L’ANTICA LAVORAZIONE DELLA PIETRA
CALCARALE (CALCARÀLE)
Possedeva e/o gestiva un forno particolare in cui, alimentando il fuoco per due o tre giorni, cuoceva pietre calcaree bianche selezionate. Dai sassi cotti, trasferiti nei cantieri ed immersi in una fossa colma d’acqua, si ricavava una sostanza cremosa, la morbida calce viva, utilizzata dai muratori per preparare, con la sabbia, la malta. Le calcare ed i calcarali sono scomparsi quasi del tutto: oggi si fa uso di calce in polvere o di altri collanti prodotti in moderni stabilimenti.
‘Na carcara màle còtta: ‘na prèt’appr’ùno! Una calcara cotta male: una pietra a testa (tra proprietari)!
MURATORE (FRABBECATÒRE) Autore, per secoli, di tutte le costruzioni in pietra, inventore di tecniche costruttive in continua evoluzione, “lu mastr” per antonomasia svolgeva un’attività dura e faticosa, esposto a tutte le variazioni climatiche. Eseguiva non di rado opere di carpenteria per travature di copertura e vi sistemava assi di legno, embrici e colmi. Pavimentava in pietra o mattonelle e realizzava intonaci a riccio o fracassati, focolari e forni. Effettuava ed effettua ancora riparazioni.
Chi fràbbeca e sfràbbeca num-bèrde màie tiémb! Chi fabbrica e sfabbrica non perde mai tempo! Chi vòle pruua’re péne re lu ‘Nfiérn facéss lu frabbecatòre re víérn! Chi vuole provare le pene dell’Inferno faccia il muratore d’inverno!
SCALPELLINO (SCARPULLINO) Nella sua bottega o presso i cantieri, ricavava da pezzi di pietra e da lastre di marmo manufatti, che richiedevano forza ed abilitĂ manuale. Produceva portali ad architrave ad arco, riquadri e mensole per finestre e balconi, colonne e pilastri, feritoie, pietre per facciate di abitazioni, conci angolari, scale, passamani, chiavi di volta e cordoli, capitelli, modanature adornamenti architettonici, mulini domestici, stemmi, postelli, acquai, trogoli per maiali e per fabbri, pezzi per marciapiedi. Mestiere quasi del tutto scomparso, sostituito da moderni laboratori.
SPACCAPIETRE (SPACCAPRÈTE) Mestiere duro, decisamente monotono, costringeva a restare curvi ed a battere con un pesante martello su pietre di media dimensione, per ridurle a brecciame con cui pavimentare a secco i piani stradali. Segni inequivocabili della sua fatica erano l’ingrossamento deformante del braccio che picchiava dall’alba al tramonto e la pelle del viso bruciata dalla canicola o dal soffio gelido della tramontana. Le nuove tecniche di pavimentazione stradale ed i frangipietre meccanici hanno liberato l’uomo da un lavoro da schiavi.
Quand m’abbuscàie a spacca’ prète me re sciucàie cu na’ fegliòla! Quanto guadagnai a spaccare pietre (molto poco) lo sperperai con una ragazza!