N°1 • FEBBRAIO 2008
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numerO UNO heels W N A URB Cos’è Mario Confe nte
Praticare, pedalare, parlare, smontare e rimontare, conoscere la storia, i nomi, le tecniche... Non so da dove nasce la passione per la bici, ma sono certo che è una di quelle passioni che ti trovi "cucite addosso", una seconda pelle che ti aiuta a vedere la vita da un altro punto di vista, diverso dalla massa, diverso dagli automobilisti. Infatti è la bici lo strumento che ti porta a “fare la differenza”:
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Quando l'automobilista "strombazza", il ciclista fischietta l'automobilista si incolonna, il ciclista lo sorpassa
Servizi fotografici: fotomiglio.com
l'automobilista si irrita, il ciclista si rilassa l'automobilista inquina, il ciclista no! Alessandro Migliorini
fo to in co pe rti na : fo to mi gli o.c om
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Mario Confente
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eco-artware
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cos’è Urban Wheels
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io pedalo in città
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vincere l’inverno
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vetrina
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la fissa
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mercatino
Giacomo Rimpic i, Andrea Maron giu, Aldone, Ric Rosso, Davide Zan cardo Migliorini, olli, Maurizio Carce Edoardo reri, Mattia Migli Andrea Bonino, orini, Silvia Chiap Antonella Bosca perini, ini , Stefano Merol Domenico Mirab a, Lorenzo Erbisti, ile, Luca Ceccarel li, Alessandro Fe rron, Marco Zatti
L’italiano che ha insegnato come costruire un telaio agli americani foto: archivio Gianna Confente
gr an de co no sc iu to al te , no m e po co e tr a en te nf et Co cl ci io bi ar M st ru tt or i di co i a tr è n no te a io Co nf en pu bb lic o, m l pa ss at o. M ar de i to on na pi m do ca i gr an di ti ch e l'I ta lia ha m ig lio ri te la is torio st at o un o de i Gennaio a Mon ismo. Nato il 29 cl ch io ci l as de m o do ic on al m te rz o e un ne di Ve ro na ), io az fr la co ic (p di ci nq ue fig li.
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Appena maggiorenne, Mario viene ingaggiato dal club veronese Bencini; a quel tempo, era una delle migliori squadre dilettanti (semipro) diretta da Guido Zamperioli, che vedeva tra le sue fila campioni come Pietro Guerra. Tra il '63 e il '66 la Bencini conquistò: •1963: medaglia d'oro ai Campionati del mondo amatori, vinti da Flaviano Vicentini •1964: medaglia d'argento 100km Crono squadre, Olimpiadi di Tokyo con Pietro Guerra e Severino Andreoli •1965: medaglia d'oro 100km Crono squadre, Campionati del mondo, con Pietro Guerra e Severino Andreoli (atleti del quartetto) •1966: medaglia di bronzo 100km Crono
squadre, Campionati del mondo, con Pietro Guerra e Severino Andreoli (atleti del quartetto) Nel 1968, una caduta in pista lo costringe ad abbandonare le gare, ma la passione per la bici scorre ancora nelle sue vene e, nell'officina di Grandis, impara a costruire telai. I suoi excompagni mantengono il legame e iniziano a vincere sulle sue bici, lo stesso Pietro Guerra (campione del mondo della 100 km nel '68) vince il campionato italiano di inseguimento individuale professionisti nel 1970 e '71. I suoi telai vincevano, la reputazione cresceva e i grandi telaisti dell'epoca (Bianchi, Masi) chiesero a Confente di lavorare per i loro atleti più famosi (è in questi anni che Confente entra in contatto con Eddy Merckx). Ben presto, Faliero Masi aprì uno stabilimento negli USA e chiese a Mario di trasferirsi per insegnare la sua arte ai telaisti americani. in tre anni alla guida dello stabilimento Masi, Confente portò la produzione a 2.200 bici. A Los Angeles nel
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1976 Mario Confente riesce a coronare il suo sogno: aprire un laboratorio e firmare col proprio nome i suoi telai. nello stesso anno Jerry Ash partecipa ai mondiali di ciclismo su pista con un telaio Confente (cosa che ripeterà nel '77 e '78). Di li a poco, Mario incontra Jim Cunningham (NB: che poi si rivelerà uno dei pardi della MTB mondiale) e decidono di pianificare una stretta collaborazione per il loro business. Nel 1979 morì all'età di 34 anni, dopo aver marchiato 124 biciclette da strada e 11 da pista con il suo nome. Sono considerate dei capolavori.
