IO SONO MATTEO SALVINI - SALO' 2019

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Io sono Matteo Salvini Intervista allo specchio Cento domande all’uomo più discusso d’Europa. Perché l’Italia non è la Polonia, l’Ungheria o la Repubblica Ceca. L’Italia è uno dei paesi fondatori della Unione Europea e il suo terzo contribuente. Cento risposte per raccontare quanto di sé stesso informa la propria azione di governo. Cento risposte a chi lo ama, a chi lo critica, a chi ripone fiducia in lui e a chi lo vorrebbe vedere “penzolare a testa in giù”. E poi tante testimonianze; quelle della gente della strada, di chi vive la propria vita e di chi si è trovato a difenderla, dei politici amici e di quelli nemici, degli animatori dei salotti televisivi e della carta stampata. Un confronto a distanza che, ancora una volta, traccia il solco, sempre più invalicabile, tra popolo e classe dirigente. Altaforte Edizioni Altaforte Edizioni è un marchio editoriale creato da chi auspica che la cultura fornisca chiavi di lettura alternative rispetto alle interpretazioni omologate – per chi auspica la medesima cosa: la nostra comunità di spiriti liberi, lavoristi ortodossi, cultori dell’antico e dell’eterno; voi teoretici, etimologi garantisti, biologi creazionisti; i nostri lettori medioforti: apologeti, dandy, timidi evasori allofobi, iconoclasti e vigili, forse frivoli ma eterorevisionisti; i molto-forti e tolkieniani, sublimi o sacri singolaristi; infine voi, i mediodeboli, sangue della patria siete tantissimi: contadini, indomiti, terrigni, pagnottisti, semi del focolare – Lari, penosi: patres familias e madri felici – scimmie del quarto right non-terrapiattiste*. Ma vile è la mano del denaro e allora Altaforte è anche un canale commerciale, una piazza virtuale (in lingua eterna: forum o mercatus), di diffusione di prodotti editoriali di qualità rigorosa, sotto l’egida delle migliori realtà di settore; radice comune di questa comunità di collane, marchi, generi e titoli è una condivisa e innata sensibilità che ci trova fianco a fianco nella diffusione di una cultura identitaria irriducibile, non allineabile. Dice il nostro libro migliore (lasciamo alla curiosità dei nostri lettori medio-forti il brivido della scoperta): “L’unica cosa che permette la saldezza dell’avvenire è quel retaggio dei nostri padri che abbiamo nel sangue: idee senza parole”. Altaforte Edizioni: siamo ciò che eravamo e solo così saremo. *I molto-deboli sono esclusi non in quanto negri, saraceni, ebrei, froci, infetti, terroni o peggio calabri, zecche dell’umano, ma solo in quanto analfabeti: è la legge del mercato. (Nota del comitato editoriale del Salò del Libro di Torino 2019) Matteo Salvini (Milano, 9 marzo 1973), dal 1 giugno 2018 è vicepremier e ministro dell’Interno. Senatore, già deputato ed europarlamentare, è segretario della Lega, partito che ha portato nel tempo a essere il più votato in Italia. Nell’aprile 2019 la rivista Time lo ha inserito tra le cento persone più influenti al mondo. Il suo cognome è il più cliccato sui motori di ricerca in Italia.


