MUMBLE: Dicembre 2009

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MUMBLE: Mensile a gratis

NUMEROOTTO XII|nove

Mensile distribuito tra Modena, Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Finale Emilia e Camposanto


[editoriale] DAL VANGELO SECONDO LUCA

Natività [1] In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. [2] Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. [3] Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. [4] Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, [5] per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. [6] Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. [7] Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. [8] C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. [9] Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, [10] ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: [11] oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. [12] Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". [13] E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: [14] "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". [15] Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". [16] Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. [17] E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. [18] Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. [19] Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. [20] I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. (dal Vangelo secondo Luca, 2, 1-20)

In copertina:

Cecilia de Bassa | da "Giardino Segreto"


INDICE interno2 ::::::: LINGUACCE | Angra Mainyu

interno8 ::::::: Osè

interno2 ::::::: L'amore ai tempi dell'AIDS di David Foster Wallace

interno9 ::::::: ARTE

interno3 ::::::: Il vostro interno

interno11 ::::::: Autoritratto

interno4 ::::::: L'ERBA DEL POLITOLOGO

interno11 ::::::: La restaurazione dei vasi

interno4 ::::::: Meet me halfway interno6 ::::::: Intervento rosso interno6 ::::::: Lavorano, vivono, restano qui interno7 ::::::: Le endorfine: l'oppio della coppia?

interno10 ::::::: SILENZIO IN SALA

interno12 ::::::: MUSIC: RESPONSE interno12 ::::::: Se ti senti triste vai al concerto degli Amore interno13 ::::::: Oroscopo antropozoomorfologico

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ANGRA MAINYU Giacomo Vincenzi

L’Amore è il Bene che sconfigge il Male. Neppure Arimane, il Dio oscuro, riesce a vincere questo positivo, che egli anzi intuisce originariamente. O Arimane, <<Re delle cose e autor del mondo, arcana malvagità, sommo potere e somma intelligenza, eterno dator dei mali e reggitor del moto>>, canta il poeta, <<il mondo civile t’invoca, e te con diversi nomi appella il volgo Fato, natura e Dio>>. Il Dio oscuro intuisce originariamente il Male come Amor proprio nelle invocazioni: <<Io non so se questo ti faccia felice,io non so se tu ami le lodi o le bestemmie … Vivi, Arimane, trionfi e sempre trionferai>>. È l’ipotesi che l’Amor proprio sia il tipo di Amore provato dal Dio oscuro, a farci pensare alla malvagità presente nel mondo, il mondo che <<delira cercando nuovi ordini e leggi e spera perfezione. Ma l’opra tua rimane immutabile, perché per natura dell’uomo sempre regneranno l’ardimento e l’inganno, e la sincerità e la modestia resteranno indietro e la fortuna sarà nemica al valore>>. Se il Bene, incarnato nella ricerca di <<ordini e leggi>>, nell’ardimento, nella sincerità e nella modestia, nel valore e nel merito, viene soggiogato dal Male, è perché sussiste già un’opposizione originaria tra i due. E pure Arimane si piega ad operare secondo tale opposizione, sebbene diversamente dal poeta. Egli si ribella: <<Pianto da me tu certo non avrai: ben mille volte dal mio labbro il tuo nome maledetto sarà / Ma io non mi rassegnerò>>. Il canto disvela l’incompatibilità del male con la vita, al punto che neppure il Dio del Male interno2 MUMBLE:

può vivere senza un Bene. Per vivere Male bisogna autodistruggersi. La Storia chiede che la vita presupponga la trascendenza di un nulla religioso a fondamento di sé al cui interno professare la propria fede nel Bene, <<dire un sì o dire un no>>, dice il teologo. Ma pure dicendo Tutto è Male si riconosce il Bene nella vita. L’Amore per una vita che ci regala illusioni non può essere sconfitto dal Male diffuso da un’altra vita, ché questa è Amore.

L'AMORE AI TEMPI DELL'AIDS di David Foster Wallace Questa storia d'amore la conoscete già. Un valoroso cavaliere intravede una bella fanciulla attraverso le lontane finestre di un castello alquanto sinistro e minaccioso. I loro occhi si incontrano - vagamente - attraverso l' aria tremolante per la canicola. È un colpo di fulmine. Il buon Signor Cavaliere parte al galoppo sfrenato in direzione del castello, brandendo la sua lancia. Ce la farà a galoppare fino alla bella fanciulla e a portarsela via senza complicazioni? Non proprio. Prima di tutto dovrà affrontare con successo un drago, non è vero? C' è sempre un drago particolarmente orribile di guardia al castello e se il cavaliere intende portarsi via la fanciulla deve assolutamente combattere e farlo a pezzi. E così, al pari di qualsiasi altro fidato cavaliere al servizio della passione, egli combatte con il drago,

