“POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN” | Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003 | Contributo suggerito € 3,00
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Notizie
MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES
“Nel nome di chi non può parlare” Anno VI | Rivista Mensile N. 49 - Febbraio 2017
ABORTO
Il genocidio continua
PEDOFILIA
Meter protegge i nostri figli
MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES
SOMMARIO
Notizie
EDITORIALE
RIVISTA MENSILE N. 49 - Febbraio 2017
La guerra contro i bambini
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ABORTO
Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182
Redazione Toni Brandi, Federico Catani, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel Piazza Municipio 3 - 39040 Salorno (BZ) www.notizieprovita.it/contatti Cell. 329-0349089
Aborto e FIV: la guerra contro i bambini piccoli piccoli Alba Mustela
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Povia: «Una pecora nera, saggiamente smarrita»
5
Obiezione di coscienza e obiezione di intelligenza
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Andrea Giovanazzi
Enzo Pennetta
Un nuovo studio sul post-aborto
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L’aborto è una guerra anche contro le donne... e i fratellini
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Roberto Marchesini
Direttore responsabile Toni Brandi
Francesca Romana Poleggi
Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi
Emiliano Fumaneri
Délit d’entrave à l’IVG
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«Fuori i pro-life dall’Università»
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Progetto e impaginazione grafica
Chiara Chiessi
francesca Gottardi
Tipografia
PEDOFILIA
Distribuzione
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Associazione Meter
Maria Suma
Il lato oscuro di internet: Cyberpedofilia
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“Infantofilia”: Meter denuncia, ma a pochi interessa
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Bambini orfani con genitori vivi
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Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Associazione Meter, Marco Bertogna, Chiara Chiessi, don Fortunato Di Noto, Domenico, Emiliano Fumaneri, Andrea Giovanazzi, Roberto Marchesini, Alba Mustela, Adriana Passarello, Enzo Pennetta, Francesca Romana Poleggi, Maria Suma
Meter veglia sui nostri figli... da 27 anni!
Don Fortunato Di Noto
Adriana Passarello
Domenico
Racconto di un passato sempre presente
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Andiamo al cinema
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Marco Bertogna
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EDITORIALE
L
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o strepitoso successo delle conferenze di Gianna Jessen alla fine dello scorso anno ci ha imposto di invitarla nuovamente in Italia e di dedicare parte di questa Rivista al tema dell’aborto, genocidio silenzioso in atto ormai da quarant’anni. Avrete notato che vi abbiamo fatto un regalino: una spilletta dorata. Si tratta del calco di dimensioni 1:1 dei piedini di un bambino, a dodici settimane di gestazione. Quello che si può abortire, secondo la legge 194, perché è “un grumo di cellule”, secondo molti... Parlando di aborto, poi, vale la pena ricordare che anche la madre viene terribilmente segnata dall’aborto: non solo dal punto di vista psichico, ma anche fisico. Questo viene ignorato dalla “cultura della morte”, che continua a minacciare chi cerca di aiutare le donne in difficoltà e a discriminare l’obiezione di coscienza. Come potete vedere, in questo numero di Notizie ProVita abbiamo voluto inquadrare il triste fenomeno dell’aborto nell’ambito di una vera e propria guerra in atto contro i bambini: se i piccoli si possono fabbricare e distruggere a piacimento dei grandi, è logica conseguenza che possano essere considerati oggetto di piacere, ad uso e abuso dei pedofili e della “filosofia” che sottende al pensiero che «Love is love». Perciò abbiamo voluto lasciare spazio alla denuncia, vigorosa e ferma, di don Fortunato Di Noto e della sua Associazione Meter, che da quasi trent’anni si batte contro la pedopornografia e per aiutare le vittime di quella che resta una forma di violenza considerata ancora (... ma per quanto tempo?) la più esecrabile e odiosa di tutte. Viviamo in un mondo sempre più “adultocentrico”, dove i bambini sono frequentemente considerati oggetti da assemblare, selezionare e comprare, da tenere o da eliminare, secondo il beneficio e il “desiderio” degli adulti. Questa guerra in atto contro i bambini va denunciata ad alta voce: ci sentiamo in dovere di svegliare le coscienze che subiscono sempre più efficacemente l’anestesia operata dai media e dalla moda del pensiero dominante. Le conferenze della Jessen lo dimostrano: nonostante l’arroganza dei metodi spesso totalitari e liberticidi usati dalla propaganda della “cultura della morte”, i suoi fautori sono pochi e destinati a soccombere. La vita si incarna nei nostri figli, e tramite loro continua oltre il limite temporale che a ciascuno di noi è assegnato. La vita vince e il rispetto e l’amore per i bambini sono naturalmente intrinseci alla ragione umana. La guerra contro i bambini è per natura una guerra persa... purché se ne abbia consapevolezza!
