Nina e il calabrone © Copyright

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NINA E OTTONE IL CALABRONE


C’ er au

n

BZ Z

..zz...zzz...zz..zzzzz . . . ZZ . !!!!.... ZZ .... Z .....bz Z ZZZ ..ZZZZ zzzzz ZZ.


zzzz. ..

zz..... ....

.... Bzzz insistente vicino ai grappoli di gelsomino rampicante.

Il loro profumo, a quell’ora della sera era assordante e le cicale non volevano saperne di andare a dormire. “che chiacchierone!” bofonchiava Matilda la vecchia spilla attaccata al bavero di un paltò blu; “Non innervosirti mia cara, passerà”, rispondeva la Regale Spilla da Balia e dietro il coro delle spilline in coro: “passerà passerà passeraaaaaaaà”;

Sssh! Fate silenzio! – miagolò Pascalè arrivato Ottone il calabrone!”. “


N i n a , a n n o i a t a

d i s e g n a v a

f o r m e

s o t t i l i

c o i

f i l i

co l o r a t i


o e n d t r a p

l l e d a

i e t r p a

o n d a ss a p

e o c l ve

d a

u n

r o m u

. a l t r o a l l’



Si fermò proprio lì, di fron-

te a quell’elefante di un insetto peloso con le ali che era rimasto incastrato in mezzo a quel groviglio. Ottone si spaventò, credendo che quel cappuccio e quelle sottili gambine fossero testa e zampe di Gottardo, il famelico ragno.


Esitò un istante, Nina, stupita, e disse “perbacco signor Tal de Tali, cosa fa lei così in basso?, perché non usa le ali invece di saltellare?” “ Zenta lei Zignorina Sciocchina, io zono Ottone il calabrone e non sto zzzompettando ma lavorando!, dirigo il traffico degli inzetti volatili e li proteggo dalle insidie di Gottardo il famelico Ragno e lei commette grave infrazzzzione con sssiffatto reticolo, lo sa?” “Non mi chiamo Sciocchina ma NINA e non sto infrangendo ma giocando!, ma che assurdità poi parlare di reticolo, non vedi i disegni di fili colorati?”“Ah…. Siamo davanti ad una giovane inesperta del mondo degli insetti!” E Nina perplessa “ma esiste anche il mondo degli insetti? , ogni tanto ne esce uno nuovo!!. Uffa. Ho perso il conto!” “Grazzziosa pupetta! – sorrise Ottone- qui il mondo è uno, ma come gli organizmi zono fatti di cellule, così esssso è fatto di micro mondi zenza i quali il mondo in quanto t a l e non esisterebbe”

questo mondo?

E quanti mondi ci sono a


“ZZZZZZ Z Z Z Z Z Z Z Z Z Z Z Z Z Z ..... ZZZZZZ...zzzzzzz... .z.z.z.zz.z.ZZZiiiiiiii iiii!!!.....??!!!!… Accidenti, non riesc… ZZZZZiiiiiii,a liberarmi di questo filo grigio, ZZZ.......z..z.zzz. zzz.z..z..z.zzz.zzzZZZZZ...ZZZZZZZ a i u t a m i p i c c o l a! Z ZZZZZZZZZZ Z Z Z Z Z Z Z Z Z ..... ZZZZZZ...zzzzzzz...

!!!!!!!!


E Nina, in un battibaleno liberò le ultime

due zampette del calabrone dalle sottili trappole. Che bel signore il calabrone, ali grandi color ambra e occhioni neri lucidi come piccole biglie di vetro. Un pungiglione grosso e tarchiato forse un po’ consumato dagli anni. Pensando a voce alta esclamò “ non vede?, il filo non è mica grigio ma lilla!”

“Oh bè – parlò il calabrone- noi non vediamo i colori come li vedete voi. Noi vediamo tanti microscopici quadretti dalla tonalità indefinita, generalmente più vicina al nero e al bianco e ad ogni loro zfumatura”. Nina trasalì “che brutteria non vedere il colore!, mi spiace molto signor Ottone”.


“Perché dovresti ?!..” esclamò il calabrone

“non ho detto che non vediamo il colore,ho detto che vediamo zecondo la nozsstra idea del colore”



“Vedi, è come togliere chiasso agli oggetti, alle cose, e rosso, turchese, viola, verde…immagino che gran meraviglia siano e non nascondo la perdita ma... osservando in bianco e nero cogliamo la di queste e allora non conta più scegliere un fiore rosa o giallo, conta scegliere quello più profumato, non conta più scegliere ilì frutto rosso integro piuttosto che quello con ammaccature marroncine, conta il zapore.

forma vera

Ecco, non distratti dal colore, capiamo il zenso delle cose”.


La Reale Spilla da Balia intervenne “si, si è molto più elegante ciò che si vede se bianco e grigio e nero” e le spilline al seguito “elegante elegaaanteee eeeeleg”. “Tacete!” le interruppero Henry e Miller “il signor Ottone deve dire ancora qualcosa”


Ottone spiegò le alucce poco sopra Nina “ mia cara – le disse – godi dei colori perché danno gioia

ma quando imparerai a zsfruttare la forma e la consistenza delle cose potrai riconoscerle anche ad occhi

chiusi ed aprendoli, gioirai delle loro grazzziose sembianze o del loro sapore quando commestibili o del loro meraviglioso profumo quando annusabili e solo allora potrai coglierne tutto il senso, che è

la sola cosa che negli anni resta indelebile” così, si sollevò in volo per riprendere il suo giro di ricognizione.


Nina chiuse gli occhi e lentamente raggomitolò i suoi fili sentendoli scivolare forti tra le manine e respirando si riempÏ il petto di quel saporitissimo profumo di gelsomino: fosse bianco, giallo, rosa; quella sera non contava piÚ.



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