MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES
Notizie
“Nel nome di chi non può parlare” Organo informativo ufficiale dell’associazione ProVita Onlus - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale -
“POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1 NE/TN” | Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003
Trento CDM Restituzione
Anno VI | Novembre 2017 Rivista Mensile N. 57
LIB(e)RI La deriva etica in Italia
I diritti, inascoltati, dei bambini
La buona censura
Quanto (non) leggono gli itALIANI
ENZO PENNETTA, p. 6
TERESA MORO, p. 10
FEDERICO CATANI, p. 22
GIULIANO GUZZO, p. 26
MEMBER OF THE WORLD CONGRESS OF FAMILIES Notizie
EDITORIALE 3
Lo sapevi che...
4
La deriva etica in Italia
6
I diritti, inascoltati, dei bambini
10
Lizzie Velasquez
14
Fosse stato per me 17
Anno VI | Novembre 2017 Rivista Mensile N. 57 Editore ProVita Onlus Sede legale: via della Cisterna, 29 38068 Rovereto (TN) Codice ROC 24182 Redazione Toni Brandi, Federico Catani, Alessandro Fiore, Francesca Romana Poleggi, Giulia Tanel G r aMunicipio, f i c a i l l u s3t r- a39040 t r i c e Salorno (BZ) Piazza www.notizieprovita.it/contatti Cell. 329-0349089
Enzo Pennetta Teresa Moro Gloria Pirro
Alessandro Mascia
PRIMO PIANO
I libri rendono liberi
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La buona censura
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Direttore responsabile FRANCESCA GOTTARDI Antonio g r a f iBrandi ca illustratrice
FILM: Codice Genesi 25
Direttore editoriale Francesca Romana Poleggi
Quanto (non) leggono gli italiani
Il corsivo encefalogramma dell’anima 29
Libri… per mettere le ali!
La rivoluzione sessuale globale 34
Ideologia di genere: pericoli e portata
36
Consigli (librari) spassionati…
38
Progetto e impaginazione grafica
Tipografia
Distribuzione
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Marco Bertogna, Toni Brandi, Federico Catani, Giuliano Guzzo, Alessandro Mascia, Teresa Moro, Dina Nerozzi, Enzo Pennetta, Gloria Pirro, Francesca Romana Poleggi, Giovanni Romano, Giulia Tanel
Francesca Romana Poleggi Federico Catani
Marco Bertogna Giuliano Guzzo
Giovanni Romano Giulia Tanel
35,00 50,00 100,00 250,00 500,00
Sostenitore ordinario Promotore Benefattore Patrocinatore Protettore della Vita
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Toni Brandi
Dina Nerozzi Redazione
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20 L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto. La rivista Notizie ProVita non ti arriva con regolarità? Contatta la nostra Redazione per segnalare quali numeri non ti sono stati recapitati e invia un reclamo online a www.posteitaliane.it Grazie per la collaborazione! Le immagini presenti in questo numero sono state scaricate legalmente da www.pixabay.it
Toni Brandi
EDITORIALE
S
arà facile per i Lettori di una rivista come Notizie ProVita, fatta di carta e d’inchiostro, condividere le nostre considerazioni sui libri, sulla lettura e sulla scrittura. Leggere fa bene al cervello e al cuore, e fa bene anche alla vita di relazione: «Riuscire a immedesimarsi nelle situazioni altrui è una capacità importante per relazionarsi con gli altri», hanno scritto dei ricercatori su Science. Leggere migliora la padronanza del linguaggio, che è fondamentale per intrecciare qualsiasi rapporto umano. Ai bambini, i libri insegnano il 50% in più di parole rispetto alla televisione, secondo uno studio dell’Università di Berkeley in California… Ricordo un caro amico scozzese che diceva sempre «Reading is food for the mind» («Leggere è cibo per la mente»). E questo è soprattutto valido oggi che l’informazione e i grandi media danno notizie e approfondimenti a senso unico. Dobbiamo usare il nostro cervello per non lasciarci imbrogliare. Quindi leggere libri è essenziale: i libri rendono liberi. E allora questa nostra Rivista, insieme ad articoli di bioetica – molti dei quali parlano di libri – e insieme ad articoli che parlano dei benefici del leggere e dello scrivere (soprattutto a penna e in corsivo), vi suggerisce anche tante buone idee per fare dei regali davvero controcorrente, il prossimo Natale che viene: libri. Libri per tutti, inclusi i bambini, che a noi stanno molto a cuore. L’ONU il 20 di questo mese celebra la Giornata Mondiale dei Diritti dell’Infanzia: con la solita ipocrisia, da un lato fa tante belle cerimonie e dall’altro promuove l’aborto libero e a richiesta in tutto il mondo. Non capiscono (o fanno finta di non capire) che senza il diritto di nascere ai bambini resta ben poco da celebrare… Noi di ProVita, invece, finché voi, cari Lettori, ci sosterrete, insisteremo a ricordare questa scomoda verità: il diritto alla vita, il diritto di nascere, è il primo di tutti i diritti.
LO SAPEVI CHE...
4 N. 57
UN CUSCINO PER SENTIRE LA MAMMA VICINA
All’ospedale San Bortolo di Vicenza è disponibile, nel reparto di Patologia Neonatale, un cuscino che permette ai bambini prematuri o con altre patologie di sentire vicina la mamma anche se lei è fisicamente assente. Si tratta di un cuscino in softgel – dal nome BabyBe – in grado di riprodurre il respiro e il battito cardiaco esattamente com’era nel periodo gestazionale, vista l’importanza del contatto tra la mamma e il bambino per mantenere la stabilità dei parametri vitali del neonato. L’ideatore di questo speciale cuscino è Camilo Anabalon, neonatologo e ricercatore cileno, mentre la realizzazione è di un’azienda vicentina, la Technogel Italia di Pozzoleone. A oggi, il cuscino BabyBe è disponibile solo in tre ospedali: a Vicenza, dove è presente grazie alla donazione della stessa azienda produttrice, a Santiago del Cile e a Eindhoven in Olanda.
SI RISVEGLIA DAL COMA GIUSTO IN TEMPO
A Lyndee Brown Pellettiere-Swapp, in coma da dodici giorni, è stata attribuita una “vita non degna di essere vissuta” e le hanno staccato i supporti vitali per “lasciarla andare”. Ma la moribonda, fino a poco prima incapace di comunicare, ha incredibilmente pronunziato alcune parole: «Sono una combattente». Risvegliatasi quindi dal coma, anche lei – come tanti altri – racconta che riusciva a sentire tutto: i movimenti intorno a lei, la nipote che leggeva per lei nella stanza d’ospedale, i medici che pianificavano di spegnere il suo sostegno alla vita e, da ultimo, mentre le staccavano i supporti vitali, anche la voce del marito che le sussurrava fiduciosamente all’orecchio: «Ho bisogno che combatti!»…
TRISOMIA 21: UN VALORE AGGIUNTO
La McKinsey&Company – società internazionale di consulenza manageriale di chiara fama, votata al business e al profitto e non certo alla filantropia – ha redatto un rapporto in cui spiega che se l’impresa coinvolta è preparata e strutturata per accogliere una persona con Sindrome di
Down, il suo ingresso avrà una ricaduta benefica su tutto l’ambiente, sia in termini relazionali, sia organizzativi, sia – last but not least – in termini di produttività, e quindi di profitto. Si può leggere nel rapporto: «[…] quelli che hanno assunto persone con disabilità intellettiva hanno scoperto che queste persone possono aggiungere valore alla salute organizzativa dell’impresa. I dipendenti con sindrome di Down portano ulteriori vantaggi: hanno un impatto positivo sulla leadership, l’orientamento esterno (un impatto positivo sulla soddisfazione del cliente), la cultura e il clima, la motivazione e il coordinamento e il controllo di tutto il personale. Questo impatto è stato misurato in indagini qualitative e quantitative delle organizzazioni leader che hanno scelto di assumere persone con sindrome di Down». Julie Bindel, rinomata giornalista laica e femminista inglese, ha scritto un libro intitolato Lo sfruttamento della prostituzione – Abolire il mito dei professionisti del sesso (The Pimping of Prostitution – Abolishing the Sex Work Myth, Palgrave MacMillan, 2017). Nel corso di due anni, la Bindel ha condotto duecentocinquanta interviste in quasi quaranta paesi, città e Stati. Ha visitato i bordelli legali di tutto il mondo, ha conosciuto prostitute e gigolò, gente che lavora nel campo della pornografia, sopravvissuti al commercio sessuale e donne vendute da uomini classificati come “imprenditori di affari”. Con i dati raccolti la Bindel non solo riafferma che la legalizzazione della prostituzione è un atto che danneggia gravemente la condizione delle donne e favorisce i trafficanti di carne umana, ma ha dimostrato che i programmi di “sesso sicuro” in realtà nascondono l’intento di incentivare gli uomini a continuare a pagare il sesso. Infatti, la lobby pro-decriminalizzazione dei reati annessi al commercio del sesso e alla prostituzione s’intreccia anche con gli attivisti per la lotta contro l’AIDS. E molte delle persone che si battono per i “bordelli di Stato” sono le stesse che si battono per la lotta contro l’AIDS e per i “diritti” LGBT. Dalla fine degli anni Ottanta, spiega la Bindel, la politica pro-prostituzione è stata finanziata dalle campagne contro l’AIDS, della Fondazione Bill e Melinda Gates e dell’Open Society di George Soros, che è un importante donatore di Amnesty International, Human Rights Watch e UNAIDS, ma anche di numerosi gruppi di lobbying pro-prostituzione in tutto il mondo. Scrive la Bindel che, invece di criticare il commercio del sesso come uno stile di vita pericoloso per coloro che sono coinvolti, il messaggio inviato al pubblico e agli “utenti” del “servizio” è la minimizzazione del danno per ridurre il rischio. Il preservativo è stato presentato come la soluzione sicura per salvaguardare la salute – il che è falso! – e le opportunità di esaminare e combattere i pericoli del commercio sessuale sono state trascurate.
SFATARE IL MITO DEI “PROFESSIONISTI DEL SESSO”
5 N. 57
LA DERIVA E di Enzo Pennetta
IN ITALIA
Certe ONG hanno una grande influenza – anche legislativa – nel nostro Paese… George Soros, nato a Budapest nel 1930 da una famiglia ebrea, naturalizzato statunitense, presidente del Soros Fund, dell’Open Society e fondatore del Quantum Group, è uno degli uomini più ricchi del mondo. Secondo Bloomberg il suo patrimonio si aggira intorno ai 25,2 miliardi di dollari.
