MSOI thePost numero 120

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Il Settimanale di M.S.O.I. Torino


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MSOI Torino M.S.O.I. è un’associazione studentesca impegnata a promuovere la diffusione della cultura internazionalistica ed è diffuso a livello nazionale (Gorizia, Milano, Napoli, Roma e Torino). Nato nel 1949, il Movimento rappresenta la sezione giovanile ed universitaria della Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (S.I.O.I.), persegue fini di formazione, ricerca e informazione nell’ambito dell’organizzazione e del diritto internazionale. M.S.O.I. è membro del World Forum of United Nations Associations Youth (WFUNA Youth), l’organo che rappresenta e coordina i movimenti giovanili delle Nazioni Unite. Ogni anno M.S.O.I. Torino organizza conferenze, tavole rotonde, workshop, seminari e viaggi studio volti a stimolare la discussione e lo scambio di idee nell’ambito della politica internazionale e del diritto. M.S.O.I. Torino costituisce perciò non solo un’opportunità unica per entrare in contatto con un ampio network di esperti, docenti e studenti, ma anche una straordinaria esperienza per condividere interessi e passioni e vivere l’università in maniera più attiva. Cecilia Nota, Segretario M.S.O.I. Torino

MSOI thePost MSOI thePost, il settimanale online di politica internazionale di M.S.O.I. Torino, si propone come un modulo d’informazione ideato, gestito ed al servizio degli studenti e offrire a chi è appassionato di affari internazionali e scrittura la possibilità di vedere pubblicati i propri articoli. La rivista nasce dalla volontà di creare una redazione appassionata dalla sfida dell’informazione, attenta ai principali temi dell’attualità. Aspiriamo ad avere come lettori coloro che credono che tutti i fatti debbano essere riportati senza filtri, eufemismi o sensazionalismi. La natura super partes del Movimento risulta riconoscibile nel mezzo di informazione che ne è l’espressione: MSOI thePost non è, infatti, un giornale affiliato ad una parte politica, espressione di una lobby o di un gruppo ristretto. Percorrere il solco tracciato da chi persegue un certo costume giornalistico di serietà e rigore, innovandolo con lo stile fresco di redattori giovani ed entusiasti, è la nostra ambizione. Jacopo Folco, Direttore MSOI thePost 2 • MSOI the Post

N u m e r o

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REDAZIONE Direttore Editoriale Jacopo Folco Direttore Responsabile Davide Tedesco Vice Direttori Giusto Amedeo Boccheni, Pilar d’Alò Caporedattori Giusto Amedeo Boccheni , Luca Bolzanin, Pilar d’Alò, Luca Imperatore, Pauline Rosa Capi Servizio Rebecca Barresi, Giusto Amedeo Boccheni, Luca Bolzanin, Lucky Dalena, Pierre Clement Mingozzi, Sarah Sabina Montaldo, Daniele Pennavaria, Leonardo Scanavino, Chiara Zaghi Media e Management Daniele Baldo, Guglielmo Fasana, Anna Filippucci, Vladimiro Labate, Jessica Prietto Editing Lorenzo Aprà, Adna Camdzic, Amandine Delclos Copertine Virginia Borla, Amandine Delclos Redattori Gaia Airulo, Erica Ambroggio, Elena Amici, Amedeo Amoretti, Andrea Bertazzoni, Micol Bertolino, Luca Bolzanin, Davide Bonapersona, Maria Francesca Bottura, Fabrizia Candido, Daniele Carli, Debora Cavallo, Emanuele Chieppa, Giuliana Cristauro, Andrea Daidone, Lucky Dalena, Alessandro Dalpasso, Federica De Lollis, Francesca Maria De Matteis, Ilaria di Donato,Tommaso Ellena, Guglielmo Fasana, Anna Filippucci, Alessandro Fornaroli, Corrado Fulgenzi, Francesca Galletto, Lorenzo Gilardetti, Lara Amelie Isai-Kopp, Luca Imperatore, Michelangelo Inverso, Vladimiro Labate, Giulia Marzinotto, Simone Massarenti, Rosalia Mazza, Davide Nina, Pierre Clement Mingozzi, Alberto Mirimin, Chiara Montano, Sveva Morgigni, Virginia Orsili, Daniele Pennavaria, Barbara Polin, Jessica Prieto, Luca Rebolino, Jean-Marie Reure, Valentina Rizzo, Giacomo Robasto, Clarissa Rossetti, Federica Sanna, Martina Santi, Martina Scarnato, Edoardo Schiesari, Jennifer Sguazzin, Stella Spatafora, Elisa Todesco, Francesco Tosco, Tiziano Traversa, Leonardo Veneziani, Alessio Vernetti, Elisa Zamuner. Vuoi entrare a far parte della redazione? Scrivi una mail a thepost@msoitorino.org!


DATA MANAGEMENT E PRIVACY

Il connubio tra cloud computing e artificial intelligence

Di Alessandro Fornaroli Molti accademici sono ormai concordi sul fatto che la nostra società non si trovi in un’epoca di cambiamenti, ma si stia assistendo ad un cambiamento d’epoca. Le innovazioni che hanno caratterizzato il ventesimo secolo e a cui stiamo assistendo tutt’ora, infatti, andrebbero comprese nel quadro di un vero e proprio mutamento paradigmatico, che impone di individuare le misure necessarie per facilitare la transizione e di ridurre al minimo le tensioni sociali che, fisiologicamente, ne deriveranno. È proprio questa sfida che anche secondo il presidente emerito della Camera dei Deputati Luciano Violante ha accompagnato la crisi democratica di cui molti Paesi sono attualmente testimoni. Negli ultimi tre secoli di storia, dopo l’avvento della produzione di massa grazie all’impiego dell’acciaio durante la prima rivoluzione industriale, abbiamo assistito sia alla diffusione dell’elettricità, sia, in seguito, al raggiungimento della potenza di calcolo dei computer nel XX° secolo, il cui potenziale venne rivelato al mondo intero durante il Secondo conflitto bellico, grazie ad Alan Turing. Fu la sua Bomba a sconfiggere

la macchina Enigma dell’Asse e a valere al matematico un posto tra i padri dell’informatica. In questa catena di eventi significativi, l’ultimo anello è costituito dall’intelligenza artificiale, definita come l’uso sapiente dell’algoritmo in grado di aggiungere capacità cognitiva alla semplice computazione. Per comprendere meglio, è importante identificare l’elemento che collega la diffusione e l’utilizzo dei computer su larga scala, con lo sviluppo delle Artificial Intelligence Technologies: i Big Data. Questi, la cui esistenza e il cui ruolo era ancora ignorato dai molti appena un lustro fa, oggi rappresentano uno strumento commerciale dal valore di milioni o miliardi di dollari. Sebbene, infatti, i ‘dati’ grezzi abbiano un’utilità limitata, per mezzo di un particolare tipo di analisi sistematica che tiene conto di grandi quantità di dati, è possibile estrapolare nuove informazioni dal dato originale, impiegabili in vari ambiti, da quello sanitario a quello commerciale, ad esempio, ma anche per l’analisi dei trend di ricerca o per il suggerimento di inserzioni mirate. Lo scopo di questa analisi è in primo luogo quello di utilizzare specifici strumenti per identificare

patterns nascoste e connessioni tra dati. L’introduzione di queste innovazioni potrebbe determinare un rilevante svantaggio competitivo per quelle imprese che non saranno in grado di stare al passo. Secondo un’indagine a campionatura mondiale condotta dai ricercatori di Forrester, infatti, già nel 2016 il 40% circa delle aziende avevano avviato processi che prevedevano l’implementazione dei Big Data, mentre il 30% stava pianificando l’adozione di servizi Cloud per la gestione delle informazioni. Il Cloud rappresenta un efficace risorsa, poiché permette diutilizzareprogrammisoftware e hardware in remoto senza localizzare i calcolatori nella propria sede. Il servizio può essere adottato nella forma tradizionale, attraverso il pagamento di un corrispettivo periodico, oppure on-Demand, in base al proprio utilizzo, nella forma meglio nota come throughput provisioning, in cui le unità di lettura e scrittura possono essere regolate automaticamente in base all’uso effettivo dell’applicazione. Gli utenti, in questo caso, interagiscono solo con l’applicazione in esecuzione, senza chiedersi dove siano immagazzinati i dati, quale sia il

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percorso di rete seguito per la veicolazione delle informazioni o chi stia effettivamente governando il traffico Internet e da dove. A questo proposito, Dan Vesset, vice presidente di Idc Analytics

and Information Management Market Research, ha dichiarato che “la disponibilità di enormi quantità di dati, una nuova generazione di tecnologie e uno spostamento culturale verso processi decisionali basati sull’analisi dei dati, continuano a guidare la richiesta di piattaforme Big Data e di tecnologie e servizi di analisi”. Un aspetto di questo fenomeno che non preoccupa nell’immediato, ma che pure si rivelerà fondamentale, riguarda la formazione dei professionisti per l’elaborazione di piattaforme di analisi. A tal proposito il McKinsey Global Institute (MGI) ha quantificato, nel solo 2018, una richiesta variabile da 140.000 fino a 190.000 esperti in questo settore. Inoltre, in musura minore, saranno necessari esperti traduttori per i dati già elaborati. 4 • MSOI the Post

Riguardo alle modalità e alle tecniche di gestione dei grandi sistemi di utilizzo dei dati, la principale applicazione è quella di Machine Learning (ML). Questo programma è quello più vicino alla definizione di

intelligenza artificiale poiché permette di a un software di procedere nell’apprendimento, senza che vi sia una un’esplicita programmazione dell’uomo. Tali sistemi, infatti, possono vagliare enormi pacchetti di dati, arrivando a conclusioni differenti a seconda degli eventi con cui si sono trovati ad interagire nel corso del tempo, in base alle esperienze immagazzinate durante l’apprendimento automatico. Secondo la compagnia di ricerca Gartner, l’implementazione di sistemi ML sarà una tendenza rampante nel corso dei prossimi anni. Non c’è da stupirsi dunque se Jeff Bezos, l’uomo più ricco del mondo, sia il principale sostenitore e fruitore di tale tecnologia. Con la propria azienda consociata, la quale fornisce servizi Cloud al colosso Amazon Web Service (AWS), il magnate americano è riuscito

a realizzare una piattaforma ML in grado di analizzare dati e trend su ogni livello sociale, portando la AWS a diventare la piattaforma Cloud più utilizzata al mondo da ormai 12 anni. Poichè lo scenario raffigurato

