I mestieri scomparsi

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I MESTIERI SCOMPARSI



L’ACQUAIUOLO Venditore di acqua, operava in quasi tutti i paesi del nostro territorio. Fornito di un carro predisposto per una decina di barili, uno accanto all’altro, tenuti ben fermi da due tavole sistemate a binario su tutta la lunghezza del letto ed appositamente sagomate, consegnava a domicilio il prezioso liquido di cui si approvvigionava presso le fontane pubbliche. conoscendo il consumo di acqua dei suoi clienti abituali, li riforniva puntualmente, anche senza una loro formale richiesta. La realizzazione della rete idrica urbana ha posto fine alla sua attività.

Nunn’addummanna’ maie a l’acquaiuòlo si l’acqua èglia frésca! Non chiedere mai all’acquaiuolo se l’acqua è fresca tanto, la risposta è scontata!



ADDETTO ALLA CAVA DI SABBIA (LU FUÒSS RE LA RÉNA) A richiesta, portava nei cantieri la “rena” gialla in contenitori legati al basto dell’equino e dal fondo ribaltabile, per un loro più rapido svuotamento o, per quantità maggiori e dove la strada lo rendesse possibile, su carri dal letto chiuso da robuste sponde. L’uso sempre più diffuso della sabbia di fiume e di mare e la meccanizzazione degli impianti di estrazione hanno spazzato via l’attività del vecchio cavatore, esposto alle variazioni climatiche ed al pericolo costante di frane.



BASTAIO (VARDÀRO) Realizzava e riparava finimenti e “guarnimenti” per i tanti animali da tiro o da soma, recandosi anche presso le abitazioni dei clienti più ricchi o le masserie, quando c’era da sistemare il corredo di equini e bovini. Produceva: basti, selle, sellini e collari per il tiro di aratri, erpici, slitte, carri ed attrezzi in pietra o ferro per la trebbiatura, pettorali, corregge, morsi, paraocchi, redini, briglie, sovatti, staffili, braghe, groppiere, portastanghe, cavezze, tiranti e sottocorda. La meccanizzazione dell’agricoltura e dei trasporti ne ha cancellato l’attività.



CANTASTORIE (CANDASTÒRIE) Telenovelliere dei tempi andati, per secoli ha frequentato le piazze di borghi e villaggi, suscitando emozioni e commozione nel pubblico con le sue storie passionali e tragiche, dipinte in riquadri allineati su di uno schermo di tela. suonando e cantando, rappresentava situazioni e fatti memorabili, attinti in parte alla cronaca ed in parte a leggende e miti riadattati al gusto degli ascoltatori. L’amore era raccontato in maniera rozza e vigorosa, con un vocabolario rude e senza il languore sognante e sdolcinato delle moderne telenovela, dei fotoromanzi e di certo cinema.



CARRETTIERE (TRAIENIÉRE) Spavaldo, cappello alto sulla fronte, fazzoletto al collo, staffile sulle spalle, era soggetto a dure condizioni di lavoro ed esposto a tutte le variazioni climatiche. trasportava sabbia, pietre, calce spenta, mattoni, legna, vino ed ogni altro tipo di merce. A carro vuoto, si sedeva “a Cassetta” o vi si sdraiava sonnacchioso, mentre l’equino, esperto della strada, procedeva autonomamente. Nei lunghi percorsi faceva sosta in qualche osteria, anche per far riposare la vettura. Ne hanno preso il posto i camionisti e gli autotrasportatori.



GESTORE DI GHIACCIAIA Ogni comunità aveva una o più “nevère” in cui si conservavano, per i mesi caldi, la neve ed il ghiaccio da utilizzare per preparare sorbetti e soprattutto, per curare alcune malattie. Si trattava di un locale abbastanza ampio, circolare, seminterrato, con volta in mattoni o in pietra e ricoperto da uno strato di terra di un metro ed oltre di spessore, in cui venivano fatti crescere rovi e robinie. La moderna produzione industriale del ghiaccio ha finito per cancellare persino dalla nostra memoria le secolari ghiacciaie pubbliche.



