Ermanno Cristini Itinerant polyphonic text for one voice, three movements, and three music stands
la c.
Questo libro è pubblicato da
la centrale edizioni un nome collettivo senza scopo di lucro, fondato in sud Europa nel 2018 no ISBN printed in Italy
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La collana
la c. è realizzata con il supporto della Fondazione Lac o Le Mon vol. 39, aprile 2021 stampato in 50 copie
foto Aldo Mozzini
Ermanno Cristini voce Jutta Trautmann Obsession DADA 165 Feiertage Cabaret Voltaire a cura di Adrian Notz e Una Szeemann Cabaret Voltaire, Zurigo 23 aprile 2016
leggìo centrale
Itinerant polyphonic text for one voice, three movements, and three music-stands (Le piano a été mis très gentilment a notre disposition par la maison Gàvault)
Prologue
leggìo sinistro
“Man muß sich nicht die Zeit vertreiben – muß die Zeit zu sich einladen” Walter Benjamin, Das Passagenwerk (D 3, 4)
“Non bisogna far passare il tempo, ma anzi invitarlo a fermarsi presso di noi”. Walter Benjamin, I «passages» di Parigi, (D 3, 4), [1927-40], Torino, Einaudi, 2013
leggìo centrale
5 February 1916 – 5 February 2016 – 23 April 2016 Being late. Today, 23 April 2016, this text is late. Two months and a hundred years late: a variable time to let us know that time is variable.
5 febbraio 1916 – 5 febbraio 2016 – 23 aprile 2016 Ritardare. Oggi, 23 aprile 2016, questo testo è in ritardo. Di due mesi e di cento anni: un tempo variabile per dirci che il tempo è variabile.
leggìo destro
“Le mot retard m’a tout de suite plu, comme une phrase qui vous vient à l’esprit. C’était quelque chose de vraiment poétique, au sens le plus mallarméen du terme.” Marcel Duchamp, Ingénieur du temps perdu
“La parola ritardo mi piacque subito, come una frase che a uno viene in mente. Era qualcosa di veramente poetico, nel senso più mallarmiano della parola”. Marcel Duchamp, Ingegnere del tempo perduto. Conversazione con Pierre Cabanne [1977], Milano, Multhipla Edizioni, 1979
leggìo centrale
Being late. Delay stretches out time, engendering a pause of expectation within which, on 14 April 1921, a journey to nowhere unfolds – a journey recalled by this text: Les Dadas de Paris, près des dépendances de l’église Saint-Julien-le-Pauvre.
Ritardare. Nel ritardo il tempo si stira generando una parentesi di attesa in cui ha luogo un viaggio verso il nulla il 14 aprile 1921, che questo testo richiama in memoria: Les Dadas de Paris, près des dépendances de l’église Saint-Julien-lePauvre.
leggìo sinistro
“In der existentiellen Mathematik bekommt diese Erfahrung die Form zweier elementarer Gleichungen: der Grad der Langsamkeit verhält sich direkt proportional zur Intensität der Erinnerung; der Grad der Geschwindigkeit verhält sich direkt proportional zur Intensität des Vergessens. “ Milan Kundera, Die Langsamkeit
“Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio.” Milan Kundera, La lentezza, Milano, Adelphi, 1995
leggìo centrale
Being late. When you travel to nowhere, the delay is the extension of the journey; together with time, it redefines space, blurring the destination, so that the very reason for travelling loses itself in wanderlust.
Ritardare. Quando si viaggia verso il nulla, il ritardo è la dilatazione del viaggio ed esso, con il tempo, ridisegna lo spazio, annebbiando la meta così che la ragione dello spostarsi si perde in una spinta verso il vagabondaggio.
leggìo destro
“Suis-je amoreux ? – Oui, puisque j’attends.” Roland Barthes, Fragments d’un discours amoreux
“Sono innamorato? – Sì, poiché sto aspettando.” Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, [1977], Torino, Einaudi, 1979
leggìo centrale
Getting lost. A must for each wanderer, since it is the only way to experience limits, by constantly going beyond them. The journey is towards a place that is never located. Along this ‘fringe’, borders are crossed and frontiers explored: venues for encounters and conflicts; tensions of identity; transitions from one territory into another; a testing ground for heterotopias and hence, possibly, utopias.
