Ogni minuto di lavoro, ogni gioia, ogni pena e fatica spesa su questa tesi è dedicata a mia madre.
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INDICE Premessa Introduzione 1.Cenni di teoria del restauro Fabiana Gaia Piccininni, Nicoletta Ricciardulli
1.1 1.2 1.3 1.4
Il restauro nell’ottocento: da Viollet-Le-Duc a Ruskin La scuola italiana Il restauro nel post-guerra Il restauro in Spagna dal xix ad oggi
16 17 18 21
2. Spagna islamica
Fabiana Gaia Piccininni, Nicoletta Ricciardulli
2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7
Al-Andalus La casa andalusí Gli scavi archeologi Evoluzione architettonica palatina andalusí La decorazione durante il xii e xiii secolo Lettura antropologica delle cas e arabo andalusí 2.6.1 Struttura sociale e familiare: la donna e la casa 2.6.2 Intimità e differenziazione sessista degli spazi 2.6.3 La dimensione funzionale 2.6.4 La casa nel tempo: evoluzione Architettura domestica in Andalucia. Le evoluzioni 2.7.1 Tipologie 2.7.2 La facciata
26 36 37 38 39 40 40 40 42 43 44 46 49
3. Jerez de la Frontera
Fabiana Gaia Piccininni, Nicoletta Ricciardulli
3.1 Quadro territoriale 3.1.1 Suolo 3.1.2 Idrologia 3.1.3 Flora e fauna 3.1.4 Clima 3.1.5 Collegamenti 3.2 Evoluzione storica della città 3.2.1 Origini della cittá di Jerez 3.2.2 La dominazione Musulmana xii secolo 3.2.3 Assalto di Alfonso VII anno 1133 3.2.4 Conquista Cristiana: Jerez basso medioevale 3.2.5 Il boom economico 3.2.6 Epoca Moderna 3.2.7 La scoperta dell’America 3.2.8 Il Rinascimento 3.2.9 xvii e xviii secolo
52 53 54 55 55 56 58 59 59 60 61 61 62 62 63 63 7
3.2.10 xix secolo 3.2.11 xx secolo 3.3 Evoluzione e pianificazione urbanistica di Jerez durante il xx secolo: La relazione con la cittĂ storica 3.3.1 Prime proposte di pianificazione urbanistica 3.3.2 Plan General del 1959 3.3.3 Plan General del 1969 3.3.4 Il PGOU del 1984 3.3.5 Il PGMO vigente (1995) 3.3.6 Livelli di protezione 3.4 Analisi tipologica degli edifici della cittĂ 3.4.1 Zonizzazione 3.4.2 Sector iii Beaterio
63 65 66 66 67 67 67 69 70 72 78 79
4. Casa palazzo calle Santa Isabel Fabiana Gaia Piccininni, Nicoletta Ricciardulli
4.1 Introduzione 4.2 Rilievo fotografico 4.2.1 Facciata 4.2.2 Patio e piano terra 4.2.3 Patio e primo piano 4.2.4 Secondo piano 4.3 Rilievo geometrico 4.4 Schema distributivo 4.5 Rilievo materico 4.5.1 Tipologia murature 4.5.1.1 Muratura in mamposteria 4.5.1.2 Muratura in silleria 4.5.1.3 Muratura in laterizi 4.5.2 Tipologia solai e copertura 4.5.3 Piante 4.5.4 Sezioni 4.5.5 Dettagli costruttivi 4.5.5.1 Fondazioni 4.5.5.2 Solaio in legno con voltine in laterizio 4.5.5.3 Solaio con travi in acciaio 4.5.5.4 Solaio in legno con doppia orditura e controsoffitto in camorcanna 4.5.5.5 Collegamento verticale su volta rampante 4.5.5.6 Copertura inclinata in legno su falsi puntoni a doppia orditura con assiti in legno 4.5.5.7 Arco tabicato 8
108 109 112 113 116 118 121 130 134 135 135 136 137 138 142 146 156 156 158 160 162 164 166 168
4.5.5.8 Arco in silleria 4.6 Rilievo patologico 4.6.1 Piante 4.6.2 Sezioni
169 171 174 178
5. Recupero e valorizzazione della Casa Palazzo Jerezana 5.1 Il progetto
188
188 200 202 204 208 212 220
Fabiana Gaia Piccininni, Nicoletta Ricciardulli
5.1.1 5.1.2 5.1.3 5.1.4 5.1.5 5.1.6 5.1.7
Interventi Riferimenti architettonici Destinazione d’uso Schema distributivo Le piante Le sezioni Il prospetto
5.2 Eredità del costruito: reinterpretazione dello stile moresco
222
5.2.1 Recupero degli elementi costruttivi tradizionali 5.2.2 L’estetica moresca: lo zelige come ornamento. 5.3 Valorizzazione del costruito dismesso tra conservazione e integrazione dell’immagine.
222 232
Nicoletta Ricciardulli
236
Fabiana Gaia Piccininni
5.3.1 Riferimenti architettonici 5.3.2 Nuovi materiali costruttivi
236 242
Conclusioni Render di progetto Note Bibliografia Sitografia Ringraziamenti
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Premessa
Il presente lavoro di tesi si pone come obiettivo un percorso di analisi storico-funzionale avente come oggetto di studio la casa palazzo Jerezana, un’architettura tipica della cultura islamica instauratasi in Spagna, soprattutto in Andalucia, che attualmente riversa in condizioni di abbandono. Si tratterà, in specifico, del restauro del manufatto architettonico con il fine di preservarne e valorizzarne il valore storico-artistico del bene. Si è cercato di elaborare il progetto di intervento partendo da un’approfondita conoscenza tecnico-scientifica di tutti i suoi elementi, materiali e immateriali, in modo tale da poterne sviluppare un progetto di impronta contemporanea che ne preservi la storicità. Pertanto è stata elaborata una proposta progettuale in grado di valorizzare l’architettura esistente senza, però, intaccare la sua identità.
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Introduzione
Grazie all’esperienza di Tirocinio formativo tenutosi nella città di Siviglia, presso lo studio EQUS ARQUITECTOS, è stato possibile prendere conoscenza della casa palazzo sita a Jerez de la Frontera. La scelta di lavorare proprio su questo manufatto è stata dettata dalla particolarità dei suoi metodi costruttivi, dalla situazione di abbandono in cui versava e dal suo carattere storico-artistico derivante dalla cultura islamica. La casa palazzo oggetto di tesi fu costruita nel XVIII secolo con funzione residenziale. Il manufatto si colloca nel centro storico di Jerez della Frontera, una città influenzata da molteplici culture insediatesi nei secoli. A tal proposito, per comprendere la nascita e l’evoluzione delle case palazzo in Spagna, è stato necessario un excursus sulla dominazione araba, durata otto secoli, che ha influito sul carattere artistico e architettonico dei secoli successivi. Sono state individuate quelle che sono le architetture più preziose e caratterizzanti del periodo, che tutt’oggi abbelliscono il contesto urbano, e si è passato ad analizzare l’ambito dell’architettura domestica andalusí, sia in ambito antropologico che architettonico, per comprendere le funzioni e le ragioni della nascita di questi particolari palazzi. La prima parte del presente elaborato , quindi, sarà proprio caratterizzata dalla conoscenza storica, partendo da scala nazionale fino ad arrivare a quella regionale e, infine, a quella urbana. Successivamente verranno analizzati, in maniera approfondita, i diversi aspetti architettonici, tecnologici e compositivi dello stato di fatto, al fine di procedere a una corretta progettazione volta a preservarne l’identità.
Infine, si procederà alla parte progettuale che affronterà due argomenti principali che, nella loro unione, compongono quello che è il progetto di recupero e valorizzazione della casa palazzo. Il primo ambito di progetto riguarderà l’aspetto formale e stilistico della casa palazzo, ponendo l’attenzione sul recupero dei metodi costruttivi tradizionali e lo studio dell’aspetto ornamentale moresco. Il secondo andrà a occuparsi della valorizzazione del costruito dismesso ponendo l’attenzione sui nuovi metodi costruttivi che dialogheranno con la struttura esistente.
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CAPITOLO 1
Cenni di teoria del restauro
1.1 Il restauro nell’ottocento: da Viollet-Le-Duc a Ruskin “Il restauro architettonico è concezione tipica moderna, che muove da un modo nuovo e diverso di considerare i monumenti del passato e di intervenire su di essi, modificandone la forma visibile e l’organismo strutturale. Il principio fondamentale del restauro è quello di restituire l’opera architettonica al suo mondo storicamente determinato, ricollocandola idealmente nell’ambiente dove è sorta e considerandone i rapporti con la cultura ed il gusto del suo tempo; è contemporaneamente viva ed attuale, quale parte valida ed integrante del mondo moderno.”1 La moderna concezione di restauro dei monumenti si fa risalire al 1794, anno in cui la Convenzione Nazionale francese emana un decreto per la conservazione dei monumenti a seguito dei danni causati dalla Rivoluzione. A partire da questo momento ebbero inizio una serie di iniziative culturali e programmatiche finalizzate alla conservazione del patrimonio ereditario; fra i più importanti teorici del momento troviamo Viollet-le-Duc e John Ruskin.
Fig.1 Le Château de Pierrefonds (1857-1866) Prima e dopo il restauro di Viollet-Le-Duc
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Viollet-le-Duc (1814-1879), architet-
to francese storico e teorico dell’architettura e del restauro, teorizza il cosiddetto “restauro stilistico”, teoria che costituirà la modalità prevalente per tutto l’Ottocento. Il suo approccio si fondava sul criterio di analogia, richiamando il concetto di “stile” inteso come realtà storico-formale unitaria, riducendo il monumento alla sua unità stilistica, annullandone la propria individualità; il restauratore era chiamato ad operare come l’artista originale dell’opera, riportando le caratteristiche generali di uno stile ignorando le vere qualità formali proprie del manufatto. Questo approccio al restauro causava la legittimazione di ricostruzioni, rifacimenti e aggiunte, basate solo su analogie tipologiche e stilistiche con altri monumenti, alterandone la struttura e la forma dell’opera. In forte opposizione all’unità stilistica di Viollet-le-Duc, in Inghilterra prende piede il “restauro romantico” teorizzato da John Ruskin (1819-1900); testimone dello sviluppo socio-culturale dell’Inghilterra e delle trasformazioni dell’Europa in seguito alla Rivoluzione Industriale, rifiutò qualsiasi innovazione che le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche potevano apportare, sostenendo invece la necessità di un restauro più attento alla storia che all’estetica. Per lui il restauro equivaleva a distruzione, quindi l’unica operazione consigliata era la manutenzione la quale permetteva di evitare il restauro. Le sue teorie si basavano su un profondo rispetto dell’opera, con una conseguente repulsione per l’intervento dell’uomo a favore di un atteggiamento che promuoveva il declino del monumento, lasciandolo cadere in rovina così da eliminare ogni possibilità di aggiunta poiché causa di distruzione e creazione di menzogna.
CAPITOLO 1
1.2 La scuola italiana Nel 1880-1890 in Italia iniziano a diffondersi diverse correnti di pensiero legati al concetto di monumento come documento storico. Nacque il “restauro storico” sostenuto da Luca Beltrami, fondato sulla ricerca della verità obiettiva nei fatti e la convinzione che ciascun monumento è un organismo distinto e concluso, così da abbandonare il pensiero di ricavare per analogia elementi e forme da altri monumenti, considerando arbitraria e perciò falsificatrice ogni pretesa di inventiva personale.
Fig.2 La criticata ricostruzione del campanile di San Marco ad opera di Beltrami “Com’era e dov’era”.
Camillo Boito (1836-1914), definisce
i principi fondamentali del “restauro filologico o scientifico” che affrontava il rapporto con il mondo scientifico e tecnologico come supporto ai fini di un intervento conservativo. L’intervento di restauro implicava un’operazione selettiva finalizzata a conservare tutto quello che risultava rilevante sotto il profilo storico-artistico e liberando il manufatto da ciò che non lo era, alla luce di analisi storiografiche. Nel 1883, nell’ambito del IV Congresso degli Ingegneri e Architetti enuncia i principi fondamentali del restauro in un documento considerato una delle prime
importanti carte del restauro, da cui derivano le teorie del restauro e gli sviluppi sui metodi e i criteri di intervento che hanno caratterizzato l’Italia nella prima metà del Novecento. La carta si può riassumere nei seguenti punti: 1. I monumenti valgono non solo allo studio dell’architettura, ma quale documento della storia dei popoli e perciò devono essere rispettati; 2. Essi devono essere piuttosto consolidati che riparati, piuttosto riparati che restaurati, evitando aggiunte e rinnovamenti; 3. Qualora le aggiunte siano indispensabili per ragioni statiche o per altri motivi, devono essere eseguite sopra dati assolutamente certi e con caratteri e materiali diversi, ma conservando il suo aspetto attuale e la sua forma architettonica; 4. Le aggiunte operate in tempi diversi devono essere considerate parti del monumento e mantenute. Dalle posizioni di Boito derivò il restauro scientifico fondato sulla consapevolezza che ciò che si restaurava doveva essere conosciuto in tutte le sue parti al fine di poter garantire la sua conservazione, cosicché lo studio del monumento iniziò ad indirizzarsi verso la ricostruzione della sua storia costruttiva e trasformativa. Da quel momento gli interventi di restauro effettuati sui monumenti furono essenzialmente ricondotti a 4 tipologie principali: consolidamento; ricomposizione (anastilosi); liberazione; integrazione e rinnovo. Dopo Boito fu l’ingegnere Gustavo Giovannoni (1873-1947) a teorizzare e ad applicare i principi del restauro scientifico che trovarono codificazione con la Carta di Atene del 1931. In tale documento si proponeva una costante opera di manutenzione e consolidamento dei monumenti ammettendo l’impiego di mezzi tecnici e sistemi costruttivi moderni fino ad allora non
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consentiti. Nel 1932 rielabora i principi nati dalla Carta di Atene in una norma nota come “Carta del restauro” volta a conferire maggiore importanza agli elementi documentari rispetto ai valori formali, dando ancora maggior importanza all’opera architettonica quale testimonianza da salvaguardare, poiché esso costituisce la prova della presenza di un certo tipo edilizio o forma stilistica in quel determinato momento e luogo.
Fig.3 L’Arco di Augusto a Rimini prima e dopo i restauri di Augusto Giovannoni
consentiti. Nel 1932 rielabora i principi nati dalla Carta di Atene in una norma nota come “Carta del restauro” volta a conferire maggiore importanza agli elementi documentari rispetto ai valori formali, dando ancora maggior importanza all’opera architettonica quale testimonianza da salvaguardare, poiché esso costituisce la prova della presenza di un certo tipo edilizio o forma stilistica in quel determinato momento e luogo.
1.3 Il restauro nel post-guerra A partire dai primi anni del XIX secolo un aspetto comune a tutti i teorici della cultura del restauro fu costituito dalla frattura che si rivelò tra il momento teorico e quello pratico-operativo. Tale aspetto emerse ancora di più in un momento particolarmente delicato per i monumenti in Europa rappresentato 18
dagli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale (19391945). Iniziarono a rivalutare le basi sul quale si fondava il restauro “filologico” in cui il monumento era considerato in primo luogo un documento storico; si diffuse il restauro critico che privilegiava l’aspetto estetico e letterario dell’opera piuttosto che quello storico. Inizia a diffondersi l’idea di un’architettura che nelle sue forme esprime un mondo spirituale più ampio, capace di assumere con il suo valore artistico importanza e significato nella cultura di un popolo. Da qui ne deriva la definizione di architettura come opera d’arte e compito del restauratore dovrà essere quello di individuare il valore del monumento, cioè di riconoscere in esso la presenza o meno della qualità artistica. Ogni atto finalizzato alla conservazione di un’opera d’arte o di architettura doveva essere sottoposto, di volta in volta, al giudizio critico di chi lo progettava e di chi poi lo realizzava. Tale concezione aveva come finalità la valorizzazione dell’aspetto estetico e prevedeva: l’eliminazione delle parti che, aggiunte nel tempo, avevano alterato i valori estetici peculiari dell’opera; il divieto di operare le ricostruzioni qualora era andata perduta l’unità figurativa a causa di ingenti distruzioni; la ricostruzione limitata ad integrazioni di carattere non sostanziale, in grado di restituire l’unità visiva dell’opera. Ed è proprio sul concetto di restauro inteso come atto critico si fondava la teoria di Cesare Brandi (1906-1988) fondatore e direttore dal 1939 al 1960 dell’Istituto Centrale del Restauro. Con Brandi si affermò una visione critica dell’opera d’arte basata sul riconoscimento della duplice istanza estetica e storica. Tale concezione favorì la riduzione degli interventi di ricostruzione al fine della valorizzazione di una conservazione basata sul restauro preventivo. Il restauro può essere preso in considera-
CAPITOLO 1
zione basata sul restauro preventivo. Il restauro può essere preso in considerazione se basato sul riconoscimento del manufatto quale opera d’arte. In base a questa definizione, un’opera d’arte può essere restaurata solo sulla base dell’approccio estetico all’opera stessa, non questione di gusto ma legata alla specificità dell’arte. Nel 1963 pubblica “Teoria del restauro” in cui definisce il restauro come parte integrante di un sistema teorico fondato sulla concezione dell’opera d’arte come di un oggetto speciale che la coscienza riconosce e ne attribuisce una duplice istanza: l’istanza estetica che corrisponde al fatto basilare dell’artisticità per cui l’opera è opera d’arte e l’istanza storica che le compete come prodotto umano concretizzato in un certo tempo e luogo. Ne derivano due corollari: si restaura solo la materia dell’opera d’arte; ristabilimento dell’unità potenziale dell’opera d’arte. Nella suddetta concezione conservativa rientrava anche qualunque atto finalizzato a tutelare l’ambiente dell’edificio come previsto anche nella Carta di Venezia (1964) in cui il concetto di monumento viene esteso anche all’ambiente circostante dell’opera esaminata. Dalle sue teorie ne derivò la Carta del restauro del 1972, la prima Carta italiana del restauro estesa alla pluralità dei manufatti di valore culturale. Criticò gli interventi come la ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia su progetto di Luca Beltrami e Gaetano Moretti sostenitori del “com’era e dov’era”, dove adottarono materiali e tecniche moderne ma riproponendo la configurazione prima del crollo. In difesa di questo tipo di interventi si schierò Roberto Pane, che introdusse l’istanza psicologica e quindi come tali dovevano essere accettate. Questa concezione trova ancora oggi molti riscontri favorevoli soprattutto in relazione a particolari ambiti socio-cultura-
li che hanno subito forti repressioni culturali e distruzioni anche dopo il secondo conflitto mondiale, in Europa che nei paesi extraeuropei. Un esempio molto significativo è rappresentato dai lavori di ricostruzione del Castello prussiano di Berlino edificato nel 1443 [Fig.4], distrutto in parte dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale e raso al suolo dai russi per la realizzazione del palazzo del partito della Social Democrazia. Il castello in seguito ad un concorso internazionale indetto nel 2002 è stato vinto dall’architetto italiano Franco Stella con un progetto che segue fedelmente le forme del castello originale del 1443 [Fig.5].
Fig.4 Castello prussiano di Berlino
Fig.5 Franco Stella, Progetto di concorso, Berlino 2007
Nella seconda metà del XX secolo, si diffondono teorie orientante verso un restauro definito “tipologico” per la problematica del recupero dei centri storici e del patrimonio edilizio esistente. Il restauro tipologico si fondava su un’indagine conoscitiva analitica, storica fisica della realtà urbana ed architettonica, che ha resistito ai naturali
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mutamenti prodotti dal tempo e dai diversi usi. Privilegiava l’individuazione del “tipo”, recuperando il suo valore di permanenza ed immutabilità nel tessuto architettonico ed urbano. Si fondava sull’analisi di un’opera anche rispetto al suo contesto e dalla cui analisi dedurre una linea guida operativa per gli interventi di restauro. Individuati così i “tipi” edilizi originari, di valore storico e le loro possibili varianti, si procedeva alla loro corretta conservazione con un intervento chiaro ed univoco; in tal modo per ogni edificio al quale veniva riconosciuto un valore di arte e di storia e nel quale era possibile rintracciare una tipologia originaria, si tendeva ad eliminare quelle superfetazioni che non rivestivano interesse ai fini della storia del monumento. Obiettivo principale era quello di analizzare la città storica facendo derivare da questa una normativa di riferimento che poteva servire poi al restauro delle singole architetture. Infatti, solo individuando i “tipi” edilizi era possibile poter definire e riconoscere il valore storico delle opere su cui intervenire. Il restauro tipologico si proponeva l’eliminazione di tutto quanto era stato realizzato sul manufatto architettonico e sulla città in modo non omogeneo e dunque difforme alla logica originaria dell’opera così da poter essere ripresa e mantenuta. Nel 1975 viene approvata la Carta Europea del Patrimonio Architettonico in cui viene a definirsi il concetto restauro come di una conservazione della consistenza materiale attraverso il risultato dell’uso congiunto della tecnica del restauro e della ricerca di funzioni appropriate. Si viene a formare il restauro conservativo che punta ad un intervento per il quale non esistono elementi da privilegiare rispetto ad altri che non lo sono o ai quali non viene riconosciuto un valore tale da richiederne la conservazione. La linea guida principale è quella di
una conservazione rispettosa di tutte le fasi di cui l’opera è stata ed è protagonista, sul riconoscimento di ogni architettura come un documento irripetibile, sede di testimonianze del passato, espresse in modo unico e singolare. La conservazione si realizza mediante materiali, elementi e tecniche compatibili con l’esistente; rifiuta qualsiasi forma di riduzione dell’attuale consistenza materiale; procede con aggiunte da realizzare con libertà espressiva a condizione che non penalizzi l’esistente ma stabilendo con questo un chiaro dialogo formale. La conservazione integrale consente ed ammette la trasformazione dell’esistente e dunque la modificazione del documento solo e soltanto quando non è possibile procedere diversamente per impossibilità tecnologica o per esigenze di ordine vitale.
Fig.6 Pisa, “casa torre” in una ricostruzione tipologica e alcuni resti visibili attualmente nel centro storico (2006)
CAPITOLO 1
1.4 Il restauro in Spagna dal xix secolo ad oggi
Verso la fine del 1800 in Spagna inizia a diffondersi una consapevolezza in merito alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio artistico presenti all’interno della penisola iberica; solo alcuni edifici emblematici del patrimonio architettonico spagnolo però vengono presi in considerazioni. Tra i teorici di questi anni troviamo
Vincente Lampérez y Romea (18611923), professore di Teoria dell’Architettura nell’Accademia di Madrid, il quale raccoglie in 2 testi fondamentali i suoi ideali, fortemente influenzati dai principi del restauro stilistico di Violletle-Duc, basati sulla ricerca dell’unità di stile del monumento dando la possibilità all’architetto di ricostruire lo stesso identico volume se questo si è perso. Un esempio del suo operato è il restauro della facciata della Cattedrale di Cuenca [Fig.7]. Andata persa la facciata barocca originale, la restaurò seguendo le teorie di Viollet-Le-Duc, mantenendo una purezza di stile e una reiterazione degli elementi interni all’esterno.
Fig.7 Facciata della Cattedrale di Cuenca
Più vicino alle teorie di Ruskin e al restauro romantico troviamo Leopoldo Torres Balbás (1888-1960) che sosteneva un approccio limitato al consolidamento o alla manutenzione, una conservazione architettonica senza
libere interpretazioni più vicina alle teorie di Ruskin e il restauro romantico. La sua opera di restauro più importante fu sicuramente il restauro conservativo dell’Alhambra, un complesso palaziale andaluso a Granada formato da diversi palazzi, torri e giardini [Fig.8,9]. L’architetto operò seguendo due tipi di intervento: il restauro di spazi ampiamente degradati includendo la sostituzione delle stanze originali con l’utilizzo di materiali nuovi; la rimozione di interventi ritenuti da lui aggiunte di poca importanza, restaurando il restaurato.
Fig.8 Alhambra
Fig.9 Alhambra, patio.
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Più tardi vengono emanate le prime leggi a tutela del Patrimonio Artistico e Storico ma gli interventi erano sempre limitati agli edifici più emblematici e ad un restauro del patrimonio nazionale come dimostrazione del genio e del potere del popolo. Le attività non portarono ad un rinnovamento disciplinare come in Italia, ma erano diretti alla ricostruzione, al completamento o alla liberazione dal Barocco ed a una ricostruzione di edifici religiosi legati al regime del Caudillo. Le circostanze politiche e socio-economiche che attraversarono la Spagna non furono favorevoli nel campo restaurativo soprattutto nel secondo terzo del secolo, che, finito il periodo del dopoguerra entrò in una dinamica in cui ricostruzione e ritorno ai principi storici era la tendenza dominante. Ad oggi la pratica restaurativa in Spagna segue un approccio molto soggettivo, dove l’architetto ha a disposizione solo 6 criteri da seguire: conservazione dell’autenticità del materiale e del carattere; compatibilità; reversibilità degli interventi; durabilità: distinguibilità e sostenibilità ambientale ed economico.