SENSALE (ZANZÀNO) Personaggio vivace e furbo, affabulatore convincente, nelle fiere era il vero protagonista del rituale che faceva da cornice alla compravendita di suini, ovini, bovini ed equini. facendo uso di gesti eloquenti, di occhiate di finta complicità e di particolari capacità conciliative, finiva per imporre il suo punto di vista: l’accordo si riteneva raggiunto quando egli, a siglarlo senza alcuna possibilità di ripensamento, poneva la sua mano su quelle dei contraenti, da entrambi i quali riceveva poi un compenso. Non c’era bisogno di documenti scritti, nè di firme, o di notai.


SCARDASSATORE Dopo averla sottoposta ad un bagno di acqua calda e fatta asciugare, evitando di strizzarlo al sole, liberava la lana da tutte le impurità che ne alteravano anche il colore, servendosi di cardatrici di forma e grandezza varie, a strappo o a strascico, ad azione orizzontale o pendolare. La districava, sminuzzava, pettinava, ammorbidiva e la restituiva soffice, sgrassata, pulita e pronta per la filatura e l’imbottitura di materassi, guanciali e coperte. L’attività è stata spazzata via dalla moderna produzione industriale.


SETACCIARO (CERNECCHIÀRO) Artigiano e commerciante semiambulante, frequentava paesi e campagne per riparare, produrre e vendere: setacci, setaccini, e setaccioni per farina di frumento di mais e crivelli per cereali e legumi. Sebbene l’uso dei setacci si sia notevolmente ridotto, il setacciaro trova ancora un suo spazio nei mercati e nelle fiere.


TESSITRICE


Operante in tutti i centri abitati, anche i piĂš piccoli e sperduti, tesseva fili di natura animale e vegetale. Attraverso una lunga serie di operazioni su di u macchina articolata e molto complessa, produceva tessuti ad una o due facce, che venivano poi utilizzati per preparare corredi nuziali, per confezionare sacchi per cereali o farine, e “coperteâ€? per lavori agricoli. Le nuove tecniche ed i moderni macchinari hanno soppiantato i telai a mano e ridotto a semplici attivitĂ dimostrative il lavoro della tessitrice.


STRACCIARO (STRAZZĂ€RO) Girava per borghi e campagne, raccogliendo, spesso gratuitamente, stracci, rottami di ferro e rame, pelli di coniglio e di talpe, ossa residue di maiale e penne di galline. Rastrellava, insomma, tutto ciò che non veniva riutilizzato e riciclato in casa e lo accumulava in balle approssimative e precarie o lo pigiava in sacchi sporchi e sforacchiati in piĂš parti. Si trattava di un mestiere di ripiego, considerato con un certo disprezzo: chi lo praticava appariva un pezzente che viveva di sporco e nello sporco.


TOSATORE (CARUSATÒRE) Con la precisione e l’abilità di un barbiere, il tosatore di professione, che poteva essere anche un maniscalco, in un determinato periodo dell’anno e con una particolare “machinètta” tosatrice, liberava ordinatamente e totalmente la superficie dei corpi degli animali dai peli troppo lunghi, quasi rasandoli a zero, e li restituiva alla vista come ringiovaniti e nelle migliori condizioni. L’operazione non aveva solo finalità di ordine estetico, ma anche preventivo e curativo di certe patologie della pelle. Attività quasi del tutto scomparsa per l’assenza di asini e muli.


TRASPORTATORI (CARRESCIATÙRE) Il trasporto di persone si effettuava su asini, muli e cavalli, o su carri, carretti e carrozze trainati da bovini ed equini. Quello di cose, presentava una gamma molto più ampia. I trasportatori maggiormente impegnati erano i mulattieri che utilizzavano gli equini come animali da soma, ed i carrettieri, che li usavano come animali da tiro. Càreca liègge e tòrna spiss!


VENDITORE DI FELICITÀ Girava per paesi e santuari con un pappagallino che, dietro suo richiamo, affacciandosi alla gabbia pescava con il becco uno dei colorati oroscopi e lo consegnava ai richiedenti in ansiosa attesa, i giovani erano curiosi di conoscere il loro destino matrimoniale ed i contadini di essere informati sull’annata agraria; mentre le adolescenti trovavano nei testi delle canzonette più in voga la proiezione dei loro sperdimenti sentimentali e dei loro vagheggiamenti. Lo si ritrova ancor oggi, di tanto in tanto, nelle fiere e nei mercati. Fertùne, canzunètte e Barbanèra



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