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Editoriale - Nipoti di Maritain n. 08
di Giovanni Francesco Piccinno
Come un frutto lungamente atteso durante la calura estiva, ecco finalmente davanti agli occhi il nuovo numero di Nipoti di Maritain, l’ottavo; un numero come sempre ideato, discusso, pensato e realizzato per dare un contributo al dibattito ecclesiale ad ampio e profondo respiro su tematiche trasversali e stringenti del nostro oggi. Un mondo, quello cattolico (ma non solo), in costante e vivace traversata di riflessioni, dibattiti, confronti tesi a ridefinire, nel nostro tempo inquieto, le costanti dell’identità cristiana (e non solo) nel mondo, e i suoi baricentri. Sempre nella piena consapevolezza che il limen esistente tra religione e secolarizzazione è sempre sottilissimo e impervio: non nasconde solo e semplicemente insidie, ma occasioni di slancio verso nuovi orizzonti e nuove angolazioni per rimodulare e ripensare l’azione. Incidere con coraggio e intelligenza è un compito necessario per il cristiano di oggi come per quello di ieri, prendendo spunto da quanto è evidenziato da F. Macinanti nella sua proposta a partire dall’A Diogneto; pena uno dei peggiori errori e pericoli per il cristianesimo, l’ininfluenza. Questo numero esce mentre muove i suoi passi il Sinodo Straordinario dei Vescovi sull’Amazzonia, segno evidente delle nuove problematiche che il mondo propone, e allo stesso tempo delle enormi potenzialità poste davanti agli occhi del Popolo di Dio, e mentre si odono i colpi violenti di nuovi progetti bellici. Per il nuovo lettore, come per il più fedele, evidente fin dall’indice è il fatto che si tratta di un numero di un certo impegno, già nella sua struttura e prima analisi, dalle tematiche discusse nei vari ambiti della prima parte del numero: “guerra giusta” e “cristiani in politica”, temi vivacemente quotidiani, oltre a una articolata riflessione su “Tommaso d’Aquino alla Chiesa d’oggi”, coronata da una chirurgica intervista del nostro P. Zygulski al teologo Inos Biffi, già Premio Ratzinger 2016. Sono chiavi di lettura che interpellano in modo tagliente le coscienze e le scelte etico-morali di ciascun individuo.
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Sul primo argomento C. A. Polli tenta una disamina del problema della guerra giusta tracciando una visuale storica del legame tra guerra e coscienza da Agostino ad oggi. I. Giuliani e F. Mignacca danno una lettura storico-fenomenologica dell’evento bellico, con riferimenti filosofico-letterari che sottolineano il “logico” delirio della sfida violenta della guerra. A. Virga avanza una interessante “teoria generazionale” del problema del conflitto armato, cogliendone i tratti e le novità della guerra di quarta generazione, individuando una istanza morale della guerra esclusivamente in una prospettiva politica personalista e comunitaria. Il contributo di A. Bosio evidenzia il contrasto tra la nozione di guerra giusta e l’idea odierna di Rivelazione: in colloquio con il profetico documento enciclico roncalliano, la Pacem in terris, e rimarcando il n. 2304 del Catechismo della Chiesa Cattolica puntualizza la vocazione del cristiano a considerare quotidianamente la vitalità del Regno di Dio nell’oggi dell’uomo, una chiamata alla pace sociale. Ciò interpella a non confondere l’inevitabile con il giusto.
La seconda parte del dibattito presenta anch’essa una certa trasversalità di ipotesi e prospettive circa la presenza cristiana nell’agone politico. L’intervento del vicedirettore Banducci sottolinea la necessità di formare le coscienze dei cittadini alla vita della pόlis, chiamati a un impegno più ampio, uscendo dalle secche di un significato esclusivo del termine politico quasi esclusivamente inteso a livello istituzionale, legati ad amministrazioni comunali, provinciali, regionali fino a raggiungere il Parlamento. Le problematiche del rapporto tra cattolici e politica, particolarmente in relazione all’incidenza e la credibilità del contributo cattolico alla vita del Paese sono il cuore di quanto riporta R. Gumina nel suo contributo, dove evidenzia come sia attualmente impalpabile il “timbro” del voto cattolico, un voto liquido e non distinguibile da chi sostiene una visione del mondo, un tessuto valoriale diametralmente opposto a quello professato. Giunge dunque alla proposta di una rete popolare che permetta una partecipazione viva e una riflessione riformista sull’agenda di governo, che possa finalmente smuovere il lento e pericoloso declino dell’intervento cattolico nella vita politica della Nazione. Prendendo esempio dall’esperienza del Movimento Popolare, durata dal 1975 al 1993, e da un appello di Antonio Socci sulla rivista Tempi del 2011, D. Laganà propone il progetto di una piattaforma politica che raccolga la varietà dei carismi dei movimenti presenti nel mondo laicale cattolico per ridefinire e attuare con spirito nuovo la Dottrina Sociale della Chiesa. Anche A. Tucci parte dall’idea della costituzione di una rete di associazioni cattoliche che possano muovere una istanza critica al mondo politico, nell’autonomia del proprio libero agire, muovendo dal concetto di “concreto” di Romano Guardini. Come già accennato in apertura F. Macinanti dà, nel suo intervento, una lettura dell’impronta cattolica nel XXI secolo prendendo le mosse da diversi riferimenti, tra cui il magistero conciliare, con la Gaudium et Spes, e confrontando la sua “Opzione Diogneto” con quanto ha concettualizzato nel suo saggio L’Opzione Benedetto il cattolico conservatore R. Dreher, ideando sei coordinate in cui l’azione cristiana politica dovrebbe muoversi.