Hanno detto di lui:
Jim Cunningham
smesso uando Mario ha da dicendo, "q or av ev a ric e lo ch ra ne er Pietro Gu . La pa ss io re fa sa co va n sa pe costruire telai. di co rr er e, no nque imparò a du rte r fo ra co an i da ga ra e pe per la bici era l co st ru ire te la ne a ta st lis pi ia ec da a bi ci Di ve nt ò un o sp m i ha da to un e ne l se tt or e ho vi nt o tr e io la te el fa rs i co no sc er el lo . Co n qu oi gi ro ne l 19 70 ve en un in se gu im to ch e er a of es si on is ti di pr ni Gr ap pa ." lia l ita de i o at ca m pi on 72 a Ba ss an 19 e no ila M a a Va re se , 19 71 Richard Sachs ricorda di aver guardato la brochure di Confente, e di scuotere la testa incredulo che qualcuno potesse pagare 400 dollari per un telaio su ordinazione (mentre Sachs chiedeva 180 dollari per un telaio su ordinazione). Sachs racconta: "mi chiesi: come riesce un costruttore a fare ad un telaio e farselo pagare così tanto?" Ben Se ro t Co n fe n te ta dichiarò: "d opo in m o str che egli a a N ew avere visto le aveva in bici Yo r k , m nalzato gli stand i e ra c h ia ro ard qua litativi." 06
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Che cos’è Campagna di sensibilizzazione e comunicazione dedicata al Rispoarmio Energetico su scala internazionale. Nasce il 16 febbraio 2005, giorno dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, Caterpillar ha indetto la Prima Giornata Nazionale del Risparmio Energetico, riproponendola da allora ogni anno con successo crescente. La Giornata del Risparmio Energetico La visibilità mediatica e la partecipazione maggiore sono concentrate nella Giornata del Risparmio Energetico, per quest’edizione (la quarta), il 15 febbraio 2008: l’invito a tutti è di ridurre al minimo i propri consumi, specie elettrici, nell’orario di messa in onda della trasmissione, dalle 18 alle 19,30. • L’effetto più eclatante è assicurato dallo spegnimento simbolico dei monuumenti e delle principali piazze cittadine, unite in una sorta di “silenzio energetico” collettivo. • Allo spegnimento partecipano anche privati cittadini, aziende, negozianti, scuole, ristoranti, palestre e associazioni d’ogni tipo: ciascuno interpreta a proprio modo l’invito, spegnendo vetrine, computer, apparecchiature elettriche nei laboratori, organizzando cene a lume di candela… La campagna di sensibilizzazione Nel mese precedente la Giornata vera e propria, la trasmissione dà voce all’impegno che ognuno può mettere in campo nei comportamenti quotidiani per incidere realmente sui consumi e per ridurre gli sprechi. Suggerimenti, trucchi, esempi e iniziative da emulare sono raccontate ai microfoni di Caterpillar da scienziati e da persone comuni. Consigli tecnici portati da esperti e “rimedi della nonna” coinvolgono gli ascoltatori in un’avvincente gara etica di buone pratiche ambientali. Obiettivi • Contrastare il cambiamento climatico globale. • Raggiungere anche i cittadini meno sensibili alle tematiche ambientali con un’azione massimamente visibile. • Portare alla ribalta mediatica il tema del risparmio
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energetico con la concentrazione di spegnimenti simbolici spettacolari. • Stimolare una partecipazione diffusa e dal basso che faccia sentire ciascuno protagonista di un contributo personale importante per il cambiamento virtuoso nei consumi energetici. Come aderire • Raccontando in onda il proprio contributo per ottimizzare l’utilizzo di energia e risorse in termini di elettricità, riscaldamento, carburante, acqua. • Ascoltando le possibilità d’intervento e le esperienze di amministrazioni o privati che risparmiano sui propri bilanci riducendo gli sprechi. • Inserendo per iscritto sul sito della trasmissione il proprio modo per aderire. • Scaricando e diffondendo il materiale disponibile online sul sito del programma (volantini, manifesti, locandine, decalogo del risparmio ecc.ecc.) Esempi di adesione • Il Presidente della Repubblica italiana e i Presidenti di Senato e Camera hanno spento rispettivamente le facciate del Quirinale, di Palazzo Madama e di Montecitorio. • Tra i comuni: Roma ha spento il Colosseo, il Pantheon e la Fontana di Trevi; Milano il Duomo, Palazzo Marino e Piazza della Scala; Torino la Mole e la Basilica di Supera; Verona l’Arena; Firenze Palazzo Vecchio; Bologna Piazza Maggiore; Venezia