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LA PROFEZIA DEI 2300 GIORNI/ ANNI

Un Giorno Profetico = Un Anno Letterale

34 In base al numero dei giorni che avete impiegato ad esplorare il paese, cioè quaranta giorni, per ogni giorno porterete la vostra colpa un anno, per un totale di quarant'anni; e voi conoscerete cosa sia l'essermi ritirato da voi.. (Numeri 14:34) 6 Terminati questi, ti coricherai di nuovo sul tuo fianco destro e porterai l'iniquità della casa di Giuda per quaranta giorni. Ho deposto su di te un giorno per ogni anno. (Ezechiele 4:6)

457 a.C – 1844 d.C = 2300 Giorni/ Anni. 14 Egli mi disse: «Fino a duemilatrecento giorni; poi il santuario sarà purificato».. (Daniele 8:14) 24 “Settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo e per la tua santa città, per far cessare la trasgressione, per mettere fine al peccato, per espiare l'iniquità, per far venire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo. (Daniele 9:24)

457 a.C – Il decreto per ricostruire e restaurare Gerusalemme (Ordine di Artaserse). 25 Sappi perciò e intendi che da quando è uscito l'ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme, fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane; essa sarà nuovamente ricostruita con piazza e fossato, ma in tempi angosciosi..

(Daniel 9:25)

408 a.C – La Ricostruzione di Gerusalemme

27 d.C – Il Battesimo e l'Unzione di Gesù Cristo (IL Messia). Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore, finché la totale distruzione, che è decretata, sarà riversata sul devastatore». (Daniele 9:27)

31 d.C – La Crocifissione di Gesù Cristo. 26 Dopo le sessantadue settimane il Messia sarà messo a morte e nessuno sarà per lui. E il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà con un'inondazione, e fino al termine della guerra sono decretate devastazioni. 27 Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore, finché la totale distruzione, che è decretata, sarà riversata sul devastatore». (Daniele 9:26-27)

34 d.C – La Lapidazione di Stefano 14 E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo in testimonianza a tutte le genti, e allora verrà la fine».. (Matteo 24:14)

46 Allora Paolo e Barnaba, parlando con franchezza, dissero: «Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna ecco, noi ci rivolgiamo ai gentili. (Atti 13:46)

70 d.C – The Destruction of Jerusalem 1 Ora, mentre Gesú usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si accostarono per fargli osservare gli edifici del tempio. 2 Ma Gesú disse loro: «Non vedete voi tutte queste cose? In verità vi dico che non resterà qui pietra su pietra che non sarà diroccata». (Matteo 24:1,2) «Quando dunque avrete visto l'abominazione della desolazione predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge intenda), 21 Perché allora vi sarà una tribolazione cosí grande, quale non vi fu mai dal principio del mondo fino ad ora né mai più vi sarà. (Matteo 24: 15, 21)

1844 d.C

Purificazione del Santissimo e Inizio del Giudizio in Cielo.

1810 Giorni / Anni - L'opera di Gesù Cristo come nostro Sommo Sacerdote nel Santuario Celeste. 14 Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesú, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione di fede. 15 Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno. (Ebrei 4:14-16)

Questo momento rappresentava il punto centrale del periodo compreso fra la data che precedentemente era stata considerata il momento conclusivo dei 2.00 giorni e l’autunno dello stesso anno che rappresentava la fine di tale periodo. Questo movimento fu determinato dalla scoperta del fatto che il decreto di Artaserse per la restaurazione di Gerusalemme, che rappresentava il punto di partenza dei 2.00 giorni, entrò in vigore nell’autunno del 457 a.C. e non all’inizio di quell’anno, come si era creduto in un primo tempo. Partendo dall’autunno del 457, i 2.00 anni scadevano nell’autunno del 1844.

Le argomentazioni che si basavano sui simboli dell’Antico Testamento indicavano, anch’essi l’autunno come epoca in cui avrebbe dovuto verificarsi l’evento rappresentato dalla purificazione del santuario. Tutto apparve chiaro quando si considerò il modo in cui si erano adempiuti i simboli relativi al primo avvento del Cristo.