Fig.11 Castello di Matrera
Fig.12 Castello di Matrera dopo il criticato restauro
Fig.10 Restauro del CaixaForum, Madrid Fig.13 Architetto Ferran Vizoso, Restauro antica chiesa, Tarragona, Spagna
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CAPITOLO 1
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CAPITOLO 2
Spagna islamica
2.1 Al-Andalus Al-Andalus (in arabo: سلدنألا), ovvero Spagna Islamica, è il nome che gli arabi diedero alla parte della Penisola Iberica e della Settimania, al sud della Francia, da essi controllata e governata. L’influenza araba, in Spagna, ha avuto una marcata ripercussione nell’attuale configurazione del Paese. L’attuale assetto culturale, architettonico e artistico spagnolo non può prescindere da ciò che è stato uno dei periodi storici più importanti e duraturi della storia spagnola: la dominazione araba. All’inizio dell’VIII secolo il popolo arabo era una delle civiltà più potenti dell’epoca, oltre ad essere il principale rivale della Chiesa Cattolica. L’entrata araba nella penisola spagnola può essere ricondotta a diverse cause: politiche, come la volontà di intervenire e porre fine alle guerre visigote, ma anche economiche, grazie alle diverse leggende che giravano all’epoca sulle enormi ricchezze presenti sul territorio spagnolo. Seppure la presenza araba abbia caratterizzato la storia della Spagna per 8 secoli, la conquista avvenne in tempi molto brevi: in soli 7 anni tutto l’attuale territorio spagnolo era stato conquistato ad eccezione di alcune
zone montane del Nord. Quindi, mentre l’Europa viveva l’epoca feudale, dopo la caduta dell’Impero Romano, e si evolveva verso l’arte e l’architettura visigota, poi romanica e gotica, la Spagna entra in questo capitolo di storia con l’invasione islamica. Solo il nord mantenne alcune fortezze e regni indipendenti che avrebbero continuato a edificare in stile europeo medievale. Quando i musulmani arrivarono nella penisola iberica, il loro stile era nettamente africano; ma andarono progressivamente instaurando uno stile più ispanico che li allontanarono dalle tendenze africane. Crearono un nuovo stile pieno di novità tecniche e stilistiche, che arriva alla maturità nello stile Califal, tipico di Cordoba, il cui massimo esponente stilistico è senza dubbio la Mezquita. Gli Ottocento anni di storia di dominio islamico furono caratterizzati da una curiosa fusione stilistica data dalla coesistenza di varie religioni: ebrea, musulmana, cristiana. Questo portò alla luce edifici in stile mozárabe, mudéjar ecc. A seguire si analizzano alcune architetture simbolo del dominio arabo.
Fig.14, Fig.15 (a destra) Individuazione della regione dell’Al-Andalus confrontata con l’attuale conformazione della Spagna con le sue 17 comunità autonome. 26
CAPITOLO 2 GRANADA
granada
Fig.16 Localizzazione Granada
Alhambra Città palatina situata sulla collina della Sabika formata da insieme di palazzi, giardini e una fortezza costruiti in epoche diverse. I primi riferimenti ad un sito militare risalgono al X secolo, ma fu Muhammad ibn Nasr (XIII secolo), primo monarca del Regno Nazarí, che fece edificare il primo nucleo del palazzo. Gli edifici più lussuosi, i palazzi nazarì, risalgono al XIV secolo. Lo stile granadino nell’Alhambra rappresenta il punto supremo raggiunto dall’arte andalusa, che non si realizzò fino alla metà del secolo XIV con Yusuf I e Muhammad V nel 1333 e 1354. Dichiarata Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’UNUNESCO e candidata come una delle sette meraviglie del mondo moderno.
Fig.19 Vista panoramica dell’Alhambra
Fig.17 Vista interne dell’Alhambra
Fig.18 Vista patio dell’Alhambra
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CORDOBA
cordoba
Fig.20 Localizzazione Cordoba
Mezquita Una delle principali espressioni dell’arte arabo-islamica e dell’architettura gotica e rinascimentale dell’Andalusia, costruita tra il 786 e il 988, questa Moschea fu, nell’antichità, la più grande del mondo. La costruzione sorge sul sito in cui si ergeva l’antica chiesa visigotica di San Vincenzo, non lontana dal Guadalquivir. Quando i musulmani occuparono Cordova nel 756 la chiesa fu inizialmente suddivisa e utilizzata contemporaneamente da musulmani e cristiani. Fu dichiarata Patrimonio Culturale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1984 e al suo interno si possono ammirare diversi stili architettonici: ispano-romano, visigoto, siriano, persiano e bizantino.
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Fig.22 Colonne ed archi della moschea
Fig.21 Vista interna Mezquita
CAPITOLO 2
Ciudad-Palacio de Medina Azahara Costruita ai piedi della Sierra Morena nel X secolo, la città-palazzo di Medina Azahara era residenza reale e sede del governo del Califfato di Cordoba. La sua architettura riflette la magnificenza e il potere di Abd ar-Rahman III, ultimo dei grandi califfi cordobesi autoproclamatosi nel 929 d.C. Questa città è strutturata in tre livelli. Quello più basso è costituito dalle case, sul livello più alto si trovava l’Alcazar reale che possedeva una copertura in oro e marmo. Molto probabilmente la città fu saccheggiato dai crociati durante la Reconquista. Questa città esistette solo per 70 anni. Le continue guerre susseguitesi all’inizio dell’XI secolo ne proclamarono la sua scomparsa.
Fig.23 Viste dell’attuale stato del palazzo
Fig.24 Archi a ferro di cavallo circolare decorati
Fig.25 Archi a ferro di cavallo circolare
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GORMAZ - SORIA
gormaz
Fig.26 Localizzazione Gormaz
Castillo Questa fortezza islamica, costruita alla fine del X secolo, divenne un elemento chiave della difesa musulmana contro i regni cristiani del nord e contribuì a tenerli lontani da Medinaceli, che delimitava il confine tra cristiani e musulmani. Prova della grandiosità di questa costruzione difensiva è che è diventata la più grande fortezza europea della sua epoca con un perimetro murato di 1.200 metri e 28 torri.
Fig.27 Foto aerea dei resti della fortezza
Fig.28 Arco a ferro di cavallo
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Fig.29 Vista della fortezza dai piedi della collina
CAPITOLO 2 TOLEDO
toledo
Fig.30 Localizzazione Toledo
Mezquita del Cristo de la Luz Attualmente ex moschea, all’epoca era conosciuta come Mezquita Bab-al-Mardum (in arabo: باب دجسم مودرملا), nome che deriva dalla porta cittadina Bab al-Mardum. È una rarità in quanto si trova nello stesso stato in cui fu costruita originalmente. L’edificio è a pianta quadrata, misura all’incirca 8m x 8m, è tipica di paesi come la Tunisia o l’Egitto. La struttura è una copia della Mezquita di Cordoba: gli archi polilobati e intrecciati che si vedono sulle facciate e le volte a crociera, corrispondono a modelli utilizzati a Cordoba. In questa moschea nascono quelli che sono gli archi decorativi ce caratterizzeranno le chiese mudéjar toledane.
Fig.33 Vista esterna Mezquita del Cristo de la Luz
Fig.31 Archi polilobati
Fig.32 Archi a ferro di cavallo circolare
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MALAGA
malaga
Fig.34 Localizzazione Malaga
Alcazaba Questo palazzo-fortezza, il cui nome in arabo significa cittadella, è uno dei monumenti storici della città di Malaga. Le sue mura e torri difensive, che si conservano ancora in buono stato, fanno dell’Alcazaba una delle opere militari della cultura islamica che meglio è perdurata nel tempo. Il sito dove sorge ospitava in antichità una fortificazione fenicia sulle cui rovine fu costruita una nuova fortezza da Abd al-Rahman I nell’VIII secolo. ll motivo per il quale questo monumento risalta è l’essere riuscito ad unire i bisogni difensivi con la bellezza dei suoi edifici e giardini. Uno spazio in cui si coniuga perfettamente storia e bellezza artistica-architettonica.
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Fig.36 Vista panoramica della fortezza
Fig.35 Vista interna alla fortezza con dettaglio di un ingresso con arco a ferro di cavallo
CAPITOLO 2 ZARAGOZA
zaragoza
Fig.37 Localizzazione Zaeagosa
Palacio de la Aljafería Palazzo fortificato, costruito nei pressi di Zaragoza, riflette il massimo splendore raggiunto dal regno taifa nel IX secolo. Come la mezquita di Cordoba, il suo valore risiede nelle numerose e diverse manifestazioni artistiche risultanti dal percorso storico del monumento: alcazar islamico hudí, palazzo medievale mudéjar, palazzo dei Re Cattolici, carcere dell’Inquisizione, caserma militare e sede delle Corti d’Aragona, funzione che svolge attualmente. Nella struttura architettonica sono perfettamente distinguibili i vari interventi compiuti nel corso dei secoli fino alle ristrutturazioni e ampliamenti effettuati in epoca moderna e contemporanea.
Fig.39 Vista esterna del Palacio de la Aljafería
Fig.38 Archi polilobati
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SEVILLA
sevilla
Fig.40 Localizzazione Sevilla
Giralda Il campanile della Catedral de Santa María de la Sede, conosciuto anche come la Giralda, è una delle grandi icone per le quali è conosciuta in tutto il mondo la città di Siviglia. I suoi 104,1 metri di altezza l’hanno resa per secoli la torre più alta della Spagna e una delle costruzioni più alte e famose di tutta Europa -la Torre di Pisa misura 55,8 metri. I due terzi inferiori della torre sono stati costruiti nel XII secolo come minareto di una moschea mentre il terzo superiore risale al XVI secolo e si è alzato per ospitare le campane dell’attuale cattedrale in modo che la sua architettura è rinascimentale. Entrambe le parti sono perfettamente unite e convivono in armonia.
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Fig.42 Vista Catedral de Santa María de la Sede
Fig.41 Giralda
CAPITOLO 2
Alcázar
Torre del Oro
Testimone della storia di Siviglia, l’Alcázar di questa città è stato innalzato su un insediamento romano e, più tardi, visigoto. Nel corso della storia è stato oggetto di diversi stili: dall’islamico dei suoi primi abitanti, al mudéjar e al gotico del periodo successivo alla conquista della cittá da parte delle truppe castigliane. È stato residenza reale durante il regno di Pedro I “El Cruel”, attualmente continua ad essere la residenza dei Re di Spagna durante le loro visite ufficiali alla città di Siviglia.
Eretta nel XIII secolo, il suo nome in arabo, Borg-al-Azajal, fa riferimento al riflesso dorato che emette la propria torre sul fiume Guadalquivir. È composta da tre sezioni: la prima, dodecagonale, costruita dal governatore almohade di Siviglia; la seconda, anch’essa dodecagonale, fatta costruire da Pietro I di Castiglia, nel XIV secolo; La terza sezione, di forma cilindrica coronata da cupola, costruita nel 1760 dall’ingegnere militare Sebastian Van der Borcht Oggi ospita un Museo Navale.
Fig.43 Giardino all’interno dell’Alcazar
Fig.42 Torre del Oro
Fig.45 Patio de las Doncellas, Alcazar
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2.2 La casa andalusí Per una completa conoscenza delle case palazzo è necessaria l’indagine sull’architettura domestica andalusí del XII e XIII secolo. Esiste un certo parallelismo tra l’aspetto chiuso e intimo che presenta la città islamica rispetto all’esterno e l’architettura residenziale che si sviluppa al suo interno. Tanto nell’ambito domestico come in quello dei palazzi l’ornamento è praticamente assente. Appena esistenti sono le finestre che danno sulla strada e, quando sono presenti, sono alte o sono composte da celosías2, ciò ha il fine di proteggere la privacy degli abitanti dalla curiosità di chi percorre la strada. L’ingresso viene posto sempre in strade strette senza uscita, in modo tale che queste siano transitate solo dal vicinato. L’ingresso alla casa non è mai diretto, vi è sempre uno zaguan15 che si affaccia in uno dei lati del nucleo principale della struttura: il patio. Al patio si aprono tutte le camere e le dependance per ottenere luce e ventilazione necessarie. Il patio, insieme ai saloni, sono gli unici elementi dove vi è decorazione. I patii delle
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Fig.46 Ricreazione ipotetica di una casa andalusí
case di questo periodo sono composti da uno o due portici. Questi elementi hanno un triplice fine: sostegno delle gallerie; migliorano la fruibilità della casa in quanto creano uno spazio di transizione tra patio e soggiorni; danno carattere allo spazio. Un’altra peculiarità delle case andalusí è la presenza di grandi sale rettangolari, situate nelle campate nord e sud, sempre se lo spazio è tale da ospitarle. Al loro interno si aprono una o due camere, agli estremi, alla quale si accede attraverso grandi archi semplici o doppi. In questi saloni la decorazione si sviluppa in modo più sfarzoso, ciò è dato dalla funzione di ostentazione sociale che caratterizzano tali dependance come spazi destinati a visite e riunioni familiari. La cucina è uno degli ambienti imprescindibili dell’architettura residenziale. Questa viene posta nella campata est o ovest, presentandosi come uno degli ambienti più definiti della casa: il braciere, la credenza, il poyo3 non mancano mai. La latrina viene solitamente ubicata in uno degli angoli del patio
CAPITOLO 2
così che sia addossato al muro esterno. La presenza di una scala, o anche due, normalmente situata in uno degli angoli del patio, è segno di continuità e sviluppo dell’ambito domestico nelle piante superiori. Questo spazio, chiamato algorfa4, si estendeva al di sopra delle campate che non erano occupate dal salone principale, poiché l’altezza di quest’ultimo non permetteva la collocazione di camere al di sopra.
2.3 Gli scavi archeologici Gli scavi archeologici, iniziati nel 1981, diedero alla luce abitazioni che compongono una manzana5 perfettamente delimitata dalle strade. Grazie al perfetto stato di conservazione di questi resti, è stato possibile studiare i diversi aspetti della vita urbana: l’organizzazione dello spazio domestico, la decorazione architettonica e l’organizzazione in altezza; caratteri fondamentali per lo studio delle case andalusí. Altri resti, rinvenuti negli ultimi anni, hanno contribuito a rinnovare la
conoscenza dell’architettura domestica ispano-musulmana. Tra questi troviamo Šalţīš [Fig.47] a Huelva, popolazione abbandonata rinvenuta dopo la conquista castigliana alla metà del XIII secolo. Gli scavi (1988-1992) [Fig.48] permisero di recuperare un importante spazio urbano, composto da varie abitazioni in ottimo stato, e le strade che le delimitavano. Oltre Šalţīš, il Gharb al-Andalus6 ha dato un importante contributo allo studio delle case andalusí attraverso gli scavi di Silves e di Mértola (Portogallo). In quest’ultima sono state localizzate dieci case, quattro delle quali leggibili in tutta la loro planimetria, dell’epoca almohade. Di altrettanta importanza sono stati gli studi delle zone nordafricane, sia quelli inerenti allo studio dell’architettura tradizionale magrebí, sia la parte archeologica. Il Maghreb7 porta quella che è la testimonianza etnografica delle società tradizionali che permette di comprendere come l’abitazione fosse il palcoscenico dell’attività quotidiana familiare.
Fig.48 Resti dell’isola di Šalţīš a Huelva
Fig.47 Ricostruzione di un quartiere di Šalţīš
Fig.49 Ricostruzione digitale isola di Šalţīš
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2.4 Evoluzione architettonica palatina andalusí
Gli scavi della città palatina di Medīnat al-Zahrā8, porta alla luce palazzi con organizzazione di tipo orientale. Questi edifici presentano un grande patio centrale a cui si apre il salone e altre quattro sale di dimensioni minori [Fig.50]. Oltre a questo spazio pubblico, vi sono altri quattro nuclei, negli angoli, con funzione domestica, quasi completamente isolati dal patio centrale. Una simile disposizione dello spazio pubblico e privato si trova nel Castillejo de Monteagudo a Murcia (dal 1150), anche se in questo caso si nota la tendenza palatina occidentale: pianta del settore principale non più longitudinale; al contrario, l’ingresso è decentrato in uno degli angoli e lo spazio si sdoppia in entrambe le estremità dell’asse maggiore. I tre angoli restanti vengono occupati da quello che è il nucleo abitativo organizzato intorno a un piccolo patio centrale, come ricordo degli antichi schemi orientali. Un parallelo al palazzo murciano è il palazzo della Zisa a Palermo [Fig.51], edificio siculo-normanno contemporaneo al
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Fig.51 Palazzo della Zisa, Palermo
Castillejo. La pianta superiore presenta, al centro, un’area di rappresentanza, composta da un patio porticato sul cui si apre una sala rettangolare con camere da letto. Agli estremi nord e sud si localizzano le dependance private, organizzate intono ai rispettivi patio.
Fig.50 Case con patio a Medīnat al-Zahrā
CAPITOLO 2
2.5 La decorazione architettonica durante il
XII e XIII secolo
Gli alarifes9 andalusi impiegavano differenti tecniche e materiali per l’ornamento architettonico, in generale povero dal punto di vista costruttivo: la tinteggiatura del basamento e dei soffitti, il legno lavorato, la pietra e il marmo intagliato e, soprattutto, l’esterno in gesso. Il tipo di decorazione scolpita ricopriva gli edifici ispano-mussulmani indipendentemente dalla loro funzione: fortezze, moschee, palazzi e umili residenze; persino sinagoghe, residenze dei principi cristiani e conventi facevano uso delle arti degli artigiani andalusi e mudéjares. L’élite governante utilizzò questo tipo di decorazione architettonica anche come strumento di diffusione e propaganda delle proprie ideologie. Il gesso intagliato che decorava gli edifici dell’epoca almorávide mostra nella sua raffinatezza un’arte intimamente legata alla tradizione decorativa delle prime taifas10. Ne sono prova la Qubba almoravide di Marrakesh [Fig.52] e la moschea Qarawiyīn di Fez [Fig.53]. Senza dubbio, l’interruzione del movimento almohade in Magreb e nello
al-Andalus ebbe ripercussioni nel mondo artistico; ebbe inizio la diffusione di un nuovo stile decorativo basato sulla semplificazione dei vecchi temi e la condanna del lusso superfluo. Nel 1172 inizia la diffusione di questo stile, che già aveva trovato approvazione nel resto dell’Occidente musulmano, nel Levante peninsulare; esso prevedeva la purezza delle linee, il contrasto, la semplicità e gli sfondi spogli per lasciare spazio all’arte almorávide e mardanīší11. Uno degli aspetti dell’arte almohade era la sua influenza nell’architettura domestica, che dimostra che quest’arte non era solo un’espressione estetica dell’élite, ma anche dell’intera società andalusí dell’epoca. Gli scavi di Siyāsa (Cieza-Murcia), hanno permesso di studiare case di differenti dimensioni, che non avevano niente in comune con i palazzi, e la cui decorazione corrisponde, quasi totalmente, all’epoca almohade. La differenza tra decorazione architettonica aulica e domestica è quasi inesistente.
Fig.52 Qubba almoravide di Marrakesh
Fig.53 Moschea Qarawiyīn di Fez
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2.6 Lettura antropologica delle case arabo-andalusí La costruzione della casa e la organizzazione dei suoi spazi si collocano in uno schema culturale ben preciso. L’abitazione rimanda direttamente a un modello culturale che segue un certo numero di variabili: la famiglia, l’economia, le relazioni sociali. Come luogo privilegiato della vita familiare e degli eventi che ne segnano la memoria (nascita, adolescenza, matrimonio, morte), lo spazio abitato è caratterizzato da valori e da segni che ne conferiscono, a chi la abita, un senso di naturalezza simbolica.
2.6.1 Struttura sociale e familiare: la donna e la casa
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La struttura sociale e politica del al-Andalus, come quella del Magreb medioevale e poi quello moderno, si basa su elementi comuni: l’organizzazione della vita sociale intorno al modello patriarcale della “famiglia allargata”. La “famiglia allargata” riunisce nella stessa casa i membri di varie generazioni. Nel fulcro domestico convivono varie cellule coniugali fondate dai discendenti maschi della linea patrilineare, discendenza di sangue che genera unioni di tipo endogamiche sottoposte all’autorità assoluta del padre le cui decisioni, riguardanti il gruppo, sono raramente discutibili. In assenza del capo di famiglia, la moglie assume la responsabilità della casa. Lo spazio domestico riflette chiaramente il concetto di famiglia comunitaria. È risaputo che la casa costituisce, nei paesi del Magreb, il dominio privilegiato della donna, e sembra che la stessa cosa sia successa nell’al-Andalus. L’identità della donna, nella sua dimora, è un concetto chiave dell’organizzazione delle relazioni sociali all’interno della civiltà araba musulmana;
ciò influenza direttamente lo spazio domestico. Il “dentro” viene inteso come spazio domestico privato e femminile, il “fuori” viene visto come spazio esterno pubblico e maschile.
2.6.2 Intimità
e differenziazione
sessista degli spazi
L’identificazione della donna con lo spazio interno, favorisce il concetto che si attribuisce alla casa come luogo chiuso e intimo, femminile per natura, d’altra parte, le si attribuisce il significato di inviolabilità del territorio familiare. Che le case medioevali dell’al-Andalus fossero organizzate in modo tale da preservare l’intimità familiare, viene confermato dai resti archeologici e dalla documentazione giuridico-religiosa. Concretamente, l’intimità della casa, e il suo carattere privato, era evidente già dall’ingresso, nonché dalla facciata interrotta solo dalla porta e da alcune, alte e strane, aperture che non lasciavano né vedere né essere visto. L’intimità era ancora più rafforzata da un altro elemento di transito: il vestibolo di ingresso (chiamato usṭuwān nell’al-Andalus e in Marocco); esso fungeva da intermediario tra esterno ed interno, e conduceva dalla strada al patio interno. L’opposizione tra principio maschile e femminile che si riproduce all’interno dello spazio può tradursi nel seguente modo: la pianta superiore, luminosa, nobile, luogo del focolare familiare, è lo spazio privilegiato dell’uomo e dell’ospite; si contrappone alla pianta inferiore e oscura, luogo degli animali e delle attività essenzialmente femminili (trasportare l’acqua, la legna, dar da mangiare agli animali). Questa opposizione dello spazio domestico non è però segno di dicotomia totale. Infatti, l’osservazione delle pratiche
CAPITOLO 2
ancora in uso nel Magreb, tende a dimostrare che la differenziazione degli spazi femminili e maschili all’interno della casa è caratterizzata da una delimitazione più ”morbida”: durante il giorno, mentre l’uomo è fuori, la casa torna ad essere interamente luogo della vita elementare della donna. La casa ha, quindi, una marcata distinzione sessista degli spazi esterni e interni della dimora; questa differenziazione si rivela molto più leggibile al suo interno, perché è definita essenzialmente da sfere di attività mutanti durante tutto il giorno e nel corso dell’anno.
Fig.54 Salone con una alhanía. Casa del Gigante, Ronda (Malaga)
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2.6.3 La dimensione funzionale Gli ambienti della casa hanno una funzione polivalente, tanto in ambito urbano che rurale, a maggior ragione se si tratta di una casa con pianta monocellulare. Le stanze, chiamate generalmente bayt (plur. buyūt, letteralmente “luogo dove si passa la notte”), che affacciano sul patio, sono oggetto di un vincolo funzionale che varia a seconda del momento della giornata (luogo di riposo, di soggiorno, di accoglienza, di pranzo) o dell’anno [Fig.55]. Ognuna di queste dispone di uno stesso allestimento interno. L’arredamento è ridotto all’essenziale: bauli per i vestiti, tappeti, cuscini. Alcuni elementi architettonici, come nicchie o armadi a muro, fanno in modo che la dualità dello spazio sia possibile; qui vengono riposti materassi, coperte ecc, in modo tale che la mattina seguente la stanza riprenda la sua funzione diurna. Un’altra distinzione della fruibilità degli spazi è data dalla stagionalità: a Marrakech, Rabat, Salé, Fez, la famiglia abitava i piani superiori di in inverno, occupando le stanze più soleggiate, e in estate si spostavano nelle abitazioni più fresche del piano terra. A questi spazi va inevitabilmente aggiunto il patio, considerato, per il suo ruolo preponderante, il vero centro della vita domestica, sia per il lavoro che per il soggiorno. Le stanze situate intorno al patio costituivano lo spazio semi privato in cui si svolgeva la vita di ognuna delle cellule coniugali che componevano la “famiglia allargata”. A tal proposito possiamo rimarcare l’importanza del patio come fulcro sociale indispensabile senza il quale l’individuo non sarebbe completo.
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Fig.55 Salone. Casa del gigante, Ronda
Fig.56 Riproduzione di una alhanía andalusí
CAPITOLO 2
2.6.4 La casa nel tempo Nella città, le differenze che si possono notare, in tema di dimensione, decorazione e raffinatezza architettonica, sono dovute essenzialmente a fattori economici o sociali che non riguardano in alcun modo la scelta della stessa pianta. Il modello è sempre uguale, vi sono solo delle varianti. Generalmente, la ricchezza e lo status sociale del proprietario sembrano potersi misurare dall’estensione in orizzontale del complesso. Gli aspetti comuni, che scindono dalla classe sociale, sono: la distribuzione spaziale; lo spazio di transito; la relazione con il mondo esterno; il patio centrale, centro della vita intima. È evidente che la pianta con patio centrale è fondamentale nella storia architettonica del Mediterraneo,
caratterizzata dalla successiva presenza delle case mesopotamiche, greche e, facendo riferimento al bacino occidentale, dalle dimore puniche e poi romane. Questa tipologia edilizia, nei diversi luoghi, sebbene sia molto simile, si adatta a sistemi culturali molto diversi i cui modi di concepire i luoghi sono decisamente differenti. Sembra quindi opportuno sottolineare che la pianta centrata nelle case ispano-musulmane è una manifestazione delle ampie strutture familiari; è fortemente legata ai concetti di onore del gruppo, della segregazione sessuale e della tutela dell’intimità familiare nel quadro della territorialità domestica; tutti tratti fondamentali della civiltà arabo-musulmana medievale.
Fig.57 Ipotesi casa con patio
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2.7 Architettura domestica Andalucia. Le evoluzioni.
