NaturaLife Magazine n.2

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MARZO 2012

Numero

2

NATURALIFE

MAGAZINE



editoriale

Bentrovati a tutti i lettori di Naturalife Magazine il numero due è nato lo potete stringere tra le mani o sfogliare virtualmente: l’impegno dello staff dell’associazione e la generosità di tutti gli autori che trovate nelle pagine che seguono han reso possibile un altro piccolo grande risultato. Come tutti gli amanti di fotografia e natura di questa nazione, appena possibile acquisto riviste del settore di diversi editori (con occhio diverso da quando è nata la nostra) alla ricerca di spunti di momenti condivisibili e notizie utili. La legge di mercato però ha imbrigliato queste realtà dentro spot e proclami lasciando un po’ perdere di vista valori e campagne degne di nota: sopravvivere in questa giungla di debiti e crediti non deve essere per nulla facile… E’ dall’estraneità a questo mondo e dalla voglia di essere solo ed unicamente un luogo di condivisione e di incontro dell’associazione che nasce il progetto di questo Magazine ed ora, alla sua terza comparsa tra i soci, si fa ancor più ricco; possiamo infatti ammirare la “tavolozza” d’Italia con le splendide visioni di Leonardo Battista, imparare a classificare: una rubrica che mai mancherà tra le nostre pagine (di Carlo G.) e poi i due grandi doni di Silvio T. e Luciano G. Tra le rubriche che ormai sono un punto d’orgoglio troviamo le descrizioni di luoghi “da foto” nella nostra provincia affidati a Federico e Maurizio. Impossibile dimenticare un questo preambolo il nostro “comandante” Marco F. che con l’etica ci offre spunti di riflessione verso una crescita personale e collettiva e, se non fosse abbastanza, la tecnica macro è ancora protagonista con le parole di Pier. La copertina è affidata ad una suggestiva immagine di Marco Franzini che ricorda come ci sia un mondo nel Mondo che quotidianamente calpestiamo. L’acqua ha cullato gli albori della vita, ne ha protetto le sperimentazioni propiziando l’invasione e la definitiva conquista di un pianeta divenuto Gaia, globo celeste del sistema solare. Oggi questa culla è più che mai indebolita dall’uso indiscriminato delle sue risorse e dallo sversamento di ogni tipo di rifiuto; a poco valgono santuari e aree protette nell’illusione che un cartello possa fermare, ad esempio, le radiazioni generate dall’acqua radioattiva fuoriuscita (dopo il terribile terremoto non scordiamolo), dalla centrale giapponese la scorsa primavera. Sempre con la stessa linea di pensiero non si può credere che i liquami di città immense e prive di depuratori, dopo aver navigato per tutta la pianura padana, si arrestino o addirittura scompaiano in presenza di un parco seppur bello ed indispensabile come è il Parco del Delta del Po... e se mi mettessi qui ad elencare probabilmente non basterebbero le sessanta pagine qui di seguito. Guardando la fotografia di copertina non avvertiamo quel senso d’ansia e rassegnazione che lo stato dei fatti ci agita davanti al pari di un torero che sventolando il rosso “capote” annuncia la fine del fiero animale. La luce che i pesci variopinti e spensierati inseguono potrebbe essere la nostra luce la guida per recuperare e migliorare, se non il nostro, almeno il futuro dei nostri figli. Mentre scrivo queste righe la scaletta del numero tre si va già materializzando in un foglio qui a lato, i tempi son maturi e la voglia di fare è quella di un anno fa quando all’indomani del numero 0 abbiamo preso la decisione di continuare con questo progetto che ad ogni passo incanta ed emoziona almeno in sottoscritto... Anche nel nostro piccolo possiamo qualcosa e se vogliamo raggiungeremo grandi obiettivi e come sempre il nostro mezzo privilegiato è la fotografia... Buona lettura.... Alessandro Gaudenzi

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sommario

“Etica”

di Marco Fredi

“Odonati”

di Carlo Galliani

“Il Più Bello” di Silvio Tavolaro

“Portfolio”

di Leonardo Battista

“Tecnica sul campo” di Pierangelo Bettoni

“Basso Garda”

di Federico Rongaroli

“Fotografare in Valcanè” di Maurizio Lancini

Foto Copertina Marco Franzini

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“Etica”

Nello scenario della comunicazione mondiale le immagini fotografiche pongono interrogativi sul “vedere” e ci fanno prendere coscienza di ciò che osserviamo; esse accompagnano la nostra vita in modo fortemente pervasivo e si affiancano al quotidiano. La fotografia infatti è uno strumento privilegiato per rappresentare idee, per il suo potere sintetico e la sua immediatezza: riassume, concentra, condensa, è ferma ed induce alla riflessione. Nello specifico della fotografia naturalistica essa è secondo me un potente mezzo per divulgare e instillare nell’animo di chi guarda prima la curiosità poi il desiderio di conoscere ed infine il bisogno di proteggere. Una buona fotografia naturalistica in questo senso è il primo passo che conduce l’osservatore sensibile alla salvaguardia dell’ambiente. Personalmente ho vari scaffali di libri sugli animali correlati di fotografie che hanno sin dai primi anni di scuola stimolato il mio interesse, ricordo inoltre che assieme all’album dei calciatori immancabile era quello delle figurine degli animali oggetto di ricerca, desiderio e scambio. Ma allora se la fotografia ha potere educativo, anche noi con le nostre immagini ed il nostro comportamento sul campo abbiamo responsabilità di educatori e di questo dobbiamo farci carico. Educare ad apprezzare la bellezza delle creature semplici ma straordinarie che vivono attorno a noi è un compito difficile e gratificante al tempo stesso. Una delle maggiori soddisfazioni che ho vissuto come fotografo per passione è stato quando mio nipote, famoso per la pigrizia e la refrattarietà ad ogni sforzo fisico mi ha detto “domani vengo con te a fare un giro in montagna“ perchè voleva vedere dal vivo la cincia e il regolo che gli avevo fatto vedere in foto. La fotografia può aiutare un formatore, un maestro, un genitore ad educare all’etica della cura che richiede una disposizione interiore orientata positivamente nei confronti dell’ambiente perchè alla fine la natura ci restituirà tutto. La natura è un valore utile alla persona perchè è spazio di realizzazione del desiderio di bellezza che l’uomo contiene ed è chiamato a mettere in forme magari attraverso una immagine. Possiamo essere credibili in questa nostra funzione educativa divulgativa se siamo reali che non vuol dire essere asettici, totalmente obiettivi poiché nella fotografia ciò non è possibile, essa è in parte sempre interpretazione, ma rispettare la verità sostanziale del soggetto che fotografiamo. Quando la iperattività tecnica manipolativa dell’operatore supera la espressività della situazione reale soffochiamo il messaggio della natura sostituendolo con la nostra logorrea.