Toni Brandi
ABORTO E FIV:
Alba Mustela
LA GUERRA CONTRO I BAMBINI PICCOLI PICCOLI Pochi riflettono sull’ecatombe perpetrata ogni anno dall’aborto legale e dalla fecondazione artificiale
O
ggi davvero l’aborto è «libero, subito e gratuito», come gridavano le femministe negli anni Sessanta. L’aborto si ottiene subito. Le lamentele sugli ostacoli causati dagli obiettori di coscienza sono solo montature propagandistiche: i tempi d’attesa sono di pochissimi giorni. L’ultima Relazione del Ministero della Salute dimostra che, in media, ciascun medico non obiettore esegue circa 1,6 aborti a settimana, per 44 settimane all’anno. Inoltre, l’aborto è gratuito per tutte le donne che lo richiedono (ma costa circa 1.500 euro a intervento e il costo è sostenuto da tutti noi contribuenti). Infine, l’aborto è anche libero perché basta chiederlo, senza dover addurre motivi o certificazioni particolari... salvo poi andare a leggere nelle pieghe della vita reale che la “scelta” della donna non è sostanzialmente libera, perché in buona parte dei casi le donne sono costrette a scegliere l’aborto da persone e circostanze avverse. Il dato più allarmante, però, è che in Italia vengono effettuati circa 100.000 aborti chirurgici ogni anno. Le donne abortiscono con leggerezza per il processo diseducativo operato dalla propaganda, cui ha dato un contributo essenziale la legalizzazione: «Se è consentito, non può essere cosa cattiva…». Che la legge abbia un efficace valore pedagogico lo spiegava già Socrate ventiquattro secoli fa. Alcuni plaudono al “calo” degli aborti: nel 2015 ce ne sono stati 8.939 in meno rispetto al 2014. Ma contemporaneamente è diminuito il numero dei nati vivi e del tasso di fecondità: questo vuol dire che, in termini relativi, è solo la punta dell’iceberg, quella visibile, che va rimpicciolendosi; il grosso del fenomeno, la parte sommersa, va invece ingigantendosi. La stessa Lorenzin nella prima pagina della Relazione afferma che la diminuzione degli aborti chirurgici può 4
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essere legata al fatto che l’Ulipristal acetato (ellaOne o “pillola dei cinque giorni dopo”) si compra ormai senza ricetta medica: gli aborti prodotti dalle 145.101 confezioni di ellaOne vendute nel 2015 sono stati molti di più (almeno 27.424, considerando un tasso di concepimento del 20%) di quelli registrati in meno nello stesso anno (8.939). A questi vanno inoltre aggiunti gli aborti provocati dalla pillola del giorno dopo (Norlevo), dalla spirale (IUD) e dalle pillole estroprogestiniche nelle varie formulazioni. Inoltre, al numero di bambini morti a causa dell’aborto andrebbe sommato quello – imprecisato e imprecisabile – di piccoli uccisi con aborti chimici autoindotti con medicinali equivalenti alla RU486, magari secondo le linee guida offerte dalle cyber mammane (mammane? Sì, mammane!) che su internet spiegano come procurarsi un aborto “fai da te” senza troppe difficoltà. Se a tutti questi “cripto-aborti” aggiungiamo il numero spaventoso di bambini che muoiono nelle pratiche relative alla fecondazione artificiale (tra le 150 e le 200 migliaia l’anno), chi ha cercato di tirare le somme ha calcolato che in Italia vengono sacrificati ogni anno circa un milione di piccoli esseri umani. Sempre dalla relazione della Lorenzin, poi, risulta la continua crescita degli aborti tardivi (dopo la 12a settimana), che sono diventati 4.312 nel 2015 (ossia il 5% di tutti gli aborti, decuplicati rispetto allo 0,5% del 1981), 2.860 dei quali sono stati fatti dopo la 16a settimana e 1.044 oltre la 21a. Questo, fuori dalle cifre, vuol dire che in Italia si procede a una eliminazione eugenetica di tutti i bambini “imperfetti”, malati e non, Down o anche portatori di patologie come il piede torto e il labbro leporino, perfettamente curabili e sanabili. ABORTO
Andrea Giovanazzi
Giuseppe Povia
POVIA:
«UNA PECORA NERA, SAGGIAMENTE SMARRITA» Così si definisce il noto cantautore Povia, che abbiamo incontrato durante il tour di Gianna Jessen in Italia, lo scorso novembre
G
iuseppe Povia è nato a Milano il 19 novembre 1972. Il suo stile originale e i messaggi controcorrente gli hanno assicurato successi durante tutta la sua carriera. Nel 2003 ha vinto la XIV edizione del Premio Città di Recanati (oggi Premio Musicultura) con il brano Mia sorella (canzone che tocca il tema dell’anoressia e della bulimia). Nel 2005 ha partecipato al Festival di Sanremo con la canzone I bambini fanno ooh. Il suo primo album s’intitola Evviva i pazzi… che hanno capito cos’è l’amore, che ottiene il disco d’oro per le oltre sessantamila copie vendute. Nel 2006 vince la 56° edizione del Festival di Sanremo con la canzone
ABORTO
