Persone o non-persone: a maggio, su Notizie ProVita - Anteprima

Page 1

Trento CDM Restituzione

Anno VII | Maggio 2019 Rivista Mensile N. 74

MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

Notizie

“Nel nome di chi non può parlare”

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL353/2003 (CONV.INL27/02/2004 N. 46) ART.1 COMMA1 NE/TN (AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE:BZ N6/03DELL’11/04/2003)

Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -

persone e non persone GLI “ACCALAPPIABIMBI”

Le “non persone” si possono eliminare

ogni essere umano È persona ( e non È un animale )

di MIRKO CIMINIELLO , p. 24

di tommaso scAndroglio, p. 14

di francesco agnoli, p. 30


MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

EDITORIALE

3

LO SAPEVI CHE...?

4

dillo@notizieprovita.it 6

Notizie

Versi

Anno VII | Maggio 2019 Rivista mensile N. 74 Editore ProVita Onlus Sede legale: viale Manzoni, 28 C 00185, Roma (RM) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio, 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 377 4606227

per la Vita

Silvio Ghielmi

Silvana De Mari

Luca Scalise

PRIMO PIANO

Tommaso Scandroglio

Il dolore è qualcosa di sbagliato Protestare, marciare, dialogare

10

14

... In barba al principio di uguaglianza

18

Francesca Romana Poleggi

Gli Accalappiabimbi 24

Mirko Ciminiello

Ogni essere umano è persona (e non è un animale)

Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi

Francesco Agnoli

Meglio i cani che i figli

Progetto e impaginazione grafica

30 38

Giulia Tanel

Tipografia

I giovani e i pessimi maestri

41

Il matrimonio scoppiato

43

Claudio Vergamini

Clemente Sparaco

Silvia Montemurro

Per una villocentesi non necessaria

Hanno collaborato a questo numero: Francesco Agnoli, Marco Bertogna, Mirko Ciminiello, Silvana De Mari, Silvia Montemurro, Francesca Romana Poleggi, Luca Scalise, Tommaso Scandroglio, Clemente Sparaco, Giulia Tanel, Claudio Vergamini

8

Le “non persone” si possono eliminare...

Direttore responsabile Antonio Brandi

Distribuzione

7

46

FILM: Delivery Man

50

LETTURE PRO-LIFE

51

Marco Bertogna

Immagine di copertina: René Magritte, La Décalcomanie, 1966.

Sostieni con un contributo le attività di ProVita Onlus in favore della vita, della famiglia e dei bambini e riceverai a casa tua Notizie ProVita, la rivista della nostra associazione. Invia il tuo contributo

• € • € • € • € • €

35,00 50,00 100,00 250,00 500,00

Sostenitore ordinario Promotore Benefattore Patrocinatore Protettore della Vita

Per contributi e donazioni a ProVita Onlus: • Bonifico bancario presso la Cassa Rurale Alta Vallagarina (indicando: Nome, Cognome, Indirizzo e CAP), IBAN IT89X0830535820000000058640 • oppure c/c postale n. 1018409464


24

30 L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it Grazie per la collaborazione! Le immagini presenti in questo numero sono state scaricate legalmente da www.pixabay.it

