ProVita Dicembre 2016 - Anteprima

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“POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN” | Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003 | Contributo suggerito € 3,00

Trento CMP Restituzione

Notizie

MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

“Nel nome di chi non può parlare” Anno V | Rivista Mensile N. 47 - Dicembre 2016

Andiamo al

CINEMA?

UNA MAMMA E UN PAPÀ venuti da lontano

L’ADOZIONE E IL BISOGNO delle radici

Buon Natale


MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES

SOMMARIO

Notizie

EDITORIALE

RIVISTA MENSILE N. 47 - Dicembre 2016

Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Federico Catani, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 329-0349089

Avere figli... Buon Natale!

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LO SAPEVI CHE... ARTICOLI

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Un difensore appassionato della vita

Giovanni Martinolli

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Da Napoli a Torino: un SOS urgente e impossibile?

Anna Maria Pacchiotti

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PRIMO PIANO

Direttore responsabile Toni Brandi Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi Progetto e impaginazione grafica

Il senso giuridico dell’adozione

Aldo Rocco Vitale

L’adozione non è…, l’adozione è…

Federico Catani

Ci sono sempre meno bambini adottabili

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Il bisogno delle radici

Miriam Incurvati

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La “mente della coppia” per donarsi al figlio

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Tipografia

Distribuzione

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Giuliano Guzzo

Maria Cristina Del Poggetto

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Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Marco Bertogna, Federico Catani, Maria Cristina Del Poggetto, Giuliano Guzzo, Miriam Incurvati, Giovanni Martinolli, Anna Maria Pacchiotti, Clemente Sparaco, Giulia Tanel, Aldo Rocco Vitale

«Nostra figlia: un’opportunità in più»

Giulia Tanel

Una mamma e un papà venuti da lontano

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La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non Ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it. Grazie per la collaborazione!

Piuma

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Clemente Sparaco

Marco Bertogna

L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.

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EDITORIALE

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diamo spesso le persone dire che i figli costano troppo, che siamo già in troppi nel mondo e che ci sono abbastanza problemi per pensare di mettere al mondo una nuova creatura. Altri invece affermano che un’esistenza senza figli è vuota e arida e che i bambini portano gioia nella vita. Credo che l’errore comune e fondamentale sia quello di considerare il figlio da un punto di vista edonistico ed egoistico, come qualcosa “per sé”. Ricordo la mia fisioterapista single che un giorno mi disse: «Quasi, quasi faccio un figlio...». Le risposi: «Guardi che un figlio non è un iPhone». Questa mentalità utilitaristica ha anche portato all’omicidio di Stato legalizzato, l’aborto. Quando ero bambino, dopo la guerra, negli anni Cinquanta, c’erano veramente problemi economici seri e incertezze e complicazioni di ogni genere: tuttavia quella generazione non si sognava di uccidere i bambini nel grembo materno. La visione del mondo non era basata sul tornaconto individuale e sull’egocentrismo. I valori erano radicati nel tessuto sociale: la vita, la famiglia… Il Natale era davvero un “santo” Natale! Oggi, quindi, guardando a quel Figlio, sta a noi riscoprire il valore dei figli come dono, ma anche e soprattutto come responsabilità, che richiedono un sacrificio, sia pur ripagato dalla gioia di amare. I figli li manda la Provvidenza. Quando non arrivano, c’è un motivo, c’è una chiamata a dare la propria vita per altri scopi: non cessa l’essere famiglia. Quando si creano rapporti, si coltivano ideali o si fa in altro modo qualcosa di utile per la società si generano, si crescono, si educano spiritualmente dei “figli”, seppure in una diversa dimensione. E così la Provvidenza, che non mi ha mandato figli, mi ha dato tanti amici veri con cui in Lituania abbiamo fondato l’Algirdas Society (una ONG con scopi sociali) e in Italia la Laogai Research Foundation (che denuncia i crimini del regime comunista cinese). Infine, nel 2012 è nata anche ProVita Onlus che forse, tra i miei “figli”, è quella che svolge il compito più essenziale: la tutela della vita e della famiglia, che è pregiudiziale a quanto rientra negli scopi delle sue “sorelle”. Alcune famiglie, invece, sono chiamate all’adozione. È a loro che dedichiamo questo numero natalizio della nostra Rivista. Potrete leggere dati e testimonianze e riflettere sull’importanza di questa nobile vocazione che si realizza attraverso un istituto giuridico t​ anto antico: adottare dei bambini è un atto d’amore davvero autentico, oblativo, che richiede delle caratteristiche che oserei definire eroiche, per gli adottanti. A loro, come a tutti voi e alle vostre famiglie, cari Lettori, giunga il mio sincero augurio per un Santo Natale e un felice 2017. Toni Brandi