L’uccisione dell’agnello pasquale simboleggiava la morte di Gesù. Dice l’apostolo Paolo: “...la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata”. 1 Corinzi 5:7. La mannella delle primizie, che al tempo di Pasqua veniva agitata davanti al Signore, rappresentava la risurrezione. Paolo, infatti, parlando della risurrezione di Gesù e del suo popolo, scrive: “...Cristo, la primizia; poi quelli che son di Cristo, alla sua venuta”. 1 Corinzi 15:23. Simile alla mannella agitata, che era la primizia del grano maturo raccolto prima della mietitura, il Cristo rappresenta la primizia dei redenti che alla risurrezione finale saranno raccolti nel granaio di Dio.

I simboli si adempirono non solo in relazione all’evento ma anche al tempo. Il quattordicesimo giorno del primo mese ebraico, lo stesso giorno e lo stesso mese nei quali per quindici lunghi secoli l’agnello pasquale era stato immolato, il Cristo, dopo aver mangiato la Pasqua con i suoi discepoli, istituì la festa che doveva commemorare la sua morte, quale “Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”. Quella stessa notte egli fu arrestato per essere crocifisso. Come antitipo della mannella agitata, il nostro Signore fu risuscitato dai morti il terzo giorno, “primizia di quelli che dormono”, esempio di tutti i risorti, il cui corpo “vile” sarà reso conforme “al suo corpo glorioso”. 1 Corinzi 15:20; cfr. Filippesi 3:21 (Diodati).

Allo stesso modo, i simboli che si riferiscono al secondo avvento devono adempiersi al tempo indicato nel servizio cerimoniale. Nel sistema mosaico la purificazione, o gran giorno dell’espiazione, avveniva nel decimo giorno del settimo mese dell’anno ebraico (cfr. Levitico 16:29-34), quando il sommo sacerdote, dopo aver fatto l’espiazione per Israele e rimossi i suoi peccati dal santuario, usciva e benediceva il popolo. Così si riteneva che Gesù, nostro Sommo Sacerdote, sarebbe apparso per purificare la terra mediante la distruzione del peccato e dei peccatori e per dare l’immortalità a quanti lo aspettavano. Nel 1844 il decimo giorno del settimo mese, cioè il grande giorno dell’espiazione e della purificazione del santuario, cadeva il 22 ottobre. Questa data venne considerata quella del ritorno del Signore.

Tutto ciò era in armonia con le prove già esaminate: i 2.00 giorni sarebbero scaduti nell’autunno e questa conclusione sembrava indiscutibile.

Nella parabola di (Matteo 25), il tempo dell’attesa e del sonno è seguito dalla venuta dello sposo. Tutto ciò concordava con gli elementi tratti sia dalla profezia sia dai simboli. Essi apparivano indiscutibili e il grido di mezzanotte fu lanciato da migliaia di voci.

Simile all’onda di un maremoto, il movimento si estese in tutto il paese. Di città in città, di villaggio in villaggio, come anche nei luoghi più remoti della campagna, continuò a echeggiare fino a quando il popolo di Dio, in attesa, non fu completamente sveglio. Il fanatismo scomparve, mentre il coraggio e la speranza rianimavano i cuori. Scomparvero quelle forme di estremismo provocate dall’eccitazione non controllata dall’influsso della Parola di Dio e del suo Spirito. Aveva le stesse caratteristiche di quei periodi di pentimento e di conversione che nell’antico Israele seguivano ai messaggi di rimprovero dei profeti dell’Eterno. Si potevano individuare gli elementi dei risvegli: poca esaltazione ma una profonda sincerità nella confessione dei peccati e nella rinuncia ai vantaggi del mondo. La grande preoccupazione di tutti era prepararsi per il ritorno del Signore. Si pregava con perseveranza e la consacrazione a Dio era senza riserve.

Nel descrivere questo risveglio spirituale, Miller diceva: “Non vi sono grandi manifestazioni di gioia: si direbbe che si riservino per il giorno in cui il cielo e la terra si uniranno in una gioia ineffabile e gloriosa. Non si sentono acclamazioni: sono riservate per il momento in cui risuonerà la voce dell’arcangelo. Non si elevano canti: si aspetta di unirsi alle schiere angeliche, al coro celeste... Non ci sono divergenze: tutti sono di un sol cuore e di un sol spirito” .