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Si forse è questo il problema, certe volte non sappiamo fermare la nostra logorrea la nostra voglia di esagerare: nella società dell’informazione eccessiva, del rumore, dei ragazzi perennemente con le cuffiette dell’iPod collegate, la fotografia soprattutto quella naturalistica si contempla nel silenzio, è arte del silenzio. Non riesce a stare zitto, metaforicamente parlando, chi esagera: il mio amico ha fotografato un cervo? E io devo fare una foto con tre cervi. Il tale ha fatto la foto ad un orso e io la faccio ad un orso con la tempesta di neve artificiale creata al PC. Questa rincorsa alla foto straordinaria porta ad alzare il tiro nella fotografia della fauna selvatica ad un livello innaturalmente alto tanto da rendere più facile la manipolazione artificiale prima e dopo lo scatto.

foto truccata con soggetti vicini più commerciabile ma che descrive una situazione falsa perchè si tratta di soggetti di coppie diverse che a questa distanza non possono stare senza mostrare atteggiamenti agressivi.

foto originale bruttina con soggetto maschio vicino al bordo ma che descrive la situazione etologica reale .


Educare senza esagerare attraverso il silenzio

di Marco Fredi

La manipolazione e però un gioco rischioso che danneggia tutti, una volta che qualcuno ha scoperto un trucco è portato a dubitare di tutte le foto che vede e allora addio potenzialità educative della fotografia. Non esagerare non significa accontentarsi non significa fare foto bruttine o banali, significa fare la miglior foto possibile compatibilmente con: a) la dotazione strumentale sul campo; b) la mia capacità di visione; c) il rapporto emozionale e rispettoso con il soggetto; mi pare che abbiamo materia di lavoro già ben prima di buttarci sulla post produzione. Esagera e non sta zitto il fotografo sedicente naturalista quando per avere le foto ravvicinate di uccelli o animali particolari si reca in posti (alcuni cosiddetti parchi faunistici ex zoo ) nei quale gli animali sono di fatto in pura e costrittiva cattività e le spaccia come fatte altrove;

forse inganna gli altri ma perde stima in se stesso e quel che è più grave si allontana dal rapporto con l’ ambiente. Non voglio neanche accostare la fotografia naturalistica alle foto di animali in cattività mentre nel mondo dei fotografi il dibattito è ancora aperto per quanto riguarda gli ambienti controllati o protetti (e cosa si voglia intendere con questi termini non è ancora chiaro, magari cercheremo di parlarne un’altra volta). Sicuramente la correttezza vuole che si dichiari in didascalia se la foto è scattata in ambiente controllato, accettando di scambiare la situazione dello scatto con la perdita di potenza evocativa e documentativa. Chi non sa stare zitto non coglie che la natura, cioè il mondo attorno a noi, fa continuamente vibrare con i suoi tasti (le piante , gli animali, i paesaggi) le corde del pianoforte (la nostra anima).

foto reale della situazione di aggressività se i due uccelli si avvicinano , essa rispetta la verità del comportamento .

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“Odonati”

Odonata è il termine scientifico dell’ordine di insetti che volgarmente chiamiamo libellule e damigelle. L’ordine degli Odonati (Odonata) comprende più di 6000 specie nel mondo. In Europa sono presenti 128 specie mentre in Italia ne sono state segnalate 89. I numeri delle specie possono variare di due-tre unità a seconda degli autori per alcune sottospecie o specie non ancora ufficialmente riconosciute da tutti.

trovare un'unica foto dove si riuscisse a vedere o almeno ad intravedere tutti i caratteri distintivi. Il consiglio è direttamente collegato a quanto appena scritto: quando si fotografano le libellule oltre alla bella foto è consigliabile fare diversi scatti (anche senza pretese fotografiche) dalle varie angolazioni specialmente da dietro, in modo che poi sia più facile la determinazione dell’esemplare.

In questi articoli tratteremo il riconoscimento sul campo delle varie specie attraverso caratteri visibili ad occhio nudo, tramite un binocolo oppure fotografando a livello di macro le specie. Con i caratteri che saranno indicati è possibile riconoscere sul campo la grande maggioranza degli esemplari incontrati. Naturalmente bisogna anche studiare i caratteri e cercare di applicarli sul campo ma con un pò di esperienza e passione si raggiungono ottimi risultati. La natura è molto varia e piena di sorprese perciò potranno capitare esemplari che rientrano in quella minoranza che risulterà inclassificabile o che comunque lascerà notevoli dubbi. Esemplari vecchi che per l’usura hanno perso qualche colore caratteristico o ne hanno assunto altri, giovani sfarfallati da poco che non hanno ancora raggiunto la maturità con la colorazione definitiva. Esiste poi un gruppo ristretto di specie che risultano sempre difficili da determinare con sicurezza. In questi casi è meglio consultare per bene i testi classici (un testo classico che riporta i disegni delle caratteristiche di ogni specie direi che è indispensabile), cercare su internet foto per confronto, oppure rivolgersi ai forum di entomologia dove è possibile mettere la foto per farsi determinare la specie ed avere uno scambio di pareri con altri utenti ed esperti. Un’ultima precisazione e un consiglio per quanto riguarda le foto: mi scuso se alcune foto non sono il massimo perché è stato difficile 8

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Aeshna affinis - Maschio


Odonati Zigotteri di Carlo Galliani

Gli Odonati si dividono in due grandi subordini Gli zigotteri (Zygoptera) e gli anisotteri (Anysoptera). Riconoscere a quale dei due subordini appartiene l’esemplare che si incontra è facile gli Zigotteri sono insetti di piccole dimensioni (Calopteryx a parte) dotati di un volo lento e sfarfallante. Gli occhi sono sempre ben divisi tra loro. Le ali sono simili nella forma e a riposo sono tenute chiuse e parallele all’addome. gli Anisotteri sono insetti di medie-grandi dimensioni dotati di un volo potente e rettilineo. Gli occhi (esclusa la famiglia dei Gomphidae) si toccano sempre almeno in un punto. Le ali anteriori e posteriori hanno forme diverse e a riposo sono tenute aperte e perpendicolarmente all’addome. Gli Zigotteri si dividono in Italia in quattro famiglie:

Calopterygidae: Ali colorate o parzialmente colorate con numerose venature ante nodali. Lestidae: Ali trasparenti con due venature antenodali, stigma allungato, corpo verde con numerosi riflessi metallici o marroncino, molte cellule pentagonali nelle ali. Platycnemididae: Tibie chiare e dilatate, ali trasparenti con due venature antenodali, quadrilatero rettangolare. Coenagrionidae: Ali trasparenti con soltanto due venature ante nodali. Corpo azzuro e nero oppure rosso e nero. Calopterygidae: in Italia e in Europa sono presenti 3 o 4 specie a seconda degli autori (fauna d’Italia considera solo 3 specie includendo Calopteryx xantostoma come sottospecie di Calopteryx splendens).

