. E’ difficile da comprendere, come, d’altronde, per tutto ciò che riguarda questo territorio, in che modo situazioni così differenti possano convivere e intrecciarsi, lasciando spazio le une alle altre. La vivacità della strada, per il tipo di attività che ospita, per il traffico, più o meno intenso a seconda delle ore e dei giorni della settimana, ma che costantemente la occupa, si associa al suo generale aspetto “dissonante e sciatto”8, per le condizioni e la qualità degli edifici e la presenza di relitti in abbandono o costantemente “in vendita”, quasi fosse uno scenario congelato. Questa eterogeneità si trasmette anche nell’uso che si fa della strada, nei suoi fruitori e nelle modalità di percorrerla: se, da un lato, a frequentarla sono lavoratori o studenti pendolari, locali o migranti regolari, cicloturisti o turisti balneari, che costituiscono la componente “legittima” del movimento di persone lungo la Domiziana, dall’altro, la
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dimensione dellâ&#x20AC;&#x2122;illecito si palesa in diverse forme. I migranti irregolari, che si nascondono negli interni apparentemente senza vita degli edifici abbandonati, i clienti dello spaccio di droga e della prostituzione, le stesse donne coinvolte in questi traffici illeciti, i kalifoo ground, ovvero rotonde utilizzate come punti di smistamento per migranti in cerca di lavori occasionali, il sistema di trasporto illegale dei â&#x20AC;&#x153;One Euroâ&#x20AC;?9, costituito da decine di piccoli pullman, gestiti prevalentemente da immigrati africani, per sopperire ai disservizi di quello legale, ne sono degli esempi.10
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5.2.2 Metodologia d’analisi Nell’analizzare questa infrastruttura, una canonica analisi delle destinazioni d’uso non avrebbe permesso di mostrarne debitamente la singolarità del caso e non avrebbe reso possibile apprezzarne la forma fisica. L’obiettivo era quello di costruire una fenomenologia della Domiziana e, allo scopo, si è seguito il metodo messo a punto da Venturi, Scott Brown e Izenour nella descrizione e nell’analisi della Strip di Las Vegas, il più emblematico esempio di “strada nastro” commerciale in un territorio diffuso, ed esaminare la Via Domiziana tramite un approccio “avalutativo e privo di 11 pregiudizi” , che, attraverso l’osservazione sul campo, fosse mirato a restituirne e renderne fruibile la consistenza fisica e le caratteristiche peculiari.
La realizzazione di mappe tematiche e sezioni, che evidenziassero la relazione formale tra la strada e il tessuto urbano e il territorio non urbanizzato e la dimensione pubblica e quella privata, a una scala più ampia, e di prospetti 12 fotografici “à la Ruscha” , che invece mostrassero, ad una distanza ravvicinata, i tratti distintivi della strada, è stato il prodotto finale di questo processo.
Percorrere la Domiziana con modalità e velocità differenti ci ha permesso di farne esperienza da più punti di vista e di coglierne il duplice aspetto di asse viario di collegamento e strada urbana. L’osservazione dall’automobile, inizialmente, ci ha dato modo di comprendere l’estensione e le reali distanze che intercorrono tra le situazioni urbane che si svolgono lungo il suo corso, solo immaginabili attraverso una visione zenitale, ma non effettivamente “tangibili”. In una fase successiva, camminare sulla strada e quindi farne un’esperienza più lenta, ci ha, invece, consentito di intuirne i caratteri distintivi e di selezionare delle parti, che avrebbero potuto sintetizzarli efficacemente.
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5.2.3 Lo spazio della Domiziana Cinque sono le parti che si è deciso di approfondire per mostrare lo spazio della Domiziana, uno spazio, come già detto, estremamente eterogeneo, per la diversificazione funzionale, per le modalità di fruizione, perché multietnico. Del tratto analizzato, che va dal centro storico alla località di Ischitella, sono stati presi in esame i due antipodi, la zona del Pineta Grande Hospital e altri due punti, uno in prossimità dei Regi Lagni e l’altro in corrispondenza della Riserva che tutela la pineta. Un dato che è stato possibile rilevare in maniera trasversale è la costante corrispondenza tra spazio pubblico e asfalto, e, conseguentemente, tra spazio pubblico e strada (l’unica eccezione si ha nel centro storico), evidenziando il ruolo primario che riveste l’automobile nel fare esperienza della Domiziana. Carotaggio 1 In questo punto la Domiziana diviene sopraelevata per attraversare il fiume Volturno e si configura come un margine, che separa il nucleo originario della città dalla sua espansione più prossima, com’è evidente dai prospetti fotografici. Il tessuto urbano è piuttosto compatto nel tratto superiore del carotaggio e va man mano rarefacendosi in quello terminale, al limite della zona propriamente corrispondente al centro storico e la località di Scatozza. Le aree asfaltate mostrano il sistema di distribuzione delle due parti separate dalla Domiziana e come queste siano tra loro
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CAROTAGGIO 1
CAROTAGGI0 2
collegate tramite tre sottopassaggi. Si rileva, inoltre, come gli unici spazi pubblici alternativi alla strada siano le due piazze che affacciano sul fiume e i parcheggi dei tre edifici rivolti verso la strada nella parte terminale del carotaggio. Carotaggio 2 L’area in questione comprende parte dell’abitato di Baia Verde e dell’edificato filiforme diffuso lungo la Domiziana, dietro il quale si estende il territorio rurale. Comincia a rilevarsi un discreto diradamento dell’edificato e una maggior concentrazione di quella tipologia di vuoti urbani che si configurano come tasselli incompiuti della griglia insediativa, rispetto al tratto precedentemente analizzato. Spicca in questo tessuto minuto di edifici residenziali e piccoli servizi commerciali la grande dimensione del Pineta Grande Hospital. Lo spazio pubblico, qui, è tutto nella strada, i cui contorni si fanno frastagliati a causa degli spazi, adibiti informalmente a parcheggio, antistanti i servizi commerciali che vi si affacciano. Le fotografie mostrano come lungo la Domiziana coesistano “megastrutture”, piccoli esercizi commerciali, caseifici, bar, edifici residenziali ed incompiuti. Carotaggio 3 Questo tratto è localizzato in prossimità dei Regi Lagni, caratterizzato da un’urbanizzazione lineare diffusa lungo la Domiziana. La porzione alla destra della strada si configura più compatta, stretta tra questa e la pineta, mentre la porzione a
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CAROTAGGIO 3
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sinistra è maggiormente frammentata ed incongrua. Anche qui lo spazio pubblico è costituito dagli slarghi che cadenzano l’andamento rettilineo dell’infrastruttura. La sezione rileva un tessuto edilizio composto prevalentemente da palazzine di due o più piani. I prospetti fotografici le mostrano: alcune residenziali, aperte alla strada con il piano terra ad uso misto, poche altre occupate, quasi tutte fatiscenti. Carotaggio 4 Il carotaggio è stato effettuato in un punto tra la Riserva Naturale della pineta e l’urbanizzato che la fronteggia. Lo spazio della Domiziana in questo tratto, se, da un lato, è caratterizzato dalla massa uniforme e compatta della pineta, dall’altro è contraddistinto da una gran varietà di media pubblicitari, dalle insegne che si flettono verso la strada, ponendosi nel campo visivo di chi la percorre, a quelle poste sugli edifici, bidimensionali o, talvolta, scultoree. Nuovamente l’elemento naturale si configura come introverso e inaccessibile. Fa da contrappunto la strada con la sua vivacità di funzioni e forme che invitano a scoprirle.
Carotaggio 5 L’ultimo punto esaminato è in corrispondenza dell’abitato di Ischitella, racchiuso nella pineta e rivolto verso allevamenti bufalini e coltivazioni di seminativi. Come nel tratto precedente, uno spazio aperto pervasivo si confronta con
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CARTAGGIO 5
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unâ&#x20AC;&#x2122;edificazione rigida e compatta. La sezione mostra un tessuto urbano fronte strada composto prevalentemente da palazzine di tre o quattro piani, che si alternano ad edifici minori. Gli edifici, quasi tutti residenziali con le poche eccezioni di piani terra ad uso misto, sono introversi rispetto alla strada. Il prospetto fotografico mette in evidenza degli spazi inutilizzati, in un tessuto altrimenti piuttosto compatto e definito.
