La pesca subacquea in apnea

Page 1

ATTIVITA’ SUBACQUEE

L a P e s c a in A p n ea in I t alia U n e s e r cizio s p o r t iv o in c hi a r o s c u r o di Alberto Azzali

O

rmai da molti anni, nel nostro paese, la pesca in apnea è soggetta ad un persistente logoramento della propria immagine, sia nella sua espressione amatoriale, sia come esercizio sportivo. Per la nostra Federazione è doveroso non sottovalutare questo problema. Esiste ed è palese un orientamento negativo nei confronti di questa categoria di pescasportivi da parte di

12 • Pianeta Acqua

alcune componenti sociali, in particolare di alcune associazioni ambientaliste. Attualmente la pesca in apnea è l’unica forma di pesca sportiva vietata nelle AMP italiane. Non solo. Nel recente passato, precisamente nel 2000, “Mare Vivo” insieme ad altre associazioni ambientaliste aveva avviato una raccolta di firme con l’obiettivo di richiedere ufficialmente l’abolizione in Italia delle competizioni di

Pesca in Apnea. In sintesi: la discriminazione della pesca in apnea nei confronti di tutte le altre attività ludico-sportive della pesca in mare ed il tentativo di escluderla come esercizio agonistico. L’iniziativa di “Mare Vivo”, fortunatamente, è stata bloccata dalla immediata reazione della nostra Federazione la quale, attraverso il lavoro del Settore Subacqueo, con la realizzazione di alcune sostanziali modifiche

regolamentari e di un “Libro Bianco” sulle gare di pesca in apnea, è riuscita a contenere l’iniziativa della messa in mora delle gare di pesca in apnea, relegando questa azione nell’ambito di una pur legittima espressione di dissenso. Per quanto riguarda il problema delle AMP, la Pesca in Apnea vive tuttora in condizioni di emarginazione, nonostante siano state avviate da tempo alcune iniziative federali mirate ad affrontare


alla radice la questione. Certamente si tratta di un problema “spinoso” e di difficile soluzione. Spinoso per l’immagine della subacquea federale poiché, nonostante l’evoluzione dello sport subacqueo, registrata nel corso degli ultimi anni, in particolare dell’apnea sportiva, il Settore AS possiede ancora nella pesca in apnea una solida base di affiliati che, a ragione, richiedono con insistenza alla Federazione un maggiore impegno per la soluzione anche parziale di questa annosa controversia. Difficile, poiché esistono molti ostacoli non facili da superare. Ostacoli di natura non solo normativa, ma anche pregiudiziale. Cerchiamo di chiarire la situazione. La pesca “subacquea”, modificata dalla Federazione in pesca in “apnea” allo scopo di offrire, di questa attività, un’immagine più sportiva e meno legata alla attività professionale ed alla pesca illegale, svolte entrambe con l’uso dell’ARA, é autorizzata in Italia dall’art. 18 della Legge n. 963 ( 14 Luglio 1965) ed è regolamentata dalla portata degli articoli 128-131 del D.P.R. n. 1639 (2 ottobre 1968). Come si può vedere, si tratta di due disposti alquanto vetusti che necessitano comunque di una nuova scrittura, aggiornata alle mutate condizioni socio-ambientali. Tuttavia entrambi affermano la legittimità dell’esercizio della pesca in apnea, così come di tutte le altre discipline della pesca sportiva marittima praticate in Italia. Pertanto, sotto l’aspetto legislativo, la pesca in apnea possiede le carte in regola per svolgere la propria attività con gli stessi diritti e gli stessi doveri di tutte le altre forme ludico-sportive della pesca marittima. Questo sotto l’aspetto formale.

In realtà, alcuni aspetti inopportuni che, purtroppo, la caratterizzano - ad esempio il bracconaggio nelle AMP, la pesca illegale con l’uso dell’ARA, la pesca notturna, la eccessiva ostentazione della cattura di alcune specie ittiche di grosse dimensioni (peraltro permesse), il commercio del pescato hanno generato nell’immaginario collettivo ed in alcuni ambienti legati alla cultura del mare una visione negativa nei confronti di questa attività. Una visione negativa che si manifesta in modo fuorviante e pregiudiziale. Infatti, a guardare con maggiore attenzione il fenomeno del bracconaggio e della pesca illegale, della pesca notturna e del commercio del pescato, deve essere messo in evidenza come questi aspetti siano legati a singoli episodi, oltre al fatto che, essendo azioni illegali, debbano essere puniti dalla legge. Attribuire alle migliaia di pescatori in apnea le malefatte di pochi scriteriati sarebbe come attribuire a tutti gli automobilisti i crimini dei pirati della strada. Ma il pregiudizio esiste e non c’è cosa peggiore e più difficile da contrastare. Oltre a questa difficoltà ne esiste un’altra di diversa natura, ma non per questo meno ostica: l’impatto ambientale della pesca in apnea. E’ diffusa l’opinione da parte di un certo “ambientalismo intransigente” che la pratica della pesca in apnea abbia un impatto disastroso sulla sopravvivenza delle specie ittiche costiere. Ora, guardando la situazione in modo serio e documentato, si è scoperto che non solo non esistono evidenze scientifiche tali da testimoniare questo proclamato danno ambientale, ma che, al contrario, leggendo i pochi studi esistenti in materia, risulta palese come

la pesca in apnea abbia un impatto sull’ambiente marino del tutto trascurabile e di gran lunga inferiore a quello di tutte le altre forme di pesca sportiva e non.