per il bene della bella fanciulla. "Bella fanciulla", a proposito, significa "vergine di bell' aspetto": cerchiamo quindi di non fare tanto gli ingenui su ciò per cui il cavaliere si batte in realtà. Potete scommetterci quello che volete che una volta fatto a pezzi il drago il cavaliere si aspetterà qualcosa di più di un semplice per quanto ispirato «Oh mio eroe!» da parte della fanciulla. Infatti la storia racconta sempre che il buon Signor Cavaliere avventandosi contro il drago rischia la propria vita nonché la lancia non per "salvare" la vergine di bell' aspetto, ma per "conquistarla". E qualsiasi cavaliere, a qualsiasi epoca appartenga, può spiegarvi facilmente che cosa designa il termine "conquistare" in questo contesto. Alcuni dei miei cavallereschi amici ritengono che lo spettro dell' Aids eterosessuale sia niente meno che un Armageddon sessuale, una fine violenta per la promiscuità carnale e occasionale degli ultimi trent' anni. Alcuni, drastici ma più ottimisti, considerano l' Hiv come una sorta di prova per l' ardore sessuale della nostra generazione; costoro adesso esaltano la loro sregolata attività sessuale, avventata e del tutto occasionale, alla stregua di una imprudenza sanitaria che ribadisce l'indomabilità dello spirito erotico. (...) Non posso tuttavia impedirmi di notare che alcuni dei cavalieri odierni ancora oggi sottovalutano sia i rischi sia i vantaggi dell' Aids. Non si rendono conto che l' Hiv potrebbe benissimo essere la salvezza della sessualità negli anni Novanta. Penso che non se ne accorgano perché tendono a interpretare in modo sbagliato l' eterna storia di ciò che è davvero passione erotica. Può esistere un erotismo "malgrado gli ostacoli"? Traduzione di Anna Bissanti © 1996, David Foster Wallace - DAVID FOSTER WALLACE

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Emiliano Rinaldi | "Assieme in una domenica di sole"

Una mano, cinque dita perfette. di Annalisa Rovesta La notte scorsa l'ho passata in bianco ma ne è valsa la pena. Nel silenzio della camera d'ospedale, seduta su una sedia da giardino con Davide premuto sul petto ne è valsa la pena. Con una mano lo abbraccio, sì ne basta una sola, e mi destreggio con l'altra per leggere l'ultimo numero di MUMBLE:. Mi accorgo che mi fa un certo effetto vedere i vostri nomi stampati accanto agli articoli.

Mi fa sorridere e vi penso con affetto e con una punta d'orgoglio: guarda dove sono arrivati i miei ragazzacci che rubavano i cartelloni dei gelati per mostrarli al Fella come trofeo. Trattengo la tosse per non svegliarlo dal suo sonno già agitato e l'osservo. Osservo quanto sia meravigliosa la sua "normalità", in questi mesi per lui non elaboravo grandi progetti semplicemente speravo, pregavo, mi concentravo sul fatto che stesse bene. Una mano, cinque dita perfette.


Amore che viene, amore che va Alessio Mori

La politica è anche amore. In politica nascono storie d’amore. In politica finiscono le storie d’amore. Questo caldo autunno registra la fine di una delle più importanti storie consumatesi in questi ultimi anni. C’è di mezzo il nostro buon Primo Ministro, e non ne avevamo alcun dubbio, ma dall’altra parte non c’è una donna (stavolta no), bensì il suo storico alleato Gianfranco Fini. I rapporti tra i due, tesi da un pezzo, nella settimana forse più delicata del Presidente del Consiglio (che saprà comunque come ovviare alla tensione comportata da questi terribili sette giorni), segnata dagli appelli riguardanti sia il processo Mills che quello riguardante il co-fondatore di Forza Italia Dell’Utri, hanno subìto un peggioramento forse irreversibile. Già palesemente compromessi dopo le dichiarazioni di Fini in merito alla cittadinanza da concedere agli immigrati (con l’ulteriore sgarbo della relazione presentata da Tarek Ben Ammar, notorio amico di Mr. B., che parla di una recente creazione di un Muro del Mediterraneo), la scintilla finale si è innescata dopo il fuorionda del Presidente della Camera nella giornata finale del “Premio Borsellino” tenutosi a Pescara. I fatti dovremmo conoscerli ormai tutti: Fini, parlando con il procuratore Nicola Trifuoggi (un professionista con la P maiuscola, interno4 MUMBLE:

in quanto non additabile a correnti politiche, dato che si è pronunciato sia sulla richiesta di oscuramento delle tre reti Fininvest, sia sull’inchiesta che ha portato all’arresto di Ottaviano Del Turco), si è lasciato andare a considerazioni legittime sulla situazione attuale sia del Premier che della sua visione “democratica”. Le trascrizioni del dialogo tra i due non le riporterò in questa sede, in quanto probabilmente le avrete già sentite oppure le potrete facilmente trovare in tantissimi siti internet. Si sono levate immediatamente reazioni di sdegno tra i fedelissimi del Nostro, mentre i finiani si muovono con molta più cautela, non volendo causare più “danno” di quanto non ne sia già stato provocato. Il Premier ha così sentenziato: “Di fatto è fuori dal Pdl, ci si è messo da solo”, in una richiesta non troppo velata di dimissioni. Io non credo che queste alla fin fine ci saranno, dal momento che sarebbe troppo rischioso per Mr. B. affrontare le elezioni in un momento politico così delicato senza l’appoggio di Fini. Quello che è certo è che l’idillio si è rotto definitivamente.