Calopteryx virgo: ali completamente colorate, blu nel maschio marrone scuro o anche chiaro nelle femmine. La specie predilige acque correnti debolmente mosse come rogge o canali d’irrigazione

calopteryx virgo-femmina

calopteryx virgo-maschio

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“Odonati� Calopteryx splendens: ali parzialmente colorate. Nel maschio la colorazione blu non parte mai prima del nodulo nella parte apicale delle ali. Femmina con colorazione verde chiaro. La specie predilige acque stagnanti o debolmente mosse ma senza corrente tipo stagni o anse dei grandi fiumi.

calopteryx splendens-maschio

calopteryx splendens-femmina

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Calopteryx haemorrhoidalis: ali parzialmente colorate nel maschio di colore viola scuro caratterizzate da una banda obliqua . Ultimi tre uriti dell’addome ventralmente colorate di rosso porpora molto visibile. Femmina con ali marroncino o verde chiaro caratterizzate da una banda scura verso la fine delle ali. Vive in tutte le acque nell’Italia centrale e meridionale.

calopteryx haemorhoidalis-maschio

calopteryx haemorhoidalis-femmina

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“Odonati” La Calopteryx xantostoma, in Italia è presente solo nella Liguria di ponente, è molto simile alla splendens e si riconosce da questa per la colorazione dell’ala che sempre partendo dal nodulo arriva fino alla fine dell’ala mentre nella splendens almeno le ultime due-tre file di cellule non sono colorate. Lestidae: si suddividono in tre generi: Lestes, Chalcolestes, Sympecna. (per la suddivisione dalle famiglie ai generi non metto nessuna chiave perché in molte famiglie questa suddivisione può essere fatta solo su caratteri molto particolari come la forma degli organi genitali o la venulazione alare ed è meglio andare direttamente alle spiegazioni delle singole specie) Lestes: Lestes barbarus: pterostigma bicolore, retro della testa giallo. Specie che predilige gli ambienti salmastri è abbastanza rara al nord mentre diventa molto comune lungo tutte le coste

Lestes virens: pterostigma unicolore marrone retro della testa giallo, 8-9 urite azzurro nel maschio mentre il 2-3 sono verdi. Per la femmina oltre al retro della testa giallo, carattere fondamentale ma non sempre ben visibile, bisogna controllare anche il disegno del torace che risulta avere delle piccole differenze da quello delle altre lestes. Facile confusione nella femmina con Lestes sponsa. Per le differenze nel torace delle femmine è meglio affidarsi ai disegni sui testi. Le fotografie ( oltre ad essere di difficile lettura per questi piccoli particolari specialmente nella foto ridotta per il web) possono riprodurre un individuo con qualche particolare mancante o abraso Lestes sponsa: pterostigma unicolore nero ma in molte femmine può essere marrone scuro. Nel maschio 8-9 urite azzurro, 2-3 urite completamente azzurro (specie simile: Lestes dryas dove il 2-3 urite sono solo parzialmente azzurri), retro della testa sia nel maschio che nella femmina non di colore giallo.

lestes barbarus-femmina

lestes barbarus-maschio


lestes virens-maschio

lestes virens-femmina

Per la femmina controllare il disegno toracico e la lunghezza dell’ovodepositore.

lestes sponsa-femmina

lestes sponsa-maschio

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“Odonati” Lestes dryas: pterostigma unicolore nero ma in molte femmine può essere marrone scuro. Nel maschio 8-9 urite azzurro, 2-3 urite parzialmente azzurro (specie simile: Lestes sponsa dove il 2-3 urite sono totalmente azzurri), retro della testa sia nel maschio che nella femmina non di colore giallo. Per la femmina controllare il disegno toracico e la lunghezza dell’ovodepositore. Lestes dryas è una specie più meridionale e più precoce rispetto a Lestes sponsa.

lestes dryas-maschio

lestes dryas-femmina

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Chalcolestes viridis: più grande delle Lestes dalle quali è stata recentemente divisa è una specie caratterizzata dal pterostigma marrone chiaro e dalla mancanza di azzurro sull’addome nel maschio. Retro della testa non giallo e torace in tutti e due i sessi con un disegno particolare con una evidente virgola.

lestes virens-maschio

lestes viridis-femmina

Ultimamente è stata splittata da questa specie la Chalcolestes parvidens che dovrebbe essere presente in tutta Italia ma è ancora poco studiata. Le differenze tra le due specie sono veramente minime e si basano oltre che sulla forma degli organi sessuali solamente su una piccola differenza nella forma dei cerci nei maschi. Lestes macrostigma presente in Italia solo in poche zone molto piccole. Specie inconfondibile sia per le dimensioni, per il pterostigma grande e per la colorazione dell’addome. naturaLIFE MAGAZINE 15


“Odonati” Sympecna: sono presenti solo due specie Sympecna fusca e Sympecna paedisca. Le due specie sono di colorazione marroncina e facilmente distinguibili da tutte le altre specie. Sono anche gli unici Odonati in Europa a svernare anche allo stadio di adulti e possono anche essere visti volare nelle giornate calde di febbraio. Sfuggono spesso all’osservazione perché a parte il periodo degli accoppiamenti e ovo deposizione restano lontano dall’acqua riparandosi in zone arbustive, boschive e spesso nelle brughiere. La differenza tra le due specie è minima e data solo dal disegno del torace. E’ bene però impararsela perché è ben distinguibile anche fotografando e anche perché la Sympecna fusca è una specie molto comune mentre la Sympecna paedisca è una specie molto rara presente solo nell’Europa dell’est e in Italia in alcune zone puntiformi, specialmente in Piemonte. In Sympecna fusca il torace è caratterizzato da una linea marroncina superiore dritta e da una inferiore lievemente ondulata e unita. Nella paedisca invece la linea superiore è sempre unita ma è evidente una forma quadrata che rompe il disegno dritto, mentre la linea inferiore risulta più ondulata e ha spesso diverse parti mancanti e comunque sempre una parte mancante poco prima dell'addome per poi riprendere con una piccola macchia. Metto le foto delle due specie a confronto anche perché a parte i caratteri sessuali maschi e femmine sono uguali. Platycnemididae: in Italia è presente una sola specie di questa famiglia. Platycnemis pennipes: si riconosce facilmente dai caratteri della famiglia, tibie chiare e dilatate, ali trasparenti con due venature antenodali, quadrilatero rettangolare. Il maschio potrebbe essere superficialmente confuso con i coenagrion azzurri ma oltre alle tibie anche il disegno sull’addome è diverso, la testa è più larga e appiattita e sia la femmina che il maschio hanno doppie striscie antiumerali sul torace.

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Coenagrionidae: questa è la famiglia più grande degli zigotteri con molti generi e tantissime specie. I generi sono questi: Ishnura, Enallagma, Coenagrion, Erythromma, Pyrrhosoma, Ceriagrion, Nehalennia. Cominciamo a riconoscere le specie a colorazione rossa: ci sono solo due specie con questa colorazione facilmente riconoscibili tra loro per il differente colore delle gambe. Ceriagrion tenellum: gambe rosse o rosso chiaro. L’addome nel maschio è completamente rosso mentre nella femmina sono presenti diverse forme che passano dall’addome completamente rosso all’addome completamente nero passando per forme intermedie. Strisce antiumerali mancanti nel maschio e appena accennate nella femmina. Specie estiva che vola tra giugno e settembre.