6 N. 57
La questione dell’ingerenza delle ONG (Organizzazioni Non Governative) negli affari internazionali e nazionali è emersa negli ultimi tempi in tutta la sua rilevanza ponendo la questione di come l’influenza di queste organizzazioni sulle politiche governative rappresenti una minaccia per il concetto stesso di “democrazia”. Il ruolo svolto dalle ONG nelle cosiddette “rivoluzioni colorate” che hanno caratterizzato i paesi dell’Europa dell’Est e nelle “primavere arabe” è ormai abbastanza conosciuto, quello che invece sta faticosamente e inaspettatamente emergendo è il condizionamento operato da queste organizzazioni all’interno di un paese
democratico e occidentale come l’Italia. La denuncia più grave di questo stato di cose è partita da un articolo di Daniel Wedi Korbaria, un eritreo che vive a Roma dal 1995, che sulle colonne del sito Media Comunità Eritrea ha parlato di un episodio avvenuto nel 2010 e passato largamente inosservato. In quell’occasione l’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi fece, al finanziere George Soros, l’offerta di ospitare nello storico edificio delle Murate un centro di rifugio per “blogger perseguitati”. Il futuro Premier italiano aveva di fatto cercato Soros per offrirgli un “regalo” per le sue ONG. Ma vediamo cosa diceva Il Corriere di Firenze in quell’occasione: «La fondazione
ha accettato di partecipare alla creazione di questo centro».
ETICA
Soros ha accettato di aderire al gruppo di lavoro per creare “case rifugio” per i blogger dissidenti. Ventiquattro attivisti, giornalisti del web, che non possono più vivere nei paesi di provenienza perché perseguitati, abiteranno alle Murate, dal 2011. L’Open Society Institute & Soros Foundation, “braccio armato” (virgolettato nell’originale, ndr) del discusso finanziere Soros, negli anni ha finanziato molte associazioni e gruppi indipendenti che lottavano contro i regimi: tra i primi, Solidarnosc in Polonia e il movimento che ha portato alla “rivoluzione delle rose” in Georgia. E ora la fondazione, per bocca del presidente Aryeh Neier,
Renzi aveva fatto in modo di avere un incontro con Soros durante un viaggio negli Stati Uniti, quando dalla posizione di sindaco di Firenze aveva chiesto e ottenuto di essere ricevuto, come riferito da The Florentine. In un momento come questo, in cui la stretta sulla libertà di espressione in rete si comincia ad avvertire chiaramente con il varo d’iniziative contro le cosiddette “fake news” e gli “hate speech” (basti leggere al proposta di legge 2688 depositata in Senato nel febbraio scorso; per non parlare della legge Scalfarotto contro l’“omofobia”: anch’essa giace in Senato, ma si stanno facendo strada norme analoghe a livello regionale), tutti pretesti per silenziare il dissenso, la presenza di un centro per “blogger perseguitati” che però
non offre aiuto ai nostri, stretti in crescenti misure repressive, mostra in tutta la sua chiarezza di essere un centro in difesa di quei soggetti che promuovono il pensiero delle ONG di Soros. Nella casa rifugio delle Murate non c’è posto per chi contesta le politiche dei governi neoliberisti, inoltre il fatto di ospitare un centro di destabilizzazione rende automaticamente Firenze una città colpevole di azioni contro Stati sovrani, e di questo dovrebbero occuparsi la Magistratura e il Parlamento. Soros è il regista, ormai riconosciuto, dei cambi di regime attuati negli ultimi decenni in varie parti del mondo: fare un regalo a un personaggio di questo tipo ha tutte le caratteristiche di una proposta. Il finanziere statunitense, con la capacità di influenzare i media attraverso le numerose testate
Costanza Hermanin, Senior Policy Officer presso l’Open Society Foundations, ha scritto a Renzi che è ora «d’includere l’immigrazione, la parità e i diritti fondamentali nell’agenda delle riforme, politiche ma soprattutto istituzionali». 7 N. 57
di livello internazionale da lui controllate (The Guardian, Liberation, Huffington Post, etc…) e con la sua influenza negli ambienti politici, poteva sostenere il sindaco di Firenze nella sua scalata alla Presidenza del Consiglio. In cambio il Presidente (che sarà poi nominato senza passare attraverso lo scioglimento delle Camere, come gli ultimi predecessori), una volta in carica, avrebbe riservato una corsia preferenziale all’agenda della Open Society Foundations, capofila delle numerose ONG di Soros. Quale sia il programma della OSF in generale, e quindi di quella italiana, è possibile leggerlo direttamente sul sito ufficiale, dove troviamo – tra le altre – le seguenti iniziative: • liberalizzazione delle droghe • promozione dell’agenda LGBTQIA(…) • promozione dei cambi di regime pro NATO nei paesi dell’ex URSS • sostegno all’immigrazione e azioni in favore della concessione della cittadinanza per gli immigranti irregolari
Il programma della Open Society è esplicito: liberalizzazione della droga, promozione dell’aborto, legalizzazione dell’eutanasia, del “matrimonio gay”… 8 N. 57
Tra le attività promosse dalla OSF troviamo anche il sostegno alle politiche abortiste e all’eutanasia. Non secondaria, infine, un’azione di distrazione dell’opinione pubblica mediante queste polemiche per promuovere le privatizzazioni di beni pubblici da cui la finanza internazionale trae beneficio. Un caso attuale è la campagna messa in atto a Roma per la privatizzazione della società dei trasporti pubblici ATAC e della rete di distribuzione dell’acqua ACEA, operazioni che non a caso vedono protagonista il Partito Radicale che da sempre è vicino all’Open Society e alle sue campagne a favore di aborto, eutanasia e liberalizzazione della droga. Il quadro che si delinea è evidente: Soros, con le sue ONG, ha organizzato un sistema di condizionamento e di intervento sul territorio in diversi Stati del mondo, operando in favore di un sovvertimento dell’ordine politico e sociale in quei Paesi definiti non democratici che non sono nell’orbita dell’Occidente, ma anche operando un condizionamento antidemocratico in quei Paesi che invece sono parte dell’area occidentale. È dunque alla luce di questo legame con Soros, e di questa alleanza tra chi il potere lo può
favorire con i suoi mezzi e chi dall’altra parte lo esercita nei posti di governo, che va letta l’agenda degli ultimi esecutivi; in particolare vengono spiegate le priorità date ai diritti LGBT e alla questione dei migranti. Questo lo si deduce dalla lettera aperta scritta a Renzi, con il tono di chi sa di poterselo permettere, da Costanza Hermanin (Senior Policy Officer presso l’Open Society Foundations), a due settimane dal suo insediamento a Palazzo Chigi e intitolata: «Caro Matteo, adesso dammi una ragione per non dover più lavorare sui diritti umani in Italia». Nel primo paragrafo la Hermanin dice: «Adesso che il governo è pronto a mettersi al lavoro, è giunto il momento di domandarti d’includere l’immigrazione, la parità e i diritti fondamentali nell’agenda delle riforme, politiche ma soprattutto istituzionali». Ed ecco assumere un significato le visite di Soros in Italia, accolto dal Premier Gentiloni, nel momento in cui il Procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, iniziava a scoperchiare le manovre illecite delle ONG che traghettavano i migranti
anziché soccorrerli. E di nuovo in agosto, ecco Soros insieme al figlio ed Emma Bonino, quando scoppiava clamorosamente l’emergenza migranti con gli schiaffi ricevuti dall’Italia dalla Francia di Macron, dall’Austria e dalla UE nel suo complesso. Adesso che l’agenda della OSF è stata un po’ maltrattata, soprattutto ad opera dei siti di libera informazione, e avendo imparato la lezione della Brexit e dell’elezione di Trump, ecco che il ministro Orlando vara una commissione che dovrà censurare proprio le voci del dissenso sul web, quelle che non troveranno accoglienza nel rifugio del palazzo delle Murate, quelle che saranno sottoposte al giudizio di una commissione nella quale sono state inserite una decina di associazioni finanziate dalla OSF e della cui neutralità verso le direttive del finanziatore è lecito sospettare. Secondo una definizione attuale, piegare la volontà di un governo e della stessa popolazione è un atto di guerra: la OSF di George Soros è una realtà sovranazionale che ha condotto, e conduce, azioni di pressione e destabilizzazione nei confronti del popolo italiano, e come tale va
giudicata. Ma solo un ingenuo potrebbe pensare che Soros agisca senza sostegni, e qui si dovrà necessariamente aprire un discorso sulle realtà che sottostanno all’operato della OSF e che lo affiancano. Qualsiasi futuro governo che non passasse attraverso la denuncia delle ingerenze delle ONG darebbe un segnale di assenso al proseguimento nella direzione intrapresa: non sollevare il problema delle ONG, e in particolare della Open Society Foundations, sarebbe indice di accettazione dello status quo e quindi una resa alle realtà che vi stanno dietro. Ma siamo consapevoli del fatto che un soggetto politico che si ponesse in contrasto con questo stato di cose dovrebbe essere pronto ad affrontare le conseguenze che una tale presa di posizione comporterebbe, infatti si metterebbe in uno stato di opposizione con l’organizzazione che negli ultimi venticinque anni ha progettato e sostenuto tutti i “regime change”. C’è qualcuno disposto a farlo? 9 N. 57
Di quali diritti vogliamo parlare? Ecco un elenco argomentato di interessi basilari sempre meno rispettati…
I diritti, inascoltati,
DEI BAMBINI
di Teresa Moro Il 20 novembre ricorre la Giornata Mondiale dei Diritti dei Bambini, per ricordare il giorno in cui, era il 1989, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Convenzione Onu sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza 10 N. 57
(ratificata dall’Italia con legge n. 176 del 27 maggio 1991). In questa sede non ci soffermeremo ad analizzare la Convenzione in questione – che presenta diversi aspetti positivi, talvolta oggi inascoltati, e altri insufficienti –, intendiamo
invece guardare a questa ricorrenza sotto una veste diversa, andando a stilare un altro elenco di diritti dei bambini che ci aiutino a riflettere, ancora una volta, su molti dei temi cari alla nostra rivista.