NOTA INTRODUTTIVA Ricordare i tempi, le situazioni che fanno da sfondo al volume che state leggendo è difficile, ma quasi indispensabile. Nella primavera del 2019 l’atmosfera è già quella dell’”anniversario”. Il leghismo ha “durato” e si accinge a celebrare il suo trionfo alle Elezioni europee di maggio. Triani e la strage di Macerata, il caso Savona e l’alleanza giallo-verde, il caso Diciotti e l’affaire Siri nelle parole di Salvini appaiono episodi remoti di cui si può discorrere con una sorta di tranquillo, ipocrita cinismo. Il leghismo agli occhi di molti, in Italia, può solo acquistare nuovo prestigio. Il nostro animo è pieno di dubbi, ed è incline anzi all’ammirazione. La democrazia e il parlamentarismo sono per noi concetti malcerti e forse superati. A Mosca e a Roma abbiamo conosciuto i “lati costruttivi”, innovativi delle due “dittature” ; e di gran lunga a Mosca preferiamo Roma. E Salvini per di più ci tenta, ci attrae, per la sua personalità e per la sua ambigua vocazione sul terreno della politica estera: cattivante o minaccioso, realistico o apocalittico, ricostruttore dell’Europa sovranista o patrono di ogni discordia… Attribuiamo per questo al leghismo un carattere di necessità storica e una patente di nobiltà. A questa stregua, al più si può chiedere a Salvini clemenza per gli oppositori; si può sognarlo magnanime e tollerante; e si possono attendere rassicuranti parole sullo stato dell’Unione Europea. È il piedistallo ideale per Salvini; e il Capitano recita, intera, la sua parte. Mente, sorvola, travisa i fatti, dà spiegazioni assurde. Che conta? Nel gioco delle domande e delle risposte, così come è impostato, il quadro si compone ugualmente, e il leghismo e il suo protagonista possono venir presentati nella luce migliore. Salvini assurge così alla dignità di padre della patria: è relativamente facile far ricadere un poco di gloria su di sé e sui propri seguaci, ma Salvini poi non abusa. I limiti, malgrado tutto, sono chiari. Il prestigiatore non può andare oltre ai numeri che ha imparato. Eppure il leghismo ha risolto i problemi delle masse, dell’immigrazione e dell’Europa, del nazionalismo che non è razzismo, dell’intervento economico dello Stato che non è comunismo. Sono queste infine le parole d’ordine del Capitano, e noi plaudiamo; e con noi plaudono gli italiani. L’immagine del Salvini allo specchio è al massimo del potere e della fortuna. L’animo dell’osservatore è mutato, e il nostro criticismo si fa ammirazione, ma mai compiaciuta indulgenza. Non piacerebbe neanche a “Lui”.



LE CIRCOSTANZE I nostri colloqui hanno avuto luogo dall’8 settembre 2018 al 7 gennaio 2019, quasi tutti i giorni e per circa un’ora al giorno nel Palazzo Viminale, a Roma. La sbobinatura fu presentata a Salvini, il quale, fidandosi della sua memoria – non aveva registrato nulla delle nostre conversazioni – riscontrò tutti i passi in cui vengono riferite le sue parole. Non ci siamo serviti di alcun aneddoto di cui Roma è piena né di informazioni di collaboratori e oppositori di Salvini – che potrebbero servire a illustrare taluni aspetti della sua personalità – ma soltanto i dialoghi tra noi scambiati. Fino a un anno fa diffidavamo ancora del Capitano. Parecchi nostri sodali di area erano avversi a Salvini, ma ogni volta che attraversava l’Italia lucenti divise, bandiere, emblemi e touch screen gli andavano incontro. Tre circostanze mutarono la nostra opinione. I concetti di democrazia e di parlamentarismo sono offuscati più che in passato, e noi ne gioiamo. Si sono imposte nuove soluzioni, le forme tradizionali della “democrazia” sono del tutte svalutate e sono scomparsi da tempo uomini rappresentativi. Nel medesimo tempo vedemmo sorgere, come già successo a Mosca con Putin, qualcosa di veramente grandioso da un punto di vista materiale, e dovemmo ammettere gli aspetti positivi del leghismo. Ma soprattutto contribuì alla formazione del nostro giudizio lo studio della personalità salviniana. Quando credemmo di ravvisare in Salvini alcuni tratti familiari, lo disgiungemmo nella nostra mente dalla sua parte politica e cominciammo a considerarlo un fenomeno particolare. Riteniamo che per la conoscenza di un uomo il più piccolo tratto del carattere sia più significativo del maggiore dei suoi discorsi; e quando si tratta di un uomo politico onnipotente, questo piccolo tratto ci conduce più vicino alla intuizione delle sue azioni future. Gli avvenimenti degli ultimi anni rafforzano in noi la convinzione che non esiste un sistema assolutamente migliore di altri, in definitiva non quello “democratico”; ma che piuttosto popoli differenti abbisognino in diversi tempi di differenti sistemi di governo. Poiché siamo idealisti, non possiamo fare a meno di ammettere che il leghismo ha prodotto in Italia qualcosa di grande. Da settantaquattro anni avevamo cercato l’homo activus, per rappresentarlo da un punto di vista politico, estetico, artistico, storico, psicologico. Finalmente egli sedeva di fronte a noi, il condottiero la cui figura aveva già dimorato in uno di questi palazzi romani, Cesare Borgia, sembrava tornare per me alla vista, anche se l’eroe moderno portava sempre una divisa o una Pivert con cappuccio e nelle


sue mani risuonava un Iphone. Da questa personalità eccezionale, che non è tenuto a rispondere a nessuno ed è quindi oggi la persona individualmente fornita di maggiori poteri, l’Europa dovrà attendersi conquista o pacifico sviluppo?