Toni Brandi

EDITORIALE

18

C’è una grande novità, cari Lettori. Voi tutti conoscete Generazione Famiglia. Sapete che è nata nel 2013, quando Pro Vita aveva appena un anno: si chiamava “Manif Pour Tous - Italia”, ed era stata fondata da Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu e Filippo Savarese. Da subito, Pro Vita e Generazione Famiglia si sono trovate fianco a fianco nelle battaglie di civiltà che ancora oggi stiamo conducendo: per la vita, per la famiglia, per le donne, per i bambini, per la libertà educativa. C’è stata sempre una profonda stima reciproca e con loro ci siamo sempre confrontati e consigliati; infatti è anche insieme a loro che abbiamo organizzato i Family day di Piazza San Giovanni e del Circo Massimo. Negli anni, la collaborazione con Jacopo e Maria Rachele (Filippo dal 2018 si è dedicato alla direzione di Citizen-Go Italia) si è andata intensificando sempre di più. Ha raggiunto il culmine nell’organizzazione del Congresso Mondiale delle Famiglie dello scorso marzo: è stato allora che abbiamo deciso di unire definitivamente le nostre forze. Abbiamo annunciato, quindi, la nascita di ProVita & Famiglia e dal prossimo numero questa nostra rivista si chiamerà “Notizie ProVita & Famiglia”. Siamo certi che la apprezzerete, cari Amici. È banale dire che l’unione fa la forza? In realtà, Pro Vita da sempre ha avuto tra i suoi scopi quello di unire, cementare, le variegate realtà pro life e pro famiglia che ci sono in Italia. La battaglia per i valori è ancora lunga e ardua e le divisioni e le rivalità interne servono solo al nemico. Diabolos viene da diaballo, è colui che divide, per definizione. Lo Spirito di unità, invece, è lo Spirito della vita, dell’amore, della fortezza, della sapienza… Quel soffio vitale che anima ogni essere umano, che fa di ogni persona un capolavoro unico e irripetibile a prescindere dalle sue qualità. Chi pretende di distinguere gli esseri umani in persone e non persone è nemico dell’umanità e della civiltà. In questo numero, l’ultimo numero di Notizie ProVita così come la conoscete, avremo modo di riflettere su questo argomento: dobbiamo ragionarci su, per smascherare le subdole e ingiuste discriminazioni tra persone, operate dalla cultura della morte. Messa alla luce, la verità trionfa e il serpente viene ricacciato nella sua tana.


di Luca Scalise

Protestare, marciare, dialogare Il 18 di questo mese di maggio siamo tutti a Roma per la Marcia per la Vita. Come ogni anno, però, non mancano i detrattori: Martin Luther King, icona del pacifismo, ha un messaggio per alcuni di loro. Se non fosse stato ucciso nel 1968, forse quest’anno Martin Luther King avrebbe compiuto novant’anni. Il celebre pastore protestante, icona indiscussa del pacifismo mondiale ci può aiutare a rispondere a coloro che vorremmo bonariamente definire “buonisti” (scusate il gioco di parole) e che considerano le posizioni bioetiche di associazioni come Pro Vita “estremiste” o “integraliste” o poco favorevoli al “dialogo”. In poche parole, ci riferiamo a quelli che ci considerano poco “pacifisti”. In particolare, le parole di King si possono rivolgere ai detrattori della Marcia per la Vita, a quelli che dicono che non ha senso e che è solo una “provocazione” e che marciare per la vita è divisivo e non favorisce il dialogo. Nel 1963, con la sua famosa Lettera dal carcere di Birmingham, dove era stato rinchiuso per aver manifestato pacificamente a favore dei diritti civili degli afroamericani (che ancora non avevano diritto di voto), King espone il suo pensiero e le sue osservazioni 10 N. 74

Martin Luther King (1929 - 1968) ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1964.

sulla società e le ragioni del suo impegno civile e sociale. Prima di entrare nel merito del suo giudizio sull’opportunità della protesta pubblica, non violenta ma ferma, consentitemi di estrapolare dalla succitata Lettera quello che dice King a proposito di legge positiva, di legge naturale e di obiezione di coscienza: «Come si può

determinare se una legge sia giusta o ingiusta? Una legge giusta è un codice creato dall’uomo che si lega alla legge morale o alla legge di Dio. Una legge ingiusta è un codice che non è in armonia con la legge morale. Per dirla con San Tommaso d’Aquino: una legge ingiusta è una legge umana che non è radicata nella legge eterna e nella legge naturale». «Non dovremmo mai dimenticare


L’AZIONE DIRETTA NON VIOLENTA SERVE A CREARE LA PREMESSA PER “COSTRINGERE” UNA COMUNITÀ CHE SI È COSTANTEMENTE RIFIUTATA DI NEGOZIARE AD AFFRONTARE UNA CERTA QUESTIONE.

che tutto ciò che Adolf Hitler fece in Germania era “legale” e coloro che combattevano per la libertà in Ungheria (nel 1956) erano “illegali”. Era “illegale” aiutare e confortare un ebreo nella Germania di Hitler. Ma io sono sicuro che, se fossi vissuto in Germania in quel periodo, avrei aiutato e consolato i miei fratelli ebrei. Se oggi vivessi in un Paese comunista dove sono calpestati certi principi cari alla fede cristiana, difenderei apertamente la disobbedienza civile in quel Paese».