è destinato a un’espansione esponenziale, dobbiamo assicurarci che la sicurezza e la privacy di questi sistemi siano garantiti. Per fare ciò, è necessario comprendere quale sia il punto in cui l’IA e il ML andranno a incidere sulla libertà personale degli utenti. L’intelligenza artificiale e le varie tecnologie di supporto (come la robotica) potrebbero infatti produrre un esito positivo per le condizioni di vita dei cittadini. Come è stato notato all’inizio, tuttavia, non ci si può aspettare che questi cambiamenti avvengano senza generare perturbazioni nella coscienza collettiva e nel tessuto sociale. A questo proposito, bisogna tenere presente che il grande progresso segnato dalle IT rispetto ai normali calcolatori, consiste in una maggiore plasticità di analisi che


permette a tali programmi di migliorarsi col tempo. L’algoritmo alla base del processo, una volta presi in considerazione determinati dati, non restituisce un risultato basato su un procedimento schematico, ma ne fornisce una compiuta interpretazione. In quest’ottica si spiega come tali programmi vengano definiti ‘intelligenti’: sono capaci di apprendere dai propri errori. Un ulteriore corollario, è che i ricercatori, e conseguentemente i sistemi da loro progettati, tenderanno a riprodurre un’intelligenza ‘vantaggiosa’, anziché un’intelligenza ‘non orientata’, come potrebbe chiamarsi quella dei precedenti strumenti di computazione. Rimane comunque una questione aperta, ossia in che cosa tale ‘vantaggio’ debba consistere. La risposta, probabilmente, travalica la tecnologia per invadere il dominio dell’etica. La metodologia più indicata per risolvere questi quesiti, dovrebbe consistere nell’approccio interdisciplinare. Il problema della privacy, per far un esempio, non riguarda più solamente la presenza di dati sensibili in alcuni database,

ma deve fare il conto con nuovi dispositivi e nuove strategie per la rielaborazione dei dati, capaci di rendere i confini della riservatezza più labili e incerti. Dispositivi come Alexa ed Echo di Amazon sono in grado di gestire una conversazione con chiunque, grazie a un sintetizzatore vocale che fornisce risposte coerenti alle domande loro poste. Lo scopo principale di tali congegni è quello di fornire un supporto completo alle attività dell’utente, collegandosi ad altri dispositivi per migliorare la condivisione e l’integrazione dei dati. È dunque difficile definire il limite entro cui tale digital intelligence possa essere considerata pervasiva, dal momento che la conoscenza verso i soggetti in cui entra in contatto deriva dall’acquisizione di e-mail e messaggi provenienti da applicazioni di instant messaging come WhatsApp, Viber, Skype e altre affini. Per ora strumenti come questi sono ancora all’avanguardia del proprio sviluppo e manifestano con qualche frequenza difetti e carenze di varia natura, corrispondenti a diverse fragilità

sotto il profilo della sicurezza. Nonostante siano stati registrati numerosi malfunzionamenti in ambiente Cloud e di IA, tuttavia, tali tecnologie sono considerate ormai mature per l’implementazione e la gestione dei Big Data. A differenza di quanto si rappresenti nell’immaginario collettivo, infatti, le principali fughe di dati sensibili sono da imputare non tanto ad azioni di hacking, quanto all’incuria e alla superficialità dei programmatori deputati alla configurazione dei meccanismi per la protezione dei dati. La già citata agenzia Gartner, ha stimato che gli errori di programmazione constino dal 70% al 99% del totale. I rischi che potrebbero derivare dall’adozione di queste nuove tecnologie, se non opportunamente testate e progettate in funzione di specifiche e sempre più personalizzabili esigenze dell’utenza, andrebbero insomma affrontati con strategie informate, . mirate ed efficaci Il progresso della ricerca e dello studio in funzione della loro applicabilità nei Big Data è senza alcun dubbio una priorità.

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EUROPA 7 Giorni in 300 Parole

ARRIVA LA PRIMA BOCCIATURA (INFORMALE) DELDEF La Commissione europea chiede correzioni

GERMANIA 21 ottobre. Il movimento populista xenofobo, Europei Patriottici contro l’Islamizzazione dell’Occidente (Pegida), ha celebrato a Dresda, città di fondazione, il suo 4° anniversario. Migliaia di persone hanno deciso di manifestare per mostrare la loro opposizione al movimento, recitando lo slogan “cuore, non odio”. GRECIA 19 ottobre. Come previsto dall’accordo di Prespa, stilato tra Grecia e Macedonia, è stato dato avvio al processo di riforma costituzionale macedone finalizzato alla modifica del nome del Paese. Con i due terzi di voti favorevoli, è stata approvata la mozione che consentirà alla Macedonia di chiamarsi Repubblica della Macedonia del Nord. ITALIA 23 ottobre. La Commissione europea ha formalizzato all’Italia la richiesta di rivedere il Documento Programmatico di Bilancio sul 2019, poiché, quello presentato, non rispetterebbe le raccomandazioni del Consiglio europeo, né gli impegni presi dall’Italia stessa. Il premier Conte ha dichiarato: “valuteremo nel merito e ci presenteremo fra 3 settimane per proseguire un dialogo franco”. 24 ottobre. Si è svolto un incontro bilaterale al Cremlino tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il leader russo 6 • MSOI the Post

Di Rosalia Mazza Il 18 ottobre 2018, a tre giorni dalla presentazione del Documento Programmatico di Bilancio in Commissione europea, la “Manovra del Popolo” ha ricevuto una prima bocciatura dal Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Pierre Moscovici. In una lettera firmata dallo stesso Moscovici e da Valdis Dombrovskis,vicepresidente della Commissione europea, indirizzata al ministro dell’Economia Giovanni Tria, si richiamano le disposizioni dell’articolo 7 del Regolamento UE n. 473/2013, e si chiedono spiegazioni in merito “a un’ovvia e significativa deviazione rispetto alle raccomandazioni adottate dal Consiglio con il Patto di Stabilità e Crescita” dell’UE. Il Documento di Economia e Finanza presentato in Commissione europea dal governo italiano prevede un’espansione economica attraverso un incremento del rapporto debito/ PIL che viene definito “senza precedenti”, così come senza precedenti sarebbe il distacco tra gli obiettivi UE e i risultati italiani. Il Bel Paese si allontanerebbe così da quelle disposizioni UE accettate da tutti i membri dell’Unione, Italia compresa. Altro elemento di tensione tra UE e Italia, evidenziato nella stessa lettera, riguarda il debito

pubblico, che si aggira intorno al 130% del PIL, mentre i criteri di convergenza UE richiedono che non superi il 60%. La Commissione europea sottolinea infine che, con tali presupposti, “l’obiettivo di bilancio a medio termine non è pianificato in modo da essere raggiunto entro il 2021”. Moscovici ha definito le previsioni di crescita economica “irrealistiche” e sottolinea che la Commissione europea non ha come obiettivo primario la creazione di ulteriori tensioni tra UE e Italia, ma che sono necessari chiarimenti sulle modalità con cui trovare le coperture necessarie agli investimenti previsti dalla Manovra e sulla decisione del Governo di non tener conto del rifiuto di convalidare il Def, che arriva dall’Ufficio parlamentare di bilancio. La risposta dell’Italia, che era attesa per il 22 ottobre scorso in modo da concedere alla Commissione europea di esprimere un primo giudizio ufficiale entro la fine del mese, non fa presagire un cambio di rotta. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha confermato un tetto massimo per l’indicatore debito/PIL al 2,4%, ma prende in considerazione una possibile spending review. Più accesi sono i toni dei vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, contrari a qualunque modifica.


EUROPA Vladimir Putin. L’incontro ha confermato l’intesa fra Roma e Mosca. 24 ottobre. La Corte Costituzionale ha rinviato la trattazione sulla questione di legittimità dell’articolo 580 del codice penale chiedendo al Parlamento di legiferare, entro 1 anno, sul suicidio assistito. La richiesta avrebbe lo scopo di colmare i vuoti di tutela emersi dal caso di Marco Cappato, accusato di aver aiutato Fabiano Antoniani a morire, portandolo in Svizzera. POLONIA 21 ottobre. Si sono svolte le elezioni amministrative in Polonia, banco di prova per le elezioni europee e legislative del prossimo anno. Il partito nazionalista attualmente al governo, PiS, si è confermato prima forza politica del Paese conquistando le zone rurali. Tuttavia, nei grandi centri, Varsavia in testa, la bocciatura è stata netta. REGNO UNITO 20 ottobre. A Londra una folla di 700 mila persone ha manifestato pacificamente per chiedere un secondo referendum sulla Brexit. Si è trattata di una delle più grandi manifestazioni mai avvenute nella capitale britannica. ROMANIA 23 ottobre. Il presidente della Commissione europea, JeanClaude Juncker, durante la seduta plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo, ha lanciato un monito al presidente della Romania, Klaus Iohannis, invitandolo, ai fini del processo di adesione della Romania alla zona Schengen, a non discostarsi dal rispetto dello stato di diritto. A cura di Giuliana Cristauro

LA GRANDE COALIZIONE AFFONDA IN BAVIERA

Le elezioni locali nel Land tedesco mettono in crisi il Governo federale

Di Alessio Vernetti Il governo di coalizione guidato Angela Merkel sembra più vulnerabile che mai dopo che gli elettori bavaresi hanno bocciato i partiti alleati della Cancelliera alle elezioni regionali dello scorso 14 ottobre. Il risultato è stato paragonato a un “terremoto politico” dalla gran parte degli esperti. L’Unione Cristiano Sociale (CSU), partito fratello bavarese della CDU e al potere in Baviera da oltre mezzo secolo, ha conosciuto il suo peggior risultato elettorale dal 1950, e ha perso la maggioranza assoluta dei seggi nel Parlamento del secondo Land tedesco più popoloso, mentre i verdi e l’estrema destra di Alternative für Deutschland hanno visto il loro consenso aumentare. La gran parte degli analisti è concorde nell’affermare che vi saranno grandi conseguenze sulla coalizione di Governo a livello federale, dal momento che la GroßeKoallition formata dall’Unione Cristiano Democratica della cancelliera Merkel, dalla CSU e dai socialdemocratici ha patito un’ingente emorragia di consensi. I verdi hanno ottenuto il 17,5 % dei voti, risultando così il secondo partito dopo la CSU. Una lista di candidati indipendenti, i Freie Wähler Bayern, è

arrivata terza con l’11,9% dei voti. AFD ha ottenuto il 10,3 per cento dei voti e quindi il quarto posto, segnando un aumento per il partito euroscettico e anti-immigrazione che non aveva nemmeno partecipato alle ultime elezioni bavaresi del 2013. Quel che è peggio per la grande coalizione federale è che la SPD, il partito che insieme alla CDU/CSU ha dominato la scena tedesca per decenni, ha ottenuto solo il 10,1 per cento dei voti, il peggior risultato di sempre nel Land. Le relazioni tra la cancelliera Merkel e il leader della CSU nonché ministro dell’interno Seehofer sono state tese negli ultimi mesi, nonostante CDU e CSU siano partiti fratelli da lungo tempo. Seehofer ha apertamente criticato la posizione più permissiva della Merkel nei confronti dei rifugiati e della politica migratoria. Ciò, tuttavia, ha avuto ritorsioni contro la CSU stessa, che ha perso elettori sia a favore dell’estrema destra che del centro-sinistra. Attualmente, una coalizione tra CSU e Freie Wähler Bayern disporrebbe di 112 seggi su 205 e sembrerebbe pertanto essere l’esito più probabile, dal momento che potrebbe limitare i danni per la CSU, anche se il partito si avvierà verso una profonda rivoluzione interna. MSOI the Post • 7


