Raffaele Cutillo
Ue', Rafe'! *** Ritratti
Toni Servillo
"Ue', Rafe'!" è il saluto consueto quando ci incrociamo nel tratto brevissimo fra la sua casa e il mio studio. Elide eduardianamente il dittongo del nome trasferendolo nella secca dizione della 'e' accentata, con tutta la matura sapienza del teatro e nella disinvolta familiarità con il dialetto. Scambiamo qualche parola, io dal balcone sopraelevato e lui in piedi dietro una inferriata, al riparo da autografi e selfies.
Il primo incontro è stato nel 1974, anno del liceo. Lui veniva dal ginnasio dei Salesiani. Nel cortile del Giannone, durante l'intervallo, restava all'ombra e leggeva l'Amleto di Shakespeare forse declamando, nel pensiero, alla maniera di Carmelo Bene. Gli anni della adolescenza segnano esattamente l'essenza di una persona, ne hanno già delineato l'anima. La attenzione alla lettura o la ricerca della perfezione musicale avevano già costruito il carattere e me lo sono ritrovato crocifisso, provocatoriamente nudo, sul palcoscenico del Comunale.
Con Matteo, Eugenio, Sandro, Riccardo e Nando si rifugiava nelle Stanze di via Maielli, luogo oscuro e umido, dove provava maniacalmente l'ermetica sperimentazione del teatro d'avanguardia anticipando, nella profezia, il tempo degli anni a venire: l'edonismo craxiano nella catarsi dei Carmina Burana, l'angoscia della metropoli, la perdizione effimera per la fisicitĂ o la potenza della lirica attraverso la passione di Matteo, futuro psicoanalista e amico caro. Ho seguito per molti anni la sua disciplina da palcoscenico, in molti teatri italiani o in anomali luoghi dismessi.
Alla Piramide, a Roma, dirigeva istrionicamente una donna bellissima alla quale mimava dalla platea, in infinite ripetizioni, un movimento forte, deciso, netto: "Devi fare cosi, come alzare un tronco tra le mani o le gambe, capito?". Il sole domenicale di Piazza Margherita (fucina stradale di scrittori, musicisti, attori, artisti),
l'incontro tra Warhol e Beuys da Lucio Amelio, il terremoto del 23 novembre '80 con la nebbia descritta alla maniera di Viviani durante il ritorno a casa e dopo la comune visione apocalittica di una Napoli che avrebbe poi risucchiato nelle vene, le risate per i primi testi deliranti di D'Alessio o la riconosciuta teatralitĂ di Mario Merola nella apoteosi della sceneggiata, le letture dei saggi della Einaudi o l'ascolto dei brani piĂš introvabili, la presenza autorevole e a volte sfrontata nei contesti culturali, lo sguardo in avanti al cinema senza mai voltare il capo nella curiositĂ di sapere
chi ci fosse alle spalle, la forza mnemonica nella elencazione scugnizza della Litoranea di Moscato con la futura moglie al pianoforte in un teatro casertano di periferia sono alcune tranches della sua giovinezza.
Ci siamo poi persi per una ventina d'anni con le vite segnate dal lavoro, matrimoni, figli per ritrovarci per caso una decina d'anni fa, dopo i suoi innumerevoli premi e il successo consolidato. La storia recente è di pubblico dominio. Ora, mi scorre davanti, in questo breve tratto di strada, con un sigaro spento tra le labbra. L'aspetto è spesso mutevole per esigenze di scena, ma lo sguardo è quello della lettura all'ombra del cortile. Un attore, sotto lo strato delle maschere, conserva pur sempre una intimità immodificabile. "Ue', Rafe'!". "Ciao, Toni!'.
Raffaele Cutillo *** Copyrigth Autore: Raffaele Cutillo Titolo: Ue’, Rafe’ - Tony Servillo Collana: Ritratti Proprietà letteraria di Raffaele Cutillo Caserta, 24 gennaio 2016 ·