Nonostante tutto, l’amore non sempre trionfa.

M HALFWAY EET ME

Donato Gagliardi

Sì, sei tu. Certo che sei tu. E’ una vita che ti aspetto, che rigiro tra le dita questa foto che ho di te, che provo il nostro primo bacio allo specchio. La fotografia corrisponde, sei proprio tu. Sei tornata, finalmente. O forse è la prima volta che ci vediamo, non saprei dire. Però sei tu. Accidenti, se lo sei. Kim. Adoro il tuo nome. Ricordo ancora quando ti ho vista per la prima volta. Sei entrata in classe con un gruppo di altre ragazze e non notarti era impossibile. Tu splendevi, le pareti del liceo plumbee come il cielo eternamente plumbeo di questa città - subivano un restauro istantaneo, quando le irradiavi. Strizzavi le pupille di tutti i ragazzi presenti, con la tua maledetta luce. Con le mie ti sei spinta oltre, le hai bruciate con un unico sguardo: il primo che ci siamo scambiati nei corridoi della scuola. Come potrei dimenticarlo. Poi sì, è vero, le cose tra noi sono cambiate, è andato tutti in frantumi. Ma non ho mai smesso di pensarti, di sentirmi per sempre e solo tuo, di sussultare al solo suono del tuo nome, di pensare a quella prima volta in cui i nostri occhi si sono scrutati e

FRANGETTA Berlusconi ha trovato sconvolgente che Fini parlasse <<in maniera così disinvolta con un magistrato conosciuto il giorno stesso>>. Ha ragione a metterlo in guardia. Quelli ti promettono la luna poi ti abbandonano alla prima prescrizione.


io già ti amavo. La prima volta che abbiamo incrociato gli sguardi, stavamo passeggiando per le strade di Dublino ed eravamo così belli da rischiare l’arresto. Eravamo sfacciatamente belli, la nostra bellezza destabilizzava gli avventori dei pub e i passanti in generale; la cosa avrebbe potuto creare disordini a livello pubblico, quindi decidemmo di non vederci più, per un po’. Ma non hai mai smesso di ingombrare i miei pensieri. Col tuo sorriso, i tuoi difetti di pronuncia. Beh sì...sei sempre rimasta lì, dannazione. Ma il tempo non sempre è galantuomo, anzi spesso non è altro che un invidioso figlio di puttana, specialmente di chi, come noi, è eccessivamente bello. E quella che doveva essere una breve pausa per prove tecniche di sintonizzazione di bellezze, si è trasformata in un immane agonia durata anni. Ma il primo momento in cui ti ho vista rimarrà sempre lì, impresso nella memoria.

Eri davanti ad un distributore di snack e indossavi una maglietta con scritte politiche. Erano scritte stupide e, davvero, dovevo farti notare quanto lo fossero. La mia integrità e la mia coerenza politica non potevano assistere ad uno scempio simile. E poi eri uno schianto. Non parlavi. Non parli. Ma ogni volta che ti guardavo mi sentivo disarmato, scoperto. Ho dovuto iscrivermi ad un corso di teatro per sentire la tua voce. E, cazzo, era ancora meglio di quello che mi ero immaginato fino ad allora. Poi sì, tu non mi volevi, io non ti volevo, forse eravamo paralizzati dalle solite paure adolescenziali, perchè le cose tra noi potessero funzionare. Però la prima volta che ti ho incontrata è come un immagine indelebile nella mia mente. Eri sul bordo della piscina. Prendevi il sole. In costume. Non ci conoscevamo ancora ed ero già geloso, non potevo sopportare che tutti potessero vederti mezza nuda. Ascoltavo di nascosto le tue

conversazioni e non capivo. Col tempo ho continuato a non capirti, e non perchè parlassi una lingua diversa dalla mia, semplicemente non intendevo il motivo per cui una come te potesse considerarmi alla sua altezza. Non riesco ad immaginarmi una Lista dei Difetti riferita a te. Abbiamo passato due notti su un’amaca. Mi hai insegnato i nomi delle cose. Mi hai insegnato a parlare e a camminare. Mi hai portato a cena in cielo. Con te ho capito che il digital divide non è quella storiella che ci vengono a raccontare sulla differenza d’informatizzazione tra paesi ricchi e poveri. E’ quel solco insormontabile che si crea tra noi quando cerchiamo di mantenere un amore via chat. Mi hai abituato a non averti vicina e io ho imparato a convivere con la tua assenza, sono diventato bravo. Eppure, quando te ne sei andata, la distanza non aveva più dimensioni umane. Erano distanze irrecuperabili, di pensiero, e io ero su un asteroide diretto verso chissà quali profondità astrali. Ma adesso sei tornata e, cazzo, sei proprio tu. Sei quella giusta. Sei quella che mi fa uscire di testa al punto da farmi citare i Black Eyed Peas, quando devo scegliere i titoli dei miei articoli. E sei qui. Prendimi per mano, Kimera, e torniamo a casa.

