HO VIAGGIATO VERSO LA FLORIDA SENZA CELLULARE INTRODUZIONE Pensate un giorno di dover rimanere senza telefono per un periodo di tempo, cosa fareste? Questa è la storia vissuta dall’autrice, che per una banale dimenticanza, ha dovuto viaggiare per migliaia di chilometri, senza cellulare. Da un viaggio normale, si è trasformato in una nuova avventura, che porta l’autrice ad avere dei ripensamenti verso questa vita, nel caos tecnologico in cui ci troviamo. Una cosa nuova, nata per caso, ma che fa pensare a come vivevamo prima, senza questa arma letale che è il telefono. Assaporate questa avventura, con questo nuovo o vecchio punto di vista.
LA PARTENZA Mi alzo alle tre di mattina per recarmi all’aeroporto, mi vesto, controllo i bagagli, prendo il mio cellulare e il caricatore, molto importante perché se dovesse scaricarsi posso caricarlo in aereo. Mentre sono assonnata, carichiamo i bagagli sull’auto, io e mio marito e partiamo per il mio viaggio in Florida. Mentre mi allontano da casa, sento salire una tristezza, che unita al sonno mi dà la nausea. Le strade deserte, si caricano di auto man mano che ci avviciniamo all’aeroporto. Eccoci, parcheggiamo l’auto, scarichiamo la valigia e il mio zaino, ed entriamo nella hall. Mentre mi guardo in giro sperduta in quell’immensa e fredda entrata, faccio un sobbalzo, guardo mio marito, non ho il coraggio di dirglielo, ma lui vede la mia espressione e mi chiede: “Cosa c’è?”. Io con voce sommessa lo avverto che ho lasciato una borsa a casa. Lui dapprima sgomento, poi arrabbiato, si gira per tornare a
casa a recuperarla, ma io avevo il check-in dopo un’ora e trenta, non ce l’avrei fatta. Il panico mi stava prendendo tutto il corpo. Allora ho pensato di chiamare mio figlio a casa e di farlo partire con la borsa, così avrei avuto un po’ più di tempo. Telefono a casa, risponde mia figlia, le spiego l’accaduto e le dico di svegliare il fratello e farlo partire con la borsa, sento la sua voce da lontano lo prego di arrivare lì al più presto e lui parte. Io non sapevo se tutto si sarebbe sistemato per tempo, ma intanto imbarco la valigia più grossa. Più il tempo passava più mi rendevo conto che non ce l’avrei fatta, ma io ero positiva, quindi avrei aspettato. La telefonata di mio figlio che era arrivato all’aeroporto mi aveva ridato speranza. Ci troviamo, mi consegna la borsa, lo ringrazio e parto come se non ci fosse un domani verso la dogana e il gate. Ora toccava a me correre. Con lo zaino in spalla arrivo alla dogana e spiego ad un poliziotto che sono in ritardo e devo prendere l’aereo, così mi fanno passare attraverso una zona vuota, mi controllano e posso andare. Cinquanta metri dopo la dogana, vedo avvicinarsi un posto di controllo biglietti, corro ma suona il mio cellulare, chiuso in una tasca nel giubbino. La ragazza mi chiede il biglietto, io rispondo, è mio marito che mi chiede se sono arrivata al gate, io rispondo di no, chiudo il telefono, lo appoggio su dei mobili accatastati di fianco alla ragazza, tiro fuori il biglietto dalla tasca dello zaino, lo do alla ragazza la quale guarda e fa un cenno che va bene chiudo lo zaino, riprendo il biglietto e ricomincio a correre verso il gate.
