RASSEGNA STAMPA DEL 10 MARZO 2019

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2 VE

PRIMO PIANO

Domenica 10 Marzo 2019 Corriere del Veneto

Politica e territorio Un iter lungo e travagliato

Il referendum

La pre-intesa quadro

L’intesa

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Nel 2014 la Lega, ispirata dall’esperienza catalana, presenta in consiglio regionale una legge istitutiva di un referendum sull’indipendenza; nella stessa seduta, Forza Italia presenta una legge analoga, ma per un referendum autonomista. Entrambe vengono approvate dal consiglio ma la prima finisce bocciata dalla Consulta, la seconda passa: si vota il 22 ottobre 2017, ai seggi affluiscono 2,3 milioni di veneti, il «Sì» stravince col 98%

Sono passati 500 giorni dal referendum per l’autonomia (505 a essere pignoli) ed è tempo di bilanci per la riforma che tutti vogliono, ma ancora non c’è. Lo diciamo subito: il giudizio non sarà mai univoco. Chi vede il bicchiere mezzo vuoto (i «pessimisti» che secondo il governatore Luca Zaia «non fanno mai fortuna») parlerà di un fallimento, perché il Veneto è tal quale un anno e mezzo fa, non è chiaro se l’autonomia arriverà mai e di sicuro le illusioni di diventare un giorno come «Trento & Bolzano» sono state drasticamente ridimensionate. Chi vede il bicchiere mezzo pieno, invece, parlerà di un successo, perché mai come ora il federalismo è al centro del dibattito pubblico e dell’agenda del governo e perché, per quanto proceda a rilento, un percorso è stato comunque avviato e da qualche parte dovrà pur approdare, specie dopo il «contagio» delle altre Regioni.

Tutti d’accordo

Dopo il referendum, il governo Gentiloni acconsente all’apertura di una trattativa con la Regione (nella foto, l’ex sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa e il governatore Luca Zaia). Inizia un confronto su 5 materie (Sanità, Ambiente, Lavoro, Istruzione e Rapporti con l’Ue) e prima delle elezioni, il 28 febbraio 2018, Zaia e Bressa firmano una pre-intesa quadro, una sorta di testo base per l’intesa richiesta dalla Costituzione

500

La riforma, che sulla carta mette tutti d’accordo, rischia di arenarsi Questione di soldi e il Sud protesta

giorni di autonomia Dal voto del 22 ottobre alle liti nel governo Conte

Il tempo dirà chi aveva ragione, ma certo è curioso che una riforma che sulla carta mette tutti d’accordo proceda con tanta fatica e difficoltà. L’autonomia affonda infatti le sue radici nel Titolo V (ri)scritto dal centrosinistra con il governo D’Alema (la legge fu approvata nel 2001 ma l’iter iniziò nel 1999); ha i suoi fondamenti teorici nella legge 42 sul federalismo fiscale approvata nel 2009 dal centrodestra con il governo Berlusconi IV; è stata inserita nel «contratto» posto dalla Lega e dal Movimento Cinque Stelle alla base del governo Conte. Insomma, Pd, Fi, Lega, M5s, dovrebbero essere tutti d’accordo e stiamo parlando di 560 deputati su 630 e 278 senatori su 315. Una maggioranza schiacciante ma, appunto, sulla carta.

tori, il Nord ed il Sud.

Questione di soldi

Il referendum

C’è poi quel fatto, non proprio trascurabile, del referendum: il 22 ottobre 2017 votarono 2 milioni 328 mila persone (più di quelle che votarono alle Regionali del 2015, quando furono 2 milioni 296 mila) ed il «Sì» stravinse col 98%. Anche nell’occasione, con le uniche eccezioni di Rifondazione Comunista (contraria) e Sinistra Italiana (astenuta), tutti i partiti si schierarono a favore. E dunque perché non si procede? La risposta, nella sua complessità, è semplice: perché la contrapposizione non è tra i partiti, la destra e la sinistra, ma tra i terri-

Dopo le elezioni cambia il governo, a Palazzo Chigi c’è Giuseppe Conte (al centro), sostenuto dalla Lega di Matteo Salvini (a destra) e dal Movimento Cinque Stelle. Erika Stefani (a sinistra), leghista e veneta, è nominata ministro agli Affari regionali. Riprende la trattativa con la Regione, stavolta su 23 materie. Il 15 febbraio Stefani presenta una bozza d’intesa ma è incompleta per via delle resistenze dei ministeri M5s

In piazza Indipendentisti e autonomisti manifestano in piazza San Marco con la bandiera della Serenissima

Checché ne dicano i leghisti, che in ossequio alla svolta nazionale imposta da Salvini parlano ora di «efficienza» e «responsabilità» spingendosi addirittura a profetizzare «benefici» per il Mezzogiorno, l’autonomia è prevalentemente (soltanto?) una questione di soldi, da togliere a qualcuno per darli a qualcun altro. L’hanno confermato qualche giorno fa gli stessi professori che stanno affiancando Zaia nella trattativa col governo: «Si tratta di porre fine a ingiustizie e squilibri non più tollerabili». E d’altra parte, non è su questo che si sono basati quarant’anni di retorica leghista? Difficile convincere adesso il resto del mondo del contrario (e pure i 2 milioni che sono andati a votare il 22 ottobre: dura credere l’abbiano fatto per «portare benefici al Mezzogiorno»). A maggior ragione se, come assicura il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani, tutto si realizzerà con «invarianza di spesa per lo Stato»: significa che il travaso dovrà avvenire tra le Regioni, una compensazione tra vasi comunicanti. Non è un caso che il Sud, dopo mesi di indifferenza (l’iter è formalmente iniziato con il governo Gentiloni), sia salito sulle bar-

ricate non appena è stata svelata la norma finanziaria dell’intesa, norma che pure è stata ampiamente ridimensionat a r i s p e t to a g l i a n n u n c i referendari passando dai «9/10 delle tasse come Bolzano» ad una graduale successione dalla spesa storica alla spesa media pro-capite ai costi standard. Non parliamo del residuo fiscale (di cui non si è mai capito l’esatto ammontare: si va da 21 a 3,5 miliardi a seconda del dossier) sparito completamente dal dibattito.

La frattura

Tant’è, con le prime, vibranti proteste, il meccanismo, che fin lì tutto sommato aveva funzionato, si è inceppato. Il M5s, che al Sud ha il suo principale bacino di voti, ha iniziato una guerriglia che vede in prima linea i ministeri dell’Ambiente, della Sanità, delle Infrastrutture, dei Beni culturali. Sono iniziati i silenzi ostinati e prolungati alle richieste di Stefani, le obiezioni, le perplessità, gli appelli «a prendersi tutto il tempo necessario per fare le cose per bene». Parole che nei Palazzi romani suonano come le campane a morto. Ed è spuntato il nodo del parlamento: come coinvolgerlo? In aula, in commissione, con i pareri, gli emendamenti, prima, durante o dopo la firma dell’intesa? Domande salite fin sul Colle, all’orecchio del Presidente Sergio Mattarella.

Lo scenario

Le risposte, ai quesiti tecnici (dei ministeri e delle Camere) e soprattutto politici (il M5s darà mai il via libera?) ancora non sono arrivate e neppure la promessa di «un’autonomia per tutti» è riuscita a rabbonire il Mezzogiorno (che poi, in Italia, davvero tutti possono aspirare all’autonomia? Autonomia per tutti non rischia di diventare autonomia per nessuno?). Intanto il governo ha preso a traballare, col rischio che l’esperienza legastellata finisca anzitempo e l’autonomia, come nel giro dell’oca, sia costretta a ripartire dal «Via». Zaia tranquillizza tutti: «Sapevamo che non sarebbe stato facile, stiamo riscrivendo la Costituzione». E parla del 2019 come dell’anno «dell’autonomia». Qualcosa di simile è stato detto anche per il 22 ottobre, Natale, Capodanno, il 15 gennaio, il 15 febbraio, il 21 marzo, il 26 maggio. Tocca già pensare al bilancio dei mille giorni. Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA


Cronaca 17

L'ARENA

Domenica 10 Marzo 2019

INCIDENTI. Un passante haassistitoallo scontroeha portatoilprezioso pezzodi cartaaivigili

«Pirata»individuato graziea un cittadino cheannotala targa

L’incidenteè avvenutosabatoscorsoin viaTorbido:unoscooterista, colpito da una Golf che non s’è fermata, è finito in ospedale per le ferite Camilla Ferro

Dovrebbe succedere sempre così, ma non è scontato. Dovrebbe succedere sempre che, chi assiste a qualcosa che non va, collabori con le forze di polizia per dire ciò che sa, fornendo elementi utili allo svolgimento delle indagini permettendo, come in questo caso, di individuare il colpevole. Non è scontato perchè, segnarsi la targa di una auto, ricordare i dettagli dal colore al modello, e poi prendersi il disturbo di andare dai vigili o dai carabinieri piuttosto che in Questura a riferire, non è da tutti. Eppure qualcuno sente, per fortuna, il dovere di farlo e grazie al suo contributo si arriva a risolvere casi altrimenti complicati. Stavolta, grazie alla testimonianza di un cittadino che ha assistito all’incidente, è stato possibile risalire all’automobilista pirata che, dopo aver colpito uno scooterista, non s’è fermato a prestare soccorsi ed è fuggito. L’incidente è

avvenuto sabato scorso, in via Torbido, alle 9.30 del mattino. A finire a terra, ferito con un trauma cranico e facciale, era stato un motociclista di 55 anni. Ad assistere a tutta la scena e ad annotarsi la targa della Golf in fuga, è stato un passante: saputo, attraverso l’articolo uscito il giorno dopo su L’Arena, che la polizia municipale stava ricercando quell’auto, si è rivolto al nucleo infortunistica per consegnare il prezioso pezzo di carta. Le sue indicazioni sono state fondamentali per rintracciare il pirata della strada che, all’estero per lavoro, si è presentato ai vigili solo ieri mattina. E’ un 61enne straniero, regolarmente residente in città: è stato segnalato all’autorità giudiziaria con l’accusa di omissione di soccorso e fuga, e gli è stata ritirata la patente. «In base agli elementi raccolti dagli agenti e alle immagini delle telecamere, il cerchio si stava stringendo», ha detto il comandante Luigi Altamura, «ma è stato fondamentale il contributo di que-