Pyrrhosoma nymphula: gambe nere. L’addome nel maschio è rosso con disegni neri negli ultimi uriti mentre nella femmina sono presenti diverse forme che passano dall’addome completamente rosso all’addome completamente nero passando per forme intermedie. Strisce antiumerali grandi e ben definite sia nel maschio che nella femmina. Specie primaverile molto precoce (è una delle prime libellule ad uscire ) che vola tra marzo e giugno.


“Odonati”

erythromma viridilum-femmina

erythromma viridilum-maschio

Genere Erythromma: caratterizzato dagli occhi ma ben visibili, nella femmina sono sempre ben colorati di rosso o di un azzurro molto vivido. presenti. Tutte le specie tendono a posarsi in mezzo all’acqua su foglie e alghe. Erythromma najas: occhi rossi nel maschio, Erythromma viridilum: occhi rossi nel maschio, addome nero con S8 e S9 azzurri. Visto addome nero con S8 e S9 azzurri. Su S9 è lateralmente l’addome risulta nero e presenta presente un disegno nero a x. Visto lateralmente su S 2-3-8 solo piccoli accenni d’azzurro quando l’addome presenta su S 2-3-8 un esteso azzurro. presenti. Sia nel maschio che nella femmina sono ben Nel maschio le strisce antiumerali non sono visibili, nella femmina sono presenti ma appena presenti le strisce antiumerali. Nel maschio possono essere complete o parziali accennate.

erythromma najas-maschio

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Erythromma lindeni: prima era un genere a se, Cercion lindeni. Gli occhi sono blu brillante. L’addome è azzurro e nero. Potrebbe essere confuso con i Coeriagrion azzurri ma sul secondo urite è presente un disegno caratteristico a forma di impugnatura di lancia e anche gli altri uriti presentano disegni non risconrabili nelle altre specie. Le strisce antiumerali sono ben presenti e larghe. La femmina è verde-giallastra con del blu in mezzo all’addome e larghe strisce antiumerali.

Erythromma lindeni-maschio

Erythromma lindeni-femmina

Testi: Field Guide to the dragonflies of Britain and Europe - Dijkstra il testo classico migliore e anche il più recente (purtroppo non c’è ancora la traduzione in italiano) Altri testi:The Dragonflies of Europe- R R Askew (sempre in inglese) Guida alle libellule d’Europa e del nord Africa - D’aquilar Siti internet: bisogna fare attenzione su internet perché ci sono in giro tantissime foto con determinazioni errate. Ecco alcune gallerie con determinazioni sicure dove troverete anche tutte le foto delle specie italiane ed europee. Nei primi due siti sono spiegate anche l'anatomia e la biologia degli odonati La galleria sistematica di Linnea.it: http://www.linnea.it/odonata-libellule-damigelle/index.php La galleria sistematica di Odonata.it: http://www.odonata.it/libe-italiane Il sito: Dragonflypix: http://www.dragonflypix.com/photosbyspecies_scientific.html La mia galleria sugli Odonati: http://www.pbase.com/carlogalliani/dragonflies Forum entomologici: per Linnea e Natura mediterraneo metto il link diretto alle sezioni Odonata Linnea http://www.linneaforum.it/odonata-16/ Natura mediterraneo http://www.naturamediterraneo.com/forum/forum.asp?FORUM_ID=114 Entomologi italiani http://www.entomologiitaliani.net/public/forum/phpBB3/index.php

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Il più bello

di Silvio Tavolaro

Ore 04.00 di una fredda mattina di fine gennaio

….. come al solito apro gli occhi 20 minuti prima che suoni la sveglia; l’emozione per la giornata che mi attende ha ancora una volta avuto la meglio sul sonno. Lo zaino per fortuna è pronto dalla sera prima. Ciaspole e scarponi sono già in macchina. Una rapida colazione e si parte, destinazione Val di Rose, Abruzzo, nel cuore del Parco Nazionale. Nelle due ore abbondanti di viaggio che separano Roma dalla meta, inizio a fantasticare con la mente su quello che mi attende, ogni volta come fosse la prima.

a “sgranocchiare” qualcosa. Il legno dei faggi risuona del tambureggiare dei Picchi, e alzando lo sguardo al cielo scorgo un’Aquila intenta a sfruttare le prime termiche. Magico, incredibile e selvaggio luogo il Parco d’Abruzzo! Ogni volta provo un’inebriante sensazione nel pensare quanti “nobili” rappresentanti della fauna italiana abbia la certezza di avere, seppur spesso invisibili, intorno a me ….

Eccomi arrivato a Civitella Alfedena: il piccolo borgo, bellissimo, sta lentamente aprendo gli occhi dopo una gelida nottata, alle 7.15 il termometro segna – 14°!! Lungo gli ultimi tornanti un gruppo di 7 Cerve mi ha dato il benvenuto, come spesso accade qui al Parco, e un trafelato Scoiattolo si è affrettato ad attraversare la strada davanti alle ruote della mia macchina. Il tempo di infilare le ciaspole ai piedi, ed inizio la risalita per la valle. La neve è fresca e, soprattutto, sono il primo a salire dopo la nevicata del giorno prima. Inseguo così le impronte del Lupo, solitario predatore che mi ha da poco preceduto. Il Cervo e il Capriolo hanno più volte attraversato il sentiero, così come la Volpe. Dopo circa un’ora di risalita, mi fermo in una piccola radura dove mi piace ogni volta sostare naturaLIFE MAGAZINE 21


“Camoscio Appeninico”

Canon EOS 7D f.4.0 1/2000 sec iso200

Canon EOS 7D f.5.6 1/2500 sec iso160

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Canon EOS 7D f.5.0 1/5000 sec iso320

Assorto nei miei pensieri riprendo l’ascesa e, dopo un’altra ora, eccomi finalmente in cresta, tra il Passo Cavuto e il Monte Sterpidalto. Mi siedo su una roccia che emerge dalla neve ed aspetto …. ma l’attesa dura ben poco. Eccoli lì, che mi osservano tranquilli, come sempre. Un branco di 5 adulti e 4 piccoli. Sì, sono davvero i più bei Camosci del mondo, nello splendore del loro mantello invernale! Il Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) si differenzia infatti dal “cugino” alpino sia per il mantello, che presenta una colorazione più variegata che, soprattutto, per la lunghezza davvero smisurata dei cornetti, ben più lunghi e ricurvi che in qualsiasi altro Camoscio. Continuo ad osservarli, e loro continuano ad osservare me. Dopo le prime incertezze, riprendono a brucare la poca erba che spunta tra le rocce, non senza alzare improvvisamente la testa per controllare i miei movimenti.