LA SORPRESA Finalmente dopo tanti corridoi, i Duty-free shop, con quell’odore forte di profumi che al mattino ti danno la nausea, scale mobili, poi altri corridoi, arrivo ai gates. Ecco i miei amici, sono arrivata i tempo, che vittoria! Mancano dieci minuti all’imbarco, c’è un bar qui vicino, ordino un cappuccio e una briosce, mi sono calmata e mi è venuta fame. Mi siedo ad un tavolino, ma devo avvertire casa che sono arrivata al gate, slaccio la cerniera della tasca, vuota! Il mio cellulare è sparito! Mi alzo in piedi di scatto, lascio la colazione e corro nel grande salone da dove sono arrivata, cerco di ritornare
indietro, ma non riesco a capire quale è la strada, disperata mi accascio su un sedile del gate e penso che non è possibile l’abbia perso. Che giornata nera! Ripenso analiticamente, dove possa essere il mio cellulare, ripercorro con la mente e capisco di averlo lasciato al primo controllo di sicurezza dopo la dogana, il mio telefono è lì. Spiego ai miei amici l’accaduto, uno di loro mi presta il telefono e avverto casa che non ne sono più provvista, i commenti non posso riportarli, troppo per le mie orecchie e per lo stato in cui mi trovavo. Insieme ad un’amica, chiedo alla hostess d’imbarco se possono recuperarmelo, lei dice un no secco, andrà all’Ufficio Oggetti Smarriti. La preghiamo dato che sto partendo per gli Stati Uniti, ma la risposta è sempre no. Cosa faccio? Salgo sull’aereo, chiediamo alla hostess di bordo la stessa cosa, risponde che deve chiedere al Comandante, se può aspettare che lo recuperino; ma io sapevo già la risposta:” I’m sorry, the Captain can’t wait, we’ll leave late”. L’aereo decolla, io sono ferma al mio posto, quasi ignara di cosa mi succederà appena scenderò dall’aereo, al primo scalo, Zurigo. Intanto a Milano Malpensa è arrivato di nuovo mio marito Paolo, si è messo alla ricerca di questo Ufficio Oggetti Smarriti, ma non vi è l’ombra. Chiede ad un poliziotto, il quale vuole sapere tutta la storia e risponde che il cellulare sarà stato dislocato a questo ufficio. Ok, questo lo sapevamo tutti! Ma come arrivarci a questo ufficio? Trova un altro poliziotto, più gentile, il quale telefona al famoso ufficio, da i dati del telefono e rispondono che sì, hanno recuperato quel tipo di telefono. Evviva! “Allora posso recuperarlo”, dice Paolo, ma il poliziotto gli indica di no. Qual è il problema, chiede lui? Il problema è che il cellulare si trova in una specie di limbo; infatti, è stato recuperato dopo la dogana italiana, in zona internazionale. La spiegazione era stata chiara, in quel momento il telefono era irrecuperabile. Paolo con lo sguardo attonito, chiede allora cosa deve fare per recuperarlo, il poliziotto gli dice di andare sul sito della Malpensa e compilare un modulo per il recupero oggetti smarriti. Paolo torna a casa ed inizia a cercarlo sul computer, lo trova, lo compila e lo manda a chi di dovere, qualcosa succederà, pensò lui. Intanto sbarcata a Zurigo, mi faccio prestare il telefono da una conoscente e telefono a casa per avere notizie fresche. Mio marito mi spiega tutta la burocrazia in corso per il recupero del cellulare e mi dice che ci dovrà mettere una buona parola chi sta lassù, per riaverlo indietro. Nonostante tutto il mio morale non era basso, mi sono fatta coraggio, per questo viaggio sarei stata senza telefono, in qualche maniera avrei fatto.