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in
L’architettura rinascimentale e barocca produsse una grande influenza nell’architettura residenziale. Di grande ispirazione sono state l’hospital de Mujeres di Cadiz, con la sua maestosa scala [Fig.58], e il convento de las Desclzas Reales di Madrid [Fig.59]. Tra queste due architetture, l’ospedale sarà quello che costituirà il modello principale della maggior parte delle case che verranno costruite. La pianta di tipo residenziale barocca, costituita da patio centrale con colonne e archi [Fig.61], scala ampia, dall’aria perimetrale e facciata molto decorata, assume a Cadiz una propria personalità. A causa delle ridotte dimensioni spaziali, il patio si riduce (proporzioni medie 4x4 m) e si aumenta l’altezza. La casa palazzo presenta piante di diversa altezza, ognuna con distinti usi. Le colonne e gli archi si sostituiscono con piedritti e spesse travi squadrate in legno. Il carattere palatino viene presto sostituito da quello borghese:
deposito al primo piano, negozi al piano intermedio, l’alloggio al primo piano e i servizi all’ultimo piano. La scala, collocata in un primo momento al lato del patio, si trasla al fondo per dare maggior spazio ai magazzini del piano terra. La soluzione di ampliare la pianta attraverso la traslazione della scala, porta a un nuovo schema capace di adattarsi alle nuove necessità: ogni pianta può essere divisa per collocare un alloggio in ogni pianta o dividerla assialmente per ottenere due abitazioni. Quando il lotto non è sufficientemente ampio, viene utilizzato uno schema dimezzato (la casa media). La facciata presenta vuoti uniformi, in altezza e larghezza, costituendo una griglia che andrà ad accogliere balconi o altri elementi costruttivi. Le colonne del piano terra danno carattere alla struttura basamentale, i piani sovrastanti si semplificano andando ad alleggerire la composizione architettonica che termina con
Fig.58 Scalinata hospital de Mujeres di Cadiz
Fig.59 Scalinata del convento de las Desclzas Reales di Madrid
CAPITOLO 2
una ricca cornice all’ultimo piano. Il patio barocco, di carattere spiccatamente andaluso, acquisisce un tratto distintivo nel periodo neoclassico. L’altezza è più pronunciata e la relazione tra patio e scala si fa più esplicita. La galleria del patio si sviluppa da uno a quattro lati, in base alla dimensione del lotto. Il lato del patio dove non vi è presente una galleria viene lasciata come facciata della casa. La necessita di sfruttare il primo piano per dargli un uso residenziale, porta allo spostamento della scala nella prima campata. Così facendo, si crea la privatizzazione del patio poiché non sarà zona di passaggio per arrivare alla scala. Si sviluppano, così, nuove tipologie di piante, di carattere molto moderno. La evoluzione che si susseguono sono fortemente condizionate da ragioni sia economiche che spaziali. Ciò produsse perdita di flessibilità dei tipi edilizi, ogni volta più rigidi e piccoli.
Fig.61 Patio hospital de Mujeres di Cadiz
Fig.60 Spaccato assonometrico di una ipotetica casa palazzo
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2.7.1 Tipologie
CASAS PALACIOS BARROCAS Patio centrale con colonne e archi, scale ampie di tipo castellano claustral12, facciata molto sfarzosa, decorata con marmo italiano; pianta differenziata per uso; travi, sovradimensionate e squadrate, in legno poggianti su canesillos13. Fig.62 Palacio Bertemati, Jerez de la Frontera Stile: Barocco
CASAS BURGUESAS Y CASERONES BARROCOS Carattere meno nobile delle case palazzo barocche; patio formato da gallerie che si sviluppano su colonne in legno o su grandi travi in legno e canecillos; facciata meno decorativa e piĂš semplice; pianta differenziata per uso. Fig.63 Casa borghese, San Fernando Stile: Caserones Baroccos
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CAPITOLO 2
CASAS BURGUESAS NEOCLÁSICAS patio centrale; corridoi che si sviluppano sulle travi in legno e canecillos; scala posta al fondo del patio; facciata molto decorata; pianta differenziata per uso. Sono edifici che derivano direttamente da case barocche riformate. In molti casi viene suddiviso l’edificio il più abitazioni, soprattutto nel XIX secolo. Un elemento particolare di questa tipologia è la torre di controllo, che non serve solo per vigilare il traffico marittimo ma anche per identificare il prestigio della casa e di chi la abita. Fig.64 Casa del consulado, Malága Stile: Neoclassico
CASAS PLURIFAMILIARES NEOCLÁSICAS POR PISOS Questa tipologia risale alla seconda metà del XVIII secolo e nascono per assolvere al problema del poco spazio. Qui, le piante, non sono differenziate per usi e la facciata si eguaglia in altezza e larghezza. I corridoi che affacciano sul patio sono chiusi con vetrate per privatizzare le abitazioni. Nei lotti di piccole dimensioni, lo schema di patio centrale e corridoi si semplifica: patio addossato al muro di confinamento e corridoi ridotti, solitamente sono tre, due o uno. Successivamente la scala si sposta in facciata, per rendere il patio privato e unirlo all’abitazione del piano terra, sempre che quest’ultimo, non si voglia destinare a uso commerciale. Fig.65 Casa plurifamiliare, Dos Hermanas Stile: Neoclassico
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ARQUITECTURA ISABELINA Tipologia risalente alla seconda metà del XIX secolo. Si costruiscono palazzi borghesi e case plurifamiliari sulla scia della tipologia descritta precedentemente, incorporando elementi decorativi dell’epoca isabellina e dell’eclettismo storico. Fig.66 Palacio de Jabalquinto, Baeza, Jaén Stile: Gotico Isabellino
CASAS DE VECINOS Costituiscono una tipologia abitativa nata per far fronte alla crescente necessità di sistemazione delle case popolari a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Nella maggior parte dei casi si riutilizzano i palazzi o i caseones barrocos. Fig.67 Casas de vecinos, Jerez de la Frontera Stile: Caserones Baroccos
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CAPITOLO 2
2.7.2 La facciata La composizione, delle facciate barocche, si basa nella differenza funzionale per piani: il basamento destinato al magazzino o bottega, la pianta principale destinata all’abitare, l’ultimo piano destinato ai servizi. La decorazione, nell’epoca Barocca, è sfarzosa. Ne abbiamo due esempi imponenti nella città di Cadiz: casa de las Cadenas e casa del Almirante, entrambi con un portale in marmo italiano. Durante l’epoca Neoclassica gli edifici Barocchi furono considerati di cattivo gusto. Architetti come Torcuato Benjumeda e Pedro Ángel Albisu imposero il rigore accademico. Per quanto riguarda l’architettura domestica, la pianta diventa perfettamente simmetrica collocando la scala al fondo del patio in asse con l’ingresso. Persiste la differenza di altezze per piano, nonostante non vi fosse nessuna ragione funzionale in quanto la costruzione di questi edifici, prevedeva solamente l’uso residenziale. I balconi e gli infissi sembrano sproporzionati; ciò accade proprio a causa della poca altezza di alcuni piani o la larghezza dei vuoti dove vengono collocati. Durante il XIX secolo gli edifici vengono modificati, divisi e ristrutturati. Si incorporano diversi stili eclettici come quello chiamato isabelino14 fino al 1860, la cui decorazione va a rinnovare, in molti casi, le facciate. Si costruiscono ampi patio decorati con balaustre e altri elementi decorativi di influenza francese. Le monteras15, sviluppate grazie alle nuove tecniche di lavorazione del ferro, terminano questi edifici.
Fig.68 Casa de las cadenas, Cadiz Stile: Neoclassico
Fig.69 Palacio de Jabalquinto, Baeza, Jaén Stile: Gotico Isabellino
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CAPITOLO 3
Jerez de la Frontera
3.1 Quadro territoriale Jerez de la Frontera è un comune di 211.670 abitanti situato nella comunità autonoma16 dell’Andalucia, nella provincia di Cadiz ed è uno dei due comuni che costituiscono la comarca17 di Campiña de Jerez. La locuzione de la frontera si riferisce alla Frontiera Granadina18. È il centro urbano più popolato ed esteso della provincia e il quinto dell’Andalusia. Si trova nel sud della penisola iberica, dista 12 km dall’Oceano Atlantico e 85 km dallo Stretto di Gibilterra. La sua posizione centrale e ben collegata alla provincia, fa di Jerez il principale nodo di comunicazione di uno dei centri logistici e di trasporto dell’Andalucia occidentale. L’area comunale di Jerez fu la più grande dell’Andalusia fino alla secessione di San José del Valle del 1995, a partire dalla quale divenne la seconda dopo Cordova e la settima dell’intera Spagna. La cittá, grazie alle sue dimensioni e alle sue possibilitá di crescita, ha un dinamismo economico maggiore rispetto al capoluogo di provincia. Si ubica in una zona molto fertile per l’agricoltura e l’allevamento. La sua fama mondiale è dovuta al tipico Vino di Jerez; questo è uno dei più rappresentativi e importanti d’Europa. Per garantire e preservare la qualitá di questo vino, nel 1934 nasce il Consejo Regulador de las Denominaciones de Origen Jerez y Manzanilla, data che fa del Consejo Regulador uno dei più antichi di Spagna. La superficie comunale occupa 1.188 km2 che si estende sulla valle del fiume Guadalquivir. Il 27 Maggio del 2009 fu inserita nella legge 8/08 riguardanti le città molto popolose, conosciuta come ley de grandes ciudades andaluzas. La maggior parte del centro storico è Bene d’interesse culturale con denominazione del congiunto storico-artistico: Casco Antiguo de Jerez de la Frontera. 52
Fig.70 Inquadramento penisola iberica in Europa
Andalucía
Fig.71 Comunitá autonome
Córdoba
Jàen
Huelva Sevilla Granada Málaga Cádiz Fig.78 Province dell’Andalucía
Costa Noroeste
Bahía de Cádiz
Capiña de Jerez
Sierra de Cádiz
La Janda Campo de Gibraltar
Fig.79 Comarcas della provincia di Cadiz
Almería
CAPITOLO 3
3.1.1 Suolo La Campiña Jerezana presenta una grande varietà di suoli, dalle pianure alluvionali ai suoli calcarei. La sua stratigrafia può essere suddivisa in due parti: una inferiore composta da argille rosse, una superiore composta da marna19 bianca. Gran parte del suolo del territorio Jerezano, e della grande maggioranza della provincia di Cadice, è ben sviluppato ma poco evoluto a causa del basso contenuto di materiale organico (compreso tra il 3 e il 5 %, quantità minima necessaria affinché un suolo possa essere considerato adeguatamente dotato di tale componente). Inoltre, questi suoli sono soggetti ad una forte erosione. Questo fenomeno è meno evidente in presenza di substrato marnoso;
quando il substrato è costituito da materiali duri e poco resistenti, con forti pendenze e poca vegetazione, si produce erosione che lascia scoperta la roccia madre, come avviene nelle zone calcaree con pendii. Nei suoli coperti da vegetazione, come nelle zone montuose, non vi è erosione ma vi è la generazione di suoli profondi che assorbono molta acqua. Ciò riduce in parte il deflusso superficiale e, di conseguenza, il suolo si erode meno. Tuttavia, i numerosi incendi boschivi che hanno provocato la deforestazione di vari settori hanno provocato una rapida erosione del suolo dovuta al deflusso superficiale di zone di maggiore pendenza.
Marna, argilla e calcare Roccia calcare “toscas”, roccia calcarea “ostionera”, sabbia conchifera, ecc. Pianura alluvionale Fig.80 Carta geologica. Instituto geológico y minero de España. Jerez de la Frontera.
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3.1.2 Idrologia Il comune di Jerez de la Frontera è diviso in due grandi bacini idrografici: quello del Guadalquivir, quello del Guadalete. Il bacino del Guadalete è quello che occupa la maggiore estensione, il cui corso fluviale più importante dà il nome al bacino, il fiume Guadalete. Tutta la parte nord-occidentale di Jerez appartiene alla Depressione del Guadalquivir. Il Guadalete attraversa il territorio comunale di Jerez in direzione Est-Ovest, ed è il principale corso d’acqua della provincia di Cadiz, la sua lunghezza totale è di 144 km, il suo bacino è di circa 4000 km² e sfocia nella Baia di Cadiz attraverso El Puerto de Santa María. Anticamente era navigabile, oggi è permesso l’accesso solo alle banchine de El Puerto de Santa María. Il Guadalete è un fiume di tipo fluviale subtropicale, caratterizzato da abbondante portata in autunno e inizio primavera e da estrema siccità in estate. Particolarmente rilevanti per la loro vulnerabilità sono le lagune e le falde acquifere. La principale fonte di alimentazione delle lagune è la precipitazione diretta e il deflusso superficiale, poiché il bacino di ricezione delle lagune è costituito da materiali scarsamente permeabili di età Miocena, dove l’infiltrazione è praticamente nulla. Esse costituiscono un importante patrimonio naturale in quanto costituiscono un habitat privilegiato per un gran numero di specie. Queste zone umide meritano un’attenzione particolare, non solo per l’interesse dei loro ecosistemi, ma anche per il loro numero limitato e le loro dimensioni ridotte, il che le rende tutte ecosistemi indispensabili.
N
Oceano Atlantico
Flora Terreno albariza20 Terreno paludoso e sabbioso Laguna Fig.81 Carta naturalistica
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CAPITOLO 3
3.1.3 Flora e fauna La posizione geografica, il clima, il rilievo, i suoli o l’idrografia sono fattori da prendere in considerazione per comprendere le caratteristiche della vegetazione mediterranea. La massa forestale è superiore a 40.000 ettari, in cui si distinguono spiecie vegetali come la quercia lusitana21, gli ulivi e il matorral22. La fauna appartiene all’ecozona paleartica e al bioma mediterraneo, una zona di transizione compresa tra la fascia temperata e quella tropicale. Nella fauna ittica spicca, tra le specie, la lontra. Per quanto riguarda l’avifauna vi è una grande varietà di specie tipica delle zone umide. La fauna continentale è invece rappresentata da poche specie.
3.1.4 Clima Jerez è situata a 36’68° Latitudine N, 6’13° Longitudine O e Altitudine 53m sul livello del mare. Il clima della città, e della bassa Andalusia in generale, è caratterizzato da due stagioni ben distinte, inverno e estate, separate da due di transizione, primavera e autunno. La prolungata la siccità estiva è il tratto climatico più caratteristico, il periodo delle piogge va da ottobre ad aprile, fatto indicativo di una forte influenza atlantica. Presenta una temperatura media annua di 17,3° e una precipitazione media annua di 614 mm [Fig.82]. Grazie alla sua posizione geografica, Jerez può essere definita una zona molto soleggiata, superando le 3200 ore di sole all’anno con una media giornaliera di circa 8,9 ore di sole [Fig.83].
Temperatura media mensile (°C) Precipitazione media mensile (mm) Fig.82
Fig.83
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3.1.5 Collegamenti
Cadiz distanza: 36 km percorrenza: 30 min AP-4
PORTO
Sevilla distanza 91,5 km 1 h 8 min AP-4
Gibilterra distanza 112 km 1 h 22 min A-381
Marocco (Ceuta) distanza 136 km 3 h 4 min Traghetto LISBOA
Mรกlaga distanza 205 km 2 h 38 min A-357
Madrid distanza 263 km 3 h 3 min A-381 e A-92
Granada distanza 263 km 3 h 3 min A2
Lisbona distanza 489 km 5 h 31 min A2
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Porto distanza 686 km 7 h 31 min A-66
MADRID
SEVILLA GRANADA
JEREZ DE LA FRONTERA MÁLAGA CÁDIZ GIBILTERRA
CEUTA 57
3.2 Origini della cittá di Jerez Nel corso della storia, la città di Jerez de la Frontera viene fortemente influenzata dalle diverse culture insediatesi nelle sue terre. La sua bellezza risiede proprio nella coesistenza di diversi stili architettonici e edifici singolari derivanti dalle diverse conquiste susseguitesi nel corso dei secoli. Le origini della città di Jerez sono ancora oggi poco chiare. Per alcuni ricercatori, la città era un centro dell’antico impero Tartésico23; per altri, l’origine della città si relaziona all’epoca dei fenici indicandola come colonia fenicia del Serit o Ceret. Con il passare del tempo il suo nome passò da Ceret a: Seritium o Xeritium, nomenclatura latina; Sheres, Xerez, Xerez Sadunia, dall’arabo; Xerez Sidonis, Sidonia, Seduña, Jerez de la Frontera. Quel che è certo è che a Jerez vi era presenza di popolazione già prima dell’arrivo dei romani. Lo dimostrano i ritrovamenti ad Asta Regia [Fig.84], oggi Mesas de Asta, a 1 km da Jerez. Da queste origini incerte, comincia a sorgere il nucleo urbano che diventa ambito già nell’epoca di dominazione islamica.
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Fig.84 Asta Regia
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3.2.1 La dominazione musulmana Solo a partire dal XII secolo, con la dominazione mussulmana, iniziano a coincidere gli studi archeologici e storici. Questo è il motivo per il quale da questo istante si può iniziare a parlare della città di Jerez nella sua attuale posizione geografica. Nell’epoca Almohade nasce la struttura urbana che darà luogo, con le logiche trasformazioni e naturali crescite, alla configurazione dell’attuale insieme storico. Il nucleo originale era costituito da un castello localizzato nell’area attuale alcázar, e da alcune strade circostanti che occupavano quel che oggi è l’intorno della cattedrale [Fig.85]. Inoltre, la città venne fortificata da una cinta muraria rivelatasi, poi, insufficiente di fronte alla crescita della città.
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Edificato Muraglia Castello Fig.85 Epoca Almohade
3.2.2 Assalto di Alfonso VII Questa è la struttura urbana che incontra Alfonso VII quando nel 1133, quasi alla fine del periodo almorávide, assalta la città, incendiando gli edifici principali e abbattendo, quasi del tutto, le mura. Dopo l’assalto, la necessaria ricostruzione della città impose un nuovo approccio [Fig.86]: fu costruita una muraglia, più ampia di quella precedente, che racchiuse al suo interno il primitivo nucleo murato che racchiudeva il castello e il nuovo quartiere sorto nella zona di San Dionisio, lasciando allo stesso tempo, più spazio per gli ampliamenti che si sarebbero verificati a seguito dello sviluppo della popolazione. La ricostruzione della muraglia, quindi, iniziò alla fine dell’epoca almorávide, proseguendo durante il periodo almohade, che inizia a Jerez nel 1146. La stessa situazione si presenta per la costruzione dell’Alcazar.
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Edificato Muraglia Fig.86 Assalto di Alfonso VII
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Per quanto riguarda la muraglia, presenta una forma quadrangolare con quattro vertici: il primo nell’Alcazar; il secondo nel raccordo tra via Larga e via Bizcocheros; il terzo tra via Ancha e via Povera; l’ultimo nella torre preesistente in via Muro. Tra questi quattro vertici si tendevano tele coronate da merletti, interrotte da tratto a tratto da torri quadrate e in tutti gli angoli da torri murarie. Al centro di ogni tela si apriva una porta, mentre nell’angolo sud-est del perimetro fortificato si alzava l’Alcazar. L’edificio, residenza dei re cristiani, si alzò sullo stesso terreno dell’antico castello esistentenell’epoca musulmana. Progettato distinguendo due zone principali con due diverse funzioni: una, la zona della moschea e il cortile di armi, maneggi ecc., l’altra destinata alle camere principali del walí24. Per quanto riguarda le porte, queste erano, come le mura, in tapial25. Nell’epoca almohade, queste, erano quattro, alla quale sono state aggiunte altre in epoca cristiana. Le porte costruite erano: Puerta Real o del Marmolejo, Puerta de Sevilla, Puerta de Santiago e Puerta de Rota [Fig.87]. Durate il periodo almohade il perimetro intramurale fu completamente urbanizzato.
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Edificato Muraglia Strade interne Collegamenti interni Collegamenti principali Ingressi Alcazar Fig.87 Espansione della muraglia
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3.2.3 Conquista Cristiana: La Jerez Basso medioevale Nel XIII secolo ebbe luogo l’incorporazione di Jerez alla corona di Castiglia26. Il XIII secolo fu un secolo cruciale durante il quale si verificò il crollo delle strutture politiche musulmane e la conseguente conquista, nonché ripopolamento, della regione da parte dei cristiani del nord. All’epoca della 60
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Edificato Muraglia Strade interne Collegamenti interni Collegamenti principali Ingressi Fig.88 Conquista Cristiana
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riconquista e ripopolamento dell’Andalusia da parte di Ferdinando III e Alfonso X, che si estende dal 1224 al 1300, si posero le basi di una nuova Andalusia, radicalmente trasformata nelle sue strutture di base, demografiche, istituzionali, economiche, sociali e culturali, a seguito della loro adesione alla Castiglia. Ciò ha comportato una brusca rottura con il periodo precedente e l’introduzione a un tipo di società diversa, quella cristiano europea. Le moschee sono sostituite dalle Chiese, centro dei nuovi distretti urbani, tra le quali: una dedicata a el Salvador, una dedicata al patrono della città, San Dionisio, e le quattro restanti dedicate agli Evangelisti: San Mateo, San Lucas, San Marcos e San Juan. Intorno a queste parrocchie prendono vita i principali spazi pubblici [Fig.88].
convento di San Francisco, la chiesa della Merced, convento dell’Espíritu Santo, convento e claustro di Santo Domingo, il Cabildo28, la Torre dell’Homenaje del Alcázar, etc.. Jerez era, ,senza dubbio, una delle grandi cittá dell’epoca moderna. Del suo antico splendore vi sono testimoni i suoi edifici, ricchi e solenni.
3.2.4 Il boom economico Dopo la Battaglia del Salado27, nel 1340 ci fu un allontanamento dal confine recintato. Ciò ha comportato la crescita del settore agricolo Jerezano e una notevole espansione urbana al di fuori delle mura. Il boom economico ha reso possibile l’inserimento del regno di Castiglia nel commercio internazionale Atlantico.
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3.2.5 Epoca moderna L’allontanamento dai confini recintati porta al conseguente abbandono delle mura [Fig.89] e alla costruzione di case al suo intorno. Furono creati ulteriori passaggi per facilitare il transito tra città intramuro e le città autoctone. A partire dal XV secolo, a seguito della prosperità economica, furono costruiti importanti edifici: la chiesa di San Miguel, la chiesa di Santiago, il
Edificato Chiese Muraglia Strade interne Collegamenti principali Fig.89 Epoca moderna
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3.2.6 La scoperta dell’America Con la scoperta dell’America, nel 1492, l’Andalucia occidentale subirà svariati miglioramenti. La città di Jerez alla vigilia della scoperta era contraddistinta da una popolazione prevalentemente formata da contadini, nobili (ne sono testimoni le case-palazzo) e ecclesiastici. Importante era anche l’allevamento e la produzione vinicola. Il vino introduce importanti cambiamenti nella società Jerezana che vive una importante crescita del settore artigianale, in particolare quello dei bottai. La domanda americana assicurava lo smercio dei suoi prodotti verso i mercati indiani. La domanda era talmente alta che le terre coltivate sembravano insufficienti a soddisfarla. A tal proposito si vanno a destinare nuove terre alla coltivazione. La risonanza della scoperta ha ricadute anche sulla sfera sociale. La popolazione di Jerez cresce notevolmente. Crescita che ha interessato soprattutto la popolazione più povera la cui fortuna è stata l’operare nel campo dell’attività mercantile, finanziaria.
3.2.7 Il Rinascimento
Nei primi decenni del XVI secolo, l’architettura religiosa continuava ad essere legata alla tradizione, rappresentata dallo stile gotico: templi e conventi jerezani; le chiese parrocchiali di San Matteo [Fig.90], San Giacomo e San Michele [Fig.91]; convento di Santo Domingo; la Certosa di Nuestra Señora. A partire dal secondo terzo del secolo, l’arte rinascimentale era pienamente integrata nell’architettura civile.
Fig.90 Chiesa di San Matteo
Jerez visse una fase di prosperità e espansione economica dopo la fine della guerra contro il regno di Granada29 e il XVI secolo fu un anno di apertura verso i nuovi ambienti rinascimentali. In quest’epoca vennero eretti numerosi edifici. Si sviluppa un atteggiamento polemico contro lo spirito autoritario della Chiesa, che ha caratterizzato tutto il medioevo, che aveva limitato l’iniziativa di pensiero individuale, libero e critico. Così l’artista emerge dall’anonimato in cui era stato immerso durante il medioevo e abbandona il mondo dell’artigianato. Fig.91 Chiesa di San Michele
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3.2.8 XVII e XVIII secolo Nel settecento, Jerez, come il resto dell’Andalucia, mostra un forte attaccamento al barocco, che si manifesta sopratutto nell’architettura religiosa. Molti sono i rinnovamenti in questi secoli, a parte il tessuto urbano intramurale che subisce pochi cambiamenti. Il centro storico comincia a registrare un progressivo calo della popolazione, dall’inizio del secolo, a favore dei quartieri fuori le mura: San Miguel e Santiago. Lo spopolamento ha penalizzato le attività urbana interna e favorito la periferia. Una trasformazione rilevante a livello urbano fu l’abbattimento di case per la costruzione della piazza de la Encarnación. Nel corso del XVIII secolo, l’industria vinicola ebbe importanti ripercussioni sul tessuto urbano. Le piccole botteghe , unite alle case, lasciarono il posto alla costruzione di industrie indipendenti. L’affermarsi di Jerez come importante centro vinicolo ha dato vita ad una potente borghesia e proletariato, Così, i secoli XVIII, XIX e XX, furono caratterizzati da una forte industrializzazione; la città gremisce di botteghe.
3.2.9 XIX secolo In questo secolo vi sono stati importanti rinnovamenti su vasta scala, soprattutto per quanto riguarda le infrastrutture igienico-sanitarie e pubbliche. L’evoluzione più rilevante di questo periodo storico, fu senza dubbio l’allineamento delle strade pubbliche, che erano state modificate dal profilo urbano imposto dalle costruzioni industriali. Furono abbattute la maggior parte delle porte delle mura: la Porta di Rota, demolita già nel diciassettesimo secolo; la porta di Santiago e la Porta Real, nella prima metà del secolo; la Porta di Siviglia,
nel 1864; l’Arco del Corregidor, nel 1890. Tra le demolizioni troviamo anche alcuni tra i beni ecclesiastici, come i conventi, che lasciarono spazio alla creazione di nuove piazze. Le cantine vinicole continuavano a crescere all’interno della città tra le mura, causando la perdita di case abitate. Ciò produsse la rivolta di una parte della popolazione cosicché il comune, nel 1837 e nel 1842, proibì la costruzione di cantine nel centro storico.