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rosso

Thomas Malaguti

Questo è un intervento rosso. Per forza tra poco è Natale. Ma non è rosso come la coca-cola, che ha macchiato il verde dell’abito di San Nicola. Nemmeno rosso come la vecchia Emilia rossa, macchiata ora di verde. Esso è semplicemente, banalmente, vanamente e violentemente rosso. Come l’Amore. Mischia sacro e profano. Come l’Amore. Ama chi è felice perché sarà Natale e chi se ne uscirà dicendo che il Natale fa schifo, è tutto commerciale. Ama indiscriminatamente in modo arrogante. Come l’Amore. E tra poco è Natale. E a Natale si deve essere tutti più buoni. Peccato che il dovere non è anche volere di questi tempi e ci si dimentica di tante cose. Come dell’Amore. Per chi se ne è dimenticato, vorrei ricordare che il 25 dicembre si celebra la nascita di un rivoluzionario, che non è stato alle regole. Riformista e comunista (quindi che la logica odierna vedrebbe rosso, sovraccaricando di significato quello che è un semplice colore) è stato seguace dell’Amore. “Dell’Amor che move il sole e l’altre stelle”. Per celebrare la venuta al mondo di quell’uomo (è sconosciuta la data dei natali di Cristo, ndr) si sono odiate e, allo stesso tempo, Amate altre culture. Culture pagane che in data del solstizio d’inverno celebravano Mitra; dio sole invincibile, mica arma. Nel Natale si dovrebbe dunque celebrare e Amare anche altro. Amore per il diverso. L’Amore che predicava quel rivoltoso sovversivo - Egli, se irritato, mi scusi per gli appellativi, ma mi nascondo dietro un dito e affermo che tutto è relativo perché Dio è morto! - nel interno6 MUMBLE:

corso dei secoli è divenuto maschera per guerre e ricchezze, ma questa è un’altra storia. Come tutto è nato puro, l’Amore. E all’Amore si dovrebbe ritornare, non solo a Natale. Ad Amare per il gusto di Amare. Amare un fiore. E anche una merda calpestata uscendo da casa, può essere Amata. Amore amaro ma racconta una storia, seppur sbagliata, di un cane e del suo padrone. Prima di tutto si dovrebbero Amare le persone. Poi le idee. Mai (l’Amore è anche esclusione) le ideologie, sfocianti nell’odio. Tra le persone ci siamo anche noi stessi. Bisogna ritornare ad Amare anche noi stessi, non solo la nostra immagine allo specchio. Amiamoci dunque. Amandoci si è in grado di Amare. E siamo arrivati all’Amore più cantato. L’Amore per un’altra persona. Che sa completarti. Altra metà della mela. Che non si ferma allo specchio, ma va oltre. E si va oltre insieme. Racconto a quatto mani.

“Quand’ero piccolo m’innamoravo di tutto…”, a volte me ne dimentico, mio malgrado, e non vorrei.

di Daniele Dieci


LE ENDORFINE l’oppio della coppia? Alessio Mori << Nel XX secolo, l'amore è un telefono che non squilla >> E’ con questa storpiatura del buon Karl Marx che inizierò a parlare dell’amore. Ma siccome non sono il personaggio più adatto a parlare di storie che si prolungano da anni e anni, in cui l’amore è stato il collante che ha fatto sì che la magia avvenisse, parlerò di come i libri parlano d’amore. Sì, perché l’ispirazione per la stesura di questo articolo sono andato a cercarmela in libreria, e girando tra gli scaffali mi sono imbattuto in un libro piuttosto sottile con una sgargiante copertina rosso cuore, ovviamente. Voi direte: sei proprio un sentimentalone. Può darsi che voi abbiate ragione, ed in effetti penso di potermi tranquillamente catalogare come una persona piuttosto sensibile, ma la naturale miscela tra alcune esperienze alla “vorrei, ma non posso” oppure “eh, mio caro, il treno stava passando. Ma tu eri nel sottopassaggio ad obliterare il biglietto”, ed un’ottima ritrosia verso le scritture d’amore classiche, mi hanno indirizzato verso questo libricino. Si intitola “L’amore dura tre anni”, ed è stato scritto da Frédéric Beigbédér,

l’autore di un altro libro di grande successo come “Lire 26.900”. << L'avvenire è la spalla nuda di una sconosciuta >> E’ la storia di Marc Marronnier, alter ego dell’autore, un pubblicitario parigino trentenne malinconico e mondano, che grazie a fallimentari esperienze personali arriva a formulare una personalissima teoria: l’amore ha una data di scadenza. Tre anni in tutto: innamoramento, stabilizzazione del rapporto, conclusione. Ciclo completo. Un racconto piuttosto cinico, ma continuamente alla ricerca di una smentita alle proprie sensazioni; Beigbédér/Marronnier è in fondo un inguaribile romantico, che crede di poter ritenersi al di sopra delle parti. Con risultati però non proprio convincenti… << L'amore dura sempre, basta vivere fuori dal tempo. E' il mondo moderno che ammazza l'amore >> Un libro che si legge con poco sforzo intellettuale, piacevole e a tratti parecchio divertente; che tratta dell’amore in tutte le sue fasi, dall’innamoramento, al matrimonio, alla separazione. Un percorso che per l’autore è inevitabilmente destinato a ripetersi nel corso della vita di una persona, in quanto, nonostante la teoria della scadenza dell’amore, quest’ultimo si ripropone continuamente nella nostra vita, ed anche il più disincantato degli uomini difficilmente riesce a resistergli. << L'eleganza è questo: mangiare quando si ha fame, bere quando si ha sete, scopare quando se ne ha voglia >> Ai romantici incalliti si consiglia la lettura di “L’amore dura tre anni” solo dopo il 14 Febbraio. interno7