Perdersi. È l’imperativo del wanderer perché è l’unica modalità di esperire il limite oltrepassandolo di continuo. Il viaggio è verso un altrove che non si situa mai. Un bordo “fringe” dove scavalcando i confini si percorrono le frontiere: luoghi di scontri-incontri; tensioni di identità; passaggi da un territorio all’altro; palestre di eterotopie e forse anche, di conseguenza, di utopie.
leggìo sinistro
“Befreit von jeglicher mannschaft war ich beladen, britische baumwolle, voll von flämischem korn. Am ende des grellbunten treidlergelärms, ohne schaden, ließ mich der strom, wohin ich auch wollte, nach vorn.” Arthur Rimbaud, Le Bateau ivre
“Non mi curavo dei carichi nella mia stiva, Portassi tela di Fiandra oppur cotone inglese; Mentre con la mia ciurma anche il chiasso moriva, I Fiumi mi lasciarono andare alle mie discese.” Arthur Rimbaud, Le Bateau ivre [1871]
leggìo centrale
Getting lost. In getting lost, Bataille’s “unproductive expenditures” are consumed: art, sacrifices, eroticism, and everything else that has to do with man. The truth lies in a sea of useless things, as an antidote to the culture of utilitarian performance, which has engendered – in art as much as in real life – the monsters of the slumbering reason.
Perdersi. Nel perdersi si consumano gli “sperperi vani” di Bataille: arte, sacrificio, erotismo, tutto ciò che ha a che fare con l’uomo. La verità sta in un bagno di inutilità, un antidoto alla cultura della prestazione utilitaristica che ha prodotto in arte come nella vita i mostri della ragione in sonno.
leggìo destro
“Entre les divers procédés situationnistes, la dérive se définit comme une technique du passage hâtif à travers des ambiances variées. Le concept de dérive est indissolublement lié à la reconnaissance d’effets de nature psychogéographique, et à l’affirmation d’un comportement ludiqueconstructif, ce qui l’oppose en tous points aux notions classiques de voyage et de promenade.” Guy Debord, Théorie de la dérive
“Fra i diversi procedimenti situazionisti, la deriva si presenta come una tecnica del passaggio veloce attraverso svariati ambienti. Il concetto di deriva è indissolubilmente legato al riconoscere effetti di natura psicogeografica e all’affermazione di un comportamento ludico-costruttivo, ciò che da tutti i punti di vista lo oppone alle nozioni classiche di viaggio e di passeggiata.” Guy Debord, “Teoria della deriva” [1956], in Internazionale situazionista 195869, Torino, Nautilus, 1993
leggìo centrale
Getting lost. 100 years above DADA. 36,500 days below DADA. 876,000 hours above DADA. 52,560,000 minutes below DADA. 3,153,600.000 seconds above DADA. 3,153,600,000,000 milliseconds below DADA. En haut le haut – En bas le bas Language winces as it clashes with the useless usefulness of numbers; it wheezes when faced by the uncertainty that lies behind the confident scanning of reality: an aporia in naming reality. Lost in an insoluble quandary, the wanderer stops to breathe, lulled by a soft sluggishness in his journeying to find a goal by gazing in the other direction.
Perdersi. 100 anni sopra DADA. 36.500 giorni sotto DADA. 876.000 ore sopra DADA. 52.560.000 minuti sotto DADA. 3.153.600.000 secondi sopra DADA. 3.153.600.000.000 millisecondi sotto DADA. En haut le haut – En bas le bas Il linguaggio sussulta urtando l’inutile utilità dei numeri; ansima tossicchiando davanti all’incertezza che si annida nella scansione certa del mondo: un’aporia nel nominare la realtà. Al cospetto dell’insolubilità del bivio, persi, ci si sofferma a respirare, con l’indolenza molle che culla il vagabondo nel suo viandare impegnato a trovare lo scopo guardando dall’altra parte.