Dopo due, tre “finte” iniziano a brucare senza interruzioni, muovendosi tranquillamente: è il segnale, mi hanno accettato. Monto la macchina e inizio a scattare da una certa distanza; oggi infatti voglio cercare immagini che rappresentino anche il loro fantastico ed impervio ambiente. Pian piano inizio ad avvicinarmi con piccoli passi, lenti e mai bruschi movimenti, cercando di non disturbarli. Nessuno scatto, mai, vale infatti l’aver arrecato disturbo alla Natura. Eccomi così a pochi metri da loro, con l’adrenalina che lascia immediatamente spazio ad una piacevole sensazione di serenità ed armonia. Scatto ancora ma poi appoggio la macchina sulle gambe, ho già ottenuto le immagini che volevo. Ora desidero solamente godermi per qualche minuto questa sorta di empatia che si è creata con i Camosci. naturaLIFE MAGAZINE 23


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“Camoscio Appeninico”

Canon EOS 7D f.6.0 1/2500 sec iso320

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Canon EOS 7D f.7.0 1/1600 sec iso320

Canon EOS 5D Mark II f.4.0 23 sec iso500

Ma è ormai quasi ora di cominciare la discesa. Giusto il tempo di rubare qualche altro scatto, di salutare con un arrivederci i miei agili amici, e mi riavvio sui miei passi, la stanchezza rinfrancata da tante belle sensazioni. E sulla via del ritorno verso casa, un ultimo sguardo verso la valle e i suoi monti, sotto un inebriante cielo stellato. La Val di Rose è uno dei luoghi più belli e selvaggi del Parco Nazionale d’Abruzzo, visitabile tutto l’anno liberamente, eccezion fatta per i mesi estivi quando l’accesso è regolamentato (numero chiuso). Per chi volesse visitare il Parco e soggiornarvi qualche giorno, consiglio il B&B “Casahotel” di Civitella Alfedena (t. 0864.890103 - www.casahotelcivitella.com) , dove sarete accolti da un ambiente confortevole e dalla squisita ospitalità dei proprietari, che vi sapranno dare anche preziosi consigli per escursioni ed avvistamenti.

Silvio Tavolaro www.silviotavolaro.com

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“Portfolio”

COLORI DI GARGANO di Leonardo Battista

Dopo il lungo ed assonnato inverno la primavera si presenta come un’ occasione irrinunciabile per il fotografo naturalista. Andare nei campi in questo periodo diventa un piacere indescrivibile così come carpirne i suoi misteri più intimi. Ho la fortuna di vivere in un giardino botanico, il Gargano dove le rigogliose fioriture scandiscono il risveglio della natura. Conservo ancora il ricordo di quel primo fremito quando Matteo, un esperto conoscitore, mi condusse davanti a una stazione di orchidee spontanee. Non avevo mai visto un’orchidea eppure per anni avevo tenuto lo sguardo basso alla ricerca di erbe commestibili, ma non ero ancora un fotografo della natura. Vivere la natura da fotografo significa appunto questo: ritrovare in essa, ogni volta, aspetti inediti, scrutare un mondo nascosto composto di svariate forme, di colori inaspettati e di estasianti fragranze ... Così ho trascorso intere giornate ad attendere osservare fino a quando l’immagine ideale si offre spontaneamente all’obiettivo... www.leonardobattista.com

Himanto

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oglossum robertianum

Canon EOS 5D - EF180mm f/3.5L Macro USM - 1/200 sec a f/4,5

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“Portfolio”

O. fuciflora X O. tenthredinifera  Canon EOS 5D  - EF180mm f/3.5L Macro USM  - f.7.1  - 1/40 sec  - iso 200

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Neotinea ustulata  Canon EOS 5D  - EF300mm f/4L IS USM  - f.7.1  - 1/30 sec  - iso 200

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“Portfolio”

Ophrys bombyliflora  Canon EOS 5D  - EF180mm f/3.5L Macro USM  - f.7.1  - 1/320 sec  - iso 100

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Ophrys fuciflora ssp apulica  Canon EOS 5D  - EF180mm f/3.5L Macro USM  - f.7.1  - 1/100 sec  - iso 100

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“Portfolio”

Ophrys tenhredinifera Canon EOS 5D EF180mm f/3.5L Macro USM f.5.6  - 1/200 sec  - iso 100

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Ophrys apifera ssp bicolor  Canon EOS 5D  - EF180mm f/3.5L Macro USM  f.13.0  - 13/10 sec  - iso 50

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“Portfolio”

Aceras antrophorum Canon EOS 5D EF300mm f/4L IS USM f.4.0  - 1/100 sec  -  iso 100

Himantoglossum robertianum  Canon EOS 5D  EF300mm f/4L IS USM +1.4x  f.5.6  - 1/125 sec  - iso 200

Aceras antrophorum  Canon EOS 5D  EF300mm f/4L IS USM  f.5.0  - 1/320 sec  - iso 200

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Anacamptis collina  Canon EOS 5D EF180mm f/3.5L Macro USM  f.9.0  - 1/100 sec  - iso 200

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“Portfolio”

Ophrys passionis ssp garganica  Canon EOS 5D  - EF180mm f/3.5L Macro USM  - f.8.0  - 1/50 sec  - iso 100

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O. bertoloniiformis X O.tenthredinifera  Canon EOS 5D  - EF180mm f/3.5L Macro USM  - f.18.0  - 1/13 sec  - iso 200

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”Tecnica Sul Campo”

TECNICA SUL CAMPO di Pierangelo Bettoni

L’ultimo argomento trattato nel numero scorso era la composizione che nella Macro fotografia ha lo stesso valore di quando si fotografano paesaggi o persone.Ritenendo davvero importante questo elemento ne riprenderò i punti nodali.La semplicità è sempre un ottimo elemento compositivo. Se non vi riesce di decidere come disporre forme, colori e linee nel mirino quando inquadrate, utilizzate la classica regola dei terzi. Tracciate una ipotetica griglia all’interno del fotogramma 35mm, dividendolo in 3 parti, sia orizzontale che verticale. Le intersezioni di questa griglia sono i punti nodali, ossia: punti di forza in cui disporre gli elementi più importanti che formano il soggetto. Queste intersezioni sono in numero di otto, quattro per l’inquadratura verticale e quattro per l’inquadratura orizzontale. L’ideale, prima di scattare è quello di cercare il punto di ripresa più consono alla situazione.

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Scrutare attentamente la prospettiva, da dove arriva la luce e osservare la posizione del soggetto prima ancora di montare la macchina sul cavalletto è buona cosa per una foto di qualità.


Attenzione a dove guarda il soggetto: di norma si è colpiti da quello che che si vuole fotografare senza prestare troppa attenzione alla composizione, imbracciamo la fotocamera e scattiamo frettolosamente. E’ buona cosa, invece, osservare dove “guarda” il soggetto, che sia un fiore o un animale, dando sempre più respiro davanti. Decentrando il soggetto creeremo più tensione e renderemo la foto più interessante agli occhi di chi la osserverà. Quando il soggetto è veramente minuscolo, ovvero più piccolo del sensore della nostra fotocamera necessitiamo di prolunghe, per poter distanziare l’obiettivo il più possibile dalla nostra fotocamera.

Inversione e accoppiamento degli obiettivi

Obiettivi accoppiati E’ possibile raggiungere dei rapporti di ingrandimento a l t i s s i m i accoppiando gli obiettivi tramite anelli di inversione maschio/maschio. La tecnica è di focheggiare l’obiettivo frontale su “infinito” usando l’obiettivo innestato alla macchina per regolare i diaframmi.

