Catalogo XVIII MostraEvento "S'io m'intuassi come tu t'immii" - sconto 15%

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“S’io m’intuassi, come tu t’immii” Catalogo completo XVIII MostraEvento

9 Novembre - 10 Dicembre 2018 Mostrami Factory @Fabbrica del Vapore


15 giovani artisti, oltre 80 lavori


“S’io m’intuassi, come tu t’immii” Il titolo della mostra “S’io m’intuassi, come tu t’immii” prende spunto dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, in particolare dal verso 81 del Canto IX del Paradiso, che va alla radice del problema dell’accettazione del diverso, che nasce dall’incapacità di immedesimarsi nei pensieri dell’altro e di accrescere se stessi proprio dal riconoscimento di differenze e similarità. Mostrami ha scelto di analizzare questo tema attraverso l’arte, in quanto strumento privilegiato di apertura e di dialogo, perché in una società dal carattere sempre più multietnico la gestione e valorizzazione delle diversità è diventata di prioritaria importanza, per le forti implicazioni di tipo psicologico, sociale ed economico su tutti gli individui che ne fanno parte. Il riconoscimento dei diritti umani e l’adozione di strumenti di inclusione quindi costituiscono la strada privilegiata per combattere le differenze di trattamento ancora esistenti in base al genere, all’etnia, alla disabilità e all’orientamento sessuale. La gestione delle diversità si basa sulla capacità di creare sinergie, ossia di valorizzare le specificità di ciascuno e di trasformare le differenze in ricchezza. La mostra presenta quindici artisti italiani e stranieri che hanno saputo confrontarsi con differenti tecniche artistiche (pittura, fotografia, illustrazione e scultura) sul tema della gestione delle diversità, ossia sulla necessità di valorizzare le specificità di ciascuno e di trasformare le differenze in ricchezza. Gli artisti mostrano la disarmante sofferenza e perdita di identità dell’individuo di fronte al suo rifiuto da parte degli altri per motivi legati al genere, all’etnia, alla disabilità o all’orientamento sessuale. Durante l’inaugurazione e nei giorni successivi di mostra la commissione tecnica e il pubblico voteranno l’artista che meglio avrà saputo interpretare il tema del concorso. Il vincitore sarà premiato con una mostra personale in data da concordare presso Mostrami Factory durante il 2019. La mostra “S’io m’intuassi, come tu t’immii” apre il 9 novembre 2018 presso Mostrami Factory e rimarrà aperta fino al 10 dicembre 2018, giornata nella quale ricorreranno i 70 anni della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. GLI ARTISTI PRESENTI IN MOSTRA Alraune Teatro, Simon Bcc, Silvia Bellu, Francesco Bendini, Flavia Bucci, Lex Rosas, Franck Calard, Alessandro D’Aquila, Yelena Milanesi, Shoko Okumura, Carole Peia, Domenico Ruccia, Christian Sacchi, Luhan Zheng, Luca Zurzolo.


Alraune Teatro La Compagnia Alraune Teatro debutta con il primo spettacolo ”L’Ombelico di Alvise” nel 2012. Nel 2013 Alraune Teatro presenta il nuovo spettacolo “After the End” allo

Spazio Avirex Tertulliano a Milano e successivamente allo Spazio Studio S di Mantova, al Teatro Piccolo Orologio a Reggio Emilia, al Teatro dell’Orologio di Roma e al Teatro Elfo Puccini di Milano. Nel 2014 Alraune Teatro è nuovamente ospite dello Spazio

Avirex Tertulliano di Milano con lo spettacolo teatrale “Orphans". Nel 2015, in occasione dell'Expo di Milano, Alraune Teatro debutta con la sua prima performance. Nel 2017 la compagnia si aggiudica il Premio Sponga esponendo alla 27° Mostra Internazionale Miniartextil a Como e a Parigi.

L’istallazione Pan-gè-a è composta da nove pannelli realizzati attraverso una stampa digitale su stoffa di misto cotone. Pangèa (il grande continente da cui si sono originati tutti gli altri) presenta il percorso e le storie dei

protagonisti dei pannelli successivi, ricamate a mano sopra i loro volti con un filo di cotone, come a disegnare per ciascuno una sorta di carta d’identità indelebile. Tutti i personaggi sono uniti tra di loro da un unico filo rosso che, dopo un lungo viaggio, va a formare nell’ultimo pannello una treccia di capelli, scelta come meta-

fora di unione, collaborazione e dialogo. A partire dalla treccia i fili si trasformano infine in un gomitolo che, rotolando a terra lontano dall’installazione, è pronto a cominciare un nuovo viaggio verso un futuro di ritrovata condivisione.