NORD AMERICA 7 Giorni in 300 Parole STATI UNITI 20 ottobre. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, si è espresso sull’imponente fenomeno migratorio proveniente da Guatemala, Honduras ed El Salvador: “devono essere fermati prima che raggiungano il confine con gli Stati Uniti”, ha dichiarato durante i colloqui, avvenuti a Città del Messico, con il ministro degli Esteri messicano Luis Videgaray Caso. 21 ottobre. Donald Trump ha annunciato l’intenzione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty (INF), accusando la Russia di aver violato, più volte, i termini dell’accordo. Lo storico Accordo, siglato tra i due Paesi nel 1987 e concernente il controllo sugli armamenti nucleari, era il punto di riferimento per il termine della Guerra Fredda. 22 ottobre. Il Presidente statunitense si è recato in Texas per sostenere l’ex rivale, Ted Cruz, candidato per il Senato alle prossime midterm elections del 6 novembre. In tale occasione, Donald Trump ha annunciato un “taglio delle tasse per la classe media pari al 10%”. 23 ottobre. Donald Trump è tornato a rilasciare dichiarazioni sul caso Khashoggi. “Si tratta di uno peggiori insabbiamenti della storia”, avrebbe affermato il Presidente. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha, inoltre, confermato la revoca dei visti a 21 cittadini sauditi sospettati di coinvolgimento nell’omicidio del giornalista. 24 novembre. Il governo Merkel 8 • MSOI the Post

IL CANADA LEGALIZZA LA CANNABIS Il dibattito politico canadese su un tema sensibile in ottica elettorale

Di Alessadndro Dalpasso Il 17 ottobre scorso, in Canada, è entrato in vigore il Federal Cannabis Act. Grazie a questa nuova legge federale, nota come Bill C-45, è ora decriminalizzato il possesso e il consumo di cannabis per scopi ricreativi, dopo che, dal 2001, ne era consentito l’uso per scopi medicinali. Il percorso che ha portato a questo traguardo è iniziato alla fine di novembre 2017, quando la House of Commons ha approvato il testo della legge, che è stato poi ratificato dal Senato il 19 giugno dell’anno successivo con una stretta maggioranza. Il Canada, in questo modo, potrà legittimamente tassare tutti gli articoli ricavati con sostanze cannabinoidi prodotti in modo legale, dotandosi altresì di una legislazione all’avanguardia nel settore, unico esempio sia fra i paesi del G20 sia del G7. È, inoltre, l’unico paese, eccezion fatta per l’Uruguay, ad avere una regolamentazione che consenta un uso così estensivo. Sono infatti puniti solo coloro che consumano marihuana alla guida, i militari in alcune situazioni specifiche e chi la rivende ai minori. La battaglia per la legalizzazione è stato uno dei punti del programma elettorale del partito liberale, guidato da Justin

Trudeau. Nel 2013, durante la campagna elettorale che lo vedrà vittorioso, Trudeau sosteneva che fosse di primaria importanza “legalizzare, non decriminalizzare, per poter tassarla, regolarla e tenere la cannabis lontano dalle mani dei nostri figli”. La reazione delle opposizioni interne non si è fatta attendere: il leader dei Conservatori, Andrew Scheer, ha infatti dichiarato che si è proceduto “troppo velocemente e senza prestare attenzione a alle conseguenze”. I Conservatives, però, non hanno intenzione di attuare nessun tipo di azione per invertire il processo poiché, con le elezioni del 2020 alle porte, qualora la manovra fosse apprezzata su scala nazionale potrebbe essere sfruttata come spot elettorale da entrambe le parti: nel caso dei Liberals come una promise kept, nel caso delle opposizioni come una svolta troppo liberale in una materia che ha bisogno invece di una più stretta regolamentazione. Tutto questo potrebbe inoltre dar luogo a ripercussioni anche al di fuori dei confini del Paese della foglia d’acero: secondo un sondaggio Gallup del 22 ottobre scorso, sulla scia del modello canadese, 1 americano su 2 si dichiara ad oggi favorevole ad una legislazione federale per legalizzare il possesso e l’uso della cannabis per scopi ricreativi.


NORD AMERICA ha annunciato, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, la volontà di rendersi cofinanziatore, con 500 milioni di euro, nella costruzione, nei pressi della città di Amburgo, di un terminale di trasporto di gas naturale liquefatto proveniente dagli Stati Uniti. 25 ottobre. Oltre 7 milioni di elettori, secondo quanto riportato dal New York Times, avrebbero già usufruito del voto anticipato, in vista delle elezioni di metà mandato del 6 novembre. Prevista un’affluenza alle urne da record.

CANADA 24 ottobre. Il primo ministro Trudeau ha tenuto un discorso in occasione del United Nations Day: “Grazie alla cooperazione internazionale, abbiamo tutti ereditato un mondo più sicuro e pacifico, ma come ogni generazione, affrontiamo ancora nuove sfide”. 25 ottobre. Il primo ministro olandese, Mark Rutte, si è recato in visita in Canada per prendere parte ad un incontro con il premier Trudeau. L’attenzione delle discussioni si è rivolta verso le politiche adottate comunemente nel settore della sicurezza, dell’eguaglianza di genere e delle politiche ambientali. A cura di Erica Ambroggio

USA: POSSIBILE STRETTA SUI DIRITTI DEI TRANSGENDER

Il sesso sarebbe determinato esclusivamente alla nascita

Di Jennifer Sguazzin In un articolo pubblicato domenica scorsa 21 ottobre dal New York Times, è stata rivelata l’esistenza di un memorandum del Dipartimento per la Salute che propone una definizione restrittiva di genere, basata sui genitali della persona alla nascita. Una decisione che considererebbe il genere come una condizione esclusivamente biologica e, dunque, immutabile. Ciò porterebbe all’eliminazione del riconoscimento federale di circa 1.4 milioni di cittadini che si identificano in un genere diverso da quello di nascita. Qualsiasi controversia sul genere, secondo quanto scritto nel memorandum, dovrebbe essere risolta unicamente con l’ausilio di test genetici ‘affidabili’. Immediata la mobilitazione della comunità LGBTQ, che ha già organizzato due manifestazioni, a New York e a Washington, e lanciato l’hashtag #WontBeErased sui social media. “C’è stata una risposta così massiccia perché questo attacco sta essenzialmente cercando di cancellare la comunità trans da questo Paese”, ha affermato Sarah Kate Ellis, presidente e AD di Glaad, un gruppo di difesa delle persone LGBTQ. L’amministrazione Trump non è nuova a questo tipo di decisioni nei confronti della comunità LGBTQ: a poco più di un mese dall’insediamento alla Casa Bianca, il Presidente ame-

ricano ha revocato una norma del proprio predecessore Obama, la quale permetteva agli studenti di utilizzare i bagni e gli spogliatoi che preferivano in base alla propria identità di genere. Lo scorso anno, Trump ha inoltre cercato di impedire alle persone transgender di prestare servizio militare. Tuttavia, questa sarebbe la mossa più drastica finora realizzata contro la fluidità di genere, promossa da Obama nella legge sulla Salute nazionale. La nuova definizione avanzata verrebbe applicata a due leggi attualmente in attesa di approvazione alla Casa Bianca: la prima riguarda i programmi e le attività sanitarie che ricevono sussidi o fondi federali; la seconda concerne il divieto di discriminazione di genere nelle scuole e nelle università che ricevono assistenza finanziaria governativa. “Le persone transgender sono spaventate”, ha dichiarato Sarah Warbelow, direttrice legale della Campagna per i diritti umani. In attesa di sapere se questa proposta verrà accettata, diverse agenzie hanno già disapplicato di fatto le leggi che l’amministrazione Obama aveva introdotto per tutelare l’identità di genere nelle scuole, nelle carceri e nei rifugi per i senzatetto. I cittadini appartenenti a gruppi minoritari stanno vivendo sulla propria pelle una crescente restrizione, se non un vero e proprio annullamento, dei propri diritti. MSOI the Post • 9


MEDIO ORIENTE 7 Giorni in 300 Parole AFGHANISTAN 20 ottobre. Aperti i seggi per eleggere i rappresentanti della Camera bassa. Diversi attentati, di probabile matrice talebana, si sono verificati in tutto il Paese: nella sola città di Kabul si sono registrati circa 18 morti a causa di una bomba. Elezioni posticipate di una settimana nella provincia di Kandahar per ragioni di sicurezza; completamente annullate, invece, nella provincia di Ghazni per le stesse ragioni.

L’ASSEDIO DELLA STRISCIA DI GAZA

Proseguono le proteste dei Palestinesi contro l’assedio israeliano, mentre il numero delle vittime di questo conflitto continua ad aumentare

Di Maria Francesca Bottura

21 ottobre. A causa di una serie di problemi tecnico-organizzativi, i seggi sono stati riaperti anche nella giornata di domenica. Registrati ulteriori attacchi ai civili; secondo un portavoce del Ministro dell’Interno sarebbero circa 27 i morti e 100 i feriti.

Bastano quattro lettere per ricordarci che, in una parte del mondo, esiste una guerra che dura da ormai troppo tempo: Gaza. La situazione è tale che non basterebbe un libro intero per riuscire a descrivere tutti i conflitti che si sono susseguiti e le conseguenze che hanno portato alla morte di numerose persone. Eppure, bisogna parlarne.