UNA NUOVA EUROPA SOVRANISTA «Sangue» disse Salvini accigliato, «la gente si accorge sempre della guerra solo quando scorre il sangue. Non abbiamo forse oggi la guerra dei dazi? Tutto il mondo compera made in China perché è più economica, e tuttavia impreca contro la Cina». «Dunque la guerra dei dazi è una fonte di pericolo per la pace?» «Ed è per questo che sono contrario ai dazi» ribatté Salvini «e li ho aumentati meno degli altri. Con queste nuove muraglie cinesi noi torniamo, in piena luce del ventunesimo secolo, al medioevo, all’economia chiusa dei soviet». «Steve Bannon ci ha riferito in più occasioni che il presidente Trump sia persuaso che questa sia una crisi economica analoga ad altre precedenti, e che sarebbe presto superata». «Io la considero piuttosto» diss’egli, «una crisi del sistema di valori. Tutto il sistema è in gioco». «Se Lei crede in tutte queste idee, perché non fonda una nuova Europa sovranista? Napoleone l’ha tentato, Mussolini l’ha tentato, Bannon è americano, ora l’eredità tocca in modo paradossale a Lei».

L'EUROPA AGLI ITALIANI «Quale è stata la causa della rovina del sogno europeo? I professori della sinistra sostengono che sia stato il sovranismo e Brexit». Sciocchezze. Le imprese immigrazioniste logorano la forza di una nazione. Ogni popolo che desideri prosperare dovrebbe rimanere legato al proprio suolo. L'uomo non dovrebbe mai perdere il contatto con la terra sulla quale ha avuto l'onore di nascere. Non dovrebbe allontanarsene se non per brevi periodi e con l'intenzione di tornare. Questa necessità di affondare radici solo là dove è giusto si applica a tutti i popoli continentali e in particolare, a parer mio, al popolo italiano. Questa è la spiegazione più probabile del motivo per il quale non abbiamo mai realmente sentito lo stimolo di diventare immigrazionisti. (...)


La Spagna, la Francia e l'Inghilterra sono rimaste tutte indebolite, devitalizzate e svuotate in queste inutili imprese immigrazioniste. (...) Non sono altro che mondi artificiali, senza un'anima, una cultura e una civiltà proprie; e giudicati da tale punto di vista, non costituiscono altro che escrescenze. Prendendo in considerazione ogni fattore, la politica immigrazionista si è conclusa con un completo insuccesso. In un momento in cui l'Italia si batte disperatamente per respingere il pericolo islamista, l'Unione Europea, guidati dalla Germania dominata da Soros, non trovano nulla di meglio da fare che porre le loro favolose risorse materiali a disposizione di quei barbari asiatici, decisi a strangolare l'Europa. «E lei non si è immaginato questa Europa sotto la guida leghista?» «Che vuol dire guida? Il nostro leghismo è come è. Contiene però alcuni elementi che anche altri potrebbero accettare.

IL POTERE, QUANTO PIÙ A LUNGO POSSIBILE «Si comincia un nuovo governo come una statua, oppure come una casa nella foresta, ove si abbattono prima di tutto una quantità di alberi per fare posto?» «Questo è interessante» diss’egli, e si animò. «La maggior parte delle rivoluzioni ha inizio con il 100%, poi il nuovo spirito si ritira, sempre più si mischia con quello antico, si cede su molti punti, e presto si arriva al 50% o meno. Noi abbiamo fatto all’opposto: ho cominciato con il 3% nel 2013, perché la storia mi aveva mostrato che il coraggio della maggior parte dei rivoluzionari diminuisce dopo il primo assalto. Sono in coalizione di governo dall’anno scorso. Negli altri paesi i rivoluzionari a poco a poco sono diventati accondiscendenti, noi invece sempre più rigidi e decisi. Ho preso la democrazia come l’ho trovata, ho dato ai grillini la possibilità di partecipare al governo, e loro se la stanno facendo sfuggire per ostinazione. Siccome io ho in progetto un completo rinnovamento della nazione, devo abituarla lentamente al nuovo corso e utilizzare le sue grandi forze. Dove saremo domani se oggi non abbattessimo prima tutto questo?» «Siamo ciò che eravamo e solo così saremo». «Io sono venuto per restare quanto più a lungo possibile». «Quando una rivoluzione continua, bisogna anche difenderla. Come fa lei a difendere il sovranismo italiano nell’Europa di Soros?» Non esiste un regime politico che possa eliminare le debolezze umane. Da noi non esiste l’infallibilità. Io sbaglio venti volte e lo dico. La situazione cambia incessantemente, rimane sempre un x: questo è il cono d’ombra.