Nellafoto d’archivio,traffico inviaTorbido

sta persona. Poter contare sulla collaborazione dei cittadini significa garantire maggiore efficacia e sicurezza a beneficio di tutta la comuni-

tà. E a Verona per fortuna di gente così ce n’è, e ne vado fiero. Chiunque venga al Comando a dare informazioni su un incidente o su altre si-

ANNI DI PIOMBO. Ucciso da una malattia.Fu un esponente dispicco della formazione terroristica

MortoGalati,capoBrepentito chesvelòla«colonnaveneta»

Dopo la liberazione del generale Dozier collaborò con la magistratura Lasuastoriaintersecaquelladialtri dueveronesi:BesuschioeFenzi Paolo Mozzo

Michele Galati è morto. Il nome, ai ragazzi d’oggi dice nulla, come a molti dei loro genitori. Ma gli «Anni di piombo» sono storia nazionale recente. Il veronese, arresosi ieri alla malattia, era stato il fondatore della «colonna veneta» delle Brigate Rosse «Ludmann-Cecilia», dal 1981 «pentito»: dalle sue parole, affidate ai magistrati, cominciò l’erosione della rete delle Br in terra veneta, fino allo «smantellamento». «Cominciò con lui, finì con la risoluzione del rapimento del generale James Lee Dozier», ricordava un ventennio fa in un’intervista a «L’Arena» Carlo Nordio, magistrato veneziano di primo piano nel contrasto al terrorismo. Il 17 dicembre 1981 il comandante della Nato nell’Europa meridionale fu rapito, nel tardo pomeriggio, da un «commando» di quattro uomini e una donna nel suo appartamento veronese in Lungadige Catena. Il giorno dopo Verona si svegliò in stato d’assedio, tra perquisizioni e forze dell’ordine schierate a ogni angolo. Lo sarebbe rima-

sta per oltre un mese, fino al 28 gennaio, data della liberazione a Padova. Galati era stato nuovamente arrestato (la prima volta nel ’76, due anni e 6 mesi per banda armata) nel 1980. Condannato nel processo per l’omicidio di Alfredo Albanese (12 maggio dello stesso anno) fu scarcerato nel 1987. In un documento delle Br diffuso dopo il suo arresto, mentre era in corso il sequestro del magistrato Giovanni D’Urso, Galati figurava citato come «militante combattente catturato, sequestrato per giorni e sottoposto a torture». Ma già dopo la liberazione di Dozier era cominciata la sua collaborazione con la giustizia. «Fu una confessione che durò per giorni», ricordava Carlo Nordio, «in cui furono riempite decine di pagine, ricostruendo l’intera struttura della colonna veneta delle Brigate Rosse». Con Galati fuori dai giochi, nel 1980 l’architettura della formazione terroristica in Veneto cominciò a vacillare. Un altro veronese, Enrico Fenzi, docente universitario nativo di Cisano, arrivò da Genova per prendere le redini. Un an-

MicheleGalati

no più tardi era in carcere, catturato insieme con un altro nome di spicco delle Br, Mario Moretti. Michele Galati è stato il primo, nel 1991, ad aver parlato al giudice Salvini delle «controinchieste» delle Brigate Rosse sulla «strage di Piazza Fontana» e sulla morte di Giuseppe Pinelli. Secondo la sua deposizione, le Br sarebbero giunte alla conclusione che l’anarchico si fosse suicidato gettandosi dalle finestre della Questura di Milano dopo essersi reso conto di aver avuto un ruolo involontario nel trasporto dell'esplosivo

usato per l'attentato alla Banca nazionale dell’Agricoltura, nel cuore di Milano, che causò 17 vittime, il 12 dicembre del 1969. Altre rivelazioni le avrebbe rese poi ai magistrati sull’attentato mortale al commissario Luigi Calabresi. La storia di Michele Galati si intreccia con quelle di altri veronesi, in quegli anni attivi nelle Brigate Rosse. «In primis» Paola Besuschio, laureata in sociologia e coinvolta nel primo attentato dimostrativo, alla Sit-Siemes di Milano, azienda di cui era impiegata: per la prima volta appariva il simbolo della «stella a cinque punte» delle Br. E poi Enrico Fenzi, il professore di letteratura italiana, arrivato da Genova per «sostituire» Galati, arrestato nel 1981. Sei anni più tardi avrebbe dato alle stampe un volume romanzato di memorie: «Armi e bagagli, un diario delle Brigate Rosse». Gli «Anni di piombo» finivano. «Avevano perso la fede, non credevano più alla rivoluzione», diceva Nordio nel 1999. Lo stesso Fenzi aveva ammesso: «La lotta armata è fallita». Il tempo ora porta via anche i testimoni. •

POLEMICA. IlPd denunciava lacancellazione

Ricercatestimoni LAPOLIZIA MUNICIPALE èallaricerca diuna Fiat Puntonera che, il25 febbraioalle 14.20,ha urtatounquattordicenne chestavaattraversando viaDiaz,neipressi diPorta Borsari.Laconducente dell’autosarebbe scesa a verificarele condizionidel giovane,apparentemente illeso. In seguito ilragazzo siè fattovisitare alpronto soccorso,dove gliè stato diagnosticatoun trauma alginocchio guaribile in8 giorni.LaPolizia municipale chiedel’aiuto dichi ha assistitoal sinistroodella stessa automobilistacoinvolta, invitataa rivolgersiinvia SantissimaTrinità2/A.

tuazioni irregolari, dimostra un senso civico che fa la differenza per arrivare a risolvere casi complicati». «Ringrazio questa persona», è il commento dell’assessore alla sicurezza Daniele Polato, «che ha contribuito in maniera determinante a individuare il colpevole dell’incidente. Questa è la città che amiamo, dove ci sono questi esempi di grande responsabilità e in cui ciascuno fa la propria parte: le Forze dell’ordine si impegnano per tutelare la sicurezza e ognuno, nelle proprie possibilità, collabora per rendere la città più civile, più sicura e più attenta a chi è in difficoltà. Il gesto del nostro concittadino, nella sua semplicità, è stato fondamentale e conferma che Verona è una città fatta di persone straordinarie». •

Alluvioneerimborsi LaProtezionecivile «Isoldiarriveranno» Attaccodei parlamentari leghisti «Eraallarmismoingiustificato» La denuncia era arrivata dagli esponenti scaligeri del Pd: «Verona sparisce dalla lista dei rimborsi per danni dell’alluvione del 2018». E aveva annunciato una «richiesta di azione congiunta da parte dei sindaci, del capoluogo “in primis“, nei confronti della presidenza del Consiglio per sanare una disparità che, al momento, risulta inspiegabile oltre che dannosa per famiglie e imprese colpite». Le risposte non si sono fatte attendere. La prima è del Capo del Dipartimento nazionale Protezione civile Angelo Borrelli che in una lettera fa sapere che «sugli eventi meteorologici eccezionali che hanno interessato Verona l’1 e il 2 settembre 2018 credo occorre dare alcune informazioni e precisazioni ai cittadini, per evitare fraintendimenti. Lo stato di emergenza per quella alluvione è stato dichiarato con Delibera del Consiglio dei ministri dello scorso 17 gennaio, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 25 gennaio. In accordo con la Regione si è deciso di procedere subito con gli interventi di somma urgenza e di prima assistenza alla popolazione. Per quanto riguarda i ristori alle attività produttive e ai privati, si procederà secondo

quanto previsto dal Codice di protezione civile, valutando anche procedure accelerate che sono in via di definizione, in accordo con la Regione». La seconda e ben più polemica reazione è quella dei parlamentari veronesi della Lega Vito Comencini, Paolo Paternoster, Vania Valbusa, Roberto Turri, Paolo Tosato e Cristiano Zuliani che in una nota fanno sapere che «il Pd fa allarmismo ingiustificato sui rimborsi post alluvione. Come confermano dalla Protezione civile, l’attenzione del governo è massima, si è da subito proceduto con gli interventi di somma urgenza e di prima assistenza alla popolazione e ora si sta lavorando alla quantificazione dei danni alle attività produttive e ai privati. A questa fase farà seguito l’erogazione dei fondi. Il governo sta inoltre lavorando a procedure semplificate di erogazione, che consentirebbero di superare certi farraginosi meccanismi del passato. Ricordiamo inoltre che questi fondi si aggiungeranno agli altri già assegnati ai territori per le alluvioni di ottobre-novembre, tra i quali i 756 milioni di euro stanziati a Regione Veneto per i primi interventi urgenti di protezione civile». •


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Primo Piano

Domenica 10 Marzo 2019 www.gazzettino.it

La riforma delle Regioni IL CASO ROMA Matteo Salvini continua a dirsi «ottimista». Ma ieri, a margine della sua festa di compleanno a Milano,il leaderdella Leganonha nascosto che i tempi dell’autonomia differenziata sono destinati a dilatarsi: «Una settimana prima o dopo non fa molta differenza, stiamo valutando la procedura. Alla finelariformasi farà, tranquilli». Il problema per la Lega è il quando. Dopo l’altolà del capo dello Stato Sergio Mattarella - che ha condiviso con i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, le forti perplessità riguardo a un percorso di approvazione della riforma delle Regioni che tagliasse fuori il Parlamento - è ormai evidente che l’autonomia differenziata per forza di cose dovrà essere vagliata dalle aule parlamentari. Come, peròancora nonsi sa. Il premier Giuseppe Conte venerdì ha indicato una strada: il coinvolgimento delle Commissioni competenti cui spetterebbe il compito di valutare ed eventualmente correggere le bozze di intese con le Regioni, prima che queste vengano siglate tra governo e i presidenti di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. E dopo, secondo questa linea, al Parlamento spetterebbe soltanto il compito di ratificare o di bocciare gli accordi, comeaccadeper leintese traStato e confessioni religiose e per i trattatiinternazionali.