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NOTE 1 Regione Campania, Progetto PIC INTERREG IIIB ARCHIMED - Progetto “CY.RO.N.MED”, Studio di fattibilità prleiminare, 2008 2 Comune di Castel Volturno, Preliminare di PUC, Proiezioni urbanisticoterritoriali, 2017 3 Si veda a titolo di esempio: Ammaliato V., I trasporti della vergogna: bus fermi e torna il mercato nero, il Mattino, 16 giugno 2019 (www.ilmattino. it/caserta/) 4 Lettieri D., Architettura e “città diffusa”. Castelvolturno e la fascia domizia, Liguore Editore Napoli, 2008 5 Lettieri D., Op. cit., p. 92 6 Lettieri D., Op. cit. 7 Venturi R., Scott Brown D., Izenour S., Imparare da Las Vegas. Il simbolismo dimenticato della forma architettonica, Quodlibet, Macerata, 2010, p. 73 8 D’Ascenzo F., Disfunzioni migratorie e territorio: gli africani di Castel Volturno, in Petrarca V. (a cura di), Migranti africani di Castel Volturno, Meridione, Sud e Nord del mondo, XVI, n. 3, Edizioni scientifiche italiane, 2016, p. 110 9 Si veda l’articolo alla nota 3 10 D’Ascenzo F., Op. cit. 11 Venturi R., Scott Brown D., Izenour S., Op. cit., p. 9 12 Si fa riferimento all’operazione fatta Edward Ruscha per la Sunset Strip di Los Angeles, come indicato in Venturi R., Scott Brown D., Izenour S., Op. cit.
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STRATEGIA
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6
INFRASTRUTTURE DELLA POROSITÃ&#x20AC;
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6.1 STRATEGIA DI RIGENERAZIONE URBANA 6.1.1 L’approccio strategico In un territorio contraddistinto dalla dispersione e dall’inversione della relazione pieno-vuoto, strutturandosi a partire dai grandi spazi aperti¹, e dai confini indefiniti, in cui si accostano tessuti densi e rarefatti, la precarietà e la decadenza di ciò che è costruito si fa specchio di una dimensione sociale parimenti corrotta e disgregata. In questo scenario, il progetto dello spazio malleabile, che ne costituisce lo sfondo, non può che essere il punto di partenza per la costruzione di un nuovo spazio, formalmente e funzionalmente definito e luogo dell’inclusività e della collettività. La non omogeneità del tessuto urbano e il vuoto - che nella veste di interstizi, residui², territori rurali e naturali, lo completa - vengono, quindi, letti in chiave positiva, come potenzialità per la messa a punto di una strategia di rigenerazione che assegni a questi terrains vagues, nei loro “vari livelli di complessità di aggregazione o dimensionali, un proprio potere di esistenza strutturante”.³ Castel Volturno è una realtà molto sui generis: un insediamento costruito quasi interamente in maniera illecita e in cui è estremamente difficile quantificare l’effettiva portata di quanto è stato costruito abusivamente e non condonato. In un simile contesto, la demolizione degli edifici localizzati in aree demaniali e in zone di inedificabilità assoluta, perché (teoricamente) tutelate da vincolo ambientale o ad alto rischio idrogeologico, e il ripristino dei luoghi diventano
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6.1.2 Una sintesi delle criticità parte integrante di un processo mirato a valorizzare il paesaggio, mitigare il rischio ambientale e restituire suoli alla pubblica fruizione. Attraverso un processo di organizzazione del vuoto e, contestualmente, di svuotamento, si vuole, quindi, immaginare di costruire “un’infrastruttura sociale e spaziale disegnata da un concetto di democrazia ampia che lavora con elementi quali connettività, spazi comuni, natura, qualità dello spazio e della vita pubblica”4, in cui la porosità si faccia struttura per il territorio.5 Nella formulazione della proposta strategica, è stata prestata attenzione ai progetti previsti e in corso sul territorio, alcuni dei quali sono stati considerati degli importanti presupposti per gli interventi proposti, verso cui ci si è posti in un’ottica di complementarietà.
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Tramite l’analisi si è voluto puntare l’attenzione su problematiche ben precise, che sono state interpretate come i fondamenti da cui far partire il processo di rigenerazione. Le criticità riscontrate, in funzione delle quali sono stati individuati gli obiettivi strategici, sono: la vulnerabilità ambientale, dovuta all’impatto dell’azione antropica; le aree naturali degradate, margini dell’agglomerato urbano sconnesso; l’inadeguatezza del sistema della mobilità, carente di parcheggi, di un servizio di trasporto pubblico e di infrastrutture per la mobilità dolce; l’assenza di spazi pubblici nei tessuti urbani residenziali monofunzionali e la contestuale presenza in maniera diffusa di aree vuote residuali.
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6.1.3 Gli obiettivi e gli interventi LIMITARE LA VULNERABILITÀ AMBIENTALE DEMOLIZIONE DEI FABBRICATI NELLE ZONE A RISCHIO DI INONDAZIONE
REALIZZAZIONE INFILTRAZIONE
Demolizione dei fabbricati che ricadono nella mappatura del rischio da inondazione marina e di quelli ricadenti nella fascia fluviale interessata da vincolo ambientale
Utilizzo di alcune delle aree non urbanizzate all’interno del tessuto come zone allagabili in caso di intensi eventi di bombe d’acqua
REALIZZAZIONE DI OPERE MORBIDE IN DIFESA DELLA COSTA
REALIZZAZIONE DI INTERVENTI STRUTTURALI IN DIFESA DALLE ALLUVIONI
Il ripristino del sistema dunale è stato previsto attraverso la impiego di barriere frangivento a scacchiera
Realizzazione di un argine fluviale di 1,5 m di altezza nell’area di Destra Volturno, atto a contenere l’evento di piena centennale
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DI
BACINI
DI
La strategia progettuale si articola in quattro obiettivi principali: • Limitare la vulnerabilità ambientale; • Valorizzare e connettere le aree naturali; • riprogettare la viabilità; • creare una rete di spazi pubblici. 6.1.3 I focus progettuali Ognuno di questi obiettivi si declina in quattro interventi specifici, nell’ottica di creare un unico sistema sinergico in cui azioni finalizzate al raggiungimento di obiettivi strategici diversi siano di completamento e rafforzamento tra loro. Le problematiche individuate durante la fase analitica ci hanno portato a selezionare tre ambiti di approfondimento progettuale, che si configurano come dei progetti pilota in seno al processo strategico di rigenerazione. Per la rilevanza delle tematiche coinvolte, si tratta di urgenze da cui è importante partire, nell’auspicato miglioramento dell’abitabilità di questo territorio.
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VALORIZZARE E CONNETTERE LE AREE NATURALI
RIPROGETTARE LA VIABILITÀ
RECUPERO DELLE AREE NATURALI E REALIZZAZIONE DI PERCORSI
REALIZZAZIONE DI UN PERCORSO LUNGO IL LITORALE
RICONFIGURAZIONE DOMIZIANA
Costituzione di una fascia di continuità delle aree verdi attualmente in abbandono e ripristinto della naturalità attraverso interventi di piantumazione di specie autoctone
Realizzazione di un percorso in legno parallelo alla costa e posizionato alle spalle del cordone dunoso, con attraversamenti trasversali
Riduzione della strada SP 303 Via Domiziana a due corsie automobilistiche e trasformazione delle restanti aree in percorsi ciclopedonali
Trasformazione di alcune aree lungo la Via Domiziana e all’interno del tessuto in parcheggi, alcuni di questi con funzione di parcheggi scambiatori
RICOSTRUZIONE DEI LIDI
REALIZZAZIONE DI UN PONTE PEDONALE SUL VOLTURNO
REALIZZAZIONE DI UNA LINEA DI TRASPORTO PUBBLICO
PEDONALIZZAZIONE DELL’INFRASTRUTTURA
Ove possibile, ricostruzione, con materiali ecocompatibili, dei lidi e in modo che siano sopraelevati, per permettere la formazione della dune
Realizzazione di un ponte pedonale sul Volturno, che colleghi il centro storico con la zona di Destra Volturno
Realizzazione di una linea di trasporto pubblico locale che serva in maniera capillare tutto il territorio castellano
Ripensamento del nodo stradale di accesso a Pinetamare, trasformando l’infrastruttura sopraelevata in percorso pedonale e realizzando una rotatoria per la regolazione del traffico
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DELLA
VIA
REALIZZAZIONE DI PARCHEGGI
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CREARE UNA RETE DI SPAZI PUBBLICI
FOCUS PROGETTUALI UN NUOVO ASSETTO PER DESTRA VOLTURNO
REALIZZAZIONE DI PIAZZE
REALIZZAZIONE DI PLAYGROUNDS
Riqualificazione delle aree in stato di abbandono all’interno dell’urbanizzato, traformando gli spazi in piazze e luoghi di aggregazione
Trasformazione dei vuoti urbani in playgrounds
Rigenerazione del quartiere di Destra Volturno intervenendo in particolare su tre ambiti: il litorale, il lungo fiume e alcuni spazi residuali interni al quartiere Litorale Aree interne Lungo fiume
DOMIZIANA STRADA URBANA Trasformazione dello spazio della Via Domiziana, ripensando il disegno della sezione stradale e prevedendo il recupero aree non edificate che vi si affacciano come spazi pubblici e luoghi di aggregazione, con funzione di piazze, playground e parchi attrezzati.