ESISTE UN TIPO DI TENSIONE COSTRUTTIVA, NON VIOLENTA, NECESSARIA PER LA CRESCITA.

Con questa Lettera, King risponde a otto eminenti pastori dell’Alabama che sui giornali locali esortavano i neri a disertare le manifestazioni da lui organizzate perché “suscitavano odio e violenza”: le questioni razziali dovevano essere adeguatamente trattate in sedi legali, non in piazza. Scrive allora King: «Perché è necessario agire in modo diretto? Perché servono i sit-in, le marce e così via? Il dialogo non è la strada migliore? È vero: è giusto chiedere il dialogo. In effetti, questo è lo scopo stesso dell’azione diretta. L’azione diretta non violenta serve a creare la premessa per “costringere” una comunità che si è costantemente rifiutata di negoziare ad affrontare una certa questione». Inoltre, se c’è un problema che non può più essere ignorato, secondo il pastore di Memphis, è necessario creare “tensione”:

ciò non deve apparire in contraddizione con la filosofia della non violenza. «Non ho paura della parola “tensione”. Mi sono seriamente opposto alla tensione violenta, ma esiste un tipo di tensione costruttiva, non violenta, necessaria per la crescita».

C’è poi un bel discorso rivolto ai “moderati”, ai “buonisti”: «Ho raggiunto la conclusione che il più grande ostacolo per i neri nel cammino verso la libertà non è posto dal Ku Klux Klan, ma dai “moderati”: coloro che sono più devoti all’ “ordine” che alla giustizia; coloro che preferiscono una pace negativa che è l’assenza di tensione verso una pace positiva, che è la presenza della giustizia; quelli che dicono: “Sono d’accordo con te nell’obiettivo che cerchi, ma non posso essere d’accordo con

11 N. 74


COLORO CHE PREFERISCONO UNA PACE NEGATIVA, CHE È L’ASSENZA DI TENSIONE VERSO UNA PACE POSITIVA, CHE È LA PRESENZA DELLA GIUSTIZIA SONO PIÙ FRUSTRANTI DEI NEMICI SCHIERATI.

La tomba di Martin Luther King e di sua moglie Coretta, nel National Historical Park di Atlanta, in Georgia.

i tuoi metodi di azione diretta”; chi crede paternalisticamente di poter stabilire il calendario per la libertà di un altro uomo... La comprensione superficiale delle persone di buona volontà è più frustrante del rifiuto assoluto da parte di persone cattive». «E, sebbene inizialmente fossi dispiaciuto dal fatto di essere stato definito un estremista, gradualmente ho cominciato ad apprezzare una tale etichetta. Gesù era un estremista per l’amore: “Ama i tuoi nemici, benedici quelli che ti maledicono, fai del bene a coloro che ti odiano e prega per quelli che ti usano e ti perseguitano”.... Gesù Cristo, era un estremista per amore, verità e bontà...» La Lettera, poi, essendo indirizzata a dei pastori come lui, non risparmia gli

12 N. 74

ecclesiastici e le chiese dei suoi tempi: «Nel mezzo di una grande battaglia per liberare la nostra nazione da ingiustizie razziali ed economiche, ho sentito molti ministri di culto dire: “Quelle sono questioni sociali, con le quali il Vangelo non ha niente a che fare”. E ho visto molte chiese professare una strana religione “doppia”: in chiesa è completamente diversa da quella che professano nel mondo, fuori della chiesa, e creano una strana distinzione (non biblica) tra corpo e anima, tra il sacro e il secolare». Forse è la stessa religione di quei sacerdoti che non dicono mai NO all’aborto, alla fecondazione artificiale o all’utero in affitto, per non “fare politica”. Conclude Martin Luther King: «Ma il giudizio di Dio è sulle

chiese come mai prima d’ora. Se le chiese di oggi non recuperano lo spirito della chiesa primitiva, perderanno milioni di fedeli, e verranno liquidate come club sociali irrilevanti, senza significato per il ventesimo secolo. Ogni giorno incontro dei giovani la cui delusione per la chiesa si è trasformata in totale disgusto». Roba del 1963.