INSTALLAZIONE Pan-gè-a, h222x168x2,2 cm stampa digitale su misto cotone con ricami a mano con filo di cotone Opera non in vendita


Simon Bcc (Como, 1983) Vive e lavora tra Milano e New York. Programmatore informatico presso il Caio Plinio Secondo di Como, si diploma in

Basso Elettrico presso il Music Heart di Cernobbio. Successivamente segue il Corso di Photo Editor presso l’Istituto Italiano di Fotografia Milano e il Corso “Become a Curator” pres- so Art City Lab a Milano.

Nel 2016 espone a Como all’interno del Festival Culturale Intrecci di Popoli con l’opera dal titolo “ Como siamo noi ”.

Queste opere fanno parte del progetto “Confini di carta” (copy progetto: Alessandra Mavridis) nel quale l’artista tratta la questione della diversità etnica e dell’immigrazione. Alcune opere affrontano il tema attra-

verso l’utilizzo di colori diversi che non hanno accesso alle sfumature, linee del destino e quasi non lasciano spazio al libero arbitrio, vene dove il sangue che scorre ha un valore diverso. Un’ultima opera, infine, fa ricorso a documenti d’identità che, oltre ai confini, riscrivono mappe esistenziali: un documento ufficiale di

cittadinanza (quello dell’artista stesso) e un permesso di soggiorno temporaneo di uno straniero (quello di un ragazzo nigeriano) mostrano come il confine geografico di un Paese possa divenire una limitazione della libertà e dei diritti degli esseri umani. Nonostante la forza delle fotografie e della tematica, la denuncia dell’artista non risulta urlata in maniera drammatica, ma solo suggerita con grande rispetto.


Diversity 1, h50x40 cm, fotografia, stampa su Alluminio LUXART by CHROMALUXE®️ in finitura bianco opaco, tiratura 1 € 3.000 opera completa di quattro parti

€2.300

Diversity 3, h50x40 cm, fotografia, stampa su Alluminio LUX-ART by CHROMALUXE®️ in finitura bianco opaco, tiratura 1 € 3.000 opera completa di quattro parti

€2.300

Diversity 2, h50x40 cm, fotografia, stampa su Alluminio LUXART by CHROMALUXE®️ in finitura bianco opaco, tiratura 1 € 3.000 opera completa di quattro parti

€2.300

Diversity 4, h50x40 cm, fotografia, stampa su Alluminio LUXART by CHROMALUXE®️ in finitura bianco opaco, tiratura 1 € 3.000 opera completa di quattro parti

€2.300


Silvia Bellu (in arte Lum) (Cagliari, 1984) Vive e lavora a Milano. Laureata in Scienze dei Beni culturali all’Università degli Studi di Milano e prossima alla

specializzazione in Terapeutica artistica presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera. Le sue installazioni live sono state esposte al Forum Mediolanum e alla Galleria My-Loft di Milano (IED). "The wheel mother" si è classificata al secondo posto al Rabarama Skin

Art Festival (Milano, 2016). La “trilogia Lot" è stata esposta per la Milano Design Week e ha ricevuto l’Honorable Mention Award al CFA Lyon 2017. Le sue opere sono state pubblicate in Dark Beauty Magazine (USA), Dream magazine (FRANCIA), Art Re- view (FINLANDIA), Wotisart (LONDRA). È co-fondatrice della compagnia CONTRO- FORMA, Milano (compagnia autonoma di ricerca in ambito espressivo-teatrale).

Questa serie di autoscatti rappresentano il passaggio tra i vari stati di coscienza, consapevoli o no, e parlano di metamorfosi interiore ed esteriore, di deformazione temporale e spaziale. Un mondo sospeso tra l’im-

maginazione e la realtà, forse uno specchio del guardarsi interiormente anche nel deforme inconscio. Il tutto alternato a picchi di auto celebrazione del "brutto": un brutto psicotico, che si guarda, si loda e si imbroda, ma nel suo rappresentarsi si rende unico e improvvisamente "bello" o "nuovo".