i: d to it ir d il o n n a h i in b m a b I Vivere Nel mondo moderno l’aborto è oramai divenuto un diritto acquisito delle donne, sia nel caso di un bimbo non “programmato”, sia quando si scopre che il proprio figlio presenta delle malformazioni: ma al diritto dei bambini, di tanti piccoli innocenti senza voce, ci si pensa? Avere una mamma e un papà Un’affermazione come questa sarebbe risultata ridicola fino a qualche anno fa, mentre oggi è importante precisarlo: non è un caso se nasciamo tutti (anche i bambini nati grazie al ricorso alla banca del seme o alla compravendita di ovuli e quelli nati da utero in affitto) da un uomo e una donna: i bambini hanno bisogno di avere una figura di riferimento sia maschile, sia femminile per crescere in maniera armonica e maturare la propria identità sessuata. Essere coccolati Essere abbracciati e baciati è molto importante per i bambini: per la loro crescita non può mancare questa mediazione corporea, attraverso la quale i bambini si sentono desiderati e accolti, oltre ad essere aiutati
a sviluppare una buona autostima e il rispetto di sé. Piangere e fare rumore Ogni età ha la propria modalità espressiva: i bambini piccoli, che ancora non sanno parlare, si esprimono anche attraverso il pianto. Inoltre, il fatto di fare rumore è spesso legato anche al bisogno di scoprire che caratterizza la prima infanzia e che porta i bambini a esplorare infinite possibilità. Dormire Dormire è importantissimo: consente al cervello di rielaborare le informazioni acquisite e regola anche la crescita fisica del bambino. Per questo è importante che chi si prende cura di un bambino si preoccupi di farlo dormire le ore necessarie in base all’età, organizzando la giornata nel rispetto delle esigenze del bambino e favorendo, anche attraverso dei rituali, un clima domestico che favorisca il riposo, quando è il momento. Essere visti come persone «No, tu no. Sei piccolo». Quanto ci faceva arrabbiare questa frase da bambini? Seppur vi sia in essa una parte di verità, non è tuttavia
corretto trattare i bambini come “bambolotti” o ritenere che non comprendano quando succede o quanto viene detto attorno a loro. I bambini sono soggetti competenti, rispetto ai quali gli adulti sono chiamati a favorire un’autonomia in ragione alla fase di sviluppo, senza peraltro anticiparne troppo i bisogni. Sperimentare e giocare Facendo s’impara: la televisione, i tablet e altri strumenti elettronici andrebbero limitati o anche evitati (alcuni studiosi parlano di un massimo di quaranta minuti al giorno) in favore di giochi che permettano al bambino di conoscere e di conoscersi attraverso esperienze concrete, che favoriscano un’attivazione di tutti i canali sensoriali. Passare un tempo congruo all’aria aperta, camminare e correre (… e quindi anche sporcarsi e sudare) Un bambino sano non solo cammina, corre anche. Un bambino sano non sta fermo per molto tempo, ma si muove ed esplora quanto lo circonda. Tutto questo serve per la crescita fisica e cognitiva 11 N. 57
i: d to it ir d il o n n a h i in b I bam ed è giusto che il bambino lo possa fare indossando abiti adatti all’età, senza il divieto – da parte degli adulti – di sporcarsi o di sudare. Sentirsi dire «No» Cedere di fronte a un capriccio, evitare la “linea dura” per non incorrere in una crisi epocale, venir meno ai propri principi educativi per via della stanchezza… le occasioni in cui dire «Sì» è più facile o comodo sono tante: eppure, in un contesto educativo, i «No» possono veramente essere argini che aiutano il bambino a crescere. Sbagliare e non sentirsi per questo giudicati come persone Sbagliando s’impara. È doveroso correggere i bambini, ma è importante essere molto chiari nel precisare che a essere sbagliata è l’azione compiuta, e non sono loro, perché altrimenti si rischia di alimentare un’erronea identificazione tra azione e soggetto, con ricadute negative sull’autostima. Stupirsi I bambini vivono uno stupore continuo: per loro tutto è
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nuovo e meraviglioso. Da adulti dovremmo imparare da loro questo atteggiamento di apertura e gratitudine, senza negare questa bellissima caratteristica infantile a causa della tirannia dei tempi quotidiani. Vivere le emozioni Le emozioni (la paura, la rabbia, la gioia, la tristezza…) non sono né “buone”, né “cattive”: tutto sta all’uso che ne facciamo nel contesto in cui ci troviamo, attivando questa o quella azione. Le emozioni non vanno quindi negate: servono invece adulti capaci di aiutare i bambini a regolarle, per consentire loro di attivarsi in un’ottica generativa. Litigare (e vedere gli adulti “litigare bene”) «Bimbi, non litigate!». Questo principio, che fino a qualche anno fa era dato per scontato in ogni realtà educativa, è oggi smentito dai pedagogisti: litigare non è sbagliato in sé, l’importante è imparare a litigare “bene”, argomentando la propria posizione, esprimendo i propri stati d’animo e non attaccando l’altro. Se vissuto così, nella
condivisione di un problema, il litigio diventa una fonte inestimabile di crescita per le persone coinvolte. Fare domande, anche quelle “scomode” Tutte le domande sono “buone” domande, non ci sono interrogativi sbagliati. Agli adulti spetta il compito di guidare il bambino nel trovare le risposte, nel rispetto del bisogno manifestato dal bambino e delle sue competenze di comprensione. Annoiarsi Oggi i bambini non vanno
solo a scuola: ci sono anche il corso di musica, lo sport, altre attività… ogni momento è impegnato. Questo genera stress e ansia da prestazione e non lascia ai bambini il tempo di annoiarsi, che è invece un tempo utile per mantenere desta la fantasia, per imparare a gestirsi il tempo e – perché no – a sopportare qualche piccola frustrazione. Passare del tempo con mamma e papà Spesso si sente dire che quel che conta con i figli è avere un “tempo di qualità”, definizione probabilmente coniata per
salvare milioni di genitori dal senso di colpa di non passare abbastanza tempo con i propri bimbi. Non è così: i bambini hanno sì bisogno della qualità – una mamma costantemente al telefono è come se non ci fosse, come un papà impegnato a guardare la partita in TV – ma hanno anche bisogno della quantità per crescere e sentirsi accolti in questa importantissima relazione primaria. Leggere Leggere è un’attività che stimola moltissimo i bambini,
come vedremo anche nelle pagine seguenti. Fin da quando sono piccolini è importante che i genitori leggano ai propri figli molte storie e che favoriscano poi – in primis con l’esempio – la buona pratica della lettura quotidiana. Essere protetti Non viviamo in un mondo “a misura di bambino”. Per questo è importantissimo vigilare sulla loro crescita ed educazione, proteggendoli dalle molteplici derive che si stanno sempre più diffondendo, a partire dal gender e dalla pedofilia. Coltivare le passioni Ognuno di noi, in quanto persona unica, ha le proprie predisposizioni e passioni. Ed è giusto che anche i bambini siano favoriti nello scoprire e nel coltivare le loro inclinazioni, che possono anche non coincidere con le aspirazioni dei genitori. Fare i bambini In proposito non servono commenti: forse è sufficiente che ognuno ritorni con la mente alla propria infanzia…
13 N. 57
LIZZIE VELASQUEZ La storia di una vita che per molti sarebbe “non degna di essere vissuta”… di Gloria Pirro Alla nascita Lizzie Velasquez pesava soltanto 1,2 Kg. Già qualche settimana prima della nascita aveva smesso di crescere nell’utero e all’ecografia risultava che intorno a lei non c’era liquido amniotico. Quando venne alla luce i medici si accorsero che era affetta da una rarissima malattia. Avvertirono i genitori che probabilmente la bimba non avrebbe mai potuto essere autonoma: non avrebbe gattonato, non avrebbe camminato, né parlato. Ma i suoi genitori risposero semplicemente: «È nostra figlia, la porteremo a casa. La ameremo e la cresceremo al meglio delle nostre capacità». Fortunatamente, i medici si sbagliavano. «SAPERE DI POTER AIUTARE CON LE MIE PAROLE QUALCUNO A CREDERE IN SE STESSO È IL DONO PIÙ GRANDE CHE IO POSSA RICEVERE» 14 N. 57
È all’amore dei suoi genitori che Lizzie riconosce di dovere gran parte della forza che tuttora, a ventotto anni, la anima. Primogenita della famiglia Velasquez, fu cresciuta senza che mai le venisse fatta pesare la sua malattia. Non
sentiva assolutamente di essere diversa: fu all’asilo che, per la prima volta, si rese conto di non essere del tutto come gli altri bambini. Lizzie si accorse che molti di loro non volevano avere nulla a che fare con lei, senza capirne il motivo. Furono ancora una volta i suoi genitori a incoraggiarla, dicendole che non c’era nulla di sbagliato in lei. Non era la sua sindrome a definirla: certo, sarebbe stata sempre più magra e più piccola degli altri bambini ma, a parte quello, lei era come tutti gli altri. Lizzie tornò a scuola a testa alta, ma non era destinata ad avere una vita facile. A diciassette anni, mentre cercava
della musica su YouTube, si imbatté in un video del quale, a sua insaputa, era lei la protagonista. Il titolo del video era La donna più brutta del mondo e aveva quattro milioni di visualizzazioni e decine di commenti, nei quali Lizzie veniva definita un mostro. Alcuni chiedevano perché i suoi genitori non l’avessero abortita, o perché lei stessa non si uccidesse. Lizzie non trovò nessun commento che la difendesse. Era un’esperienza che avrebbe distrutto chiunque. Lizzie si disperò e pianse per giorni, ma infine decise di asciugarsi le lacrime e di lottare.
Cresciuta nella fede cattolica dalla sua famiglia, si chiese a lungo perché Dio avesse permesso che lei provasse quel dolore, perché permettesse a quelle persone di dire quelle cose orribili, perché Egli non facesse un miracolo e cambiasse il suo aspetto esteriore. Ma quando le nubi della disperazione si dissiparono, Lizzie capì che proprio grazie
a quel video di YouTube aveva trovato la forza per cambiare la sua vita e per donare agli altri la luce che finalmente aveva trovato dentro se stessa. Lizzie è diventata una motivational coach e speaker radiofonica, ha un canale YouTube, è autrice di libri e combatte attivamente il bullismo. Gira il mondo per
o a casa. m re e rt o p la , a li g fi a «È nostr al o m re e c s re c la e o m La amere cità» a p a c e tr s o n e ll e d o li meg 15 N. 57
raccontare la sua storia, che – dice lei – non è solo la sua, ma quella di chiunque come lei attraversi un momento in cui non riesce ad accettare se stesso. «Sapere di poter aiutare con le mie parole qualcuno, anche dall’altra parte del mondo – dice – a credere in se stesso, a credere nella speranza, ad avere fiducia nel pensiero che tutto alla fine andrà bene è il dono più grande che io possa ricevere». La forza di Lizzie è un piccolo miracolo in un mondo dove molto spesso ci lasciamo abbattere o sconfiggere dalle più piccole difficoltà quotidiane. Un certo modo di pensare ci ha sottilmente abituati a ritenere che la vita abbia valore soltanto se godiamo della massima salute fisica, se non ci manca nulla. La storia del piccolo Charlie Gard ce l’ha insegnato. Ogni vita invece ha un senso, ogni vita è una ricchezza. Chi può dire che non si possa avere una vita felice soltanto perché si ha una malattia che 16 N. 57
rende difficile essere come gli altri? Utilizzando un gergo militaresco, Jünger diceva che le malattie possono essere “domande”, “compiti” o “onorificenze”: tutto dipende dal modo di appuntarsi le medaglie. La storia di Lizzie sembra una favola moderna. Per questo si potrebbe darne la morale, come per ogni favola che si rispetti: per vivere una vita piena non è necessario essere come tutti gli altri, essere belli ed essere sani. Bisogna accettare il rischio dell’imperfezione. La malattia non ci dice che cosa dobbiamo essere, né cosa dobbiamo diventare. Semplicemente, succede. Per Lizzie quella che sembrava una condizione orribile si è rivelata essere una benedizione. La malattia non ci impedisce di scrivere la nostra storia: forse la rende solo, in certi punti, imperfetta. Ma chi ha una vita perfetta? E chi lo dice che una bella storia debba per forza essere perfetta?