NEL PANTANO Questa road map non ha però ancora ottenuto il via libera di Fico e della Casellati. Così la Lega, preoccupata di vedere la propria riforma impantanarsi nelle Commissioni, pressa i due presidenti per ottenere un passaggio più rapido: esposizione in Parlamento delle intese, dibattito e voto di una risoluzione di indirizzo che impegni il governo nella stesura definitiva degli accordi. «Piuttosto che alle Commissioni», spiega Igor Iezzi, luogotenente di Salvini nell’Affari costituzionali della Camera, «pensiamo a una giornata dedicata

LA LEGA RESISTE A CONTE: INVECE DELLE COMMISSIONI VALUTI L’AULA E UNA RISOLUZIONE DI MAGGIORANZA

Le materie in gioco 1 Norme generali sull’istruzione 2 Tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali 3 Organizzazione giustizia di pace

13 Tutela e sicurezza del lavoro 14 Professioni

16 Ordinamento sportivo 17 Porti e aeroporti civili

5 Istruzione

18 Grandi reti di trasporto e di navigazione 19 Aziende di credito a carattere regionale

7 Governo del territorio 8 Valorizzazione dei beni culturali e ambientali 9 Rapporti internazionali e con la Ue 10 Protezione civile 11 Coordinamento finanza pubblica e sistema tributario 12 Commercio con l’estero

Trentino-Alto Adige 1948 Prov. di Bolzano Prov. di Trento 1972

Valle d’Aosta 1948

15 Alimentazione

4 Tutela della salute

6 Ricerca

Autonomie storiche (anno di avvio)

20 Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale 21 Ordinamento della comunicazione

Regioni che il 28 febbraio 2018 hanno sottoscritto accordi preliminari con il governo Regioni che hanno conferito il mandato di avviare negoziati con il governo

FriuliVenezia Giulia 1963

Sardegna 1948

Regioni che hanno mosso passi informali per l’autonomia

22 Energia 23 Previdenza complementare e integrativa

Regioni che non hanno attivato alcuna procedura

Autonomia a giugno «Ma alla fine si farà» Fico e Casellati non hanno definito `Salvini rassicura: «Qualche settimana l’iter dell’esame: i tempi si allungano in più non fa differenza, resto ottimista» `

dall’Aula di Montecitorio e del Senato all’autonomia differenziata, che si chiuda con una risoluzione dimaggioranza». Da vedere cosa diranno Fico e Casellati che ancora non sono giunti a una determinazione sull’iter, essendo la procedura del tutto nuova. E senza precedenti. Così di certo c’è solo, appunto, che i tempi si allungano e che la riforma con ogni probabilità slitterà a dopo le elezioni europee di giugno: Luigi Di Maio non ha alcuna voglia di presentarsi al voto del 26 maggio rischiando di penalizzare pesantemente il Centro-Sud e il ruolo della Capitale, aree in cui i 5Stelle un anno fa risultarono il primopartito. La Lega, schivata la crisi sulla Tav e in attesa del voto del Senato

MONTECITORIO L’aula della Camera dei deputati (foto ANSA)

Sicilia 1946 sull’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il Caso “Diciotti”, sembra farsene una ragione: «Non abbiamo fretta, l’importante è fare le cose per bene», afferma Iezzi, «se a qualche ministro serve qualche settimana in più per definire le competenze da trasferire alla Regioni, nessun problema. L’importante è che non sia solo un espediente per rinviare la riformasinedie».

IL MURO DI GOMMA M5S Il riferimento ai ministri è dedicato ai grillini Giulia Grillo (Sanità), Alberto Bonisoli (Cultura) Danilo Toninelli (Infrastrutture), Sergio Costa (Ambiente) che ancora resistono e non intendono cedere a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna le competenze sui costi della Sanità, sulle sovrintendenze, su strade e reti ferroviarie e sulle autorizzazioni ambientali: un’ulteriore prova del pantano in cui è finita la riforma. Un’altra è che nessuno sa indicare un timing del percorso parlamentare: «Non si sa ancora nulla», dicono i capigruppo dei 5Stelle, Francesco D’Uva (Camera) e Stefano Patuanelli (Senato). In più la Casellati, intenzionata ad ascoltare il parere di diversi costituzionalisti prima di discutere del progetto caro alla Lega, solo domani comincerà a valutare i nomi degli esperti. E non è dato sapere quando scatteranno di audizioni. Alberto Gentili © RIPRODUZIONE RISERVATA

Con la card acquisti anche di vestiti, mobili e giocattoli IL SUSSIDIO ROMA Se non fosse per l’entità delle somme che verranno erogate dalla seconda metà di aprile in poi, la nuova card per il reddito di cittadinanza sarebbe il fac simile della vecchia carta acquisti. Così ora il governo pensa di ampliare la lista delle spese consentite: scontato l’inserimento dei capi di abbigliamento nel bouquet dei beni acquistabili con i 780 euro promessi dai Cinquestelle. Un’altra ipotesi è quella di consentire l’acquisto di mobili e piccoli elettrodomestici (la clausola anti-Unieuro ventilata a suo tempo dalla sottosegretaria Laura Castelli è solo un brutto ricordo). Infine, per rendere il bonus a misura di famiglie, non è escluso che in futuro il ministero dello Sviluppo economico non autorizzi pure l’acquisto di libri per l’infanzia e giocattoli, inglobando nel circuito i negozi che già accettano il bonus cultura. Le card potranno essere ritirate dal 19 aprile, una volta conclusi i controlli dell’Inps sulle

INFORMAZIONI Un ufficio postale

VERSO L’ESTENSIONE DEI BENI AMMESSI: IL REDDITO DI CITTADINANZA OGGI PREVEDE SOLO CIBO E MEDICINE

idoneità, a patto che la domanda per il reddito di cittadinanza venga presentata entro la fine del mese in corso. Le tessere potranno essere usate per acquistare generi alimentari nei negozi convenzionati e farmaci con lo sconto del 5 per cento. Con la carta gialla si potranno pure saldare le bollette. E diversamente dalla carta acquisti sarà possibile effettuare prelievi in contante, purché non si superi il limite dei 100 euro al mese. Per i vertici del M5S la misura pentastellata risulta però troppo ingessata, così per rendere il sussidio più attraente il governo amplierà la lista delle spese consentite. Verranno introdotte strada facendo nuove tipologie di merce da comperare e altre categorie di esercenti otterranno l’abilitazione.

ESERCIZI CONVENZIONATI Gli esercizi convenzionati al momento sono gli stessi che già accettano la carta acquisti, quella usata per il Reddito di inclusione introdotto nella passata legislatura dal centrosinistra. Oltre all’acquisto di beni alimentari e farmaci, è prevista la

possibilità per i beneficiari del sussidio di saldare con i soldi pubblici la rata del mutuo o dell’affitto. Ma le persone in fila in questi giorni negli uffici postali e nei Caf attendono novità. La nuova lista delle spese effettuabili con la card non sarà messa a punto prima di aprile: a meno d’imprevisti, verrà varata intorno alla metà del mese prossimo, ovvero quando saranno effettivamente distribuite le card. La questione è delicata perché se da un lato vi è l’esigenza di allargare il raggio di azione della card, dall’altro si teme di diluire ulteriormente l’impatto della misura sull’economia tricolore. Secondo gli economisti, il reddito di cittadinanza come stimolo alla domanda delle famiglie darà una spinta risibile al prodotto interno lordo, persino inferiore allo 0,2 per cento.

IL CONTANTE Il divieto di effettuare spese immorali, nel frattempo, pare essere decaduto in via definitiva. Il vicepremier Luigi Di Maio aveva annunciato che non si sarebbe potuto utilizzare l’importo erogato per giocare al Supe-

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renalotto o tentare la fortuna al Gratta e vinci, in modo da non alimentare la ludopatia. Ma introducendo la possibilità di effettuare prelievi in contante, il governo sembra aver gettato la spugna: l’utilizzo del contante difficilmente potrà essere tenuto sotto controllo. I nuclei familiari più numerosi, per giunta, potranno prelevare anche più di 100 euro al mese: nel loro caso il tetto è stato fissato a quota 210 euro mensili. Il resto delle spese verrà tracciato, sebbene non siano state ancora definite le modalità tramite cui verranno monitorate le spese dei sussidiati. Dopo le osservazioni del Garante della privacy, è stato deciso di controllare gli importi spesi e prelevati in forma anonima. Alla fine di aprile il governo farà chiarezza con un decreto

IN TRE GIORNI CIRCA 340MILA DOMANDE TRA UFFICI POSTALI, CANALE ON LINE E CAF IN TESTA CAMPANIA E LOMBARDIA

attuativo ad hoc, concordato con il Tesoro e l’Autorità garante per la protezione dei dati personali. Intanto è tempo di bilanci sui primi giorni di domande presentate, dopo il via scattato mercoledì scorso. Da allora le richieste pervenute a Poste italiane sono 121.969 di cui 102.914 presso gli uffici postali e 19.055 online. Le prime cinque regioni per numero di richieste sono la Campania con 16.112, la Lombardia con 16.015, la Sicilia con 13.873, il Lazio con 11.644 e il Piemonte con 11.244. Questi numeri vanno aggiunti quelli dei Caf, i centri di assistenza fiscale, che sono abilitate ad accettare le domande dopo aver raggiunto un’apposita intesa con l’Inps. Dalla Consulta Caf arriva il dato di circa 219 mila contatti con l’utenza, tra richieste vere e proprie già ultimate e appuntamenti concordati per i prossimi giorni. I Caf hanno un ruolo fondamentale nella prima fase dell’accesso al reddito, quella che prevede la compilazione dell’Isee con i valori reddituali e patrimoniali richiesti. Francesco Bisozzi © RIPRODUZIONE RISERVATA


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IL GIORNALE DI VICENZA

VENETO E-mail: veneto@ilgiornaledivicenza.it

DOMANISULGDV.Lamafiachesadifinanza

AndreaParbonetti,docentediEconomiaall’UniversitàdiPadova,spiegacome l’organizzazionecriminale abbia cambiato stile e sappia parlare con i grandi manager. Usandoleaziendedifamainternazionale,maindifficoltàeconomicaarrivaovunque