Càbianca Si propose al suo ciglio un corpo femminile puro, fresco, quasi fragile. Compatta tra due ali di fata sbirciava tra le venature di una foglia alla sua presenza. Così si accorse d’esser ristretto in dimensioni piccine. Preso dal desiderio della conoscenza, strappò il velo di clorofilla che li separava. Lei si spaventò e fuggì a nascondersi tra crespe erbe e poi su di un ramo. Interminabili istanti di sconforto rammaricavano la quiete preesistente. Fischiettò allora una melodia

stonata verso quel visino ancora visibile e splendente. Lei pian piano si avvicinò con sbattiti coincisi, un lieve fluttuar di fata. Un desiderio. Al suo presenza con mano lenta colse i particolari della persona, trascinando il polso che finì ad impostare pressione in azzardo di mossa. Così si strinsero a dovere, col pensiero chino ad assaggiar di forme. Il suo odore silvestre, come oppio inquinava le narici ad assuefazioni ritmiche di contatto. Così squisito fu il tendere delle sue labbra nel cogliere

la giusta partecipanza, senza scalfire l'anima. Rotanti, i corpi affini volteggiavano alla misma frequenza. Con bacio congiunsero le intrepide membra nell'atto sensuale, aggraziato da quieti mancamenti intervallanti il senso. Come disturbi di sintonizzazione producevano un corso motorio verso l'affinamento massimo e meta di orgasmo. E batte forte tintinnando la fatina come la campanella puntuale del mattino.

Anonimo bolognese

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ARTE

LA VISIONE DI AUGUSTE RODIN E CAMILLE CLAUDEL SULL’AMORE Marina Franza

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uesto mese siamo a parlarvi dell’amore tormentato che unisce, nella Parigi di fine ‘800, Auguste Rodin e Camille Claudel, amore reso immortale dalle opere di questi due grandi artisti. Ecco a voi un breve frammento dell’odissea di due scultori divenuti immortali. Auguste Rodin: pessimista di natura e poco propenso alla vita sociale, acquista ben presto la fama di personaggio ai margini, lontano dalle convenzioni. Colpito dalle disgrazie familiari, vive in una dimensione affettiva relativa, condizionata dai suoi appetiti carnali. Lo descrivono: insoddisfatto collerico, instabile, alla ricerca forse di una nuova unione dopo la fine dell’idillio coniugale con una certa Rose. Camille Claudel: la caratterizza fin dall’infanzia un’essenza aristocratica. In lei, una vera grandezza naturale, unita alla semplicità di una figlia del popolo, triste in ragione di un temperamento assolutista. Tutta la sua vita, oscilante tra lutto e arte, è un inno ardente alla perfezione. Potevano forse queste due personalità tanto tormentate quanto creative, passarsi accanto incolumi? Nonostante i documenti accertanti i loro rapporti siano tutt’altro che numerosi, una cosa è certa: la loro è una relazione difficile da vivere, soprattutto in ragione delle condizioni morali dell’epoca, che certo non giocano a favore di una storia d’amore tra una diciottenne e un uomo da sempre oggetto di critiche feroci, di ventiquattro anni più grande, e, come se non bastasse, sposato. Per quanto riguarda il lato artístico,

le relazioni contrastanti tra Camille e Rodin coincidono con un momento di creazione feconda, come se ciascuno dei due avesse voluto cercare l’evasione da una difficile realtà affettiva per sfogare la passione nel genio creativo, nella visione armoniosa del mondo amoroso in scultura. E cosi, in uno slancio sublime, mossi da un intento che doveva colmarli, i due amanti si mettono all’opera su un soggetto comune. Il momento più alto forse (di sicuro quello piu’ noto) di questa sintonía artística é rappresentato da “Le Baiser”, opera che richiama l’amore infelice di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini. L’opera di Rodin, legata alla storia con Camille, rappresenta una copia nuda, abbracciata, che emerge dalla materia in una posa riversa che l’artista riesce a rendere con estrema naturalezza. La severità e il moralismo di quegli anni sono forse la causa delle critiche feroci che in numerosi rivolgono a quest’opera, riducendola a niente piu che la festa semplice ed effimera dei sensi, giudicandola cosi un’opera lasciva e materiale. Questi stessi critici devono essere rimasti sicuramente sorpresi quando, alla fine della sua vita, Rodin si esprime su questo soggetto, confessando di non avere inventato nulla nel concepimento dell’opera. Possibile che nessuno avesse creduto nell’amore genuino e delicato che testimoniano le opere di questi due grandi artisti?