A DIFFONDERE LA CULTURA DELLA VITA! Per abortire fino a sei mesi (e oltre) bisogna trovare una “buona scusa” (per esempio? Il piede torto, o il labbro leporino, o la Trisomia 21!...). Ma fino a dodici settimane la legge italiana consente l’uccisione dei bambini a richiesta, senza troppe spiegazioni. La spilletta colore oro che vedete è la riproduzione esatta della grandezza dei

piedini di un bambino alla dodicesima settimana di gestazione: per alcuni è ancora un «grumo di cellule» o il «prodotto del concepimento». Il bambino in plastica è invece la riproduzione di com’è un bimbo nella pancia a 10 settimane. Il portachiavi, infine, è un utile accessorio per ricordare i cinque anni della nostra Notizie ProVita.

VUOI RICEVERE I PIEDINI, IL BAMBINO IN PLASTICA O IL PORTACHIAVI? Scrivi alla Redazione collegandoti a www.notizieprovita.it/contatti specificando il numero di pezzi che desideri ricevere (fino a esaurimento scorte). Offerta minima consigliata (più spese di spedizione): spillette 100 spillette – 100€ 50 spillette – 75€ 10 spillette – 20€ “Michelino” portachiavi 2€ 2€


di Tommaso Scandroglio

Le “non persone” si possono eliminare... Un filo rosso sangue lega l’aborto all’infanticidio e all’eutanasia, sulla pelle delle “non persone”: se si accettano le premesse che giustificano l’aborto, si devono accettarne anche le conseguenze. Nello Stato di New York è stata varata una legge, la Reproductive Health Act, che permette di abortire fino alla nascita per qualsiasi motivo. Progetti simili sono al vaglio dei parlamenti locali in Rhode Island, Vermont e Virginia. La nostra stessa legge 194 permette di abortire sempre, anche dopo i 90 giorni dal momento del concepimento. Se la gravidanza è in una fase così avanzata che il feto può sopravvivere, anche non in modo autonomo, si può abortire solo se «la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna» (art. 6) e in questi casi il medico deve fare di tutto per tenere in vita il bambino (art. 7). Poi nei fatti le cose non di rado vanno in altro modo. Infatti, la cronaca ci ha rivelato che spesso questi neonati prematuri non vengono adeguatamente assistiti proprio al fine di lasciarli morire. In risposta alla legge newyorkese abortiva a tempo indeterminato 14 N. 74

e alle altre proposte simili il partito repubblicano ha presentato un disegno di legge, il Born-alive abortion survivors protection Act, volto a «proibire che un operatore sanitario manchi di esercitare il dovuto grado di assistenza nel caso di un bambino che sopravvive a un aborto o a un tentato aborto». I democratici compatti hanno votato contro e dunque hanno votato a favore dell’infanticidio.

L’UCCISIONE DI UN NEONATO POTREBBE ESSERE ETICAMENTE AMMISSIBILE IN TUTTE LE CIRCOSTANZE IN CUI LO È L’ABORTO.

Nulla di nuovo sotto il sole. Infatti, in Belgio da anni è stata varata una norma che permette di uccidere anche gli infanti. Anche la legge italiana 219 del 2017, la famigerata norma sulle Dat, al comma 2 dell’art. 3 permette l’eutanasia su minori, infanti compresi, e degli incapaci (comma 4). In giro per il mondo esistono poi protocolli clinici che in merito ai neonati pretermine stabiliscono che se il neonato Primo piano


La sera del 22 gennaio scorso, il governatore Andrew M. Cuomo ha disposto che a New York fossero illuminati di rosa la guglia dell’One World Trade Center, il ponte intitolato al Governatore Mario M. Cuomo, il Ponte Kosciuszko e il palazzo Alfred E. Smith di Albany, per celebrare la promulgazione della legge sulla salute riproduttiva, che consente l’aborto fino alla nascita e per qualsiasi motivo. Cuomo, che si definisce cattolico, ha definito la legge «una vittoria storica per i Newyorkesi e per i valori progressisti», un esempio per il resto della nazione. è affetto da “alta morbilità” – ossia da una patologia grave – è meglio non rianimarlo. In modo analogo l’inglese Liverpool Care Pathway for the Dying Patient inizialmente prevedeva protocolli di cura per pazienti in fase terminale, ma poi nella prassi con il passare degli anni si è trasformato in un protocollo eutanasico, sia per neonati, che per bambini e adulti, tanto che fu messo al bando e sostituito nel 2015 con nuove linee guida del Sistema Sanitario Nazionale le quali nella sostanza, però, riproducono le stesse derive generate dal Liverpool Care Primo piano