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o, di sonn i t t o n le iarare e a risch al mar e t a t s e so l´ rascor le. t i e r v a i di sa m r a n g e ba al sole e r e c o per cu r me ato pe t s e s s Fo i indian i l g a o iocat na avrei g capan a l r e p nne ndo ca e e i l g o c le pietr rac n o c o uoc o un f s e a, c c a ell´ari n avrei e r a t repi legni c i e r a i t col i violin e d per as o n suo erito il f e r p i . avre piazze e l l e d i h ai bong e o per m t a t s e Foss e nascer a o t a v ro avrei p e a viver er te stato p è e c e inv er te tutto p o lo vent o s o n so che io le a fievo z z e r b una a l’anim a d d e r aff che ti r rdi. a i rico i l g i p m e ti sco scia
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A DIFFONDERE LA CULTURA DELLA VITA! Per abortire fino a sei mesi (e oltre) bisogna trovare una “buona scusa” (per esempio? Il piede torto, o il labbro leporino, o la Trisomia 21!...). Ma fino a dodici settimane la legge italiana consente l’uccisione dei bambini a richiesta, senza troppe spiegazioni. La spilletta colore oro che vedete è la riproduzione esatta della grandezza dei
piedini di un bambino alla dodicesima settimana di gestazione: per alcuni è ancora un «grumo di cellule» o il «prodotto del concepimento». Il bambino in plastica è invece la riproduzione di com’è un bimbo nella pancia a 10 settimane. Il portachiavi, infine, è un utile accessorio per ricordare i cinque anni della nostra Notizie ProVita.
VUOI RICEVERE I PIEDINI, IL BAMBINO IN PLASTICA O IL PORTACHIAVI? Scrivi alla Redazione collegandoti a www.notizieprovita.it/contatti specificando il numero di pezzi che desideri ricevere (fino a esaurimento scorte). Offerta minima consigliata (più spese di spedizione): spillette 100 spillette – 100€ 50 spillette – 75€ 10 spillette – 20€ “Michelino” portachiavi 2€ 2€
Gianna parlerà: 21 novembre a Lecco 22 novembre a Ravenna 24 novembre a Gemona 25 novembre a Trieste 27 novembre a Piacenza 28 novembre a Milano
ON TOUR
Alla fine di novembre Gianna Jessen sarà nuovamente in Italia, grazie al prezioso lavoro di tante associazioni che hanno collaborato con ProVita Onlus per la realizzazione degli eventi. Gianna Jessen è una testimone eccezionale della voglia di vivere e di lottare contro le avversità: sopravvissuta a un aborto salino alla trentesima settimana di gravidanza, in una clinica di Planned Parenthood, ha riportato una paralisi cerebrale e muscolare. Allevata in un orfanotrofio, a quattro anni è stata adottata da chi ha saputo volerle bene e, contro ogni speranza e grazie alla fisioterapia, ha recuperato buona parte dei suoi handicap. Oggi Gianna gira il mondo e combatte valorosamente, con la sua testimonianza, per quei milioni di bambini che non hanno la sua stessa forza e vengono regolarmente sterminati nel grembo materno.
E SULLA W.NOTIZIEPROVITA.IT SEGUICI SUL SITO WW ONLUS UFFICIALE @PROVITA OK BO CE FA NA GI PA NOSTRA TTAGLIATI ORARI E I LUOGHI DE I GL TI ER RD PE N NO PER DI GIANNA! DELLE CONFERENZE
di Francesca Romana Poleggi
I LIBRI RENDONO LIBERI … chissà se l’assonanza libri/liberi è solo una coincidenza… Esistono ancora delle persone che amano davvero i libri? L’indagine che fa Giuliano Guzzo nelle pagine seguenti è piuttosto cupa. Eppure il libro – quello di carta – è un oggetto meraviglioso. Si tocca, si porta a letto, si porta al mare… s’impregna della vita del lettore e in cambio gli dona la possibilità di fare un viaggio straordinario nel tempo, nello spazio, nell’anima e nel pensiero. Un viaggio di quelli che restano dentro, anche quando s’è dimenticata la trama. Dona un po’ di sapère, un po’ di conoscenza, attraverso il sàpere, l’assaporare ciò che si legge, l’assimilare, il metabolizzare il pensiero, la vita, la storia altrui. Non è un caso che le persone di successo (anche un tecnico moderno come Steve Jobs) siano accanite divoratrici di libri… IL LIBRO DONA UN PO’ DI SAPÈRE, UN PO’ DI CONOSCENZA, ATTRAVERSO IL SÀPERE, L’ASSAPORARE CIÒ CHE SI LEGGE, L’ASSIMILARE, IL METABOLIZZARE IL PENSIERO, LA VITA, LA STORIA ALTRUI
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Leggere aiuta a combattere lo stress, leggere aiuta a “rimorchiare le ragazze” (ché per attaccare bottone bisogna avere un po’ di parlantina…). Ma soprattutto i libri
fanno crescere. Dicono alcuni che il contatto fisico con la carta, il girare le pagine, il tatto, dà un maggiore impulso recettivo al cervello ma, ad ogni modo, il libro fa bene comunque, anche “kindle” su supporto digitale. I libri sono una palestra insostituibile per la mente umana. I libri danno padronanza della lingua, delle parole, dei concetti e quindi delle cose, migliorano i rapporti interpersonali (chi legge sa parlare), sviluppano le capacità critiche, rendono più intelligenti: la lettura dona vera libertà. La riprova del fatto che i libri rendano liberi si ha dalla storia antica e recente che narra come i tiranni, a qualsiasi latitudine, abbiano sempre amato bruciare libri. Sono famosi i roghi dei libri a opera dei nazisti e dei comunisti; sono attuali i roghi di libri non “islamicamente corretti” da parte dei tagliagole dell’ISIS. La fantasia realistica degli scrittori distopici ha spesso disegnato i contorni di un mondo da incubo, nel futuro, in cui non c’è posto per i libri. Primo piano
Il più noto romanzo del genere è senz’altro Fahrenheit 451 (edito in Italia anche con il titolo Gli anni della fenice). Scritto da Ray Bradbury nel 1953, narra le vicende e la conversione di un giovane “pompiere”, Guy Montag, che, in un mondo dominato dalla noia, per professione non spegne gli incendi ma li appicca, proprio al fine di distruggere tutti i libri, a costo di bruciare le case e le persone che in violazione della legge li possiedono. Insomma: «Dove si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli esseri umani» («Dort, wo man Bücher verbrennt, verbrennt man am Ende auch Menschen») scriveva già nell’800 il poeta Heinrich Heine. Lo Stato totalitario ha bisogno di “sudditi”, non di cittadini pensanti; ha bisogno di masse sottomesse e instupidite, non di gente critica e creativa. Lo Stato totalitario non “serve” al cittadino, ma usa l’individuo al fine di preservare e consolidare il potere. Perciò aborrisce i libri. Strane forme, però, può assumere lo Stato totalitario. Primo piano
Facciamo un esempio con una questione che non ha a che fare con i libri. Prendiamo la Cina: con l’uso esplicito della violenza reprime il dissenso e obbliga i cinesi a non fare figli con l’aborto forzato. Noi, nell’Occidente “democratico”, abbiamo realizzato una politica demografica di controllo della popolazione molto più efficace e senza dispendio di energia da parte della polizia: abbiamo sterminato i nostri figli con la legalizzazione dell’aborto volontario, ci siamo imposti di non farne più con la cultura contraccettiva e con la disgregazione dell’istituto familiare in atto. In Cina le Guardie Rosse non hanno ottenuto risultati così brillanti come le femministe, e la cultura nichilista e laicista in cui sono cresciute e che le ha scatenate.
Con i libri, accade lo stesso. Il dittatore li brucia in piazza; il Mondo Nuovo riempie la testa della gente di “tanto niente” che non c’è più spazio per i libri: pensiamoci. Non solo al prossimo tentativo di liberalizzazione della droga. Pensiamoci, quando vediamo che programmano almeno una partita di calcio di cartello ogni giorno della settimana; pensiamoci, quando vediamo nostro figlio con gli auricolari nelle orecchie tutto il giorno, o quando siamo soli e passiamo ore a fare zapping da un canale all’altro della TV, o con il computer acceso, o con lo smartphone in mano senza, alla fine, concludere niente… 21 N. 57
Storia dell’Indice dei libri proibiti, che non era terribile come si dice…
La BUONA di Federico Catani
CENSURA
Federico Catani Quando si parla di censu-
ra e di limitazioni alla libertà di stampa o di espressione, la Chiesa è sempre la prima a essere messa sul banco degli imputati, solitamente in buona compagnia dei nazisti e di altri regimi di destra. Secondo l’accusa mossa dal mondo politicamente corretto, papi, vescovi e preti lungo i secoli si sarebbero macchiati, tra gli altri innumerevoli e nefandi crimini, anche di aver imbavagliato chi la pensava diversamente e di aver oppresso le coscienze.