Uno degli aderenti al movimento affermò: “L’attesa del ritorno del Cristo determinò ovunque un serio esame di coscienza e una profonda umiliazione nei confronti del Dio del cielo. Provocò il distacco dagli affetti e dalle realtà terrene, la fine delle polemiche e dei contrasti, la confessione dei torti, l’ubbidienza a Dio, l’invocazione di un cuore pentito pronto per ottenere il perdono del Signore ed essere accettato da lui. Questo spirito di umiliazione e sottomissione non si era mai manifestato prima. Come Dio aveva ordinato, tramite il profeta Gioele, quando il gran giorno del Signore sarebbe stato vicino ci si doveva stracciare il cuore e non le vesti e rivolgersi a Dio con digiuni, pianti e lamenti. Come Dio disse, tramite il profeta Zaccaria, uno spirito di grazia e di preghiera fu riversato sui suoi figli; allora essi videro colui che avevano trafitto e ci fu in tutto il paese un grande lamento... Coloro che cercavano il Signore si umiliarono davanti a lui”. Cfr. Zaccaria 12:10.

Fra tutti i movimenti religiosi, che si sono succeduti dal tempo degli apostoli in poi, quello dell’autunno del 1844 fu meno limitato dalle imperfezioni umane e contrastato dalle astuzie di Satana. Anche ora, dopo tanti anni, tutti coloro che parteciparono a quel movimento, e che hanno sempre conservato le stesse convinzioni, risentono il benefico influsso di quel grande risveglio e testimoniano che si trattava dell’opera di Dio.

All’annuncio, “Ecco lo sposo, uscitegli incontro!” coloro che aspettavano “si destarono e acconciaron le loro lampade”. La Parola di Dio veniva studiata con un interesse senza precedenti. Gli angeli venivano inviati per confortare quanti erano scoraggiati e prepararli ad accettare il messaggio. Quest’opera non si basava sulla sapienza e sulla saggezza degli uomini, ma sulla potenza di Dio. I primi ad ascoltare e ad accettare l’invito non furono i più dotati intellettualmente, ma i più umili e devoti. Alcuni agricoltori lasciavano i loro raccolti nei campi; alcuni artigiani deponevano i loro attrezzi e con lacrime di gioia andavano ad annunciare il messaggio. Coloro che erano stati dei capi spirituali furono tra gli ultimi a unirsi a questo movimento. Le chiese, in generale, chiudevano le loro porte a questo messaggio e molti di coloro che lo accettavano venivano espulsi dalla comunità. Per volontà di Dio questa proclamazione si aggiunse a quella del messaggio del secondo angelo accrescendone la forza.

Il messaggio: “Ecco lo sposo!” non doveva essere oggetto di polemiche perché si basava su prove bibliche chiare ed esaurienti. Grazie alla sua potenza che scuoteva gli animi non c’erano più né dubbi né obiezioni. In occasione dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, la gente venuta da ogni parte del paese per la festa di Pasqua, si diresse verso il monte degli Ulivi incontro alla folla che scortava Gesù. Trascinata dall’entusiasmo generale si unì al grido: “...Osanna al Figliuolo di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!...” Matteo 21:9. Anche i non credenti che affluivano alle riunioni degli avventisti, chi per curiosità, chi per scherno, percepivano la potenza del messaggio: “Ecco lo sposo!”

A quell’epoca si manifestò quella fede che Dio esaudisce, quella fede che conta sulla vita eterna. Simile a scrosci di pioggia su una terra arida lo Spirito della grazia scendeva su coloro che cercavano Dio con sincerità. Chi si aspettava di trovarsi ben presto faccia a faccia con il suo Redentore, provava una gioia intensa, inesprimibile. La potenza dello Spirito Santo sensibilizzava i cuori e li inteneriva via via che le sue benedizioni venivano abbondantemente riversate sui credenti fedeli.