ARABIA SAUDITA 20 ottobre. Riyad ha confermato l’uccisione del giornalista Khashoggi all’interno del consolato saudita a Istanbul. L’uomo sarebbe stato ucciso in seguito di una “rissa finita male”. 18 persone sarebbero state arrestate. 21 ottobre. Stati Uniti, Francia e Germania hanno condannato apertamente l’Arabia Saudita, ritenendo “fallace” la spiegazione fornita.

La Striscia di Gaza non è riconosciuta, ad oggi, come uno stato sovrano, ma fa parte dei Territori Palestinesi, guidati dal 2006 dal governo di Hamas. Nonostante ciò, lo stato di Israele ha mantenuto il controllo delle frontiere, dello spazio aereo e delle acque territoriali, cosa che rese possibile il cosiddetto “blocco della Striscia di Gaza” del 2007, imposto da Israele ed Egitto (che lo revocò nel 2010) dopo la vittoria di Hamas. In sostanza, sin dal momento in cui si è arrivati ad una parvenza di indipendenza, tra i Territori della Striscia e Israele, gli scontri e le proteste non hanno mai avuto fine.

23 ottobre. Aperto ufficialmente ilForumInvestmentInitiative,vertice economico voluto dal principe Mohammed bin Salman. Confermata l’assenza del segretario

Il numero di proteste, una ogni settimana, è aumentato da marzo scorso, cioè da quando il governo palestinese ha chiesto allo stato di Israele di porre

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fine all’assedio che dura dal 2007, causando, secondo una stima approssimativa, la morte di 150 Palestinesi. Lo scontro più brutale, in cui hanno perso la vita 6 manifestanti, risale al 12 ottobre scorso. Secondo quanto riportato dalla radio israeliana, un gruppo di Palestinesi avrebbe attaccato con un ordigno esplosivo una postazione israeliana, facendola esplodere vicino ad un gruppo di militari, rimasti illesi. Il giorno successivo, due razzi partiti da Gaza hanno colpito Israele, portando ad un rapido contrattacco delle forze israeliane. L’obiettivo dei raid aerei che si sono susseguiti dopo l’attacco palestinese, secondo il portavoce militare dell’aviazione israeliana, sarebbe stato un gruppo di terroristi situato a Nord della Striscia, prossimi al lancio di nuovi razzi. Il 22 ottobre scorso, invece, una nuova protesta navale (la tredicesima) contro l’assedio ha causato – secondo fonti mediche della zona – 20 feriti, asfissiati dai gas lacrimogeni. Questa, in conclusione, è la situazione attuale. La Striscia di Gaza è a corto di rifornimenti: l’energia elettrica è disponibile solo per quattro ore al giorno e la scorta di acqua potabile si è ridotta del 50%, rendendo difficili le condizioni di vita.


MEDIO ORIENTE del Tesoro statunitense Steve Mnuchin, del presidente della Banca Mondiale, Jim Young Kim, e della direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde.

AL-GHUMAR E AL-BAQURA: DOPO 25 ANNI IL CONTROLLO DI ISRAELE POTREBBE FINIRE Israele sempre più isolato dai vicini paesi arabi

GIORDANIA 21 ottobre. Il re giordano Abdullah II ha annunciato che non rinnoverà con Israele, il 25 ottobre, i due allegati presenti nel trattato stipulato1994 e che prevedono la concessione dei territori di al Baqura e al Ghamr a Israele. ISRAELE 21 ottobre. Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annunciato che la demolizione del villaggio beduino di Khan al-Ahmar, considerato illegale da Israele a causa della mancanza di permessi, verrà rinviata per favorire le negoziazioni con “diverse parti”. 22 ottobre. Un uomo di 42 anni, palestinese, ha assalito un soldato israeliano a Hebron, ferendolo in maniera non grave. I soldati israeliani hanno aperto il fuoco, uccidendolo. 23 ottobre. Secondo un rapporto di Human Rights Watch (HRW), diversi dissidenti palestinesi sarebbero vittime di arresti arbitrari e torture perpetrate dall’Autorità Palestinese (PA) e da Hamas. TURCHIA 23 ottobre. Il presidente Erdogan si è rivolto al parlamento accusando l’Arabia Saudita di aver premeditato l’omicidio del giornalista Khashoggi e chiedendo che i 18 sospettati siano sottoposti a processo in Turchia. A cura di Martina Scarnato

Di Anna Nesladek Storici equilibri stanno per cambiare al confine tra il Regno Hascemita di Giordania e lo Stato d’Israele. Qualche giorno fa, infatti, il re Abdullah II ha espresso la volontà di reclamare due porzioni di territorio che da tempo, a causa di un trattato di pace di quasi 25 anni fa, si trovano sotto il controllo di Israele. Nel 1994 si stabilì che circa 400 ettari di terreno agricolo situati nella parte sud del confine tra Giordania e Israele (la zona di al-Ghumar) e un’area leggermente più grande chiamata al-Baqura, nei pressi della confluenza tra il fiume Yamurk e il fiume Giordano, sarebbero stati sottoposti al controllo di Israele per almeno 25 anni. In quelle zone si applica un “regime speciale”: la sovranità è giordana, ma la proprietà della terra è israeliana, e vige una specie di contratto d’affitto che si rinnova automaticamente nell’ottobre del 2019, salvo preavviso di 12 mesi. Il re Abdullah II ha espresso la volontà di restituire i territori di al Ghumareal-Baquraaigiordani,che stanno attraversando un’importante crisi economica (la disoc-

cupazione sfiora il 20%) e il cui consenso propende senza dubbio verso la decisione del loro sovrano. In risposta ad Abdullah II, gli israeliani hanno dichiarato che il loro scopo è quello di negoziare per ottenere una proroga della concessione sulla terra, dato che storicamente Israele conquistò quei territori nel 1948. Ciò nonostante, Netanyahu si è mantenuto prudente, affermando che la cosa più importante è la tenuta dell’accordo nel suo complesso. Si potrebbe vedere nella decisione di Abdullah II l’ennesimo colpo alle relazioni dello Stato d’Israele con i vicini arabi, nella scia dello spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme. Ciò è vero soprattutto se si considera che la decisione del Re è stata frutto della pressione delle organizzazioni della società civile e dei partiti politici: ben 86 parlamentari giordani su 130 hanno firmato un memorandum per invitare il governo a non rinnovare la clausola prevista dal trattato di pace, arrivando a minacciare la sfiducia nel caso in cui la loro richiesta non fosse soddisfatta.

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RUSSIA E BALCANI 7 Giorni in 300 Parole

AZERBAIGIAN 23 ottobre. Il presidente azero Ilham Aliyev e il suo omologo turco Erdoğan hanno messo in funzione, durante una sobria R cerimonia, la raffineria STA , la prima realizzata dall’Azerbaigian in Turchia. Costruita ad Aliağa, sulle coste turche dell’Egeo, l’opera è costata 6,3 miliardi di dollari e rappresenta il più grande investimento estero nel Paese mediterraneo. “Con questa raffineria, noi abbiamo ulteriormente rafforzato la dimensione strategica delle nostre relazioni fraterne con l’Azerbaigian” ha dichiarato Erdogan. BOSNIA-ERZEGOVINA 24 ottobre. Circa 200 migranti hanno bloccato la strada che permette di oltrepassare il confine con la Croazia, chiudendo, di fatto, al traffico il posto di controllo di Maljevac. Nei due giorni precedenti, all’incirca 400 migranti si erano spostati sul confine bosniaco dopo che erano circolate alcune false notizie secondo cui la Croazia li avrebbe lasciati entrare. MACEDONIA 19 ottobre. Il Parlamento macedone ha approvato, con la maggioranza richiesta dei due terzi dei parlamentari, una mozione del governo per il cambiamento del nome del Paese. Grazie al voto di 8 membri dell’opposizione, la Macedonia 12 • MSOI the Post

STRAGE IN CRIMEA

Russia e Ucraina si accusano a vicenda

Di Amedeo Amoretti Mercoledì 17 ottobre scorso, lo studente diciottenne Vladislav Roslyakov ha aperto il fuoco in una scuola professionale a Kerch, in Crimea, uccidendo 18 persone e ferendone circa 50. L’omicida si è suicidato al termine della sparatoria. Il ragazzo aveva da poco ottenuto il porto d’armi, che gli aveva permesso di acquistare il fucile. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Roslyakov avrebbe sofferto di una malattia mentale che non gli era mai stata diagnosticata. Pertanto, l’assalto è stato classificato come un mass shooting piuttosto che un atto terroristico. Kerch, da dove parte il ponte che collega la penisola alla Russia, è diventata simbolo dell’annessione della Crimea, contestata dall’Ucraina e non riconosciuta internazionalmente. Fin dai primi istanti, l’attacco è stato analizzato dai media e dai politici russi come terrorismo ucraino, tanto che il portavoce del Consiglio di Stato della Crimea, Vladimir Konstantinov, ha affermato che “tutto ciò che è malvagio arriva dal governo dell’Ucraina”, nonostante gli inquirenti non avessero ancora iniziato le indagini. Persino tra alcuni degli studenti di Kerch circola la voce che il fine ultimo dell’attacco possa

essere stato quello di destabilizzare la Russia, aggiungendo che l’omicida potrebbe essere stato aiutato nell’organizzazione. Dalla parte ucraina, invece, è stata denunciata la narrativa presentata dai politici russi, accusati di alimentare l’odio verso l’Ucraina e di rafforzare l’opinione secondo la quale la Crimea sia legittimamente territorio russo. La giornalista di Daily Beast, Anna Nemtsova, ha criticato veementemente la strategia russa del “terrore” e della disinformazione. Nemtsova ha incolpato il governo russo di coprire la verità esattamente come fece nella strage di Beslan, nel 2004, dove persero la vita 334 ostaggi, e in quella del Teatro Dubrovka, dove l’utilizzo da parte delle forze speciali russe di gas tossici, non segnalati ai medici, fece morire 130 ostaggi. Nonostante si sia constatato che l’attacco sia stato opera di un ragazzo con problemi psichiatrici, il 22 ottobre scorso il presidente russo Vladimir Putin, sul sito ufficiale del governo, ha pubblicato un decreto presidenziale che prevede sanzioni economiche per “le azioni ostili dell’Ucraina”. Il decreto è entrato in vigore il giorno della sua pubblicazione, ma il governo russo dovrà stilare una lista delle misure da applicare.