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LO SAPEVI CHE... SÌ ALLA VITA

È bello dare la buona notizia di genitori che affrontano con coraggio i problemi di salute diagnosticati al loro bambino in grembo e rifiutano l’aborto “terapeutico”. Più spesso di quanto si pensi avviene il miracolo che il bimbo nasca sano. Ma anche quando il miracolo non avviene, con il “malanno” si può convivere più che dignitosamente. Questo racconta Frances Klimas: a suo figlio Walter era stato diagnosticato un difetto cardiaco congenito. I medici le hanno suggerito di abortire diverse volte, non le hanno dato nessuna prospettiva di adozione, nessun supporto psicologico, nessun contatto con altri genitori che avevano bambini con una malattia

coronarica: nessuna speranza. L’aborto era non solo la prima opzione, ma l’unica. La vita di Walter non era degna di essere vissuta. Oggi invece Walter è un bambino uguale agli altri ed è prezioso come tutti gli altri, nonostante sia cardiopatico.

CONTRACCEZIONE La pillola è rischiosa per la salute delle donne, a livello fisico e psicologico. Un nuovo studio dell’Università di Copenaghen ha infatti decretato che: «la depressione è un potenziale effetto negativo dei contraccettivi ormonali». Lo studio longitudinale ha coinvolto oltre un milione di donne che vivono in Danimarca e ha confrontato i tassi di incidenza della depressione tra coloro che usano contraccettivi e quelle che non li usano. Le donne che prendono la pillola hanno dal 23% al 34% in più di probabilità di dover poi assumere degli antidepressivi, rispetto alle donne che non ne fanno uso.

TRISOMIA 21

Dove andrà la cicogna? #STOPuteroinaffitto

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Noelia Garella ha trentuno anni ed è la prima maestra dell’Argentina con trisomia 21. Da piccola non è stato facile, per lei. Spesso non veniva accettata


VIOLENZA SULLE DONNE E PORNOGRAFIA

o veniva derisa: la sua determinazione ha però avuto la meglio e ora lavora da quattro anni, affiancata da un’altra insegnante. «La cosa che più mi piace del mio lavoro è la purezza del cuore dei bambini, il loro amore», afferma. Oggi, sfatati i pregiudizi iniziali, i genitori dei bambini sono i primi a dirsi contenti dell’opportunità che viene data ai loro figli, di poter avere un’insegnante speciale come Noelia.

PROVITA, IMPEGNO INTERNAZIONALE ProVita ha partecipato in Croazia, a Zagabria, a un convegno che ha riunito esponenti delle più rilevanti associazioni pro life a livello europeo, oltre a importanti personalità delle istituzioni come il Ministro croato per l’educazione, la scienza e lo sport. Il convegno è stato organizzato dall’Associazione croata In nome della famiglia (Udruga U ime obitelji), che ha promosso con successo il noto referendum che ha inserito nella Costituzione croata la definizione di famiglia come unione stabile tra un uomo e una donna. ProVita è stata invitata a dare il suo contributo sul problema della propaganda della teoria gender nelle scuole, visto che esso comincia a manifestarsi anche in Croazia. L’evento s’inquadra nell’azione internazionale di ProVita Onlus, in collaborazione con le più incisive realtà pro life e pro family a livello europeo e mondiale.

Per combattere la violenza contro le donne nella città di Toowoomba, in Australia, amministratori e cittadini stanno lavorando insieme per creare una città “libera dal porno”. Lo sforzo è guidato dall’organizzazione cristiana Women of Toowoomba e dal sindaco Paul Antonio. L’88% della pornografia mostra violenza contro le donne. I partner porno-dipendenti sono i maggiori autori di crimini violenti contro le donne. Intere vite sono state rovinate dalla pornografia. A tutti i cittadini è stato distribuito un volantino intitolato Una città libera dal porno, nel quale si legge: «Riconosco che la pornografia promuove lo sfruttamento delle donne e la violenza contro le donne e che danneggia le famiglie. Mi impegno a non vedere immagini porno, voglio contribuire a creare una città libera dal porno».