leggìo sinistro
“Sich in einer Stadt nicht zurechtfinden heißt nicht viel. In einer Stadt sich aber zu verirren, wie man in einem Walde sich verirrt, braucht Schulung.” Walter Benjamin, Berliner Kindheit um Neunzehnhundert
“Non sapersi orientare in una città non significa molto. Ci vuole invece una certa pratica per smarrirsi in essa come ci si smarrisce in una foresta”. Walter Benjamin, Infanzia berlinese, [1938], Torino, Einaudi, 2007
leggìo centrale
Breathing. This is the ambition of the “Great Unsettler”, in opposition to working. By breathing, the body is discovered: the erotic body of the bachelors emerging from the “glass”. Breath is nudity, embedded in our flesh through the desire that drives us to seek nudity after nudity. Lavez vos seine comme vos gants
Respirare. È l’istanza del “Grande perturbatore” in opposizione al lavorare. Si trova il corpo quando si respira, il corpo erotico degli scapoli che fanno capolino dal “vetro”. Il respiro è la nudità, impresso nella carne del desiderio che ci fa cercare dopo ogni nudità un’altra nudità. Lavez vos seine comme vos gants
leggìo destro
“Mit ihrem schrecklichen Sinn fürs Praktische brachte sie kein Verständnis für das Geschäft des Obersten auf, der Fischchen gegen Goldmünzen eintauschte, nur um die Goldmünzen wieder zu Goldfischchen zu machen, und so unentwegt weiter…” Gabriel García Márquez, Hundert Jahre Einsamkeit
“Col suo terribile senso pratico, lei non poteva capire quale fosse il guadagno del colonnello, che cambiava i pesciolini con monete d’oro, e poi trasformava le monete d’oro in pesciolini, e così via”. Gabriel García Márquez, Cent’anni di solitudine [1967], Milano, Mondadori, 1988
leggìo centrale
Breathing. Breathing makes us exiles; coughing is like a gaze on the very soul of life: by not breathing, we touch its very essence. Breathing is Baudelaire’s “heart laid bare”, which only shows itself in a condition of extraterritoriality, where time comes to a standstill, indulging in a pause. Breathing is idle, and this is what makes it erotic.
Respirare. Si è esuli quando si respira; la tosse è lo sguardo puntato dritto sull’anima della vita: fuori dal respiro ci fa toccare il suo dentro. Respirare è il “cuore messo a nudo” di Baudelaire che si rivela solo in una condizione di extraterritorialità, dove il tempo si ferma attardandosi nella pausa. Il respiro è inoperoso e per questo erotico.
leggìo sinistro
“ (…) en faisant porter mon attention sur des objets apparemment insignifiants (les lois qui régissent le vol des moustiques, les rythme des grains de poussière dans le soleil, la mélodie des ondes sonores, etc.). Il en découla un étonnement croissant quant à la multiplicité des événements et un total et tranquillisant oubli de moi-même, avec lequel je m’assurai les bases pour un far niente salutaire et jamais ennuyeux. “ Hermann Hesse, Die Kunst des Müßiggang
“ (…) rivolgendo la mia attenzione a oggetti apparentemente insignificanti (le leggi che regolano il volo delle zanzare, il ritmo dei pulviscoli nel sole, la melodie delle onde sonore ecc.). Ne derivò un crescente stupore circa la molteplicità degli avvenimenti e un totale, tranquilllizzante oblio di me stesso, con cui mi assicurai le basi per un salutare, mai noioso, far niente”. Hermann Hesse, L’arte dell’ozio [1973], Milano, Mondadori, 2003
leggìo centrale
Breathing. Art and life are caught in a spiral of subtraction, whereby refraining from doing expresses being. As the sabotaging of productivism, otium nimbly slips into the track of marginality, offering some surprising encounters and the subversion of indulging in the contemplation of what is “useless”. The world appears from the vantage point of the “nonplace” which gives us a sense of it, the very moment in which it enables us to rethink it, as erotic exiles on a permanent journey – or as artists.