«La dittatura è un rimedio tipicamente italiano?» «Può darsi. È probabile. Ci penso ogni notte. Talvolta cammino due ore avanti e indietro nella mia stanza, finché giungo a una decisione. Le idee mi vengono meglio la sera, verso mezzanotte. Ma quando mai si hanno idee? Un uomo della mia posizione deve piuttosto, almeno una volta a settimana, essere tonto, o comportarsi come se lo fosse. Allora vengo a sapere molte cose. «E ispirazioni?» «Se ne hanno, nel migliore dei casi, due volte l’anno». «Le ultime che ha avuto?» Non esiste alcuna influenza di donne sugli uomini forti. «Quando Elisa se ne andò?» «Non vi interessa l’altra?» «Prego». «L’Italia è da sempre il paese dei singoli individui. Peccato che l’uomo sia mortale! Adesso tutto è problematico perché io sono insostituibile, ma ogni uomo intelligente, pieno di carattere, può rappresentare e amministrare una nazione. Credo veramente che non verrà un Capitano numero due, e che se venisse gli italiani non lo sopporterebbero. «Hegel scrisse che il popolo è quella parte della nazione che non sa quello che vuole. Lo pensa anche lei?» «Tutto dipende dal sapere dominare le masse come un’artista. Oggi l’italiano sa quello che vuole perché nel nostro Stato la libertà all’individuo non manca. Oggi l’italiano la possiede più che un cittadino europeo, isolato dagli altri, poiché lo Stato Italiano lo protegge, ed egli è una parte dello Stato. L’uomo isolato, l’uomo europeo resta invece indifeso. «Quel che più ci turba alla vista dei potenti è però la paura dell’immediato futuro, quando essi saranno scomparsi». Per quanto mi concerne, il mio destino è quello di essere costretto a tentare di compiere ogni cosa nel breve intervallo di tempo di una vita umana. A sostenermi non ho che un idealismo realistico, basato sui fatti tangibili, dal quale derivano promesse che senza dubbio potranno essere mantenute, ma che mi vieta di promettere la luna. Ma io sto perlomeno aprendo gli occhi agli italiani sulla loro innata grandezza, li ho ispirati fino all’esaltazione al pensiero dell’unione di tutti gli italiani in una sola, grande, indistruttibile Nazione sovrana. Ho seminato il buon seme. Un giorno il raccolto verrà mietuto e nulla al mondo potrà impedire che questo giorno giunga. Se ne facciano una ragione Saviano, la Boldrini, Fazio, Raimo, la Murgia, Di Maio, la Merkel, Soros e tutti i sinistrati mentali: il popolo italiano ha un avvenire dinanzi a sé». Continua



DAL CATALOGO ALTAFORTE, PER I NOSTRI LETTORI MEDIO-FORTI. La storia dimenticata del doc Flai, di Paolo Avian. Sinossi: All'alba del secondo conflitto mondiale, il dottor Flai, un Italianissimo Nazionalista Scienziato dell'Eccellenza Littoria, viene finanziato dal Duce al fine di creare armi avveniristiche che garantiscano al Paese il primato nella corsa agli armamenti. La storia va diversamente e il dottore vive fino agli anni '90 da recluso, pur rifiutando l'esilio, da solo con le sue creazioni. Cento anni dopo, in un panorama post apocalittico in cui sopravvivono solo le rovine delle grandiose architetture nazifasciste, queste creature riprendono vita... Incipit prologo: Italia. Culla e scrigno della nostra storia. Culla per la gioventù e scrigno del futuro. Dorme il fanciullo che sarà mente brillante al cospetto di Colui che plasmerà il Paese. Dorme nel cuore dell’Italia. Un sonno graffiante, contraddittoriamente veloce. Rapace. Sonno turbolento, sonno propellente per la futura gloria. D'improvviso interrotto. Alessandro si desta. Italia ancora dorme.