3.2.10 XX secolo All’inizio del XX secolo, il profilo della città era fortemente condizionato dalla crescita dell’industria vinicola. I quartieri di Santiago e San Miguel continuavano a crescere a scapito del centro storico, il cui spopolamento costituisce un aggravante per l’urbanistica del XX secolo. Bisognerà aspettare gli anni del dopoguerra per lo sviluppo, attraverso progetti di ampliamento, di una serie di quartieri [Fig. 92], molti dei quali destinati alla classe operaia. Gli anni ottanta sono stati testimoni della volontà prioritaria di recupero del centro storico. Nel 1982 è stato costituito il Plan Especial de Reforma Interior del Casco Antiguo30 (PERI), nato dalla urgente necessità di frenare quelli che erano gli interventi nel centro storico che non rispettavano i valori patrimoniali. Il Piano ha come oggetto il recupero del centro storico della città come patrimonio collettivo, controllando lo spostamento e la speculazione, riabilitando antichi edifici, conservando l’architettura popolare, il tutto rispettando il tessuto urbano. Nel 1984 viene attuato un Piano Urbanistico il cui principale obiettivo è la creazione di
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nuove attrezzature e infrastrutture (1986 viene costruito il Circuito permanente de Velocidad31). Nel 1985 viene approvato l’ultimo Piano orientato verso la città del futuro, che si espanderà all’intero territorio
comunale, La popolazione, di fronte alle azioni urbanistiche comunali, risponde polemicamente. Ciò indica un aumento positivo della sensibilità nei confronti delle questioni patrimoniali.
Fig.92 Quartieri 1. San Benito - Casita Bajas 2. Sagrada Familia - Conoración 3. Picadueñas - San Juan de Dios 4. Santiago - La Plata 5. Casco - Histórico 6. San Miguel - Vallesequillo
Fig.93 Flusso della popolazione
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7. Estancia Barreras 8. San Telmo 9. Cerro Fruto - El Pandero - Federico Mayo 10. Barriada España 11. Retiro - Princi Jerez
12. Asunción - El Pelirón 13. Santa Ana 14. La Granja 15. Guadalcacín 16. Canaleja - Montealegre 17. Ronda Este
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3.2.11 Jerez oggi Attualmente, nel centro storico di Jerez troviamo quelli che sono i principali elementi di attrazione del patrimonio immateriale spagnolo, come il flamenco, la gastronomia, o la Semana Santa. Questi funzionano come elemento di riferimento culturale della popolazione, non solo del comune di Jerez ma di gran parte del sud della Spagna. Esistono un gran numero di edifici che conservano la storia della città: l’architettura religiosa ,come la Cattedrale di Jerez de la Frontera e le molteplici chiese; il ricco patrimonio architettonico costituito dalle case palazzo e dalle case signorili, tra i quali ricordiamo i più importanti Palacio de la Luna, Palacio de Permartin, Palacio de Riquelme; il Museo Arqueológico e il Museo de la Atalaya. Come si è potuto notare, Jerrez è una città vinicola e conta con varie “bodegas” di vino che formano parte del simbolo di Jerez. N
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Edificato Botteghe Case palazzo e signorili più rilevanti Musei Chiese Muraglia Fig.94 Jerez oggi
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3.3 Evoluzione e pianificazione urbanistica di Jerez durante il xx secolo - la relazione con la città storica
Solo dopo la fine del XX ha inizio la pianificazione globale della città. Fino ad allora l’evoluzione demografica era stata lenta; ciò avvenne attraverso un lento processo di espansione ai bordi della città. La città tra le mura stava continuando a crescere colmando i vuoti esistenti. Un altro fattore che ha reso possibile la crescita della città è stata la trasformazione delle case signorili, appartenenti a famiglie benestanti, in case di quartiere, ciò accadde a causa del declino economico delle famiglie. Durante tutto il XIX e il primo terzo del XX secolo, la crescita della città avvenne grazie alla nascita di nuove industrie vinicole. Si viene a creare una “cintura” di botteghe vinicole intorno alla città che, insieme alla costruzione della nuova ferrovia, ne vanno a ridefinire il contorno. Nei primi anni del XX secolo l’aumento della popolazione ebbe un forte rallentamento dovuto a periodi di crisi sia a livello nazionale che a livello locale con l’epidemia di filoxera32 che attaccò le viti provocando una profonda crisi nelle campagne e nell’industria vinicola. Superata completamente questa duplice crisi, la dinamica della popolazione si normalizza raggiungendo i 71.988 abitanti nel 1930. Questa circostanza, unita alle grandi aspettative suscitate in quel momento dal futuro avvio della ferrovia verso la Sierra, fanno emergere le prime richieste di un piano di ampliamento per la città che raccolga e regoli il grande sviluppo urbano che si preannunciava nell’immediato futuro. Tuttavia, la guerra civile e il fallimento della ferrovia paralizzò questo bisogno che stava diventando più evidente.
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3.3.1 Prime proposte di pianificazione urbanistica
Nel 1940 vi erano 89.525 abitanti e una grave mancanza di abitazioni. Questi fattori erano rafforzati dalla situazione dell’industria vinicola, principale fonte di ricchezza della città in espansione. Per questo motivo la Corporación ritenne fosse giunto il momento di studiare l’ampliamento della città, incaricando l’Architetto Municipal Fernando de la Cuadra di svolgere questo lavoro. Quest’ultimo redasse il Plan General de Ensanche per la città secondo la vecchia legge di espansione ancora in vigore all’epoca. Di questo Piano si conserva la Memoria Descrittiva, datata nel novembre 1940, che insieme a una descrizione e giustificazione della proposta, comprende brevi ordinanze per zone di diversa tipologia e un ordine di priorità dei lavori. I piani, datati novembre 1941, contemplano tre diverse zone d’azione. L’ampliamento residenziale è ubicato nella zona Nord, all’interno di un settore compreso tra i binari della ferrovia Madrid-Cadice, nel confine Est, e la via Taxdirt nel confine Ovest. L’assetto è strutturato da una linea concentrica e da altre vie radiali che lo collegano con la strada della città antica. La zona industriale si trova ad est della ferrovia Madrid-Cadice. Zona molto meno geometrica di quella della zona residenziale e i quartieri assumono una dimensione maggiore. In questa zona si trova la nuova stazione a bassa velocità e quattro isolati di abitazioni per operai. Nel centro urbano sono previste azioni puntuali di riforma interna volte essenzialmente a migliorare i collegamenti con le nuove zone previste. All’interno di questo Piano di Espansione si trovano raccolte diverse iniziative già in corso all’epoca come le barricate di “La Plata” e “Spagna” o la già menzionata stazione a
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bassa velocità. Questo Piano non fu mai realizzato e, per più di un decennio, la città crebbe senza un ordine. In questo modo furono costruite i quartieri di Federico Mayo, La Vid e La Asunción, tutti scollegati dalla città e separate tra loro dalle barriere formate dalle ferrovie Madrid-Cadice e Jerez-Sanlúcar. Nel 1953 venne redatto il Proyecto parcial de Ensanche de la Zona Norte che venne approvato dalla Comisión Central de Sanidad Local come Plan de Alineaciones (6 aprile 1954). L’ambito di applicazione (non il tracciato) era molto simile a quello della zona residenziale del piano del 1940. Il risultato fondamentale di questo progetto fu l’ampliamento della Avenida de América (oggi Alcalde Álvaro Domecq), consolidandosi come città giardino. Il Plan General de Ordenación del 1955 assunse questo Proyecto parcial de Ensanche ed estese il campo di studio e di proposta a tutta la città. La sua durata fu molto breve e le previsioni portate a termine furono scarse a causa dell’adozione della prima legge spagnola sul regime del suolo del 21 maggio 1956, che portò a un cambiamento radicale nelle concezioni urbanistiche fino ad allora in vigore.
3.3.2 Plan general del 1959 Il 23 dicembre 1959 fu stato approvato, dal Consiglio Comunale, il nuovo Plan General de Ordenación Urbana della città, redatto in conformità con le disposizioni della nuova legislazione. La durata prevista del piano era di quarant’anni, con una popolazione prevista di 172.347 abitanti entro l’anno (2000), di cui 130.073 del nucleo principale della città. A seguito di questi dati, il fabbisogno di abitazione era stimato a ventiquattromila per
assorbire l’aumento della popolazione e a seimila per sostituire quelle rovinose, insalubri, baraccopoli, ecc. L’obiettivo fondamentale del Piano era la creazione di una città gerarchizzata come un insieme organico, sia del suo centro che delle sue più immediate zone di influenza, mediante l’applicazione di criteri urbanistici logici, semplici ed economicamente sostenibili, che avrebbero dato come risultato una struttura adeguata alle arterie di interrelazione tra i diversi nuclei della popolazione, affinché i servizi di ogni genere avessero potuto svilupparsi ordinatamente e correttamente.
3.3.3 Plan general del 1969 Questo piano fu redatto all’interno del “boom” demografico ed economico degli anni sessanta. La popolazione era cresciuta del 38,5% negli ultimi due decenni e le esportazioni di vino “jerez” era duplicata. Il nuovo piano ampliò notevolmente il terreno per uso industriale e residenziale creando enormi spazi vuoti. Si sovradimensionarono i viali e si diede priorità alle vie di trasporto. Il costo dispendioso che ebbe lo rese completamente impraticabile. Particolare gravità ebbe, per il centro storico, l’importanza che si dava al trasporto motorizzato. I nuovi allineamenti proposti, con l’obiettivo di allargare le sue strette vie, avrebbero comportato la distruzione totale dell’Insieme Storico.
3.3.4 Il PGOU del 1984 Nel novembre 1984 fu definitivamente approvato il piano generale di riassetto urbano di Jerez, che era volto a rivedere il precedente Plan General 67
in vigore dal 1969. Il piano del 1984 fu un tentativo di trasformare profondamente la situazione urbanistica esistente qualche decennio prima, introducendo un criterio di interesse pubblico nelle azioni, colmare il deficit e definire i diritti e i doveri richiesti dalla pianificazione in modo più equo, ripartendo in egual misura oneri e benefici. La revisione della pianificazione del 1984 mirava ad una vera e propria “pianificazione” del territorio comunale, razionalizzando e trasformando lo spazio urbano, coniugato con la protezione e il rispetto delle risorse naturali che costituiscono il patrimonio collettivo del comune. La Corporación Municipal, attraverso il PGOU del 1984, si pronunciò per una politica urbanistica attenta a risolvere i tanti problemi ereditati ed esistenti nella trama urbana, piuttosto che a orientarsi verso un’attività di sviluppo ed espansionista. Questa scelta di una politica comunale austera, ha fatto sì che il Piano del 1984 orientasse i suoi interventi verso la ripresa, il risanamento e il miglioramento dell’interno della città esistente, e delle condizioni di vita dei residenti piuttosto che verso operazioni di spreco estensivo all’interno del Centro Urbano. Tutto ciò, unito alla volontà dei comuni di assumere un vero ruolo nel mercato fondiario e di garantire la parità di benefici e di oneri, ha fatto sì che fossero adottati criteri e obiettivi che rompevano apertamente la dinamica precedente. Gli obiettivi del piano del 1984, in gran parte vigenti e accettabili, erano i seguenti: I. Misure contro la segregazione sociale della Città, evitando l’espulsione degli strati popolari dalle zone centrali, confermando il carattere popolare dei quartieri che lo sono secolarmente 68
e reinsediando, nel caso, questi strati, attraverso la promozione pubblica o il rating di alloggi di protezione ufficiale. II. Frenare la terziarizzazione del centro urbano e la sua esclusiva utilizzazione per gli edifici destinati a uffici, banche o abitazioni di lusso, istituendo meccanismi normativi di controllo selettivo degli usi ammissibili ove opportuno. III. Protezione del patrimonio immobiliare la cui distruzione prematura e indiscriminata costituisce uno spreco sociale e un grave attentato culturale, mediante misure generiche e singolari che evitino la generazione di redditi differenziali speculativi. IV. Limitazione dell’accesso alle aree centrali con un’efficace politica di trasporto pubblico e dissuasione dell’automobile privata. V. Manutenzione di suoli ed edifici di dominio pubblico. VI. Riorganizzare la Città esistente a partire dalle zone integrandole attraverso i trasporti pubblici, maggiore accessibilità urbana, e percorsi pedonali. VII. Revisione del contenuto della Rete stradale prevista, eliminandone molti tratti. Il Centro Storico, conformemente agli obiettivi generali formulati per il PGOU, si costituiva in una zona essenziale della Città in cui il rinnovo e l’integrazione, sia sociale che urbano , erano il fine fondamentale, evitando la terziarizzazione e le situazioni di marginalità di determinate zone. Per raggiungere questi obiettivi sono stati individuati 15 settori per l’equa distribuzione dei benefici e degli oneri alle aree che sono state delimitate in tutte le Zone di Ordinanza. Tra gli interventi su queste zone vi sono: - Rivitalizzazione di isolati, un tempo obsoleti o inutilizzati, dotandoli di una maggiore permeabilità e recuperando
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a seconda del l’uso, delle tele da muro imbottite. - Rinnovo di lotti occupati da edifici non utilizzati o che versano in pessime condizioni. In queste azioni, come successivamente nel PGMO del 1995, si è cercato di rispettare gli edifici di possibile interesse, sperimentando inoltre proposte innovative di nuovi usi. Per quanto riguarda l’obiettivo di conservazione del Patrimonio Storico-Artistico si è cercato di fermare il processo di distruzione sistematica che ha messo in pericolo molti dei tratti distintivi dell’architettura jerezana.
3.3.5 Il PGMO vigente (1995) Il PGMO è stato realizzato attraverso sei aree di analisi fondamentali per lo studio del Conjunto Histórico: Botteghe, Edifici singolari, Beni di Interesse Culturale, Aree residenziali, Zona di servizio della Muraglia e Sistema di spazi pubblici. Ciascuno di questi studi settoriali stabilisce una catalogazione individuando gli elementi più importanti e le parti o i tessuti “morti” o discordanti. La messa in relazione delle conclusioni di alcuni studi con gli altri e il loro inserimento nella dinamica urbanistica di tutta la città è ciò che alla fine ha portato alla definizione delle proposte di protezione/ intervento, stabilendo la catalogazione definitiva e la progettazione delle aree da ristrutturare mediante le corrispondenti unità esecutive. La proposta finale di Catálogo del Plan General de Jerez contiene, in coerenza con i principi sopra esposti, l’aggiunta di misure precauzionali e proposte dinamiche per potenziare l’intervento nel Complesso Storico. Può essere riassiunta nei seguenti punti: I. Valutazione e identificazione dei
beni patrimoniali e relativa giustificazione. II. Adozione di misure e norme di regolamentazione che specificano la portata della conservazione. III. Individuazione e previsione di azioni sul tessuto urbano non catalogato. Le categorie, secondo le quali viene classificato il patrimonio catalogato e il tessuto connesso che conformano il Complesso Storico, sono le seguenti: I. Elementos de Interés Específico: Si tratta di edifici e spazi di rilevante interesse per la città di Jerez e della Comunidad Autónoma. Questa categoria comprende gli attuali Beni di Interesse Culturale e quelli candidati ad ottenere la loro iscrizione specifica nel Catálogo General del Patrimonio Andaluz. II. Elementos de Interés Genérico: Rientrano in questa categoria gli edifici e gli spazi dotati di valori patrimoniali la cui caratteristica principale è quella di essere esponenti dell’identità culturale jerezana. III. Áreas de Conservación Arquitectónica: Sono designati e catalogati gli edifici e le aree che formano la maggior parte del tessuto urbano nell’ambito del Complesso Storico, in quanto si ritiene che debbano rimanere nella loro configurazione fisica e tipologica attuale. IV. Áreas de Intervención Arquitectónica: Sono delimitati e classificati come tali i settori e/o i frammenti di costruzioni, che sono stati sostituiti di recente o che non hanno alcun interesse patrimoniale, sui quali possono essere effettuati interventi di rinnovo totale o parziale. V. Zonas de Servidumbre Arqueológica: Sono classificate come Servidumbre Arqueológica quei lotti catastali del Conjunto Histórico adiacenti alla muraglia almohade della 69
della città, essendo suscettibili all’Art. 46 della Ley 1/91 del Patrimonio Histórico de Andalucía. VI. Elementos Fuera de Ordenación: sono classificati sotto questa denominazione gli immobili che per la loro volumetria, linguaggio architettonico o modifica di allineamenti storici, hanno alterato gravemente i valori architettonici del Conjunto Histórico jerezano. Il tipo di intervento ammesso per ogni immobile catalogato in uno dei primi tre gradi definiti in precedenza, è illustrato caso per caso sulle schede di catalogo corrispondenti.
3.3.6 Livelli di protezione Gli edifici oggetto di protezione speciale, si distinguono quattro livelli di protezione. - Livello 1. Interesse specifico: assegnato a edifici che dovranno essere conservati per il loro particolare carattere monumentale o per ragioni storico-artistiche, preservandone tutte le caratteristiche architettoniche. Sono edifici appartenenti alla categoria BIC o assimilabili a tale categoria, o che sono inclusi come Inscripción
Específica en el Catálogo General del Patrimonio Histórico de Andalucía
(CGPHA.). Gli edifici che rientrano in questa categoria possono essere oggetto soltanto di lavori di manutenzione o di restauro. Le parti soppresse devono essere debitamente documentate conformemente alla normativa vigente in materia di protezione del patrimonio. Gli edifici e le costruzioni che rientrano in questo livello di protezione devono essere completamente restaurati e/o ricostruiti. - Livello 2. Interesse generico: assegnato agli edifici in cui, per il loro carattere singolare, o per ragioni storico-artistiche, si rende necessaria la 70
conservazione delle loro caratteristiche architettoniche originali in quanto esponenti dell’identità culturale jerezana, può essere compatibile con un cambiamento di uso. Si tratta di immobili di grande valore architettonico, ma non assimilabili alla categoria BIC. Gli edifici che rientrano in questa categoria possono essere oggetto di opere edilizie di conservazione e manutenzione, di restauro e/o di riabilitazione. In via eccezionale sono ammesse opere di ampliamento solo se esse non pregiudicano gli elementi catalogati né nessuno dei valori che consentono di attribuire all’edificio il presente livello di protezione. Eventuali opere di ampliamento devono essere autorizzate dall’amministrazione competente in materia di patrimonio storico. In ogni caso devono essere mantenuti tutti gli elementi architettonici che configurano il carattere singolare dell’edificio. Possono essere soppressi gli elementi architettonici o i volumi impropri che comportano un evidente degrado dell’edificio e ne ostacolano l’interpretazione storica. Le parti soppresse devono essere debitamente documentate conformemente alla legislazione vigente in materia di protezione del patrimonio ai fini dell’applicazione. - Livello 3. Conservación Arquitectónica: assegnato a quegli edifici i cui valori architettonici o artistici vengono definiti come elementi di riferimento per quanto riguarda i tipi edilizi, metodi costruttivi tradizionali di valore, o per avere un significato speciale nella storia della città. Gli edifici compresi in questa categoria sono quelli identificati come tali nei piani, nelle schede di catalogazione o in qualsiasi altro documento del PGOU di Jerez e possono essere oggetto di opere di conservazione e manutenzione, di restauro e/o di riabilitazione.
CAPITOLO 3
I lavori di ampliamento sono ammessi solo se contribuiscono alla messa in uso e al valore dell’immobile protetto, non pregiudichino gli elementi classificati o nessuno dei valori che consentono di attribuire all’edificio il presente livello di protezione e siano realizzabili in base alle condizioni di occupazione e/o di edificabilità stabilite dal PGOU. Tali opere di ampliamento ne garantiranno la perfetta integrazione con l’architettura originaria e in nessun caso saranno ammesse opere che modifichino l’altezza dello stesso. Eventuali opere di ampliamento devono essere autorizzate dall’amministrazione competente in materia di patrimonio storico. - Livello 4. Conservación Cautelar: assegnato a quegli edifici tradizionali o storici, integrati nella trama dell’insieme storico, dei quali non si è potuto effettuare un rilievo al loro interno e che, nonostante la loro antichità, non sembrano avere un valore architettonico speciale. Questo livello di protezione deve essere considerato provvisorio e precauzionale fino a quando non possa essere determinato, a seguito di uno studio, il mantenimento o meno della sua catalogazione. Gli edifici compresi in questa categoria sono quelli identificati come tali nei piani di catalogazione del PGOU di Jerez. Prima di qualsiasi intervento dovrà essere elaborato un fascicolo di “Revisión de Catalogación Cautelar” che determinerà se l’edificio acquisirà un livello di protezione definitivo, o se diventerà Area di Intervento. In entrambi i casi la decisione è presa dall’amministrazione competente in materia di patrimonio storico.
71
3.4 Analisi tipologica degli edifici della città
La caratterizzazione storica di una città è definita dai suoi edifici, la cui entità materiale o il loro significato storico ne richiedono la conservazione e la protezione. A seguire vi è una catalogazione di tutte le costruzioni che compongono l’insieme storico della città elaborato nella Carta Archeologica di Jerez. Il primo fattore determinante di una tipologia è indubbiamente la funzionalità o l’uso per cui sono stati concepiti gli edifici. Sono state quindi differenziate le seguenti tipologie: a) Architettura difensiva: Le mura islamiche di Jerez racchiudono uno spazio di forma approssimativamente quadrangolare, con una superficie di circa 50 ettari. In essa si aprono, quasi coincidendo con i quattro punti cardinali, quattro porte da cui partono quasi radialmente le strade che conducevano alle principali città circostanti. Questa linea di muratura è in gran parte nascosta da edifici che dal XVI secolo, una volta perduta la loro funzione difensiva, si sono incastonati al muro principale sia all’interno che all’esterno. Oggi, vi è liberta di edificazione solo in alcuni tratti della Calle Povera, Ancha e Muro. Il documento più antico, conosciuto fino ad ora, relativo alla muraglia, è stato redatto su richiesta della regina Giovanna I nel 1510. In questo documento sono descritte in totale cinquantatré torri, distribuite sulle diverse tele esistenti tra le quattro porte della muraglia, ciò suppone una media di separazione tra torri tra 30 e 60 m. Nel rapporto non sono riportate le torri del Alcazar, grazie ad altre fonti si è potuto rilevare che queste furono quattordici. Ciò permette di contare un totale di sessantasette torri a cui vanno aggiunte quelle corrispondenti alle varie porte: 72
quattro alla Puerta del Real, due in quella di Sevilla, quattro in quella di Santiago e due in quella di Rota [Fig95], il che significa un conteggio di settantanove torri per la muraglia medioevale jerezana. A completare le mura difensive vi era una barbacana33 separata dal muro principale di circa quattro metri. Il documento del 1510, inoltre, descrive l’intero perimetro circondato da un fossato che rafforzava il sistema difensivo. Complemento indispensabile della medina murata è la fortezza-alcazaba, centro del potere, situata nel punto più alto dell’estremo sud, che dominava sia la città che il territorio circostante.
N
100 200
Puerta de Santiago
Puerta de Rota
Muraglia Porte Fig.95 Ubicazione porte
1000
Puerta de Sevilla
Puerta Real
CAPITOLO 3
b) Architettura religiosa: Nel centro storico di Jerez conserva oggi un totale di 34 immobili che in origine avevano un uso religioso. Erano tutti, e in gran parte sono ancora, destinati al culto cristiano, tranne uno dedicato al culto protestante, la cui edificazione fu la conseguenza della necessità di attenzione spirituale della popolazione inglese che si stabilì nella città nel XIX secolo a seguito del commercio del vino. N
m
100
200
1000
torre della Torre di guardia, di carattere civile, costruita nel XV secolo per servire da vedetta e avvertire la popolazione della vicinanza di qualche pericolo. Si concentrano così in uno stesso spazio diversi simboli di potere, ai quali vanno aggiunti anche l’Alcazar, come simbolo del potere Reale, e l’antica casa del Corregidor o casa della Giustizia, che rimane ancora in parte all’interno dell’attuale collegio Cervantes. N
m
100
200
1000
Fig.96 Edifici religiosi medioevali (viola) e postmedioevali (arancione).
Fig.97 Edifici civili fino al XVIII secolo (giallo) e XIX secolo (arancione).
c) Architettura civile: La città ha avuto una serie di immobili legati ai poteri pubblici e legati all’attività politico-amministrativa, economica e persino assistenziale. Il centro politico-amministrativo di Jerez è dal periodo islamico l’ambiente della chiesa di San Dioniso. Qui si trovava la Dogana dove si pagava il almojarifazgo di epoca islamica e medievale cristiana, ci furono le primitive Case Capitolari e a metà del XVI secolo si alzò il Capitolo Vecchio. Non è nemmeno casuale il fatto che San Dionigi sia il patrono della città, e che la chiesa di questo titolare ospiti al suo interno la
d) Architettura residenziale: L’architettura residenziale di Jerez può essere classificata in sei tipologie in base alle caratteristiche architettoniche: - Tipo A: Casas señorales: include palazzi e case palazzo, come alcune case con patio. Più della metà di questi edifici si trovano all’interno del centro storico. Si innalzano su lotti di minimo 800 m2 e massimo 2000 m2, anche se attualmente a causa di esproprio ad alcune di queste rimane solo la parte residenziale. La maggior parte delle case signorili, situate all’interno del centro storico, ha
73
origine nel medioevo ma solo poche di queste possiedono caratteri che ne rievocano l’epoca di costruzione a causa dei molteplici interventi che hanno subito. Nonostante questo, alcune di queste case conservano facciate anonime radicate alla tradizione islamica, il che potrebbe indicare la loro origine medioevale. Nel corso del XVII secolo e soprattutto del XVIII secolo, l’ubicazione delle nuove case signorili si sposta verso la città, collocandosi nelle principali arterie di comunicazione. Tuttavia la città tra le mura continua ad essere abitati dalle principali famiglie nobiliari della città. A partire dalla metà del XVIII secolo, queste case formeranno un vero e proprio complesso di riferimento paesaggistico della nuova composizione urbana. Nel XIX secolo appare un nuovo concetto di casa signorile che risponde più al concetto di tenuta di svago e riunione d’ispirazione francese. Gli edifici che rientrano in questa tipologia, in molti casi, sono difficili da caratterizzare, quindi si opta per una classificazione che soddisfi almeno tre delle seguenti sei caratteristiche: • Lotto di più di 800 m2 , che può arrivare a 2000 m2. • Sfarzo di elementi decorativi infacciata e principalmente nel patio. • Scale con larghezza superiore a 1,50 m. • Esistenza di saloni nel primo piano e due o più patii. La disponibilità dello spazio deve permettere l’uso alternato del piano terra e del primo piano come casa estiva e casa invernale. • Disposizione di stalle, cantine o altri spazi da adibire al lavoro. • Il coronamento aggettante, caratteristica che spesso distingue le case signorili con le case patio. 74
Quest’ultimo, è un requisito molto importante per questa categoria di case in quanto denota l’avanzamento della proprietà sul dominio pubblico; ciò indicava il livello socioeconomico detenuto dai possessori dell’abitazione. Poche sono le case signorili che non soddisfano questa caratteristica, se il cornicione aggettante non è presente è senza dubbio dovuto alla sua antichità, precedente alla seconda metà del XVI secolo. Negli esempi dell’età moderna i balconi sono sovrastati da guardapolvos in ardesia34, caratteristica del barocco civile della Bassa Andalucía e che si ripete nella maggior parte delle strutture della cittá. N
m
100
200
1000
Fig.98 Casas señorales. Fino al XVII (rosso), XVIII e XIX secolo (verde).