C’è qualcuno che può dire che ai nostri tempi non esiste una forma, più o meno velata, di limitazione della libertà di parola? 22 N. 57
Ovviamente l’esempio più lampante di questo tipo di condotta liberticida sarebbe il celeberrimo Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum). Ancora oggi l’espressione “mettere all’indice” qualcuno o qualcosa è sinonimo di ostracizzazione, esclusione, discriminazione. Tuttavia, come spesso capita quando si tratta di storia
e soprattutto di storia ecclesiastica, occorre fare riferimento alla realtà e non all’ideologia. Ebbene, innanzitutto va precisato che la Chiesa mai è stata contraria alla stampa, né alla diffusione di libri e informazioni. Semplicemente – come continua (o dovrebbe continuare) a fare anche oggi – usa e chiede di ricorrere alla prudenza, perché ogni mezzo, in sé neutro, può essere utilizzato per il bene o per il male. Lutero, ad esempio, usò la stampa per i suoi interessi, ovvero per attaccare la verità cattolica e dividere la Cristianità, seminando errori e odio verso Roma e il Papato. Del resto, che i mezzi di comunicazione possano essere sfruttati per promuovere il male lo vediamo ogni giorno: internet, la tv, i giornali cosa sono oggi, se non grancasse dei poteri forti, che promuovono la Primo piano
sessualizzazione (spesso precoce) degli utenti, diffondono la rivoluzione antropologica del gender, dell’aborto, dell’eutanasia, e chi più ne ha più ne metta? E cosa fanno questi stessi mezzi se non censurare, denigrare o mettere in ridicolo le idee più ragionevoli e di buon senso? C’è qualcuno che può dire che ai nostri tempi non esiste una forma, più o meno velata, di limitazione della libertà di parola? Associazioni come ProVita Onlus, ad esempio, hanno per caso la stessa rappresentanza mediatica di organizzazioni abortiste od omosessualiste? Evidentemente no. E questo proprio in nome della tolleranza e della libertà, così sbandierate dai pasdaran del politicamente corretto. Ma, tornando all’Indice dei libri proibiti, questo venne inaugurato ufficialmente nel 1558 da Papa Paolo IV. La sua seconda edizione apparve nel 1564, voluta e stilata dal Concilio di Trento. Fu poi Papa San Pio V, nel 1571, a istituire la Congregazione dell’Indice, che ne curò oltre quaranta edizioni sino al 1917, quando la compilazione dell’elenco di libri proibiti passò nelle mani del Sant’Uffizio. L’ultima edizione fu del 1948, sotto il pontificato di Pio XII, con aggiornamenti durante gli anni Cinquanta. Lo scopo dell’Indice è sempre stato quello di salvaguardare, Primo piano
secondo il mandato divino, l’integrità della fede e dei costumi. Rimase in vigore fino al 14 giugno 1966, quando la neonata Congregazione per la Dottrina della Fede (cioè il vecchio Sant’Uffizio), all’epoca ancora presieduta dal cardinale Alfredo Ottaviani, per ordine di Papa Paolo VI ne dichiarò l’abolizione (pare che lo stesso Pontefice poi se ne pentì, ma non ebbe né la forza né la volontà di tornare indietro). Nella notifica della Congregazione, tuttavia, si diceva che «l’Indice rimane moralmente impegnativo» e che l’autorità ecclesiastica si riservava il diritto-dovere di mettere in guardia da testi considerati pericolosi. Ma l’Indice era davvero così terribile? Veramente era uno strumento repressivo così implacabile e aggressivo? Non sembra. Infatti, affinché un libro eretico vi fosse inserito, prima di tutto occorreva che i prelati della Congregazione apposita venissero a conoscenza della sua esistenza: pertanto ciò significa che il testo incriminato già doveva essere in circolazione. Poi era indispensabile procurarsene una copia ed esaminarla accuratamente. Lo studio del libro richiedeva l’ausilio di esperti, a seconda del tema trattato e, se era in lingua straniera, pure quello di un traduttore. Infine la Congregazione doveva decidere se vietarlo del tutto o censu-
Uno Stato che si rispetti, davvero orientato alla promozione del bene comune, dovrebbe anche oggi esercitare una forma di censura su tutto ciò che è immorale, contrario alla decenza e a quello che un tempo si chiamava “buon costume”... 23 N. 57
rare solo le parti giudicate erronee. In quest’ultimo caso veniva applicato inchiostro nero sulle righe imputate in tutte le copie disponibili del testo. In pratica, sovente accadeva che un libro venisse inserito nell’Indice solo dopo alcuni decenni. Nel frattempo il testo circolava e dopo la condanna il risultato ottenuto era… un’ulteriore pubblicizzazione dello stesso (si sa che la trasgressione è sempre attraente)! Non dimentichiamo poi che l’Indice era valido solo per gli Stati cattolici, ammesso poi che questi effettivamente obbedissero sempre (di fatto accadeva che le copie incriminate circolassero clandestinamente). E poi la Chiesa, per motivi di studio, consentiva agli interessati di essere esentati dal divieto di lettura delle opere proibite. Insomma, si trattava di un sistema molto blando: niente a che vedere, nemmeno lontanamente, con i totalitarismi del XX secolo. Il principio soggiacente però era sacrosanto. E continua a esserlo. Uno Stato che si rispetti, davvero orientato alla promozione del bene comune, dovrebbe anche oggi esercitare
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una forma di censura su tutto ciò che è immorale, contrario alla decenza e a quello che un tempo si chiamava “buon costume”. Vietare o limitare drasticamente la pornografia non è forse doveroso visti i danni che arreca? Proibire la propaganda abortista, omosessualista o gender non sarebbe cosa buona e giusta per la salute e il benessere di tutti, specie delle giovani generazioni? Certi spettacoli in tv (ormai la maggioranza) non sono forse un virus inoculato nelle famiglie e nei più piccoli? Sono solo alcuni esempi, ma il discorso è ben più ampio e complesso. L’errore infatti dovrebbe essere solo tollerato, e limitatamente ai casi in cui ciò servisse per evitare mali peggiori o per non turbare troppo l’ordine pubblico e la pacifica convivenza; ma in linea di principio, a differenza della verità, non ha alcun diritto. E per stabilire ciò che è verità e ciò che è errore bisogna tornare alle fondamenta, alla metafisica, a capire chi è l’uomo, qual è la sua natura, il suo fine e cos’è la realtà. Questo però è un altro, lungo, discorso.
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FILM...
Codice Genesi di Marco Bertogna
Titolo: Codice genesi (The Book of Eli) Stato e Anno: Stati Uniti, 2010 Durata: 117 min. Genere: Fantascienza/Azione
Nel panorama del cinema odierno segnaliamo alcuni film “controcorrente”, che trasmettano almeno in parte messaggi valoriali positivi e che stimolino il senso critico rispetto ai disvalori imperanti. Questo non implica la promozione, né l’approvazione globale delle opere recensite da parte di ProVita Onlus.
Primo piano
Siamo nel futuro, negli Stati Uniti, a circa trent’anni dall’ultima guerra nucleare. Le città sono state devastate e l’umanità, composta dai superstiti, è fortemente imbarbarita: a dominare sono la violenza e la sopraffazione. Il protagonista del film è Eli (Denzel Washington), che ha una missione da compiere per conto di Dio: andare a ovest. Eli è in possesso dell’unica Bibbia ancora in circolazione nel mondo, dal momento che tutte le copie sono state bruciate in quanto ritenute causa della guerra. Lungo il cammino Eli incontra Carnegie (Gary Oldman), un uomo potente e violento che ha come scopo della sua vita quello di trovare una Bibbia, poiché la considera lo strumento per poter dominare su tutto il mondo. Il loro incontro/scontro sarà una delle linee narrative portanti di questa storia, che vedrà in Solara (Mila Kunis), figliastra di Carnegie, la personificazione della voglia di riscatto di una umanità inaridita dei valori fondamentali (solidarietà, amicizia, senso civico, etc.).
Si tratta di una visione profetica? Osservando il panorama internazionale odierno potremmo sospettarlo… Di certo è interessante notare come il fulcro del film sia la Bibbia, che da una parte sostiene, incoraggia e ispira il protagonista e dall’altra viene interpretata come uno strumento per sottomettere e guidare il popolo di tutto il mondo. Ad ogni modo, gli autori e registi (The Hughes Brothers) non si schierano a favore dei cristiani, poiché il Cristianesimo non è una religione fondata su un libro (la Bibbia), a differenza di altre religioni, ma sulla conoscenza di una persona, Gesù (mai citato nel film). Certo è, tuttavia, che Eli si è mosso dopo aver udito e seguito una voce che veniva dal suo interno, che gli ha promesso protezione se avesse compiuto il viaggio richiesto.
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Si comprano e si leggono sempre meno libri. E le conseguenze si vedono…
QUANTO (NON)
leggono gli italiani
Giuliano Guzzo
di Giuliano Guzzo
lettura di tutti i buoni laureato in Sociologia e Ricerca «La Sociale, collabora con diverse riviste elibri», portali web osservava Cartesio, «è fra i quali Tempi.it, Libertaepersona.org, come una conversazione con gli Campariedemaistre.com, Cogitoetvolo.it, Uccronline.it e Corrispondenzaromana.it. uomini più eminenti dei secoli È membro dell’Equipe Nazionale Giovani del Movimento per la Vita italianopassati che ne sono stati gli autori,
anzi una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano solo quanto di meglio c’era nel loro pensiero». Una considerazione che tradisce, com’è evidente, una vena bibliofila della quale, nel nostro Paese, si va perdendo drammaticamente traccia. A Anna Maria certificarlo, in occasione di Pacchiotti Tempo di Libri, la nuova Fiera Nazionale dell’Editoria tenutasi pochi mesi fa a Milano, Anna Maria Pacchiotti, presidente dell’associazione “Onora la Vita onlus”.l’Istat, secondo il quale è stato : www.onoralavita.it NEL 2016 QUASI IL oggi, rispetto al 2010, vi sono 58% DEGLI ITALIANI la bellezza di 4.300.000 lettori CON PIÙ DI SEI in meno. Un’ecatombe. Il ANNI NON HA LETTO risultato è che, nel 2016, vi sono NEANCHE UN LIBRO state 33.000.000 persone – pari DI CARTA al 57,6% della popolazione * giulianoguzzo@email.com @GiulianoGuzzo : www.giulianoguzzo.com
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Giulia Tanel
con più di sei anni d’età – che non hanno letto nemmeno un libro di carta; la stessa, desolante quota toccata nel 2000. Tutto ciò, chiaramente, non può non avere conseguenze. La prima è il restringimento progressivo del numero dei titoli pubblicati: erano 61.966, sono diventati 57.820 nel 2014, con tiratura scesa a 167,8 milioni rispetto ai 181,7 del 2013. Meno lettori, meno libri, dunque. Il che – come diretta conseguenza – comporta anche una maggior difficoltà, da parte degli editori, di pubblicare nuovi libri e di far conoscere nuovi autori. Senza dimenticare che, in tutto questo, i classici non Primo piano
vengono più letti. Peggio: va diffondendosi, tra i giovani e non solo, l’arte della menzogna. Secondo uno studio del National Literacy Trust, due su tre tra coloro che dicono di aver letto Joyce mentono, lo stesso con Tolstoj, mentre mente addirittura uno su due fra quanti sostengono di aver letto 1984 di Orwell, romanzo che più d’ogni altro ha denunciato anticipandole proprio le odierne e totalitarie perversioni del linguaggio, sempre più drogato e distante dalla realtà che dovrebbe descrivere. È dunque come se la Primo piano
mancanza di cultura, in qualche modo, alimentasse se stessa; come se quella della lettura non fosse semplicemente una passione in declino, bensì una vera e propria implosione. Fatto grave che, come effetto, ha anche un progressivo declino della conoscenza della lingua italiana, a tutto svantaggio del nostro sterminato vocabolario, che i più giovani snobbano, accontentandosi di padroneggiare, si fa per dire, appena duecento parole. Per non parlare poi del congiuntivo, ora trascurato e ora deturpato da improvvisate storpiature.