Vorrei avere il becco e pubblica il secondo album: I bambini fanno ooh... la storia continua (altro disco d’oro). Nel 2009 arriva secondo alla 59° edizione del Festival di Sanremo con la canzone Luca era gay, che narra la storia di un ex omosessuale, suscitando ovviamente un vespaio di polemiche. Esce il suo quarto album: Centravanti di mestiere. Nel 2010 partecipa ancora al Festival di Sanremo con la canzone La verità e pubblica Scacco matto, che riceve un altro disco d’oro. Nel 2012 viene pubblicato il suo nuovo lavoro dal titolo I ‘bambini’ fanno rock. È direttore artistico della prima “Scuola per Cantautori” italiana, che si trova a Grosseto. Nel 2013 avvia il progetto “Scuole 2017 Febbraio - n. 49
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in tour con Povia”, che prevede incontri musicali e dibattiti su canzoni a tematica sociale e che è rivolto ai ragazzi degli istituti d’istruzione secondaria. Ad aprile 2016 esce il doppio CD dal titolo Nuovo Contrordine Mondiale: autoprodotto, autodistribuito e a tiratura limitata, totalmente libero da multinazionali, da grandi distribuzioni e da portali digitali. Povia: un cantautore di successo che però scrive testi controcorrente, politicamente davvero scorretti, che danno fastidio a molti: primo fra tutti probabilmente Luca era gay. Ma anche I bambini fanno ooh mette al centro del messaggio una considerazione per i piccoli che in un mondo adultocentrico come il nostro va sempre meno di moda. O no? Il mondo è sempre più “profittocentrico”. Il grande potere, soprattutto culturale, sta portando via i bambini e la loro crescita ai genitori che, non essendo perfetti e dovendo lavorare sempre di più, fanno fatica a crescerli e hanno meno tempo da dedicargli. Uno Stato fatto da politici seri darebbe sussidi alle famiglie, incoraggiando il popolo non solo a stare di più con i figli ma anche a fare figli. Non avendo una moneta sovrana come quando avevamo la lira resta difficile, persino impossibile. Ha ragione l’avvocato Amato: la cosa più importante per una nazione è la sopravvivenza del suo popolo.
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Uno Stato fatto da politici seri darebbe sussidi alle famiglie, incoraggiando il popolo non solo a stare di più con i figli ma anche a fare figli
Quanto costa essere davvero controcorrente oggi nel mondo dello spettacolo? Poco. Praticamente per me basta gettone stile rimborso spese, una camera, un buon pasto (abbondante) e riuscire a vendere qualche disco dopo il concerto. L’ambiente della musica fa caciara silenziosa. Se ti attieni al tema dell’amore sei OK, se tocchi altri temi in modo secco, ti allontanano, facendo credere al pubblico che non fai più canzoni belle. Il pubblico piano piano dimentica, o ti ricorda per qualche canzone. 6
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Che differenza c’è tra i bambini che “fanno ooh” e i bambini che “fanno rock”? Mi piace l’idea che i bambini del 2005, quelli che avevano in media dai cinque ai dieci/dodici anni oggi, nel 2016, siano più grandi ma sempre gli stessi... con la consapevolezza di un mondo che gli sta rubando il tempo e i sogni. Quindi essere rock per me vuol dire essere “roccia” nell’approccio con la vita. Ma i bambini, per poter “fare ooh!” prima devono nascere. Povia, cosa pensa dell’aborto? Sono contro, ma non voglio essere assolutista. Ricordo un’amica (era l’inverno del 1989, credo) che subì una violenza tosta da tre balordi sconosciuti all’uscita della discoteca “Time”, a Milano. Il caso volle che rimase incinta a quindici anni. Rifiutò il bambino: era una brava ragazza, pulita, educata, bellissima. Tutt’oggi comprendo la sua scelta e quella dei genitori (credenti praticanti). [Noi non siamo d’accordo. Di questo terribile argomento riparleremo in un’altra occasione con Povia, se sarà possibile, e con i nostri Lettori: ci siamo mai chiesti cosa pensa dell’aborto il bambino frutto della violenza? E nessuno sa – del resto – che persino in caso di stupro chi ha scelto la vita non se n’è mai pentita. Invece, aggiungendo violenza su violenza, chi abortisce deve poi affrontarne le conseguenze… NdR]. Che cosa l’ha colpita della testimonianza di Gianna Jessen? Il grande coraggio e soprattutto il libero arbitrio finalizzato a messaggi di speranza. A Lei, che se ne intende anche di geopolitica, offro questo spunto di riflessione: l’aborto è libero, a richiesta (senza dover addurre alcun motivo), per tutti i nove mesi della gravidanza, solo in quattro Paesi al mondo: in dittature come la Cina e la Corea del Nord, e in democrazie come gli USA e il Canada. È una coincidenza? La democrazia è una bella idea... che non esiste! Per me è solo un’illusione. ABORTO
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