L’acrilico su corpo diventa collante narrativo, quindi materia di espressione dello stato interiore. Per l’artista la diversità sta nel mezzo tra l’ordinarietà, talvolta banale, e la totale anarchia, che può essere più originale e autentica. L’atto di trasfigurare e di trasfigurarsi, cambiando espressione, sguardo e materia, è lo strumento adottato dall’artista per porre alla luce svariati mondi interiori: mondi ostili ma anche onirici, che possono essere compresi o talvolta derisi. L’atto della derisione è tuttavia proverbiale per arrivare al superamento del

limite, quello che con il quale ciascuno giudica il suo essere diverso.


Ego, h80x60 cm, acrilico su corpo e ph print on canvas € 440

Psicosi, h80x60 cm, acrilico su corpo e ph print on canvas € 440

Io, h80x60 cm, acrilico su corpo e ph print on canvas € 440

Es, h80x60 cm, acrilico su corpo e ph print on canvas € 440

€370

€370

€370

€370


Francesco Bendini (Sansepolcro, 1996) Vive e lavora a Bologna. Ha frequentato il Liceo Artistico di Sansepolcro a indirizzo Design del

gioiello

(Oreficeria) e per tre anni ha frequentato una scuola teatrale a Perugia che ha stimolato la sua creatività e ha sviluppato in lui una sensibilità per le arti performative. Attualmente sta frequentando il corso triennale di Scultura presso l’Accademia di Belle

Arti di Bologna, che, oltre ad accrescere la conoscenza delle diverse forme espressive, sta contribuendo ad alimentare la sua propensione verso l’installazione e la performance.

Le opere sono realizzate con i tessuti di un vecchio campionario di tessuti da tendaggio, tagliati e imbrattati di gesso per renderli più rigidi e resistenti; sopra l’artista ha ancora applicato, a seconda dei casi, caffè, acrilici, sangue, olio, saliva, vino, aceto, cenere, coca-cola, urina, polvere di ferro, segatura, cera: ormai impossibili da pulire, queste pezze, sono eternamente sporche e vengono appese come su uno stendino, tutte in fila, una diversa dall’altra eppure tutte poste ugualmente sotto la luce impietosa del giudizio.


€700

Collezione ETERNITY#2, h100x180 cm € 880

€700

INSTALLAZIONE

Collezione ETERNITY#1, h100x180 cm € 880


Flavia Bucci (Atessa, 1990) Vive e lavora a Carrara. Nel 2009 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Consegue il Diploma Acca-

demico di Primo Livello e avvia la specializzazione presso la cattedra di Pittura di Gianni Dessì e di Fabio Sciortino. Espone costantemente in occasione della “Marble Week” a Carrara. Nel 2015 si esibisce in mostre collettive presso il Palazzo Della Procu-

ra della Repubblica a Massa, presso la Fabbrica della Conoscenza a Montevarchi e presso la Galleria Duomo a Carrara. Nel 2016 prende parte alla doppia personale “Nyctophilia” curata da Tiziana Tommei e presentata dalla Galleria 33. Nel 2017 espone alla Setup Art Fair di Bologna e prende parte all’Agorà del Contemporaneo di Prato. Nel 2018 vince il premio Gutenberg e viene selezionata nel progetto SiCreative di Luiss Hub for makers and students.

L’opera proposta Anticorpi è costituita da stampe realizzate manualmente raffiguranti vertebre di animali. L'obiettivo è quello di raccontare la storia di un uomo che più tenta di opporsi al sistema e più vi rimane incastrato, diventando vittima di un meccanismo che si ripete all’infinito. Anticorpi parla di cosa accade

quando le diversità vengono rigettate oppure vengono accettate attraverso, però, l’appiattimento, il livellamento e l’omologazione. Anticorpi parla di noia, di routine e di ripetizione. È una sorta di resa. Questo lavoro si sviluppa in maniera epidemica, prendendo con il passare del tempo sempre nuove forme,

in modo da essere adattabile a ogni tipo di situazione e circostanza. Il lavoro viene eseguito su fogli di carta stampati, in alcuni casi a mano e in altri in digitale, e incollabili sulle superfici, come calamite e come flipbook, all’interno dei quali le immagini si muovono fino a ricreare la forma stessa di un anticorpo.