Si racconta che Basilio Puoti, intransigente purista partenopeo nonché maestro di Francesco De Sanctis, svegliato nel cuore della notte da un amico burlone, allorché costui gli rivolse un «Vorrei che tu ti alzi», mise da parte la rabbia per il sonno bruscamente interrotto per replicare seccamente: «Sciagurato, che tu ti alzassi si deve dire, che tu ti alzassi!». Altri tempi, decisamente. I sociologi hanno infatti scoperto che il 28% dei giovani italiani pensa che “elidere” significhi “volare”, mentre il 24% sostiene che “abiurare” sia il 27 N. 57
nza a c n a m la e s e m o Èc odo, m e h lc a u q in , a r u lt di cu a! s s te s e s e s s ta n e alim verso di un non meglio precisato animale. Per il 35% dei ragazzi della Penisola, poi, “dirimere” è il sinonimo di “andare a zonzo” e quasi tre su quattro confessano indecisione, quando scrivono, tra il “se” e il “sé”. Ora, scenari così avvilenti possono indurci a sperare che quella ritratta poc’anzi sia una gioventù sì analfabeta, ma statisticamente irrisoria. Sbagliato. In Italia abbiamo giovani laureati così creativi che nei loro scritti, senza saperlo, coniano nuovi vocaboli: si va da “ogniuno” a “comuncue”, da “all’ungadosi” a “risquotere”.
Da questo punto di vista, non pare che Internet, i social e le vendite di libri online abbiano qualche potere nell’arginare un fenomeno in continuo peggioramento. Tornando a noi, il non-lettore tipo è – a quanto certificato dall’Istat – nella maggior parte dei casi maschio (il 64,5% contro il 51,1% delle femmine), di età compresa tra i 25 e i 74 anni – arco anagrafico nel quale il 62-66% non legge, toccando picchi di 72,9% di non lettori nella fascia dai 75 anni in su. A preoccupare maggiormente, però, è la situazione dei bambini e dei giovanissimi: tra i 6 e i 10 anni, negli ultimi tre anni, c’è stato un aumento di non lettori del 9,3%; tra gli 11 e i 14 del 13,9% e tra i 15 e i 17 dell’11,7%. Uno scenario drammatico che le Istituzioni politiche, se avessero davvero a cuore il futuro del nostro Paese, dovrebbero iniziare da subito a contrastare.
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Il corsivo encefalogramma
dell’anima
Irene Bertoglio e Giuseppe Rescaldina hanno pubblicato un libro che invita a… scrivere! di Giovanni Romano
Riproporre la scrittura manuale nell’epoca dei tablet e degli smartphone può sembrare un anacronismo temerario. I “nativi digitali” non sono forse ormai ben più familiari con la tastiera, che con la penna? La Finlandia non ha forse annunciato di voler abolire l’insegnamento della scrittura a mano nelle scuole (sperando che altri Paesi non decidano – disgraziatamente – di seguirne l’esempio)? Con l’uso smisurato della tecnologia, i giovani (e non solo) sono sempre meno capaci di scrivere a mano. Il problema non riguarda soltanto l’incapacità grafica, ma è molto più profondo: scrivere con il tablet e scrivere in corsivo strutturano il cervello in modo diverso. Uno sviluppo differente del cervello comporta anche l’insorgenza di una diversa forma di pensiero, meno lineare e più “a impulsi”. L’attività mentale risulta Primo piano
impoverita, cresce la difficoltà nel mantenimento della soglia di attenzione e vi è un aumento dei livelli di stress. Appunto per questo, un’opera come Il corsivo encefalogramma dell’anima (Ed. La Memoria del Mondo) è più necessaria che mai. Scritto con agilità e competenza dalla grafologa professionista ed educatrice Irene Bertoglio e dallo psicoterapeuta Giuseppe Rescaldina, il libro introduce nell’affascinante mondo della scrittura, «un atto specifico dell’agire umano che determina una profonda differenza con le altre specie animali»; un atto che «ha riguardato, in tempi e modi differenti, tutto il genere umano, tutte le diverse civiltà e culture anche in assenza di collegamento tra i popoli stessi. Insomma: la scrittura è nata ovunque. Questo conferma anche quanto essa rappresenti un bisogno profondo e imprescindibile dello sviluppo umano» (p. 11).
LA SCRITTURA È «UN ATTO SPECIFICO DELL’AGIRE UMANO CHE DETERMINA UNA PROFONDA DIFFERENZA CON LE ALTRE SPECIE ANIMALI»
Con efficace sintesi viene ripercorsa la storia della scrittura, dai caratteri cuneiformi all’alfabeto fenicio, greco, e ultimamente latino, senza mai dimenticare i motivi dell’evoluzione da un alfabeto all’altro, alla ricerca di una gamma espressiva sempre più completa, di una comunicazione sempre più approfondita. La chiave di lettura di questo libro è soprattutto l’umano, perché attraverso la manualità 29 N. 57
I. Bertoglio, G.Rescaldina, Il corsivo encefalogramma dell’anima, Rubettino
dello scrivere riveliamo noi stessi, i nostri stati d’animo, le vicende che abbiamo attraversato. L’atto di scrivere inizia nella mente, per questo il titolo è particolarmente calzante: sismografo dell’anima, l’impronta unica e irripetibile della nostra individualità. È talmente vero che la scrittura viene innanzitutto pensata, che la grafia è praticamente indipendente dall’organo con cui si scrive: se, ad esempio, tracciassimo una “a” sulla sabbia con il piede, il risultato sarebbe certamente grossolano eppure fondamentalmente identico alla “a” che tracciamo abitualmente con la penna.
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A che serve oggi insegnare la scrittura manuale? A parte gli impieghi forensi e di analisi psicologica, serve a contrastare molte delle gravi carenze che affliggono i bambini e i ragazzi (e non solo loro…) sempre più passivi di fronte al monitor, sempre più incapaci di seguire un ragionamento lineare, sempre meno socievoli, sia a causa dell’impersonalità del computer, sia del bombardamento di messaggi che non si ha né il tempo, né la capacità di elaborare. Per questo siamo arrivati al paradosso di “nativi digitali” perfettamente a loro agio con tablet e PC, ma che non sanno allacciarsi le scarpe (cfr. p. 57). Molto opportuno quindi il richiamo degli Autori all’«Ora et labora» di San Benedetto: la mente non può lavorare bene se è avulsa dall’attività manuale. La disgrafia è diventata una vera emergenza educativa, e gli ultimi capitoli del libro sono dedicati all’importanza del corsivo come metodo per far recuperare ai bambini concentrazione, creatività e fiducia in se stessi. Un’ampia carrellata è dedicata al “Metodo Primavera”, dal nome della sua inventrice (www. disgrafiapura.it), finalizzato
all’apprendimento della scrittura come gioco e alla valorizzazione della scrittura a mano. Un metodo “testato sul campo”, con insegnanti che hanno espresso pareri estremamente favorevoli non solo per i risultati ottenuti con i bambini, ma anche per la riscoperta di abilità che rischiavano di aver dimenticato (cfr. Appendice). La grafologa e lo psicologo raccontano l’esperienza professionale svolta in questi anni sul campo per prevenire la disgrafia e i disturbi di apprendimento in genere e per incoraggiare l’autostima dei bambini. Si è provato infatti che un insegnamento della scrittura attento e impostato sul gioco comporta riflessi positivi a cascata anche sull’apprendimento, sull’attenzione, sulla memoria e sulla motivazione personale. Può essere interessante sapere che il libro, prima di essere dato alle stampe, è stato interamente scritto a mano. Non solo per una questione di coerenza, ma per un motivo più profondo: perché l’opera è scritta per «tutte le persone che desiderano mantenere la propria soggettività e che non vogliono omologarsi» (p. 9). Primo piano
Per i bambini i libri sono uno strumento importante per la crescita, che non dovrebbe mai mancare
Libri…
PER METTERE LE ALI!
di Giulia Tanel
Viviamo in un mondo dove la lettura di libri trova sempre meno spazio di investimento temporale ed economico. E, se è così per le persone adulte, tanto più lo è per i bambini, i cosiddetti “nativi digitali”. Alla luce dei repentini cambiamenti registrati negli ultimi anni, non appare peregrina la domanda: ha ancora senso mettere i bambini in condizione di crescere in mezzo ai libri, regalando loro degli albi illustrati di qualità e dedicandosi a sfogliarli e leggerli assieme a loro?