- Tipo B: Casas patio: maggiori esponenti dell’architettura tradizionale andalusa. Il suo sviluppo intorno a un patio sul quale si aprono tutti gli spazi della casa adibiti a soggiorno, è erede diretto della dimora romana e islamica. Generalmente questa tipologia edilizia non è legata né all’ornamento né alla monumentalità in facciata, mentre nel patio e in altri elementi interni, emulano costruzioni di carattere più sontuoso. Presentano le seguenti
CAPITOLO 3
caratteristiche: • Lotto tra 200 e 500 m2. Facciate semplici che presentano raramente sobri elementi decorativi. • Distribuzione della casa intorno a un patio solitamente colonnato. • Si sviluppano su due o tre piani differenziati per altezza, soprattutto il terzo piano. Quest’ultimo, se presente, veniva utilizzato come abitazione di servizio, dispensa o magazzino, ed è popolarmente denominato sobrado o soberado. • La scala si trova in fondo al patio e si apre su uno dei lati con una larghezza inferiore a 1,50 m. • Di solito questi edifici, nonostante si sviluppino su tre piani, tendono all’orizzontalità. • In alcuni casi vi è la presenza di guardapolvos di ardesia tipici dell’epoca barocca. All’interno di questa tipologia sono incluse anche le case patio con annesso. Sono uguali alle precedenti, ma in questo caso vi è l’aggiunta di una serie di costruzioni con ingresso indipendente, di solito di stile simile all’edificio principale che servono da stalle, cantine o fienili. N
m
100
200
1000
Fig.99 Casas patio. Fino al XVII secolo (rosso), XVII e XIX e tra il XIX-XX secolo (azzurro).
- Tipo C: Casas burguesa: sviluppatesi a partire dalla fine del XVIII secolo come conseguena del progresso economico e la nascita di una nuova classe sociale: la borghesia commerciale. Essi avevano un importante peso all’interno della città, nonostante fossero una minoranza, iniziando a costruire le loro residenze con una nuova tipologia di edifici. Se fino a quel momento gli alloggi dei diversi gruppi sociali si intrecciavano all’interno degli stessi spazi urbani, ora iniziano a separarsi fisicamente. Le case borghesi si concentrano sulle principali arterie urbane o in zone di espansione progettate con una nuova idea di città. Questi edifici presentano le seguenti caratteristiche: • Si sviluppano da tre a quattro piani con o senza avanzo verso la strada. • Il patio è spesso molto più stretto in relazione alle proporzioni generali dell’edificio e danno una sensazione di verticalità. Inoltre il patio centrale funziona più come disimpegno che come nucleo generatore della dimora • Solitamente la scala si trova di fronte all’ingresso. • Il piano terra di solito viene occupato da garage, spazi commerciali. • Le decorazioni, trattandosi di edifici realizzati intorno al XIX secolo in stile neoclassico o eclettico, sono spesso più austere o inesistenti concentrandosi sui basamenti e le cornici dei balconi. • I vani in facciata sono disposti simmetricamente e non presentano una gerarchia tra loro. Grate che chiudono le finestre o balconi chiusi con strutture in ferro o in legno e vetro. Tra il XIX e XX secolo appare, seguendo gli stessi schemi compositivi della casa borghese, un nuovo tipo di abitazione che raggruppa diversi nuclei famigliari in senso verticale che 75
costituisce il transito verso la residenza contemporanea. Segna l’inizio di una nuova classe socio-economica, la classe media, che a Jerez avrà uno scarso sviluppo. Collegato al concetto di casa borghese vi sono le cosiddette case ad angolo, una sotto categoria definita dalle piccole dimensioni, meno di 100 m2 e dalla loro ubicazione, sempre ad angolo su due strade. Occupano gli stesi spazi urbani delle case borghesi e sono legate ad attività mercantili. Al piano terra, infatti si trovano sempre negozi. Si differenziano dalle case borghesi per le seguenti caratteristiche: • Occupano lotti molto piccoli, solitamente minori ai 100 m2. • Si sviluppano sempre su due piani • Non esiste il patio o, se presente, è di piccole dimensioni. • In facciata vi sono grandi finestre o balconi, essendo l’unica fonte di luce naturale. N
m
100
200
1000
Fig.100 Casas señorales. Fino al XVII (rosso), XVIII e XIX secolo (verde).
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N
m
100
200
1000
Fig.101 Casas burguesas en esquina
- Tipo D: Patio de vecinos: nati dall’esigenza di dare un alloggio economico ai lavoratori di aziende vinicole durante l’esplosione commerciale del XIX secolo. Per questo motivo si inizia a verificarsi la trasformazione di alcune case signorili, case patio e altri edifici singolari, in case di quartiere mediante la realizzazione di divisioni interne. Il 70% di questi edifici occupa un lotto di dimensioni comprese tra i 200 e i 400 m2, per lo più di forma allungata; solo il 10% supera i 500 m2 di superficie. Queste modeste costruzioni di solito possiedono le seguenti caratteristiche: • Patio intorno al quale si sviluppano le abitazioni. Queste ultime hanno, quasi sempre, piccole dimensioni, fatta eccezione per la dimora principale, dove risiedeva il proprietario dell’edificio. • Composte da uno o due piani. Il piano superiore si sviluppa intorno a gallerie sorrette da travi in legno sovradimensionate su pilastri o su colonne in ferro. • Solitamente hanno un secondo patio chiamato corral dove, oltre alle
CAPITOLO 3
funzioni comuni, come quello di deposito e riparo per gli animali, si trovano le cucine, i bagni comuni e i lavabi. N
m
100
200
1000
N
m
100
200
1000
Fig.102 Patio de vecinos
Fig.103 Casa unifamiliar popular
- Tipo E: Casa unifamiliar popular: modelli di abitazioni modeste definite come popolari o tradizionali. Sono schemi abitativi ereditati da altri momenti storici considerati efficaci. Il 75% di questi occupano lotti inferiori ai 200 m2 e si trovano principalmente lontani dalle principali vie urbane e dai nuclei commerciali. Si tratta di casali tradizionali rimodernati, non potendo far fronte a nuove costruzioni, che consentono di ammirare, in alcuni di essi, l’ origine di epoca medioevale. Questi edifici sono caratterizzati dalla loro semplicità e sono definiti dalle seguenti caratteristiche: • La distribuzione ruota intorno a un patio che include una galleria o un portico su uno dei suoi lati. • Queste abitazioni seguono le impostazioni della casa islamica, tranne per quanto riguarda l’ingresso, che è normalmente centrato rispetto al cortile.
- Tipo F: Casa residencial contemporánea: edifici che, non avendo alcuna particolarità artistica o storica, non sono inclusi in alcun grado di protezione. Questi sono generalmente blocchi di abitazioni ad uso residenziale.
77
3.4.1 Zonizzazione Il PGMO vigente contiene una precisa catalogazione riguardante le azioni possibili sui diversi fabbricati che si ubicano nei molteplici settori in cui è stata suddivisa la città. Ad ogni settore, quindi, è assegnata una propria catalogazione che comprende figure di pianificazione di sviluppo per zone concrete. Si possono distinguere due zone, ognuna suddivisa, a sua volta, in subzone [Fig104].
SECTOR 3 ATALAYA SECTOR 4 CAPUCHINOS SECTOR 2 ASTA REGIA
SECTOR 1 LA MERCED
SECTOR VII REPARADORAS
SECTOR 5 PIERNAS
SECTOR 6 PAJARETE
SECTOR VI LA COMPAÑIA
SECTOR X JUSTICIA
SECTOR IX SAN JUAN SECTOR V SAN MARCOS SECTOR XIII SECTOR XV SAN LUCAS SAN MATEO SECTOR XVI SECTOR IV BELEN SECTOR XII SECTOR VIII JUDERIA CAMPOREAL EL CARMEN
SECTOR 8 DESAMPARADOS
SECTOR 9 ARCOS MEDINA
SECTOR XI BENAVENTE SECTOR III BEATERIO
SECTOR XIV SAN ILDEFONSO
SECTOR 7 BIZCOCHEROS
SECTOR 11 MERCADO
SECTOR 10 DESCALZOS
SECTOR I ALCAZAR SECTOR II CATEDRAL
SECTOR 15 SAN MIGUEL SECTOR 16 SILES
SECTOR 12 SOL
SECTOR 14 SAN TELMO
SECTOR 13 MADRE DE DIOS
Fig.104 Settori fuori dalla muraglia (bianco) Settori all’interno della muraglia (giallo)
1. Zona 1 01. La merced 02. Asta regia 03. Atalaya 04. Capuchinos 05. Piernas 06. Pajarete 07. Bizcocheros 08. Desamparados 78
09. Arcos Medina 10. Descalzos 11. Mercado 12. Sol 13. Madre de Dios 14. San Telmo 15. San Miguel 16. Siles
2. Conjunto Historico I. Alcazar II. Catedral III. Beaterio IV. Juderia V. San Marcos VI. La Compañia VII. Reparadoras VIII. El Carmen
IX. San Juan X. Justicia XI. Benavente XII. Camporeal XIII. San Lucas XIV. San Ildefonso XV. San Mateo
CAPITOLO 3
3.4.2 Sector iii Beaterio La casa palazzo, oggetto di studio, si ubica nalla zona Global de Ordenanzas a Conjunto Histórico Artístico, Sector III Beaterio [Fig.105]. In particolare, l’edificio, rientra nel grado di catalogazione di protezione architettonica di livello III [Fig.106,107]. A seguire saranno analizzati tutti gli edifici appartenenti al Sector III Beaterio. Fig.105 Sector III Beaterio. Casa Palazzo oggetto di studio
Fig.106 Plano de Catalogaciòn Sector III Beaterio
Fig.107 Plano de ordenaciòn Sector III Beaterio
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1. Casa burguesa
2. Casa burguesa
Fig.108 Edificio oggetto di analisi
Fig.110 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.109 Facciata
Fig.111 Facciata (in alto) Fig.112 Patio (in basso)
Plz del Arroyo n°7
80
Cl/ Rafael B. Caro
CAPITOLO 3
3. Casa burguesa
4. Casa unifamiliar popular
Fig.113 Edificio oggetto di analisi
Fig.115 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e attività economica Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.114 Facciata
Fig.116 Facciata
Plz del Arroyo n°5
Cl/ del aire n°3
81
5. Casa patio
6. Casa burguesa
Fig.117 Edificio oggetto di analisi
Fig.121 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XX s. Cronologia singolare: XVIII - XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XVIII s.: Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cl/ visitacion n°3
Fig.118 Facciata (in alto a sinistra) Fig.119 Ingresso (in alto a destra) 82 Fig.120 Patio (in basso)
Plz la Merced n°8
Fig.122 Facciata (in alto) Fig.123 Patio (in basso)
CAPITOLO 3
7. Casa señoral
8. Attività economica
Fig.124 Edificio oggetto di analisi
Fig.128 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX-XX s. Uso attuale: Residenziale e attività economica Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Cronologia predominante: Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Medio Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.125 Ingresso principale (in alto a sinistra) Fig.126 Ingresso secondario (in alto a destra) Fig.127 Facciata (in basso)
Fig.129 Facciata
Cl/ Pozuelo n°12
Plz la Merced n°16
83
9. Casa burguesa
10. Casa patio
Fig.130 Edificio oggetto di analisi
Fig.132 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.131 Facciata
Fig.133 Facciata
Plz Vargas n°2D
84
Cl/ Pozuelo n°2
CAPITOLO 3
11. Casa patio
12. Casa patio
Fig.134 Edificio oggetto di analisi
Fig.136 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.135 Facciata
Fig.137 Facciata
Cl/ Pozuelo n°4
Cl/ Pozuelo n°6
85
13. Casa burguesa
14. Casa patio
Fig.138 Edificio oggetto di analisi
Fig.140 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Fig.139 Facciata
Fig.141 Vista patio (in alto) Fig.142 Facciata (in basso)
Plz Monti n°12
86
Cl/ Visitación n°11
CAPITOLO 3
15. Casa patio
16. Casa patio
Fig.143 Edificio oggetto di analisi
Fig.145 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Fig.144 Facciata
Fig.146 Facciata
Cl/ Visitación n°9
Cl/ Visitación n°7
87
17. Casa patio
18. Casa contemporanea
Fig.147 Edificio oggetto di analisi
Fig.149 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XX s. Cronologia singolare: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.148 Facciata
Fig.150 Facciata
Cl/ Visitación n°5
88
Cl/ Manuel maria gonzalez n°4 A
CAPITOLO 3
19. Casa burguesa
20. Casa señoral
Fig.151 Edificio oggetto di analisi
Fig.153 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Centro educativo Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Fig.152 Facciata
Fig.154 Facciata
Cl/ Jose Luis Diez n°11
Cl/ Beaterio n°1
89
21. Casa unifamiliar popular
22. Casa burguesa
Fig.155 Edificio oggetto di analisi
Fig.157 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.156 Facciata
Fig.158 Facciata
Cl/ Santa Isabel n°9
90
Cl/ Santa Isabel n°7
CAPITOLO 3
23. Casa patio
25. Casa neoclassica
Fig.159 Edificio oggetto di analisi
Fig.161 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Pubblico Stato di conservazione: Buono Tipologia di uso ammesso: residenziale e compatibili Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Fig.160 Facciata
Fig.162 Patio (in alto) Fig.163 Facciata (in basso)
Cl/ Santa Isabel n°5
Cl/ Pozuelo n°1
91
26. Casa burguesa
27. Casa burguesa
Fig.164 Edificio oggetto di analisi
Fig.166 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.165 Facciata
Fig.167 Facciata
Cl/ Consistorio n°7
92
Cl/ Consistorio n°5
CAPITOLO 3
28. Casa burguesa
29. Casa neoclassica
Fig.168 Edificio oggetto di analisi
Fig.170 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Altezza edificio: fino a 5 piani Cronologia predominante: XVII s. Uso attuale: Pubblico Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse specifico Livello di protezione: I
Fig.169 Facciata
Fig.171 Patio (in alto a sinistra) Fig.172 Copertura (in alto a destra) Fig.173 Facciata (in basso)
Cl/ Consistorio n°1
Plz del Arenal n°2
93
30. Altra tipologia
31. Altra tipologia
Fig.174 Edificio oggetto di analisi
Fig.176 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: II
Cronologia predominante: -. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: II
Fig.175 Facciata
Fig.177 Facciata
Cl/ Pescaderia n°3
94
Cl/ Pescaderia vieja n°2
CAPITOLO 3
32. Altra tipologia
33. Altra tipologia
Fig.178 Edificio oggetto di analisi
Fig.180 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: II
Cronologia predominante: XVI-XX s. Uso attuale: Pubblico Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse specifico Livello di protezione: I
Fig.179 Facciata
Fig.181 Patio (in alto) Fig.182 Facciata (in basso)
Cl/ Pescaderia vieja n°4
Cl/ Consistorio n°1
95
34. Casa burguesa
35. Casa patio
Fig.183 Edificio oggetto di analisi
Fig.185 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.184 Facciata
Fig.186 Facciata
Cl/ Latorre n°4
96
Cl/ Latorre n°6
CAPITOLO 3
36. Casa patio
37. Casa neoclassica
Fig.187 Edificio oggetto di analisi
Fig.189 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XVII s. Uso attuale: Residenziale e attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.188 Facciata
Fig.190 Facciata
Cl/ Latorre n°8
Cl/ Letrados n°9
97
38. Altra tipologia
39. Casa burguesa
Fig.191 Edificio oggetto di analisi
Fig.193 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Fig.192 Facciata
Fig.195 Interno (in alto) Fig.195 Facciata (in basso)
Cl/ Letrados n°7
98
Plz asuncion °2
CAPITOLO 3
40. Casa burguesa
41. Casa patio
Fig.196 Edificio oggetto di analisi
Fig.198 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.197 Facciata
Fig.199 Facciata
Cl/ Letrados n°6
Cl/ Letrados n°12
99
42. Casa patio
43. Casa unifamiliar popular
Fig.200 Edificio oggetto di analisi
Fig.202 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XVII s. Uso attuale: Attività economica Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Cronologia predominante: Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.201 Facciata
Fig.203 Facciata (in basso)
Cl/ Letrados n°14
100
Cl/ Letrados n°0
CAPITOLO 3
44. Casa patio
45. Casa patio
Fig.204 Edificio oggetto di analisi
Fig.206 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e attività commerciale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Residenziale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.205 Facciata
Fig.207 Facciata
Cl/ Amargura n°11
Cl/ Amargura n°9
101
46. Casa burguesa
47. Chiesa
Fig.208 Edificio oggetto di analisi
Fig.210 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XV s. Uso attuale: Ecclesiastico Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse specifico Livello di protezione: I
Fig.209 Facciata
Fig.211 Facciata (in basso)
Cl/ Amargura n°3
102
Plz doctor revuelta y montiel n°7
CAPITOLO 3
48. Altra tipologia
49. Casa burguesa
Fig.212 Edificio oggetto di analisi
Fig.215 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XVIII s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Fig.213 Dettaglio (in alto) Fig.214 Facciata (in basso)
Fig.216 Facciata
Cl/ Jose Luis Diez n°1
Cl/ Conde Cañete del Pinar n°5
103
50. Casa burguesa
51. Casa burguesa
Fig.217 Edificio oggetto di analisi
Fig.219 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Conservazione architettonica Livello di protezione: I
Fig.218 Facciata
Fig.220 Facciata (in basso)
Plz Doctor revuelta y montiel
104
Plz de la yerba n°4
CAPITOLO 3
52. Casa burguesa
53. Casa burguesa
Fig.221 Edificio oggetto di analisi
Fig.223 Edificio oggetto di analisi
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Cronologia predominante: XIX s. Uso attuale: Residenziale e commerciale Stato di conservazione: Buono Tutela: Ley 14/2007 de Patrimonio Histórico de Andalucía. Grado di catalogazione: Interesse generico Livello di protezione: III
Fig.222 Facciata (in basso)
Fig.224 Facciata
Plz de la yerba n°3
Plz de la yerba n°2
105
CAPITOLO 4
Casa palazzo calle Santa Isabel
4.1 Introduzione La casa si posiziona in una zona centrale equidistante da differenti punti di interesse cardini della città di Jerez de la Frontera: Plaza del Arroyo, la Catedral del Salvador, l’Alcazar e la Plaza del Arenal. [Fig.225]. L’anno di costruzione della casa palazzo risale intorno al XVII secolo. Il lotto ha una forma trapezoidale con una superficie catastale di 322 m2.
Attualmente, troviamo nel lotto un casa palazzo di costruzione tradizional-popolare che ha subito piccole modifiche nel coso della sua vita utile. Il suo perimetro è occupato da edifici esistenti e presenta una sola facciata su Calle Santa Isabel, una strada molto stretta che denota il carattere intimo del febbricato.
Plaza del Arroyo
Catedral
Plaza del Arenal
Alcazar
Fig.225 Ortofoto con inquadramento punti di interesse
108
CAPITOLO 4
4.2 Rilievo fotografico La fase conoscitiva del manufatto oggetto di studio si procede con il rilievo fotografico, questo rilievo permette di avere una chiara conoscenza della facciata e degli spazi interni.
Fig.239
Fig.237
Fig.238
Fig.234
N
Fig .24
0
Fig .23
Fig.232
1
Fig.242
Fig.241
33
.2 Fig Fig.235 Fig.236
Fig.229
Fig.226 Coni ottici piano terra
109
Fig .24 3
Fig.248
47
.2
F Fig.246 Fig.245
Fig.230
Fig.227 Coni ottici primo piano
110
Fig.244
ig
CAPITOLO 4
Fig.2 54
Fig .24
9
2
Fig.250
Fig.251
.25 Fig
Fig.253
Fig.228 Coni ottici secondo piano
111
4.2.1 Facciata
Fig.230 Ingresso Annesso
Fig.229 Facciata Vista da Calle Visitaciรณn
112
Fig.232 Vista Calle Santa Isabel
Fig.231 Ingresso Annesso
CAPITOLO 4
4.2.2 Patio e piano terra
Fig.233 Vista Patio
Fig.234 Vista solaio con voltine del patio
Fig.235 Vista patio dal vestibolo
113
Fig.238 Vista patio
Fig.236 Vista ingresso dal vestibolo
Fig.239 Vista scala
Fig.237 Vista scala principale
114
Fig.240 Vista scala
CAPITOLO 4
Fig.241 Vista piano terra
Fig.242 Vista p0iano terra
115
4.2.3 Patio e primo piano
Fig.243 Vista patio dalla scala
Fig.235 Vista finestra patio
116
Fig.244 Vista galleria che circonda il patio
CAPITOLO 4
Fig.246 Vista patio primo piano
Fig.247 Vista patio primo piano
Fig.248 Vista patio primo piano
117
4.2.4 Secondo piano
Fig.249 Vista copertura patio
Fig.250 Vista copertura patio
Fig.252 Vista aperture sottotetto
118
Fig.251 Vista scala secondo piano
CAPITOLO 4
Fig.253 Vista sottotetto
Fig.254 Vista secondo piano, copertura patio.
119
4.3 Rilievo geometrico Per conoscere la geometria dell’edificio si ci avvale del rilievo geometrico. Tali dati sono le piante, le sezioni architettoniche e il prospetto dell’edificio. Non sempre il rilievo diretto è stato possibile a causa dell’inaccessibilità di alcune zone (l’intero annesso risulta non rilevabile). I mezzi utilizzati in questa fase sono stati: disto-laser, nastro metrico, documentazione base e macchina fotografica. Di ogni ambiente sono state verificate le misure delle aperture e delle pareti in entrambe le direzioni. Di seguito vengono riportati gli elaborati di rilievo.
S. YSABEL TA
120
Fig.256 Prospetto
N
CAPITOLO 4
Fig.255 Pianta primo piano
m
1 5
10
S. YSABEL TA
m
1
5
10
121
N m
Fig.258 Pianta primo piiano
m
1
5
1
5
10
N
Fig.257 Pianta piano terra
122
10
N
CAPITOLO 4
m
Fig.260 Pianta coperture
m
1
5
1
5
10
N
Fig.259 Pianta secondo piano
10
123
N
A’ B A B’
Fig.261 Pianta primo piano
124
m
1
5
10
CAPITOLO 4
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
5
0 1
10
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+11.22m
+8.21 m
+7.55 m
3.27
3.22
3.22
+7.14 m
+4.72 m 7.70
+4.72 m
3.19
3.58
3.19
3.93
4.00
+2.50m
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+0.50m
+0.50m
Fig.262 Sezione AA’
3.22
3.38
3.27
+7.14 m
+4.72 m 7.70
+4.72m
+3.39m 1864
3.93
4.00 3.19
3.58
3.20
+2.50m
+0.50m
+0.50m
Fig.263 Sezione BB’
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+8.21 m
+7.55 m
125
N
D’
C
126
D
C’
Fig.264 Pianta primo piano
m
1
5
10
CAPITOLO 4
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
2.15
2.13
2.42
3.20
+11.22m
3.48
3.56
3.27
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+8.57 m
3.03
3.14
4.02
3.85
4.01
+4.72 m
+0.50m
+0.50m
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+0.00m
Fig.265 Sezione CC’
2.42
3.45
3.06
2.13
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
2.12
+11.22m
+8.57 m
+7.55 m
+7.55 m
+4.72 m
+4.72 m 4.06
+4.72 m
2.54
2.54
2.51
2.43
2.53
3.48
3.56
+7.14 m
3.93
3.93
3.85
+2.50m
2.89
2.65
+3.39m
+0.50m
+0.50m
+0.50m
+0.00m
Fig.266 Sezione DD’
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
127
N
E E’ F
F’
Fig.267 Pianta primo piano
128
m
1
5
10
CAPITOLO 4
2.13
3.05
2.04
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+8.21 m
3.18
3.24
3.37
4.30
+7.55 m
2.53
+4.72 m
+4.72 m
+4.72 m 7.94
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+0.50m
3.16
3.35
3.92
3.99
4.12 3.03
3.93
4.01
1864
2.59
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+0.50m
+0.50m
Fig.268 Sezione EE’
2.90
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
+4.72 m
2.96
3.56
+8.57 m
2.29
+8.57 m
+4.72 m
5.27
4.16
4.01
1864
+0.50m
+0.50m
-0.76 m
Fig.269 Sezione FF’ REALIZZATO CON UN PRODOTTO AUTODESK VERSIONE PER STUDENTI
129
130
cucina bagno
patio terrazza
depositi
vestibolo
bayt camere disimpegno garage
Il palazzo si divide in due parti connesse: la “casa patio” di 3 piani e un annesso di 2 piani, entrambi con un differente accesso da Calle Santa Isabel. L’ingresso alla casa avviene attraverso uno zaguán che da accesso al vestibolo, attraverso un cancello in ferro datato 1854, e ad un magazzino, o locale commerciale, a destra. Dal vestibolo si arriva al patio dal quale si accede al resto degli ambienti. Il patio è circondato da una galleria composta da quattro archi con colonne in marmo. A sinistra, il primo piano, comprende un alloggio formato da un salone, tre ambienti adibiti a camere da letto o sale per ricevere gli ospiti, un disimpegno, una cucina e un bagno. Per accedere alla pianta superiore vi sono due soluzioni: una scala di servizio e una scala nobile in marmo situata a destra del patio. Al primo piano si trova la “dimora nobile” la cui distribuzione occupa tutta la pianta e si sviluppa intorno al patio. Si suppone che, a seguito della disposizione della residenza, il patio venne modificato andando a chiudere ogni arcata originale con quattro balconi. La distribuzione degli ambienti è composta da: tre sale adibite a saloni o sale dello “stare”, tre camere da letto, due bagni, una cucina e un deposito. L’accesso alla seconda pianta avviene attraverso le due scale citate in precedenza. In questa pianta troviamo un grande ambiente composto da due campate, divise da una serie di archi, con una copertura a doppia falda inclinata. La distribuzione si completa con un deposito e un disimpegno dove si sviluppa una scala che da accesso alla terrazza. L’annesso si sviluppa a sinistra del fabbricato, è composto da un ingresso indipendente al quale si accede da Calle Santa Isabel. La porta d’ingresso originale è evidentemente stata sostituita con una porta di garage.
zaguan
4.4 Schema distributivo
Fig.270 Legenda
N
CAPITOLO 4
m
Fig.271 Pianta piano terra
Fig.272 Pianta primo piano
1
5
10
Superficie costruita: 317 m2
Superficie costruita: 317 m2
131
Fig.273 Legenda
132 bayt
depositi
disimpegno
terrazza
N
CAPITOLO 4
m
Fig.274 Pianta secondo piano
Fig.275 Pianta coperture
1
5
10
Superficie costruita: 177 m2
Superficie totale: 811 m2
133
4.5 Rilievo materico Il rilievo materico consente la conoscenza del costruito storico. È stata condotta la lettura dei tipi murari, studiati nei loro apparecchi e paramenti, e dei materiali che compongono l’intera struttura. L’intento è quello di operare in modo tale che la conoscenza del manufatto sia la premessa per un giusto approccio al restauro e tutela della casa palazzo. L’inquadramento storico-architettonico della casa e lo studio delle vicende costruttive del sito in esame hanno costituito la base di tutta l’indagine, rappresentando la premessa per l’identificazione dei caratteri architettonici. Il manufatto è costituito da un sistema costruttivo tipico dell’architettura gaditana, una struttura verticale composta da pietra ostionera (roccia sedimentaria tipica della zona di Cadiz) e mattone, legati tra loro mediante calce. Questo sistema costruttivo non è funzione dei differenti periodi, ma è dovuto principalmente alle risorse disponibili e ai materiali in loco. I materiali vengono disposti formando filari, in modo che gli elementi costitutivi lavorano a compressione, trasmettendo i carichi da un filare all’altro fino ad arrivare alle fondazioni. Inoltre, è comune incontrare una variazione di spessore in funzione dell’altezza e funzione strutturale, così come la qualità del prodotto utilizzato, diminuendo la sezione all’aumentare dell’altezza del fabbricato.