INSTALLAZIONE Anticorpi, 24 x 24 cm ciascuno (installazione di max 10 pezzi), stampa manuale di vertebre di animali e disegno a penna su carta, cornice in vetro â‚Ź 330 per ogni parte

â‚Ź280


Alexis Rosas Carrillo (in arte Lex Rosas) (Lima, 1988) Vive e lavora a Milano. Laureato in Scienze dei Beni Culturali e diplomato in Architettura e Design. La passio-

ne per la fotografia in bianco e nero è maturata girando per le vie della sua città, Milano, che è diventata inevitabilmente il suo soggetto preferito. La foto d’epoca ha dato un ulteriore sviluppo alla sua ricerca perché gli ha consentito di avvalersi di ri-

cordi tangibili per investigare i rapporti umani. In questo caso i soggetti vengono anneriti in modo brutale, evidenziando la mancanza nelle persone degli affetti e dei valori più profondi.

Trovami racconta fotograficamente i primi rapporti degli italiani all’estero. Nell’arco temporale affrontato, 1916 - 1970, il fenomeno migratorio riguardava la diaspora italiana all’estero o la prima grande immigrazione dal sud al nord Italia degli anni del boom economico. In queste foto l’uomo bianco viene cancellato e oscu-

rato assumendo tutte le valenze negative dell’uomo nero, che è il centro emotivo della foto e sottolinea il suo dominio sugli altri popoli. La storia ci mostra quanto poco è stato fatto per integrare chi è diverso, che continua a vivere ai margini della società, viene sfruttato e non viene valorizzata la sua ricchezza culturale perso-

nale. L’artista stesso vive sulla sua pelle cosa vuol dire essere diverso: domande pronunciate con distacco come “Da dove vieni?” o “Là, fanno tutti così” feriscono perché indicano un atteggiamento sottostante di diffidenza e di presunta superiorità.


Trovami #1, h11,2x8,5 cm, pennarello su foto d’epoca del 1952 Opera non in vendita

Trovami #2, h10,4x14,8 cm, pennarello indelebile su foto d’epoca anni '70/’80 Opera non in vendita

Trovami #3, h13,5x 8,6 cm, pennarello indelebile su foto d’epoca del 1916 Opera non in vendita


Franck Calard (Lagny-sur-Marne, 1997) Vive e lavora tra Milano e Valle di Marna (Francia). Nel 2015- 2016 si laurea presso la Baccalauréat Littéraire Arts Plastiques Lycée du Sa-

cré Coeur, Privas (Ardèche, Francia) e nel 2017 integra i suoi studi con il corso di laurea in arti visive alla scuola delle Arti della Sorbona. Durante lo stesso anno è finalista per la creazione di un’opera per la Sorbonne Université. Nel 2018 partecipa a uno

scambio internazionale con il percorso di laurea in Scienze dei beni culturali dell'Università degli Studi di Milano e sempre nello stesso anno riceve la Segnalazione Speciale della Giuria del X Concorso di Pittura della città di Romano.

Le opere Ulm rappresentano un’evoluzione, un’emancipazione dei cliché che permette di comprendere "l’altro", in una rappresentazione del "non Jenisch." È abbastanza difficile per un nomade creare legami con le persone esterne alla sua comunità: il fatto di applicare delle forme, di ricercare dei gesti è un modo di camminare verso un'appropriazione, un inizio di dialogo. Le opere, sulla base dell’esperienza diretta vissuta

dall’artista come nomade, affrontano il tema del legame tra i popoli sedentari e i nomadi, un legame conflittuale che l’artista vuole portare all’attenzione nel tentativo di suscitare nell’osservatore una riflessione sull’importanza dell’accettazione e valorizzazione delle differenze culturali e sociali tra gli uomini.