HA SENSO LEAGGERE LIBRI CON I BAMBINI? Primo piano
La risposta, quantomeno sotto il profilo didatticoeducativo, non può che essere un convinto «Sì». I bambini, anche quelli “3.0”, hanno bisogno dei libri: per conoscere se stessi e il mondo, e per vivere
in esso da cittadini liberi. Il tema dell’importanza dei libri per i bambini è vasto e complesso, ma vediamo di enucleare alcuni punti fondamentali. Il tutto tenendo presente che i genitori dovrebbero sforzarsi di non influenzare i figli con il proprio vissuto rispetto ai libri e alla lettura, bensì cercare di proporre anche questa opportunità, tra le altre. Perché proprio questo sono i libri: una grande opportunità. Il libro è uno strumento di relazione tra l’adulto e il bambino. Richiede di condividere un tempo, un pensiero dedicato, permette di stare assieme su una storia, di costruire riferimenti comuni, di condividere un piacere, tante emozioni, di conoscersi, di aprire un dialogo… • Il libro è uno strumento di conoscenza, che permette di 31 N. 57
incontrare nuovi mondi e nuove situazioni, di allargare le proprie esperienze, di vestire i panni altrui… • Il libro è uno strumento che dà voce e diritto di cittadinanza alle diverse emozioni e rassicura il bambino rispetto alle sue esperienze perché lo aiuta a metterne a fuoco il significato e ne facilita la condivisione con gli adulti importanti… • Il libro è uno strumento per esplorare la “fisicità” delle parole, dei suoni, delle immagini, delle sensazioni percettive… • Il libro è uno strumento per assecondare il tempo individuale dell’esplorazione e della scoperta, perché è un oggetto che non s’impone e svanisce (si legga: mass media), ma che si propone e rimane a disposizione… • Il libro è uno strumento di libertà, perché ciascun bambino/ciascun soggetto può trovare nel libro il proprio originale percorso… • Il libro è uno strumento di apprendimento, perché sollecita contemporaneamente conoscenze ed emozioni, ci porta dentro storie che quando sono terminate sono 32 N. 57
anche un po’ nostre… • Il libro di qualità è uno strumento di creatività perché permette di scoprire modi diversi di dire e di rappresentare la stessa realtà… • Il libro di qualità è uno strumento per coltivare il pensiero flessibile, perché permette di incontrare i diversi punti di vista sulle esperienze… Sull’aspetto della “qualità” degli albi illustrati è bene spendere qualche parola in più, dal momento che non tutti i libri oggi in commercio meritano di essere acquistati e letti. Un albo di qualità ha un pensiero di autentico rispetto per il bambino e investe sulle sue competenze: come già detto nei punti sopra, un buon libro non è banale, bandisce gli stereotipi ma non segue neanche le ideologie (si pensi, per stare all’attualità, ai libretti gender, o favorevoli all’utero in affitto e all’omogenitorialità…); suggerisce una strada, non costringe; invita e sostiene, non condiziona; allarga la visione, non chiude; facilita percorsi originali e personali; ha illustrazioni curate e complesse; non semplifica il linguaggio o la storia in maniera falsamente “infantile”; non dà risposte preconfezionate, ma permette ai bambini di farsi “buone” domande… Primo piano
Mamma lingua
di Bruno Tognolini e Pia Valentinis
Un libro per bambini molto piccoli, neonati. Si sostanza in ventuno filastrocche che la mamma può utilizzare nei primi mesi di vita del bimbo e che illustrano in maniera semplice e gioiosa vari aspetti della quotidianità… Editore: il castoro in coedizione con tuttestorie | 2002 (i ed.); 2008 ETÀ: NEONATI
Quando sono nato
di Isabel Minhós Martins e Madalena Matoso
Un libro che è un percorso guidato attraverso i cinque sensi, aperti e vigili nel captare il segreto e la profondità di ogni cosa. In perenne scoperta, proprio come i bambini… Editore: Topipittori | 2009 ETÀ: DA 3 ANNI IN SU
A caccia dell’orso
di Micheal Rosen e Helen Osenbury
Un libro sulla figura paterna, che aiuta i bambini a entrare nel mondo, a spingersi al di fuori del caldo e protettivo abbraccio materno… alla ricerca di avventure sempre nuove e arricchenti. Editore: Mondadori |1989
7 libri
ETÀ: DA 3 ANNI IN SU
Zeb e la scorta di baci
di Michel Gay
Un libro sulla figura della mamma, colei che cura e ci aiuta a crescere con la sua costante presenza, anche quando è fisicamente lontana. Editore: Babalibri | 2012
consigliati
ETÀ: DA 4 ANNI IN SU
Le case degli animali
di Marianne Dubuc
Un libro tutto da osservare, dove ogni pagina descrive mille dettagli interessanti, che possono essere il punto di partenza per infinite storie... Editore: Orecchio Acerbo | 2015 ETÀ: DA 4 ANNI IN SU
Pezzettino
di Leo Lionni
Un libro sulla ricerca della propria identità. Pezzettino, in confronto ai suoi amici, si sente piccolo e pensa di essere un pezzettino di qualcun altro, un pezzettino mancante. Fino a quando approda sull’isola “Chi-sono”, dove trova una bellissima sorpresa... Editore: Babalibri | 2013 ETÀ: DA 5 ANNI IN SU
Due ali
di Cristina Bellemo e Mariachiara Di Giorgio
Un libro quasi “filosofico”, una storia leggera come una piuma, per parlare con i bambini di un tema delicato: la morte. Editore: Topipittori | 2016 ETÀ: DA 7 ANNI IN SU
33 N. 57
Distruzione della libertà in nome della libertà è il sottotitolo di un saggio edito da SugarCo, scritto dalla sociologa e giornalista tedesca Gabriele Kuby
La rivoluzione sessuale di Toni Brandi
GLOBALE
L’Introduzione a La Rivoluzione Sessuale Globale è stata scritta dal compianto Cardinale Carlo Caffarra, mentre la Prefazione è di un filosofo e teologo dello spessore di Robert Spaemann. Quindi non potevo certo rifiutare di scrivere la Postfazione, quando me lo ha chiesto l’Autrice definita da Benedetto XVI: «Una impavida guerriera che lotta contro le ideologie che in ultima analisi condurranno alla distruzione dell’uomo».
La nuova rivoluzione ha raffinato la materia del contendere, spostandola dalla politica e dall’economia al campo del sesso 34 N. 57
Gabriele, come sociologa, osserva gli sviluppi della nostra società e ci invita all’impegno per il futuro delle prossime generazioni. Futuro minacciato dalla deliberata confusione delle norme sessuali: «Uno slittamento delle fondamenta sulle quali ci troviamo e abbiamo costruito la nostra civiltà».
L’ideologia gender, che mira alla dissoluzione dell’identità dell’uomo e della donna, le rivendicazioni degli attivisti LGBTQIA(…), gli effetti devastanti della pornografia e dell’educazione sessuale precoce, gli attacchi alla libertà di opinione e alla libertà religiosa, la corruzione del linguaggio: sono tutte sfaccettature della medesima “cultura della morte”, del nichilismo che tende alla decostruzione dell’individuo, passando per la disgregazione dell’istituto familiare naturale. In questo saggio se ne descrivono le origini e l’evoluzione, dalla Rivoluzione Francese a oggi: si passa attraverso il malthusianesimo e l’eugenetica razzista di Margaret Sanger; si segnalano ideologi importanti come Alfred Kinsey, Primo piano
John Money e Simone de Beauvoir; si spiega come sia stata determinante la rivolta studentesca del 1968, e come dal femminismo al gender il passo sia stato relativamente breve. La Kuby individua e denuncia la diffusione delle ideologie anti-umane nei trattati e negli organismi internazionali e sovranazionali, e spiega come anche l’abortismo sia connaturato al pensiero unico che vuole imporsi alla nostra civiltà. E, mentre la società viene “genderizzata”, la scienza viene asservita e ideologizzata e la giustizia, l’istruzione e il linguaggio ne vengono contaminati. La Kuby mette in luce il progressivo avanzamento di un totalitarismo opprimente. Un totalitarismo insidioso perché camuffato con ideali libertari, che usa tecniche subdole per la manipolazione delle masse e la ri-educazione al pensiero unico: la nuova rivoluzione ha raffinato la materia del contendere, spostandola dalla politica e dall’economia al campo del sesso. Un libro che risveglia le coscienze e invita tutti ad agire, a opporsi alla deriva mortifera strisciante, a difendere con la Primo piano
forza della ragione e del buon senso la libertà di opinione, e in particolare la libertà dei genitori di educare i figli secondo le proprie convinzioni, così da preservare la famiglia, che è il fondamento necessario di una società sana. Senza i corpi intermedi (la famiglia, la comunità e anche la nazione), l’individuo, isolato, perde sicurezza. È debole e sempre più facile preda della propaganda, che ne fa un
consumatore supino, asservito, non-pensante. Questo non lo vogliamo per il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Per questo reagiamo e ci ribelliamo. Alla rivoluzione sessuale globale dobbiamo opporre una controrivoluzione della ragione e della verità: è questo il tempo in cui la menzogna dell’ideologia impera e sappiamo che «nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario» (George Orwell).