Coloro che avevano accettato il messaggio si avvicinavano con attenzione e solennità al momento in cui speravano di incontrarsi con il loro Salvatore. Ogni mattina la loro prima preoccupazione era quella di sentirsi in pace con Dio. Erano profondamente uniti fra loro e pregavano gli uni con gli altri e gli uni per gli altri. Spesso si riunivano in luoghi isolati per essere in comunione con Dio e dai campi e dai boschi salivano al cielo lodi e preghiere. Per loro la certezza dell’approvazione del Salvatore era più importante del cibo quotidiano e se qualcosa turbava la loro mente, non si davano pace fino a quando non trovavano la soluzione. Grazie alla profonda convinzione della grazia redentrice, desideravano contemplare colui che amavano.

Ma una nuova delusione li attendeva. Il tempo fissato passò e il loro Salvatore non apparve. Coloro che avevano atteso con fiducia incrollabile la sua venuta, provarono un dolore simile a quello di Maria quando, giunta alla tomba di Gesù e trovandola vuota, esclamò piangendo: “...han tolto il mio Signore, e non so dove l’abbiano posto”. Giovanni 20:13.

La paura, cioè il timore che il messaggio fosse vero, aveva frenato per un po’ di tempo gli increduli. Passata la data fatidica, questo sentimento non si dileguò subito. In un primo tempo non ebbero il coraggio di beffarsi di coloro che erano rimasti delusi ma dal momento che non si scorgeva nessun segno dell’ira di Dio, abbandonati i loro timori, ripresero gli scherni e i sarcasmi.

Molte persone, che avevano asserito di credere al ritorno del Signore, rinunciarono alla loro fede. Alcuni, che avevano dimostrato una grande sicurezza, rimasero profondamente feriti e avrebbero voluto fuggire. Come Giona, si lamentavano di Dio e preferivano la morte alla vita. Quanti invece avevano fondato la propria fede sulle opinioni degli altri, e non sulla Parola di Dio, erano pronti a cambiare idea. Gli schernitori attirarono dalla loro parte i deboli e i codardi e tutti si unirono per affermare che ormai non c’era più da temere o attendere nessuno. Il tempo previsto era trascorso, il Signore non era venuto e il mondo poteva rimanere così com’era per altre migliaia di anni.

I credenti, ferventi e sinceri, avevano abbandonato tutto per Gesù. Rallegrandosi all’idea della sua presenza, come mai prima, erano convinti di avere dato al mondo l’ultimo avvertimento. Aspettandosi di essere presto ricevuti alla presenza del loro divino Maestro e degli angeli, si erano praticamente allontanati da coloro che non avevano accettato il messaggio. Avevano pregato ardentemente: “Vieni, Signor Gesù!” Ma non era venuto. Riprendere il peso delle responsabilità e delle preoccupazioni della vita, sopportare le critiche e gli scherni, era una prova terribile per la loro fede e per la loro pazienza.

Eppure questa delusione non era profonda quanto quella che avevano provato i discepoli alla prima venuta del Cristo. Quando fece il suo ingresso trionfale in Gerusalemme, essi avevano pensato che stesse per salire sul trono di Davide per liberare Israele dai suoi oppressori. Con grandi speranze e previsioni lusinghiere, essi fecero a gara per onorare il loro re. Molti stesero i loro abiti e i rami di palma come un tappeto lungo il cammino e gridarono con entusiasmo: “Osanna al figliuolo di Davide!” Quando i farisei, contrariati e irritati da queste manifestazioni di giubilo, chiesero a Gesù di rimproverare i suoi discepoli, egli rispose: “...se costoro si tacciono, le pietre grideranno”. Luca 19:40. La profezia doveva adempiersi. I discepoli attuavano il progetto di Dio, ma erano destinati a provare un’amara delusione. Trascorsero solo pochi giorni ed essi videro il Salvatore agonizzante sulla croce e poi deposto in una tomba. Le loro aspettative non si erano realizzate in nessun modo e le loro speranze svanirono con Gesù. Fino a quando il Signore non uscì trionfante dal sepolcro essi non poterono capire che ogni cosa era stata profetizzata e “ch’era stato necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti”. Atti 17:3.