€280

Ulm 3, h65x50 cm, pastelli olio su carta € 330

€280

Ulm 2, h65x50 cm, pastelli olio su carta € 330

€280

Ulm 4, h65x50 cm, pastelli olio su carta € 330

€280

PITTURA

Ulm 1, h65x50 cm, pastelli olio su carta € 330


Alessandro D’Aquila (1989) Vive e lavora a Milano. Laureato in Economia, dal 2009 lavora negli ambiti della grafica pubblicitaria, del

web design e dell’arte contemporanea. Ha sviluppato uno stile personale che sintetizza la realtà riducendola a semplici forme di colore, ossia come descritta ad un non vedente. Nel 2017 ha esposto all’Affordable Art Fair di Milano presso Studio Più. Nel

2018 ha esposto nella mostra collettiva "Genesis" presso la Galleria Vittoria di Roma e ha vinto il Primo Premio "Rospigliosi Art Prize" presso il Palazzo Rospigliosi a Zagarolo. Nello stesso anno ha realizzato la mostra personale "Polaroid Sintetiche" presso Experimental Club a Frosinone.

Le opere, appartenenti al progetto artistico "Paesaggi Sintetici", costituiscono rappresentazioni sintetiche della realtà, che viene ridotta a semplici forme di colore sulle quali, attraverso la serigrafia, sono riportate scritte in linguaggio braille. I "Paesaggi Sintetici" rappresentano ed evidenziano la diversità, in quanto un paesaggio privato dei suoi elementi distintivi e dei suoi dettagli, diventa un codice da interpretare. L’elimi-

nazione dei dettagli e l’inserimento di un linguaggio che non è stato creato per essere visto, creano infatti un contrasto e un senso di smarrimento che può essere risolto solo con la fantasia, l’unica in grado di portare l’individuo nel luogo che più ama.


€160

Idea, 2012, 50x50cm serigrafia su carta martellata, tiratura 5 € 220

€160

€160

In equilibrio sul mondo, 2013, 50x50cm, serigrafia su carta martellata, tiratura 2 € 220

€160

ILLUSTRAZION

Reset , 2013, 50x50 cm, serigrafia su carta martellata, tiratura 3 € 220

Spiaggia Africana, 2013, 50x50cm, serigrafia su carta martellata, tiratura 3 € 220


Yelena Milanesi (Milano, 1980) Vive e lavora a Milano. Fotografa e artista, nata e cresciuta a Milano, con lontane origini ungheresi. Si è lau-

reata presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e precedentemente in Scienze Naturali con specializzazione in entomologia. Nel 2014 è stata selezionata dal Young Talent per Affordable Art Fair Milano e dal Premio Arte Cairo Editore. Nel 2015 è risultata fina-

lista del Premio Prina con esposizione alla Triennale di Milano e del Premio Basilio Cascella a Ortona. Nel 2017 ha vinto il concorso “Alla scoperta del territorio De AngeliBande Nere”, indetto da Milano Attraverso all’interno dell’istituto P. Redaelli di Milano.

In queste opere l’artista ha passato in rassegna il matrimonio, l’amore per animali non propriamente ritenuti

da compagnia (come ad esempio una locusta), gli stereotipi di genere, il pensiero divergente e la disabilità, considerando queste situazioni nella loro accezione più completa e non stereotipata. Le immagini, realizzate con una tecnica a metà strada tra la fotografia e l’elaborazione digitale, si completano l’un l'altra e, gra-

zie all’apparente contrasto di diverse entità, guidano l’osservatore tra simboli e paesaggi urbani verso una visione alternativa di riflessione. Su uno scenario urbano in bianco e nero si affollano elementi che simbolizzano la diversità, resi positivi dal colore: in queste opere l’abbattimento dei pregiudizi ha il sapore del colore.


€470

Perché la cavalletta no, h30x40 cm, fotografia ed elaborazione digitale € 550

€470

Just married, h30x40 cm, fotografia ed elaborazione digitale € 550

€470

Different Thoughts, h30x40 cm, fotografia ed elaborazione digitale € 550

€470

FOTOGRAFI

Gender Stereotype, h30x40 cm, fotografia ed elaborazione digitale € 550

Normal or Doubt, h30x40 cm, fotografia ed elaborazione digitale € 550

€470


Shoko Okumura (Giappone, 1983) Vive e lavora a Milano. Si laurea in Pittura Tradizionale Giapponese alla Tokyo University of the Arts nel 2008.

Riceve una prestigiosa borsa di studio stanziata dal governo giapponese. Subito dopo la laurea si trasferisce in Italia per imparare il restauro d’affreschi presso l’Università Internazionale dell’Arte di Firenze. Grazie a questa esperienza si appassiona al risulta-

to ottenuto dall’unione delle tecniche pittoriche italiane, in particolare l’affresco, e quelle giapponesi, che utilizzano frequentemente un supporto di metallo con foglie d’argento e/o d’oro. L’obiettivo principale dell’artista è di rappresentare la relazione esistente fra natura e uomo.