134
CAPITOLO 4
4.5.1 Tipologia murature 4.5.1.1 Muratura in mamposteria Il manufatto è costituito da una struttura portante costituita da muri di fondazione di “mampostería” al piano terra, un sistema costruttivo tradizionale realizzato con pietrame non lavorato di grandi dimensioni e inerti semilavorati di diverse dimensioni. Data l’irregolarità dei blocchi impiegati i numerosi spazi vuoti vengono riempiti da pietre più leggere, ghiaia e malta e infine rivestita con strati di intonaco. Dal rilievo effettuato sul luogo gli spessori murari che riguardano questa tipologia costruttiva, risultano avere uno spessore variabile intorno ai 30/70 cm. Indipendentemente dalla tipologia dei blocchi utilizzati, nella costruzione del muro, l’angolo è generalmente costituito da “sillarejo”, blocchi di pietra lavorati in forma di parallelepipedo cui dimensioni generalmente sono 45x22x18 cm.
1m
0
0
Fig.276 Dettaglio
1m
Percentuale/mq Superficie malta: 19,52% Superficie mampuesto: 80,48% Fig.277 Dettaglio scala 1:20
Fig.278 Muratura in Mamposteria
135
4.5.1.2 Muratura in silleria Il primo piano è caratterizzato da una muratura irregolare costituita da blocchi di pietra calcarea di 45x26 cm chiamati “sillar”. Il muro di silleria si differenzia dal muro di mamposteria dalla lavorazione dei blocchi [Fig.n], che presentano una maggiore regolarità seppur sempre grossolana, e una disposizione più regolare.
Fig.279 Individuazione del punto più basso del sillar
1m
0
0
Fig.284 Dettaglio
Fig.280 Tracciatura dei punti di riferimento per le linee di taglio per la levigatura della superficie
Fig.281 Trafilatura sulle linee di taglio e tracciatura delle seconde linee di taglio per la levigatura dei lati del blocco.
Fig.285 Dettaglio scala 1:20
Fig.282 Scalpellatura delle seconde linee di taglio
Fig.283 Puliruta del sillar e verifica della levigatura
136
Percentuale/mq Superficie malta: 17,27% Superficie sillarejo: 82,73%
Fig.286 Muratura in Silleria
1m
CAPITOLO 4
4.5.1.3 Muratura in laterizi Il secondo piano e i tramezzi dell’intero fabbricato sono costituiti da una muratura in laterizio pieno di 22x11 cm. Inoltre, il laterizio viene utilizzato, all’interno del fabbricato, anche come piattabanda nelle aperture del piano terra e del primo piano.
1m
0
0
Fig.287 Dettaglio
Percentuale/mq Superficie malta: 34,86% Superficie laterizi: 65,%
Fig.289 Muratura in Mamposteria
1m
Fig.288 Dettaglio scala 1:20
137
4.5.2 Tipologie di solai e copertura S1
Solaio con revoltòn de ladrillo Questa tipologia di solaio è caratterizzata da “revoltón”, piccole volte, appoggiate su travi in legno, formate generalmente da mattonipieni con stucco come legante. Il solaio è costituito da profilati di legno su cui si innestano voltine in laterizio pieno, con un riempimento, nella parte superiore, di calce, sabbia o detriti fino a formare un piano orizzontale omogeneo.
a
b
c d e f g h
A. Strato di malta B. Tavelle C. Listelli in legno D. Riempimento di malta o terra E. Trave in legno F. Pasta di gesso G. Voltine in laterizio H. Intonaco
138
Fig.290 Dettaglio scala 1:20
CAPITOLO 4
S2
Solaio con travi in acciaio Al primo piano, nella zona centrale del patio, vi è un solaio con travi in acciaio e pignatte in cemento. Il solaio, evidentemente di un’epoca piÚ recente rispetto gli altri, si ipotizza frutto di un restauro non documentato.
a
b c d e f
A. Pavimento B. Strato di malta C. Tavelle D. Listelli in legno E. Trave metallica F. Pignatta in cemento Fig.291 Dettaglio scala 1:20
139
S3
Solaio entabicado de rasilla Il primo e secondo piano hanno una semplice orditura in legno. Le travi principali di sezione rettangolare misurano 20x20 cm e poggiano su di una mensola in legno decorata della stessa dimensione (canecillos).
a b c d
A. Strato di malta B. Tavelle C. Listelli in legno D. Trave in legno 20x20
140
Fig.292 Dettaglio scala 1:20
CAPITOLO 4
C1
Copertura a falde inclinate Al secondo piano, sul lato sud del fabbricato, nel sottotetto abitabile, si incontra una copertura inclinata a due falde con gli elementi portanti dati da falsi puntoni. Il piano continuo è realizzato da un pianellato, pianelle in laterizio appoggiate sull’orditura, che supportano il manto di finitura in malta e le tegole. I falsi puntoni hanno una dimensione di 17x7 cm e poggiano sul muro di spina costruito su archi a tutto sesto in pietra.
a b c d e f
A. Tegole B. Grondaia C. Manto di finitura in malta D. Pianelle E. Listelli in legno F. Falsi puntoni Fig.293 Dettaglio scala 1:20
141
4.5.3 Piante Muratura in mamposterĂa Muratura in silleria
S1
Solaio con revoltòn de ladrillo
S2
Solaio con travi in acciaio
S3
Solaio entabicado de rasilla
1
5
10
N
Muratura in laterizio
m
S1
S1
S1
S1
S1
S3
S1
S3
142
Fig.294 Pianta piano terra
1
5
10
N
CAPITOLO 4
m
S2
S1
S2
S2
S1
S2
S3
S3
Fig.295 Pianta primo piano
143
Muratura in mamposterĂa Muratura in silleria Muratura in laterizio Copertura a falde inclinate
1
5
10
m
C1
144
Fig.296 Pianta secondo piano
N
C1
1
5
10
N
CAPITOLO 4
m
Fig.297 Pianta copertura
145
4.5.4 Sezioni
A’ A
Fig.298 Pianta primo piano
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13.
146
Muro di confine di mamposteria Solaio a doppia orditura e controsoffitto in camorcanna Intonaco a base di malta cementizia Controsoffitto in camorcanna Copertura inclinata in legno a doppia orditura Solaio a doppia orditura Collegamento verticale in legno con rivestimento in vernice verde Muratura di silleria Solaio con travi in acciaio Copertura patio in ferro e vetro Collegamento verticale su volta rampante Copertura in legno a doppia orditura Muro di confine di laterizi pieni
CAPITOLO 4
1
5
10
m
1
Fig.299 Sezione AA’
2
3
4
5
6
7
8
9
10
6
11
12
13
147
B B’
Fig.300 Pianta primo piano
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13.
148
Muro di confine di laterizi pieni Collegamento verticale su volta rampante Copertura in legno a doppia orditura Muratura di laterizi pieni Solaio con travi in acciaio Copertura patio in ferro e vetro Solaio a doppia orditura Muratura di silleria Copertura inclinata in legno a doppia orditura Solaio a doppia orditura e controsoffitto in camorcanna Controsoffitto in camorcanna Intonaco a base di malta cementizia Muro di confine di mamposteria
CAPITOLO 4
1
5
10
m
1
2
Fig.301 Sezione BB’
3
4
5
6
7
8
9
7
10
11
12
13
149
C C’
Fig.302 Pianta primo piano
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13.
150
Muro di confine di laterizi pieni Solaio a doppia orditura Muratura di laterizi pieni Ringhiera in ferro Copertura patio in ferro e vetro Solaio con travi in acciaio Muratura di silleria Solaio in legno a doppia orditura e controsoffitto in camorcanna Travi in legno a doppia orditura con canecillos rivestite con vernice di colore verde Copertura inclinata in legno su falsi puntoni a doppia orditura con assiti in legno. Solaio in legno a doppia orditura con canecillos Intonaco a base di malta cementizia Muro di confine di mamposteria
CAPITOLO 4
1
5
10
m
1
Fig.303 Sezione CC’
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
151
D’
D
Fig.304 Pianta primo piano
1. Tamponatura: Piano terra: mamposteria Primo piano: mamposteria Secondo piano: laterizi pieni 2. Copertura inclinata in legno su falsi puntoni a doppia orditura con assiti in legno. 3. Solaio in legno a doppia orditura con canecillos 4. Travi in legno a doppia orditura con canecillos rivestite con vernice di colore verde 5. Solaio in legno a doppia orditura e controsoffitto in camorcanna 6. Solaio in legno con voltine in laterizio 7. Copertura in legno a doppia orditura 8. Collegamento verticale su volta rampante 9. Muratura di silleria 10. Ringhiera in ferro 11. Muro di confine di mamposteria
152
CAPITOLO 4
1
5
10
m
1
Fig.305 Sezione DD’
2
3
4
5
6
7
8
9
153
E
E’
Fig.306 Pianta primo piano
1. 2. 3. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12.
154
Muro di confine di laterizi pieni Copertura in legno a doppia orditura Solaio in legno a doppia orditura e controsoffitto in camorcanna Muratura di laterizi pieni Collegamento verticale in ferro Solaio con travi in acciaio Intonaco a base di malta cementizia Solaio in legno con voltine in laterizio Muratura di silleria Copertura inclinata in legno a doppia orditura Solaio in legno a doppia orditura e controsoffitto in camorcanna Controsoffitto in camorcanna Muro di confine di mamposteria
CAPITOLO 4
1
5
10
m
1
2
Fig.307 Sezione EE’
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
155
4.5.5 Dettagli costruttivi 4.5.5.1 Fondazione
Fig.308 Pianta primo piano
Fig.309 Sezione BB’
156
CAPITOLO 4
a
b c d
e
a.
Strato di intonaco Strato compatto di sabbia c. Riempimento pietrisco d. Muro di mamposterĂa e. Muro di fondazione f. Strato di livellamento b.
e
Fig. 310 Dettaglo1:20
157
4.5.5.2 Solaio in legno con voltine in laterizio
Fig.311 Pianta primo piano
Fig.312 Sezione CC’
158
CAPITOLO 4
a b c d
e f g h a.
Massetto Pianelle in cotto c. Listelli in legno d. Pasta di gesso e. Mattoni pieni f. Trave in legno 10x15 g. Muratura di mamposteria h. Strato di intonaco b.
Fig.313 Dettaglio 1:10 sezione longitudinale
0.50
0.50
Fig.314 Dettaglio 1:10 sezione trasversale
159
4.5.5.3 Solaio con travi in acciaio
Fig.315 Pianta secondo piano
Fig.316 Sezione CC’
160
CAPITOLO 4
a b c d
e f g h i
a.
Muratura in laterizio Pavimento ceramico c. Strato di massetto di pendenza d. Pianelle in cotto e. Listelli in legno f. Trave metallica g. Pignatta in cemento h. Muratura di mamposteria i. Strato di intonaco b.
Fig.317 Dettaglio 1:10 sezione longitudinale
0.60
0.60
Fig.318 Dettaglio 1:10 sezione trasversale
161
4.5.5.4 Solaio in legno a doppia orditura e controsoffitto in camorcanna
Fig.319 Pianta secondo piano
Fig.320 Sezione CC’
162
CAPITOLO 4
a b c
d e
f
g h
i
a.
Massetto Pianelle in cotto c. Listelli in legno d. Trave in legno 12x15 e. Mensola 12x16 f. Controsoffitto in camorcanna g. Muratura di silleria h. Strato di intonaco i. Architrave in laterizio b.
Fig.321 Dettaglio 1:20 sezione longitudinale
163
4.5.5.5 Collegamento verticale su volta rampante La scala principale, sul lato est del palazzo, si innesta su una volta rampante costruita a folio laterizio, o “bóveda tabicada”. Grazie alla sua buona resistenza a compressione e la facilità di esecuzione, il sistema costruttivo è ampiamente diffuso nella penisola iberica.
Fig.323 Sezione CC’
164
CAPITOLO 4
Costruzione Sul paramento murario si marca la distribuzione dei gradini con l’aiuto di una livella a bolla. Questi devono avere la direzione della curva che assumerà la volta. La curvatura viene ottenuta mediante la deformazione di un listello di legno [Fig.324] o seguendo la linea catenaria formata da una corda di lunghezza pari a L+1/10H e capovolgendo la sua posizione. Si può anche tracciare manualmente “a occhio”. Si pone il primo strato di mattoni partendo dal basso[Fig.325]. Tra un mattone e l’altro viene collocato il gesso che, grazie all’asciugatura quasi istantanea, permette la collocazione degli altri mattoni in modo molto rapido. Sopra il primo strato di mattoni viene steso uno strato di gesso e si procede con la collocazione del secondo strato di mattoni. L’apparecchiatura può essere realizzata in due modi: aparejo rompiendo junta o aparejo diagonal [Fig.327]. La volta si innesta sui primi gradini; le pedate vengono costruite con un ripieno di pietra, sabbia e ghiaia, sul quale andranno posti ulteriori mattoni rivestiti da mattonelle di marmo.
Fig.324 Curvatura
a b c d
Fig.325 Posa laterizi
e f g
h
Fig.326 Costruzione volta
i
Fig.327 Aparejo rompiendo junta e aparejo diagonal. Fig.328 Dettaglio 1:20
165
4.5.5.6 Copertura inclinata in legno su falsi puntoni
a doppia orditura con assiti in legno
Fig.329 Pianta copertura
Fig.330 Sezione CC’
166
CAPITOLO 4
a b c d e f g h
i
a.
Coppo b. Massetto livellante c. Assito in legno d. Listelli in legno e. Pluviale f. Falsi puntoni 7x18 g. Muratura in laterizio h. Strato di intonaco i. Pluviale incassato Fig.331 Dettaglio 1:10 sezione longitudinale
167
4.5.5.7 Arco tabicado Al piano terra il patio è sorretto da archi ribassati policentrici “tabicados” che scaricano su colonne in marmo. L’arco “tabicado” è costituito da una successione di strati di pianelle di laterizio poste di piatto, dove una pasta di gesso fa da legante. Questa tipologia consente di evitare l’utilizzo della centina.
a b
c
Fig.333 Dettaglio
a.
Mattoni pieni Pasta di gesso c. Colonna di marmo b.
168
Fig.332 Archi tabicati del patio al piano terra
CAPITOLO 4
4.5.5.8 Arco in silleria La copertura del secondo piano viene retta da archi di silleria, archi a tutto sesto costruiti con blocchi di pietra poco lavorati, il sillarejo. Il carattere distintivo degli archi costruiti con il sillarejo,
è dato dal fatto che i conci impiegati nella costruzione sono perfettamente tagliati in forma di cunei, in modo da permettere alle spinte di contrasto di annullarsi tra concio e concio [Fig.n].
a
b
c
d
Fig.334 Dettaglio a.
Strato di riempimento Sillarejo c. Malta d. Rivestimento b.
169
170
CAPITOLO 4
4.6 Rilievo patologico Dopo aver acquisito tutte le informazioni riguardanti la struttura, attraverso la fase di rilievo, si procede all’individuazione dei fenomeni di alterazione e degrado dei materiali. Per facilitare la lettura dei fenomeni di degrado, è stata riportata una tavola sinottica nella quale sono stati messi in relazione i diversi degradi con la corrispondente descrizione, principali cause dei fenomeni, la riproduzione fotografica e la simbologia grafica utilizzata per la rappresentazione negli elaborati (nel rispetto della norma vigente).
Corrosione Processo di deterioramento dei materiali metallici in seguito a ossidazione della superficie del materiale. - Presenza di umidità protratta nel tempo; - Infiltrazione dell’acqua.
Cedimento - Cedimento di 2cm nel fusto di una colonna nel patio; - Imbarcamento copertura. Colonizzazione biologica Presenza di micro e/o macro organismi che si possono osservare macroscopicamente. - Presenza di umidità o acqua.
171
Degrado biotico elementi in legno Marcescenza Testa di trave ammalorata Decomposizione del legno - Presenza di umidità o acqua.
Distacco Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra loro che rispetto al substrato: prelude in genere alla caduta degli strati stessi. Il termine si usa in particolare. - Fenomeni di umidità ascendente; formazione di ghiaccio negli strati più superficiali;
Lacuna muratura
Deposito superficiale Accumulo di materiali estranei di varia natura, quali, ad esempio, polvere, terriccio ecc. Ha spessore variabile e, generalmente, scasa aderenza al tareriale sottostante - Esportazione, sabrosità e deformazione delle superfici; - Impiego dei prodotti vernicianti; - Inquinanti atmosferici.
172
Perdita di continuità di superfici - Decoesione elementi lapidei che genera cadute del materiale.
CAPITOLO 4
Lacuna intonaco Perdita di continuità di superfici - Decoesione intonaco che genera cadute del materiale.
Patina biologica Strato sottile, morbido ed omogeneo, aderente alla superficie e di evidente natura biologica, di colore variabile, per lo più verde. La patina biologica è costituita prevalentemente da micro organismi cui possono aderire polvere, terriccio, ecc. - azione di microrganismi autotrofi; - presenza di umidità o acqua; - caratteristiche morfologiche del substrato.
Macchia Alterazione che si manifesta con pigmentazione accidentale e localizzata della superficie. - Biodeteriogeni; - ossidazione di elementi metallici
Pitting, deposito superficiale e fessurazioni
Alterazione che interessa gli elementi in marmo.
Obsolescenza grondaia Perdita della funzione originaria dell’elemento. - Mancata manutenzione
173
1 m
174
Fig.335 Pianta piano terra
5
10
N
4.6.1 Piante
1
5
10
N
CAPITOLO 4
m
Fig.336 Pianta primo piano
175
176
Fig.337 Pianta secondo piano
5
10
N
1 m
1
5
10
N
CAPITOLO 4
m
Fig.338 Pianta coperture
177
4.6.2 Sezioni
Fig.339
178
CAPITOLO 4
1
5
10
m
Fig.340 Sezione AA’
179
Fig.341
180
CAPITOLO 4
1
5
10
m
Fig.342 Sezione BB’
181
Fig.343
182
CAPITOLO 4
1
5
10
m
Fig.344 Sezione CC’
183
Fig.345
184
CAPITOLO 4
1
5
10
m
Fig.346 Sezione EE’
185
CAPITOLO 5
Recupero e valorizzazione della Casa Palazzo Jerezana
5.1 Il progetto 5.1.1 Interventi Il progetto di recupero e valorizzazione della casa palazzo ha come obiettivo la salvaguardia dei valori del passato e il mantenimento del concetto di memoria. Si fa, quindi, attenzione al riconoscimento delle stratificazioni storiche, considerando il passar del tempo non come un fattore negativo, ma come un vero e proprio elemento di ispirazione. Il recupero e la conservazione del patrimonio edilizio esistente seguono la logica di sostenibilità derivante dagli obiettivi di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio costruito. Gli interventi di recupero, infatti, sono l’insieme di quelle pratiche da attuare per poter accrescere il tempo di vita utile di un edificio, in alternativa alla dismissione e all’abbandono, così da soddisfare a pieno due concetti che sono alla base della sostenibilità edilizia: conservazione dell’energia e conservazione dei materiali. Ciò permette di evitare lo spreco di materie prime e di attuare la strategia di riuso e riciclo. Tutti gli interventi vengono effettuati, quindi, considerando l’epoca di costruzione, le tecniche costruttive e i materiali adoperati. Inoltre, viene certamente tenuto conto anche di quelle che sono le esigenze progettuali che vanno a completare il dialogo tra storia e contemporaneità. A seguire, dunque, vi è la rappresentazione, in pianta, dei paramenti murari che vengono destinati a recupero e a demolizione.
[Fig.347, 348, 349]
188
CAPITOLO 5
Recupero Demolizioni
Fig.347 Piano terra
Fig.348 Primo piano
Fig.349 Secondo piano
189
Di seguito vengono elencate le operazioni da effettuare sulla base di quelle che sono state le patologie precedentemente individuate [cap 4.6]. Lo studio delle patologie è stato proprio il punto di partenza che ha consentito lo sviluppo di una corretta manovra di interventi. I seguenti retini indicano 3 differenti tipi di interventi adoperati, evidenziati sia in piante che in sezione. Le parti evidenziate con questo retino sono elementi come pavimentazioni e paramenti murari che verranno ripristinati. L’intonaco viene rimosso ovunque e le puliture vengono effettuate o a secco, o mediante pennelli, spazzole, scopinetti e aspiratori, o chimicamente laddove si presentino patine) tramite l’utilizzo di idonei impacchi assorbenti a base di carbonato di ammonio, tamponamenti a base di acqua distillata e idoneo tensioattivo, applicazione di solventi organici e/o inorganici e successivamente rimozione dei residui con acqua delonizzata e spazzole. Per quanto riguarda la muratura in mamposteria e in silleria si seguono le seguenti fasi: 1. Pulitura: si svuotano i giunti per aumentare la presa della nuova malta. 2. Ripristino del muro: ricostruzione delle parti mancanti con una malta più grossolana. 3. Riempimento giunti con malta mista. 4. Spazzolatura dei giunti per eliminare la malta in eccesso dall’elemento lapideo. 5. Spugnatura per inumidire le fughe. Per le colonne in marmo si procede nel seguente modo: 1. Pulitura della superficie. 2. Consolidamento fessure mediante iniezioni. 190
3. Applicazione di uno strato di protezione. Si interviene sul cedimento di 2cm della colonnina nel lato est del patio come segue: 1. Rimozione colonna 2. Consolidamento fondazioni 3. Ricollocazione Gli interventi per i solai in legno prevedono il consolidamento degli elementi costruttivi e la conservazione del materiale. Le travi vengono trattate nel seguente modo: 1. Pulitura con spazzole e aria compressa a bassa pressione; 2. Trattamento di disinfestazione con prodotti antiparassitari, ignifughi, antimuffa e impregnante. Per i solai con putrelle che presentano ossidazione, si ci avvale delle seguenti fasi: 1. Spazzolatura o idrosabbiatura dei ferri d’armatura emergenti 2. Trattamento protettivo. Applicazione a pennello di malta idraulica monocomponente rialcalinizzante anticorrosiva. 3. Applicazione malta idraulica antiritiro con effetto tixotropico. 4. Rasatura protettiva mediante applicazione di malta. Indica tutte quelle aree o elementi che, per motivi di obsolescenza, fatiscenza o progettuali, verranno rimossi. Questo retino evidenzierà quelle parti che verranno interamente demolite (con successiva pulizia e sgombro detriti) e aree di rimozione di vegetazione, effettuata mediate forbici e altri attrezzi, dal paramento murario e dalla copertura calpestabile al secondo piano.