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E TU DI QUALE AMORE SEI AL CINEMA? Diletta Dalzovo

Ebbene, sì, questo mese si parla d’Amore. Argomento piacevole e lieto, quanto insidioso. Davvero difficile da raccontare, persino al cinema. I modi di rappresentarlo sullo schermo sono molteplici, personali, ma allo stesso tempo universali, perché sono fatti della stessa sostanza. Ciò che muta sembra essere solo la forma dell’esprimerlo, in base anche alle diverse situazioni. Mi sarebbe quindi impossibile scegliere un film in particolare o un paio tra i miei preferiti: così ho pensato di cimentarmi in una ironica caccia ad alcuni tipi di amore, che ci sono stati mostrati nel mondo della celluloide. Comincerò con un film che adoro particolarmente, un classico della Nouvelle Vague e di Truffaut: “Jules e Jim”, dove viene messo in scena uno dei più famosi mènage à trois della storia del cinema. Il protagonista è il triangolo amoroso tra Jules, Jim e l’affascinante quanto incostante Jeanne Moreau. "È un inno alla vita e alla morte, una dimostrazione dell’impossibilità di qualunque combinazione amorosa al di fuori della coppia", come lo definì lo stesso Truffaut. Parlando invece di amore intellettuale e nevrotico, ecco immediatamente “Io e Annie” di Woody Allen. Un film pregno di battute geniali e ironiche, una difficile storia d’amore tra psicanalisi, manie e ossessioni. Per un amore più materiale, dove la passione e la carnalità volgono fino al tormento, impossibile non interno10 MUMBLE:

citare un altro film di Woody Allen: “Match Point”. Strutturato come una tragedia, dove l’evoluzione dei personaggi è al centro della narrazione, ci ritroviamo pian piano immersi in una situazione claustrofobica che porta i sentimenti fino all’estremo incontrollabile. Ancora in tema di amore sensuale, ma in questo caso deviato e perverso, una mia recente e bizzarra scoperta, un film che è diventato un cult movie: “The secretary”. Commedia cinica sull’incontro di due anime tormentate, ma che troveranno conforto nell’amarsi in modo sadomasochistico delirante. Una storia stravagante e sopra le righe, cupa e tenera allo stesso tempo, un appello contro la vergogna dell’amare, in qualsiasi forma essa si manifesti. Arrivati a questo culmine di ardore sentimentale, non posso non parlare dell’amore come tradimento, incubo tremendo che assale ogni coppia. E quale film migliore se non “Closer”, si presta a rappresentare questa categoria. Lo slogan del film titolava: “ Se credete all'amore a prima vista, non finirete mai di cercare/guardare”: una sintesi eccellente per una storia fatta di menzogne, odio, abbandono e afflizione, tanto malinconica quanto dilaniante. Ma l’amore struggente e disperato che giunge fino alla volontà di demolire ogni ricordo della persona che si ha amato, è raffinatamente raccontato nel film “Se mi lasci ti cancello”. Opera geniale, surreale e onirica, fatta di personaggi che sanno mostrarsi in tutta la loro umanità. La storia di un rapporto

che ci mostra quanto sia importante sapersi amare, nonostante le diversità e i difetti. Per un amore più romantico e vintage, consiglio a tutti la visione di un classicone assoluto, che è sicuramente nei cuori di molte ragazze che hanno sognato guardandolo, anche alla ventesima volta: il film è “Colazione da Tiffany”. Un condensato di magia sentimentale, avvolta dall’atmosfera tutta laccata delle commedie anni ’50 e ’60. Con una Audrey Hepburn eccentrica, e ingenua, che passeggia all’alba in una New York da fiaba per una storia a lieto fine. C’è però anche l’amore non corrisposto, quello che fa partire un brivido gelido sulla schiena di chiunque l’abbia provato. Ed allora il film che mi viene subito in mente è “Il matrimonio del mio migliore amico”. Commedia apprezzabile e divertente, dove un tema tanto crucciato viene affrontato in maniera brillante e scoppiettante, dimostrandoci che, alla fine, il non essere ricambiati, è una cosa che, come tutte le altre, poi passa. Tralascio l’amore impossibile alla “Giulietta e Romeo”, passando direttamente dalla coppia alla “singletudine”: il film a riguardo ha un titolo che viene da sé, ovvero “Singles-L’amore è un gioco”. Un delizioso trittico che narra le complicate vicende amorose, fatte di aspettative e delusioni, di un gruppo di giovani di Seattle alla fine degli anni ’80. Atmosfera nel pieno del Grunge, colonna sonora azzeccatissima, con tanto di cammeo dei Pearl Jam e di un giovane Tim Burton quasi irriconoscibile. Ed ora che ho terminato la mia ardua selezione, non vi resta che chiedervi: “e io di che Amore sono al cinema?”. Scegliete il film, schiacciate Play sul telecomando e godetevi la “vostra” storia, qualunque essa sia, perché sull’Amore, alla fine, bisogna saperci anche ridere sù.