Le opere rappresentano i molteplici legami indissolubili che esistono tra le diverse forme di vita, compreso l’uomo, e gli elementi naturali (per esempio tra l’acqua e le piante, tra la terra e gli esseri viventi), tutti contraddistinti da un’unica forza dettata dal perfetto equilibrio tra la "necessità" e la "diversità". Due dei dipinti in mostra rappresentano il legame fortissimo fra due piante; il rapporto di equilibrio presente tra i due steli, che si uniscono all’acqua loro fonte vitale, è una metafora sulla necessità dell’uomo di trova-

re, oggi più che in passato, un’armonia con le diverse forme di vita e l’ambiente che lo circondano. Per questo motivo allo stesso modo anche l’uomo deve imparare dalla natura che l’eterogeneità è ricchezza, che va protetta e valorizzata in tutti gli ambiti possibili.


Pilastro della natura, h30x22cm, foglie d’argento, pigmenti, inchiostro di china su carta giapponese € 440

Dimora della natura#1, h43x30 cm, foglie d’argento, pigmenti, inchiostro di china s u carta giapponese € 1.320

Dimora della natura#2, h41x31 cm, foglie d’argento, pigmenti, inchiostro di china su carta giapponese € 1.100

€1.200

€1.120

€370

€930

PITTURA

Legame indissolubile, h80x50 cm, foglie d’argento, pigmenti, inchiostro di china su carta giapponese € 1.540


Carole Peia (Cuneo, 1992) Vive e lavora a Cuneo. Nel 2014 si laurea in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo presso l’Accademia di Bel-

le Arti di Carrara e nel 2015 vince una borsa di studio per una permanenza di sei mesi in Giappone durante la quale frequenta una corso di tessitura e tintura naturale che avrà forte influenza sulle sue opere scultoree. Nel 2016 ottiene la laurea magistrale di II

livello all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Vince il 1°

premio del concorso

“Giancarlo e Marialuisa Sponga 2016” indetto dall’Associazione Arte&Arte di Como. Acquisisce il titolo di master di I livello "Textile - creazione di tessuti d’arte" presso la Fondazione Arte della Seta Lisio aFirenze.

Le opere propongono il classico completo intimo femminile, simbolo da sempre dell’essere donna, stropicciato, dismesso e buttato, con l’obiettivo di porre l’attenzione su aspetti belli ma marginali di oggetti che

spesso portano con sé perversioni, significati, usi e costumi, non evidenti a una comune visione estetica. Tale obiettivo viene raggiunto attraverso la decontestualizzazione dell’oggetto, traslandone il materiale originale in sottili fili di rame e realizzando un lavoro sempre rifinito, fine e prezioso, ma freddo.

Il ricamo realizzato con il filo di rame vuole sottolineare, da un lato, la costrizione alla quale la donna si sottopone, al solo motivo dell’apparire, con indumenti che mortificano la carne contro natura; dall’altro lato, la sofferenza di alcune donne vittime della violenza maschile. Ci si pone, davanti a queste opere come dinnanzi all’abito da sposa usurato, strappato e simbolo di violenza come quello di Pippa Bacca, del quale resta solamente un simbolo, che nasce onesto ma muore umiliato.


€550

Sexy 2, 2017, 31x22x2 cm, filo di rame lavorato all’uncinetto su supporto di legno € 550

€450

Sexy 5, 2017, 30x17x2 cm, filo di rame lavorato a crochet su supporto in legno € 550

€450

Sexy 3, 2017, 31x22x2 cm, filo di rame lavorato all’uncinetto su supporto di legno € 550

€450

Honi soit qui mal y pense, 16x5,5x5 cm, filo di rame lavorato all’uncinetto su supporto di legno € 330

€280

SCULTURA

Sexy 4, 2017, 65x25x2 cm, filo di rame lavorato a crochet su supporto in legno € 660


Domenico Ruccia (Bari, 1986) Vive e lavora a Milano. Studia presso la Scuola di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel 2017 viene

inaugurata la sua prima mostra personale “Memories Storyteller” presso la Galleria della Fondazione Mario Moderni (Roma) seguita dalla seconda

personale “Toys”

presso la caffetteria artistica del Museo del Chiostro del Bramante (Roma). Nel 2018 i

suoi dipinti sono utilizzati per le riprese della serie televisiva prodotta da Indigo Films – RAI “La Compagnia del Cigno” diretta da Ivan Cotroneo. Nel 2018, selezionato dal curatore Paolo Levi, prende parte al 1° Premio Internazionale Arte Palermo che vede la partecipazione del critico d’arte Philippe Daverio.

