Gennaro Villani
GALLERIA
PROART ONLUS
GENNARO VILLANI mostra personale
Percorsi tra le tecniche
NAPOLI OTTOBRE 2007
Gennaro Villani Galleria Terzo Piano Proart Onlus ottobre 2007 Catalogo e Mostra a cura della:
Testi: Paolo Ricci Fotografia: Giosuè Scoglamiglio Impaginazione: Sara Pollini per Studio Moratti
Agli amici, nel solco di quella tradizione che ha visto il nostro spazio – a carattere culturale – ospitare ogni anno una mostra dedicata a Gennaro Villani, anche questa nuova stagione si apre con una preziosa selezione delle opere del Maestro. “Terzo Piano” riprende così quell’attività di ricerca che lo ha caratterizzato fin dalla sua nascita nell’81, sia pure sotto diversa insegna. Mi auguro di poter contare, come sempre, sulla partecipazione convinta degli artisti, degli amatori d’arte e delle istituzioni. Luigi Grossi
Ena Villani, figlia dell’artista Gennaro Villani e sua unica erede, dichiara di aver affidato all’Associazione Terzo Piano Proart Onlus con sede in Napoli alla via Carlo de Cesare, 7 (tel. 081 412044) l’iniziativa di dar vita al Catalogo Generale delle Opere di suo padre, al fine di tutelare l’opera dell’artista dal crescente rischio di dipinti falsi. I possessori delle opere di Gennaro Villani, sono pertanto invitati a prendere contatto con la Terzo Piano Proart Onlus per l’inserimento e l’archiviazione dei quadri di loro proprietà nel prossimo catalogo, previo accertamento della loro autenticità. ENA VILLANI
ei primi anni di questo secolo le sole cose vive, a Napoli, in fatto di pittura, erano i vecchi maestri dimenticati: Mancini (che viveva a Roma), Migliaro (che stentava la vita dipingendo <<tavolette>> che nessuno voleva) e Pratella (che addirittura decorava scatole di dolciumi per Caflich). Dall’altra parte, dalla parte dell’ufficialità e della legalità, stavo per dire <<governativa>>, vi erano invece i grandi <<pompiers>>, gli Irolli, i Volpe, i Vetri, che avevano in mano tutto, che controllavano mostre, premi e mercato. La vita artistica e il generale ambiente di cultura era dominato insomma dal senso del più piatto conformismo e dalla banalità eroico-nazionalistica dannunziana. Quella che era stata una grande capitale scendeva sempre più a livello di un chiuso borgo provinciale. All’ Accademia di Belle Arti tuttavia, resisteva un angolo di fresca vita culturale ed era l’aula di pittura in cui, fino all’anno della sua morte (1920) insegnava Michele Cammarano. Da questa scuola di schietta osservanza naturalistica ma di alto rigore formale è uscita la generazione di pittori di cui fa parte Gennaro Villani, insieme al dimenticato Edgardo Curcio, a Eugenio Viti e a Gaetano Ricchizzi. Questi giovani pittori ebbero merito di opporsi apertamente alla dittatura dei <<pompiers>> locali, trovando ispirazione in un mondo di idee e di gusto assai più largo di quello municipale, al quale, soltanto pareva sensibile la maggioranza degli artisti ufficiali e conformisti. Il discorso vale soprattutto per Edgardo Curcio, che arricchì i temi della pittura napoletana introducendovi i sentimenti schietti della vita contemporanea, la libera osservazione del costume e il gusto della bella materia pittorica. Ma il discorso su Curcio ci riserviamo di farlo in altra sede, al momento opportuno, qui ci preme affermare che Gennaro Villani fu in tutto all’altezza di quel moto vivace e sensibile che servì ad avvicinare in qualche modo Napoli al mondo reale della cultura italiana dei primi decenni di questo secolo.