AUTORITRATTO Samuele Palazzi

Mi definisco “cibopatico”. O meglio: “meteorocibico”. Non sono grave, per quanto strane siano le parole che mi sono lanciato ad inventare. Mi arrogo la paternità di questi neologismi, per descrivere una sensazione che presumo sia universale; quella di svegliarsi e sentirsi un cibo addosso, semplicemente guardando fuori dalla finestra. Sensazione che si sposa con l’autunno, di cui il vento fredda le ossa pur stando oltre i vetri. Al contrario del richiamo fresco del palato in estate, l’autunno ha bisogno di riempire il corpo con la dolce pesantezza del calore. E aprire gli scuri con le foglie che gridano “Polenta!!” è il romantico bentornato alla stagione del grigio del cielo e del giallo delle foglie! Quindi, al risveglio in questo mattino d’inizio novembre, dopo il caffè nero (che la saggezza dell’Augusta mi ha portato ad amare, ma che gli anglofoni già da tempo avevano scoperto: Once you go black, you never go back!) mi metto ad esplorare la dispensa con la certezza di essere soddisfatto. Polenta. Pacco da un chilogrammo. Polenta rustica. Pacco aperto (a occhio 700gr rimanenti). Giustifico la mancanza della frusta con la sua inutilità. So che è una presunzione. Ma il cucchiaio di legno mi lega in maniera tattile più diretta al prodotto del mio desiderio in pentola. Difetto: non considerare le dosi a favore

dell’abbondanza. Pregio: passione e tempo. Non scrivo ricette, non seguo ricette. Seguo il momento e invento tanto. Così i 40 minuti di cottura della farina gialla sono sostituiti da 40 assaggi, o più. A piacere. È un termine che ha il suo senso quando si cucina, “a piacere”. A piacere faccio partire un altro fuoco, dove si danno involontario appuntamento cipolla, trancetti di salsiccia e olio. Olio è una parola importante. Vuole dire extravergine di oliva. Possibilmente spremitura a freddo. Di quello che col freddo si condensa nella bottiglia in una poltiglia biancastra. Olio, cipolla e salsiccia sono i tre elementi che animano la cucina mentre l’inodore dell’acqua inizia a evaporare. Mentre faccio piovere la farina nella pentola grande, mi butto sui borlotti e li mando in compagnia della profumata combriccola di cipolla e carne, raggiunta a breve dalla passata di pomodoro, accompagnata dalla spolverata di zucchero antiacido. Entrambi i contenuti, l’uno rossastro e l’altro dorato, vanno rapprendendosi. Con calma e mescolare. Le spezie si sono susseguite nella pentola come le foglie fuori dalla finestra. Il tempo è un dettaglio. La gioia ha la meglio. Il risultato è talmente bollente che si rischia il palato. La finestra come televisione. Seduto in silenzio. Con la fortuna di non essere raggiunto da scandali, omicidi e schifezze mentre mangio, vi auguro buon appetito e il tempo (anche meteorologico) per soddisfarlo.

LA RESTAURAZIONE DEI VASI

Manuele Palazzi Amore, facile parlarne senza cadere in tentazione al lamento abituale di possesso, volere per sé ogni cosa o persona poiché affine o sembiante nel caso un mezzo per raggiungere l’armonia di un ordine che non si riesce a conseguire altrimenti. Amore, strumento per condividere l’ineffabile quiete che muove ciò che sembra imperversare immobile nella futilità degli affranti, come orme su cui ricalcare per misurare il proprio diletto. Amore, passione dell’anima, rinuncia all’inconsistente individualità per il compromesso dello spirito, gioia e dolore per l’asprezza dell’altro vissuta in sé, non mai più come spettatore, ma vigile senziente della libertà incondizionata, fautore di dinamiche collaudate per rinsavire cautamente malgrado l’incompatibilità della regola nell’ideale. interno11


MUSIC: RESPONSE

ti faccio una compila

Albibello

tra me e te, mio amico, c'è almeno un nerd. almeno uno tra noi due è felice nelle sue connessioni, perso in un isterico ma goloso nozionismo, realizzato nel far operare ogni singola stringa di divina programmazione. e te lo dico perchè sistematicamente cadremo in uno di quei rituali tecnici di avvicinamento, che entrambi abbiamo previsto. in qualche maniera, e nemmeno troppo celatamente, arriverai a donare una compila, proponendo anche una "pretestuale" sfida canora se sarà il caso. oppure "si, sai se non li conosci magari ti faccio un cd", che è diretto, timidamente saccente, dannatamente efficace. concentrati. e prendi uno di quei cd completamente bianchi. vergini anche da qualsiasi impudicizia pubblicitaria. prepara anche un pennarello nero sottile. ora attento, perchè devi dosare con estrema precisione tutto il tuo contenuto: descriviti, innanzitutto. e sii sfacciatamente ruffiano. questo disco deve agitare le molecole in gioco nella più totale discrezione; sprigionare energie fino a far spegnere i lampioni, se è necessario. ma che nessuno si accorga che nel suo frenetico roteare, quello che sta creando è un vortice impenetrabile. deve alimentare sospiri la tua compila. azzerare gli orologi e costituire a tutti gli effetti un legame indissolubile della durata di almeno dieci riuscitissimi pezzi. interno12 MUMBLE:

immagino tu abbia scelto, e che abbia fatto attenzione a dare una dinamica coerente al tutto. inizi marcatamente pop, intelligente come solo certo pop. giusto? poi cresci di ritmo e da circa metà ti fai sempre più intimista, dilatato e accogliente. chiudi, se vuoi, con una dichiarazione. ma sii subliminale il più possibile. scrivi il nome. mai il tuo. che tu sei nel disco. la si ascolta insieme la prima volta, sempre e per intero. però, cristo, poi baciala. che se no.. maximilian hecker - fool amorphus androgynus - divinity notwist - consequence radio dept. - against the tide apparat - arcadia (boys noize remix) bloc party - so here we are (four tet remix) burial - archangel dntel - (this is) the dream of evan and chan jesus and mary chain - just like honey nathan fake - you are here

