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Notizie Pro Vita & Famiglia
Un «pesticida antiumano» Marina Casini Bandini
Giurista, bioeticista e docente all’Istituto di bioetica e medical humanities dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma; presidente del Movimento per la Vita.
Le nuove linee guida sulla RU-486 manifestano palesemente l’ideologia abortista radicale tesa a cancellare la verità della soppressione di un figlio innocente. È la stessa ideologia che pervade la legge 194 del 1978, anche se, con l’art. 8 della stessa legge, dette Linee guida sono formalmente in contrasto. «La pillola abortiva che uccide i bambini è cattiva come ogni aborto. Si tratta di un prodotto che ha una tossicità specifica per gli esseri umani a un certo stadio di sviluppo. Essa impedisce al bambino di sopravvivere. È precisamente un veleno specifico, direi, anzi, che è il primo pesticida antiumano». Queste parole sono state pronunciate da Jerôme Lejeune nel corso di una trasmissione televisiva, negli anni Ottanta, in un confronto tête a tête con Etienne Emile Balieu, l’inventore della RU486. Parole che colgono il punto fondamentale rispetto al quale Balieu tergiversa, glissa, ricorre all’antilingua: «Sono dei pre-embrioni, non sono esseri umani». È chiaro: per eliminare l’altro, bisogna mentire diminuendone o azzerandone l’umanità. Il tema, infatti, è quello dell’aborto volontario e cioè dell’uccisione di un innocente povero e inerme e di una esperienza che ferisce le donne. Il mezzo con cui lo si effettua non cambia la sostanza ma le modalità, che nel caso della RU-486 sono in apparenza banali (mentre le implicazioni non lo sono affatto), perché materialmente si tratta di assumere, a distanza di circa 48 ore, due pasticche accompagnate da un sorso d’acqua. La RU-486 che banalizza e privatizza l’aborto è dunque lo strumento tecnico per affermare che il figlio non esiste e corrisponde all’ideologia dell’aborto-diritto che è tutt’uno con quella della scelta assolutamente libera e insindacabile.
La RU-486 che banalizza e privatizza l’aborto è dunque lo strumento tecnico per affermare che il figlio non esiste e corrisponde all’ideologia dell'aborto-diritto.