Respirare. L’arte, come la vita, sta entro una vertigine della sottrazione dove l’astenersi dal fare è espressione dell’essere. Sabotaggio del produttivismo, l’otium scivola agilmente lungo il percorso della marginalità, offrendo incontri sorprendenti e scoprendo l’eversione dell’indugiare nel mentre in cui lo sguardo si acuisce su ciò che “non serve”. Appare il mondo, visto dal “non dove” che ce ne dà la sua misura, nel momento stesso in cui ci consente di ripensarlo, da esuli erotici in viaggio permanente. O da artisti.
leggìo destro
“Das Nein ist wunderbar, weil es ein leerer, aber immer fruchtbarer Mittelpunkt ist.“ Herman Melville, Brief an Nathaniel Hawthorne
“Il no è meraviglioso perché è un centro vuoto, ma sempre fruttifero”. Herman Melville, Lettere a Hawthorne [1851-52], in Opere scelte, Milano, Mondadori, 1982
leggìo centrale
Artists. A special thanks goes to Première visite à des endroits choisis, en particulier à ceux qui ont vraiment pas de raison d’exister.
Artisti. Un ringraziamento particolare va alla Première visite à des endroits choisis, en particulier à ceux qui ont vraiment pas de raison d’exister.
leggìo sinistro
“Diese Aktion bringt ihn zu der Schlussfolge, dass der Gegenstand seiner Errungenschaften nichts anderes ist als der Holzdübel, auf dem jedes Stück ruht: ein Symbol des Nichts.” Italo Calvino, Sechs Vorschläge für das nächste Jahrtausend: Harvard-Vorlesungen
“La conclusione finale a cui lo porta questa operazione è che l’oggetto delle sue conquiste non è altro che il tassello di legno sul quale ciascun pezzo si posa: un emblema del nulla.” Italo Calvino, Lezioni americane, [1988], Milano, Mondadori, 2015
Il lavoro di Itinerant polyphonic text for one voice, three movements, and three music stands, è nato nel 2016 in conseguenza all’invito a partecipare a Obsession Dada, le manifestazioni per il centenario della nascita del Dadaismo al Cabaret Voltaire a Zurigo. L’azione di Text polyphonic è un sistema di citazioni. Anzitutto è una citazione della performance inaugurale di Hugo Ball, il 5 febbraio 1916: un testo disposto su tre leggii ai tre lati del palco rivolto al pubblico viene letto da Ball passando in continuazione da un leggìo all’altro. In secondo luogo il testo stesso è costruito come una macchina narrativa in cui una scrittura centrale si compone integrando frammenti testuali provenienti da diverse fonti. Ne risulta un incedere “oscillante”, con continui disassamenti, che descrive il viaggio come condizione dell’arte. Articolato in tre movimenti, ritardare, perdersi, respirare, esso incrocia simultaneamente tre lingue: inglese, francese, tedesco, dando luogo a una lettura polifonica sia in termini di partitura integrata di sonorità che in termini di evocazione delle radici multiculturali del Cabaret Voltaire, storicamente crocevia di presenze culturali diverse. Ma quello che più conta è il suo procedere diritto verso il naufragio, o l’inconcludenza del fine, proponendosi in questo modo come riflessione sull’arte. Non è un caso che l’immagine posta ad apertura del testo sia una foto dei dadaisti a Parigi il 14 aprile 1921, prossimi ad avviare un’escursione urbana all’insegna della deriva, anticipando l’accezione che il termine avrà poi in Guy Debord. Dunque ancora una citazione. Occupa un posto pressoché stabile sulla mia scrivania il poderoso volume di un matematico, Imre Toth, No!, interamente costruito attraverso citazioni. Si tratta di un palinsesto il cui principio costitutivo è l’assioma di selezione. Sostiene Toth che, in virtù di tale assioma, attraverso la citazione i testi di partenza danno luogo a un nuovo organismo testuale, assumendo la selezione la forma di una scrittura vera e propria. È forse a questo che si deve la mia attrazione per le citazioni, confortato dalle parole di Walter Benjamin: “Le citazioni, nel mio lavoro, sono come i briganti ai bordi della strada, che balzano fuori armati e strappano l’assenso all’ozioso viandante” (Walter Benjamin, Tolgo la mia biblioteca dalle casse [1931], Milano, Electa, 2017).
Itinerant polyphonic text for one voice, three movements, and three music stands di Ermanno Cristini Una “lecture” realizzata al Cabaret Voltaire nell’aprile del 2016 in occasione del centenario dello spazio zurighese dove è nato DADA. Scrittura di parole e voci dentro un viaggio destinato al naufragio
vol. 39, 2021