Interventi sul fiume
Area di demolizione Verde con piantumazioni
REALIZZAZIONE DI PARCHI ATTREZZATI
REALIZZAZIONE DI SPAZI PER EVENTI
Recupero delle aree inutilizzate in prossimità di ambiti naturali, trasformando gli spazi in parchi attrezzati
Trasformazione dei vuoti urbani in luoghi per eventi e manifestazioni
Aree sabbiose Servizi
Interventi sul litorale
Area di demolizione Spiaggia Servizi Punti di osservazione
Interventi sulle aree interne
UN NUOVO AFFACCIO PER PINETAMARE Variante al progetto del nuovo porto Marina di Pinetamare. Si prevede la demolizione del complesso residenziale di Parco Saraceno e di due edifici industiali, trasformando la prima area in una piazza con affaccio sul porto e la secona in un parco attrezzato di connessione alla pineta retrostante. Parco attrezzato Piazza
Bacini di infiltrazione Aree verdi con piantumazioni Servizi Urbanizzato
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6.1.4 Il processo e gli attori La concertazione della strategia progettuale proposta, relativamente agli interventi per la mitigazione della vulnerabilità ambientale e il ripristino del sistema naturale, potrebbe avvenire in collaborazione con BIO.FOR.POLIS, progetto nato da una partnership di associazioni e finanziato dalla Fondazione per il Sud. Si tratta di un progetto mirato alla tutela ed incremento della biodiversità e dei servizi ecosistemi e sociali nelle foreste dell’area metropolitana Napoli-Caserta, nei territori delle Riserve Naturali di Castel Volturno e del Tirone Alto Vesuvio. A Castel Volturno ha dato l’avvio ad operazioni come la demolizione di un lido abbandonato e il recupero dell’ambiente dunale e la funzionalizzazione di un rudere situato in località Ischitella.⁶ La progettazione della rete di spazi pubblici, parimenti, potrebbe essere attuata in concerto con altre associazioni presenti sul territorio e attive nella riqualificazione urbana e ambientale, come ad esempio le associazioni “Volontari” e “Le sentinelle Onlus”. E’ importante, in un contesto peculiare come quello analizzato, confrontarsi con gli operatori del terzo settore competenti, che conoscono e lavorano sul territorio, per arrivare alla formulazione di una proposta progettuale che recepisca fedelmente ed efficacemente le istanze e le esigenze della collettività locale. Il Protocollo d’Intesa è stato individuato come lo strumento di concertazione e di governance più adeguato ai fini
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dell’attuazione del processo strategico delineato. Questo è lo strumento giuridico e di concertazione utilizzato dalle Pubbliche Amministrazioni per disciplinare e regolamentare ambiti e modalità di collaborazione istituzionale, con o senza il coinvolgimento di privati, ai fini dell’attuazione di progetti di interesse pubblico. Si tratta di un atto di governance stipulato tra soggetti pubblici e privati, in accordo tra loro, per convergere su un progetto o una metodologia da seguire. Pur non avendo, a differenza dell’Accordo di Programma, valore strettamente vincolante dal punto di vista giuridico, impegna - soprattutto sotto il profilo politico-amministrativo – gli enti stipulanti a seguire il medesimo indirizzo ed a perseguire concretamente ed effettivamente gli obiettivi concertati e condivisi. In Italia questo genere di procedura ha avuto una forte spinta dopo l’emanazione del Decreto Legislativo n. 267/2000, conosciuto come Testo Unico degli Enti Locali, che ha introdotto l’autonomia organizzativa e il concetto di concertazione tra gli enti pubblici, dando impulso alla stipula di accordi - con o senza la partecipazioni di privati - finalizzati all’interazione degli enti e fra gli enti ai fini del raggiungimento di obiettivi comuni e condivisi. Il Protocollo è sostanzialmente integrato da un accordo bilaterale o, più frequentemente, plurilaterale, in cui, all’esito di pregressi tavoli di concertazione e/o trattative, le parti pubbliche e private interessate sanciscono l’intesa raggiunta e sottoscrivono congiuntamente il Protocollo in cui manifestano la volontà e l’interesse di condividere la
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realizzazione di uno o più progetti ed interventi di sviluppo e miglioramento e di attivarsi in tal senso. Nell’accordo (Protocollo) stipulato (e sottoscritto da tutte le parti contraenti) devono essere riportati le premesse e gli indirizzi condivisi, le rationes e le finalità dell’intesa, gli obiettivi congiuntamente perseguiti, la durata dell’Accordo o il termine per l’attuazione degli obiettivi, gli impegni, anche finanziari, reciprocamente assunti ai fini della sua attuazione ed i ruoli o compiti assegnati alle singole parti, l’individuazione del Soggetto Coordinatore con funzioni di coordinamento, controllo ed impulso, le modalità di risoluzione di eventuali controversie e l’elenco dei progetti o degli interventi da attuare. I relativi elaborati andranno, ovviamente, allegati al Protocollo.
attuazione del quale è stato, tra l’altro, pubblicato il bando (2600/A/18) per la realizzazione di un Masterplan, in cui vengono destinati più di 4 milioni di euro alla “riqualificazione, valorizzazione e sviluppo” del Litorale Domizio - Flegreo, al quale ci si è riferiti in precedenza, contempla forme di collaborazione per la definizione della programmazione integrata degli interventi e l’individuazione degli strumenti, procedure ed azioni atti e necessari alla loro attuazione, con possibilità di coinvolgimento degli operatori privati intenzionati a proporre e candidare i loro progetti ai fini della realizzazione di interventi coerenti e compatibili con quello proposto. Ha, inoltre, uno stanziamento di fondi per complessivi 1,680 miliardi di euro, destinato ad assicurare la copertura per gli interventi in corso e per i nuovi interventi.
Gli attori, firmatari dell’accordo, possono essere individuati nel Commissario Straordinario del Governo per l’area del Comune di Castel Volturno, nel Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, nel Prefetto di Caserta, nella Regione Campania, nella Provincia di Caserta, nel Comune di Castel Volturno e nelle associazioni e fondazioni maggiormente attive nel territorio. Il Piano Strategico (Masterplan) Litorale Domizio e Flegreo, che coinvolge i numerosi comuni, tra i quali è ricompreso Castel Volturno, che hanno sottoscritto il Protocollo d’Intesa con la Regione Campania del 21 novembre del 2017, in
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NOTE 1 Secchi B., Città moderna, città contemporanea e loro futuri in I futuri della città. Testi a confronto, FrancoAngeli, Milano, 1999 2 Clément G., Manifesto del Terzo Paesaggio, Quodlibet, Macerata, 2005 3 Bianchettin Del Grano M., Lo spazio fra le cose come paesaggio comune, in Atti XVI Conferenza Nazionale SIU di Napoli, Planum Publisher, 2013 4 Bianchettin Del Grano M., Op. cit., in Atti XVI Conferenza Nazionale SIU di Napoli, Planum Publisher, 2013, p. 1 5 Bianchettin Del Grano M., Op. cit.