“Se ti senti triste vai al concerto degli Amore” Sante Cantuti

Dopo i Mariposa, Alessandro Fiori inaugurava nel 2006, con l’EP I tendaggi del primo semestre, il suo progetto parallelo, gli Amore. L’anno successivo usciva anche il primo album: Tarzan contro l’IBM. Forse quest’album dall’inconfondibile gusto assurdodadaista può essere sfuggito ad alcuni ma consiglio vivamente di riconsiderarlo almeno come uno dei migliori album nel 2007. Non esiste un genere che possa contenere il loro eclettismo e infatti nel

calderone troviamo un po’ Zappa, un po’ Dalla, un po’ di dance che sfocia in una bossanova (“Al mio paese”), psichedelia a volontà (“Pitbull”), tastierine vintage (“Lapo 68”) e po’ di punk tirato tra i Pixies e gli Skiantos (“Susy del far west”). Il tutto sotto il segno di un pop ascoltabile ma mai banale o semplice: quella vena prog “mariposiana”, infatti, sembra essere sempre in agguato ma non viene esplicitata del tutto, e se accade non è mai un’autocelebrazione ma piuttosto un diletto tutto dei musicisti. I personaggi e le situazioni descritte da Fiori rinunciano a qualsiasi pretesa di senso; man mano che le canzoni scorrono ci si accorge di essere dentro a uno zoo musicale nel quale strani animali ibridi vagano fuori dalle gabbie in una dimensione non-sense e, perché no, kitsch (fuori contesto e senza funzione, insomma). Già in copertina troviamo un tarzan di colore blu fluorescente su uno sfondo fucsia e sul retro un datato IBM. Ma in questo zoo troviamo anche un cervo che salva “souvenirs dalle edicole delle stazioni”, teste verdi che rotolano in fondo al mare, logge massoniche, rigatori di portiere, paninoteche non a norma igenico-sanitaria, poliziotti che fanno amicizia coi manifestanti del G8 e vetture Clio con le ganasce a metà luglio. Sì, forse il senso manca, ma la sensazione dopo l’ascolto è di aver trattenuto molto di più da questi testi che dalle solite trite canzoni di “amore” italiane. Il non-sense ha un certo senso, l’eclettismo ha una sua omogeneità, la superficialità dei testi riesce sempre ad essere profonda, sembrano tutti paradossi, ma per gli Amore sono cose che convivono naturalmente. O meglio, è tutto naturalmente assurdo.


O R O S C O P O ANTROPOZOOMORFOLOGICO

 Agile e sinuoso come un fenicottero sugli scogli salmastri.

 Riponi o smussa la scorza spinosa sul tuo dorso.

 Se hai imparato a branchiare non involvere alla fotosintesi.

 Sfruttando l’alito dell’anelito per planare compatto.

 Beffardo è il riso della iena che respira ammiccando esosa.

 T rova una coda per poter roteare in ogni direzione.

 Anche il bombo si stupisce a vedersi

librare con impeto d’ali.

 L’eminenza e lo squallore di uno scarabeo.

 Gracida a quiete la rana nella tempesta che muove gli istinti.

 Anche la farfalla bruca voracemente e s’affanna prima d’essere crisalide.

 Il peso della soma è proporzionale all’inedia.

 Abbajare, guaire, latrare o ululare come le fasi della Luna.

Solo tra le serpi ogni veleno in fine avrà il suo pharmakon. Collettivo egogico.

Per noi e per voi é Natale, se ci cercate siamo a tavola interno13


MUMBLE:

Mensile a gratis NUMEROOTTO XII|nove

mumbleduepunti.it mumbleduepunti@gmail.com I Mumblàr: Roberta De Tomi |direttore| Alberto Bello Sante Cantuti Diletta Dalzovo Marina Franza Donato Gagliardi Francesco Grimaldi Thomas Malaguti Alessio Mori Manuele Palazzi Samuele Palazzi Giorgio Po Pierpaolo Salino Giacomo Vincenzi Progetto grafico Elena Golinelli Vignette Laura Bergamini Paolo d'Antonio Fotografie Emiliano Rinaldi Web design Alberto Bello A fianco: Parade amoureuse Luca Domeneghetti MUMBLE: è un progetto dell'associazione culturale Visionnaire di Camposanto (Mo). Questo è uno spazio pubblico. Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Modena aut. num. 1972 del 17/09. Stampato presso Graphic Center Mirandola (Mo)


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