AUTOSTRADE. Okalbilanciodella societàdel PassantediMestre

REGIONE. Vialibera da Giuntae Commissione

Cav, gli utili volano «Oraraggruppare leconcessionarie» AvanzoincrescitaesichiudeildebitoconAnas DeBerti:«Èunabasepercostruireilgruppodi concessionarie.Iltavolo tecnico sta studiandocome» Cristina Giacomuzzo

Gli utili in casa Cav volano. Nel bilancio approvato di fresco dal nuovo Consiglio di amministrazione della Concessioni autostradali Venete (al 100% pubblica: metà della Regione e metà di Anas nata per gestire il Passante di Mestre) in modo unanime i numeri sono solo positivi. L’esercizio 2018 si è chiuso con un utile al netto delle imposte di 23,4 milioni di euro. Nel 2017 era a quota 17,3 milioni di euro. I pedaggi sono aumentati del 2.19%. PROSPETTIVE. Una società

che è destinata a crescere ancora in collaborazioni, con Veneto Strade che potrebbe diventarne il braccio operativo, e in ruolo. Sì, perché una delle ipotesi più accreditata al momento è che possa di-

ventare la base, forse una sorta di scatola societaria dove mantenere il core business e mettere insieme le altre concessionarie venete e non solo, nella nuova holding autostradale del Nordest di cui si parla da anni. Forse. Perché, come ha sottolineato l’assessore regionale alle infrastrutture, De Berti, «ci sono tante idee sul tavolo. Abbiamo già costituito un tavolo tecnico e ci stiamo lavorando. Appena avremo raggiunto qualcosa di concreto lo comunicheremo. È chiaro, però, che l’obiettivo finale è quello di creare quella holding di cui il governatore Luca Zaia parla da anni». I DATI. Ma partiamo dal pre-

sente. E cioè dalle performance finanziarie che viaggiano molto bene. I ricavi da pedaggio (al netto di Iva e dell’integrazione del canone di con-

Laholding delNordest èl’obiettivofinale Cisonotanteidee davalutareora ELISADEBERTI ASSESSOREINFRASTRUTTURE

PEDEMONTANA ZAIA:«FINITAENTRO DICEMBRE2020. ABREVEAPRE IL PRIMO TRATTO». IlgovernatoreLuca Zaia dopola sentenzadei giorni scorsidel Tar cheha bocciaanchel’ultimo ricorsopendente, a firma Impregilo,è soddisfatto. «Ildispositivo -dichiaraemessodai giudicimette laparola finealletante insinuazionifatte. Abbiamofattounbuon lavoroall’insegna della trasparenza.L’opera,già cantierataal60percento, saràconsegnataentro il 31dicembre2020. Quantoalle prime aperture,ilvero problema èil dialogotrasocietà di gestioneSis e Aiscata. Adessoèarrivato il documentodell’Antimafia. Quindi,sipuò ipotizzare cheentroquattro,al massimocinque settimane,a partireda adesso,potremo aprireal trafficoil primostralcio funzionalecheriguarderà ilVicentino». AL.MIN.

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Cimiceasiatica Oka300milaeuro perreti anti-insetto

Èsololaprimaparte dicontributi «L’università studia la soluzione» VENEZIA

Ilbiviotra l'innestodelpassante di Mestre el'autostrada A4

cessione Anas) risultano pari a 139,9 milioni di euro, registrando un aumento del 2,19% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda gli altri proventi autostradali il loro valore complessivo è pari a 7,1 milioni di euro così suddivisi: 4,3 milioni di euro per proventi da royalties su attività svolte presso le aree di servizio, 2,1 milioni di euro da compartecipazioni delle altre società autostradali ai costi di esazione, 700 mila euro per recupero spese. ILPATTOCONANAS. Luisa Se-

rato, presidente della Cav (in quota Regione), e il neo Ad, Ugo Dibennardo (in quota Anas) sanno che a breve ci sarà un ulteriore liquidità disponibile: «Le risorse finanziarie generate dal cash-flow conseguente all’ordinaria gestione autostradale, oltre che dai ricavi dai pedaggi, consentono a Cav di far fronte a tutti i fabbisogni finanziari per l’anno 2019. In particolare, anche a quelli derivanti dal prestito obbligazionario con il rimborso delle quote dei Project Bond per un totale di 73,6 milioni di euro, ma anche a quelli connessi al finanziamento subordinato Anas (in pratica è l’anticipo

di capitale che è stato dato per avviare i lavori del Passante) che verrà integralmente rimborsato ad aprile 2019». Dal mese prossimo, insomma, si terminerà di pagare il finanziamento ad Anas e quella cifra rientrerà nelle disponibilità per investimenti in infrastrutture venete, come previsto dalla norma regionale. Tradotto vuol dire niente dividendi a privati, ma solo più soldi per investire in strade. E a decidere come e dove investire saranno, appunto, la Regione Veneto e Anas insieme. Non solo. Nelle scorse settimane è stato definito l’accordo con la costituzione di un conto corrente dedicato. Un caso più unico che raro a livello nazionale. E così il rapporto con Anas si fa sempre più intenso visto che da poco detiene la governance di Veneto Strade. Ed è proprio dell’altro ieri la conferma, da parte del Ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, che a breve, giusto il tempo della pubblicazione in Gazzetta, sarà formalizzato il decreto con cui la Regione trasferisce circa 700 chilometri di strade ad Anas. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Reti contro le cimici asiatiche. Questo è il primo provvedimento deciso dalla Regione per tamponare una situazione critica. Si tratta di un bando da 300 mila euro per aiutare gli imprenditori. «Gli attacchi della cimice stanno producendo gravi danni ai produttori, in particolare ai frutticoltori – dichiara l’assessore all’agricoltura, Giuseppe Pan –. Oltre a questo bando la Regione ha affidato al Dipartimento di agronomia dell’Università di Padova l’incarico di studiare la localizzazione e il ciclo di attività di questo fitofago, in modo da trovare rimedi naturali che ne evitino la proliferazione. Nel frattempo, non lasceremo soli i produttori: il fondo istituito quest’anno con la legge di stabilità aiuterà le imprese a dotarsi di reti antinsetto che si stanno dimostrando l’unico presidio per limitare i danni alle colture». Sarà Avepa a gestire la concessione dei contributi che riguarderanno l’installazione di reti a chiusura di impianti antigrandine già esistenti o la fasciatura dei filari arborei, mediante una procedura semplificata che consenta di velocizzare la presentazione della domanda. Lo schema di convenzione con Avepa prevede che ad avere la priorità siano gli investimenti di protezione sostenuti per le coltivazioni biologiche, quel-

Unacimiceasiatica

li sostenuti giovani agricoltori (under 41), per colture a denominazione d’origine e per superfici assoggettate ai sistemi di qualità. «A questi 300 mila euro, se ne aggiungeranno almeno altri 200 mila - assicura Pan- sarà mio impegno a reperire queste ulteriori risorse a breve». La proposta è passata in Commissione Terza, presieduta dal vicentino Sergio Berlato (FdI), dove la consigliera Cristina Guarda (Amp) ha dichiarato: «Bene questo bando. Mi auguro però si metta il progetto in concrete reti di collaborazione con le realtà regionali e universitarie che già hanno acquisito competenze e know how, per tutelare senza ritardi con tutti i mezzi possibili i nostri imprenditori, soprattutto nelle settore della frutticoltura». •

VERONA. Ucciso da una malattia era stato la guida del gruppo terrorista

MortoilcapoBrGelati Svelò la colonna veneta Collaboròconlamagistratura dopolaliberazionediDozier VERONA

Michele Galati è morto. Il nome, ai ragazzi d’oggi dice nulla, come a molti dei loro genitori. Ma gli anni di piombo sono storia nazionale recente. Il veronese, arresosi ieri alla malattia, era stato il fondatore della «colonna veneta» delle Brigate Rosse «Ludmann-Cecilia», dal 1981 pentito: dalle sue parole, affidate ai magistrati, cominciò l’erosione della rete delle Br in terra veneta, fino allo smantellamento. «Cominciò con lui, finì con la risoluzione del rapimento del generale James Lee Dozier», ricordava un ventennio fa in un’intervista all’Arena Carlo Nordio, magistrato veneziano di primo pia-

no. Il 17 dicembre 1981 il comandante della Nato nell’Europa meridionale fu rapito da un commando di quattro uomini e una donna dal suo appartamento scaligero. Il giorno dopo Verona si svegliò in stato d’assedio, tra perquisizioni e forze dell’ordine schierate a ogni angolo. Lo sarebbe rimasta per oltre un mese, fino al 28 gennaio, data della liberazione a Padova. Galati era stato nuovamente arrestato (la prima volta nel ’76, due anni e 6 mesi per banda armata) nel 1980. Condannato nel processo per l’omicidio di Alfredo Albanese fu scarcerato nel 1987. In un documento delle Br diffuso dopo il suo arresto, mentre era in corso il sequestro del

MicheleGelati

magistrato Giovanni D’Urso, Galati figurava citato come «militante combattente catturato, sequestrato per giorni e sottoposto a torture». Ma già dopo la liberazione di Dozier era cominciata la sua collaborazione con la giustizia. Con Galati fuori dai giochi, nel 1980 l’architettura della formazione terroristica in Veneto cominciò a vacillare. Galati è stato il primo, nel

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Domenica 10 Marzo 2019

1991, ad aver parlato al giudice Salvini delle controinchieste delle Brigate Rosse sulla strage di Piazza Fontana e sulla morte di Giuseppe Pinelli. Altre rivelazioni le avrebbe rese poi ai magistrati sull’attentato mortale al commissario Luigi Calabresi. La storia di Galati si intreccia con quelle di altri veronesi, in quegli anni parte delle Br. In primis Paola Besuschio, laureata in sociologia e coinvolta nel primo attentato dimostrativo, alla Sit-Siemes di Milano, azienda di cui era impiegata: per la prima volta appariva il simbolo della «stella a cinque punte» delle Br. E poi Enrico Fenzi, il professore diletteratura italiana, arrivato da Genova per «sostituire» Galati, arrestato nel 1981. Sei anni più tardi avrebbe dato alle stampe un volume romanzato di memorie: «Armi e bagagli, un diario delle Brigate Rosse». Gli Anni di piombo finivano. «Avevano perso la fede, non credevano più alla rivoluzione», diceva Nordio nel 1999. Lo stesso Fenzi aveva ammesso: «La lotta armata è fallita». Il tempo ora porta via anche i testimoni. • PA.MO. © RIPRODUZIONERISERVATA