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PROGETTI
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7
DOMIZIANA STRADA URBANA
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7.1 RIPENSARE LO SPAZIO DELLA DOMIZIANA 7.1.1 Premessa La proposta di declassare la SP 303 Via Domiziana da strada extraurbana secondaria a strada urbana è giustificata sotto diversi aspetti. La SS quater Via Domiziana già svolge sul territorio domizio la funzione di arteria di collegamento ad alto scorrimento. Inoltre, la pianificazione regionale prevede il suo raddoppio da Castel Volturno a Garigliano, nell’ottica di decongestionare il litorale e decentrare verso l’entroterra il traffico veicolare a scorrimento veloce. A questo si aggiunga che la nuova dotazione di parcheggi, la linea di trasporto pubblico locale e le infrastrutture per la mobilità dolce, come delineato nella strategia progettuale, concorreranno a disincentivare l’uso dell’automobile nel centro abitato, in favore di una fruizione più lenta della strada.
l’estensione dell’edificato su scala territoriale. Perseguendo una strategia del rallentamento, attraverso la ridefinizione dello spazio stradale e congiuntamente al progetto dei vuoti urbani che vi si affacciano, si intende mirare alla creazione di una strada urbana lungo il tratto di strada che va dal Lago di Patria a Pescopagano. L’obiettivo è quello di rafforzare il suo carattere inclusivo come luogo di incontro e relazione democratico, che si fa dispositivo di aggregazione tra le diverse parti della città diffusa, e di “organizzare lungo il suo tracciato sequenze di spazi di relazione diversificati ma integrati tra loro e con il contesto naturale e costruito”.
7.1.2 Una strategia del rallentamento Lo status di “strada mercato” della Domiziana, infrastruttura che si fa luogo della compresenza di differenti funzioni e relazioni, giustapposte le une alle altre lungo il nastro viario, ne fa l’unico spazio pubblico che metta in comunicazione l’intera agglomerazione castellana. Questa evidenza suggerisce la possibilità di lavorare su una diversa configurazione formale di questo spazio, che allo stesso tempo rappresenta le situazioni urbane che attraversa e si fa misura tra la dimensione delle singole realtà locali e
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7.1.3 La riconversione dell’infrastruttura STATO DI PROGETTO
STATO DI FATTO
13.5
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2.8 1.2
7
6
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7
2.5
2 2.5 2
7
2 2.5 2
1.6
1.2
7
5
2.5
7
1.2
6
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11
1.5 1.8
1.3
8
2
4.2
7
6
2 2.5
7
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7
2
7
1.2
7
2.5
L’attuale sezione stradale tipo, composta da due carreggiate di due corsie l’una, spartitraffico dotato di illuminazione e spazi per la circolazione pedonale e ciclabile inadeguati, se non assenti, viene ripensata e progettata per diventare un viale alberato a percorrenza lenta. Si elimina lo spartitraffico e si riduce la sezione carrabile a due corsie, una per senso di marcia. Lo spazio così guadagnato viene destinato a percorsi pedonali e ciclabili di differente ampiezza, in base alle specifiche situazioni stradali; un filare di alberi viene posto a schermare e separare gli spazi della mobilità dolce dalla strada e l’illuminazione viene spostata ai lati di questa.
1.8 1.5
11
1.3
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7.1.4 La rete di spazi pubblici
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Parco attrezzato San Rocco
La nuova dotazione di spazi pubblici è stata strutturata in modo da avere un’offerta diversificata e che gli spazi fossero equamente distribuiti lungo la Via Domiziana. La definizione delle funzioni attribuite ai vuoti urbani selezionati a questo scopo è avvenuta in seguito alla valutazione, caso per caso, dei fronti urbani e delle possibili connessioni con polarità già presenti sul territorio. Trasversali nella progettazione sono stati l’intento di preservare il più possibile la permeabilità dei suoli, limitando le superfici pavimentate, e l’arricchimento della biodiversità, attraverso la piantumazione di specie arbustive e arboree. Di seguito si riportano cinque esempi di spazi pubblici progettati.
Piazza Pineta Grande
Parco San Rocco Il parco è localizzato nell’area del centro storico, in prossimità del cimitero e lungo la Via San Rocco, che connette la Via Domiziana con la Piazza dell’Annunziata. Come già evidenziato nell’analisi, nel territorio vi è una costante corrispondenza tra spazio asfaltato o pavimentato e spazio pubblico. Questo intervento è mirato a dotare il nucleo storico di Castel Volturno di un luogo per la collettività diverso e complementare al sistema di piazze che affacciano sul fiume. Il parco è attrezzato con una pedana perché vi abbiano luogo proiezioni o eventi, in dialogo con le manifestazioni che si svolgono nella Piazza dell’Annunziata.
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Ingresso all’ecoparco del Mediterraneo
Infrastruttura pedonalizzata
Piazza Pineta Grande La piazza è localizzata in un punto nevralgico della Domiziana, in prossimità del Pineta Grande Hospital e del Bar Diana, locale molto frequentato. Si è cercato di contenere il più possibile l’impermeabilizzazione del suolo, prevedendo spazi pavimentati ridotti e percorsi in terra battuta. La piazza è arredata con sedute e un’area giochi per bambini. E’ stata prevista, inoltre, la piantumazione di specie arbustive ed alberature. Ingresso all’Ecoparco del Mediterraneo L’area è stata pensata come accesso pedonale e ciclabile al distretto dell’Ecoparco del Mediterraneo, uno dei più grandi parchi a vocazione turistico - sportiva in Italia, e dei laghetti in generale, al momento raggiungibili solo attraverso strade carrabili. Per favorire la tutela e l’arricchimento della biodiversità, è stata predisposta la piantumazione di specie arbustive autoctone. E’, inoltre, stata prevista l’installazione di pannelli informativi, che illustrino la vicenda dei laghi e delle problematiche arrecate al territorio ad essa connesse⁵. Infrastruttura pedonalizzata Il nodo infrastrutturale di accesso al Villaggio Coppola, ancor più nell’ottica della riconfigurazione della sezione stradale della Via Domiziana, è inadeguato e, pertanto, è stata prevista la sua conversione in passerella pedonale e ciclabile. Per la gestione del traffico in ingresso e in uscita
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Playground Ischitella
dal Villaggio Coppola è stata predisposta una rotonda. Uno degli spazi interstiziali del nodo presentava una struttura “non-finita”, per la quale è stata prevista la rimozione, così da permettere la valorizzazione naturalistica dell’area attraverso la piantumazione di specie arboree. Playground Ischitella L’area si trova nella località Ischitella, più conchiusa e defilata rispetto all’urbanizzato senza soluzione di continuità circa 400 m più a nord. Il playground vuole configurarsi, quindi, come un polo di aggregazione per la zona. Il lato che affaccia sulla Domiziana presenta una fascia pavimentata ad ampiezza irregolare, arredata con sedute e in cui sono installate le strutture per i giochi per bambini. Sul lato adiacente, lungo la strada che dalla Domiziana si immette nell’abitato, è stato previsto un campo da street basket.