Gli obiettivi macro e i sistemi di prolunga Gli obiettivi macro sono costruiti in modo tale da permettere una distanza di messa a fuoco minore e quindi un ingrandimento maggiore. Hanno un elicoide particolare che consente alle lenti di distanziarsi maggiormente dal piano focale. Le loro lenti sono trattate in modo da ridurre le aberrazioni e le distorsioni e con essi si ottiene un microcontrasto maggiore e di conseguenza una definizione maggiore dei particolari (dettaglio). La focale dell’obiettivo andrebbe scelta in base al tipo di foto che si vuole scattare momento per momento. Per esempio nelle riprese di insetti le focali maggiori permettono di stare più lontani dal soggetto senza disturbarlo. Calcolate che un obiettivo da 100mm può raggiungere il rapporto di 1:1 a 30 cm mentre un 200mm può ottenere lo stesso ingrandimento da 50cm. Gli obiettivi macro si possono trovare di svariate focali: 50mm, 60mm, 90mm, 105mm, 150mm, 180mm, 200mm. Ad alcuni obiettivi è anche possibile aggiungere dei moltiplicatori (1,4x-2x), Sigma ad esempio costruisce un 180mm al quale si può aggiungere un moltiplicatore di focale 2x per un totale di 360mm, ottenendo quindi una distanza di lavoro di 65cm. Naturalmente lo scotto da pagare per l’aggiunta di questi moltiplicatori sarà una perdita di stop e quindi minor luce a disposizione.

Tubi di prolunga Sono dei semplici tubi senza lenti generalmente reperibili in tre lunghezze (36, 20 e 12mm) possono essere sommati e servono ad aumentare la lunghezza focale dell’obiettivo distanziando la lente dal piano focale naturaLIFE MAGAZINE 41


”Tecnica Sul Campo”

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permettendo quindi di mettere a fuoco più da vicino. A seconda della lunghezza si avrà una perdita più o meno evidente di stop di luce. Possono essere accoppiati a tutti gli obiettivi ma per avere un rapporto d’ingrandimento 1:1 ed una qualità ottima è sempre meglio utilizzarli con obiettivi macro.

meglio gestire i rapporti d’ingrandimento più appropriati con estrema facilità. Nel caso dei soffietti, non sarà il corpo macchina a sostenere gli accessori collegati, ma come avviene per i luminosi teleobiettivi, sarà il soffietto stesso a “tenere” insieme obiettivo e corpo macchina.

Il soffietto infatti dispone di attacco per il treppiede che può scorrere sulla rotaia a Benchè le lenti “normali” e gli zoom non siano sezione prismatica per trovare il miglior punto specificatamente costruiti per avvicinarsi ai di bilanciamento. Proprio la presenza del soggetti, esistono delle lenti, chiamate close- supporto del soffietto e della rotaia, possono up, che si avvitano direttamente sull’obiettivo creare qualche difficoltà nel montare la reflex al e servono ad abbassare la distanza minima soffietto stesso, essendo questo stato progettato di fuoco permettendo quindi di aumentare ancora quando le fotocamere non avevano impugnature ergonomiche l’ingrandimento.

Lenti close-UP o lenti addizionali (diottriche)

Ne esistono di varie diottrie (+1,+2,+3...) e maggiore è il valore più alto sarà l’ingrandimento.

I pro e i contro:

le lenti close-up non assorbono luce e non si avranno quindi perdite di stop di luce, vale a dire che non avremo bisogno di compensare l’esposizione e che il mirino rimane luminoso. Sono pratiche, più economiche degli obiettivi macro e poco ingombranti quindi facilmente trasportabili. Possono essere accoppiate agli zoom e ai teleobiettivi non macro ed avere a disposizione un sistema macro in ogni momento Le lenti close-up hanno però alcuni svantaggi, vanno usate quasi sempre a diaframmi medi per ottenere una maggior definizione: come si può immaginare, sovrapponendo lenti su lenti la qualità dell’immagine diminuirà ed è possibile un effetto vignettatura ai bordi.

come quelle odierne. La parte posteriore del soffietto, quella con l’innesto per la baionetta delle reflex, può essere ruotata di 90° per evitare che l’impugnatura della fotocamera vada a sbattere contro il soffietto stesso mentre Soffietto la si ruota per completare l’accoppiamento. Per raggiungere i più alti rapporti di Ovvero, la fotocamera va montata in verticale, ingrandimento il soffietto rimane l’unica strada dopodichè può essere riportata in posizione percorribile. Il soffietto funziona con lo stesso orizzontale. principio dei tubi di prolunga, solo che offre la Quando si monta un obiettivo sul soffietto, possibilità di regolare l’allungamento senza i diaframmi possono essere impostati solo soluzione di continuità, da un minino di 48mm direttamente agendo sulla ghiera dei diaframmi a 208mm, fino a 438mm con la prolunga. dell’ottica, risultano quindi inadatti le ottiche L’impiego di un soffietto, grazie alla sua autofocus della serie G, a meno di non particolare costruzione, permette di eliminare utilizzarle invertite con la soluzione proposta possibili flessioni sull’asse ottico provocate nel paragrafo precedente. Due levette poste da un numero eccessivo di tubi montati tra di alla base del bocchettone di innesto obiettivo loro e di limitare il peso e l’elevata leva che sul soffietto permettono di chiudere al valore provocherebbe un nutrito numero di accessori impostato il diaframma prima dello scatto, metallici collegati alla baionetta del corpo utile anche per previsualizzare la profondità di macchina, oltre all’innegabile vantaggio di campo (fonte Nital). naturaLIFE MAGAZINE 43


”Basso Garda”

BASSO GARDA di Federico Rongaroli

Fiorrancino - Sirmione  Canon EOS-1D Mark III  - EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  - f.7.1  -1/1000 sec  -iso 800

Dall’estate 2009 fotografo principalmente avifauna e il basso Garda è stato, sin dagli inizi, uno dei miei ambienti preferiti dove fotografare gli uccelli. Meta delle mie uscite fotografiche benacensi sono alcune spiagge che si trovano nei Comuni di Sirmione e Peschiera del Garda. In particolare parlo delle località Spiaggia Brema, a Sirmione, e Porto Bergamini, a Peschiera del Garda. Queste zone presentano le caratteristiche tipiche degli ambienti lacustri, ovvero spiagge e fondali ricoperti da ciottoli e la presenza di canneti, composti da Phragmites communis, a pochi metri dalla riva. Sono molteplici le specie di uccelli che si possono fotografare in questi ambienti, dall’avifauna acquatica ai passeriformi. Ora cercherò di descrivere brevemente queste location, con particolare attenzione all’aspetto fotografico.

