MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES
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Trento CDM Restituzione
Anno VII| Giugno 2018 Rivista Mensile N. 64
“Nel nome di chi non può parlare”
POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN
Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -
À T L E D E F Il matrimonio è una cosa (parecchio) seria
Aiuti umanitari e abusi sessuali
Il marito fedele
di Roberto Marchesini, p. 22
di Patrizia Floder Reitter, p. 11
di Francesco Agnoli, p. 25
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Anno VII | Giugno 2018 Rivista Mensile N. 64
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Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio, 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 329-0349089
PRIMO PIANO
Direttore responsabile Antonio Brandi Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi Progetto e impaginazione grafica
Patrizia Floder Reitter
«Love is the answer». Intervista a Mimmo Armiento
Giulia Tanel
Roberto Marchesini
Il matrimonio è una cosa (parecchio) seria Il marito fedele
22 25 28
Clemente Sparaco
Totalitarismi 2.0
Distribuzione
14
Francesco Agnoli
Alla ricerca del sesso perduto
Tipografia
11
31
Giuseppe Fortuna
Hanno collaborato a questo numero: Francesco Agnoli, Patrizia Floder Reitter, Giuseppe Fortuna, Giuliano Guzzo, Roberto Marchesini, Luca Scalise, Clemente Sparaco, Giulia Tanel
Guerra agli obiettori di coscienza
36
Giuliano Guzzo
FILM: Up
42
Marco Bertogna
LETTURE PRO-LIFE
43
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di Roberto Marchesini
Il matrimonio è una cosa (parecchio) seria
Nel matrimonio si promette di amare “per sempre” un’altra persona: l’amore è una decisione, una scelta non un sentimento
Solitamente, quando si parla di matrimonio, di parla di “fedeltà” come sinonimo di esclusività: un matrimonio è fedele se non deve convivere con altre relazioni. Difficilmente, però, si considera il divorzio come una forma di infedeltà; e non solo perché espone se stesso e il coniuge ad altre relazioni al di fuori del matrimonio. Il divorzio è, a tutti gli effetti, una forma di infedeltà. Non al coniuge, bensì alla promessa matrimoniale. Siamo così abituati al lato “mondano” del matrimonio da dimenticare che esso è, sostanzialmente, una promessa. Gli sposi promettono di accogliere, essere fedele, amare e onorare l’altra persona; e non per tutti i giorni della sua vita, ma per tutti i giorni della propria vita.
e nella malattia dell’altro. Gli sposi promettono di amare e onorare l’altro anche se essi stessi sono ammalati e nel dolore. Non c’è che dire: il matrimonio è una cosa seria, parecchio seria.
«IL DIVORZIO È, A TUTTI GLI EFFETTI, UNA FORMA DI INFEDELTÀ. NON AL CONIUGE, BENSÌ ALLA PROMESSA MATRIMONIALE»
A questo punto sorge un’obiezione: se l’amore è un sentimento, come si può promettere di amare una persona per tutti i giorni della propria vita? Io posso dire di amarlo in questo momento, perché sento questo sentimento; ma come posso promettere di amarlo in futuro? Come può la Chiesa chiedere una cosa del genere? È assurdo!
Preferirei lasciar rispondere a questa domanda ad una persona ben più titolata di me, Papa Benedetto. Nel giugno 2012, al Parco di Bresso, in occasione della Festa della Famiglia, una coppia di fidanzati del Madagascar ha rivolto al papa esattamente questa domanda:
Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Anche in questo caso: non nella gioia e nel dolore dell’altro, nella salute 22 N. 64
Primo piano
«Santità, c’è una parola che più d’ogni altra ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa: il “per sempre”...». Come possiamo promettere di amare una persona “per sempre”? Ed ecco la meravigliosa, illuminante risposta di papa Benedetto: «Nel Rito del Matrimonio, la Chiesa non dice: “Sei innamorato?”, bensì “Vuoi”, “Sei deciso”». Il matrimonio, in altri termini, non chiede di promettere di provare per sempre determinati sentimenti, ma di “volere” il bene dell’altro per sempre; di impegnarsi con costanza e determinazione nel cercare il bene dell’altro «tutti i giorni della mia vita». Emerge a questo punto uno dei più grossi errori dell’età contemporanea, ossia che l’amore, che il fondamento del matrimonio, sia un sentimento.