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NOTE 1 Regione Campania, Presentazione Masterplan Litorale Domizio Flegreo, Bando 2600/A/18, 2018 2 Di Giovanni A., Vuoti urbani come risorsa per il progetto dello spazio pubblico contemporaneo, in Planum. The Journal of Urbanism n. 37, vol. II, 2018, p. 19 3 Iacomoni A., Topografie delle spazio comune, FrancoAngeli, Milano, 2015, p. 78 4 Lettieri D., Architettura e “città diffusa”. Castelvolturno e la fascia domizia, Liguore Editore Napoli, 2008, p. 92 5 Si veda Luise M., Dal fiume al mare. Un lungo viaggio tra gli spaesati di Castel Volturno, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2001
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223
8
NUOVO ASSETTO PER DESTRA VOLTURNO
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8.1 RIGENERAZIONE DI UNA ZONA A RISCHIO 8.1.1 L’area di intervento: un contesto problematico La località Destra Volturno è delimitata dal canale scolmatore Lavapiatti e il fiume Volturno a nord e a sud e dalla Via Domiziana e la costa ad est e ad ovest. La nostra analisi ha focalizzato l’attenzione sulle problematiche più urgenti di questa zona, che la rendono uno dei principali nodi da districare per dare l’avvio ad un processo di rigenerazione del territorio di più ampio respiro. L’insediamento è sorto a cavallo degli anni ‘60 e ‘70, in preda al delirio turistico che ha fortemente colpito il litorale domizio in quegli anni e che ha dato adito alla costruzione incontrollata di immobili, ad onta della legalità del territorio e dell’ambiente. Destra Volturno, infatti, è stata edificata interamente nell’area golenale del Volturno, che corrisponde all’alveo di piena del fiume e assicura il libero deflusso della piena standard. L’occupazione dell’area si è spinta al punto da lambire la sponda del fiume e l’arenile, senza rispettare il vincolo di inedificabilità (disciplinato dal Decreto Legislativo n. 42/2004) nei 300 m dalla linea di battigia e nei 150 m dalla sponda fluviale. Per la localizzazione ed anche a causa delle intense precipitazioni che, soprattutto nel mese di novembre, occorrono nell’area, questa è da sempre e con frequenza soggetta ad allagamenti. Il malfunzionamento del sistema fognario-depurativo, che, oltretutto, a causa della natura illecita dell’insediamento, è stato realizzato soltanto nei
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primi anni del 2000, non fa che aggravare la situazione. L’originaria vocazione turistica stagionale dell’insediamento spiega la quasi totale monofunzionalità del tessuto urbano, composto prevalentemente da villette monofamiliari o bifamiliari, ad eccezione dei pochi servizi commerciali che si attestano sulle due vie principali. Sono del tutto assenti spazi pubblici e luoghi di aggregazione che non siano i lidi balneari. Lo scenario che si presenta a chi visita la zona è desolante: la maggior parte degli edifici residenziali è disabitata o apparentemente tale e molti di questi sono ridotti in condizioni fatiscenti. Le strade secondarie sono molto spesso viali privati oppure, nonostante siano pubbliche, presentano dei cancelli o delle sbarre, introdotte dai residenti come a delimitare dei condomini privati. Questo rende piuttosto difficile l’attraversamento dell’area in senso trasversale. Il tessuto insediativo è contraddistinto dalla presenza di vuoti urbani, frammenti incompiuti del processo di occupazione del suolo. Molte sono aree di proprietà privata e sono recintate da reti o da muretti; quelle non delimitate - solitamente di dimensioni maggiori - presentano molto spesso accumuli di rifiuti. In linea generale, l’area ha un carattere particolarmente introverso, per la quasi totale assenza di relazioni formali e percettive tra le villette e gli spazi aperti e tra l’intero insediamento ed il mare.
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Il diffuso degrado ambientale e urbano va di pari passo con il disagio sociale: a Destra Volturno vivono gli strati più poveri della società odierna. Dai mass media è descritto come il “quartier generale” della mafia nigeriana. A causa della presenza di situazioni al limite della legalità e della sostenibilità sociale, sul territorio lavorano molte associazioni umanitarie quali Emergency, che ha una sede a Castel Volturno. Per la rigenerazione di un simile contesto, le finalità che ci si è posti sono la mitigazione della vulnerabilità ambientale e Per la rigenerazione di un simile contesto, le finalità che ci si è posti sono la mitigazione della vulnerabilità ambientale e la creazione di una nuova dimensione spaziale e sociale.
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8.1.2 Strategia di rigenerazione
Interventi di progetto Aree verdi Arenile Aree paludose
Mitigazione della vulnerabilità ambientale Questa finalità è stata perseguita mirando a ripristinare, per quanto possibile, le condizioni originarie dei luoghi e a favorire la resilienza ambientale del territorio. Per l’attuazione di questi obiettivi sono stati previsti degli interventi ben precisi: la demolizione di tutti gli immobili che ricadessero nella mappatura del rischio dovuto all’inondazione costiera e nella fascia di rispetto dei 150 m dalla sponda del fiume, stabilita dal Decreto Legislativo n. 42/2004, e la bonifica delle aree; la realizzazione di un’opera strutturale per la difesa dalle alluvioni quale un argine fluviale, alto 1,50 m e atto a contenere l’evento di piena centennale, presupponendo la rifunzionalizzazione del canale scolmatore Lavapiatti;¹ la realizzazione di opere morbide (nature-based solutions) in difesa della costa, come le barriere frangivento permanenti, che, tramite l’azione del vento, assecondano il processo di formazione della duna; la gestione delle acque meteoriche attraverso sistemi di drenaggio urbano sostenibile (S.U.D.S.: Sustainable Urban Drainage Systems), come bacini di infiltrazione, rain gardens e l’impiego di pavimentazioni permeabili², presupponendo l’adeguamento del sistema fognario-depurativo.
Percorso pedonale Collegamenti tra gli interventi progettuali
0
230
200
500
1000
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GLI AMBITI DI INTERVENTO IL LITORALE Chiosco bar Bacino di infiltrazione e servizi
Barriere frangivento
Vasche di piantumazione
affaccio sul mare
Area di demolizione degli edifici
LA SPONDA DEL FIUME Torre panoramica
Gradoni Campi erbosi
Nuovo molo
Area di demolizione Vasche di piantumazione degli edifici
LE AREE RESIDUALI Bacino di infiltrazione
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Nuova polarità
Percorso ciclopedonale
Rain garden
Argine fluviale
Creazione di una nuova dimensione spaziale e sociale La finalità si propone di rendere maggiormente accessibile ed attrattiva l’area, per sovvertirne il carattere introverso e costruire inedite relazioni spaziali e percettive. Gli obiettivi che ci si è posti per il conseguimento di questa finalità sono la riconfigurazione del sistema della mobilità e la creazione di una rete di spazi pubblici. La loro attuazione è prevista attraverso i seguenti interventi: la creazione di un sistema della viabilità più capillare ed efficiente attraverso l’apertura dei viali privati all’uso pubblico e la realizzazione di un nuovo collegamento viario in direzione nord - sud lungo il litorale; la previsione di parcheggi in corrispondenza delle strade di collegamento alla Via Domiziana, nell’ottica di decongestionare la zona dal traffico automobilistico, soprattutto nel periodo estivo; la realizzazione di un sistema unitario di percorsi per la mobilità dolce, andando ad implementare ed integrare la frammentata rete esistente; il recupero di un ex-cinema abbandonato e la sua trasformazione in spazio polifunzionale ad uso delle associazioni; la riqualificazione degli spazi residuali presenti nell’area e la loro riconversione in luoghi di aggregazione quali piazze, playgrounds ed aree verdi dotate di percorsi.
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Sono stati, quindi, individuati tre ambiti di intervento, che si configurano come gli assi portanti del processo di rigenerazione dell’area. Si tratta del litorale e della sponda del fiume, in cui è stata predisposta la demolizione degli edifici, nonché di un’area interna, con concentrazione di vuoti urbani. Insieme costituiscono un circuito unico, configurandosi come un esteso sistema di percorsi e dotazioni di spazi pubblici in stretto rapporto e nel rispetto del territorio naturale. 8.1.3 Fasi preliminari all’attuazione degli interventi Per quanto riguarda gli ambiti di intervento del litorale e della sponda del fiume, si procede con l’individuazione degli immobili ricadenti nella mappatura del rischio da inondazione marina e nei 150 m dalla sponda del fiume e con l’adozione delle relative ordinanze comunali di sgombero e demolizione. I residenti di questi immobili, se ne avranno i requisiti, potranno ricevere l’assegnazione di alloggi di edilizia economica e popolare. Gli interventi sulle aree non edificate di proprietà privata saranno resi possibili attraverso l’avvio dei procedimenti di espropriazione per pubblica utilità da parte del Comune di Castel Volturno.