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Per raggiungere Spiaggia Brema utilizzo l’accesso di via Buozzi che, in questo punto, si presenta come un’ampia striscia di prato, più alta di circa 1 metro rispetto al livello dell’acqua. Poco oltre i massi di pietra, che dividono il prato dall’acqua del Lago, è presente uno spezzettato ed irregolare canneto, che caratterizza un po’ tutto il litorale. Appostandosi a ridosso dei massi di pietra, anche senza un mimetismo particolare, si possono fotografare diversi passeriformi, quali il pendolino, l’irrequieto usignolo di fiume, fiorrancino e il cugino regolo, la colorata cinciarella, il migliarino di palude, il luì piccolo, la capinera, il chiassosimo cannareccione, il pettirosso e, con un po’ di fortuna, anche il tarabuso e il tarabusino, due magnifici ma elusivi ardeidi. Questo canneto, d’inverno, restituisce in foto sfondi di un bellissimo


Per contro, è una pessima posizione per fotografare gli uccelli acquatici, in quanto il punto di ripresa, troppo alto, provoca sulle nostre immagini uno “schiacciamento” del soggetto e un aspetto piuttosto amatoriale. Fortunatamente a Spiaggia Brema c’è anche la Io adoro appostarmi su questi massi, soprattutto possibilità di poter abbassare il punto di ripresa in inverno, aspettare che si faccia vivo qualche sdraiandosi a terra sugli scomodissimi ciottoli piccolo pennuto, con le orecchie tese e le che compongono una spiaggia che termina braccia pronte a sollevare la reflex, prestando direttamente nel Lago, oppure sfruttando la attenzione anche al minimo movimento nel discesa di cemento per le barche. In questo canneto, per poi scoprire con gioia che si tratta modo abbiamo la possibilità di posizionare di un minuscolo fiorrancino, piuttosto che di i nostri obiettivi il più vicino possibile alla un simpatico luì piccolo o di una cinciarella, superficie dell’acqua, ottenendo fotografie con che, con rapidissimi e imprevedibili movimenti, caratteristiche di prospettiva, composizione e mettono in crisi l’autofocus della reflex e, a sfondo assolutamente migliori. Dimenticavo volte, anche la nostra pazienza…seguire i loro l’aspetto più importante per noi fotografi: la spostamenti fulminei non è per nulla semplice, Luce! Spiaggia Brema è rivolta a OVEST, gli scatti si sprecano e l’af impazzisce, le spalle quindi andate al mattino! Ora la nota dolente… dolgono sotto il peso del tele, ma quando purtroppo questa località è frequentatissima finalmente in nostro piccolo amico si mette in da gente che fa jogging, porta a passeggio il posa per noi, dobbiamo solo fare “click” e la cane ecc., motivo in più per caricare la sveglia molto presto! soddisfazione è enorme! colore dorato e ottime ambientazioni, date dal grafismo delle canne. Il punto di ripresa in questo caso è spesso favorevole, trovandoci con la fotocamera circa a metà dell’altezza del canneto.

Luì piccolo - Sirmione  Canon EOS 7D  - EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  - f.7.1  - 1/800 sec  - iso 640

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”Basso Garda”

Cannareccione - Sirmione  Canon EOS 7D  - EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  - f.7.1  - 1/2000 sec  - iso 500

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Cinciarella - Sirmione  Canon EOS-1D Mark III  - EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  - f.6.3  - 1/800 sec  - iso 800

Capinera - Sirmione  Canon EOS 7D  - EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  - f.7.1  - 1/1250 sec  - iso 640

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”Basso Garda” L’altra meta delle mie sortite fotografiche sulle rive del Benaco è la zona di Porto Bergamini a Peschiera del Garda, pochi minuti da Sirmione. Questa, avendo un’esposizione opposta a Spiaggia Brema, ha una luce favorevole nel pomeriggio. Alle nostre spalle ci sono dei pioppi molto alti, i quali purtroppo “rubano” la luce quando questa, al tramonto, si fa particolarmente calda, anche se, in primavera, la luce è già buona dalle 15:30 – 16:00, quando ancora illumina le acque del lago vicino alla spiaggia. Anche qui è presente un canneto, anche qui irregolare e frazionato. In questa località ci sono più possibilità di potersi sdraiare a terra e avere un punto di ripresa molto basso, ottimo per fotografare gli uccelli acquatici, in quanto il livello del terreno è praticamente pari a quello del Lago. Un inconveniente fotografico è dato dalla presenza di molte boe nel Lago, che inevitabilmente inquinano i nostri sfondi. In questa zona, più che a Spiaggia Brema, ho notato che gli svassi maggiori sono più confidenti e si avvicinano di più alla riva, così come le folaghe, soggetto sempre troppo snobbato. È presente una piccola colonia di germani reali piuttosto indifferenti alla presenza umana, non è difficile avvicinarsi a pochi metri. In questa location ho potuto osservare, e fotografare, da vicino la parata nuziale dello svasso maggiore, una serie di comportamenti magnifici e significativi che si ripetono ogni primavera, durante la quale il maschio corteggia la femmina, con atteggiamenti talvolta aggressivi nei confronti di altri maschi, ma anche con dolcissime carezze nei confronti della femmina. Questa dolcezza mi ha colpito tantissimo. Ero sdraiato sui ciottoli con il mio pesante teleobiettivo puntato verso il lago quando improvvisamente dal canneto sbuca una coppia di svassi, il maschio si avvicina alla femmina, si muovono in cerchio, lui le accarezza la testa con il becco e lei ricambia e poi le loro teste si muovono all’unisono in segno di intesa… niente più ciottoli niente più teleobiettivo, mi 48

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Pendolino - Peschiera D.G.  Canon EOS-1D Mark III  - EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  f.6.3  - 1/1250 sec  - iso 800

Svasso maggiore - Peschiera d.G  Canon EOS-1D Mark III  -EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  f.6.3  - 1/1000 sec  - iso 500


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”Basso Garda”

Svasso maggiore - Peschiera D.G.  Canon EOS-1D Mark III  - EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  f.6.3  - 1/1000 sec  - iso 500

Germano reale - Peschiera D.G.  Canon EOS-1D Mark III  - EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  f.7.1  - 1/1000 sec  - iso 500

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Cigno Reale - Sirmione  Canon EOS-1D Mark III  -EF300mm f/2.8L IS USM +2.0x  f.5.6  - 1/640 sec  -iso 1000

sono goduto questo spettacolo estraniandomi completamente dal mondo, non potendo fare a meno di constatare quanto siano umani questi rituali ovvero quanto i comportamenti umani più intimi siano, inevitabilmente, guidati dagli istinti più ancestrali. In generale se mi voglio concentrare sugli acquatici preferisco la zona di Porto Bergamini, perché, come detto, la spiaggia è a livello dell’acqua e gli uccelli tendono ad essere meno diffidenti, se invece preferisco fotografare passeriformi opto per Spiaggia Brema i quanto trovo ci sia maggiore presenza di questo tipo di avifauna. Entrambe le location sono ottime per riprendere i bellissimi e troppo poco fotografati gabbiani, soggetti che danno grosse soddisfazioni in quanto sono abituati alla presenza umana e… sono molto irrequieti! I cigni reali si possono osservare con una certa facilità sia a Spiaggia Brema che a Porto Bergamini, animali molto eleganti e confidentissimi (a volte troppo!!) che offrono la possibilità di essere ripresi con una certa calma e offrono sempre spunti fotografici interessanti e alternativi. naturaLIFE MAGAZINE 51