Il trittico in esame forma un’atipica composizione piramidale: ai lati sono presentati due umanoidi meccanici con parti biologiche e al centro si erge un manichino che pare quasi umano nelle rigide movenze da ballerino. Cosa accomuna queste figure? Dov’è la normalità e dove risiede al contrario la diversità? La diversità risiede non tanto nella bizzarria esterna di tali figure, pur evidente, quanto nella loro condizione di emarginazio-

ne e nel loro stato interiore: le componenti meccaniche, come potrebbe essere la pelle di un colore diverso, sono semplici specchi di un’inadeguatezza interiore, purtroppo generata dall’esterno. Così il manichino è uno stravagante ballerino troppo vecchio per sognare ma decisamente giovane per morire e le figure robo-

tiche, solo apparentemente immobili, manifestano molta più umanità di quanto esse stesse immaginino.


PITTURA Atlas of Anatomy #2, 2018, h46x31 cm, tecnica mista su carta € 260

€220

Middle-Aged Dancer (Too old to Dream, Too young to Die), h60x50 cm, olio su tela € 1.300

€1.100

Atlas of Anatomy #1, 2018, h46x31 cm, tecnica mista su carta € 260

€220


Christian Sacchi (in arte aChryliko) (Sesto San Giovanni, 1972) Vive e lavora a Milano. Matura la propria creatività artistica da autodidatta. Nel 2005 inizia a dedicarsi alla

pittura materica, quasi per gioco, e nel 2010 ha partecipato alle prime mostre collettive presso diverse gallerie. Dal 2014, influenzato dalla Pop-art di Warhol e dalle opere di Burri, ha deciso di abbinare a una raffigurazione figurativa materiali di riciclo e altri

elementi materici (dalle sabbie al legno, dalle stoffe al metallo), rafforzando o trasformando la loro espressività attraverso le luminose tonalità dei colori acrilici.

Il protagonista unico di tutte le tele è il cuore anatomico, il filo conduttore che lega tutte le opere del progetto artistico. Le opere su tela di varie dimensioni sono realizzate su una base di pittura acrilica e smalti con

l’aggiunta sovrastante di materiali di scarto e resina. In particolare, l’opera POP-H3arT è un omaggio a Warhol e presenta la riproduzione in serie, con colori diversi, dell’organo del cuore, che a partire dalla sua interezza via via si sgretola mostrando un interno tecnologico. L’obiettivo dell’artista è quello di richiamare

l’attenzione sul cuore come luogo non solo dei sentimenti, da preservare dai risvolti negativi di un certo progresso tecnologico e da una valutazione di tipo meramente economico-funzionale, ma anche di una razionalità istintiva, che ascoltata consentirebbe di superare le paure alla base delle diffidenze verso le diversità.


€160

POP-H3arT, 70x70x4 cm, tecnica mista con materiali di scarto e resina su tela € 1.100

€900

H3arTquake, 20x30x4 cm, tecnica mista con materiali di scarto e resina € 330

€260

H3arT gears, 60x60x4 cm, tecnica mista con materiali di scarto e resina € 880

€700

PITTURA

Ceci n'est pas une pomme, 24x18x2 cm, tecnica mista con resina e ingranaggi € 220


Luhan Zheng (Cina, 1988) Vive e lavora a Milano. Nel 2014 consegue il Diploma di Laurea in letteratura e arte presso l’Accademia Cen-

trale di Belle Arti in Cina. Nel 2018 si laurea in Pittura di Accademia Di Belle Arti di Brera. Nel 2018 espone in diverse mostra collettive: presso il Torrione del Museo MAIO Museo dell’arte in ostaggio e della grafiche visionarie, Cassina de’ Pecchi (MI) e Fonda-

zione l’Arsenale Iseo. Sempre nel 2018 espone nella Mostra Collettiva “Through the Black Mirror” a Paratissima Milano, nella mostra “ONIRICA mente - Il sogno creativo di una realtà nascosta" a Ischia, nella mostra In-stabile equilibri nello Spazio Arte Carlo Farioli a Busto Arsizio e all’interno dell’International Art Exhibition Van Gogh nelle sale del complesso Monumentale Guglielmo II di Monreale a Palermo.