35 N. 57
IDEOLOGIA DI GENERE: Pubblicata la traduzione del libro di Dale O’Leary: una pietra miliare per comprendere la rivoluzione antropologica in atto
pericoli e portata
di Dina Nerozzi
La decostruzione dell’uomo e della famiglia in atto farà sì che i figli appartengano al Leviatano, allo Stato, che deciderà del loro destino in ogni ambito della vita 36 N. 57
Nel novembre del 1997 la casa editrice Vital Issue Press pubblicava il libro di Dale O’Leary The Gender Agenda: Ridefining Equality, in cui viene descritto il clima di tensione e le manovre sotterranee che caratterizzano le Conferenze Internazionali dell’ONU, dai cui lavori sgorgano le direttive che andranno a influenzare le politiche di miliardi di persone nel mondo. L’allarme sulla rivoluzione culturale che si stava preparando nell’ambito delle conferenze dell’ONU, ben descritto da Dale O’Leary, è stato captato e trasmesso nel capitolo
Ideologia di genere pericoli e portata, scritto dal vescovo peruviano Oscar Alzamora Revoredo nel volume Lexicon: Termini ambigui e discussi su Famiglia, Vita e Questioni Etiche, pubblicato nel 2003 da EDB e fortemente voluto dal Cardinal Lopez Trujillo, allora Presidente del Pontificio Consilio per la Famiglia. Il libro di Dale O’ Leary era inserito nella bibliografia di Mons. Revoredo ed è una lettura illuminante perché mette a fuoco il nuovo volto della rivoluzione marxista, questa volta in chiave antropologica. Accantonata, momentaneamente, la lotta Primo piano
di classe in campo lavorativo, la battaglia per l’uguaglianza andava combattuta contro la discriminazione delle minoranze oppresse in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere, passando per la ridistribuzione del potere tra il genere maschile e quello femminile. Gli ideologi del gender sono convinti che per fare progredire la società sia indispensabile smantellare la famiglia naturale, che tende a perpetuare gli stereotipi del passato (maschio/femmina, naturale/ innaturale, morale/immorale, eterosessuale/omosessuale), e che per raggiungere l’obiettivo prefissato le donne debbano essere strappate alla famiglia e immesse sul mercato del lavoro a competere con gli uomini per i posti di potere, indipendentemente dalla loro vocazione naturale, mentre la cura e la formazione dei figli deve essere affidata alle strutture dello Stato. Secondo l’ideologia alla base del “Nuovo Ordine Mondiale” l’anatomia, la fisiologia, la genetica, in una parola la biologia umana sarebbero solo un retaggio del passato destinato a scomparire, dato che ormai è l’uomo che decide in autonomia il suo destino, indipendentemente dai dati di realtà. Primo piano
Monsignor Revoredo aveva ragione da vendere nel lanciare il suo grido di allarme, infatti il nuovo mostro che sta crescendo nel mondo non può non far paura a tutti coloro che riescono a comprendere la radicalità del male insito nell’ideologia di genere, che è una sfida aperta alla natura umana, alla scienza non politicamente corretta e alla ragione. Una volta presa coscienza della rivoluzione antropologica che ha in animo di cancellare la biologia umana, oltre che le Costituzioni Nazionali dei vari paesi che dovevano adottarla, era necessario diffondere quanto prima il libro The Gender Agenda, cosa che si è verificata con la pubblicazione del libro Maschi o Femmine? La Guerra del Genere, da parte della Casa Editrice Rubbettino nel 2006. Allo stato attuale la rivoluzione è giunta in porto anche in Italia, infatti l’11 maggio 2016 il Ddl Cirinnà “Regolamento delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze” è diventato legge dello Stato. Contestualmente il Parlamento Italiano ha decretato l’irrilevanza dell’anatomia, della fisiologia, della genetica, ossia della variabile natura, ope legis, sancendo di fatto il principio secondo il quale è lo Stato a stabilire quale formazione sociale abbia diritto a essere considerata famiglia. Un passo
che potrebbe essere definito, senza timore di esagerare, come degno di uno Stato Etico. Nel suo tragitto verso questo falso progresso, lo Stato Italiano ha anche deciso di finanziare la fecondazione eterologa, inserendo la procedura nei Livelli Essenziali di Assistenza, dopo aver catalogato l’infertilità come una malattia al pari del cancro, e la procreazione medicalmente assistita la terapia indispensabile per ottenere la guarigione, senza alcuna possibilità di discriminazione tra coppie omosessuali ed eterosessuali. È proprio in questo ultimo passaggio che si riesce a intravedere più chiaramente quale sia l’obiettivo utopico finale della rivoluzione di genere. Nel momento in cui è lo Stato a finanziare il processo procreativo si saprà, finalmente con chiarezza, a chi appartengano le nuove generazioni: al Leviatano che a quel punto potrà legittimamente decidere del loro destino in ogni ambito della vita, garantendo anche un notevole profitto all’industria della Procreazione Medicalmente Assistita, che andrà a sommarsi a quella dell’industria della “buona morte”, con buona pace di chi ancora pensa che la vita sia un dono di Dio. 37 N. 57
Consigli (librari) spassionati... Qualche idea su buoni libri da regalare ai bambini l’abbiamo fornita nelle pagine precedenti. Vediamo ora qualche testo per ragazzi più grandi (ma che magari farebbe bene rileggere anche agli adulti)...
Titolo
Autore
Il piccolo principe
Antoine de Saint-Exupéry
Le cronache di Narnia
C. S. Lewis
Il giornalino di Gian Burrasca
Vamba
Il mondo nuovo Ritorno al mondo nuovo
Aldous Huxley
1984
George Orwell
L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello
Oliver Sacks
Il signore degli anelli
John R. R Tolkien
Terra degli uomini
Antoine de Saint-Exupéry
Hania (Trilogia)
38 N. 57
Silvana De Mari
Primo piano
… o qualcosa più “da grandi”, per una formazione bioetica “a prova di gender”… Titolo Cavalieri e principesse Ho due mamme Quello che gli uomini non dicono
Autore
Titolo
Autore
Pillole che uccidono
Renzo Puccetti
Ma questo è un uomo
Mario Palmaro
Lettera a un bambino mai nato
Oriana Fallaci
Questioni di vita e di morte
Tommaso Scandroglio
Il genocidio censurato
Antonio Socci
Giuliano Guzzo
Claire Breton
Roberto Marchesini
E vissero felici e contenti
Roberto Marchesini
Educare al maschile e al femminile
Tonino Cantelmi e Marco Scicchitano
L’ultimo uomo
Enzo Pennetta
LegGendeR metropolitane
Renzo Puccetti
Paper Genders
Walt Heyer
Primo piano
… o magari qualche classico da autentici prolife?...
O, infine, qualche saggio di quelli che veicolano messaggi proprio controcorrente... Titolo
Autore
Creazione ed evoluzione
Francesco Agnoli
Indagine sul Cristianesimo
Francesco Agnoli
Pensieri controrivoluzionari
Campari e De Maistre
La guerra contro Gesù
Antonio Socci
Le bugie degli ambientalisti
Riccardo Cascioli
Sposati e sii sottomessa
Costanza Miriano
39 N. 57
30 N. 42 - GIUGNO 2016
Avviso a pagamento
DIFENDI LA
FAMIGLIA
E I TUOI FIGLI
SOSTIENI
Alessandro Fiore, portavoce di ProVita, e Mario Agnelli, Il bene comune può essere realizzato solo attraverso la promozione senza compromessi della Vita portavoce dei Sindaci che hanno sollevato obiezione di coscienza alle unioni civili. e della Famiglia naturale fondata sul matrimonio. Notizie ProVita ha pubblicato un “Patto per la famiglia naturale” con il quale i candidati Sindaci nei capoluoghi di Provincia e i candidati Sindaci e Consiglieri nei capoluoghi di Regione si impegnano
a difendere la Famiglia, la Vita e Saudita, i bambini e a lavorare nell’interesse e per il maggior bene di tutto offrire servizi in Mauritania, Arabia Yemen, il popolo della realtà territoriale in cui sono candidati. Somalia, in altri paesi dove l’omosessualità può essere Vai sul sito www.notizieprovita.it per leggere il “Patto per la famiglia naturale” e conoscere i nomi dei candidati “nel nomeche di lo chihanno nonsottoscritto! può parlare” punita con la pena di morte, e in Nigeria, dove il WWW.NOTIZIEPROVITA.IT comportamento omosessuale può essere punito con la fustigazione, la prigione, o la morte per lapidazione. 12. Salesforce, una società di software, ha minacciato che avrebbe ridotto gli investimenti in Georgia. Ma Salesforce opera serenamente in India dove Human Rights Watch spiega che il codice penale ha rafforzato l’idea che la discriminazione e i maltrattamenti delle persone LGBT sono accettabili. 13. Apple Inc.: protesta negli USA, ma produce in Cina e vende nei Paesi Arabi. 14. National Basketball Association (NBA): è preoccupata per l’omofobia in USA, ma organizza manifestazioni sportive in Sud Africa, dove il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha scritto in una relazione della sua preoccupazione per il razzismo e la xenofobia. 15. Netflix, leader mondiale della TV via Internet, ‘è una società inclusiva’, dice. Ma offre i suoi servizi per esempio in Libia, la patria delle violazioni del dirittoUTERO internazionale. SPECIALE IN AFFITTO di donne e bambini tollerato dalla “società civile” 16. Sony: ha un ufficio inIl mercato Kazakhstan, dove Amnesty International segnala che si pratica la tortura e dove le libertà di espressione, associazione e riunione pacifica sono limitate. POSTE ITALIANE S.p.A. | Spedizione in AP - D.L. 353/2003 | (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) | art. 1, comma 1, NE/PD | Autorizzazione Tribunale: BZ N6/03 dell’11/04/2003 | Contributo suggerito € 3,00
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Anno IV | Rivista Mensile N. 37 - Gennaio 2016
PROVITA
Chi salva i bambini,
salva le madri Una testimone davvero eccezionale: Margherita Borsalino Garrone
Proposta di legalizzare l’eutanasia alla Camera
Molte grandi imprese si indignano per ‘l’omofobia’ dei governi federati (che riconoscono il diritto all’obiezione di coscienza), ma che fanno affari d’oro fuori dagli USA, in Paesi dove l’omosessualità è addirittura reato, passibile di condanna a morte
9. General Electric Co., si dà da fare in Arabia Saudita, un Paese che criminalizza il comportamento omosessuale (nel 2014, un uomo saudita è stato condannato a tre anni di carcere e 450 frustate: aveva usato Twitter per organizzare incontri con uomini). 10. The Coca-Cola Co.: nel 2006, gli impianti di imbottigliamento della Coca-Cola sono stati accusati di interferire con i problemi di irrigazione nelle regioni dell’India e America Latina che soffrono per scarsità d’acqua. Più di recente, la Coca-Cola è stata accusata di rifornirsi di zucchero beneficiando di espropri non etici. Il sito della Coca-Cola, però, elenca la bio-diversità, la tutela dei diritti delle popolazioni locali, la sostenibilità come valori fondamentali (oltre che ‘l’inclusività’). Anche essa ha levato vibrata protesta contro le leggi omofobe della Georgia ecc. 11. PayPal addirittura è intervenuta nella polemica sulla legge per i bagni unisex. Ma PayPal continua a
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Gli attivisti LGBTQIA(...) pretendono che ognuno sia libero di andare nello spogliatoio o nel bagno ‘che si sente’: un uomo che apparentemente ha gli attributi da uomo, ma che ‘si sente donna’ dovrebbe poter andare nello spogliatoio (o nel bagno) delle donne
Insomma, sappiamo bene quanto sia faticoso, per tutte queste grandi imprese, barcamenarsi tra gli ideali e il portafoglio. Ma, alla fine, tutto sommato pare che conti di più il dio quattrino, non è vero?
www.notizieprovita.it “nel nome di chi non può parlare”
cuore
Anno V | Rivista Mensile N. 41 - Maggio 2016
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Anno V | Rivista Mensile N. 39 - Marzo 2016
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“nel nome di chi non può parlare”
5. La Weinstein Co., un grande studio cinematografico, ha minacciato che non avrebbe mai più girato un film in Georgia, ma gira e produce Shanghai, in Cina; No Escape in Tailandia. 6. AMC Networks Inc., produttrice della fortunata serie The Walking Dead, lavora in Russia, Paese ‘omofobo’ per eccellenza. 7. Time Warner: non avrebbe lavorato mai più in Georgia, ma a Singapore sì (un altro Paese che vieta penalmente l’attività omosessuale, secondo l’ International LGBTI). 8. La Walt Disney Co.: e la sua controllata Marvel Entertainment sono ‘aziende inclusive’, ma continuano ad espandersi in Cina, dove tra l’altro investono 5.5 miliardi di dollari per un parco a tema a Shanghai.
il
IN UNA GOCCIA CURA E CONFORTO PERINATALE
Non vuoi finanziare gli aborti? OSA: OBIEZIONE ALLE SPESE ABORTIVE
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