”Fotografare in val canè”

DOVE ANDARE Prosegue il nostro viaggio all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio in Provincia di Brescia: andiamo a visitare la Val Canè. Lasciamo la statale 42 poco prima dell’abitato di Temù (salendo da Edolo) e raggiungiamo la frazione di Canè dopo essere passati dall’abitato di Vione. A Canè attraversiamo il paese percorrendo la strada al di sotto della chiesa, per arrivare ad un comodo parcheggio da cui parte il nostro itinerario. La Val Canè è accessibile alle automobili fino alla località di Cortebona solo in alcuni orari: ad oggi entro le 9:00 del mattino, tra le 11:30 e le 14:30 e dopo le 18:00 con ritorno libero, ma consiglio comunque di informarsi presso il comune di Vione o la sede del Parco.
 Ci sono diverse possibilità di escursioni interessanti ai fini fotografici: Baite di Bles, Cima di Bles, Case di Chigolo, Malga di Coleazzo, Cima di Monticelli, Laghi di Somalbosco, per citare le più meritevoli. La nostra meta però sono i Laghetti di Canè passando attraverso Cortebona ed il Bivacco Valzaroten.

Cortebona - Bivacco Valzaroten
 La carreggiata, non piú percorribile dalle autovetture, continua ancora per un paio di chilometri (30’ da Cortebona). Consiglio di raggiungere questo punto anche a chi non vuole arrivare al bivacco e di fare una deviazione lungo la carreggiata di sinistra che porta alla vecchia Cava dove è presente una baita recentemente ristrutturata.

Canè – Cortebona Una comoda carreggiata ci porta in circa 45’ alla località di Cortebona dove possiamo trovare una bellissima area pic nic.

 La vecchia cava.

Si prosegue quindi lungo un comodo e facile sentiero che dalla testata della valle sale in modo più deciso al Bivacco Valzaroten (1h30’ da Cortebona). Il bivacco non è gestito e, anche se dotato di pochi posti letto, può essere utilizzato come punto di appoggio per passare la notte in quota.

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FOTOGRAFARE IN VAL CANé di Maurizio Lancini

Alba sull'Adamello da Valzaroten.

Bivacco Valzaroten - Laghetti di Canè
 Dal bivacco si procede lungo uno zigzagante sentiero, a tratti ripido che però non presenta difficoltà alpinistiche ed in circa 1h00’ si raggiungono i laghetti di Canè.

 Quota di partenza 1476 m slm, quota intermedia 2208 m slm al Bivacco Valzaroten e quota di arrivo 2585 m slm ai Laghetti.
 Cartografia di riferimento: Kompass 107 e Tabacco 052, segnavia n. 65.
 I numerosi e ripidi canali presenti su entrambi i versanti sono spesso teatro di valanghe quindi sconsiglio di andare oltre Cortebona in presenza di abbondanti nevicate. In inverno non si hanno grandi possibilità fotografiche, è preferibile addentrarsi nei boschi limitrofi

dove è possibile incontrare cervi e qualche camoscio (Case di Chigolo, Malga Coleazzo). Il periodo consigliato per visitare i Laghetti è da giugno fino ad ottobre in funzione della presenza o meno di neve.

 Spunti fotografici
 Ambiente
 Fino a Cortebona sono evidenti i segni dell’attività rurale di un tempo con ampi prati ormai poco curati e diverse baite ad oggi per lo più ristrutturate ed utilizzate come casa di vacanza. Le baite sono distribuite sul versante orografico destro nelle località Vialacc e Saline, quindi per raggiungerle bisogna

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”Fotografare in val canè”

Camoscio. Canon EOS 7D EF100-400mm f/4.5-5.6L IS USM 5.6  - 1/500 sec  - iso 640

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”Fotografare in val canè”

I Laghetti di Canè. Canon EOS 7D - EF16-35mm f/2.8L II USM - f.16.0  -  1/50 sec  - iso 160

abbandonare la carreggiata per Cortebona in località Case del Ponte e proseguire a sinistra. Consiglio questo tragitto in inverno.
 Proseguendo oltre Cortebona la valle cambia decisamente aspetto e pian piano mostra tutto il suo fascino: dapprima un bosco rado di larici che lascia poi spazio ad ampi pascoli e alle bellissime cime circostanti: questo, a mio avviso, è uno dei luoghi più belli di tutto il parco. I Laghetti di Canè possono mostrarsi in modo molto differente a seconda della stagione e della quantità di acqua presente, durante le prime ore del mattino sono ben illuminati.

 Fauna L’aquila reale è la regina della Val Canè dove nidifica frequentemente ed è abbastanza visibile. A Canè sono presenti alcune poiane che possono essere osservate in pratica tutto l’anno. Picchi, Cince, Rampichini Alpestri e Scriccioli sono distribuiti un po’ dappertutto.

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Ho avuto modo di osservare anche un picchio muraiolo sulle pareti della vecchia cava, mentre altre segnalazioni di avvistamenti sono state fatte, proseguendo oltre il Bivacco, sulle pareti della Valzaroten. Il bosco presente sui due lati dalla valle ospita Cervi e Camosci soprattutto nella stagione invernale quando la neve è abbondante. I Cervi si possono osservare in fondo alla piana sul versante orografico destro prima di salire al bivacco. Nella piana prima della testata della valle è possibile avvistare i camosci durante le prime ore del mattino: guardate nei canali e alla loro base. Gli stambecchi, anche se non molto numerosi, si possono osservare in località Cortebona (non ad agosto) e presso la vecchia cava, oppure tra il Bivacco Valzaroten ed i Laghetti di Canè. In generale per chi vuole passare la notte al bivacco, all’alba è molto probabile che qualche camoscio o stambecco da quelle parti si faccia vedere.


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Una Ragione per sperare La Natura è il fondamento su cui si basa la vita, esiste da sempre e ha diritto di esistere nonostante l’agire di noi, esseri umani: wilderness è sinonimo di ambiente che l’uomo non riesce a influenzare, di incontaminato, di profondamente naturale. I giorni nostri dimostrano come il nostro rapporto con la Natura si stia deteriorando, sia in un non equilibrio. Con la fotografia, con la nostra passione verso la Natura, nel nostro “piccolo”, possiamo dimostrare che un rapporto sano con l’ambiente può e deve esistere; in questo senso, la fotografia, non deve solo documentare la bellezza della Natura, ma deve costituire una ragione per sperare, un mezzo per tutelarla. Ecco allora che il nostro praticare fotografia in Natura ci sembrerà più emozionante, più spirituale, avrà sempre una ragione d’essere perché, in fondo, ci stiamo ritrovando. Luciano Gaudenzio

«Allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell’aria, e per questo l’impegno ecologico rappresenta oggi una priorità, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito, mortifica e avvelena l’esistenza spirituale. » Papa Benedetto XVI


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