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Soundmeeter: Margherita Vicario
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Le interviste di
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a cura di Marta Angelucci
MARGHERITA VICARIO
Margherita Vicario, istrionica artista attiva sia nel campo cinematografico che musicale, ha concesso a Sound Meeter un’intervista a Piazza Vittorio Emanuele, crocevia di vite, etnie e storie che l’ha ispirata nei suoi pezzi e testi. Fresca del suo nuovo singolo, Giubbottino, realizzato insieme a Davide Pavanello e Dardust, Margherita racconta nella puntata “vi ho portato a Piazza Vittorio perché è la mia zona preferita di Roma. Un’unione di gente, etnie, odori e persone: sembra di stare a New York! Sono queste strade che hanno influenzato la mia scrittura ultimamente, soprattutto per quanto riguarda Mandela. A proposito, oggi vi porto a far vedere chi è, per me, il vero Mandela!”
Dalla tv al teatro passando per la musica: Margherita Vicario ha svelato alle telecamere di Sound Meeter la sua vita davanti e dietro i riflettori, passando per l’infanzia in campagna (a cui è dedicata Castagne) e
i retroscena della sua vita capitolina fino ad arrivare alle “hit” Abauè e Mandela.
Hai vissuto a Piazza Vittorio, vero? Ce ne parli? Ho molto amato Piazza Vittorio, ho conosciuto tanta gente proveniente da tutto il mondo che mi ha donato anche l’ispirazione per scrivere Mandela. Tornavo da una serata alcolica, e non ho potuto fare a meno di paragonare questo quartiere con la New York che piace a me, ma al contempo coglierne le inevitabili differenze. Il benzinaio di Via Merulana, dove andavo a rifornirmi, rappresenta proprio il mio, di Mandela.
Perché il Teatro Brancaccio è un luogo importante per la tua crescita? Il Teatro Brancaccio è un luogo simbolo per me, ho visto tanti spettacoli, ci venivo con nonna, fin da tredici anni: ho un vaso pieno di biglietti! Il teatro mi ha creato un senso critico e personale.
Sopporti ancora chi ti chiede se preferisci fare l’attrice o la cantante? Per protesta rispondo sempre nello stesso modo: ho due occhi, due braccia, due gambe e non posso fare a meno dell’uno o dell’altro. (ndr: ride)
Hai sempre amato il mondo dello spettacolo? Ogni volta che vedevo una telecamera mi ci fiondavo. Addirittura, alle elementari, per fare le prove per cantare per Babbo Natale andai via dalla classe in anticipo, con gioia. Se non avessi fatto questo percorso però mi sarei iscritta a Lettere Antiche, amavo la letteratura latina e greca, specialmente per il collegamento che aveva con il teatro.
Quanto sei cambiata nello stile musicale? Mi sono aperta al pop, prima ero più intellettualoide, voce e chitarra (anche se sempre un po’ a cazzeggio, però più seriosa!). L’indie ormai però è diventato pop, ascoltiamo la trap, i limiti tra i generi sono labili e…. se non lo faccio ora, non lo faccio più! Diciamo che sono solo diventata più movimentata, flessibile, dinamica.
Hai cantato con ironia temi importanti. Non hai paura che vengano trattati con superficialità? È la cosa più bella di alcune canzoni, se ci pensi. Hanno vari livelli di lettura. Per esempio ho scoperto che piaccio molto ai bambini, faccio presa ed è una cosa molto bella. Più gente ascolta, meglio è. Poi ognuno capisce e coglie qualcosa di diverso. Io per prima sono ambigua, nei miei testi!