N
Il tramite di questa felice operazione fu la cosiddetta <<Secessione dei 23>> una organizzazione assai confusa ed eclettica che si richiamava evidentemente alle esperienze della <<Secessione>> viennese di Klimt. Nel 1909 i <<23>> giovani organizzarono una mostra polemica nella quale vennero in luce le personalità di Curcio, Villani, Ricchizzi, Gatto, Uccella (altro artista totalmente dimenticato, a torto), Viti, Galante, Pansini ed altri. In quegli anni operava a Napoli Felice Casorati e la più audace espressione di libertà e di spregiudicatezza di ricerca era, per tutti, quella dell’<<Art Nouveau>> o del Liberty , secondo gli esempi che offriva appunto, la Secessione di Monaco e di Vienna; esperienze alle quali, direttamente ed indirettamente, i giovani artisti napoletani si richiamavano. Ma in Gennaro Villani ben presto si afferma una vena robusta e sanguigna di vedutista, secondo la tradizione non posillipiana ma della macchia porticese. Era la diretta eredità di Cammarano che il giovane artista, insieme a Ricchizzi e al primo Viti, raccoglieva con impeto e con accesa sensibilità. Villani, così, affronta il paesaggio e lo interpreta liberamente, superando di colpo i confini umilianti della illustrazione turistica. Per la prima volta un giovane, dopo Mancini e Migliaro, sapeva guardare direttamente alla realtà e trarne motivo di ispirazione lirica. In Villani il colore domina con selvaggia prepotenza e l’immagine trova in esso una forma sempre nuova e inaspettata. Sul primo ciclo dell’opera villaniana domina evidentemente la suggestione della aspra pittura di paesaggio di Cammarano: con quelle scaglie cromatiche accese e il furore della luce che modella gli oggetti con mirabile evidenza plastica. Quell’audacia spezzava il cerchio provinciale della pittura morelliana e l’estetica dei <<Culurilli>>, come diceva De Nittis. Ma Villani cominciò ad accorgersi che Napoli cambiava anche come natura e, sulla indicazione degli impressionisti, comprese che il paesaggio urbano, le vedute <<interne>> di una città possono essere motivo di ispirazione. In tal senso, del resto, operavano molti pittori di quel tempo, in Italia. Per esempio i divisionisti Lombardi, dai quali come è noto venne fuori il Boccioni dei paesaggi periferici milanesi. Villani della tecnica divisionista, in un certo momento, fu, da noi, l’assertore più convinto, con Galante anche se non abbandonò mai del tutto la pennellata libera ed impressionistica manciniana. Manciniano e cammaraniano è anche il suo gusto per i motivi di ispirazione comuni
e quel modo antigrazioso di scegliere il tema di un quadro: un taglio di paesaggio o un volto umano. I luoghi comuni della piacevolezza <<pittoresca>> furono da Villani e dai suoi amici secessionisti definitivamente abbandonati, a vantaggio di una più acuta ed appassionata resa plastica e della scoperta del giuoco tonale. Certo, Villani giunse poche volte all’immagine lirica pura, alla pura trasfigurazione, come il Mancini dei paesaggi di Frosinone o il Crisconio delle prime vedute del Pascone. Ma la strada da lui imboccata fu, dal primo momento tra le più moderne, rapportata naturalmente, alle condizioni reali delle arti figurative a Napoli. In questa mostra si presentano alcune opere di Villani scelte nel vastissimo territorio della sua produzione. Questi quadri vanno da alcuni paesaggi lievi ed aerei degli anni della maturità, nei quali la pennellata ha la leggerezza e l’eleganza allusiva dei post-impressionisti, alle opere degli anni giovanili nelle quali il colore è greve e sensuale; ma in tutte avverti quel senso di affanno, l’appassionata emozione dell’artista che sta per cogliere il tipico di una realtà, sia essa un paesaggio o la figura umana, e lo coglie con l’imponderabile invenzione del tono. Crisconio, che farà tesoro di queste esperienze portandole molto più avanti aggiunge alla scoperta del tono quella, ancor più importante del valore che esso ha nella costruzione nel volume, ma Crisconio, come è noto è il primo pittore napoletano che abbia saputo comprendere il messaggio di Cezanne, mentre Villani, Ricchizzi, il primo Viti restano degli epigoni degli impressionisti ed hanno, quindi, una tematica del tutto ottocentesca. In alcune di queste opere villaniane, nelle più intense, la libertà della resa plastica ha un vago sapore espressionista il cipiglio spregiudicato di un Kokoska; in altre la tenerezza del ricordo ammanta le immagini di una caligine rosata, remota, e sono i paesaggi di Parigi, le vedute marine con le cabine balneari allineate sulla spiaggia deserta lungo la riviera Vesuviana. Ogni momento ispirativo è legato a una reale emozione, a una sollecitazione interiore, ad uno stato d’animo lirico, per usare una formulazione crociana. Insomma, sia pure nella dimensione precisa di un talento non rivoluzionario, le opere di Gennaro Villani non tradiscono mai l’automatismo del mestiere, il tran-tran del manierista. Ecco perché anche in una selezione così ristretta puoi trovare opere che ti danno il piacevole brivido della scoperta.
Paolo Ricci
1 Lisa a Parigi olio su cartone, cm 19x21
2 Autoritratto pastello su carta, cm 31x46
3 Paesaggio vesuviano olio su carta, cm 25x33
4 Nudino olio su cartone, cm 17x13
5 Ritratto della moglie Elisa olio su cartone, cm 36x34
6 La ciociara olio su cartone, cm 35x32 c.a.
7 Autoritratto con pipa olio su tavola, cm 27x30
8 La turista pastello su carta, cm 31x61
9 Costiera olio su tela, cm 90x87
10 Parigi di sera olio su tavola, cm 16x12,5
11 Coniglietto olio su cartone, cm 22x17,5
12 Stazione olio su cartoncino, cm 17x11
13 Monache olio su cartone, cm 20x15
14 Piccola lettrice olio su tela, cm 30x39
15 Gallo olio su tavola, cm 25x20
16 arcobaleno pastello su carta, cm 32x33
17 Mendicante con asino olio su tavola, cm 30x42
18 Cyrano e Rossana olio su tela, cm 35x33
19 Donna con bambino disegno, cm 45x60
20 Il treno pastello su carta, cm 18x33
21 Lisa con foulard bianco pastello su carta, cm 45x45
22 Costiera pastello su carta, cm 90x87
17 Costiera olio su tela, cm 90x87
17 Costiera olio su tela, cm 90x87
17 Costiera olio su tela, cm 90x87