Siamo davanti ad un altro pregiudizio. La cattura di un pesce con il fucile subacqueo produce un’immagine di gran lunga più cruenta del prelievo di

Pianeta Acqua

• 13


una rete a strascico. Purtroppo ci si dimentica come, con questa seconda modalità di pesca, dopo avere selezionato i pesci commerciabili, spesso si buttano a mare migliaia di avannotti (morti) che avrebbero potuto diventare triglie, pagelli, menole, boghe, saraghi ed altro ancora. Ogni commento è inutile! A nessuno di questi “ambientalisti intransigenti” è mai venuto in mente il fatto che il pescatore in apnea sia l’unico pescatore in grado di selezionare il proprio pescato, poiché è l’unico in grado di avere una visione diretta e preventiva della propria preda (eventuale). A nessuno è mai venuto in mente il fatto che il pescatore in apnea peschi utiliz-

14 • Pianeta Acqua

zando la propria fisicità, in apnea, immerso in un ambiente a lui non adatto, con tempi di permanenza assai limitati. A nessuno è mai venuto in mente come la nostra Federazione sia impegnata da anni ad educare il pescatore in apnea con una didattica specializzata, insegnandogli: il rispetto per l’ambiente, una pesca eco-sostenibile ed un codice etico di comportamento. Comunque, davanti a tutte queste barriere pregiudiziali, la nostra Federazione ha richiesto al Ministero dell’Ambiente l’apertura di una finestra sul problema della pesca in apnea nelle AMP. Nel 2008 è stato proposto il finanziamento di uno studio finalizzato a determinare in

modo scientificamente serio ed attendibile il reale impatto ambientale della pesca in apnea nelle zone C di alcune AMP. Il Ministero aveva manifestato il proprio interesse per questa iniziativa, erano state individuate alcune Aree Marine disponibili a collaborare alla realizzazione di questa azione di monitoraggio, era stato predisposto un programma di lavoro, erano stati quantificati i costi della ricerca: siamo ancora in attesa di una risposta. Francamente, dubito che arrivi. Ciononostante, la pesca in apnea in questi ultimi anni ha avuto una confortante crescita di interesse, sia dentro che fuori la Federazione. La prova di questa tendenza favorevole è testimoniata dall’attenzione che le aziende del settore hanno rivolto recentemente al mercato delle attrezzature. La crisi del mercato, legata alla stagnazione delle vendite delle attrezzature tecniche, ha trovato nella pesca in apnea un parziale bilanciamento. Il settore dispone oggi di ben quattro periodici che scrivono di pesca in apnea (e di apnea), per limitarci alla sola carta stampata, senza contare alcune riviste elettroniche di notevole interesse e diffusione. La nostra Federazione, messo a punto un regolamento

gare su standard maggiormente idonei ad una attività sicura, sportiva ed ecocompatibile, organizza con continuità ed ottimi risultati sportivi i vari campionati di pesca in apnea, registrando una crescita annuale di circa il 15% del numero delle presenze. Il numero degli istruttori di pesca in apnea ha avuto nel corso degli ultimi due anni un incremento considerevole, costringendo il Settore ad una revisione della tipologia dei corsi di formazione e ad un aggiornamento dei programmi didattici. Attualmente l’attività sembra vivere un momento di tranquillità. Il problema relativo alla pesca del “Tonno rosso” ha spostato il centro di interesse degli addetti ai lavori, dalla pesca in apnea alla pesca di superficie. La pesca in apnea, pur non possedendo i grandi numeri della pesca marittima (e, principalmente, della pesca in acque interne) rappresenta, comunque, una disciplina sportiva a cui la Federazione deve guardare con il necessario inte-


resse. Attraverso la salvaguardia del suo libero esercizio, oltre a rispettare il desueto principio della “tutela delle minoranze” e ad affermare il rispetto di una legge dello Stato, si persegue la valorizzazione di una consistente base di potenziali tesserati alla Federazione. Sono circa 80.000 coloro che praticano con una certa continuità la pesca in apnea in Italia e solo una minima parte di costoro sono associati alla nostra Federazione. Personalmente, da tempo, sostengo l’opportunità di aggregare alla FIPSAS una buona parte di questi subacquei, puntando l’attenzione alla categoria dei pescatori amatoriali. Una categoria difficile da

catalogare, conoscere ed associare. Una buona occasione per realizzare questo proposito potreb -

be essere quella dell’istituzione di una licenza di pesca in apnea obbligatoria che ci consentirebbe la conoscenza diretta di questa grande massa di pescatori amatoriali, oggi del tutto sconosciuti e privi di qualsiasi potere di rappresentanza. Anche in questo caso, da tempo, sono state individuate soluzioni ed avviati percorsi idonei a livello ministeriale. Siamo e restiamo in attesa di risposte. Una cosa è certa: per la pesca in

apnea è tempo di abolire il termine “sopravvivenza”. Oggi è meglio parlare di “pari dignità”, riconoscendo a questa disciplina i diritti (ed i doveri) che giustamente le competono, al di là dei pregiudizi, delle “intolleranze” e degli abituali ritardi del legislatore. Nella attuale visione in “chiaro-scuro”, il “chiaro” ci incoraggia a sperare.

Pianeta Acqua

• 15


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.