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Domenica 10 ....Marzo 2019

La Voce

PORTO VIRO

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SCUOLA Il Comune ha stanziato la somma per garantire i percorsi didattici degli alunni con handicap

Diritto allo studio, 12mila euro per i disabili L’Ulss non ce la fa, così è l’ente locale che decide di mettere in campo le risorse Alessandro Caberlon

PORTO VIRO - L’Ulss 5 non ce la fa, viene in aiuto il Comune di Porto Viro per accudire i bambini disabili che frequentano le scuole dislocate nella cittadina. Sono state assegnate, infatti, le risorse economiche all’accudienza scolastica per studenti disabili fino a giugno 2019. Con una determina del responsabile di settore, sono stati assegnati 12mila euro per continuare l’attività di assistenza agli alunni con disabilità. “L’articolo 12 della legge quadro per l’integrazione dei portatori di handicap tratta del diritto all’istruzione e all’educazione per tutti i disabili, che deve essere garantito prescindendo dalle difficoltà di apprendimento e da tutte le altre eventuali difficoltà derivanti dalla disabilità - si legge nella determina - tra i servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni portatori di handicap o in situazioni di svantaggio, previsti a carico dei comuni troviamo il trasporto con mezzi appositamente attrezzati, la fornitura di mezzi e sussidi speciali l’eliminazione barriere architettoniche, il sostegno all’associazionismo che si occupa di handicap e il sostegno, anche economico, alle persone bisognose”. La regione Veneto prevede l’obbligo degli enti locali di fornire l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione perso-

nale degli alunni con handicap fisici o sensoriali, mentre la scuola è tenuta a partecipare alla progettazione e realizzazione delle attività territoriali in collaborazione con le aziende Ulss e gli enti locali. “Questo comune – continua la determina - per svolgere il suo compito istituzionale e garantire il diritto allo studio anche agli alunni portatori di handicap, consta l’impossibilità di coprire il fabbisogno del servizio di assistenza scolastica qualificata fornito dall’Ulss 5 Polesana e ha approvato nel 1998 una Convenzione con l’associazione Diocesana Caritas di Chioggia per la gestione delle attività di integrazione al piano socio educativo individualizzato. Tale attività prevedeva l’inserimento nella scuola di volontari Caritas a supporto degli alunni certificati dai servizi competenti dell’Ulss”. Nel corso degli anni l’esigenza di supporto scolastico è aumentata esponenzialmente senza una crescita corrispondente delle risorse messe a disposizione dell’Ulss e il comune ha dovuto così prorogare la convenzione chiedendo alla Caritas di aumentare notevolmente il numero di ore di volontariato previste ed ha corrisposto un contributo spese proporzionale. “Anche all’avvio di quest’anno scolastico le ore di assistenza qualificata messe a disposizione dall’Ulss 5 non hanno coperto il fabbisogno richiesto e dichiarato dalle rispettive scuole in

La scuola primaria Sante Tiozzo di Porto Viro quanto sono pervenute le richieste da parte degli Istituti scolastici per un surplus di 45 ore settimanali di assistenza scolastica”. La Cooperativa Titoli Minori di Chioggia dopo avere fornito il supporto scolastico agli alunni portatori di handicap per diversi anni mediante convenzione con il comune, ha terminato l’incarico al 31 dicembre dello scorso anno. “Si è ritenuto di dovere

provvedere alla continuazione dell’ attività e in attesa di attivare le procedure per un appalto pluriennale, è stata contattata la cooperativa sociale R.e.m. di Chioggia che ha accettato l’incarico fino al 30 giugno”. Per garantire il diritto allo studio e l’integrazione degli alunni portatori di handicap, l’amministrazione guidata dal sindaco Maura Veronese, ha rite-

nuto di provvedere ad approvare la prosecuzione del progetto per il periodo gennaio – giugno 2019. Il progetto comporta un costo di 12.022,50 euro che verranno finanziati alla voce “Spese per l’integrazione dei portatori di handicap” del Bilancio di Previsione del corrente anno in corso di formazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’INIZIATIVA Reading e immagini contro la violenza di genere

Donne senza paura da applausi PORTO VIRO - “Io di te non ho paura”. Una Festa della Donna davvero particolare quella che si è tenuta la sera dell’8 marzo nella Sala Ex-Macello della biblioteca comunale di Porto Viro, organizzata dal comitato di biblioteca di Porto Viro, in collaborazione con la commissione pari opportunità del comune. Davanti ad una platea numerosa e interessata, la consigliere Cecilia Finotti ha avuto modo di presentare

Alcuni momenti della Festa della donna nella biblioteca comunale di Porto Viro

“Io di te non ho paura", un progetto fotografico contro la violenza sulle donne, nato dalla collaborazione di tre giovani donne di Porto Viro: la fotografa Beatrice Siviero, la makeup artist Francesca Sturaro e la modella Francesca Finotti, che hanno realizzato degli scatti fotografici in seguito alla lettura del libro “Questo non è amore”. Le tre donne, dopo aver raccontato in una “confidenziale” chiacchierata al femminile come è nato il progetto, come è stato sviluppato e promulgato e come è nata anche la loro bella amicizia, hanno illustrato immagine per immagine, spiegandole e commentandole assieme al pubblico femminile intervenuto. Ad accompagnare la serata i componenti di comitato biblioteca e commissione pari opportunità con letture tratte dallo stesso libro. Si sono alternati alla lettura, il presidente del comitato biblioteca Enea Marangoni, Chiara Bovolenta e Luciana Milani del comitato Pari Opportunità, Elisabetta Frizzarin e Paolo Bologna del comitato biblioteca e Susy Zanetti che sempre

mette a disposizione la sua voce per iniziative di questo tipo. Prima di questa serata, le tre ragazze avevano già avuto la possibilità di presentare attraverso la stampa e le piattaforme sociali la loro iniziativa, ma hanno finalmente potuto parlarne direttamente alla propria città, esponendo la conseguente presa di coscienza sul fenomeno, dopo essere state contattate e sollecitate a portare avanti questo progetto, da donne vittime di

violenza. Come è nato il progetto, sempre venerdì sera, quando sarà possibile trascorrere una diversa “Festa della donna”. Un modo sicuramente diverso per omaggiare la donna nella serata dedicata alla sua festa, che ha sicuramente colpito e farà sicuramente riflettere i numerosi intervenuti. Nuovi progetti hanno in serbo le tre donne, ma al momento rimangono topo secret. A. C. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Provincia 31

L'ARENA

Domenica 10 Marzo 2019

SANBONIFACIO. Lasiglaè Osas:se nondiagnosticata etrattata precocemente, puòcausarediverse patologie. Anchenei bambini

Quando dormendo si finisce in apnea All’ospedaleFracastoroc’è unospecialeambulatorio perchisoffre didisturbi del sonno,fino a programmare interventi chirurgicimirati Gianni Bertagnin

Le apnee notturne, cioè i disturbi della respirazione, indicate con la sigla Osas (sindrome delle apnee ostruttive del sonno) rappresentano una patologia non indifferente (20 per cento) ma misconosciuta dalla popolazione. Se non diagnosticate e trattate precocemente sono causa di diverse patologie: cardiovascolare, metabolica e neuropsichiatriche nel bambino. E il peso sulla spesa sanitaria è di circa due miliardi di euro. Da un anno all’ospedale Fracastoro di San Bonifacio è stato istituito uno speciale ambulatorio, avviato e gestito dalla dottoressa Barbara Mattellini, responsabile della struttura semplice di Orl dedicata alle apnee ostruttive del sonno nell’adulto e nell’età evolutiva. L’attività si svolge all'interno della Chirurgia diretta dal dottor Amedeo Elio con la supervisione del dottor Francesco Fiorino, direttore di Uoc Orl di Legnago e Villafranca. La dottoressa Mattellini, specialista della materia, ha conseguito un master di 2°livello all'Università La Sapienza di Roma sulle apnee ostruttive del sonno. Quindi ha realizzato al Fracastoro questo speciale ambulatorio Orl dedicato per questa patologia, dopo avere depositato il progetto

Lascheda

Frai300pazienti ben140sonobambini Tuttii pazienti sono inseritiin undatabase allacui realizzazionehacontribuitola dottoressaBiasin della Dirigenzamedica. Sonogià stati esaminati300 pazientidi cui 140bambini. Attivaecostante èla collaborazioneanche con la Pediatriadirettadal dottor MauroCinquetti, dove vengono ricoveratii pazienti che vengonooperatidaBarbara Mattellini,nonsolo per problematicheostruttive, ma ancheflogistiche. Spiegala dottoressaMattellini: «Attualmenteci vengono inviatianchepazienti dalle provincelimitrofeche necessitanod'inquadramento Orldellaproblematicadella

BarbaraMattellini,al centro,con lasua équipeall'ospedaleFracastoro

in Direzione sanitaria. L'ambulatorio si svolge all’ospedale di San Bonifacio il giovedì dalle 15.30 alle 20. I pazienti vi afferiscono con impegnativa del medico curante, dello specialista Orl, degli pneumologi e della Commissione Patenti (secondo la legge europea del febbraio 2016, i pazienti affetti da Osas non trat-

tato vanno incontro a sospensione della patente). COME SI SVOLGE la diagnosi,

lo spiega la stessa Mattellini: «I pazienti vengono sottoposti a questionari validati per la sonnolenza diurna e viene effettuata un'indagine endoscopica approfondita del cavo orale e delle prime vie ae-

ree. I pazienti in leggero sovrappeso sono inviati al servizio di dietetica dell'ospedale Fracastoro e tutti sono sottoposti a polisonnografia e a indagine Tac». «Insieme al direttore della Radiologia, la dottoressa Francesca Fornasa», aggiunge, «abbiamo messo a punto uno studio con particolari

scansioni per questi pazienti e insieme valutiamo le immagini Tac comparandole con le immagini endoscopiche. Al termine delle indagini il paziente torna in ambulatorio Orl e, in base ai risultati ottenuti dalla polisonnografia, è inviato allo pneumologo, al maxillo facciale, oppure gli viene programmato un intervento chirurgico Orl, previa esecuzione di una Sleep endoscopy. Consiste in una sedazione profonda, di una ventina di minuti, in cui il paziente viene indotto far-