EDUCAZIONE SESSUALE Alcuni accademici dell’Università di Nottingham, psicologi forensi e della famiglia, a seguito degli studi fatti hanno presentato al Parlamento inglese la raccomandazione di rivedere l’educazione sessuale che si fa nelle scuole ai ragazzini più piccoli. Infatti risulta che essa spinga i bambini a sviluppare curiosità verso la pornografia, che su internet è sempre troppo facilmente accessibile. L’educazione sessuale non dovrebbe indurre – come la pornografia – al sesso occasionale, senza sentimenti e non dovrebbe incoraggiare le molestie sessuali... L’educazione sessuale, per essere vera educazione, deve essere cucita su misura sull’età, sulla maturità e adattata alla singola persona, soprattutto quando si tratta di soggetti giovani. L’ambiente migliore rimane comunque sempre la famiglia: una sana educazione sessuale previene dalla fruizione della pornografia e quindi previene la violenza, soprattutto sulle donne. Certamente, per alcuni è facile ignorare questi dati della realtà, perché – lo ricordiamo – l’industria del porno fa girare miliardi di dollari in tutto il mondo. 2016 Dicembre - n. 47

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UN DIFENSORE APPASSIONATO DELLA VITA

Giovanni Martinolli

In memoria di Marco Martinolli, vissuto a Trieste e poi a Monfalcone, responsabile del Centro Aiuto alla Vita, direttore della sezione locale del CAI e della Lega Nazionale, sposato con la musicista Simona Zanella

L

e ricerche di Marco, condotte negli ultimi mesi della sua vita sugli eventi verificatisi nella fase finale della Seconda guerra mondiale, il suo coraggioso calarsi nelle profondità infernali delle foibe carsiche, la “scoperta” nel Tarvisiano dell’eccidio di “Malga Bala”, mediante le ricerche e i libri dello scrittore Antonio Russo, documentano un aspetto molto importante della sua spiritualità, delineando un percorso interiore che appare caratterizzato da un’indiscutibile coerenza e continuità nella contemplazione e nella difesa appassionata della vita. Già sul finire degli anni Novanta, Marco aveva concentrato il suo impegno nella difesa della vita nascente, minacciata da scelte individuali disumane e dalla legge 194/78 che aveva trasformato un effettivo delitto in supposto diritto. All’inizio del 2000 aveva accettato la presidenza del Centro Aiuto alla Vita di Monfalcone, allargando il suo orizzonte pro life a una visione culturale, etica e politica, superando una concezione meramente assistenzialistica del grande dramma della soppressione della vita nascente. Ha quindi fondato la sezione di Monfalcone del Movimento per la Vita e ha sovente sollecitato, per iscritto, i candidati alle assemblee regionali e nazionali ad assumere un

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esplicito impegno in difesa dei valori non negoziabili. Interveniva, inoltre, anche personalmente come professionista, in situazioni in cui la vita del nascituro era in pericolo a causa non tanto di carenze economiche, quanto di paure e incertezze psicologiche. Nei momenti drammatici in cui a Udine si stava consumando la prima condanna a morte di una disabile, Eluana Englaro, Marco era tra quelle persone che pregavano implorando quel Dio della vita da lui sempre contemplato e amato. La sua lunga, e mai interrotta, attività alpinistica è una grande opportunità per aprire il suo cuore e la sua mente ai grandi pensieri dell’Eterno e dell’Infinito. Tutte le sue riflessioni, dalle vette che quasi gli sembrano sfiorare il Cielo, nella contemplazione di notturni trapunti di stelle, icone di una luce divina, parlano di Bellezza e di Vita senza tramonto, aprono orizzonti nuovi, alimentano uno slancio verso la


Marco nell’Abisso Bertarelli per contemplare cercando di attingere dalla Fede e dalla Grazia la luce per rispondere al grande interrogativo del male e dell’odio

vita che culmina nel suo Grido alla vita e, infine, nella certezza di non essere una meteora destinata a scomparire nelle voragini tenebrose del cosmo, ma una realtà indistruttibile che gli fa scrivere: «Sono Cielo / un’alba / smisurata / di Infinito». Questi pensieri di Eterno hanno ormai una loro visibilità e consacrazione pubblica nella targa da lui fatta collocare, come Presidente del Club Alpino di Monfalcone, sulla cima dello Jof di Miezegnot, nelle Alpi Giulie Occidentali, il 25 giugno 2006. Nella targa, che riproduce quattro versi di Giovanni Paolo II contenuti nella raccolta Trittico Romano, Marco sembra voglia dirci, in una forma che appare incoraggiamento, profezia e speranza per tutti noi: «Non pensatemi morto, ridotto a un mucchio di polvere, nientificato. Ora sto faccia a faccia con la pienezza dell’Essere». Quando Marco comincia a occuparsi delle foibe sono già passati sessant’anni da quella tragedia che ha insanguinato il Confine Orientale. Le prove inconfutabili di quei crimini atroci commessi dai comunisti di Tito sono ormai acquisite in via definitiva, e a nulla servono inconsistenti e grottesche sortite