CAPITOLO 5
Questo retino evidenzia tutti quegli elementi che permarranno nel nuovo progetto: porte, finestre, ringhiere, chiusure metalliche, elementi decorativi. Verranno solo puliti e/o ripristinati da eventuali mancanze. In particolare: Per gli infissi in legno si procede con le seguenti fasi: 1. Sverniciatura con deccappante neutro 2. Trattamento con sostanze antimuffa, antitarlo e antifungo. 3. Trattamento con prodotti vernicianti Le ringhiere e chiusure metalliche verrano trattate nel seguente modo: 1. Pulitura con getti d’acqua nebulizzata 2. Reintegrazione mancanze 3. Applicazione vernice antiruggine 4. Applicazione vernice a smalto
191
N m
Fig.351 Pianta primo piiano
m
1
5
1
5
10
N
Fig.350 Pianta piano terra
192
10
N
CAPITOLO 5
m
Fig.353 Pianta coperture
m
1
5
1
5
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N
Fig.352 Pianta secondo piano
10
193
N
A’ B A B’
Fig.354 Pianta primo piano
194
m
1
5
10
CAPITOLO 5
Fig.355 Sezione AA’
Fig.356 Sezione BB’
195
N
D’
C
E E’
196
D
C’
Fig.357 Pianta primo piano
m
1
5
10
CAPITOLO 5
Fig.358 Sezione CC’
Fig.359 Sezione DD’
197 Fig.360 Sezione EE’
S. YSABEL TA
Fig.361 Prospetto
198
CAPITOLO 5
S. YSABEL TA
m
1
5
10
199
5.1.2 Riferimenti architettonici Definiti gli interventi di recupero della casa palazzo, si passa al racconto e all’illustrazione di quelli che sono stati i punti di riferimento dell’idea progettuale. La fonte di ispirazione principale che ha permesso di sviluppare l’idea progettuale è stata sicuramente la possibilità di viaggiare. Ciò ha permesso di scoprire nuove culture e ammirare molteplici architetture nel proprio habitat. Tra i viaggi che hanno portato all’idea della creazione di un centro polifunzionale vi è sicuramente quello fatto a Lisbona. Qui si è avuto modo di visitare la LX Factory, una fabbrica creativa che ha sede nel quartiere Alcântara. La struttura è nata nel 2008 prendendo il posto dell’ex complesso industriale della Companhia de Fiação e Tecidos Lisbonense, dedicato alla stampa dei giornali e quotidiani Portoghesi. L’innovazione risiede proprio nell’originalità con la quale sono stati recuperati gli edifici e decorate le strade e le attività commerciali. Il progetto si preoccupa di non privatizzare gli spazi ma di mantenere il significato di fabbrica attraverso la creazione di
Fig.362 Vista esterno della LX Factory
200
spazi concepiti come costruttori di idee. Gli interventi sono stati effettuati solamente all’interno senza alterale la struttura e rispettando la memoria storica del luogo che per decenni ha ospitato un’industria simbolo per la città di Lisbona. L’Oficina Creativa organizza workshop di serigrafia, ceramica e carpenteria, mettendo a disposizione i suoi laboratori sia a professionisti che amatori.
Fig.363 Vista bar LX Factory
CAPITOLO 5
Fig.364 Vista laboratori LX Factory
Un altro edificio e centro culturale che ha ispirato la scelta progettuale è la Trompeta Verde di Siviglia. Si tratta di una casa che si sviluppa intorno ad un patio coperto da un lucernario in ferro e vetro. Questo palazzo, un tempo abbandonato, è gestito da un’associazione culturale che ha come obiettivo la promozione, la creazione e la realizzazione di attività culturali accessibili a tutti. L’edificio è quindi diventato un centro culturale e centro di accoglienza e confronto multiculturale. Gli ambienti di questo manufatto sono adibiti, al piano terra, a spazi espositivi e luoghi creativi destinati a adulti e bambini; mentre al primo piano vi sono spazi di dibattito, free shop, sala eventi e bar.
Fig.365 Vista mensa LX Factory
Fig.367 Laboratorio Trompeta Verde
Fig.366 Vista copertura Trompeta Verde
Fig.368 Parete decorata da un artista fruitore della Trompeta Verde
201
5.1.3 Destinazione d’uso Il progetto è volto alla creazione di un certo culturale multifunzionale. Questa scelta, oltre ad essere frutto dalle fonti d’ispirazione precedentemente citate, è stata dettata anche dallo studio della popolazione della città in cui si colloca la casa palazzo. La città di Jerez presenta una struttura della popolazione molto giovane [Fig.333], ha il tasso d’incremento naturale più elevato della provincia [Fig.333] e possiede un alto tasso migratorio. Il progetto verte alla creazione di un polo di accoglienza, aiuto e stimolo creativo, rivolto a chiunque. Vuole essere un punto d’incontro culturale e di aiuto verso tutte le minoranze. D’ispirazione è stata anche la differenziazione sessista originale degli spazi della casa palazzo, della quale si è parlato nel capitolo 2 [Par. 6.2], e il ruolo della donna nel passato e nell’attualità. A tal proposito si è deciso di dedicare una parte del progetto ad uffici volti ad aiutare tutte le persone vittime di violenza, di qualsiasi genere, e le minoranze etniche. Di fondamentale importanza è la relazione con il contesto in cui si colloca il palazzo; è equidistante da differenti punti di aggregazione quali: la Cattedrale, l’Alcazar, la Plaza del Arenal e la Plaza del Arroyo. Intorno a quella che è l’ area di progetto non si trova nessuno spazio culturale multifunzionale dove, cittadini, amministrazione pubblica ecc, possano organizzare attività o prestare servizio al resto della comunità e/o utilizzarlo come punto di partecipazione sociale e culturale o luogo di incontro e riunione. Per questa serie di motivi si è arrivata alla definizione della destinazione d’uso appena definita. A seguire viene definito la schema distributivo di progetto.
202
CAPITOLO 5
Fig.369 Dati estrapolati dal documento Medio ambiente y Consumo del comune di Jerez
Fig.370 Dati estrapolati dal documento Medio ambiente y Consumo del comune di Jerez
Fig.371 Dati estrapolati dal documento Medio ambiente y Consumo del comune di Jerez
Plaza del Arroyo
Plaza del Arenal Catedral
Alcazar
Fig.372 Individuazione punti di interesse intorno alla Casa Palazzo
203
204
bagno deposito
disimpegno attrezzato
disimpegno
patio/ riyāḍ
laboratori creativi
uffici
spazi espositivi scale e ascensore
Ogni edificio storico possiede caratteristiche specifiche che ne definiscono l’identità. L’organismo edilizio, seppur mutando di destinazione d’uso, conserva i tratti caratteristici andandoli a valorizzare. Il patio centrale, l’anima di questo manufatto, è il luogo sul quale si aprono tutti gli spazi fruibili. A servizio di questi spazi vi sono due ingressi, uno posto a 74 cm al di sotto della quota strale e un altro posto alla quota 0. L’edificio è posto ad una quota pari a 50 cm al di sopra del livello stradale quindi vi si può accedere attraverso gradini, posti all’ingresso a sinistra, o attraverso una rampa posta all’ingresso principale. Nell’accesso principale troviamo il vestibolo d’ingresso, l’originario zaguan, che conduce al patio. Il secondo ingresso, posto sulla sinistra, consente l’accesso diretto ai laboratori creativi. Il piano terra è un luogo d’arte e creatività, nonchè il contenitore del primo Riyāḍ, nome che deriva dall’arabo e significa “giardino” o “ricreazione”/ ”svago”, quest’ultima è proprio la funzione che se ne attribuisce a livello progettuale. Per accedere al secondo piano vi sono diverse soluzioni: la scala nobile, posta a destra del patio, l’ascensore posto nel disimpegno attrezzato oppure dalla scala posta nei laboratori creativi. Quest’ultima, porta ad un ulteriore piano di laboratori riservati ad artisti e chiunque voglia dare sfogo alla creatività. Attraverso la scala nobile si accede direttamente alle gallerie del patio, secondo Riyāḍ, sulla quale si apre un’area dedicata ai servizi destinati a chiunque ne abbia bisogno. In particolare, è stata creata una confortevole sala d’attesa sulla quale si aprono 4 studi adibiti ad assistenza sociale, psicologia e servizi medici di prima necessità.
ingresso
5.1.4 Schema distributivo
accessibilità disabili accessibilità accesso riservato ai dipendenti
Fig.373 Legenda
N
CAPITOLO 5 m
1
5
10
Fig.374 Pianta piano terra
Fig.375 Pianta primo piano
205
scale e ascensore laboratori creativi
terrazza
bar/ sala eventi
deposito
copertura
disimpegno bagno
Proseguendo, al secondo piano, salendo dalla scala nobile, si arriva a un disimpegno attrezzato che da accesso alla terrazza, il terzo Riyāḍ, che esprime in toto il significato di questo termine. È uno spazio completamente adibito allo svago e allo “stare”, dove si respira il clima arabeggiante grazie anche agli arredi che arricchiscono questo spazio. Su questo spazio si apre un bar/sala eventi altrettanto suggestiva. Questo ambiente è pensato per offrire un servizio ristorativo a chi visita il centro culturale, come anche un luogo di dibattito e di eventi culturali, concerti, ecc. A sinistra della terrazza si trova l’ultimo piano dei laboratori. Dopo quest’analisi, è facile intuire come l’intero edificio sia fruibile in diversi modi e che chi vive questi spazi possa decidere diverse attività da poter svolgere al suo interno. L’obiettivo è portare il fruitore dello spazio a creare arte, grazie ai laboratori, e fare dell’intero edificio uno spazio espositivo per le sue creazioni, nonché uno spazio di dialogo, confronto e aiuto.
accessibilità disabili accessibilità accesso riservato ai dipendenti
Fig.376 Legenda
206
N
CAPITOLO 5 m
1
5
10
Fig.377 Pianta piano terra
Fig.378 Pianta primo piano
207
N
5.1.5 Le piante
208
Fig.379 Pianta piano terra
1 m
5
10
N
CAPITOLO 5
Fig.380 Pianta primo piano
1 m
5
10
209
N
210
Fig.381 Pianta secondo piano
1 m
5
10
N
CAPITOLO 5
Fig.382 Pianta copertura
1 m
5
10
211
N
5.1.6 Le sezioni
A’ A’
Fig.383 Pianta piano terra
212
m
1
5
10
CAPITOLO 4
Fig.384 Sezione AA’
1 m
5
10
213
N
B’
B
Fig.385 Pianta piano terra
214
m
1
5
10
CAPITOLO 4
Fig.386 Sezione BB’
1 m
5
10
215
N
C C’
Fig.387 Pianta piano terra
216
m
1
5
10
CAPITOLO 4
Fig.388 Sezione CC’
1 m
5
10
217
N
D’ D
Fig.389 Pianta piano terra
218
m
1
5
10
CAPITOLO 4
Fig.390 Sezione DD’
1 m
5
10
219
5.1.7 Il prospetto
Fig.391 Prospetto
220
CAPITOLO 5 Il nuovo laboratorio creativo è un corpo completamente nuovo del tutto riconoscibile. Infatti, non segue le linee dello stile moresco ma si distingue grazie ai nuovi materiali costruttivi moderni del quale si compone la struttura. Grazie all’espediente della scatola nella scatola, però, la struttura non risulta invasiva o impattante, anzi, conferisce all’intera struttura una nuova vita, volta al futuro.
1
I laboratori prendono luce dall’involucro in vetro che si colloca all’ultimo piano. Grazie all’utilizzo di teli serigrafati, l’ambiente interno risulta molto suggestivo e contemporaneo. I teli sono utilizzati anche nel terrazzo per creare una zona di comfort a stampo arabegiante.
5
10
m
221
5.2 Eredità del costruito: reinterpretazione dello stile moresco
Dal lavoro condotto fin’ora si evince l’importanza che ha la conoscenza del manufatto architettonico e dei principali elementi che lo costituiscono. Ciò ha portato alla valutazione critica dello stato di fatto che ha consentito di effettuare quelle che sono le scelte progettuali più consone che conferiscono nuova vita alla casa palazzo. In questo paragrafo si tratterà la conservazione di quegli elementi tipici dell’architettura oggetto di tesi partendo dal recupero degli elementi costruttivi tradizionali fino ad arrivare allo studio degli ornamenti dei paramenti verticali e delle pavimentazioni.
5.2.1 Recupero
degli elementi
costruttivi tradizionali
In questo paragrafo si approfondiscono gli interventi di consolidamento della struttura che garantiranno la fruibilità dell’edificio, con nuova destinazione d’uso, in sicurezza. Si eseguirà ogni intervento nel rispetto dei caratteri formali tecnico-costruttivi degli elementi in quanto compiono la funzione di rappresentanza del manufatto storico. Dallo studio delle patologie (cap 4.6) si è riscontrato il principale problema della struttura: l’umidità, sia per risalita capillare che per infiltrazione. Cominciando dalle fondazioni [Fig. 393], Si è deciso di andare ad ovviare al problema dell’umidità di risalita attraverso l’applicazione di un vespaio drenante (350mm) sulla quale andrà posto un massetto in calcestruzzo con rete elettrosaldata (50mm), e poi si andranno a collocare dei pannelli isolanti in fibra di legno (50mm). Infine, prima della posa
222
CAPITOLO 5
della posa della pavimentazione, si andrà a stendere uno strato di malta di allettamento a base cementizia (10mm) e sottofondo (10mm). La scelta è ricaduta su una fondazione di questo tipo per allontanare le acque e quindi proteggere il manufatto da umidità da risalita. Per quanto riguarda le chiusure orizzontali intermedie [Fig. 394,395,396], queste sono realizzate con un pacchetto molto semplice e compatibile alla necessità di non optare per interventi invasivi. I solai in legno verranno consolidati andando a collocare, sulla struttura esistente, un doppio tavolato in legno (30mm), la malta di sottofondo (10mm) e il pavimento (20mm). Le travi verranno lasciate a vista per non nascondere i caratteri che evidenziano l’epoca di prima costruzione. Allo stesso modo verranno trattati i solai con voltine [Fig. 397,398] andando, però, a eseguire previamente il rinfianco delle volte con calcestruzzo. Analogalmente, attraverso un intervento non invasivo, si andrà ad operare per le chiusure verticali [Fig. 392]. Alle murature esistenti si andranno a collocare dei montanti in legno (50x50mm) e isolante in lana minerale (50mm) rivestiti con 2 lastre KNAUF, la prima di gesso rivestito GKB (12,5mm) e la seconda lastra di Aquapanel Indoor (12,5mm). Questi vengono fissati tra loro e alla muratura esitente attraverso viti e tassello. Il tutto viene rivestito con uno strato di intonaco sulla quale verranno collocati gli zellige o battiscopa ceramico. Sulla copertura inclinata in legno [Fig. 399] si procederà ancorando i falsi puntoni, esistenti, alla muratura attraverso una staffa scarpa di ancoraggio. Sui listelli preesistenti verrà collocato un doppio tavolato incrociato in
legno (30mm), barriera al vapore (3mm), isolante XPS (60mm), guaina impermeabilizzante (4mm), foglio sottotegola impermeabile ultratrasottile (2mm), doppia orditura di listellini in legno (30x30mm); verranno riposizionati i coppi e verrà posto un coppo di colmo speciale per la ventilazione della copertura. Quest’ultimo verrà ancorato alla copertura per mezzo di una staffa di colmo. Infine, si interverrà sulla copertura piana [Fig. 400,401], costituita da pianelle e listelli in legno, ponendo al di sopra del massetto della pendenza un isolante con pannelli di legno (50mm), sottofondo in malta (10mm) e pavimento ceramico (20mm).
223
Dettagli muratura e fondazione 7 6 5 4 3
2 1
Fig. 392 Dettaglo1:20 Pianta Muratura
Pianta muratura
1. Montante in legno (50x50mm) 2. Isolante di lana minerale (50mm) 3. Viti e tassello 4. Rivestimento con 2 lastre KNAUF 1° Gesso rivestito GKB (12,5mm) 2° Lastra Aquapanel Indoor (12,5mm) 5. Intonaco (10mm) 6. Zoccolatura ceramica 7. Battiscopa ceramico
Sezione fondazione a.
Magrone (50mm) Tubo di drenaggio c. Argilla e spansa d. Terreno compatto e. Pavimentazione in pietra f. Vespaio (350mm) g. Massetto in calcestruzzo con rete elettrosaldata (50mm) h. Pannelli isolanti in fibra di legno (50mm) i. Malta di allettamento a base cementizia (10mm) l. Sottofondo (10mm) m. Pavimento (20mm) n. Battiscopa ceramico b.
224
CAPITOLO 5
h
i
l
m
n
e
d
g
f c
b
a
Fig. 393 Dettaglo1:20 Sezione
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Dettagli solai a doppia orditura
Solaio a.
Mensola in legno (120x160 mm) Trave in legno (120x150 mm) c. Listelli in legno (40 mm) d. Tavelle in cotto (20 mm) e. Malta (10mm) f. Tavolato in legno (30mm) g. Malta di sottofondo (10mm) h. Pavimento (20mm) i. Zoccolatura ceramica b.
Muratura 1. Isolante di lana minerale (50mm) 2. Rivestimento con 2 lastre KNAUF 1° Gesso rivestito GKB (12,5mm) 2° Lastra Aquapanel Indoor (12,5mm) 3. Viti e tassello 4. Intonaco (10mm) 5. Battiscopa ceramico
d e f g h i
c b a
Fig. 394 Dettaglo1:20 sezione trasversale solaio
226
CAPITOLO 5
d e f g h i
1 2 4
3 5 c b a
Fig. 395 Dettaglo1:20 solaio primo piano d f g h
i
1 2 4
3 5 c b a
Fig. 396 Dettaglo1:20 solaio piano terra
227
Dettagli solai con voltine
Solaio a.
Trave in legno (100x150 mm) b. Voltine in mattoni pieni c. Pasta di gesso d. Listelli in legno e. Pianelle in cotto f. Malta (10mm) g. Tavolato in legno (3mm) h. Malta di sottofondo (10mm) i. Pavimento (20mm) l. Zellige
Muratura 1. Isolante di lana minerale (50mm) 2. Rivestimento con 2 lastre KNAUF 1° Gesso rivestito GKB (12,5mm) 2° Lastra Aquapanel Indoor (12,5mm) 3. Viti e tassello 4. Intonaco (10mm)
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CAPITOLO 5
a bc d e f g h i l
Fig. 397 Dettaglo1:20 sezione trasversale
a d e f g h i
4 3 2 1
Fig. 398 Dettaglo1:20 sezione longitudinale
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Detagli copertura o
e f g h i l m
n
p
d c
q
b a
r s
Fig. 399 Dettaglo1:20 Copertura inclinata in legno su falsi puntoni a doppia orditura con assiti in legno
Copertura inclinata in legno a.
Staffa a scarpa di ancoraggio Falsi puntoni 7x18 c. Grondaia d. Rete antintrusione e. Listelli in legno f. Doppio tavolato incrociato in legno (20mm) g. Barriera al vapore (10mm) h. Strato isolante XPS (60mm) i. Guaina impermeabilizzante l. Foglio sottotegola impermeabizzante ultratraspirante (1,5mm) m. Doppia orditura di listelli in legno (30x30 mm) n. Coppi o. Coppo speciale per tetto ventilato p. Staffa di colmo q. Scossalina r. Rete antintrusione s. Pluviale incassato b.
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Copertura piana calpestabile a.
Pignatta in cemento Putrelle c. Listelli in legno d. Pianelle in cotto e. Massetto pendenza f. Isolante con pannelli di legno (50mm) g. Sottofondo h. Pavimento i. Rivestimento in gesso b.
b
c
d
e
f
g
h
Fig. 400 Dettaglo1:20 copertura piana calpestabile
a
b c d e f g h
i
Fig. 401 Dettaglo1:20 sezione trasversale
231
5.2.2 L’estetica moresca: lo zellige come ornamento
Risulta opportuno e molto interessante soffermarsi sul decoro che, originariamente, adornava la pavimentazione e i paramenti verticali del manufatto. Lo stato di fatto, purtroppo, risulta spoglio di ogni decorazione ma grazie al ritrovamento di foto [Fig.403, 404] precedenti alla rimozione dei decori si è potuto ammirare il disegno originale. La zoccolatura è chiamata zellige, dall’arabo ﺯﻟﻴﺞ, zullayj, che significa piccola pietra levigata; è un assemblaggio di piastrelle in terracotta smaltata tagliate che riproducono un disegno geometrico. Il manufatto è un chiaro esponente dell’estetica moresca. Lo zellige è un mosaico geometrico ornamentale composto da numerosi pezzi di terracotta smaltata a colori, chiamati tessere. Queste piastrelle, hanno svolto un ruolo molto importante dell’architettura arabo-andalusa, di cui sono stati un brillante complemento decorativo. Venivano impiegati per la decorazione di battiscopa, zoccolatura, fontane e pavimentazione. Lo zelige ha ispirato anche l’operato di vari aristi come Antoni Gaudí che dopo la sua visita in Marocco inizia a utilizzare lo zellige nelle sue creazioni dando luogo alla tecnica del Trencadis [Fig.405]; o M.C. Escher che, dopo la sua visita all’Alhambra, si dedicò ad analizzare le composizioni geometriche e matematiche del piastrellato per poi applicarlo alle sue opere creando spettacolari mosaici che si mescolano e trasformano [Fig.406]. La creazione dello zellige è una tecnica artigianale complessa che consiste nel tagliare piccoli pezzi di terracotta smaltata colorata che sono assemblati per formare mosaici geometrici. Lo spessore di queste decorazioni devono variare dai 12 ai 28 mm; ciò è
232
Fig. 402 Zellige
Fig. 403 Vestibolo rivestito in zellige
Fig. 404 Fontana in zellige del patio
CAPITOLO 5
dovuto al fatto che durante la cottura lo zellige diventa più sottile e quindi potrebbe deformarsi e non essere utilizzabille. La base è composta da terracotta che viene smaltata con diversi colori. Particolare è la distinzione delle texture tra zoccolatura e pavimentazione: la prima presenta un rilievo molto marcato ed è molto lucido; la seconda è completamente liscia e opaca. Per quanto riguarda i colori impiegati bisogna distinguere tra il design mudéjar e quello rinascimentale: nel primo i colori sono il verde, l’ocra, nero e bianco; il bianco era comunemente utilizzato come sfondo. La composizione dei colori non viene perfettamente proporzionata e la gamma di tonalità risulta essere molto variegata. Gli zellige di tipo rinascimentale sono composti dal blu e il giallo, anch’esse presentano varie tonalità di colore. L’assenza del rosso è data dalla difficoltà che vi era nell’ottenere questo colore; solo nel XVII secolo inizierà a essere utilizzato. Oggi, invece, vi è una ricca gamma di colori brillanti che possono avere infinite composizioni. La creazione dello zellige richiede diverse fasi e tempo. Il processo inizia con la polverizzazione della roccia; la polvere viene miscelata con acqua per ottenere un fango che verrà lasciato riposare per alcune ore per poi essere lavorato e lasciato riposare ulteriolmente. Il processo di lavorazione-riposo viene ripetuto fino al raggiungimento della consistenza ideale. Successivamente viene introdotto negli stampi dai quali si ottengono gli zellige, che hanno una misura standard di 5x5 cm o 10x10 cm, e si lasciano essiccare al sole. La fase successiva è la rifinitura delle piastrelle e
Fig. 405 Trencadis di Parc Güell - A. Gaudí
Fig. 406 Shells And Starfish - M.C. Escher
233
la cottura in forno per poi procedere alla colorazione e alla ricottura in forno che permette al colore di aderire. Una volta pronti, gli zellige vengono lavorate dagli artigiani che, attraverso delle sagome, disegnano sullo zelige la forma geometrica per poi andare a comporre il mosaico. La forma viene data da un martello da taglio per poi essere smussata con un martello piÚ piccolo. La posa degli zellige richiede diverse fasi: in primo luogo si pulisce e livella la superficie sulla quale si poseranno; si applica un doppio strato di collante cementizio sia sulla superficie che sul retro dello zellige; si posano gli zellige a mano uno vicino all’altro andando a creare fughe di 1 mm; dopo due o tre giorni dalla posa si procede andando a stuccare le piastrelle con una spatola di comma; immediatamente dopo la posa bisogna pulire le piastrelle con una spugna umida e uno straccio asciutto per rimuovere i residui di stucco. Di seguito vengono riportate immagini raffiguranti tutto il processo di lavorazione dello zellige.
Fig. 407
Fig.408
Fig. 409
234
CAPITOLO 5
Fig. 410
Fig. 411
Fig. 410
Fig. 412
Fig. 411
Fig. 413
235
5.3 Valorizzazione
del costrui-
to dismesso tra conservazione e integrazione dell’immagine
Nei capitoli precedenti si evince quanto sia importante la conoscenza storica costruttiva del manufatto per procedere a una corretta progettazione degli interventi che vertono a dare nuova vita al complesso architettonico. Come già visto, il palazzo si divide in due parti connesse: la “casa patio” di 3 piani e un annesso di 2 piani. Quest’ultimo, che si presentava in condizione di fatiscenza, è stato considerato come elemento di opportunità per la realizzazione di un nuovo linguaggio architettonico che dialogasse con la struttura esistente. In questo paragrafo si individuano quelli che sono i riferimenti che hanno portato alla scelta progettuale e quali gli interventi che sono stati adoperati per la costruzione del nuovo elemento architettonico.
5.3.1 Riferimenti architettonici I riferimenti, durante la fase di progettazione, svolgono un ruolo molto importante. Questi risultano essere fondamentali per comprendere le metodologie di intervento e le scelte tecniche costruttive innovative che possono adattarsi all’oggetto di tesi. In particolare si noterà come il passare del tempo cambi inevitabilmente la destinazione d’uso e come gli interventi contemporanei siano volutamente riconoscibili rispetto all’oggetto storico. L’idea progettuale di base è quella di creare una scatola nella scatola, in modo tale da lasciare intatta la memoria del manufatto rendendo, però, identificabile l’intervento.
236
CAPITOLO 5
Il primo riferimento fonte di ispirazione è la Xintai Warehouse, progettata da Kokaistudios, è un’ex fabbrica di inizio Novecento per la produzione e stockaggio di tessuti che si trova a Shanghai sulla riva nord del Suzhou Creek. L’edificio è stato recuperato grazie a tecniche costruttive che si adattano al nuovo contesto contemporaneo della città, radicalmente trasformato e totalmente diverso dal contesto originario in cui si instaurava il fabbricato. Il progetto di ristrutturazione ebbe inizio con la definizione di tutte le aree comuni concepite come mix di rigorosa conservazione e soluzioni innovative. I tratti caratteristici originali dell’edificio sono riemersi grazie ad un attento processo di indagine, pulizia, rimozione di aggiunte non originali, ricostruzione di parti danneggiate o perse; tutte azioni reversibili e distinguibili dalla struttura originale. La circolazione interna è stata ripensata intorno all’atrio principale che si trova all’interno di una struttura in vetro e acciaio dove si trova il nuovo accesso principale. Questa è una struttura leggera, ben distinguibile in facciata, che rende l’edificio un luogo di dialogo tra passato e presente.