Pathway for the Dying Patient. I casi Charlie Gard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup, per tacere di moltissimi altri non saliti agli onori della cronaca, stanno a testimoniare che le nuove linee guida sono applicate benissimo dai medici inglesi e difese altrettanto bene dai giudici. Di fronte a queste normative che hanno legittimato l’aborto tardivo e alle leggi e protocolli che hanno dato semaforo verde all’infanticidio, molti pro choice si sono stracciate le vesti. Giusto abortire - dicono - ma non dopo un certo limite temporale. E poi una cosa è

LA NOSTRA LEGGE 194 PERMETTE DI ABORTIRE SEMPRE, ANCHE DOPO I 90 GIORNI DAL MOMENTO DEL CONCEPIMENTO, SE «LA GRAVIDANZA O IL PARTO COMPORTINO UN GRAVE PERICOLO PER LA VITA DELLA DONNA» (ART. 6).

l’aborto, un’altra l’infanticidio, hanno dichiarato dai media. I famigerati ricercatori Alberto Giubilini e Francesca Minerva, autori dell’altrettanto famigerato articolo Aborto post-nascita: perché il neonato dovrebbe vivere? pubblicato sul The Journal of medical ethics nel febbraio del 2012, spiegano che è una contraddizione ragionare così. Il neonato al pari del nascituro, scrivono i due ricercatori, non possiede «lo status morale di una reale persona umana».

15 N. 74


Come Gianna Jessen (al centro) Clair Culwell e Melissa Ohden, sono sopravvissute all’aborto. E così ci sono tante altre persone che l’hanno sfangata. Molte di più, però, sono quelle che sono state lasciate a morire tra i rifiuti ospedalieri.

NEGLI USA È STATA PRESENTATA UNA PROPOSTA DI LEGGE CHE OBBLIGHEREBBE AD ASSISTERE I BAMBINI CHE SOPRAVVIVONO A UN ABORTO (COME GIANNA JESSEN O MELISSA OHDEN): I PARLAMENTARI DEL PARTITO DEMOCRATICO L’HANNO BOCCIATA ALMENO UNA DOZZINA DI VOLTE. EVIDENTEMENTE SONO A FAVORE DELL’INFANTICIDIO.

16 N. 74

Con rigore logico, date alcune premesse erronee, Giubilini e Minerva arrivano alle seguenti e altrettanto erronee conclusioni: «Noi affermiamo che l’uccisione di un neonato potrebbe essere eticamente ammissibile in tutte le circostanze in cui lo è l’aborto. Tali circostanze includono i casi in cui il neonato ha il potenziale per avere una vita (almeno) accettabile, ma il benessere della famiglia è a rischio. Se i criteri come i costi (sociali, psicologici, economici) per i potenziali genitori sono buone ragioni per avere un aborto anche quando il feto è sano, se lo status morale del neonato è lo stesso di quello del bambino e se non ha alcun valore morale il fatto di essere una persona potenziale, le stesse ragioni che giustificano l’aborto dovrebbero anche giustificare l’uccisione della persona potenziale quando è allo stadio di un neonato».

In breve: se accetti le premesse contenute nella scelta abortiva non puoi che accettare tutte le sue conseguenze, anche quelle relative all’aborto fino alla nascita e all’infanticidio. Il feto al pari del neonato è un piccolo essere umano che non è ancora persona. Ucciderlo, così sostengono i due ricercatori, non è un assassinio, ma è solo eliminare un organismo vivente, come se fosse una pianta. Dunque, dal punto di vista morale nulla cambia dal sopprimerlo quando era