RUSSIA E BALCANI comincia, così, il percorso di modifica costituzionale che la porterà ad adottare il nome di “Repubblica della Macedonia del Nord”, in accordo con il patto siglato con la Grecia la scorsa estate. RUSSIA 24 ottobre. Durante una visita al presidente russo Putin, il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ha dichiarato che “per l’Italia, le sanzioni non sono mai un fine, ma uno strumento che deve essere superato il prima possibile”. Il Premier italiano non ha, tuttavia, chiarito se Roma sarebbe pronta a porre il veto a un loro rinnovo. Conte ha, inoltre, negato di aver chiesto a Putin di comprare titoli di Stato italiani. UCRAINA 19 ottobre. Il Fondo Monetario Internazionale e il governo del primo ministro Volodymyr Groysman hanno raggiunto un accordo, della durata di 14 mesi, che permetterà all’Ucraina di ricevere un nuovo prestito di 4 miliardi di dollari. L’accordo verrà confermato se il Parlamento ucraino approverà una legge di bilancio che rispetti le indicazioni del FMI e che includano l’aumento del prezzo del gas per uso domestico e del riscaldamento. UZBEKISTAN 19 ottobre. Si è conclusa la visita di due giorni del presidente russo Putin nel Paese. Le due delegazioni hanno firmato accordi commerciali per 27 miliardi di dollari. Inoltre, Putin e il suo omologo uzbeko, Shavkat Mirziyoyev, hanno concordato la costruzione di una centrale ad energia nucleare, la prima dell’Asia centrale. A cura di Vladimiro Labate

UNA NUOVA GUERRA FREDDA?

Salta storico accordo del periodo della Guerra Fredda sui missili nucleari

Di Davide Bonapersona Sabato 20 ottobre scorso, Donald Trump ha ufficialmente dichiarato che gli Stati Uniti hanno intenzione di ritirarsi dal Trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF), siglato nel 1987 da Gorbachev e Reagan. L’accordo consentì una drastica riduzione dei missili nucleari schierati in Europa e permise di compiere un importante passo avanti verso la fine della Guerra Fredda. Il presidente Trump ha spiegato che tra le principali ragioni che spingerebbero gli Stati Uniti ad abbandonare il Trattato INF vi sarebbero innanzitutto le (presunte) ripetute violazioni del Trattato stesso da parte della Russia e, in particolar modo, l’esclusione di alcuni Paesi, non firmatari dell’Accordo, come Cina, Iran e Corea del Nord, pericolosamente attivi nel settore del nucleare. Per chiarire meglio la posizione degli USA, è stato inviato a Mosca John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Nel corso del suo viaggio di due giorni in Russia, Bolton ha incontrato il ministro della difesa Sergej Shoigu, il ministro degli esteri Sergej Lavrov, ma soprattutto ha avuto l’occasione di confrontarsi con il presidente Vladimir Putin in persona. Nel corso dei vari incontri, Bol-

ton ha precisato che la vera minaccia non sono gli Stati Uniti che abbandonano il Trattato, ma i missili russi già schierati che violano il Trattato stesso. Ha poi rassicurato i Paesi europei sul fatto che gli Stati Uniti non abbiano alcuna intenzione di schierare missili in Europa. Inoltre, il Consigliere ha sottolineato come il Trattato INF fosse ormai obsoleto, non soltanto perché “alcuni Paesi sono liberi di armarsi mentre gli Stati Uniti continuano ad avere le mani legate”, ma soprattutto perché, rispetto al 1987, la realtà sociale, politica e geografica è profondamente mutata. Putin ha dichiarato di essere stupito dalla decisione degli Stati Uniti; tuttavia, ha osservato che la strada del dialogo resta la migliore per tutti e si è detto contento della scelta di Bolton di confrontarsi di persona sul tema. Infine, sempre sul versante russo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov e lo stesso Mikhail Gorbachev hanno espresso preoccupazione per le ripercussioni future della scelta statunitense. Ciò nonostante, va detto che non sembra la notizia abbia compromesso i rapporti tra Mosca e Washington. Infatti, resta confermato l’incontro tra Trump e Putin che si terrà a Parigi a metà novembre, in occasione delle celebrazioni per i cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale.

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ASIA E OCEANIA 7 Giorni in 300 Parole GIAPPONE 25-26 ottobre. Shinzo Abe, primo Ministro giapponese, sarà in visita a Pechino dal 25 al 27 ottobre per la prima volta dopo 7 anni di relazioni difficili tra i due Paesi, in particolare per via delle rispettive rivendicazioni territoriali. Lo scopo del viaggio consta nel rafforzare i legami economici con la RPC, soprattutto in un momento di grande tensione con gli Stati Uniti in ambito commerciale. Le economie di Cina e Giappone sono state fortemente colpite dalla politica di Donald Trump, favorendo così un riavvicinamento delle due potenze nel tentativo di creare un fronte comune.

CINA 23 ottobre. E’ stato inaugurato il ponte più lungo del mondo (55 km di lunghezza) per connettere Hong Kong, Zhuhai e Macao. Tale opera, molto criticata, risulta essere più un progetto simbolico a sfondo politico per incrementare il controllo cinese sulle due Regioni Amministrative Speciali piuttosto che un’opera strutturale realmente necessaria. AFGHANISTAN 20 ottobre. Tra attentati e disordini, sabato e domenica scorsi i cittadini afghani hanno votato per rinnovare il Parlamento. Continuamente posticipate, tali elezioni si sono svolte in un clima di minaccia costante da parte dei Talebani, autori di numero14 • MSOI the Post

SI ACCORCIANO LE DISTANZE TRA CINA E HONG KONG

Le grandi opere nel sud della Cinarafforzano l’integrazione di Hong Kong

Di Gaia Airulo Sarebbero in migliaia i residenti di Hong Kong che hanno protestato contro la costruzione di 1700 ettari di isole artificiali. Annunciato il 10 ottobre scorso dal capo esecutivo Carrie Lam, il Lantau Tomorrow Vision è un progetto urbanistico che mira a risolvere l’emergenza abitativa della città, creando un ulteriore centro residenziale adibito ad ospitare 1,1 milioni di persone. Hong Kong è oggi una delle aree più popolose al mondo, con un totale di 7 milioni di abitanti e una densità media di 6300 persone per km2. Il costo eccessivo del mercato immobiliare e l’aumento dei senzatetto causano scontento tra gli abitanti, i quali, però, non hanno mostrato entusiasmo nei confronti della soluzione proposta dal governo. Tra le critiche indirizzate al progetto vi sono tempi di realizzazione eccessivamente lunghi, oltre a notevoli costi ambientali ed economici. I media locali hanno stimato una spesa di $63 miliardi, ma le previsioni ufficiali del governo non sono ancora state rilasciate. Ciò che spinge l’amministrazione Lam a difendere un progetto così controverso è soprattutto la posizione strategica dell’area, che faciliterebbe il collegamento di Hong Kong con la Greater Bay Area. Tale piano, fortemen-

te voluto da Pechino, prevede la realizzazione di un hub economico integrato che colleghi Hong Kong, Macao, Guangzhou e altre città della Cina meridionale. Secondo il gruppo bancario HSBC HoldingsPlc, la mega regione racchiuderebbe un’economia di 1 trilione di dollari che, da sola, supererebbe il Giappone, quarto esportatore al mondo. Bloomberg la descrive come una “megalopoli dell’high-tech che sfide la Silicon Valley americana”. Le ambizioni della Repubblica Popolare si concretizzano anche grazie all’inaugurazione del ponte di collegamento tra Macau, Hong Kong e Zhuhai che, con una lunghezza complessiva di 55 km, vanta essere il più lungo al mondo. L’opera, dal valore complessivo di $20 miliardi, è stata oggetto di numerose critiche causate dall’enorme costo economico e ambientale e dagli episodi di corruzione registrati durante i lavori. Attraverso le grandi opere promosse da Pechino e appoggiate dal governo locale, la Cina abbraccia con sempre più forza l’ex colonia Britannica. L’integrazione economica di Hong Kong mira ad una maggiore integrazione politica che, col tempo, potrebbe ridurre il grado di autonomia della regione amministrativa speciale.


ASIA E OCEANIA se esplosioni avvenute nei seggi di voto a Kabul per boicottare il voto, da loro considerato illegittimo. TAIWAN 20 ottobre. Di fronte ad un inasprimento delle relazioni tra Taiwan e RPC, una manifestazione di decine di migliaia di persone è stata organizzata a Taipei per reclamare la definitiva indipendenza dalla Cina. I manifestanti, radunatisi su iniziativa della coalizione politica Alleanza Formosa, hanno invocato un referendum per poter decidere del proprio status. E’ la prima volta che a Taiwan si tiene una manifestazione di tali dimensioni per sfidare le minacce di Pechino, che sostiene con forza l’idea di una Cina unica. Purtroppo, lo svolgimento di un referendum sull’indipendenza è vietato da una legge che difficilmente sarà emendata per permettere ai cittadini taiwanesi di autodeterminarsi.

MALESIA 25 ottobre. L’ex primo ministro malese Najib Razak si trova a rispondere di 6 capi di accusa che si aggiungono ai 32 di cui era stato accusato in precedenza nell’ambito dello scandalo 1MDB, scoppiato nel 2015. A cura di Micol Bertolini

ASEM 12

Un resoconto del vertice biennale euro-asiatico

Di Francesca Galletto

l’educazione e la cultura.

Il 18 e il 19 ottobre a Bruxelles si è tenuto il 12° forum AsiaEuropa (ASEM), che, con le partecipazioni dei leader di 51 Paesi, dei rappresentanti dell’Unione Europea (UE) e del Segretario generale dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), si contraddistingue per essere la più alta piattaforma di dialogo e cooperazione tra Asia e Europa.

Durante gli incontri, sono anche terminate le negoziazioni anche tra l’UE e il Vietnam per aumentare il commercio, sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro e la crescita, eliminando il 99% di tutte le tariffe e riducendo le barriere normative e burocratiche. Si attende ora l’approvazione da parte del Consiglio e del Parlamento Europeo.

La conferenza biennale è stato presieduto dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e i temi trattati dai rappresentanti dei diversi Paesi sono stati principalmente l’economia, la sicurezza, la politica estera e la collaborazione in sfide globali come il cambiamento climatico, la digitalizzazione e la migrazione. Dal summit è emersa la volontà comune di mantenere un’economia mondiale aperta, basata sulle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Con questo presupposto, il 19 ottobre, il primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong ha firmato l’accordo di libero scambio con l’UE che prevede l’eliminazione delle tariffe su tutti i prodotti entro 3-5 anni e la liberalizzazione degli investimenti per alcuni settori del mercato. L’accordo prevede inoltre l’intensificazione di relazioni bilaterali di natura politica, per una più stretta collaborazione in campi come l’ambiente, l’energia,

Sul versante della politica estera, i partecipanti si sono uniti nel domandare la completa denuclearizzazione della penisola coreana. Inoltre, è emersa la volontà di lavorare su un fronte comune per la gestione dei flussi migratori e per affrontare in modo più efficace le emergenze umanitarie connesse. Circa le problematiche ambientali, è stata sottolineata l’importanza della collaborazione scientifica, tecnologica e in materia di innovazione, in attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Tenendo in considerazione il carattere intergovernativo dell’ASEM che trova fondamento proprio nella volontà di cooperare degli stati, il bilancio, dopo due giorni di discussioni tra Asia e Europa è stato complessivamente positivo. Rimangono tuttavia interrogativi sulla risoluzione pratica di alcuni conflitti critici, come le dispute nel Mar Cinese Meridionale o la crisi dei Rohingya in Myanmar.