L’innamoramento è un sentimento, l’amore è una decisione (volere il bene dell’altro). L’innamoramento riguarda il mio bene (sono io che sono estatico, quando sono innamorato); l’amore cerca il bene dell’altro. Per questo motivo, per sposarsi è necessario – al contrario di ciò che si vede nei film – che l’innamoramento sia finito; solo allora posso dimenticare il mio bene e cercare quello dell’altro. Ecco uno dei motivi della fragilità dei matrimoni attuali: sono fondati su un sentimento (l’innamoramento); e, quando questo sentimento finisce… finisce il matrimonio. Ma se io fondo il matrimonio su una decisione? Il matrimonio può finire solo a causa di una decisione…
Per quanto folle possa apparire a un sereno ragionamento, i giovani sono convinti che la coppia abbia bisogno di due condizioni fondamentali per funzionare: l’innamoramento e l’attrazione sessuale.
UNO DEI PIÙ GROSSI ERRORI DELL’ETÀ CONTEMPORANEA È PENSARE CHE L’AMORE SIA UN SENTIMENTO
Complici tanti film hollywoodiani e il pensiero mainstream – per il quale lo scopo della vita non è dominare, con la ragione, le passioni; bensì lasciare loro libero sfogo – molte persone sono convinte che il matrimonio debba giungere al culmine di sentimenti estatici nei confronti dell’altro. Ma questo è l’innamoramento, non l’amore. Primo piano
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bene dell’altro… prende una decisione, della quale è responsabile tanto quanto la decisione di sposarsi. In altri termini: infrange una promessa che ha contratto liberamente. Il “consenso” o “processicolo” ha esattamente lo scopo di accertarsi che la decisione di sposarsi (una decisione grave e seria) sia assolutamente libera. Queste due condizioni rivelano in toto l’antropologia vigente: l’uomo non è più «spirito incarnato», ma pura carne, pura materia: capace solo di sentire emozioni, tra le quali la pulsione sessuale (che viene, non a caso, chiamata “chimica”).
La solita vocina obietterà che le condizioni sono cambiate, e che attualmente le cose non vanno così bene come al momento del matrimonio; anzi: vanno decisamente male. Ebbene: proprio per questo è necessario promettere.
Ma torniamo a noi.
Le promesse si fanno per quando le cose vanno male, non per quando le cose vanno bene.
Abbiamo detto che il matrimonio non si basa sull’innamoramento (almeno questo è ciò che chiede la Chiesa), bensì sull’amore; che non è un sentimento (come l’innamoramento), ma una decisione: quella di voler bene, di volere il bene dell’altro. Ecco, quindi, che colui il quale smette di volere il
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Ricordate? Anche nella mia malattia, anche nel mio dolore, prometto di esserti fedele, amarti e onorarti… Ne deriva – e non so come potrebbe essere altrimenti – che colui il quale decide di divorziare, prima ancora di
causare una serie di problemi di vario tipo al coniuge e alla prole, infrange una promessa fatta (almeno teoricamente) liberamente e in piena coscienza. Questa è la sua prima infedeltà: a se stesso, alla propria parola. Questa è la prima fedeltà alla quale siamo chiamati: a noi stessi, prima ancora che agli altri. Come abbiamo visto, la Chiesa ha ben chiare queste cose; per questo ha elaborato la nota formula delle promesse matrimoniali, e per questo ha introdotto la pratica del processicolo. Sono i fidanzati e gli sposi che, spesso, hanno le idee confuse dalla nostra società materialista, edonista e consumista. Vogliamo lottare in difesa della famiglia? Vogliamo aiutare le famiglie e le coppie? Cerchiamo di dire loro la verità...
Primo piano
di Marco Bertogna
Up
Fonte foto: www.mymovies.it
Titolo: Up Stato e Anno: Stati Uniti, 2009 Regia: Pete Docter, Bob Peterson (co-regista) Durata: 96 min. Genere: Animazione, Avventura, Commedia
Nel panorama del cinema odierno segnaliamo alcuni film “controcorrente”, che trasmettano almeno in parte messaggi valoriali positivi e che stimolino il senso critico rispetto ai disvalori imperanti. Questo non implica la promozione, né l’approvazione globale delle opere recensite da parte di ProVita Onlus.
