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Cenni d’inquadramento storico-topografico Addossato da NO al recinto delle Faete, l’abitato di Rocca di Papa culmina, alle pendici del Monte Cavo, con uno sperone di roccia lavica che chiude a settentrione l’altopiano dei Campi d’Annibale – la caldera del recinto vulcanico – dominandolo nei valori di quota. La configurazione orografica di questa formazione naturale, contraddistinta da contorni netti rispetto all’area circostante, da fianchi precipiti e sommità pianeggiante (superficie di ca. m2 4000), nonché la posizione panoramicamente eminente da SO a SE, ne fanno luogo d’elezione per istallazioni a carattere difensivo, abitative o militari. L’odierna toponomastica, a conferma di ciò, vi localizza una fortezza, un impianto fortificato medioevale di tipo militare. Una preliminare ricognizione delle notizie storiche in merito a tale presenza, riporta indizi circa la sua esistenza al XV secolo, riconoscendo un riferimento ad essa nell’atto di vendita di Rocca di Papa a favore dei Colonna da parte degli Annibaldi: anno 1425 (G.Tomassetti, La Campagna Romana antica, medievale e moderna, IV La Via Latina, Firenze1979). Antica famiglia romana gli Annibaldi, originaria dell’area castellana compresa tra Rocca Priora e Rocca di Papa, tenne qui, nel Castello della Molara, il centro del proprio feudo che controllava strategicamente il percorso della Via Latina e che si estendeva sino alla fascia costiera con numerosi possedimenti, sino ai confini meridionali dello Stato della Chiesa (Circeo). La metà del secolo XIII segna il momento più alto della vicenda politica di questa casata, favorita dai legami d’amicizia che la legarono a Papa Innocenzo IV (1243-1254) e Carlo I d’Angiò (1220-1285) e dal conseguente incremento territoriale del feudo. La parabola discendente si avvia, nel XIV secolo, concludendosi alla metà di quello successivo, quando gli Annibaldi scompaiono definitivamente dalla vita pubblica e dalla scena politica, il Castello della Molara è in rovina e, come si è visto poco sopra, gli antichi possedimenti sono alienati a favore di altre baronie. La fortezza di Rocca di Papa, dunque rientra nel sistema di controllo e difesa del dominatus degli Annibaldi. Con il beneficio del dubbio, è plausibile collocarne l’origine, al più tardi, tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo. Alla metà del XVI secolo se ne ascrive la demolizione, voluta dal Pontefice Paolo III Farnese (1533-1549). L’episodio si inserisce in una fase storica che vede la politica papale intesa alla riorganizzazione dello Stato della Chiesa, mediante la creazione di alcune entità territoriali autonome entro i suoi confini, erette a ducati e frutto di ridistribuzione, spesso forzata, degli equilibri di potere tra le famiglie baronali. Nel 1556 Paolo IV Carafa crea il Ducato di Paliano, affidandolo al nipote Giovanni, con i territori confiscati ai Colonna in Campagna (parte della provincia Campagna e Marittima, corrispondente approssimativamente al Lazio centro meridionale) comprendendovi pertanto anche Rocca di Papa. Il successore, Pio IV Medici (1559/1565), trasferendo ai Colonna la potestà sul Ducato restituirà di fatto quanto sottratto a quella famiglia (A. Sennis, Un territorio da ricomporre: il Lazio tra i secoli IV e XIV; G. Pizzorusso, Una regione virtuale: il Lazio da Martino V a Pio VI in: Atlante storico-politico del Lazio, Bari 1996).
La vicenda della fortezza, dalla sua demolizione, parla di un costante ed a tratti virulento processo di spoglio spinto, con maggiore o minore intensità, sino ai nostri giorni. Tomassetti, nel testo citato, riporta notizia di atti pubblici, riguardanti richieste di sfruttamento dell’impianto come cava di materiali da costruzione, risalenti a tutto il secolo XVIII, sino a giungere alla fine di quello successivo in cui, un arbitrario atto amministrativo del Comune di Rocca di Papa alienava l’intera area della fortezza in favore d’un costruttore edile. Gli sciagurati esiti di quella vicenda furono scongiurati per l’opposizione della famiglia Colonna, ancora proprietaria - dopo quattrocento anni – dell’antica fortezza. Da allora sono trascorsi circa 120 anni, nel corso dei quali il degrado fisico della struttura ha proseguito il suo cammino, pressochè indisturbato.
ARTICOLAZIONE DEL SITO Il complesso fortificato, per quanto ora visibile, si direbbe esteso a comprendere l’intera superficie dell’altura. Esso si articola in due componenti principali: l’edificio vero e proprio e ciò che si direbbe la cinta difensiva; il primo occupa la zona più alta del colle, lungo il cui perimetro si sviluppa la seconda. Allo stato, non è dato sapere se, nell’area attualmente libera, tra l’edificio e la cinta potessero esservi, o meno, altre strutture permanenti, approntamenti mobili et similia. I resti dell’edificio ne evidenziano un assetto planimetrico piuttosto articolato e caratterizzato da consistenti variazioni di quota tra gli ambienti – in parte sotterranei – raccordati da scale ed anche strutturalmente sovrapposti. Una prima lettura superficiale delle murature e delle componenti strutturali, già restituisce l’immagine d’una vicenda architettonica sicuramente ricca. I valori dimensionali dell’edificio appaiono, per il momento, relativamente contenuti, tuttavia non mancano volumi di una certa consistenza (si veda il vano voltato, lato S/E). I dati riportati consentono senz’altro di valutare l’importanza dell’impianto, ma non l’entità dei lavori necessari a completarne l’indagine: mancano elementi circa l’effettiva consistenza e la qualità dell’interro; della cinta difensiva si intravedono indizi; nulla emerge, come s’è detto nell’estensione di terreno tra edificio e cinta; su i fianchi dell’altura, coperti di vegetazione, è attestata la presenza di corpi in muratura; non si è in grado di definire l’effettiva estensione dell’edificio.
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Testo base di riferimento per la formulazione delle analisi è il Programma Pluriennale di Promozione Economica e Sociale, redatto dal Parco Regionale dei Castelli Romani nel maggio 2009.