Nella parte del dibattito avente come tema di fondo Tommaso D’Aquino alla Chiesa d’oggi vi sono state declinazioni da diverse voci; dapprima M. Lusetti evidenzia intelligentemente la marginalità del pensiero dell’Aquinate nel panorama teologico odierno e rimarca l’attualità e la fecondità del suo pensiero. Il vicedirettore N. Bonetti evidenzia invece l’aspetto profetico, moderno e geniale di Tommaso, sottolineandone la distanza da un tradizionalismo contrassegnato da categorie negative come l’intolleranza e uno spiritualismo di forma.
Successivamente la sezione Rubriche esordisce con l’intervista, già indicata, del nostro direttore a Inos Biffi, teologo milanese di fama internazionale che illustra, nelle sue robuste risposte, quanto Tommaso oggi necessiti di una riscoperta profonda, segnata da una chiara distinzione tra il suo pensiero e il tomismo che ha cercato di interpretarlo nel corso dei secoli e quanto la conoscenza del suo contributo alla storia delle idee dia spessore alla fede, rendendola dotata di un’architettura realmente pensante. Nella rubrica Laudate Hominem M. Di Gioia dà una propositiva chiave di lettura dell'impianto gnoseologico dell'antropologia teologica, sulla scia di un suo importante lavoro accademico, sottolineando come la redenzione dell'uomo ad opera del Verbo incarnato possa essere colta nella sua interessa, dando luce alla profonda relazione tra il Dio che si fa carne e l'uomo, tutto l'uomo, sarx e anthropos. G. Saggese, per la rubrica A ben vedere con un sentito afflato teologico, che denota una certa affinità di pensiero, si rivolge, in una lettera “a cuore aperto” al teologo indo-catalano Raimon Panikkar di cui evidenzia alcune sfumature dell’originalissimo ed eclettico contributo teologico. Vi è poi l’intervento di L. Banducci per la rubrica Umanesimo Integrale dove ritorna sul tema della guerra giusta riflettendo, con parole di spirito maritainiano, sull’esperienza del nostro pensatore, vissuta durante la dura guerra civile spagnola, definita dall’opinione dell’epoca una guerra “santa”. La lungimiranza di Maritain è sottolineata, dal nostro vicedirettore, con la profetica anticipazione di quanto poi Papa Roncalli, nella sua Enciclica Pacem in Terris, avrebbe affermato con forza che per la ragione la guerra non può che essere uno strumento inadatto alla rivendicazione dei diritti. Nel suo contributo per la rubrica A misura d’uomo il nostro direttore P. Zygulski evidenzia la radicalità del cristiano all’interno della sua contestualità, citando, tra gli altri, tre figure di cattolici italiani celebri che con il loro messaggio politico e il loro exemplum hanno, in anni recenti ma che sembrano politicamente lontani un secolo, dato una radicale testimonianza di fede in tessuti connettivi complessi, come l’Italia degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento. Da ciò, e da quanto emerge nel suo articolo, Zygulski avanza un coraggioso appello ai nostri pastori: la guida nella formazione personale di un pensiero critico, in grado di contrastare teorie economiche disumanizzanti, e le loro infauste conseguenze sociali. Nel nostro ambiente cattolico nulla deve cedere il posto alla banalità della formazione delle coscienze, che talvolta vede la brandizzazione di figure di santità in nome di una sfida da quattro soldi nell’agone politico odierno, senza un riferimento radicale alla propria cristianità. In chiusura F. Piccolantonio, riflettendo sull’argomento ormai ben messo a fuoco della presenza omosessuale all’interno delle comunità cristiane e non solo, dà una sua lettura analitica del film Boy erased – Vite cancellate di Joel Edgerton, sulla vicenda personale di Garrard Conley, sottoposto a “terapie di conversione” dalla sua omosessualità, con una riflessione acuta del tema che il film focalizza con forza, avendo come filo rosso della questione il pieno rispetto della libertà umana. Chiude il numero l’analisi, a firma di G.F. Piccinno dell’opera di Jean Paul Lieggi Teologia trinitaria (EDB 2019) in cui il teologo pugliese dota il lettore di una ben strutturata proposta sistematica del principale articolo di fede cristiano, oggi più che mai verità di Dio da riscoprire per riscoprire la verità dell’uomo.
Un numero ben ricco, che segnala sempre di più come lo spirito di Maritain sia ben vivo e stia facendo crescere una voce, quella di Nipoti, che desidera consegnare al dibattito ecclesiale idee e proposte vive sempre fedeli al messaggio cristiano. Speriamo che questo numero, e questa rivista, incontri sempre di più il favore e il sincero interesse dei lettori, tesi sempre a dare voce a ciò che più ci ispira.