Primo piano


nelle prime fasi di sviluppo al sopprimerlo in età gestazionale avanzata o quando è già nato. Ecco perché l’aborto tardivo, come l’aborto a nascita parziale (il bambino non è stato partorito completamente), come l’infanticidio, chiamato anche eutanasia infantile, rappresentano solo nomi differenti per indicare il medesimo atto: assassinio. Cambia il nome, ma la sostanza è sempre la stessa. Uno stesso filo rosso sangue lega dunque aborto ed eutanasia. Quindi chi accetta l’aborto, fosse anche quando l’essere umano è composto da una sola cellula, non può che accettare anche l’infanticidio e l’eutanasia pure sugli adulti, qualora, al pari del feto e dell’infante, non abbiano quelle caratteristiche fisiche o quelle funzioni che, secondo alcuni bioeticisti, sono indispensabili per ricevere la qualifica di persona: la perfettibilità fisica, la capacità di compiere alcune

Primo piano

L’INFANTICIDIO È DA ANNI PRASSI COMUNE IN TANTI PAESI “CIVILI”

azioni quali l’aver coscienza di sé e del mondo circostante, la comunicazione con terzi, il porsi fini intellegibili, il giudizio di valore sulle proprie e altrui azioni, etc. Lecito quindi uccidere pazienti con gravi patologie neurodegenerative (ad esempio l’Alzheimer) e persone affette dalla sindrome aresponsiva (quei pazienti che un tempo venivano qualificati come persone in stato vegetativo). In sintesi, le leggi che permettono l’aborto anche negli ultimi giorni di gestazione e quelle che legittimano

l’infanticidio sono già contenute nella ratio delle leggi sull’aborto, sono le inevitabili conclusioni di premesse erronee, sono le coerenti conseguenze di principi disumani. Se fai entrare dalla porta l’aborto, non puoi che permettere l’ingresso anche a tutti i suoi figli.

17 N. 74


...In barba al principio di uguaglianza

di Francesca Romana Poleggi

«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale», dice la Costituzione: ne siamo sicuri?

Gli esseri umani, oggi, di fatto non sono considerati tutti di pari dignità. Quando si calpestano i diritti (diritti veri, non desideri… ma questo è un altro discorso) dei lavoratori, delle donne, o degli stranieri, giustamente si levano alte le proteste da ogni parte. Quando si calpesta il diritto alla vita che è premessa di tutti gli altri diritti - dei bambini, specie di quelli molto piccoli, allo stato embrionale, oppure dei disabili e dei malati, invece cala un silenzio assordante. Perché? Perché oramai gli esseri umani possono essere divisi in due categorie, “persone” e “non persone”. Resta da capire chi è che ha il potere di stabilire quali caratteristiche distinguono le une dalle altre. Diceva San Tommaso «agere sequitur esse», cioè: l’essere è tale perché è, non per ciò che fa. Un cane è un cane anche se non abbaia o non scodinzola. Se la persona non è tale solo per ciò che è, chi avrà il potere di stabilire quali sono 18 N. 74

le prestazioni indispensabili per essere allocati nella categoria degli individui di serie “A”? L’età gestazionale? E perché 90 giorni e non 60 o 180? La capacità di ragionare? E quale sarà il quoziente di intelligenza necessario per aver diritto di vivere? Come lo misureremo? Intanto che i cortesi Lettori si industriano per dare una risposta a questi inquietanti interrogativi, per comprendere bene il racconto che vi proponiamo nelle prossime pagine, diamo qualche informazione a proposito della novella di Philip Dick, Le pre-persone, scritta nel 1974, all’indomani della tristemente nota sentenza della Corte Suprema americana che ha legalizzato l’aborto. Non vogliamo togliere agli interessati il piacere di leggerla, anzi invitiamo tutti, caldamente, a farlo; qui riportiamo solamente un paio di citazioni dall’edizione del 2005 (Fanucci), per entrare nel clima in cui si svolge il

Su Le pre-persone è stato girato un cortometraggio che val la pena essere visto. Si può trovare su You Tube

LAVORATORI, DONNE E STRANIERI HANNO UN DIRITTO IN PIÙ RISPETTO AI BAMBINI, AGLI ANZIANI E AI DISABILI: HANNO IL DIRITTO ALLA VITA, CHE A QUESTI ULTIMI È PLATEALMENTE NEGATO.

Primo piano


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.