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8.2 I SISTEMI LINEARI: INFRASTRUTTURE PER UNA NUOVA DIMENSIONE AMBIENTALE E SOCIALE 8.2.1 Il lungomare Attività sul mare
L’intervento sul litorale per la realizzazione di un lungomare è mirato a ripristinare le condizioni naturali del sito e, allo stesso tempo, a consentirne l’uso nel rispetto della biodiversità. Il nuovo lungomare di Destra Volturno si configura come una spiaggia libera di 1,5 km, attrezzata con percorsi pedonali e ciclabili ed attrezzature per attività ricreative e sportive. Il ripristino del sistema naturale costiero L’installazione di barriere frangivento a scacchiera permanenti consentirà gradualmente alle dune e alla vegetazione psammofila di riformarsi. Per le aree libere non sabbiose di prevede la piantumazione di pini domestici e di specie arbustive mediterranee.
Piattoforma sul mare
Accessibilità e percorsi Un percorso pedonale in legno affiancato da una pista ciclabile a doppio senso di percorrenza collega, parallelamente alla linea di costa, le due estremità della spiaggia, dal nuovo parco fluviale alla foce del canale scolmatore. Da questo percorso principale si attestano delle passerelle sopraelevate in legno che, circa ogni 200 m, portano alla spiaggia, oltrepassando il cordone dunoso. Spazi attrezzati Nel settore nord del lungomare è stata prevista l’installazione di quattro pedane sopraelevate in legno con
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Area sportiva
strutture leggere in acciaio. Queste pedane ospitano due chioschi bar, un ristorante, un’area fitness, un’area gioco per bambini e campi da beach e tennis volley. 8.2.2 Il percorso lineare Questo sistema di percorsi si trova in posizione baricentrica rispetto all’area e mette in comunicazione la Via Domiziana con il nuovo lungomare. In questo caso, l’obiettivo del progetto è rompere la monofunzionalità del quartiere dall’interno e creare un’inedita relazione tra gli spazi aperti recuperati e il tessuto edilizio in cui si inseriscono.
Polo di spazi pubblici
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S.U.D.S. (Sustainable Urban Drainage Systems) Per le aree libere recuperate si prevede la trasformazione in rain gardens, ovvero giardini di bioritenzione che permettono di trattare il deflusso delle acque piovane, filtrandole e depurandole. Questa soluzione è ottima anche dal punto di vista della manutenzione, in quanto si tratta di sistemi autosufficienti e che mantengono un ciclo di fioritura duraturo. La gestione sostenibile delle acque avviene anche attraverso dei bacini di infiltrazione, disposti alle due estremità del percorso. Questi bacini, profondi circa 50 cm, favoriscono l’infiltrazione della acque meteoriche nel terreno. Vengono realizzati su di un fondo permeabile con uno strato superficiale di terreno organico di spessore compreso fra i 20 e i 30 cm. Generalmente sono asciutti, impiegando dalle
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Il percorso fluviale
poche ore ai due giorni per svuotarsi, e appaiono come dei grandi giardini.³ I percorsi Il sistema lineare si articola su di una rete di percorsi pedonali e ciclabili realizzati in stabilizzato, che si snoda all’interno di questi giardini e di ampie aree alberate. E’ stata inoltre prevista la pedonalizzazione e la ripavimentazione della strada su cui si attestano le aree recuperate. Il percorso corre dal litorale verso ovest, dove, tramite una rampa, si connette alla Via Domiziana.
Terrazze di affaccio sul fiume
Nuovi poli di aggregazione Nei nodi di incontro tra i percorsi e gli assi di distribuzione del quartiere, è stata prevista la trasformazione di tre ampie aree inutilizzate in spazi pubblici, quali campi sportivi, playgrounds e uno spazio polifunzionale ad uso delle associazioni per laboratori didattici ed eventi, ricavato dalla riconversione di un preesistente immobile inutilizzato. 8.2.3 Il parco fluviale Anche in questo caso, il progetto nasce dall’intento di ripristinare le condizioni naturali del sito, favorendone un uso che sia rispettoso della biodiversità, e di restituire uno spazio dalle grandi potenzialità alla pubblica fruizione. Il parco è stato strutturato in modo che le due estremità fossero caratterizzate da un ambiente naturalistico, mentre
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la parte centrale, in cui sono state localizzate le attrezzature previste, mantenesse una vocazione più urbana. Il ripristino del sistema naturale fluviale Gli interventi previsti per riportare l’area alle caratteristiche tipiche dell’habitat fluviale sono la densificazione vegetale, ottenuta attraverso la piantumazione di specie arboree mediterranee nelle aree più interne, e il ripristino del manto erboso in tutta l’area a ridosso del fiume. Per l’area più prossima al mare, si è pensato di favorire il ripristino della vegetazione psammofila, tipica della costa, che è possibile ritrovare nell’Oasi dei Variconi, sulla sponda sinistra del Volturno.
con elementi modulari in legno e acciaio e rivestiti con un sistema di tende che ripari dal sole. All’occorrenza, possono ospitare eventi e manifestazioni pubbliche. Una delle principali attrattive del parco è la gradonata inerbita che affaccia sul fiume e degrada dolcemente alla sua quota. Nella zona retrostante la gradonata, è stata prevista una fascia pavimentata attrezzata con un campo da street basket, un campo da squash, un campo da beach volley, una parete per l’arrampicata, una zona fitness, un’area gioco per bambini e arredo urbano. E’ stata prevista, infine, la realizzazione di un piccolo molo pubblico, dotato di un chiosco bar e delle strutture modulari già descritte.
I percorsi lungofiume Il sistema delle connessioni del parco è composto da due percorsi longitudinali principali, paralleli alla sponda del fiume, e da percorsi minori trasversali, accessi al parco dal quartiere retrostante. I due camminamenti ciclopedonali progettati si dispongono, l’uno, sul piano di quota stradale più vicino all’abitato e, l’altro, sull’argine realizzato alla quota di 1,5 m. Il prossimità della spiaggia, l’argine degrada con una rampa e i due percorsi si uniscono, andando a costituire il percorso del lungomare. Attrezzature ricreative e sportive Lungo il percorso sono state previsti dei padiglioni, realizzati
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NOTE 1 De Luzio G., La foce resiliente. Strategia multiscalare e progetto di un argine attrezzato per la foce del Volturno, 2017 2 Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige, Linee guida per la gestione delle acque meteoriche, 2008 3 Ibidem
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UN NUOVO AFFACCIO PER PINETAMARE
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9.1 PROPOSTA DI VARIANTE AL PROGETTO DEL PORTO TURISTICO MARINA DI PINETAMARE 9.1.1 L’area di intervento Il Villaggio Coppola - Pinetamare può essere ritenuto la più grande costruzione abusiva dell’Occidente.¹ Costruito a partire dalla fine degli anni ‘60 dai piccoli imprenditori Coppola, di Casal di Principe, occupa, infatti, una vasta area tra il demanio marittimo e il demanio forestale, che un tempo doveva ospitare dune litoranee, macchia mediterranea e pineta. Il Villaggio si configurava come una vera e propria enclave turistica e residenziale, con 12mila appartamenti, scuole elementari, medie e superiori, caserme per polizia e carabinieri, cinema, discoteche, ambulatori e sale congressi.² Se negli anni ‘70 era un centro fiorente, frequentato dalla media borghesia napoletana e casertana, a partire dagli ‘80, quando vi furono trasferiti gli sfollati del terremoto dell’Irpinia e del bradisismo di Pozzuoli e i militari americani che lavoravano alla Base NATO di Agnano lasciarono il quartiere, comincia il suo progressivo declino. Attualmente è in corso un importante intervento di riqualificazione turistica del sito, che riguarda l’area del molo San Bartolomeo e del Parco Saraceno. Sono, infatti, in corso i lavori del porto turistico Marina di Pinetamare, che si inserisce in un più ampio progetto regionale di rinnovamento infrastrutturale.³ Il molo di San Bartolomeo ospita 250 posti barca ed è attivo in maniera discontinua dal 2009. Il Parco Saraceno è un complesso residenziale, composto da
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TRASFORMAZIONE DELL’AREA DEL PORTO DI PINETAMARE STATO DI FATTO
PINETA RISERVA STATALE
La pineta, che si estende per circa 268 ha, fa parte dal 1990 della Riserva Naturale Foce Volturno Costa di Licola. MOLO SAN BARTOLOMEO
Il molo San Bartolomeo ospita 250 posti barca. Dal 2009 attivo in maniera discontinua. STRADA STATALE DOMIZIANA
AREA INUTILIZZATA
PARCO SARACENO
Asse di collegamento a scorrimento veloce, costituito da due carreggiate per senso di marcia da due corsie l’una. Le aree adibite al trasnito dei pedoni necessitano di manutenzione e sono discontinue.