Cinque secoli prima il Signore aveva detto tramite il profeta Zaccaria: “Esulta grandemente, o figliuola di Sion, manda gridi d’allegrezza, o figliuola di Gerusalemme; ecco, il tuo re viene a te; egli è giusto e vittorioso, umile e montato sopra un asino, sopra un puledro d’asina”. Zaccaria 9:9. Se i discepoli si fossero resi conto che Gesù si avviava verso la condanna e la morte non avrebbero potuto adempiere la profezia.

Annunciando il loro messaggio al mondo, Miller e i suoi collaboratori, avevano inoltre adempiuto una predizione che non si sarebbe mai potuta realizzare se avessero compreso le profezie che annunciavano la loro delusione e la predicazione di un messaggio ulteriore destinato a tutte le nazioni prima del ritorno del Signore. I messaggi del primo e del secondo angelo furono proclamati al momento giusto e permisero di realizzare l’opera che Dio aveva stabilito.

Il mondo, che aveva seguito gli avvenimenti, era convinto che se il Cristo non fosse venuto alla data stabilita, l’intero sistema dell’avventismo sarebbe crollato. Mentre molti a causa delle forti tentazioni persero la loro fede, altri rimasero saldi. I frutti del movimento avventista, lo spirito di umiltà e di autocritica, la rinuncia alle realtà terrene e la riforma della vita che avevano caratterizzato l’opera, provavano l’intervento e la presenza di Dio. Essi non potevano negare che la potenza dello Spirito Santo aveva accompagnato la predicazione del secondo avvento e non riscontravano nessun errore nel loro calcolo dei periodi profetici. I più abili fra i loro oppositori non erano riusciti a confutare il loro sistema di interpretazione profetica. Infatti, non potevano accettare, senza chiare prove bibliche, di rinunciare a quelle posizioni a cui erano pervenuti mediante uno studio accurato e sincero delle Scritture, con la mente illuminata dallo Spirito di Dio e con il cuore vivificato dalla sua potenza. Quelle posizioni avevano retto alla critica più sagace e alla più aspra opposizione da parte di pastori e studiosi. Erano rimasti incrollabili davanti alla forza della sapienza e dell’eloquenza, come anche di fronte agli insulti e agli scherni di gente di ogni ceto.

L’attesa dell’importante avvenimento si era dimostrata un fallimento; ma questo non poteva scuotere la loro fiducia nella Parola di Dio. Quando Giona annunciò per le vie di Ninive che entro quaranta giorni la città sarebbe stata distrutta, il Signore accettò il pentimento dei niniviti e prolungò il suo tempo di grazia. Il messaggio veniva da Dio e Ninive fu messa alla prova secondo la sua volontà. Gli avventisti credevano che Dio li avesse guidati nello stesso modo per annunciare il giudizio. “Questo messaggio” essi dicevano “ha messo alla prova tutti coloro che lo hanno udito e ha risvegliato l’amore per il suo ritorno o l’odio più o meno velato, ma comunque noto a Dio. Esso ha tracciato una linea di demarcazione... per permettere a coloro che volevano esaminare la loro posizione di sapere da che parte sarebbero stati, se il Signore fosse ritornato. Essi avrebbero esclamato:

Ecco, questo è il nostro Dio: in lui abbiamo sperato ed egli ci ha salvati” oppure avrebbero detto alle rocce e ai monti di crollare loro addosso per nasconderli da colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello. In questo modo, noi crediamo, che Dio abbia voluto mettere alla prova la fede del suo popolo, per vedere se nei momenti difficili avrebbe abbandonato la missione che gli aveva affidato o se, rinunciando al mondo, avrebbe espressa un’assoluta fiducia nella Parola di Dio” .