di negazionismo, dettate da un’ideologia incapace di misurarsi con la verità. Quando si è impegnato nelle ricerche su quegli atroci abissi del male, non lo ha fatto certo per spirito di avventura, né solo per interesse storico, ma per la passione per la vita, che in quei luoghi è apparsa, con diabolica inventiva, particolarmente vilipesa: i condannati, legati tra di loro con fil di ferro, erano fatti precipitare tutti nell’abisso trascinati da quello, o quelli, tra loro che venivano colpiti da un paio di colpi di pistola.

Marco si è impegnato nelle ricerche sulle foibe non per spirito di avventura, né solo per interesse storico, ma per la sua passione per la vita

personalmente i luoghi della follia ideologica,

L’amore, il sentimento fortissimo della sacralità della vita, la condivisione della sofferenza dell’uomo crocifisso ad opera di criminali deliri ideologici, spiegano le estreme “imprese” di Marco. La discesa nelle foibe non sortisce nel suo cuore impulsi di odio e di disprezzo verso i popoli contermini (specialmente sloveni e croati), spesso vittime, a loro volta, dei medesimi atti disumani, compiuti in odio alla professione cristiana diffusa e profondamente radicata in quelle popolazioni. 2016 Dicembre - n. 47

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Nel marzo 2008, in una cavità (Case Neri) nelle vicinanze del Monte San Michele, ottiene di collocare, con la celebrazione di una Santa Messa officiata da don Romano Valle, una bella statua della Madonna. E questo grazie all’aiuto di alcuni giovani volenterosi, che s’impegnano con entusiasmo a realizzare l’incavatura che accoglie l’immagine di Maria. In altre foibe lancia dall’imboccatura delle immagini della Vergine, quasi a voler far scendere la Madonna, la Sua luce, la Sua misericordia nelle voragini dominate dalle tenebre della disumanità. Questo impegno di Marco ci invita a continuare la sua opera intesa a far riscoprire, a salvare dal rischio dell’oblio una vicenda insuscettibile di essere archiviata negli scaffali delle ragioni ipocrite e ciniche dell’ideologia. Nel contempo ci invita a coltivare il desiderio di una non effimera riconciliazione

nella verità, che ha un necessario riferimento a quel Cielo, cui Marco guardava nelle sue quotidiane battaglie. Ormai gli assassini di allora sono quasi tutti comparsi di fronte a quel Dio che negavano e combattevano. Ora i discendenti di quei tristi agenti del male, in un mondo turbato e minacciato da nuove follie ideologiche, possono trovare le vie per un più autentico incontro, in nome dell’irrinunciabile eredità cristiana, sempre, anche inconsciamente, presente nelle menti e nei cuori. Marco scese nelle tenebre dell’Abisso Bertarelli per contemplare direttamente ciò che l’ipocrisia e le ragioni del potere hanno censurato, e persino negato per decenni. Per lui, nato nel 1970, quanto ha potuto constatare “de visu” ha costituito una grande occasione di crescita nella verità e nella passione per la vita. Nelle profondità dell’Abisso Bertarelli, una delle foibe più orrende di questo confine orientale, è stata collocata da Marco una piccola immagine della Santa Vergine, che ha costituito il suo personale segreto, la forza operante in tanti che lo amano. Si tratta di un’immagine della Madonna, sostenuta dal fango marnoso, che le fa da appoggio e nicchia, graffiato da Marco dal fondo, che reca queste semplici parole: «Se sapeste quanto vi amo piangereste di gioia». Nelle sue generose imprese Marco è stato sempre fedele alla vita e alla verità e, in fondo alle tenebre di una foiba, Marco con Maria è una luce inestinguibile che brillerà sempre.

Il monumento agli esuli giuliano-dalmati, realizzato dal Comune di Fogliano-Redipuglia ai piedi del Colle di Sant’Elia su richiesta, e grazie, all’impegno di Marco. Nella targa il monumento reca cinque versi, che nella lettura verticale delle prime lettere evidenziano il nome dell’ideatore.

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