Area in stato di degrado, prevalentemente incolta e ospitante due edifici di tipologia industriale attualmente inutilizzati.
Complesso residenziale, costituito da 24 palazzine ed un ex albergo. Oggi in condizioni fatiscenti, era occupato abusivamente ed è stato recentemente sgomberato.
STATO DI PROGETTO
DOMIZIANA STRADA URBANA
Realizzazione di un percorso ciclo pedonale continuo lungo la Via Domiziana.
PERCORSO PEDONALE
Realizzazione di un percorso pedonale che dalla Via Domiziana porti all’arenile, attraversano la pineta.
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PROGETTO PARCO PINETAMARE
PORTO TURISTICO
PROGETTO PARCO SARACENO
Demolizione dei due edifci presenti e realizzazione di un parco che faccia da filtro e connessione tra il porto e la pineta.
Definizione di un ambito di edificazione per le funzioni previste dal progetto del porto turistico di Pinetamare. Il porto in corso di realizzazione ospiterà 1200 posti barca.
Si prevede la demolizione del complesso del Parco Saraceno la trasformazione dell’area in spazio pubblico.
ventiquattro palazzine, unite da una grande basamento alto un piano, sei “torri saracene” e un albergo. Fino agli anni ‘70 ha ospitato i militari della marina americana e successivamente è stato progressivamente oggetto di occupazione abusiva da parte di persone ai margini della società, italiani e stranieri, molto spesso vittime della “gentrificazione” napoletana. Le condizioni di degrado in cui versa hanno attirato l’attenzione di molti registi, che l’hanno utilizzato come scenario di pellicole socialmente impegnate a sfondo criminale.4 Fa parte dell’ambito da riqualificare anche un’area inutilizzata, adiacente alla pineta, che ospita due edifici industriali dismessi. L’area di intervento è a diretto contatto con una delle polarità aggregative principali del Villaggio Coppola, il Viale Oleandri, con la pineta, parte della Riserva Naturale Foce Volturno - Costa di Licola, con l’IMAT (Italian Maritime Academy Technologies), importante centro di formazione specializzata in campo nautico, ed è adiacente all’hotel di lusso Golden Tulip Resort. Il nostro progetto si propone come una variante al progetto del porto e si concentra sull’area del Parco Saraceno e su quella occupata dai due capannoni industriali, a contatto con la pineta, lasciando invariati gli spazi portuali previsti.
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9.1.2 Il porto turistico Marina di Pinetamare Il nuovo porto è previsto dal 2003 in seno all’Accordo di Programma siglato dalla Regione Campania, dalla Provincia di Caserta, dai Comuni di Castel Volturno e di Villa Literno e da imprenditori privati, per la realizzazione di un “Piano di risanamento, riqualificazione ambientale e di rilancio socio economico del Litorale Domizio”. Il progetto, sempre nel 2003, è stato approvato dall’Assessorato regionale di Trasporti, che l’ha incluso nel Progetto Integrato “Portualità Turistica”. Attualmente è in fase di realizzazione attraverso lo strumento del Project Financing e si prevede che verrà completato nell’arco di tre anni e gestito dai privati per altri 57. Successivamente ritornerà alla disponibilità e gestione pubblica. La previsione di spesa per i lavori è di 130 milioni di euro, interamente coperti da fondi privati.5 Il progetto interessa un’area di circa 750000 mq. Il porto ospiterà 1200 posti barca, tra cui anche natanti di lunghezza compresa tra i 15 e i 25 m e megayacht, aree per il soggiorno dei diportisti, attrezzature e servizi commerciali e di accoglienza turistico-ricettiva.6 E’ prevista la demolizione del Parco Saraceno e la realizzazione di un parco ed edifici con funzioni amministrative in sua vece. Allo scopo è stato già effettuato lo sgombero del complesso residenziale, avvenuto col consenso degli occupanti, a cui sono stati garantiti una serie di benefici. Inoltre, nel progetto sono previsti hotel e altre residenze turistiche, uffici, ristoranti, supermercati, bar, attività commerciali, yacht club, un circolo velico, un diving center, un parco giochi e parcheggi.7
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9.1.3 La proposta di variante: strategia progettuale Noi riteniamo che questo progetto sicuramente si ponga in termini di innovazione e crescita per il territorio, ma che, nel modo in cui è stato articolato, non sia sostenibile per un contesto di questo tipo e non tenga conto di alcune importanti caratteristiche del sito in cui si inserisce. Si configura, infatti, come l’ennesimo intervento i cui esiti progettuali non sono volti a stabilire una relazione formale e funzionale con l’ambiente naturale circostante e sembra siano destinati ad aumentare ancora di più il divario esistente tra l’offerta di servizi privati e quella di servizi pubblici, che vede vincenti i primi. Da questa riflessione prende l’avvio la nostra proposta di variante al progetto del porto, basata su quattro temi strategici fondamentali: il ripristino delle aree naturali, l’accessibilità, lo spazio pubblico e la costruzione di una memoria storica dei luoghi. Il ripristino delle aree naturali e la realizzazione di spazi pubblici vanno di pari passo e vengono attuati prevedendo la realizzazione di due nuovi parchi sul sedime degli edifici che verranno demoliti, secondo le previsioni del progetto originario. Per quanto riguarda l’accessibilità carrabile, è stata individuata come strada di accesso al porto la SP 101 Via Napoli, direttamente collegata alla SS7 quater Domiziana, e sono stati previsti due aree per la sosta. Una è il parcheggio del centro commerciale Giolì, reso un parcheggio
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Hotel | Ristoranti 2600 m2
Parco di Pinetamare
YachtClub 4800 m2
Hotel | AttivitĂ commericiali 4800 m2
Residenze turistiche 4000 m2 Servizi per il rimessaggio 2300 m2
Parco dunale Parcheggio multipiano 8000 m2
Interventi di progetto
UďŹ&#x192;ci 1600 m2
Aree verdi
Parcheggio scambiatore
Arenile Area urbanizzata Percorso pedonale di progetto Strada carrabile
0
100
300
Percorso pedonale
700
9.1.4 Il parco di Pinetamare scambiatore, e l’altra è un parcheggio multipiano da 8000 mq, nelle immediate prossimità del porto, per complessivi 470 posti auto. L’accesso alla zona per i pedoni e i ciclisti può avvenire sia attraverso il sentiero passante nella Riserva Naturale, che dalla Via Domiziana porta ad uno dei nuovi parchi, sia attraverso l’ex nodo infrastrutturale di accesso al Villaggio Coppola, riconvertito in percorso ciclopedonale. La tematica della costruzione di una memoria storica, fondamentale per l’elaborazione di un diverso significato simbolico per i luoghi dell’abusivismo8, viene affrontata proponendo un percorso espositivo, che illustri la storia del Parco Saraceno e del Villaggio Coppola. La nostra proposta progettuale mantiene invariata la dimensione ed i posti barca del porto, ma apporta alcune modifiche al progetto originario, definendo nuovi ambiti di edificazione per ogni banchina portuale e l’ampiezza delle rispettive aree verdi.
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Il parco è stato previsto nell’area prospiciente alla pineta precedentemente occupata da due capannoni industriali e dove il progetto originario prevede la realizzazione di edifici a destinazione turistica. La nostra scelta è stata quella di restituire lo spazio all’uso pubblico e di rendere comunicanti la Riserva Naturale ed il porto. Il parco viene, infatti, a configurarsi come una fascia di mediazione tra i due sistemi. I percorsi e le attrezzature Il parco è distribuito da un sistema di percorsi dall’andamento sinuoso e mistilineo, che collegano la zona portuale alla pineta, posta ad una quota di 4 metri superiore e alla quale si congiunge attraverso un dolce declivio. All’incrocio tra i vari percorsi si trovano degli slarghi che ospitano attrezzature sportive e giochi per bambini. E’ stata prevista, inoltre, un’area pavimentata predisposta per ospitare eventi, attrezzata con un palco e spalti in legno. La vegetazione La vegetazione è stata trattata in modo da densificarsi e infittirsi progressivamente verso la pineta. E’ stata prevista la piantumazione di specie arbustive ed arboree autoctone, come il mirto, il lentisco, il cisto femmina, il pino marittimo, quello domestico e il leccio, così da porsi in continuità con la pineta preesistente.
