Arti e mestieri tra passato e futuro

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ARTI E MESTIERI TRA PASSATO E FUTURO



BANDITORE (BANNETÒRE) Personaggio caratteristico della vita comunitaria dei tempi passati, con proclami spesso efficacemente ridotti a perentori e concisi slogan, informava la gente delle disposizioni delle autorità locali e gridava comunicati commerciali per conto di privati. Preceduta da uno squillo di tromba o dal rullo di un tamburo, la sua voce stentorea e ritmata esercitava una funzione che è ormai appannaggio della pubblicità murale e dei media.

Chi vòle sènd lu bann, ca mò lu mèngh! Chi vuole ascoltare il bando (stia attento), perché ora lo lancio!



BARBIERE (VAREVIÈRE) Lavorava con abbonamento annuale: in cambio di una concordata quantità di grano da riscuotere in agosto, il sabato sera e la mattinata di domenica radeva le barbe a tutti gli adulti e tagliava i capelli,una volta al mese, a tutti i maschi di un nucleo familiare. Negli altri giorni praticava un’altra attività, ad esempio quella di calzolaio o di sarto. Nella sua bottega si redigeva il “giornale parlato” della vita del paese. All’occorrenza eseguiva salassi, applicava sanguisughe, cavava denti e curava fratture. Suonava anche qualche strumento musicale.

Vàreva, capidd e palluccia: ‘na lira! Barba, capelli e pallina (per tendere la pelle raggrinzita delle guance degli anziani), al costo di una lira!



CALZOLAIO (SCARPÀRO) Confezionava scarpe su misura o ne riparava le parti logore, anche presso le abitazioni dei clienti, dove si recava, per uno o due giorni. Era molto impegnato nei mesi invernali ed in prossimità di matrimoni, perché le calzature facevano parte del corredo. Con estrema attenzione ai piedi dei destinatari, realizzava calzature in grado di riceverli comodamente. E’ raro trovare oggi un calzolaio che confezioni scarpe nuove: i capricci della moda ne impongono una continua e frequente sostituzione, a cui provvede rapidamente ed esclusivamente la produzione industriale.


Lu scarpàro cu re scarp ròtt! Il calzolaio con le scarpe rotte! A casa re scarpàro manga l’assuglia! Nella bottega del calzolaio manca la lesina (è il colmo!)


FOTOGRAFO (LETRATTIST)


Oltre che in un locale attrezzato per le esigenze del suo lavoro, operava spesso in trasferta, in occasioni di matrimoni o di altre circostanze liete e, come ambulante, lungo le strade, nelle piazze e sui sagrati. L’attivitĂ del fotografo si è oggi sensibilmente modificata negli strumenti, nelle tecniche, nei materiali, nella qualitĂ e nella diversificazione dei prodotti: diapositive, film, scansioni, DVD, CD, computerizzazioni.


LAVANDAIA (LAVANNÀRA)


Lavava per mestiere i panni di famiglie benestanti, recandosi presso le loro abitazioni o al lavatoio pubblico o lungo le rive dei torrenti. ammollava, insaponava, lisciviava, risciacquava, torceva, sbatteva, sciabordava, sciorinava, smacchiava, asciugava, inamidava, rammendava, riattaccava bottoni, piegava, spianava, pressava, inumidiva e stirava biancheria ed indumenti. Le moderne lavatrici hanno cancellato la sua attività che si è ridotta e, solo sporadicamente, a quella di stiratrice.


MERCIAIO AMBULANTE (CAPELLĂ€RO) Commerciante girovago, percorreva strade e contrade per vendere aghi, bottoni, rocchetti di filo, nastri multicolori, elastici, spille, ditali, ferretti e spadini per capelli, pettini e spidocchiatoi, fermacapelli e collanine. Recava sul davanti una cassetta divisa in tanti camparti, uno per ogni articolo, mentre dalle sue fiancate pendevano cinture o bretelle. Barattava la mercanzia con matassine di capelli, da cui il nome “cappellaroâ€? raccolti e conservati dalle donne durante le operazioni di autopettinatuta, che egli rivendeva ai fabbricanti di parrucche e di cappelli.