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AFRICA 7 Giorni in 300 Parole LIBERIA 19 ottobre. Un operatore di More Than Me, una nota ONG americana che si occupa di aiutare giovani donne ad uscire dalla trappola dello sfruttamento sessuale, è stato accusato di aver abusato sessualmente di diverse ospiti del centro presente a Monrovia e di averle, inoltre, contagiate con il virus dell’HIV. Secondo un report investigativo pubblicato da ProPublica, le vittime sarebbero 10 ragazze tra i 10 e i 16 anni. Il presidente Weah si è detto molto preoccupato e ha, inoltre, sottolineato che dalla fine della guerra civile, vi è oggi, più che mai, la necessità di continuare a lavorare per garantire e migliorare diritti delle donne.

MOZAMBICO 23 ottobre. La Banca Mondiale ha stanziato 100 milioni di dollari che il governo potrà usufruire tra il 2019 e il 2024 per il National Urban and Local Development. Il progetto di sviluppo riguarderà 17 municipi e 64 distretti di 4 province del Paese. L’obiettivo è quello di promuovere e implementare politiche di decentralizzazione e di migliorare la capacità dei governi locali di provvedere ai bisogni essenziali della comunità. Durante i 5 anni, il piano si concentrerà, in particolar modo, sulle infrastrutture, sull’accessibilità ai servizi di trasporto, sul servizio sanitario e sull’acqua potabile. 16 • MSOI the Post

CALZEDONIA SCEGLIE L’ETIOPIA Il gigante italiano apre il primo stabilimento in Africa

Di Federica De Lollis Lo scorso fine settimana, l’azienda italiana leader nell’intimo ha inaugurato la sua prima fabbrica nel continente africano, precisamente nella regione del Mekelle, in Etiopia. L’ex-amministratore delegato Marco Carletto, già nel 2016, aveva manifestato a nome del gruppo l’interesse verso l’Etiopia come primo hub africano dell’azienda nota sullo scenario internazionale del fashion. Il patron Sandro Veronesi ha sottolineato che si tratta di un mercato con buoni potenziali di crescita, in una posizione geograficamente strategica e ricca di manodopera. Il governo etiope, dall’altro lato, che si procurato di offrire numerosi incentivi fiscali, non poteva che accogliere con favore l’iniziativa italiana: un investimento da 13 milioni di euro che dovrebbe aiutare il Paese a sviluppare la propria industria della moda, già avviata con il parco industriale di Adama, a 100 chilometri dalla capitale Addis Abeba, che al momento esporta oltre 30 milioni di dollari per diversi marchi di abbigliamento. L’azienda darà lavoro a circa 1200 persone ed esporterà fino ai 22 milioni di birr (intorno ai 786.000 dollari) in leggins,

calze e costumi da bagno verso destinazioni europee. La scelta dell’Etiopia potrebbe avere risvolti positivi sul versante umanitario: la regione del Mekelle, a nord del Paese, è situata vicino al porto di Massaua, in Eritrea: un punto strategico per lo sviluppo delle economie dei due Stati e, soprattutto, per il consolidamento della pace raggiunta con l’accordo dello scorso 8 luglio. Il gruppo Calzedonia (che include il marchio omonimo, Intimissimi, Tezenis, Signorvino, Falconeri e Atelier Emé) ha quest’anno raggiunto un incremento dell’8,7% dei ricavi rispetto all’esercizio precedente, con un ammontare di 2,3 miliardi di euro. Questo dato sembra confermare l’impatto positivo dei nuovi punti vendita in Germania, Francia, Spagna, Giappone, Cina, Stati Uniti e Russia e l’accuratezza nella scelta di Paesi con manodopera a basso costo per i centri di produzione (tra i quali, Sri Lanka, Romania, Bulgaria, Croazia e Serbia). L’entusiasmo nell’apertura del colosso verso l’Africa e le previsioni incoraggianti sulla produzione fanno presumere che la scommessa del Calzedonia Made in Etiopia sia stata vinta da entrambe le parti.


AFRICA NIGERIA 24 ottobre. Il ministro delle Finanze, Zainab Ahmed, ha chiarito che il governo non ha intenzione di porre limiti al numero di figli che una donna può avere. L’intenzione sarebbe, dunque, solo quella di incoraggiarle ad aspettare il giusto periodo di tempo tra una gravidanza e l’altra. Ahmed ha, dunque, precisato il significato di una sua precedente dichiarazione, interpretata, da molti, come una propensione verso una politica di limitazione al numero dei figli presenti all’interno di ogni famiglia, a sostegno della crescita economica.

ZIMBABWE 23 ottobre. Il governo ha modificato le regole sull’importazione. Società e individui con fondi offshore potranno importare nel Paese determinati beni, tra i quali olio, fagioli, formaggio e bottiglie d’acqua; tutti alimenti di scarsa reperibilità a causa del comportamento speculativo dei commercianti locali e del cosiddetto panic-buying da parte dei consumatori. “Il continuo aumento dei prezzi spinge le materie prime oltre la portata di molti dei nostri cittadini”, ha dichiarato Mutsvangwa, ministro dell’Informazione. A cura di Valentina Rizzo

SI RIACCENDE LA VIOLENZA INTERRELIGIOSA IN NIGERIA

Scontri tra la comunità musulmana e cristiana hanno provocato più di 50 morti

Di Barbara Polin Venerdì 19 ottobre, 55 persone sono morte negli scontri a carattere interreligioso consumatisi a pochi chilometri dalla capitale locale di Kaduna, nel villaggio di Kasuwa Magani, Nigeria settentrionale. Secondo un testimone anonimo, la scintilla che avrebbe riacceso le tensioni latenti tra la maggioranza cristiana e la minoranza musulmana è stata la cattura di un ladro, dall’appartenenza religiosa ancora non chiara, il quale, dopo essere stato sorpreso sul fatto durante il mercato rionale, sarebbe stato picchiato da esponenti della fede opposta, per poi essere difeso da membri del proprio schieramento religioso.

Il primo è la rivalità per lo sfruttamento di risorse naturali come acqua e terra coltivabile, oggetto di contese interminabili tra i cristiani, per la maggioranza agricoltori, e i musulmani, che nello Stato di Kaduna sono spesso pastori nomadi. Il secondo è la tensione originata dall’applicazione della legge coranica nelle aree a maggioranza musulmana, una manifestazione sociale della religione che rende più ardua la coesistenza tra le due comunità. Infine, l’ombra di Boko Haram, anche se più sfumata rispetto ad altri Stati nigeriani, pesa ulteriormente sulle relazioni bilaterali. I miliziani, infatti, compiono spesso incursioni nei centri abitati a maggioranza cristiana al fine di rapire e convertire giovani donne: una violenza che frustra ulteriormente la volontà di costruire un dialogo costruttivo.

Le parole di costernazione del presidente Buhari si sono venate di amarezza quando ha richiamato i politici locali all’impegno di costruire un Alla strisciante tensione religiosa clima di tolleranza e pazienza aperaltro si affianca un diffusa in una comunità spesso lacerata insoddisfazione nei confronti da violenze scaturite da futili delle istituzioni locali, che motivi. A febbraio 2018, gli stentano a definire una politica ultimi scontri avevano lasciato efficace per stimolare la crescita sul terreno 18 morti, vittime economica e costruire una pace della rivalità settaria che divide sociale duratura. Come risultato, i giovani cristiani e quelli la sacralità della vita umana, musulmani. che pure dovrebbe essere tra i principi cardinali di entrambe Il pericoloso crepitio delle le dottrine religiose, viene relazioni interreligiose nello calpestata proprio da coloro stato di Kaduna è stato che si professano difensori della innescato da due fattori fede. principali e da uno minore.

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AMERICA LATINA 7 Giorni in 300 Parole

LA CAROVANA MIGRANTI IN CENTROAMERICA Un fiume di speranza

ARGENTINA - CILE 20 ottobre. Il popolo Mapuche ha fatto sentire la propria voce nella sede dell’ONU di Ginevra, dichiarando di “parlare a nome di tutti i popoli aborigeni americani che spesso hanno ancora meno voce di loro”. I rappresentanti del popolo Mapuche hanno ricercato, in ambito internazionale, quella risonanza che non hanno mai avuto in Cile e Argentina, luoghi nei quali risiedono. L’obiettivo è porre un freno “all’estrattivismo” e alla monocoltura delle imprese cilene che, con la compiacenza del governo, si sono appropriate e continuano ad appropriarsi delle loro terre originarie. BRASILE 22 ottobre. Le allusioni di Jair Bolsonaro, favorito al ballottagio con Haddad fissato per domenica 28 ottobre, preoccupano la Corte Suprema. Avrebbe, infatti, dichiarato che “i leader di sinistra sarebbero da spedire in carcere o da esiliare”, definendoli “banditi rossi” e affermando che “sarranno spazzati via dalla mappa attraverso una pulizia mai vista nella storia del Brasile”. Sarebbe, inoltre, stato aggunto dal figlio del candidato: “per chiudere la Corte Suprema basta un solo soldato o un sergente”. Il giudice Alexandre de Moraes ha chiesto una immediata investigazione. COLOMBIA 18 • MSOI the Post

