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Michelangelo Pistoletto

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Indice

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Sezioni

Pagine

Biografia

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Quadri specchianti

6 - 21

Le stanze

22 - 28

La scultura

29 - 43

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Biografia Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Inizia a esporre nel 1955 e nel 1960 tiene la sua prima personale alla Galleria Galatea di Torino. La sua prima produzione pittorica è caratterizzata da una ricerca sull’autoritratto. Nel biennio 19611962 approda alla realizzazione dei Quadri specchianti, che includono direttamente nell’opera la presenza dello spettatore, la dimensione reale del tempo e riaprono inoltre la prospettiva, rovesciando quella rinascimentale chiusa dalle avanguardie del XX secolo. Con questi lavori Pistoletto raggiunge in breve riconoscimento e successo internazionali, che lo portano a realizzare, già nel corso degli anni Sessanta, mostre personali in prestigiose gallerie e musei in Europa e negli Stati Uniti. I Quadri specchianti costituiranno la base della sua successiva produzione artistica e riflessione teorica. Tra il 1965 e il 1966 produce un insieme di 4

lavori intitolati Oggetti in meno, considerati basilari per la nascita dell’Arte Povera, movimento artistico di cui Pistoletto è animatore e protagonista. A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che rappresentano le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che Pistoletto svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Tra il 1975 e il 1976 realizza nella Galleria Stein di Torino un ciclo di dodici mostre consecutive, Le Stanze, il primo di una serie di complessi lavori articolati nell’arco di un anno, chiamati “continenti di tempo”, come Anno Bianco (1989) e Tartaruga Felice (1992). Nel 1978 tiene una mostra nel corso della quale presenta due fondamentali direzioni della sua futura ricerca e produzione artistica: Divisione e moltiplicazione dello specchio e L’arte assume la religione. All’inizio degli anni Ottanta realizza una serie di sculture in poliuretano rigido, tradotte

in marmo per la mostra personale del 1984 al Forte di Belvedere di Firenze. Dal 1985 al 1989 crea la serie di volumi “scuri” denominata Arte dello squallore. Nel corso degli anni Novanta, con Progetto Arte e con la creazione a Biella di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e dell’Università delle Idee, mette l’arte in relazione attiva con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia. Nel 2004 l'Università di Torino gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Politiche. In tale occasione l'artista annuncia quella che costituisce la fase più recente del suo lavoro, denominata Terzo Paradiso. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts, “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d'arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”. Nel 2010 è autore del saggio Il Terzo Paradiso, pubblicato in italiano, inglese, francese e tedesco. Nel 2011 è Direttore Artistico di Evento 2011 – L'art pour une ré-évolution urbaine a Bordeaux. Nel 2012 si fa promotore del Rebirth-day, prima giornata universale della rinascita, festeggiata ogni anno il 21 dicembre con iniziative realizzate in diversi

luoghi del mondo. Nel 2013 il Museo del Louvre di Parigi ospita la sua mostra personale Michelangelo Pistoletto, année un - le paradis sur terre. In questo stesso anno riceve a Tokyo il Praemium Imperiale per la pittura. Nel 2014 il simbolo del Terzo Paradiso è stato installato nell'atrio della sede del Consiglio dell'Unione Europea a Bruxelles durante il semestre di presidenza italiana. Nel maggio del 2015 la Universidad de las Artes de L'Avana gli conferisce la laurea honoris causa. Nello stesso anno realizza un'opera di grandi dimensioni, intitolata Rebirth, collocata nel parco del Palazzo delle Nazioni di Ginevra sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.

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Quadri specchianti

“Un pittore è il membro più utile di una società, o quello meno nocivo.” Man Ray

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Dopo aver realizzato, nel corso del 1961, una serie di dipinti su fondo nero riflettente, tutti intitolati significativamente “Il presente”, Pistoletto conduce una serie di esperimenti tesi a raggiungere il massimo grado di quell'oggettività manifestatasi nei primi dipinti specchianti. Per rendere maggiormente riflettente il fondo prova ad utilizzare delle lastre di alluminio, che applica sulla tela (Uomo grigio di schiena, 1961). Individua infine nell'acciaio lucidato a specchio il materiale più idoneo. Per dare la massima obiettività anche alla figura, si risolve ad utilizzare la fotografia. Si susseguono quindi diversi tentativi: prova ad applicare l'immagine fotografica ritagliata o gelatina fotografica direttamente su una lastra di acciaio lucidata, soluzione che scarta perché in tal modo la fotografia conserva il carattere di inserto oggettuale, che contrasta