Piazza San Marco; Napoli il Maschio Angioino; Siena Piazza del Campo; Catania Piazza Duomo; Palermo Piazza Pretoria; Agrigento la Valle dei Templi. • Migliaia di ristoratori hanno organizzato cene a lume di candela e menù a basso consumo energetico. • Interi consigli comunali, ma anche riunioni di associazioni e allenamenti di squadre sportive, si sono svolti al buio. • Nelle scuole: designazione di un responsabile luci nelle classi, valutazione dei consumi e sensibilizzazione. • In negozi e centri commerciali: riduzione dell’illuminazione delle vetrine, dei punti vendita e distribuzione gratuita di kit per il risparmio idrico ed elettrico. Che cos’è Caterpillar Trasmissione radiofonica di successo (più di un milione di ascoltatori a puntata) in onda dalle 18 alle 19.30 da 11 anni su RAI Radio2, il canale d’intrattenimento della radio pubblica italiana. www.caterueb.rai.it caterpillar@rai.it
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Il primo e unico FreePress italiano dedicato a: monospeed, alleycat, fixa, critical mass, ma anche una sorta di “hall of fame” della bici, ovvero il recuperare storie dimenticate di personaggi unici, geniali, eclettici, che hanno dato tanto al mondo del ciclo. I fogli digitali di ”UW” sono liberi e pronti per diventare un punto d’incontro dei ciclisti urbani; siete tutti invitati a segnalare le prossime Alleycat, gare, raduni, iniziative... “io pedalo in città“ sarà la vostra rubrica; uno spazio dove ognuno potrà dire come interpreta il riding cittadino. Si parlerà anche di ecologia, cruiser, freestyle, dirty, aria pulita, street, city, salute, one less car... Da queste parole è nata la scelta del FreePress scaricabile gratuitamente dal web. Possiamo così dire che, ”UW”, oltre ad essere il PRIMO e UNICO freepress per le “ruote urbane“ è anche il più eco-sostenibile. Dopotutto anche il mitico New York Times dieci anni dopo l'ingresso del suo giornale sul web, punta ad informare solo tramite web. Il suo editore Arthur Ochs Sulzberger, annuncia il funerale della carta stampata: ''Non so davvero se fra cinque anni stamperemo ancora il Times e volete sapere una cosa? Neanche me ne importa", ha detto Sulzberger. ''Internet è un posto meraviglioso e noi siamo i leader del settore'', ha aggiunto l'editore della "Vecchia signora in grigio"
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N OM E : N ic L O C A T IO o le t t a R in a ld i N : M il a n o e Lo O CC U PA n d ra Z IO N E : R ice rc a t r ice
Dove vivi e com’è pedalare nella tua città? Sono nata a Milano, ma vivo a Londra. Pedalare qui era difficile durante gli anni scorsi, ma al giorno d'oggi la gente accetta i ciclisti sulla strada, mentre in italia - purtroppo - c’è ancora molto da fare. Qual’è stata la tua città favorita dove hai pedalato e perchè? Appena fuori Londra. Nel giro di un ora abbiamo visto la città, fattoria, colline. Perchè ti piace pedalare in città? E’ eccitante. C’è sempre qualcosa da guardare, specialmente in centro. Attualmente, uno dei motivi principali per cui pedalo è per evitare il traffico, mi diverte vedere certe mamme sclerate, innervosirsi dentro al loro SUV... magari lo usano proprio per andare dall’analista :-) Per non parlare della Comunità new-found dell’alleycat, ragazzi siete come una seconda famiglia. Racconta il TUO modo di pedalare in città... Beh, non vorrei passare per poeta o per
Photo by Luca Ceccarelli
romanticona schizzata, ma trovo ci sia molta spiritualità nel pedalare in città. Uso una fixa. Bici attuale? Una vecchia Raleigh comprata usata appena sono arrivata qui a cui sono molto affezionata, era una bici da corsa, ma con l’aiuto di un mio amico l’abbiamo fatta diventare una fixa. Bici dei tuoi sogni? sempre una fixa, magari un telaio da pista fatto da Pegoretti ...in acciaio! Il tuo mondo migliore come lo immagini? Con più bici e meno auto, ci guadagnamo tutti! città“? Invia su “io pedalo in Vuoi dire la tua el s. in fo fo @ ur ba nw he un a e- m ai l a in le do m an de : ris po nd en do al lla tua città? ’è pedalare ne m co e vi vi ve > Do ci tt à? e pe da la re in > Pe rc hè ti pi ac > Bi ci at tu al e? so gn i? > Bi ci de i tu oi 11 m ig lio re... do on m > Il tu o