SAN BONIFACIO. Ma la Soprintendenza elogia il progetto dei privati accanto all’ex zuccherificio

Addio monti: sparisce del tutto ilpanoramasullaLessinia Ilsupermercato,in lineacon gli altriedifici dellaZai, cancellal’unica «finestra»rimasta sullaregionale. «Sirisana un’areadegradata» Il nuovo Iperfamila di San Bonifacio, in costruzione a Villanova accanto all’ex zuccherificio, ha suscitato una nuova polemica da parte degli ambientalisti: la sagoma dell’edificio, pur in linea con gli altri esistenti della Zai accanto, tuttavia «copre» quella sorta di «finestra» che era ancora aperta lungo la strada Regionale 11, cioè quello spazio libero da costruzioni che consentiva di vedere le colline e i monti dei Lessini a chi le osservava dal piazzale antistate l’Abbazia. La sagoma del nuovo fabbricato praticamente completa quella specie di cortina che copre il panorama dei monti, privandone la vista a chi passa dal centro di Villanova, tenendo presente inoltre che si trova a poche centinaia di metri dall’Abbazia stessa. La cosa non poteva passare inosservata e così, non sapendo come stanno le cose, sono iniziate polemiche ed esposti. Il progettista Paolo Crestani spiega: «Con questa iniziativa privata viene rivitalizzata un’area che era completamente dismessa e degradata alla porta d’ingresso del paese, mantenendo nel contempo una testimonianza cultu-

Ilcapannone incostruzione aVillanova FOTOAMATO

rale oltre che storica, oggi riattivata per usi produttivi nel terziario. Ciò grazie agli interventi, prima del presidente Ferroli e ora dell’attuale Società Maxi Di: straordinarie iniziative di queste due famiglie, grazie alle quali San Bonifacio si ritrova sia l’area della Cittadella dello sport che il Palaferroli e ora anche l’ex zuccherificio recuperato». In pratica, all’esterno di questo rimane il segno storico mentre il suo interno è destinato a uso direzionale-commerciale e sono anche in atto le indagini tecniche finalizza-

te al recupero della ciminiera. Dice il sindaco Gianpaolo Provoli: «Il nuovo piano è stato approvato da questa amministrazione perché meno impattante rispetto a quello precedente: infatti contempla il mantenimento dell’ex zuccherificio, il ridimensionamento del nuovo edificio e più arretrato rispetto alla strada, con l’abbassamento della torre prevista con il progetto Ferroli, allo stesso livello degli altri edifici. Il precedente progetto prevedeva l’abbattimento dell’ex zuccherificio, la costruzione di una

torre di sei piani e, come perequazione, la realizzazione del Palaferroli. Protagonisti coinvolti sono le aziende Ferroli e Maxi Di Srl di Brendolan. Ciò grazie a un accordo tra il gruppo alimentare di Brendolan e la Ferroli, che ha ceduto la proprietà dell’area ex zuccherificio a Brendolan. Questi non solo sta provvedendo al restauro dell’edificio storico, ma accanto sta realizzando il suo nuovo supermercato Iperfamila per trasferirvi quello attuale, che dista alcune centinaia di metri. Circa le polemiche sulla co-

sindromedelleapnee ostruttive delsonno,che magarisono già in trattamentoCpap machenon riesconoatollerarloperché per unastenosinasale ènecessario utilizzarepressionitroppo elevate».Checosasi intendeper Cpap?.«Èun presidioche viene utilizzatodaglipneumologie consistenell’insufflare dell’ariaa pressionepositiva per dilatarele vieaeree,ma moltospesso nonè efficaceperchése ilpazienteha unastenosinasale bisogna insufflareariaapressione estremamenteelevata, dando fastidio.Il pazientea uncerto puntolorifiuta. Pertanto già vari pneumologi,anchedaaltre province,ci stanno inviando pazientiper sistemare la funzionalitànasale». G.B.

macologicamente per poter eseguire una fibroscopia; questa permette di visualizzare le zone che collassano; ciò consente di programmare un intervento chirurgico mirato, cioè effettuato su misura in base al tipo di zona interessata al collasso durante il sonno». Questo è uno dei pochi centri ad averle realizzate, ciò grazie al dottor Piersandro Sette, responsabile dell’Uosd (Servizio interdipartimentale percorso paziente chirurgico) del Fracastoro. •

Ilconcerto Casalino suonaLiszt eChopin La serie dei concerti gratuiti di Fortissimo, nella hall dell’ospedale Fracastoro, prosegue oggi alle 17.30, con un pianista di fama internazionale, Gianluca Casalino. Oggi sono in programma musiche di Liszt e Chopin. Casalino svolge intensa attività concertistica in diversi Paesi. Nel 1991 si è esibito con i Munchener Symphoniker a Monaco; da allora ha intrapreso collaborazioni con numerose orchestre, tra cui Orchestra sinfonica di Stato di Sibiu (Romania), Orchestra di Nevers (Francia), Orchestra di Baciov (Romania), l’Orchestra sinfonica di Stato Oradea (Romania), l’Orchestra sinfonica di Cuba, Orchestra statale sinfonica di Mosca, Orchestra sinfonica della Cappella di San Pietroburgo, l’Orchestra statale sinfonica accademica di San Pietroburgo e l’Orchestra sinfonica della Bielorussia di Minsk. Tra i numerosi impegni, spiccano la partecipazione al Festival Puccini di Torre del Lago, con l’Orchestra statale sinfonica di Mosca diretta dal maestro Ponkin, alla stagione del St. James’s e St. Martin in the Fields a Londra. Ha tenuto un recital al Palazzo presidenziale Quattroceni a Bucarest. G.B.

AMBIENTE. L’autore èil vicentinoPeruffo pertura visiva dei monti, Crestani sottolinea: «Ancorchè non dovuto il parere della Soprintendenza, a questa noi progettisti ci siamo recati, a seguito di alcuni esposti, per illustrare il nuovo progetto: la Soprintendenza stessa ha espresso il suo apprezzamento e si è complimentata. L’attuale progetto infatti è stato recuperato in un certo modo: quello precedente prevedeva una volumetria con una torre di sei piani dietro l’ex zuccherificio: invece quello in atto ha portato tutto questo volume a terra». «Per sistemare il degrado di quella zona», ribadisce Crestani, «ci volevano risorse economiche private perché il pubblico non può fare una cosa del genere. Le risorse economiche private sono andate avanti con due progetti: il primo di tipo direzionale con circa 25mila metri quadrati di uffici, che non è andato a buon fine; il secondo progetto invece ha una destinazione commerciale e così si sono eliminati i sei piani. Sono stati fatti varie sposti e tutti non hanno avuto esito semplicemente perché tutto è regolare». Lo zuccherificio, costruito nel 1901, cessò l’attività nel 1970. Una decina di anni fa, con un accordo tra il sindaco Silvano Polo e l’azienda Ferroli, questa acquisì l’ex zuccherificio realizzando, in cambio come perequazione, l’attuale palazzetto dello sport Palaferroli. Le vicende successive dell’industria termomeccanica bloccarono ogni progetto, ora ripreso, ma notevolmente ridimensionato, dalla Maxi Di. • G.B.

L’inquinamento causatodagliPfas diventaun libro Ilvolume prestoinvendita esaminaipunti salientidelcaso Il caso Pfas è diventato lo spunto per un libro. Si tratta di un volume di 276 pagine intitolato Non torneranno i prati che mette insieme gli scritti che ha dedicato al tema dell’inquinamento da sostanze perfluro-alchiliche uno degli attivisti che si stanno battendo perché venga posto rimedio alla contaminazione e ai suoi effetti sulla salute delle persone e sull’ambiente. L’autore è Alberto Peruffo, che è anche editore, libraio, alpinista e artista multimediale di Montecchio Maggiore alla sua prima opera su carta. A pubblicare quella che vuole essere una raccolta di «storie e cronache esplosive» è stata la casa editrice veronese Cierre edizioni. «In questo libro ci sono gli scritti operativi, il nuovo lessico, le provocazioni dense di analisi culturale, scientifica e di conoscenza del territorio con cui l’autore ha incendiato l’immaginario della più importante rivolta popolare del Veneto recente contro le negligenze e le collusioni di una classe politica seduta sulle proprie poltrone e mai per strada», dice la prefazione.

Unaprotesta

Peruffo, oltre a ripercorrere il caso Pfas, vuole denunciare che il «Veneto è una terra devastata», «una regione in mano a una nuova razza che ragiona e fa affari a spanne, creando danni irreversibili, gli Spannoveneti». Il volume sarà nelle librerie a partire da mercoledì 20 marzo, dove verrà posto in vendita al prezzo di 14 euro. La sua presentazione è invece prevista per giovedì 4 aprile e si svolgerà nel centro autogestito cittadino La Sobilla, che si trova nella zona di Porta Vescovo. • LU.FI.