I sentimenti di coloro che continuavano a credere di essere stati guidati da Dio in questa esperienza, sono espressi dalle parole di Miller: “Se io dovessi rivivere la mia vita, con le prove che avevo allora, per essere onesto nei confronti di Dio e degli uomini dovrei rifare quello che ho fatto... Io spero che i miei abiti siano netti del sangue degli uomini, perché so, per quanto mi riguarda, di non essere colpevole della loro condanna... Nonostante sia rimasto deluso due volte” scriveva questo uomo di Dio “non sono né abbattuto né scoraggiato... La mia speranza nel ritorno del Cristo è forte come prima. Ho fatto solo quello che, dopo anni di profondi studi, ritenevo fosse mio dovere fare. Se ho sbagliato è stato nel manifestare carità, amore per il prossimo e nel cercare di compiere il mio dovere nei confronti di Dio. Una cosa è certa: ho predicato ciò in cui credevo e Dio è stato con me; la sua potenza si è manifestata e il bene ha trionfato. Migliaia di persone sono state motivate allo studio della Scrittura dalla predicazione del tempo fissato per il ritorno del Cristo e così, grazie alla fede e al sangue di Gesù, sono state riconciliate con Dio” .

Io non ho mai corteggiato gli orgogliosi, non ho mai tremato davanti alla collera del mondo. Non cercherò di acquistarmi il loro favore né provocherò inutilmente il loro odio. Non chiederò mai di risparmiarmi la vita né rifiuterò, lo spero, di perderla, se Dio me lo dovesse chiedere”

Dio non abbandonò il suo popolo. Il suo Spirito continuò a illuminare coloro che non rifiutarono precipitosamente la luce ricevuta e non accusarono il movimento avventista. Nell’epistola agli Ebrei ci sono parole di incoraggiamento e di avvertimento per coloro che devono affrontare delle prove in questo periodo: “Non gettate dunque via la vostra franchezza la quale ha una grande ricompensa! Poiché voi avete bisogno di costanza, affinché, avendo fatta la volontà di Dio, otteniate quel che v’è promesso. Perché: Ancora un brevissimo tempo, e colui che ha da venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto vivrà per fede; e se si trae indietro, l’anima mia non lo gradisce. Ma noi non siamo di quelli che si traggono indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per salvar l’anima”. Ebrei 10:35-39.

Questa esortazione è rivolta alla chiesa degli ultimi tempi perché è detto: “Ancora un brevissimo tempo, e colui che ha da venire verrà e non tarderà”. Si nota, qui, che ci sarebbe stato un apparente ritardo nella venuta del Signore. L’avvertimento si applica in modo particolare all’esperienza degli avventisti di quel tempo. Le persone in questione rischiavano di perdere la loro fede. Esse avevano fatto la volontà di Dio, si erano attenute alle indicazioni del suo Spirito e della sua Parola, ma non comprendevano il suo piano, il significato della loro esperienza, né riuscivano a distinguere la via da seguire; erano quindi tentate di dubitare del fatto che Dio le stesse realmente guidando. Si applicano a questo tempo le parole: “Il giusto vivrà per la sua fede”. Quando la luce del “grido di mezzanotte” aveva rischiarato il loro cammino, quando erano stati rotti i suggelli delle profezie e i segni che annunciavano l’imminenza del ritorno del Cristo si adempivano rapidamente, avevano, per così dire, camminato per “visione”. Ora, invece, abbattuti a causa delle speranze infrante, potevano resistere solo per la fede in Dio e nella sua Parola. Il mondo diceva con disprezzo: “Siete stati ingannati. Rinunciate alla vostra fede e riconoscete che il messaggio avventista proviene da Satana!” Ma la Parola di Dio dice: “...Se si trae indietro, l’anima mia non lo gradisce”. Ebrei 10:38. Rinunciare alla propria fede e rinnegare la potenza dello Spirito Santo che aveva accompagnato il messaggio significava correre verso la perdizione. Essi furono incoraggiati dalle parole dell’apostolo Paolo: “Non gettate dunque via la vostra franchezza”; “Voi avete bisogno di costanza”; “Ancora un brevissimo tempo, e colui che ha da venire verrà e non tarderà”. Ebrei 10:35-37. La loro unica possibilità consisteva nell’apprezzare il messaggio ricevuto da Dio, attenersi alle sue promesse e perseverare nello studio della sua Parola aspettando pazienti e vigilanti di ottenere una maggiore comprensione.

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