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Nei primi dieci minuti di questo film di animazione riscopriamo il cinema come “settima arte”; pensato e scritto con pura ispirazione e mestiere, vediamo ed ascoltiamo le vicissitudini di un bambino (Carl) ed una bambina (Ellie) che, avendo la stessa passione per l’avventura e l’esplorazione, cominciano a giocare insieme e consegnarsi i propri segreti e desideri. Da grandi, una volta sposi, affrontano la gioia ed il dolore, la salute e la malattia onorandosi fino all’ultimo giorno di vita trascorso insieme e cioè quando Ellie, oramai anziana ed ammalwata, muore. Hanno messo su casa proprio nel luogo dove da piccoli si fermavano a giocare, trovano lavoro presso lo zoo della loro città come venditori di palloncini ad elio, fanno i pic nic sulla collina fuori città, affrontano con dolore il fatto di non poter avere figli per la sterilità di Ellie e vivono giorno per giorno tutte le difficoltà quotidiane sempre uniti e con gioia anche quando sono ripetutamente costretti a rompere il salvadanaio per pagare gli immancabili imprevisti della vita. In soli dieci minuti abbiamo un concentrato di gioia, stupore, tenerezza, ansia, dolore e dolcezza; in soli dieci minuti scorre sullo schermo la storia di una vita da sposi nel segno della fedeltà ad una promessa che non è solo coniugale; infatti Carl ed Ellie si consegnano un impegno (con la dolcissima frase «Croce sul cuore»), che è una missione: andare a vivere presso le “Cascate Paradiso”, luogo in cui il loro mito Charles Muntz, un esploratore, ha dato la
caccia ad alcuni animali rari con la promessa di ritornare in patria una volta catturato un uccello di grandi dimensioni ed unico al mondo. Una volta rimasto solo, Carl, decide di essere fedele alla promessa fatta ad Ellie e, poiché rischia di dover perdere la sua casetta a favore di un progetto di nuova urbanizzazione ed andare quindi a vivere in una casa di riposo, escogita uno stratagemma per andare nell’America del sud proprio dove si trovano le “Cascate Paradiso”: fa volare la propria casetta (fortemente voluta e vissuta insieme alla sua Ellie) grazie a centinaia di palloncini che sollevano l’abitazione, che diventa una sorta di mongolfiera/dirigibile. Da questo momento in poi inizia l’avventura di Carl che, insieme a Russell, un bambino scout che ha bussato alla sua porta per offrigli una buona azione (il figlio mai avuto?), un cane e un uccello grandissimo e coloratissimo, concretizzerà e porterà a compimento la promessa e la «Croce sul cuore» fatta con Ellie molti anni prima. Carl affronterà molte prove, che supererà nonostante i propri limiti caratteriali, e dovrà inoltre sconfiggere il suo mito in persona, ovvero Muntz, poiché si rivelerà persona pericolosa. Il tutto in nome della fedeltà ad Ellie e alla promessa fatta. Questa di Up è una storia che parte dall’amicizia, passa per la coppia ed il matrimonio e arriva a una croce sul cuore, che è un impegno per la vita ed è una croce di amore e di fedeltà.
Letture Pro-life Silvia Fasana
GIACOMO, IL MIO PICCOLO MISSIONARIO Ed. Itaca
Mamma Silvia racconta la storia di Giacomo, che è vissuto solo 7 ore e 44 minuti. Eppure, il tempo è relativo: la sua breve vita ha infatti portato - e continua a portare - immenso frutto, nella sua famiglia e in tutto il mondo. Come disse madre Rachele Fassera a Silvia, regalandole una cornice di senso capace di abbracciare anche il dolore: «Il tuo Giacomo è un evangelizzatore. È un piccolo missionario. Lui, con la sua vita e la sua presenza, dice sì alla vita. Il Signore ti fa andare in giro fra medici e ospedali perché vuole che tu dica a tutti che Giacomo c’è e che tu non hai voluto abortire. Perché la sua vita vale». Giacomo ha reso carne un concetto spesso ripetuto ma che rischia di rimanere pura teoria: l’amore vero è una donazione gratuita e totale di sé, senza pretese e senza sconti rispetto alla fatica e al dolore, che rimangono ma vengono trasfigurati. Giacomo la sua vita l’ha donata e i suoi genitori hanno donato la loro, di vita, per accogliere questo annuncio.
Mimmo Armiento
IO PRENDO TE COME MIA... COSA. EQUIVOCI E INGANNI NEL MATRIMONIO CRISTIANO Ed. Porziuncola
«E vissero felici e contenti»: inutile nascondere che il matrimonio è troppo spesso immaginato come una favola. L’amore quotidiano di due coniugi domanda invece impegno, fatica e capacità di dono reciproco. Come crescere in questo progetto? Come verificare i passi compiuti? Quali sono gli equivoci e gli inganni più diffusi? Con un linguaggio concreto, nato dalla vita e dall’ascolto attento della parola di Dio, l’Autore ci conduce alla scoperta del tesoro più grande.
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