S m e t te re d i p e d a l a re s o l o p e rc h è l a temperatura è andata sotto zero non è un buon motivo. Basta semplicemente preparare bici, corpo e mente. Pedalare d'inverno non è il top del divertimento, sono d'accordo, ma alcuni accorgimenti possono farlo diventare più "facile".
Il concetto di base è: “vestirsi a cipolla”, ovvero a strati (i fondisti, gli alpinisti e chi va in montagna conosce bene questa vecchia ricetta). In questo modo sarà possiblie proteggersi dagli agenti atmosferici e climatici avendo la capacità di regolare la temperatura interna evitando di sudare troppo.
Primo step per preparare la vostra battaglia contro il Grande Freddo, è vestirsi bene! Pedalare con il freddo è duro, bisogna trovare un equilibrio tra isolamento, resistenza al vento, i m p e r m ea b i l i z z a z i o n e e v e n t i l a z i o n e .
Resistenza al vento e impermeabilità sono le parti essenziali dell'abbigliamento da ciclo nei periodi freddi, le grandi case di abbigliamento tecnico lo hanno studiato da tempo, e oggi, ognuno offre la propria membrana antivento.
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foto: fotomiglio.com
I guanti sono un’altra parte importante poiché le mani sono zona periferica, dunque soggette a raffreddamento più veloce. Anche su questo artivcolo, il mercato specializzato offre vasta scelta; se poi siete ciclisti un “tantino freddolosi” è possibile optare per dei guanti da sci (ingombranti, ma... apprezzati da chi hha questo problema). La testa va protetta altrettanto bene, non solo dal freddo ma anche dalle cadute, dunque: berretto o sottocasco e infine il “casco, ben allacciato, sempre!” (Nico Cereghini insegna). Altro step per preparare la battaglia contro il Grande Freddo, è preparare la vostra bici. Avere guai tecnici in una giornata fredda o nevosa può diventare un problema serio, dunque l’affidabilità del mezzo diventa un aspetto fondamentale. La fissa o singlespeed è una buona scelta per pedalare in inverno perché "più semplice è la bici, meno la probabilità ci sono per un guasto
meccanico". Le bici da ciclocross e le Mtb sono ottime alternative per l'inverno perché sono progettate per un uso estermo. L’unico agente che fa davvero paura alle bici è l'acqua, che tradotto significa ruggine. A meno che non abbiate telai in titanio, carbonio, alluminio, è necessario lavare e lubrificare tutto, dalla catena ai pignoni (che in titanio non sono!). Il grasso è il miglior amico della bici, un vecchio meccanico di bici di Verona, Aristide Corsini, diceva sempre: "il grasso è mezzo meccanico" (nel senso che il grasso fa buona parte del lavoro di manutenzione e conservazione). Ogni bullone su una bicicletta merita la sua dose di grasso. Non dimentichiamoci di ingrassare pure il reggisella, cosa troppo spesso sottovaluta, ma di sufficiente importanza per non trovarsi il cannotto "semi-saldato" con il telaio, un suggrimento personale è di mettere una scorta di grasso all’interno del cannotto,
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può sempre tornare utile! Se vivete in una zona salina (zone di mare), dovrete lavare regolarmente la vostra bici per prevenire la corrosione da salsedine. Per evitare di lavare via troppo olio lubrificante, lavate la vostra bici con pennello e spugna, e preferite l'acqua dal tubo di gomma a poca pressione piuttosto che il lavaggio sotto casa o del ghibli. I parafanghi sono ottimi amici nel periodo freddo e piovoso, ne esistono un infinità di modelli in commercio, ma volendo potete
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persino farveli da voi con materiali riciclati (il cartone di latte dei vecchi downhiller può essere un esempio). In ultimo, ma non per importanza, va ricordato il recupero adeguato, dunque, detto in quattro parole: “Ascolta il tuo corpo“. Tutti noi abbiamo limiti fisici che impariamo a conoscere solo con l'esperienza e il tempo. Sonno e giusto riposo, i corridori profesionisti
to m ig fo to : fo
li o.co m
dormono il piÚ possibile e verificano la loro frequenza cardiaca ogni mattina per capire il loro stato di forma. Per capire l’importanza del recupero, basta prendere come esempio una nota ditta di materassi in lattice che ha deciso di usare come testimonial uno dei team piÚ importanti a livello mondiale, la Quick Step di Bettini e Boonen (si dice che ad ogni gara, il team si porta i materassi necessari per tutto lo staff). Ora siete pronti, il freddo non fa piÚ paura! keep cycling!