Con l’opera Trance l’artista vuole rappresentare uno stato della mente in cui né il corpo né lo spirito sono in grado di percepire stimoli esterni, come se l’intero organismo si limitasse a svolgere le funzioni del corpo. Lo

stato di trance non è vuoto, ma indica transizione e cambiamento. L’artista descrive tale stato come un’esperienza quotidiana, che può essere indotta da fattori esterni dell’ambiente consentendo all’individuo di uscire dal quotidiano e raggiungere la parte più recondita del proprio pensiero. Nell’opera la ripetizione in-

finita di fiocchi di neve ha lo scopo di simulare l’immagine che appare nella mente delle persone quando cadono in trance; seguendo il movimento delle piccole chiazze di luce l’ambiente circostante perde di importanza e prende vita una sorta di allucinazione, in grado di far accedere alle immagini nascoste nel profondo della mente, creando l’illusione di un altro mondo. Tutti gli individui nello stato di trance possono essere uguali o al contrario possono essere altro, il diverso.


FOTOGRAFI Trance - gli occhi II, h29,6x21 cm, fotografia digitale Opera non in vendita


Luca Zurzolo (Ivrea, 1986) Vive e lavora a Ivrea. Nel 2008 frequenta il corso di Decorazione presso l’Accademia Albertina delle Belle

Arti di Torino e nel 2008 collabora con A.P.A. presso la Biennale Scultura Internazionale -Castello Ducale di Agliè. Viene selezionato nel 2011 dalla Fondazione Camis de Fonseca e dall’Istituto di Studi Storici “Gaetano Salvemini” per la mostra “Arte e Shoah”

presso il Museo Diffuso della Resistenza di Torino. Nello stesso anno frequenta uno stage sulla tecnica dell’affresco presso il M.A.C.A.M di Maglione. Nel 2014 espone in una mostra personale “Meno 30” nello Studio 10 di Vercelli; nel 2017 vince il primo premio all’Earthink Festival di Torino ed espone nella personale “Nero Pesante” presso Open Art House di Ivrea.

Le opere presentano individui ambigui, che possono sembrare sofferenti, dormienti o qualsiasi cosa uno decida che siano, pur essendo semplici esseri che vivono nello spazio e nella quotidianità. Personaggi disturbati e

disturbanti, anonimi, che hanno perso la loro identità omologandola alla normale velocità dello scorrere del tempo nella vita quotidiana. Immagini slavate tirate, modificate e sdoppiate che rendono diverso anche il più adeguato essere umano, mutato e dormiente. Attimi e momenti, fermo immagine, esistenze ritratte in un

sfuggente "qui ed ora". Uguali in umanità, diversi per sentenza di un’interazione tra loro e il mondo. L’essere umano, per natura, è sempre restio, intriso di pregiudizi che intaccano l’interazione tra lui e i suoi simili. L’empatia è quasi diventata un ostacolo di cui vergognarsi. Ecco che così subentra l’ambiguità, il rendersi conto di un momento che risulta ambiguo, dando un verdetto a quello che solo gli occhi vedono. In tutto il suo lavoro l’artista cerca di ricreare momenti, frazioni di tempo, umani che interagiscono in uno spazio vitale, irrea-

le e diverso dalle comuni attese.


PITTURA Incerta origine, 2018, ognuno h29,5x21 cm, grafite su carta (opera composta da 20 parti) € 730 opera completa

€620

Particolare dell’opera


MOSTRAMI FACTORY @Fabbrica del Vapore, Via G. C. Procaccini, 4 - Milano La mostra è visitabile dal 9 novembre al 10 dicembre 2018 dal mercoledì alla domenica dalle ore 15 alle ore 19 Ingresso libero Per qualunque informazione o richiesta d’acquisto delle opere del presente catalogo vi invitiamo a contattarci via eMail all’indirizzo info@mostra-mi.it

Nell’ambito del progetto “Spazi al Talento”

Soggetto di rilevanza regionale

Partner tecnico


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