Di Davide Tedesco Lì in mezzo, si mescolano slogan e bandiere. Lì in mezzo, si mescolano honduregni, guatemaltechi e salvadoregni. In migliaia, in un numero imprecisato che si aggira tra le 7.000 unità, sospinti da un ironico sentimento di “Yes, we can”, marciano da giorni verso gli Stati Uniti. Da San Pedro Sula, tra l’11 e il 12 ottobre scorsi, in risposta ad un messaggio comparso sui social network, una carovana di profughi – la più grande sinora – si è messa in marcia per gridare a gran voce come la classe meno abbiente in America Centrale non riesca più a sopravvivere nelle condizioni attuali. La risposta del Presidente americano, dinanzi ad un tale scenario, non si è fatte attendere: dapprima l’Honduras, nella figura del proprio presidente Juan Orlando Hernández, e di seguito El Salvador e il Guatemala sono stati destinatari della minaccia di un taglio agli aiuti, qualora non avessero fatto rientrare la carovana e i suoi migranti. Nonostante la rassicurazione del presidente Hernández di giungere ad un accordo con i presidenti Trump e Trudeau, per tutta risposta, i migranti hanno continuato

la loro marcia, sopraffacendo i posti di blocco alla frontiera messicana. Il Washington Post riporta come alcuni di essi abbiano concordato velocemente di mettersi in cammino, come se stessero attendendo da tempo la giusta opportunità per intraprendere il loro viaggio della speranza. Ed è proprio la speranza che continua ad essere il leitmotiv, chilometro dopo chilometro. Stremati e a volte anche feriti, lungo il tragitto accettano ogni tipo aiuto dalle autorità, così come dalle persone che incontrano. Riflettendoci, leggendo, si può constatare come il Centro America sia teatro della partenza di carovane in realtà ogni anno. È altrettanto vero, però, che un fenomeno di tali dimensioni – così come si può osservare dalle foto simbolo che stanno circolando online in questi giorni – non si era ancora verificato. Nonostante i tentativi del Messico di offrire asilo politico e accoglienza ai migranti, la maggior parte di questi ha rifiutato per il timore di incorrere nell’arresto o nel rimpatrio. Che cosa accadrà quando migliaia di persone si riverseranno ai confini statunitensi è imprevedibile; la risposta dista ormai un migliaio di chilometri.


AMERICA LATINA 23 ottobre. Miguel Ceballos, l’Alto Commissario per la Pace nominato dal governo, ha dichiarato che “non si potrà costruire la pace in un Paese dove continuano i sequestri”. Le parole sono state dirette ai dirigenti dell’ELN, organizzazione considerata responsabile di 23 dei 123 rapimenti avvenuti durante l’anno in Colombia. CUBA 22 ottobre. Le autorità cubane vogliono iniziare una politica di buone relazioni con i cittadini emigrati all’estero. Coloro che sono emigrati illegalmente non dovranno più aspettare 8 anni per poter ritornare. Nell’elenco, tuttavia, non si includono i cubani che hanno abbandonato missioni sanitarie, diplomatiche, delegazioni sportive o di altro tipo. In ogni caso non sarà possibile tornare a Cuba con il passaporto del nuovo Paese che li ha accolti. ECUADOR 19 ottobre. Assange, residente nell’ambasciata ecuadoregna a Londra, ha promosso una azione legale nella capitale Quito contro il governo, che sarebbe reo della “violazione dei suoi diritti fondamentali di rifugiato”. Il ciber-attivista denuncia l’illegittimità della lista delle restrizioni, consegnata lo scorso 23 ottobre dal Ministero degli Esteri. La violazione determinerebbe la fine del suo diritto di asilo. A partire dal prossimo mese saranno tagliati completamente le spese alimentari, mediche e di ogni genere necessario per il fondatore di WikiLeaks, residente da 6 anni nell’ambasciata. A cura di Davide Mi

L’OPPOSIZIONE DENUNCIA L’OMICIDIO DI FERNANDO ALBAN

Le vicende che hanno portato alla morte di Fernando Albán riaccendono le polemiche sui trattamenti che il Venezuela riserva agli oppositori politici

Di Elisa Zamuner Lunedì 8 ottobre scorso il consigliere comunale dell’area metropolitana di Caracas, Fernando Albán Salazar è morto mentre si trovava nel palazzo in cui ha sede il servizio di intelligence nazionale bolivariano (Sebin). Albán era stato arrestato 3 giorni prima con l’accusa di un suo coinvolgimento nel fallito attentato a Maduro con i droni, avvenuto il 4 agosto scorso. Secondo la ricostruzione ufficiale, fornita dagli agenti e dal governo venezuelano, Albán si sarebbe suicidato gettandosi dal 10° piano dell’edificio, dopo essere riuscito ad eludere la sorveglianza. Questa versione non ha convinto le opposizioni, ed il partito Primero Justicia, in cui militava Albán, ha dichiarato di credere che la morte del consigliere sia stata un omicidio. Il leader politico in esilio Julio Borges, che nei giorni precedenti aveva denunciato i trattamenti disumani a cui era sottoposto Albán, ha subito definito la vicenda “un mostruoso assassinio” ed ha invitato la comunità internazionale a reagire alla “dittatura di Maduro”.

La reazione internazionale non si è fatta attendere. Sia Washington sia le Nazioni Unite hanno infatti richiesto l’apertura di un’indagine indipendente, sottolineando come il governo di Maduro abbia il dovere di “garantire l’incolumità fisica delle persone detenute”. Il capo del Sebin, Gustavo González López, ha ricevuto diverse sanzioni internazionali in passato per violazione dei diritti umani nei confronti degli oppositori. Negli ultimi anni, il numero di prigionieri politici nel Paese è aumentato: secondo il Foro Penal, ONG venezuelana che si occupa di fornire assistenza legale gratuita a persone con difficoltà economiche detenute in maniera arbitraria, attualmente sarebbero circa 234 le persone poste in arresto per le loro idee e la loro attività di opposizione a Maduro; dal 1° aprile 2017, invece, il numero di morti durante le repressioni, da parte della polizia, di manifestazioni e proteste si aggirerebbe intorno a 100. Molti esponenti politici sono infine costretti all’esilio, forzato o volontario; proprio in concomitanza con la morte di Albàn, il detenuto Lorent Gómez Saleh è stato rilasciato dalle autorità venezuelane e trasportato in Spagna con il divieto di rientrare in patria. L’attivista era stato sequestrato ed arrestato nel 2014 e, secondo i suoi familiari, negli anni di prigionia è stato sottoposto a diverse torture.

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ECONOMIA LA BOCCIATURA DI BRUXELLES

La Commissione europea chiede all’Italia di presentare un nuovo progetto di bilancio

Di Luca Bolzanin Martedì, la Commissione europea ha respinto il progetto di bilancio dell’Italia per il 2019, un fatto senza precedenti nella storia comunitaria, e ha chiesto al governo italiano di presentarne una nuova versione entro tre settimane, in linea con il Patto di Stabilità. Il governo italiano non è stato, però, l’unico dell’Eurozona a ricevere una richiesta di informazioni e precisazioni da parte della Commissione. Anche Francia, Slovenia, Spagna, Portogallo e Belgio hanno ricevuto lettere di richiesta di ragguagli sui piani di bilancio da Bruxelles, ma, secondo funzionari comunitari, nessuno di questi casi è grave quanto quello italiano. Infatti, la lettera all’Italia è stata consegnata a mano al ministro dell’Economia Giovanni Tria dal commissario agli affari monetari Pierre Moscovici solo quattro giorni dopo la presentazione del bilancio. Un’accelerazione che dimostra la gravità del caso e le differenze con la situazione degli altri cinque Paesi citati. Nella lettera al governo italiano, Bruxelles parla infatti di “non rispetto particolarmente serio degli obblighi di bilancio”, “senza precedenti” 20 • MSOI the Post

nella storia monetaria.

dell’unione

È la prima volta che, in base alle norme fiscali dell’Unione Europea, la Commissione respinge i piani di bilancio di un Paese dell’Eurozona. Sebbene l’esecutivo comunitario non abbia in definitiva alcun potere reale sui bilanci nazionali, in passato i governi avevano sempre cercato di evitare un rimprovero ufficiale. Secondo la legislazione dell’UE, l’Italia avrà 21 giorni per presentare un bilancio rivisto, che dovrà essere quindi revisionato dalla Commissione entro tre settimane. Lo stallo sul bilancio potrebbe, dunque, protrarsi fino all’inizio di dicembre: un momento delicato per l’Italia, in quanto la Banca centrale europea ha segnalato che inizierà a ridurre progressivamente il Quantitative Easing. Se il governo Conte e il Parlamento italiano non dovessero modificare la Finanziaria, la Commissione presenterà una sua opinione al Consiglio, aprendo la strada all’avvio della procedura per debito eccessivo e a sanzioni fino allo 0,2% del PIL. Tuttavia, il primo ministro italiano Giuseppe Conte ha dichiarato a Bloomberg, poco prima di ricevere la notifica

dalla Commissione, che non esiste un ‘Piano B’: “Ho detto che il deficit al 2,4% del PIL è il tetto”. Questo valore, nettamente superiore rispetto allo 0,8% prospettato dal precedente governo, è stato però ritenuto troppo elevato dalla Commissione, considerato il rapporto debito/PIL dell’Italia, il più alto nell’Eurozona dopo la Grecia, e l’andamento delle finanze pubbliche nel 2018. Non a caso, la scorsa settimana Moody’s ha declassato l’Italia a un livello appena sopra la ‘spazzatura’. Data la bocciatura di Bruxelles, se lo spread aumentasse ancora e/o se la valutazione di Standard & Poor’s in arrivo venerdì fosse peggiore di quella di Moody’s, il governo italiano “si impegna a intervenire adottando tutte le necessarie misure affinché gli obiettivi indicati siano rispettati”, ha garantito il ministro del Tesoro Tria in una lettera ai commissari europei. “Se per qualche motivo dovessimo andare in difficoltà ha aggiunto il premier Conte semplicemente adotteremmo dei tagli di spesa per rientrare negli obiettivi prefigurati”, anche a discapito della ‘quota 100’ e del ‘reddito di cittadinanza’. Un’eventualità che, comunque, l’esecutivo giallo-verde cercherà di scongiurare fino all’ultimo.