UNA NUOVA AVVENTURA
Ho pensato che nonostante tutto, questa disavventura, poteva diventare una nuova avventura. L’aereo per Tampa era in ritardo di quattro ore, cosa avrei fatto in tutto quel tempo senza il mio cell? Tiro fuori dallo zaino il libro che sto leggendo e continuo a leggerlo, ecco trovata la soluzione. Finalmente si parte e mentre siamo in volo per la Florida, ogni tanto, sono tentata di prendere il cellulare, oppure qualche mia amica mi dice: “Guarda cosa ti ho scritto!”, io la guardo e lei sobbalza dicendo: “É vero! Non hai il cell!” e io annuisco con uno sguardo ironico. Atterriamo a Tampa in Florida, ci portano fino all’Hotel con un pulmino e prendo posto nella mia camera, finalmente. Chiamo la reception e mi informo sugli orari dei pasti, mi dicono che la colazione si fa in camera, ordinando da un app, tutte le mattine, mentre pranzo e cena nel ristorante. Io rimango sbalordita e penso come fare senza telefono. Mi faccio passare il responsabile del ristorante e gli spiego che non ho telefono per ordinare la colazione, lui molto gentilmente mi da il suo numero dell’interno, dove potrò ordinare la colazione tutte le sere per il mattino. Anche questa è risolta! Dopo tre giorni ci spostiamo nella cittadina di Clearwater, un posto turistico, lì non ho avuto bisogno del cellulare neanche per un attimo. Giravo con le mie amiche, camminavo sul lungomare e mi fermavo ad ammirare quei bellissimi tramonti, tipici della Florida, rosso fuoco, stupendi. Una pace nell’aria e una tranquillità che solo il mare ti può dare e sei fortunata vedi anche le coppie di delfini giocare nell’acqua con le onde. Qui il cellulare non c’entrava niente, sarebbe stato solo un disturbo alla quiete. Le spiagge profonde e bianche, che riflettono il sole di aprile, come se fosse già estate, il mare lontano, come una striscia azzurra in fondo al bianco. Un paradiso! Ma come mettersi in contatto con la mia famiglia senza cell? Nella mia camera vedo che il telefono fisso dell’hotel, è abilitato per telefonate nazionali e internazionali, certamente con un prefisso molto lungo, così la mattina dopo decido di provare. Sono le otto di mattina però se ci penso in Italia sono le quattordici, quindi posso chiamare, digito i numeri, attendo, ecco qualcuno risponde, è mio figlio, evviva ce l’ho fatta anche a trovare la soluzione per parlare con la mia famiglia! Mi sento Superman in questo momento, posso vivere anche senza cellulare, la vita è bella ed è ancora a portata di persona, non di telefono. Dodici giorni di purificazione dalla tecnologia e dal telefono, voi non avete idea di cosa si tratti. Vedevo le persone tutte immerse in quell’affare rettangolare e ridevo, perché io non ne ero più schiava. Con le mie amiche
ci davamo appuntamento, come si faceva una volta, poi ci si trovava e si andava. E così i giorni passavano e il momento del rientro si avvicinava, intanto mio marito era riuscito a farsi ridare il telefono, che mi aspettava a Milano. Ero elettrizzata per quello che avevo risolto, senza difficoltà, così ho preso l’aereo e sono tornata a casa.
CONCLUSIONE Dovreste provare a staccarvi dal telefono per qualche giorno e ritrovare voi stessi e la vita come era prima di questo accanimento social-tecnologico, non potete capire come le persone mi invidiavano e mi dicevano: “Beata te che sei senza telefono!”, oppure c’era chi mi diceva: “Io non ci riuscirei a stare senza, non so come tu possa fare”. Ma non ci vuole molto, basta avere il coraggio di lasciarlo lì, su un mobile ed andare via, in vacanza, per un
week-end, per una serata tra amici. Siamo diventati schiavi di questo rettangolo, c’è chi ne ha anche due, e li vedi con un telefono all’orecchio e uno in mano in attesa, oppure uno per il lavoro e uno per la propria privacy, incredibile! Quindi fate come me, prendetevi una pausa dal telefono, ogni
tanto e……. riassaporate la vita. Provate!
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Sommario INTRODUZIONE LA PARTENZA LA SORPRESA UNA NUOVA AVVENTURA CONCLUSIONE Copyright © 2021 NOWO All rights reserved. This book or any portion thereof may not be reproduced or used in any manner whatsoever without the express written permission of the publisher except for the use of brief quotations in a book review. Front cover image by NOWO. Book design by NOWO. NOWO snc Via Gen. Guisan 4 6833 Vacallo Switzerland