ECONOMIA

DOMENICA 10 MARZO 2019 IL PICCOLO

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IL RAPPORTO Il reddito mensile è suůciente a coprire le spese del mese? (%)

I cambiamenti della condizione economica negli ultimi 5 anni (%) Italia

2019 2015 2013 2019 Nordest 2015 2013 Friuli Venezia Giulia 2019 2015 2013 2019 Veneto 2015 2013

PEGGIORATA

RIMASTA UGUALE

MIGLIORATA

57,2 56,7 57,9 41,3 48,7 48,7 63,4 30,8 41,7 36,2 50,6 48,9

31,7 33,0 31,4 44,9 36,2 38,6 33,5 66,6 41,6 46,2 31,9 37,3

11,1 10,3 10,7 13,8 15,1 12,7 3,1 2,6 16,7 17,6 17,5 13,8

Fonte: Centro Studi di Community Group, febbraio 2019 (n. casi: 1.017)

Italia

2019 2015 2013 2019 Nordest 2015 2013 Friuli Venezia Giulia 2019 2015 2013 2019 Veneto 2015 2013

Nel 2019, la situazione economica vivrà una fase di… (Nordest; %)

SI

NO

NON SAPREI

48,8 57,4 56,1 56,1 62,0 63,4 47,8 83,3 54,5 57,4 61,0 63,6

46,5 36,8 41,3 41,0 30,0 35,3 49,7 14,1 36,4 40,7 35,9 34,9

4,7 5,8 2,6 2,9 8,0 1,3 2,5 2,6 9,1 1,9 3,1 1,5

Fonte: Centro Studi di Community Group, febbraio 2019 (n. casi: 1.017)

SVILUPPO COME ORA DIFFICOLTA’ NON SO

Per me/la mia famiglia 2019 2015 2013 Nel territorio dove vivo 2019 2015 2013 2019 In Italia 2015 2013 2019 In Europa 2015 2013

13,6 19,4 41,2 21,6 15,6 61,1 16,7 29,0 62,5 19,6 40,9 46,4

50,4 42,5 34,7 39,6 23,7 21,1 23,9 17,4 17,0 31,9 16,0 21,1

34,6 33,4 20,9 38,8 51,0 17,1 59,4 43,1 18,5 47,1 30,3 28,6

1,4 4,7 3,2 0 9,5 0,7 0 10,5 2,0 1,4 12,8 3,9

Fonte: Centro Studi di Community Group, febbraio 2019 (n. casi: 1.017)

Indice di fiducia sul futuro (%) Pessimisti Preoccupati Attendisti Ottimisti

Italia

Nordest

Friuli Venezia Giulia

Veneto

2019 2015 2013 2019 2015 2013 2019 2015 2013 2019 2015 2013

16,9 10,4 4,8 22,6 12,0 5,2 18,6 2,0 3,6 24,1 14,4 6,6

38,0 32,8 21,7 40,1 47,1 24,0 47,8 3,2 17,9 39,8 52,3 25,2

36,8 34,9 39,2 33,6 28,3 40,1 30,4 57,4 46,4 32,4 20,9 36,4

8,3 21,9 34,3 3,7 12,6 30,7 3,2 37,4 32,1 3,7 12,4 31,8

Fonte: Centro Studi di Community Group, febbraio 2019 (n. casi: 1.017)

La rilevazione del Centro Studi di Community Group su come le famiglie vedono la propria condizione economica in tempi di crisi

La crescita bloccata nell’Italia del declino In regione il primato della sfiducia a Nordest L’ANALISI

DANIELE MARINI n paese dalla crescita bloccata, ma con elementi di dinamicità. È un’immagine paradossale, ma racchiude la complessità e la bipolarizzazione della situazione economica. Qui non si tratta delle stime del PIL che, nel giro di poco tempo, sono state riviste al ribasso da diversi organismi nazionali e internazionali per l’Italia, prevedendo un forte rallentamento, se non una vera e propria recessione per l’economia. La sensazione di un paese che generalmente fatica a risollevarsi non è solo nei dati strutturali, ma anche nell’immaginario collettivo, nel sentimento di fiducia che diminuisce come testimoniato anche dall’ultima rilevazione dell’Istat fra famiglie e imprese. E ben sappiamo come le rappresentazioni sociali siano determinanti nel definire la

U

realtà, ancor più dell’oggettività dei fenomeni. La percezione delle condizioni economiche delle famiglie non è un indicatore astratto, perché aiuta a definire i comportamenti reali nei consumi, nelle strategie di investimento. L’assenza di fiducia o uno scenario incerto limitano le capacità di spesa, contengono i consumi, in attesa di un orizzonte più definito. Se ciò è vero per gli investitori, lo è parimenti per le singole persone e per le famiglie. Come quest’ultimi intravedano la propria condizione economica oggi e in futuro è l’oggetto dell’ultima rilevazione del Centro Studi di Community Group. La serie storica delle diverse rilevazioni mette in evidenza come mediamente, fra il 2013 e i primi mesi del 2019, il sentiment dei nordestini circa la propria situazione economica rimanga invariato. La maggioranza (48,6%) percepisce un peggioramento delle condizioni generali, un terzo (38,7%) ritiene non siano so-

stanzialmente mutate, mentre soltanto un decimo (12,7%) ha vissuto un miglioramento negli ultimi 5 anni. Questi esiti presentano due sfaccettature. Per un verso, il Nordest evidenzia i risultati migliori in ambito nazionale: qui l’aggravamento economico delle famiglie è ben inferiore rispetto alla media nazionale. Nello stesso tempo, però, segue la dinamica italiana: tali quote risultano stabili nel tempo, come se il nostro sistema economico, ancora assai provato dalle crisi degli anni precedenti e con una possibile recessione alle porte, non trovasse la forza per dare quel colpo di reni utile se non a invertire, almeno a modificare la rotta di una stagnazione. O, peggio, di un declino. E, va sottolineato, qui non si tratta esclusivamente degli indicatori strutturali legati alla produttività del sistema, ma abbiamo a che fare con le visioni del futuro della popolazione. Dunque, con la fiducia. Il dato medio nasconde si-

tuazioni diversificate. Mentre in Veneto le persone che segnalano una recrudescenza della loro situazione calano passando dal 48,9% del 2013 al 36,2% del 2019, in Friuli Venezia Giulia la dinamica è diversa: dopo un calo registrato nel 2015 quando l’economia cominciava a dare segnali di ripartenza (30,8% dal 41,7% del 2013), nei primi mesi di quest’anno si registra un forte peggioramento: 63,4%. Per contro, non aumenta la quota di quanti hanno percepito un miglioramento delle proprie condizioni economiche nell’ultimo lustro, con i veneti in una posizione decisamente migliore (17,6%) dei friul-giuliani (3,1%). Così, in generale, continua a prevalere un sentimento di erosione delle proprie risorse economiche. Pur tuttavia, il Veneto sembra reagire meglio rispetto al Friuli Venezia Giulia che vive invece un sentimento di arretramento. Un riverbero di tali condizioni si verifica considerando la capacità di risparmio delle famiglie, che negli anni si va lentamente riducendo. Se nel 2013 quasi due terzi dei nordestini (63,4%) ritenevano di poter far fronte alle spese mensili con il proprio reddito, nel 2015 tale quota rimaneva stabile (62,0%), ma nel 2019 cala significativamente (56,1%). Tale andamento è peraltro confermato dalle stime della Banca d’Italia che segnala come, a partire dalla crisi del 2008, le famiglie abbiano corroso i loro patrimoni per mantenere un livello di vita dignitoso. Come in precedenza, il Nordest presenta risultati migliori della media nazionale, ma il calo è generalizzato, seppure con situazioni diversificate: il Friuli Venezia Giulia si allinea alla me-

Il Veneto sembra reagire meglio rispetto al Fvg che vive invece un sentimento di arretramento A partire dalla crisi del 2008 le famiglie hanno corroso i loro patrimoni per mantenere un livello di vita dignitoso

nota metodologica

Indagine su un campione rappresentativo della popolazione Il Centro Studi di Community Group realizza l’indagine che si è svolta a livello nazionale dal 19 al 24 febbraio 2019 su un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia, con età superiore ai 18 anni. Gli aspetti metodologici e la rilevazione sono stati curati dalla società Questlab. I rispondenti totali sono stati 1.017 (su 3.625 contatti). L’analisi dei dati è stata riproporzionata sulla base del genere, del territorio, delle classi d’età, della condizione professionale e del titolo di studio. Il margine di errore è pari a +/-3,1%. La rilevazione è avvenuta con una visual survey attraverso i principali social network e con un campione casuale raggiungibile con i sistemi CAWI e CATI. Documento completo su www.agcom.it

dia nazionale dove meno della metà degli intervistati (47,8%) ritiene il proprio reddito non sufficiente a coprire le spese mensili, mentre in Veneto si attesa al 57,4%. Se guardiamo alle previsioni per il 2019, l’esito evidenzia un orizzonte futuro poco roseo. La metà dei nordestini ritiene che la situazione economica familiare non muterà (50,4%), ma il novero di quanti intravedono un peggioramento (34,6%) è ben superiore a chi auspica un miglioramento (13,6%). E tale tendenza s’inasprisce guardando ad altre sfere, come il territorio di residenza, l’Italia e persino l’Europa. Al punto che l’indice di fiducia sul futuro vede ingrossarsi, nel tempo, le fila dei pessimisti (22,6%) e dei preoccupati (40,1%), in misura più elevata rispetto alla media nazionale, a scapito più che degli attendisti (33,6%), degli ottimisti (3,7%). Dunque, i nordestini sembrano più preoccupati del resto degli italiani sull’andamento dell’anno in corso e presagiscono un inasprimento della situazione economica. Le continue schermaglie governative, l’attesa sulla questione dell’autonomia, la non chiarezza nella direzione intrapresa ingessano ancor di più un paese bloccato e erodono ulteriormente una fiducia già messa a dura prova da una lunga fase di difficoltà economica, che peraltro non è assolutamente conclusa. Per tornare a crescere servono investimenti a favore di imprese e lavoratori. Ma se non si alimenta parimenti il sentimento di fiducia – che solo una visione definita del futuro può offrire – il rischio del declino è dietro l’angolo. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


REGIONE

DOMENICA 10 MARZO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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I nodi della politica

Tav, Confindustria: un danno irreparabile Il presidente veneto Zoppas: «In discussione contratti già firmati, così il Paese perde credibilità agli occhi degli investitori»

Filippo Tosatto VENEZIA. La Tav? È urgentissima dal ’91... 28 anni e 16 governi, ridacchia Maurizio Crozza. Eppure, a dispetto del prolungato letargo del dossier, sporadicamente ravvivato dai tafferugli in Val di Susa, lo scoglio dell’Alta velocità si conferma acuminato e il suo potenziale divisivo esorbita dall’alveo delle opzioni di mobilità ferroviaria. Così, raggiunto negli Stati Uniti, il presidente di Confindustria Veneto, richiama l’esecutivo gialloverde al rispetto degli accordi stipulati, paventando un crollo di credibilità internazionale superiore, per im-

patto negativo, allo stesso danno economico. BANDI, CANTIERI, FONDI

«Il blocco della Tav comporta un danno molto grave per il Paese che difficilmente potrà essere recuperato se si impedisce a Telt, il consorzio cui sono affidati i lavori, l’avvio dei cantieri, senza contare che se non vengono indette le gare di appalto entro marzo si perdono subito 300 milioni di euro di finanziamenti europei», afferma Matteo Zoppas, convinto che «l’interesse nazionale, ancora di più dopo la certificazione della recessione tecnica, non può prescindere dall’accelerare gli investimenti in infrastrutture». Poi l’af-

fondo, che dà voce all’irritazione crescente di un’imprenditoria nostrana frustrata dalla sensazione di paralisi diffusa: «È una questione soprattutto di affidabilità e fiducia. Quando si mettono in discus-

gativo che mina la reputazione dell’economia italiana. Questo tipo di decisioni hanno una ricaduta maggiore e un prezzo intangibile, che paghiamo profumatamente, molto più alto di una mera analisi costi-benefici».