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APPROFONDIMENTI PROGETTUALI: I NUOVI PARCHI
A
IL PARCO DI PINETAMARE
PIANTUMAZIONE DI SPECIE ARBUSTIVE
PLAYGROUND
SPECIE ARBOREE
PIAZZA AREA SPORTIVA
B IL PARCO DUNALE PIAZZA
EDIFICI AMMINISTRATIVI
PARCHEGGI PERCORSO ESPOSITIVO DUNE
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9.1.5 Il parco dunale Il parco è localizzato nell’area precedentemente occupata dal Parco Saraceno. Il progetto del porto vi prevede la realizzazione di edifici ad uso uffici, distribuiti linearmente lungo la banchina, con un’ampia area verde retrostante ed un esteso parcheggio adiacente al molo. La nostra proposta è strutturata in modo da mantenere libero da edifici l’affaccio sul mare, ottimizzare il consumo di suolo e ricreare una condizione evocativa dell’originario stato del sito. Il waterfront è stato pensato come una pedana in legno profonda 20 m, intervallata da ampie vasche con piantumazioni di vegetazione tipica dell’habitat mediterraneo, che collega la piazza, accesso alla zona portuale, al molo. Nell’area retrostante, è prevista un’ampia area sabbiosa, in cui si intende favorire il ripascimento delle dune. Al margine opposto dell’area di intervento sono stati definiti gli ambiti di edificazione di due edifici, che ospiteranno funzioni amministrative, per una superficie di 1600 mq, e un silos di parcheggi da 350 posti auto.
La piazza L’ingresso all’area portuale è costituito da una grande piazza, a cui si accede tramite una scalinata. La piazza presenta una vasca d’acqua attraversabile con una passerella che porta al percorso sul waterfront.
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NOTE Le dune L’ampia area sabbiosa che si interpone tra il waterfront e gli edifici vuole evocare le originarie condizioni naturali del sito, favorendo il ripristino dell’habitat costiero. Delle passerelle in legno permettono di attraversarla e connettere i due ambiti. Le passerelle sono sopraelevate, per favorire la continuità ecosistemica.
1 La definizione è ripresa dall’intervento di Multari G. alla conferenza “Il progetto della demolizione nei territori dell’abusivismo”, 8 febbraio 2019 2 Mastandrea A., A Castel Volturno si vive come sopra a una polveriera, Internazionale, 2017 3 Ciambrone A., Castel Volturno, da costruzione illegale a polo turistico per lo sviluppo del territorio diffuso in Terra di Lavoro, in Manzo E., La città che si rinnova. Architettura e scienze umane tra storia e attualità: prospettive di analisi a confronto, FrancoAngeli, Milano, 2012
Il percorso espositivo Il waterfront è stato caratterizzato con un percorso espositivo corredato da pannelli, che illustrano la storia del Parco Saraceno e del Villaggio Coppola. Mostrando immagini, testimonianze scritte e le locandine dei numerosi film che vi sono stati girati, lo scopo è quello di creare dispositivi che possano concorrere a rendere la comunità consapevole degli errori fatti, così da prenderne le distanze.
4 Mastandrea A., Op. cit. 5 Ciambrone A., Op. cit. 6 Comune di Castel Volturno, Preliminare di PUC, Proiezioni urbanisticoterritoriali, 2017 7 Si veda http://portomarinadipinetamare.it/galleria-immagini/ 8 Battilani P., Curci F., Randon E., Stimolare l’uso imprenditoriale delle seconde case integrando misure fiscali e regolamentari e costruendo una memoria storica dell’abusivismo, in Curci F., Formato E., Zanfi F., Territori dell’abusivismo, Donzelli Editori, Roma, 2017
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CONCLUSIONI
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In questa tesi ci si è interrogati sul modo in cui si potesse intervenire in un contesto particolare come quello esaminato, estremamente dissonante per i forti contrasti che lo contraddistinguono, sia dal punto di vista fisico che sociale. La nostra proposta punta sul progetto dello spazio aperto, attraverso la mitigazione del rischio ambientale, la valorizzazione del paesaggio e la creazione di spazi che possano farsi catalizzatori di un’inedita dimensione aggregativa per la comunità, per ritessere le maglie di un territorio sconnesso e diffuso e restituire suoli alla pubblica fruizione. Lo scopo è quello di sovvertire il carattere introverso di questo territorio, rendendolo maggiormente attrattivo e accessibile, nell’auspicio che la sua inversione e la sua trasformazione diventino luogo, propulsione ed occasione di rigenerazione del tessuto sociale e di integrazione. Quello che si vuole rimarcare è che la valorizzazione turistica del territorio non può prescindere dalla ricostituzione di un ambiente abitabile e dignitoso per la comunità che vi risiede. Si è consapevoli che per avviare un reale processo di rigenerazione di questo territorio è indispensabile che venga avviato un più ampio processo politico, sociale, culturale ed economico volto alla tutela dei diritti e al ripristino della legalità.
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Città Metropolitana di Napoli, Piano Territoriale di Coordinamento, Aree di interesse naturalistico istituzionalmente tutelate, 2016 Comune di Castel Volturno, Preliminare di PUC, Mobilità: classificazione funzionale, 2018 Comune di Castel Volturno, Preliminare di PUC, Protezioni e Tutele, 2018 Comune di Castel Volturno, Preliminare di PUC, Uso del suolo, 2018
Geoportale Regione Campania (sit2.regione.campania.it), Piano Territoriale Regionale, Cartografia di Piano, 2008
Marzolla B., Carta de’ contorni di Napoli, 1845
Provincia di Caserta, Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, Territorio negato. Articolazione delle aree, 2012
CONFERENZE Il progetto della demolizione nei luoghi dell’abusivismo, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, Politecnico di Milano, 8 febbraio 2019
Istituto Geografico Militare, Carta d’Italia, 1956 Istituto Geografico Militare, Carta d’Italia, 1964 Istituto Geografico Militare, Carta d’Italia, 1997 Google Maps, Immagine satellitare, 2019
278
279
RACCOLTA FOTOGRAFICA
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// Lâ&#x20AC;&#x2122;OASI DEI VARICONI
// LA DOMIZIANA
// IL LITORALE
RINGRAZIAMENTI
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Un ringraziamento al professor Farinella, che ci ha accompagnato con grande costanza e dedizione nella scoperta di questo territorio così complesso e problematico, ma dalle grandi potenzialità, per averci dato la possibilità di imparare dai nostri errori e raggiungere i nostri obiettivi. Un sentito grazie alla professoressa Dorato, che con grande energia ci ha sempre sostenute, spronate e guidate attraverso i suoi lucidi e pragmatici consigli. Siamo grate al professor Multari dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che con grande entusiasmo e disponibilità ci ha permesso di conoscere Castel Volturno e le dinamiche di un territorio a noi sconosciuto. Vorremmo ringraziare l’ingegnere Morlando e tutta la redazione del giornale “Informare”, con sede a Castel Volturno, che ci ha accolte con grande gentilezza e disponibilità fornendoci preziose informazioni, indispensabili per lo studio e la conoscenza di questa complessa realtà. Infine, un ringraziamento alla professoressa Galderisi della Seconda Università di Napoli “Luigi Vanvitelli” e alla ricercatrice Miriam Ceni dell’Università degli Studi di Salerno, collaboratrice del professor Gerundo, per averci indirizzato all’inizio di questo lavoro e per averci fornito del materiale indispensabile.
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Laureande Elisabetta Cleri, Monica Sandulli Relatori Prof. Romeo Farinella, Prof. Elena Dorato
UniversitĂ degli Studi di Ferrara Dipartimento di Architettura anno accademico 2018/2019 sessione straordinaria marzo 2020