con l'immaterialità dell'immagine riflessa. Prova anche a utilizzare uno specchio normale, soluzione accantonata anche questa per i problemi posti dallo spessore del vetro. Giunge infine, nel corso del 1962, a mettere a punto la tecnica con la quale produce d'ora in poi i suoi quadri specchianti: una lastra di acciaio inox lucidato a specchio sulla quale è applicata un’immagine ottenuta mediante una tecnica di riporto fotografico, consistente nel ricalcare una fotografia, ingrandita a dimensioni reali, a punta di pennello, su carta velina. A partire dal 1971 la velina dipinta sarà sostituita da un processo serigrafico di riproduzione dell’immagine fotografica. I quadri specchianti costituiscono il fondamento dell’opera di Pistoletto, sia della sua successiva produzione e attività artistica, sia della riflessione teorica nella quale egli costantemente ad essi 7


ritorna per approfondirne il significato e svilupparne le implicazioni. Le caratteristiche essenziali, che l’artista stesso individua in essi, sono principalmente: la dimensione del tempo, non soltanto rappresentato, ma realmente presente; l’inclusione nell’opera dello spettatore e dell’ambiente circostante, che ne fanno “l'autoritratto del mondo”; la congiunzione di coppie di opposte polarità (statico/ dinamico, superficie/profondità, assoluto/ relativo, ecc), costituite e attivate dall'interazione tra l’immagine di natura fotografica e ciò che avviene nello spazio virtuale generato dalla superficie specchiante; la collocazione dei quadri specchianti non più ad altezza finestra, come tradizionalmente vengono appesi i quadri, bensì sul pavimento, fa sì che essi aprano un varco attraverso il quale l'ambiente in cui sono esposti si prolunga nello spazio virtuale dell'opera, una porta che mette in comunicazione arte e vita. I quadri specchianti vengono esposti per la prima volta nella personale di Pistoletto alla Galatea nell’aprile del 1963. Pochi giorni dopo l’inaugurazione Pistoletto si reca a Parigi, dove conosce la gallerista Ileana Sonnabend, che successivamente acquista in blocco l’intera mostra e rileva il contratto di Pistoletto con la Galatea. “Mi rendevo conto che attorno a me non c’era alcun tipo di adesione e di interesse, anzi un 8

certo nervosismo di rifiuto, soprattutto del gallerista stesso. Così sono andato a fare un viaggio a Parigi. Lì ho incontrato Beppe Romagnoni che mi ha parlato di una galleria, dove si esponevano quadri strani e interessanti. Allora sono passato alla Galleria Sonnabend, ho chiesto di vedere questi quadri, in questo modo ho visto per la prima volta i quadri di Rauschenberg, di Jasper Johns, Resenquist e Lichtenstein, le sculture di Segal e Chamberlain. Mi hanno chiesto se ero un critico e ho riposto: no, sono un’artista. Alla domanda su che cosa facevo, ho mostrato il catalogo della Galatea e un quadro. Sono rimasti colpiti dal lavoro e sono venuti a Torino dove hanno acquistato tutta la mostra alla Galatea. Hanno rilevato il contratto con Tazzoli ed è iniziata una situazione estremamente importante per me: essere proiettato in una dimensione internazionale, fuori dalla situazione esclusivamente torinese”. Con i quadri specchianti Pistoletto raggiunge in breve riconoscimento e successo internazionali, che lo portano a realizzare già nel corso degli anni Sessanta numerose mostre personali in Europa e negli Stati Uniti.

Tre ragazze alla balconata, 1962 - 1964

Due persone in coda, 1962 - 1964

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Tenda verde, 1962 - 1964 Autoritratto, 1962

Uomo con pantaloni gialli, 1962 - 1964 10

Lampadina appesa, 1962 - 1964 11


Comizio n. 2; 1962 - 1964

Vietnam, 1962 - 1964 12

Lui e lei alla balconata, 1962 - 1966 13


I visitatori, 1962 - 1968

Donna sdraiata, 1962 - 1966

Donna al cimitero, 1962 - 1974 Bandiera rossa, 1962 - 1966 14

Cameraman, 1962 - 2004

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Bennale ‘66, 1962 - 1966

Lampada a stelo bianco, 1962 - 1981

Disegnatrice, 1962 - 1975

Cage, 1962 - 1973 16

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Uomo in piedi, 1962 - 1982

Spettatori n. 1 1962 - 2004 18

Attraverso la rete, lui e lei, 1962 - 2008

Pace, 1962 - 2007 19


Ragazza che fotografa, 1962 - 2007

Donna seduta con personal computer, 1962 - 2008 20

Lavori in corso, 1962 - 2008

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La giuria, 1962 - 2005

“Un pittore non è simile ad un fotografo: sono proprio due cose diverse. Uno dipinge, e fa bene a farlo perché racconta un momento, un periodo tutto suo. L’altro fotografa, e cattura per sempre una scena, un qualcosa, un pezzo di vita. Ruba attimi e ricordi.” Alessandro Mambelli Lavoro - Installatori, 1962 - 2011 22