Il comitato favorevole all’Alta velocità è pronto a manifestare insieme alle imprese piemontesi

IL NODO BRESCIA-PADOVA

sione contratti già firmati, se non ci sono reali motivi, il rischio è quello di perdere credibilità nei confronti di investitori esteri e nazionali. Si sta diffondendo un TFOUJNFOU ne-

Matteo Zoppas (Confindustria)

Parole che seguono l’intervento allarmato di Maria Cristina Piovesana, la presidente vicaria di Assindustria Venetocentro, che pur ribadendo l’esigenza di realizzare l’infrastruttura ha auspicato che il dissenso in materia tra Movimento 5 Stelle e Lega non sfoci in una crisi di governo. Non basta. Alla mina vagante Torino-Lione fa riscontro l’immo-

Autonomia: Sandra Biolo, segretaria della Cisl, contesta la proposta di Bussetti e Zaia

«Scuola, un errore i contratti regionali in Veneto mancano 5000 professori» L’INTERVISTA

Albino Salmaso l mondo della scuola è sul piede di guerra. Martedì ci sarà un presidio davanti all’ex Provveditorato regionale perché mancano 15 mila docenti e il 27 marzo a Venezia, i leader nazionali di Cgil Cisl Uil,Snals e Gilda analizzeranno il dossier autonomia che cambia lo status degli insegnanti con i contratti regionali in Veneto e Lombardia. Sandra Biolo, segretaria veneta, lancia un appello al ministro Bussetti e al governatore Zaia perché aprano un confronto prima di far decollare una “riforma epocale che rischia di disintegrare l’unità culturale dell’Italia”. Cosa ne pensa della bozza dell’autonomia? «Sono molto preoccupata per la piega che ha preso il dibattito:siamo allo scontro ideologico Sud contro Nord e non si discute nel merito. Prevale la contrapposizione politica e la nostra leader Anna Maria Furlan ha chiesto di incontrare il premier Conte per conoscere i contenuti di questi pre-accordi che girano solo sui giornali e sui siti». Se ne parla da oltre un anno, come mai aprite gli occhi solo ora? «Perché i documenti sono stati gelosamente tenuti nascosti e solo in questi giorni i partiti e i sindacati hanno avvertito il pericolo che si annida in quelle bozze: per la scuola è un salto nel vuoto, l’idea di regionalizzare i contratti met-

I

te a rischio l’unità culturale del Paese. Altro che modello federalista tedesco, qui si va verso la disintegrazione. Credo che il Parlamento debba assumersi fino in fondo il compito di cambiare quelle intese: la scuola, la sanità, le infrastrutture stradali e ferroviarie, l’ambiente, l’energia e i beni culturali sono l’ossatura di un Paese e debbono restare nelle mani dello Stato e non polverizzate alle regioni con la formula Arlecchino del “taylor made”.

ti di italiano o matematica che lavorano nella stessa scuola, è l’anticamera del caos». Perché l’idea dei concorsi regionali non può camminare, secondo lei? «Oggi il concorso è su base nazionale ma le graduatorie sono già regionali. Il Veneto va oltre perché vuole bandire nuove cattedre sulla base delle proprie esigenze. Assume e paga chi vuole». Certo, dice Zaia, così a settembre tutte le cattedre sa-

«Mancano i docenti per coprire le cattedre N on c’è intesa con le università venete»

«Si corre il rischio di mettere in crisi l’unità culturale del nostro Paese» Il presidente Zaia vuole risolvere due problemi: la carenza di docenti che fa ritardare le lezioni a settembre e rispondere meglio alle esigenze del mercato del lavoro. Cosa non la convince? «Zaia e Bussetti hanno sbagliato strada. Ci sono già le scuole professionali triennali gestite dalla regione ( Enaip, Acli etc) e poi gli analoghi istituti statali con l’esame di maturità. Si tratta di ampliare quest’offerta? Se ne discuta alla luce del sole: le esigenze delle imprese vanno accolte e la Regione ha la competenza esclusiva. Decida in fretta perché lo Stato non ci mette becco, basta evitare doppioni». Cosa ne pensa delle proposte per gli insegnanti? «Mi pare che la confusione regni sovrana. In ballo c’è il futuro di 80 mila dipendenti. Re-

Sandra Biolo, segretaria regionale della Cisl scuola del Veneto

steranno in carico al Miur e gli stipendi li pagherà la Regione? Non lo sappiamo. In ballo ci sono 2,7 miliardi di euro che valgono l’aumento del 28% del Pil veneto e con questi soldi Zaia può trovare le risorse per pagare anche i contributi alle scuole private paritarie, che svolgono una funzione sociale per l’infanzia ma

per la fascia dell’obbligo il servizio pubblico è di ottima qualità e va difeso». Certo, ma il personale che fine farà? «Non penso sia possibile far coesistere due contratti nel mondo della scuola: quello nazionale e quello lombardo-veneto. Non posso trattare con stipendi diversi due insegnan-

lA GrAnDe fUGA Di QUotA 100

Altre 2 mila cattedre da coprire Dal primo settembre andranno in pensione nel Veneto 1.963 tra insegnanti e non docenti cui si aggiungono 35 dirigenti scolastici. Ciò aggraverà ulteriormente la carenza di personale nella scuola, che in regione riguarda migliaia di cattedre coperte con personale precario: il deficit strutturale è di 15 mila docenti.

ranno coperte, o no? «Magari. E chi è mai Zaia… Certo, a ogni settembre il caos regna sovrano, ma il Veneto e le regioni del nord pagano l’emergenza perché gli insegnanti non ce la fanno a coprire tutte le cattedre. Le graduatorie (Gae provinciali) sono esaurite e non ci sono più i prof del Sud che cercano lavoro al Nord. Non ce la fanno a vivere, qui la vita costa troppo e si pesca solo dalle graduatorie nazionali, dove entrano i docenti abilitati che hanno frequentato un corso». Facciamo un esempio concreto? «Parliamo delle maestre. Il problema si chiama numero chiuso alla laurea in Scienze della formazione, con 300 posti l’anno mentre ci sono 900 domande e un turn over di 7-800 maestre in pensione. C’è un gap di 500 posti non col-

bilismo dei cantieri sulla tratta Brescia-Padova e la circostanza riaccende i bollenti spiriti dei Sì Tav nostrani: «Il blocco avrà forti conseguenze negative anche per il Veneto che da solo realizza il 9, 2% del Pil italiano e si ritroverà escluso dalle grandi tratte commerciali europee est-ovest e dall’importantissima “via della seta”, perciò le nostre aziende sono pronte a scendere in piazza a fianco delle piemontesi e di tutte quelle che hanno a cuore lo sviluppo del Paese», annuncia l’imprenditore veronese Germano Zanini a capo di una ventina tra associazioni di categoria, sindacati e ordini professionali. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

mato e nell’arco di un decennio si è creato un deficit strutturale di 5000 maestre nella scuola primaria». La Regione si dice vittima del caos scolastico non complice delle disfunzioni: lei che ne pensa? «L’assessore Elena Donazzan fa parte del Coreco, l’organismo che si occupa di programmare i corsi universitari. Penso che la Regione possa far valere le necessità del nostro territorio. Siamo esasperati, ogni appello è vano, la vera autonomia è quella dell’università che decide da sola. C’è un grande bisogno di insegnanti anche di lettere e matematica. Prima o poi un preside dovrà fare un appello “AAA Cercasi professore” e oggi gli studenti di Scienze della formazione sono già assunti come supplenti da settembre a giugno, mentre studiano per laurearsi. Un vero paradosso. Poi quando un prof si ammala non arriva il supplente e gli studenti sono divisi a gruppi nelle altre classi, anche per settimane». Come si esce dall’emergenza perenne? «Se un Paese non investe nella scuola non ha futuro. Zaia e Bussetti hanno sbagliato strada. In Veneto non arriva più nessuno dal Sud e abbiamo grosse carenze per il sostegno: su 9100 posti previsti, ne sono garantiti solo 4 mila per aiutare i ragazzi a superare gli handicap. Non è finita. Il Veneto ha dovuto restituire 4.039 cattedre al Miur perché non ha gli insegnanti da immettere in ruolo a tempo indeterminato e così si continua a ingrossare l’esercito dei precari: assunti a settembre e licenziati a giugno. Con stipendi al minimo». La sua proposta? «Evitare salti nel buio. Non ci sono i professori, capito? Spero che il Parlamento ne parli. Zaia sta solo cercando di portare a casa 2,7 miliardi di euro, che sono la spesa dello Stato per la scuola in Veneto. Vuole decidere lui come spenderli. Ma va fermato». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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