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Sportler pantalone invernale in tessuto Super Roubaix con ottimo fondello anatomico
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Eco-artware orologio da tavolo
Sanbrigante il primo CD myspace.com/iquattrodelsanbrigante
Corvaro Scarpe fatte a mano made in Italy
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La fissa è La Bicicletta assoluta, un telaio, 2 ruote, un manubrio, una sella e dei pedali, nulla che non sia strettamente necessario, vi sembra pretenzioso? Pensate al triciclo di quendo eravate piccoli, o a quello del vostro pargoletto/nipotino/vicino di casa di meno di 2 anni. I pedali sono montati direttamente sulla ruota anteriore, se pedali in avanti vai avanti, se pedali all'indietro ... indovinate? andate all'indietro; i freni non ci sono, semplicemente perchè le manine del pupetto non sono abbastanza forti per usare un freno a cavo, sarebbero comunque inutilizzabili; una sella un manubrio; è vero, ci sono 3 ruote, una di troppo, ma il piccolo sta in piedi per miracolo, a questà età è più il tempo che ha passato senza esserne capace che quello che ha passato da "bipede" chiedergli di stare in equilibrio solo su 2 è davvero troppo. Difficile usare una fissa senza freni, ci riesce un bimbo di meno di 2 anni, non ci volete riuscire voi? La prima bici era una fissa, esistono modelli di veicoli a due ruote senza pedali (bastava spingerla camminando) risalenti alla fine del 1700, ma la prima "vera" bicicletta coi pedali, la "velocipede bicycle" o velocipede compare a metà del 1800, i pedali erano direttamente fissati ad una grande ruota anteriore e i freni non c'erano, esattamente come un 18 triciclo da bimbo.
La necessità di scomodissima una ruota anteriore enorme per percorrere una distanza accettabile ad ogni pedalata impose un drastico cambiamento, ovvero l'utilizzo di una trasmissione a catena con demoltiplica alla fine del 1800. Guardare delle vecchie foto dell'epoca, fa veramente impressione, bici semplici ed essenziali, senza freni, guidate da strani personaggi con buffi vestiti che si muovono per le città su stradine in condizioni pessime (e noi a lamentarci di qualche buca ogni tanto). Usare una fissa è un po' fermare il tempo, scegliere un mezzo semplice ed essenziale, decidere che il progresso non è sempre oro colato, che alcune innovazioni sono indubbiamente utili, ma altre no. La fissa al giorno d'oggi, nel 21° secolo è solo una moda? Forse, anzi sicuramente, perchè la bici a ruota fissa fino a 5 anni fa era assolutamente sconosciuta ai non addetti ai lavori, ma quando la vità è sempre più complicata ogni giorno che passa, quando ogni singolo particolare diventa sempre più difficile e ipertecnologico avere una, dico una, cosa semplice da usare è una pura liberazione e se è solo una moda ad avercela fatta conoscere e riscoprire, vuol dire che una volta tanto il trend setter di turno ha fatto un lavoro sensato.
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