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Le stanze, ottobre 1975

Le Stanze Dall'ottobre del 1975 al settembre 1976 Pistoletto realizza, all'interno dei nuovi spazi della Galleria Christian Stein di Torino (tre stanze collegate da altrettante porte allineate sullo stesso asse e di dimensioni simili a quelle dei quadri specchianti) dodici mostre consecutive, una al mese, ciascuna preannunciata da un testo dell'artista. Le stanze è il primo di quelli che verranno definiti "continenti di tempo", cui seguiranno Anno Bianco (1989) e Tartaruga felice (1993). A questo specifico aspetto dell'opera di Pistoletto sarà dedicata la mostra Continenti di tempo presso il Musée d'Art Contemporain de Lyon nel 2001. Nel lavoro di Pistoletto è peraltro ricorrente l’articolazione di processo creativo e dimensione temporale. Si possono ricordare ad esempio, oltre alle opere ed eventi già menzionati: Un libro, il lato letterario del quadro del 1970 (opera costituita da 31 tele rovesciate, ciascuna riportanti sulle traversine una frase firmata e datata, scritte tutte in un giorno); la mostra Tutte le donne, presso la Galleria dell’Ariete, sempre nel 1970 (durante il 24

mese della mostra Pistoletto e Maria Pioppi dipingono le tele bianche inizialmente esposte in galleria); la mostra Il tempo dello specchio, al Magazin di Grenoble nel 1986 (nel mese della mostra Pistoletto ricopre di disegni neri tutte le pareti - 680 metri quadri - dello spazio espositivo, un ex capannone industriale).

Le stanze, novembre 1975 25


Le stanze, dicembre 1975

Le stanze, marzo 1976

Le stanze, febbraio 1976

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Le stanze, gennaio 1976

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Le stanze, giugno 1976

Le stanze, maggio 1976

Le stanze, aprile 1976

Le stanze, luglio 1976

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Le stanze, agosto 1976

“La funzione dell'arte è di combattere contro le imposizioni.â€? Amedeo Modigliani

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Le stanze, settembre 1976

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La Scultura La scultura è per Pistoletto una passione che egli nutre fin da ragazzo, quando a quattordici anni acquista a rate un’antica scultura lignea, la prima di una collezione che egli arricchirà nel corso degli anni. A partire dal 1967 utilizza calchi di sculture classiche per alcune sue opere come la Venere degli stracci (1967) o L’Etrusco (1976). L’Annunciazione (1980) - in cui al calco di una statua è applicata una seconda figura in poliuretano - e Il gigante (1981), che sovrappone calchi di statue diverse - preannunciano la successiva produzione di vere e proprie sculture, nel senso etimologico del termine, realizzate in poliuretano rigido, materiale scelto per la velocità di esecuzione che esso consente. Così, nel giro di pochi giorni, utilizzando blocchi di poliuretano policromi, crea un gruppo di opere denominato La natività, esposte a New York presso la Galleria Salvatore Ala nel novembre del 1981. Successivamente le sculture assumono sempre più l’aspetto di elaborazione e condensazione di frammenti, recuperati come “oggetti trovati” nella memoria della tradizione sculto32

rea, aspetto particolarmente evidente in opere come L’Acrobata (1982) o Albero (1983). Dal 1984 verrà usato anche il marmo, per “copiare” in grandi dimensioni le sculture in poliuretano, oppure sovrapponendo marmo e poliuretano come nel gruppo Le quattro stagioni (1985).

Venere degli stracci, 1967 - 1974 Annunciazione, 1980 33


L’ etrusco, 1976 Il corridore, 1981

Dietro-front, 1981

La mano, 1981 - 1982 34

Visitatore con mantello, 1981 35


La natività, 1981

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La natività, 1981

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La spalla, 1981 - 1982

La testa, 1981 - 1982

Portatore di zucche, 1981 38

La caduta, 1983 - 1991

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Doppia figura, 1982

Gigante bianco, 1982

L’acrobata, 1982

Figure che guardano nel pozzo 1983

Rosa trafitta, 1982 - 1983 40

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L’albero, 1983

Dietrofront, 1981 - 1984

Il gigante, 1981 - 1983 42

Teste rosse, 1984

43


Genio del tempo, 1984

Alter - Ego, 1984 44

Persoine nere, 1984 45


Figura che si guarda, 1983 - 1984

“Spesso le persone fanno arte, ma non se ne accorgono.� Vincent van Gogh

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Le quattro stagioni, 1983 - 1985

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