MUSICANTI (MUSECHIÈRE, BANDIST) La loro formazione individuale, curata solitamente di sera, era il risultato di una passione e di sacrifici non comuni e le prove d’orchestra, in cui ognuno deve sempre tener conto degli altri e dell’armonia complessiva, incidevano sulla preparazione alla vita comunitaria e sociale. L’esibizione in pubblico rafforzava la padronanza e la sicurezza di ognuno e il successo e gli applausi gratificavano molto in una realtà di lavoro in cui i risultati concreti erano quasi sempre al di sotto della fatica e dell’impegno profusi. Decisamente modesto il compenso economico. Li bandist ap-pe la fama pèrdono la vista! Ai musicanti, per la fame, si appanna la vista!




OMBRELLAIO (‘MBRELLÀRO) Artigiano solitamente ambulante, passava di casa in casa per chiedere se c’era lavoro per lui. raccoglieva gli ombrelli rotti e, se non era possibile effettuare immediatamente e sul posto le riparazioni, li portava nella sua abitazione con angolo bottega oppure, quando pioveva o faceva troppo caldo, sotto un portico del paese che spesso contornato da bambini e curiosi, trasformava in un laboratorio all’aperto. Il suo lavoro non era faticoso ma richiedeva attenzione e pazienza. Guadagnava poco: spesso si accontentava anche di un piatto di minestra.

La fertuna re lu ‘mbrellàro èglía quann chiòve mo fìno fìno! La fortuna dell’ombrellaio è quando piove lentamente (si vendono più ombrelli che in occasione di temporali)! Nunn’accatta’ maie l’umbrèll quann chiòve! Non comprare mai l’ombrello quando piove (costa di più)!


PASTORE (PASTÒRE)


Fornito di un grosso ombrello e di un piccolo rifugio-pagliaio portatile, trasferiva costantemente caprini, ovini e bovini alla ricerca di pascoli migliori. Costruiva gli stazzi per i periodi lunghi, raccoglieva il latte, lo cagliava e ne ricavava vari prodotti. assisteva a tutti i parti, tosava le pecore e ne vendeva lana. nomade e solitario, si nutriva di ciò che produceva, di pane duro e di pancotto. Nelle ore libere costruiva oggetti in legno o suonava melodie popolari con zufoli, zampogne, armoniche a bocca ed organetti.

Chi tène pècore caròsa lana! Chi possiede pecore tosa lana! Ru latt vène ra lu piatt! La qualità del latte dipende dal piatto (dal tipo di pascolo)!


SCOPARO (SCUPÀRO) Scòpa nòva porta frusce! La scopa nuova produce fruscio (pulisce meglio)! Lavorava spesso presso le abitazioni dei clienti che gli fornivano la materia prima, la “saggina”, raccolta in luoghi incolti, specie la varietà a ramificazioni molto allungate. servendosi di falcetti, coltelli, forbici, cesoie, tenaglie, piccoli magli di legno, punteruoli, produceva scope, scopini e ramazze, anche di ginestra o pungitopo. La sua attività è stata quasi del tutto eliminata dalla produzione industriale.


SUONATORE (SUNATÒRE) Effettuava serenate per conto proprio e per conto altrui. Allietava, a pagamento, sia le feste familiari (promesse di matrimonio, nozze, banchetti variamente motivati, rotture di pignatte e capecanale) che quelle pubbliche (Carnevale, sagre e ricorrenze religiose). Quelle di ballo, durante le quali da solo metteva in allegro movimento giovani e vecchi, uomini e donne, lo vedevano assoluto protagonista. Nei mesi invernali, allorché si celebravano quasi tutte nozze, era più impegnato del solito.

A càsa re sunatùre nun-ze pòrteno serenàte! Presso le abitazioni di suonatori non si “portano” serenate!



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