Fig. 414
Fig. 415
Fig. 416
237
Il secondo riferimento è il Kunstmuseum Moritzburg della città di Halle, un’architettura militare gotica tipica della Germania della fine del XV secolo. L’edificio mantiene ancora la sua struttura originali: le facciate, tre delle quattro torri agli angoli e il cortile centrale. Nel XVII secolo, durante la guerra dei trent’anni, il castello ha subito la distruzione parziale delle ali nord e ovest lasciando il castello in parziale rovina che si è conservata fino ai giorni d’oggi. Ad eccezione di un progetto di Karl Friedrich Schinkel del 1828, mai realizzato, non era stato proposto alcun ampliamento del rudere fino al progetto di Nieto Sobejano Arquitectos. Il loro progetto si basa su una chiara idea architettonica: una nuova copertura concepita come una piattaforma piegata che si alza e si “rompe” per consentire alla luce naturale di entrare. Lo spazio interno al piano terra è stato completamente liberato da ogni ingombro per permettere la creazione di un open space che permette una serie di possibilità espositive. Il progetto è completato con due nuovi nuclei di comunicazione verticale: il primo è situato nell’ala nord per collegare i livelli che devono essere interconnessi; la seconda è una nuova torre contemporanea, alta 25 metri, posizionata dove originariamente vi era il bastione, che crea accesso alle nuove aree espositive che hanno vista sulla città di Halle. I nuovi tetti, le torri metalliche e la scatola di vetro all’interno dell’involucro in pietra, creano un evidente scenario di dialogo tra storia e innovazione.
Fig. 419
238
Fig. 417
Fig. 418
CAPITOLO 5
Fig. 420
Fig. 421
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Un’altro riferimento di progetto è il Caixa Forum di Madrid, un tempo Central Elèctrica del Mediodìa che ora si presenta come centro sociale e culturale con una struttura all’avanguardia. Il progetto è stato realizzato da Herzog e De Meuron che hanno deciso di integrare l’originale struttura in pietra con il corten della nuova struttura in elevazione. Gli architetti svizzeri hanno conservato solo le facciate in mattoni dell’edificio preesistente e concepito un nuovo edificio di sette piani la cui copertura è rivestita da acciaio corten traforato; al livello d’ingresso collocano una piazza coperta con funzioni di spazio pubblico di aggregazione utilizzabile sia dai visitatori del Caixa Forum che dai passanti. Questo centro culturale dispone di molteplici spazi con diverse funzioni: attività espositive per mostre di arte, architettura e design; sale per organizzazione di conferenze e concerti; sale polivalenti; laboratori; attività per famiglie; caffetteria; book-shop; caffettria; ristorante.
Fig. 422
Fig. 423
Fig. 424
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CAPITOLO 5
L’ultimo riferimento è la Stazione di Atocha di Madrid inaugurata nel 1851 come prima stazione di treni della capitale che all’epoca era costituita da una semplice banchina di legno. Tra il 1865 e il 1892 la stazione fu ampliata ed è proprio a questo periodo che risale l’elemento più significativo dell’edificio: il tetto della navata principale, progettato dell’ingegnere Saint-James, che misura 152 metri di larghezza, 48 metri di lunghezza e 27 metri di altezza. Tra il 1984 e il 1992 la struttura acquisisce la forma attuale grazie all’operato dell‘architetto Rafael Moneo che all’impiego di cemento, acciaio e vetro, unisce il contributo del verde. L’architettura ottocentesca, oggi dismessa, ospita un grande giardino botanico coperto di 4000 metri che accoglie 7000 piante provenienti da tutto il mondo e 400 diverse specie. La peculiarità di questa architettura risiede nel come la struttura in ferro e vetro si distingua perfettamente dalla struttura in pietra.
Fig. 425
Fig. 426
Fig. 427
241
5.3.2 Nuovi materiali costruttivi Il nuovo progetto ha come obiettivo far vivere la storia del palazzo ma con uno stile contemporaneo e riconoscibile. La valorizzare del costruito dismesso prende forma proprio dal connubio antico-contemporaneo. Come visto all’inizio di questo capitolo, l’annesso viene “svuotato” andando a recuperare solo il perimetro. Ciò porta al naturale sviluppo dell’idea progettuale della scatola nella scatola. La scelta di questo tipo di intervento è data dalla volontà di non voler alterare l’identità del manufatto ma rispettarla e valorizzarla. Il nuovo corpo è totalmente riconoscibile in quanto si distacca dallo stile andaluso-moresco per l’ultilizzo di moderni materiali di costruzione: il vetro e l’acciaio. Il perimetro in mamposteria accoglie al suo interno una struttura intelaiata in acciaio corten di 2 livelli che si conclude in sommità con un involucro in vetro che avvolge il telaio. L’intervento, quindi, è totalmente riconoscibile. All’interno di questo spazio si collocano i laboratori creativi: ambienti usufruibili da chiunque voglia dare spazio alla propria creatività. I livelli sono collegati tra loro attraverso scale circolari in acciaio inox delimitate da cosciali spessi 8mm che ne seguono la forma. Ogni ambiente si apre in ogni livello verso il patio, al piano terra, verso le gallerie del patio, al primo piano e verso la terrazza al secondo piano, in modo tale da non creare una struttura a se stante ma interconnessa con il palazzo. L’annesso, quindi, da elemento di debolezze del complesso edilizio, diventa un punto dialogante con la casa palazzo divenendone parte integrante.
La maglia strutturale è composta da acciaio corten, un materiale molto versatile che presenta ottime proprietà strutturali. Il termine corten, infatti, è l’abbreviazione dei termini inglesi che ne definiscono le caratteristiche: CORrosion resistance (resistenza alla corrosione) e TENsile strength (resistenza a trazione). La peculiarità di questo acciaio è la capacità di autoproteggersi dalla corrosione elettrochimica. Con il passare del tempo, il corten rilascia una polvere derivante dagli ossidi dei suoi elementi di lega che vanno a creare una patina superficiale passivante che impedisce l’estendersi della corrosione. Questo rivestimento si forma in circa 18-36 mesi ed è interessante come questo vari di colore con il passare del tempo mutando in continuazione. Oltre a queste caratteristiche elencate fin’ora, la scelta di questo materiale è dovuta anche al fatto che è un materiale riciclabile al 100%, essendo un materiale naturale; la minima manutenzione e pulizia richiesta; per la totale indeformabilità nel tempo.
Fig.428 Variazione delle tonalità dell’acciaio corten nei mesi successivi all’istallazione. (Dal 4°/6° mese fino al 12°/13° mese)
242
CAPITOLO 5
L’altro materiale che fa da protagonista del nuovo impianto architettonico è il vetro, un materiale sempre più utilizzato nell’edilizia e sempre più prestazionale. La volontà di creare una struttura coperta in vetro in una città calda e soleggiata come Jerez de la Frontera ha portato all’impiego di vetri a controllo solare, tecnologia che consente di migliorare il comfort degli ambienti sia in termini di calore che di luminosità. Questo materiale è stato impiegato per la creazione dell’involucro in vetro; in particolare, sono stati adoperati vetri con fissaggio puntuale e vetri camera a due lastre che garantiscono altissime prestazioni energetiche e l’abbattimento acustico. Inoltre viene impiegato il vetro strutturale per la collocazione della copertura in vetro. Dal punto di vista tecnologico la struttura presenta delle soluzioni totalmente differenti rispetto alla casa palazzo alla quale è connessa. L’introduzione di una struttura intelaiata in acciaio corten e vetro ha portato all’esigenza di introdurre una fondazione a platea [Fig.430]. Per prima cosa si va a creare un vespaio (200mm) composto da inerti a granulometria decrescente sul terreno sul quale si innesta la fondazione. Sul vespaio viene posto uno strato di livellamento (50mm) che va ad accogliere la platea (300mm) armata. Ad essa il pilastro viene ancorato con tirafondi ad uncino con costole laterali e ali alla platea. Per garantire la stabilitá strutturale della muratura esistente che accoglie il telaio, tali pilastri vengono ancorati ad essa tramite piastre in acciaio bullonate con perni, inoltre il fissaggio è consolidato dall’utilizzo di una resina che migliora l’ancoraggio. Sulla platea si innestano i pannelli
isolanti in fibra di legno (50mm) sulla quale viene fatto uno strato di malta di allettamento a base cementizia (10mm). La malta di sottofondo (10mm) andrà accogliere il pavimento ceramico (20mm). La chiusura orizzontale intermedia [Fig.432, 433], che poggia su una trave in acciaio corten rettamgolare sagomata a freddo (200x300m), è costituita da una lamiera grecata coibentata (60mm) poggiante su dei correntini IPE (120x64mm) UNI5398-78 il cui estradosso è rivestito da una controsoffittatura. Sulla lamiera grecata viene collocato un massetto in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa (50mm) sul quale viene posto uno strato di sottofondo (10mm) che accoglie il pavimento ceramico (20mm). L’ultimo piano è circoscritto da un involucro in vetro a fissaggio puntuale da Spider INOX verniciati (120x40mm) e vetri camera a due lastre che garantiscono altissime prestazioni sul risparmio energetico e l’abbattimento acustico [Fig.435, 436].
243
fondazione
Fig. 429 Pianta piano terra
Sezione fondazione a.
Magrone (50mm) Vespaio (200mm) c. Strato di livellamento (50mm) d. Platea (300mm) e. Tirafondi ad uncino con costole laterali e ali f. Pannelli isolanti in fibra di legno (50mm) g. Malta di allettamento a base cementizia (10mm) h. Malta di sottofondo (10mm) i. Pavimento ceramico (20mm) l. Battiscopa ceramico b.
244
CAPITOLO 5
f g h
i l
e d c
b
a
Fig. 430 Dettaglo1:20 Sezione
245
Chiusura intermedia
Fig. 431 Pianta piano terra
Solaio a.
Intonaco (10mm) b. Lastre di gesso rivestito (30mm) c. Struttura metallica d. Tiranti e. Correntini IPE (120x64mm) f. Lamiera grecata coibentata (60mm) g. Massetto in calcestruzzo alleggerito con argilla espansa (50mm) h. Malta di sottofondo (10mm) i. Pavimento ceramico (20mm) l. Battiscopa m. Scossalina n. Pilastro rettangolare in acciaio corten (300x500mm) n. Trave in acciaio corten (200x300mm) 246
CAPITOLO 5
l
i h g
n
m
f e d c
a b
Fig. 432 Dettaglo1:20 sezione trasversale
l
i h g
n
m
f e
0
d c
a b
Fig. 433 Dettaglo1:20 sezione longitudinale
247
Copertura
Fig. 434 Pianta piano terra
Copertura a.
Montante in acciaio INOX per h<4.50 m (201x70mm) Spider INOX verniciato (120x40mm) c. Giunto in silicone d. Doppio vetro (12mm) piĂš vetrocamera (30mm) e. Piastra di ancoraggio vetro strutturale f. Trave in vetro strutturale rinforzata con barra in C-FRP (30mm) g. Telo serigrafato h. Trave in acciaio corten (200x300mm) i. Pilastro rettangolare in acciaio corten (300x500mm) b.
248
CAPITOLO 5
c
d
e
f
g
b h i
Fig. 435 Dettaglo1:20 sezione tr0asversale
B
D
f h
a
Fig. 436 Dettaglo1:20 sezione longitudinale
249
250
CONCLUSIONI L’obiettivo di tesi è stato quello di andare a valorizzare il patrimonio tangibile e non tangibile della casa palazzo oggetto di recupero. Infatti, il percorso di tesi è partito proprio dal comprendere il contesto storico e culturale nel quale questa architettura si innesta. D’ispirazione per la nuova destinazione d’uso, il centro culturale polifunzionale, è stata la lettura antropologica delle case arabo-andalusì: fare di un luogo, un tempo incentrato sul patriarcato, un luogo in cui la comunità possa sentirsi libera di esprimersi sia attraverso l’arte che attraverso la condivisione e il confronto. Se da una parte è stato affascinante scoprire la storia legata al manufatto, altrettanto lo è stato studiarne i metodi costruttivi che si distinguono da quelli italiani. Proprio la peculiarità di queste tecniche costruttive ha rafforzato la volontà di intervenire andando a ripristinare i caratteri distintivi della struttura.
Anche il carattere islamico del palazzo viene posto in primo piano, nella scelta progettuale, attraverso il ripristino degli ornamenti paramentali e pavimentali moreschi. Nel progetto vi è anche il proposito di ridare nuova vita alla struttura dismessa annessa al palazzo. Il progetto non si è posto come vincolo il solo recupero dell’eredità del costruito, bensì si è cercato di valorizzare la casa palazzo attraverso scelte progettuali all’avanguardia che non ne deturpassero l’immagine storica. Infatti, il nuovo involucro in acciaio e vetro, che si eleva all’interno del perimetro esistente, è un intervento di stampo contemporaneo che non domina sull’esistente ma dialoga con esso. Il filo conduttore dell’intera tesi è quindi stato il connubio antico-contemporaneo, che ha sfociato in un recupero non invasivo e reversibile.
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RENDER DI PROGETTO
VISTA FRONTALE PATIO 252
253
VISTA PATIO E SCALA NOBILE 254
255
VISTA SALA ESPOSITIVA 256
257
VISTA TERRAZZA 258
259
VISTA TERRAZZA 260
261
VISTA TERRAZZA 262
263
VISTA BAR/SALA EVENTI 264
265
VISTA BAR/SALA EVENTI 266
267
VISTA LABORATORI CREATIVI PIANO TERRA 268
269
VISTA LABORATORI CREATIVI PRIMO PIANO 270
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VISTA LABORATORI CREATIVI SECONDO PIANO 272
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NOTE 1. R. Bonelli ne “Il restauro architettonico” in C.Brandi et alii, voce Restauro, in Enciclopedia Universale dell’Arte, Vol. X, cd. 322 e ss., coll.344-351. Venezia-Roma 1963 2. Celosía: parola proveniente dal latino zelus (gelosia), è un elemento architettonico decorativo formato da una griglia ornamentale che va a chiudere finestre, porte, ecc. Questa è una soluzione che, oltre a lasciare entrare la luce e l’aria, è progettata in modo tale da impedire di vedere dall’esterno verso l’interno e, al contrario, chi si trova all’interno ha la possibilità di guardare all’esterno. Viene realizzata da listelli in legno di dimensioni ridotte, o da altri materiali come pietra, legno sintetico, plastica o metallo. 3. Poyo: (pietra) è un banco in pietra o banco di lavoro addossato alla parete. Tipicamente il poyo consisteva in una semplice pietra squadrata di medie dimensioni. 4. Algorfa: dall’arabo «algúrfa», indica la presenza di una soffitta o una stanza di altezza considerevole. 5. Manzana: termine utilizzato per denominare una disposizione urbana a griglia. 6. Gharb al-Andalus: in arabo: برغ سلدنألا, ġarb al-andalus, “l’occidente di al-Andalus”; il nome che fu dato dai musulmani alla zona occidentale di al-Andalus durante la dominazio-
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ne islamica medievale nella penisola iberica. Le dinastie musulmane controllarono e governarono questi luoghi dal 711 al 1249. Tale regione corrisponde a gran parte del territorio del Portogallo. 7. Mhagreb: Con il termine Maghreb (in berbero: ⵜⴰⵎⴰⵣⵖⴰ, Tamazɣa; in arabo: برغملا, al-Maghrib, “luogo del tramonto”, perché situato nella parte occidentale dei paesi arabi) si intende l’area più a ovest del Nord Africa che si affaccia sul mar Mediterraneo e sull’oceano Atlantico; originariamente riguardava la fascia di terra tra la catena montuosa dell’Atlante e il mar Mediterraneo (nord della Tunisia, l’Algeria e Marocco); in alcune fonti è inclusa anche la Spagna prima della Reconquista. 8. Medīnat al-Zahrā: (in arabo: ءارهزلا ةـﻨﻳﺪﻣ, ossia ‘la città dei fiori’, ma anche ‘la città di Zahrā’, inteso come nome proprio di donna), è stata una residenza califfale omayyade tra il X e l’XI secolo. Il sito archeologico è situato ai piedi della Sierra Morena, a circa 5 km a ovest di Cordova, in Spagna. Chiamata anche Madinat Azahara, oppure Madinat az-Zahra dal nome della presunta concubina preferita del califfo ‘Abd al-Rahmān III, al-Nāsir li-dīn Allāh, che ne avrebbe patrocinato la costruzione. È stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità e ha ricevuto finanziamenti della Comunità Europea perché si possano proseguire gli scavi intrapresi per la prima volta nel 1911.
9. Alarife: (dall’arabo ispanico «al’aríf», e dall’arabo classico «‘arīf», esperto) è un termine in disuso che si utilizzava nella penisola iberica per indicare il maestro delle costruzioni tipiche musulmane. Può essere considerato come sinonimo di architetto. 10. Taifas: con il termine re delleTaifa (in arabo: فئاوط كولم, mulūk al-tawā’if) sono indicati i piccoli Stati sorti nella penisola iberica a seguito della dissoluzione (iniziata con l’abdicazione del califfo di Cordova, Hishām II, nel 1009, che aprì un periodo di caos politico, con nove califfi in circa vent’anni) e la seguente abolizione del califfato della dinastia degli Omayyadi nel 1031, con la deposizione di Hishām III.
11. Arte mardanīší: denominazione dell’arte e architettura sviluppatesi sotto il governo del emir Abū ‘Abd Allāh Muhammad b. Sa’d Mardanīš (1147-1172). 12. Castellano claustral: che fa riferimento all’architettura dei claustri Castigliani. 13. Canesillos:
14: Stile Isabelino: chiamato anche tardo gotico castigliano, era lo stile architettonico predominante del Regno di Castiglia dalla fine del XV secolo agli inizi del XVI secolo. Il nome deriva dalla redina Isabella di Castiglia. Lo stile isabelino ha combinato diversi elementi strutturali della tradizione castigliana e le forme appariscenti tipiche delle Fiandre, nonché alcuni ornamenti d’influenza islamica. 15: Monteras: lucernari elevati al di sopra del piano di copertura che permettono l’illuminazione attraverso tutto il perimetro e la ventilazione dello spazio inferiore. 16: Comunità autonome: suddivisione territoriale di primo livello della penisola iberica. Sono previste dal Titolo VIII della Costituzione Spagnola del 1978, con la quale è stato disegnato un ordinamento di tipo regionale in opposizione al centralismo che aveva caratterizzato il periodo della dittatura franchista. Queste sono: Andalucía, Aragón, Asturias, Baleares, Canarias, Cantabria, Castilla-La Mancha, Castilla y León, Cataluña, Comunidad Valenciana, Extremadura, Galicia, Madrid, Murcia, Navarra, País Vasco, La Rioja. 17: Comarca: suddivisione territoriale che comprende diversi comuni di una medesima provincia. 18: Frontiera Granadina: La Frontiera Granadina fu un territorio di confine della Corona di Castiglia, a volte considerata impropriamente terra di nessuno, situata tra l’islamico Regno di
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Granada e l’allora Andalusia e formata dai regni cristiani di Jaén, Cordova e Siviglia. Questo territorio che abitualmente si conosce come la Frontera, a volte riceveva anche il nome de La Banda Morisca (La Fascia Morisca). 19: Marna: roccia sedimentaria clastica compatta o terrosa, talora scistosa, costituita da calcare misto a quantità variabili di sostanze argillose e contenente spesso anche quarzo, dolomite, bitume, ecc. 20: Albarizas: terreno bianco e ricchissimo di calcio. Questo tipo di terreno assorbe molto bene l’acqua. Con il cambio di temperatura primaverile, la superficie si compatta in uno strato duro e omogeneo con numerose crepe. L’acqua e l’aria fredda restano intrappolate e nutrono le radici delle viti durante l’estate semi-tropicale. 21: Quercia lusitana: una specie di albero marcescente di circa 20 m di altezza media, tipica delle zone a clima mediterraneo dell’ Africa settentrionale e della penisola iberica. 22: Matorral: termine spagnolo per indicare fitocenosi di arbusti sempreverdi assimilabili alla macchia e alla gariga mediterranee. 23. Impero Tartésico: impero della città di Tartesso, antica città-stato protostorica dell’Iberia meridionale, situata in Andalusie lungo il delta del fiume Guadalquivir. Tartesso fu sottomessa da Cartagine verso il 500 a.C.
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24. Walí: in arabo ﻲﻟﺍﻭ, wālī colui che amministra una Wilāya (“provincia”). 25. Tapial: anitca tecnica consistente nella costruzione di muratura con terreno argilloso, compattata per colpi, utilizzando casseformi in legno per la realizzazione. 26. Corona di Castiglia: ebbe inizio non l’unione dei Regli di Castiglia e di León nel 1230 e con la successiva unione delle loro Cortes (parlamenti). Dopo la morte del padre, Alfonso IX di León, Ferdinando III entró in possesso del regno di León unendolo al regno di Castiglia, che aveva ereditato dalla madre Berenguela nel 1217. Nel 1245, il re di Granada chiese l’aiuto di Ferdinando, ed in cambio gli cedette la città di Jaen (1246) e gli promise un contingente di soldati musulmani per la conquista cristiana dell’Andalusia. 27. Bataglia del Salado: conosciuta anche come bataglia di Tarifa, in quanto avvenne nei pressi di Tarifa, cit´che era assediata dalla coalizione musulmana, Merinidi-Nasridi e fu combattuta, sul torrente Salado, tra le ruppe assedianti e una coalizione cristiana di truppe castigliane-portoghesi, con l’ausilio di un contingente aragonese assistito dalla flotta aragonese. La coalizione cristiana riportò una schiacciante vittoria mettendo fine al sogno del sultano del Magreb al-Aqsa di poter riavviare la conquista della penisola iberica. 28. Cabildo: era un organo collegiale coloniale spagnolo che governava un comune.
29. Guerra di Granada: nome che si riferisce alle campagne militari condotte negli anni tra il 1482 e il 1492 durante il regno dei Re Cattolici, Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia, nel Sultanato di Granada retto dalla dinastia dei Nasridi, che culminò con la resa negoziata del sultano di Granada, Boabdill. 30. Plan Especial de Reforma Interior del Casco Antiguo: piano speciale di riforma interna del centro storico. 31. Circuito permanente de Velocidad: autodromo 32: Epidemia di filoxera: la fillossera è un insetto che attacca le radici della vite. 33: Barbacana: struttura difensiva medioevale, un antemurale, che serviva come opera di sostegno o di protezione aggiuntiva rispetto al muro di cinta o alla fortezza vera e propria. 34: Guardapolvos in ardesia: elemento che sovrasta la cavità di un balcone per proteggerlo dalle acque piovane, più che dalla polvere, e riparare le persone che si affacciano. L’ardesia è il materiale di cui è composto.
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BIBLIOGRAFIA Fernando Vegas López-Manzanares e Camilla Mileto, Aprendiendo a restaurar : un manual de restauración de la arquitectura tradicional de la Comunidad Valenciana Fernando Aroca Vicenti, Arquitectura y urbanismo en el Jerez del siglo XVIII Juan Jiménez Mata e Julio Malo De Molina, Guía de arquitectura de Cádiz Pérez Escalera, El Palacio de Buenavista - Museo de Bellas Artes de Málaga Pinto Puerto, La casa palacio Bertemati (1776-2006) : restauración y rehabilitación para sede del Obispado de Asidonia-Jerez Alonso Oliva, Casa-palacio de Miguel de Mañara : restauración Pillement Georges, Palacios y castillos árabes en Andalucía Patricia Espinosa de los Monteros e Francesco Venturi, Casas señoriales de Andalucía Julio Navarro Palazón, Casas y palacios de Al-Andalus : exposición George Kubler, Arquitectura de los siglos XVII y XVIII Antonio Sancho Corbacho, Dibujos arquitectónicos del siglo XVII Agustín Bustamante García, El siglo XVII : clasicismo y barroco
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RINGRAZIAMENTI Un particolare ringraziamento a tutti coloro che mi hanno seguita nel percorso di tesi con pazienza nonostante le difficoltà connesse alla quarantena che ci ha costretti a sviluppare l’intero lavoro di tesi a distanza. Ringrazio la Professoressa Antonella Guida per avermi guidato al raggiungimento di questo traguardo con professionalità, e gentilezza, offrendomi spunti di riflessione sempre nuovi e stimolanti. A la Professoressa Graziella Bernardo per la sua estrema disponibilità e impegno mostrati verso il mio lavoro di tesi. Un particolare ringraziamento all’Architetto Vito Porcari che mi ha supportata nei momenti più difficili di questo percorso, sapendomi guidare e dare idee concrete e attente. Un grazie di cuore alla mia collega, coinquilina e soprattutto amica Fabiana, con cui ho condiviso l’intero percorso di tesi, senza la quale tutto questo non sarebbe potuto diventare realtà. Ringrazio infinitamente i miei genitori per avermi permesso di intraprendere questo percorso universitario appoggiando ogni mia decisione fin dall’inizio del mio percorso di studi. Grazie ai miei fratelli per essere stati anche dei genitori in più occasioni della mia vita. Li ringrazio per avermi sempre sostenuta e aiutata, senza di loro non sarei quel che sono oggi. Vorrei ringraziare tutti i coinquilini che mi hanno sopportato in questi anni; in particolar modo: Felisia, per aver condiviso con me le esperienze più belle di questi anni da universitaria; Nunzia per essermi stata vicina e per aver sempre creduto in me; a Nico, Federica e Enza, i coinquilini più pazzi e affettuosi; Eleonora, che con la sua dolcezza, seppur per pochi mesi, ha riempito il mio cuore di affetto. Un ringraziamento speciale a Francesco, il mio compagno di avventure, fin dal primo giorno di università. Grazie per tutte le nottate passate insieme tra stanchezza, risate e “hai salvato teso?” A Valerio, il mio amico del caffè delle 10 e della birra delle 19, per essere stato il mio confidente e il mio momento di gioia della giornata. Ringrazio Vito per essermi stata accanto nei momenti difficili, per avermi ascoltata e fatta ridere quando ne avevo più bisogno. Un particolare ringraziamento va alla mia famiglia spagnola: Rafa, Juan, Xuxu, Marina, Lorena, Virginia, David, Elhadji, Moi, Paolo, Riti, che hanno cambiato totalmente la mia vita, mi hanno dato tanto amore e mi hanno fatto vedere il mondo con occhi diversi. Li ringrazio soprattutto per avermi tenuto compagnia durante i mesi di quarantena con le videochiamate di yoga, allenamento e cubateo.
Infine, dedico questa tesi a me stessa, ai miei sacrifici e alla mia tenacia che mi hanno permesso di arrivare fin qui.