ECONOMIA IL NUOVO AEROPORTO DI CITTÀ DEL MESSICO TRA INNOVAZIONE E PROTESTE

#yoprefieroellago a difesa dell’ecosistema del bacino lacustre vicino alla capitale messicana

Di Francesca Maria De Matteis La gara di appalto per l’assegnazione del progetto risale al 2014, ma l’inizio delle proteste va ricondotto a molti anni prima. Quando, nel 2001, il governo messicano del tempo aveva annunciato l’imminente costruzione del Nuovo Aeroporto Internazionale di Città del Messico, le mobilitazioni popolari erano riuscite a bloccare il processo di messa al bando. Quattro anni fa la ripresa delle trattative, su iniziativa dell’allora presidente Enrique Peña Nieto. A oggi risulta costruito circa il 20% del totale. È un progetto da circa 13 miliardi di dollari, nato negli studi di progettazione Foster + Partners, Fr-Ee e NACO, e nel quale sono coinvolte imprese internazionali, come Proc Mina e Astaldi. A tal proposito, sono state più volte criticate per presunte irregolarità le modalità di assegnazione degli incarichi, il 90% dei quali non sarebbe stato sottoposto a concorso pubblico. Il nuovo hub aeroportuale, una volta terminato, sarà in grado di accogliere 120 milioni di passeggeri l’anno, su una superficie di 555.000 metri quadrati. Il proposito di ecosostenibilità alla base dell’aeroporto è la

sua caratteristica principale, che lo rende innovativo rispetto al modello di Stansted di Londra. Quest’ultimo, infatti, ideato dall’architetto Norman Foster negli anni 1988-1991, non rispecchia più le esigenze contemporanee. L’idea del nuovo aeroporto porta la firma dell’architetto messicano Fernando Romero. Il suo stile si caratterizza per l’ampio utilizzo di tecnologie all’avanguardia, innovative e futuristiche. Nello specifico, l’hub messicano sarà racchiuso in un involucro a griglia leggero, che simula l’idea del volo, mediante l’utilizzo di poco materiale. Questa limitazione, però, non vuole ostacolarne l’impianto monumentale in vetro e acciaio, che cercherà di adattarsi al terreno. Questo, a 15 km dalla capitale, è un bacino lacustre con una ricca fauna, che verrebbe quindi fortemente danneggiata dalla costruzione, insieme alla flora e agli abitanti dell’area. Pueblos Unidos contra el NAICM, è il movimento messicano di protesta contro il progetto. “Tierra sì aviones no!”, “Luchamos por la vida y venceremos” e “La tierra no se vende se ama y se defiende” sono gli slogan più diffusi. Il movimento riunisce tutti i popoli danneg-

giati direttamente dalla costruzione del nuovo aeroporto, e si fa portavoce degli interessi, legati all’ambiente, alla tutela dell’ecosistema e alla salute dei suoi abitanti. Esso chiede al governo dialogo e attenzione, denunciando l’assenza di coerenza dei comportamenti delle grandi organizzazioni a scopo di lucro coinvolte nell’affare. “Pueblos humildes que enfrentamos a la mafia del poder para evitar el despojo de nuestras tierras, agua, cerros y vida comunitaria”, si legge nel manifesto che il movimento ha pubblicato sulla propria pagina Facebook. Il governo di Andrés Manuel López Obrador, la cui carica sarà assunta ufficialmente il 1° dicembre, ha proposto una consultazione pubblica, in forma di referendum, per il prossimo 28 ottobre. Nel programma elettorale del futuro presidente, eletto con il 53% dei consensi nelle ultime elezioni, spiccava, tra le altre proposte di riforma, anche quella della cancellazione della costruzione del nuovo aeroporto. L’imminenza della decisione, lascia intendere la rilevanza politica, oltre che ambientale ed economica, assunta negli ultimi anni dalle proteste. MSOI the Post • 21


DIRITTO INTERNAZIONALE ED EUROPEO

LA COREA DEL NORD RESTA AL CENTRO DELLA SCENA Due passi avanti e uno indietro: tra Washington e Pyongyang una sfida infinita

Di Debora Cavallo Per lungo tempo l’ordinamento internazionale non ha vietato l’arma nucleare, ma con il Trattato del 1970 ha cercato di impedirne la proliferazione con scarso successo. Solo il​ 7 luglio del 2017 ​è stato adottato, dalla conferenza ONU insieme all’Assemblea generale, un ​ Trattato ​ il cui ​ obiettivo è​ il bando totale delle armi nucleari.

ad uno scenario poco confortante. Assistiamo a continui missili balistici lanciati dalla Corea del Nord, per cui sono state votate all’unanimità diverse risoluzioni Onu.

Lo scorso 3 settembre 2017, l’ultimo test nucleare condotto da Pyongyang ha causato due terremoti artificiali, l’esplosione è stata 5 volte più potente della bomba di Nagasaki. L’obiettivo, di seguito, è stato quello di soffocare l’economia Tale Accordo ha visto nordcoreana per impedire che il un’accoglienza “tiepida” leader Kim Yong-un prosegua la e un’opposizione troppo sua corsa allo sviluppo di missili ingombrante: è stato firmato e armi nucleari. Dal 2006, l’anno da 53 Stati e ​ratificato da 3​ del primo test nucleare del , i quali (Guyana, Santa Paese, il Consiglio di sicurezza Sede e Thailandia), non sono Onu ha votato all’unanimità 8 particolarmente rappresentativi risoluzioni con sanzioni sempre del mondo che gravita intorno più dure. Sembrava adombrarsi alle armi nucleari. Brillano per una tregua, quando lo scorso 12 la loro a ​ssenza gli Stati più giugno si è svolto a Singapore il importanti, infatti, l’opposizione meeting tra Kim Jong Un e Trump, al Trattato capitanata dagli ​Stati che ha portato alla firma di una Uniti include Russia, Regno dichiarazione per il processo di Unito e Francia, quattro delle denuclearizzazione. Dopo la maggiori potenze nucleari, che quale, in verità, ci sono stati pochi sono anche membri permanenti progressi concreti.Gli Stati uniti al Consiglio di Sicurezza. Gli hanno chiarito che la revoca altri dissidenti sono stati Israele, delle sanzioni ci sarà quando la Australia, Giappone, e Corea denuclearizzazione della Corea del Sud. E ​rgo i Trattati non del Nord sarà completa. Dal ratificati non saranno applicati canto suo, in un editoriale del a dette potenze. ​Nonostante KCNA, Pyongyang ha accusato ciò, ​al Trattato è affidata la Washington di essere “a un speranza di un nuovo impulso passo dal distruggere” la rara al disarmo nucleare. Speranza opportunità diplomatica. chevediamo affievolirsi dentro La pubblicazione arriva alcuni 22 • MSOI the Post

giorni dopo la visita a Pyongyang del segretario di stato Usa Mike Pompeo, il quale ha detto di aver avuto colloqui “produttivi” sulla denuclearizzazione con il leader nordcoreano. Tuttavia, l’editoriale attacca nel vivo il Presidente Usa, anche perché questi ha chiarito che Seoul non revocherà le sanzioni senza il consenso americano. Sanzioni che, forse, in un futuro non troppo lontano potranno affievolirsi. Questo lo si lascia intendere dalle notizie delle ultime ore in cui è stata presa la decisione di rimuovere i soldati di guardia e le armi dalla Joint Security Area. La misura è stata concordata con un comunicato del ministero della Difesa sudcoreano al termine di un incontro trilaterale con le due Coree e il comando delle Nazioni Unite responsabile di garantire la sicurezza nella Joint Security Area. È una decisione dal valore principalmente simbolico, ma che in parte testimonia le migliorate relazioni tra i due Paesi. La Joint Security Area è l’unico punto in cui legalmente si possa attraversare il confine tra le due Coree. All’interno di quest’area si trova anche il villaggio nordcoreano di Panmunjom, dove fu firmato l’armistizio che mise fine alla guerra tra le due Coree nel 1953.


DIRITTO INTERNAZIONALE ED EUROPEO LA PRIVACY DIGITALE

Dal diritto a essere lasciati soli alla protezione dei dati personali

Di Stella Spatafora Oggigiorno, le tematiche relative alla privacy e alla protezione dei dati personali sono sempre più ridondanti. Spesso però, si tende a confondere i due concetti, facendo riferimento a essi in maniera indistinta. Nonostante esistano delle necessarie aree di sovrapposizione tra i due, è bene precisare che tra il diritto alla privacy e il diritto alla protezione dei dati personali esistono delle differenze sostanziali. Quando si parla di tutela della privacy ci si riferisce al rispetto della vita privata, ovvero garantire uno spazio di riservatezza per tutelare in qualche maniera l’opacità della persona, nel senso anche di tutela degli spazi fisici privati e individuali; nel gergo americano si fa riferimento al “Right to be let alone”, in altre parole, il diritto a essere lasciati soli. Quando si parla di protezione dei dati personali si persegue piuttosto la trasparenza con cui i dati vengono raccolti, trattati e utilizzati. In particolare, la tutela dei dati personali come istituto giuridico si è affermato soprattutto dopo la Seconda Guerra mondiale in ambito europeo, quasi a essere una fonte di riscatto dall’esperienza totalitaria in cui vi era una pretesa

estrema di raccogliere copiose informazioni di ogni genere sui cittadini, per essere utilizzate in maniera spropositata e illegittima. La differenza tra i due concetti è evidente anche a livello normativo. Ad esempio, nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea la tutela della privacy e la protezione dei dati personali sono oggetto di due articoli distinti, ossia: l’Articolo 7 disciplina il rispetto della vita privata e familiare, affermando che: “Ogni individuo ha diritto al rispetto della propria vita privata e familiare, del proprio domicilio e delle sue comunicazioni.”; l’Articolo 8, invece, ha per oggetto la protezione dei dati di carattere personale, sancendo che: “Ogni individuo ha diritto alla protezione dei dati di carattere personale che lo riguardano […]”. Nonostante le differenze, è evidente che tra privacy e protezione dei dati personali siano venute a crearsi nel corso del tempo delle zone di commistione. Ciò è dovuto anche e soprattutto all’evolvere delle situazioni sociali alle quali i due concetti si sono via via dovuti adattare. In particolare, con l’evoluzione tecnologica, gli aspetti della privacy hanno progressivamen-

te trovato una correlazione con i dati personali, evolvendosi verso il concetto di privacy digitale. Infatti, con lo sviluppo delle reti e di internet “le manifestazioni esteriori dell’essere umano riguardano non l’individuo nella sua fisicità, bensì nella sua rappresentazione e quest’ultima diviene necessariamente informazione” (A. Mantelero, 2012). Dunque, è proprio la componente immateriale degli aspetti dell’individuo, come il nome, le immagini, la riservatezza, l’identità personale, a favorire la considerazione della privacy digitale attraverso la prospettiva dei dati personali. Al giorno d’oggi, in ultima analisi, ciò che rileva non è più solamente la tutela degli spazi fisici dell’individuo, bensì un adeguato rispetto del diritto fondamentale di ogni individuo alla protezione dei dati personali. Di conseguenza, ciò che il diritto alla privacy, nella sua accezione digitale e guardata attraverso la lente del trattamento dei dati, si prefigge di tutelare è uno sviluppo equilibrato dei sistemi di telecomunicazione, in maniera tale che essi non diventino strumento di manipolazione, sottomissione e oppressione nei confronti delle libertà individuali. MSOI the Post • 23


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