DAL CATALOGO ALTAFORTE: LE ULTIME USCITE DELLA COLLANA CONTRO-CALCIO: LO SPORT COME NESSUNO OSA RACCONTARLO. PER I NOSTRI LETTORI MEDIO-DEBOLI. Ermete Gattaporcari – "Sempre sulla fascia destra". Autore: Furio Corsi. Illustrazioni del vignettista Ghisberto. Genere: biografico. La storia di Ermete Gattaporcari, ala destra del Perugia degli anni '70. Calciatore guascone, viveur, latin lover, considerato il vero George Best italiano, condannato all'oblio, ricordato sporadicamente per la scazzottata con Paolo Sollier. Furio Corsi racconta la storia di Ermete Gattaporcari, cresciuto nelle giovanili della Lazio, senza mai esordire in prima squadra, mandato in prestito in giro per l'Italia: Lucchese, Pisa, Catania, Udinese, Cagliari e Perugia. Lungo fu il suo errare; mise insieme più chilometri che presenze: 6 in a e 16 in b in nove anni di carriera. Ala destra, veloce e coriacea, non ebbe mai buoni rapporti con


allenatori e compagni e fu ostracizzato dalla stampa per le sue frequentazioni e letture. Al Perugia, Castagner gli preferì Raffaelli e Sollier, beniamini della curva di sinistra, non per pregiudizio ideologico ma per codardia. Quando Paolo Sollier, militante di Avanguardia Operaia si rivolse alla curva biancoceleste ostentando il pungo chiuso Gattaporcari non ci vide più, si scagliò contro di lui dalla panchina, sfogando anni di ingiustizie, posseduto dalla locomotiva di Guccini. Sollier godeva della simpatia dei media, Gattaporcari invece venne dipinto come un estremista esagitato e fanatico. Dopo quella rissa Ermete venne allontanato dalla squadra e divenne un idolo della curva laziale. Quella fu la sua ultima apparizione in serie A. La sua carrierà proseguì in categorie minori ma senza più la convinzione di un tempo. “Triste, solitario y final”, diranno di lui in seguito. Molti hanno rivisto parti della sua storia in L'uomo in più di Sorrentino. Toni Malco gli ha dedicato la canzone: “Torneremo...e non da soli”. Nel 1980 Gattaporcari ha scritto un libro insieme a Maurizio Blondet sulla scomparsa di Re Cecconi. Nel libro si ipotizza che la morte dell'indimenticato calciatore della Lazio non fu un incidente. Il gioielliere avrebbe ucciso Cecconi perché minacciato da una misteriosa sigla: gli “ZML”. Gattaporcari con l'aiuto di Blondet cerca di dipanare l'intricata matassa e far luce sui collegamenti tra il caso Cecconi e i moti di Reggio Calabria. Ora Gattaporcari vive in Austria e ha un podcast in lingua tedesca. “A Sollier concedo l'onore delle armi, ma lui dovrebbe ammetterlo: il nostro fu uno scontro impari, lui aveva dietro l'Armata Rossa, io ero solo”, ha da poco dichiarato. In questo libro Furio Corsi ne ripercorre la carriera e riflette sull'ostracismo che dovette subire Ermete esclusivamente per le sue idee politiche in un periodo in un cui il conformismo di estrema sinistra dilagava silenziando le voci alternative. Le vignette di Ghisberto satirizzano certe pose, mode e pregiudizi, mettendo alla berlina moralismi e bigottismi mainstream. Catanzaro- Reggina: il derby del 1970. Autrice: R.M. Limardo. Disegnatore: Alfio Krancic. Genere: Graphic novel. Durante i moti di Reggio del 1970 si disputò il derby Catanzaro Reggina. La FIGC e il ministro degli interni Franco Restivo cercarono in tutti i modi di sospenderlo. Ma le tifoserie non ne vollero sapere e riuscirono a scongiurare la sua cancellazione. Quello fu più di un derby: furono due mondi a confronto. Una lotta fratricida teleguidata dal potere democristiano. La giornalista calabrese R. M. Limardo racconta quesa battaglia epica. Da una parte Catanzaro, dipinto dai media come il futuro, il progresso, la civiltà democratica e dall'altra Reggio, la tradizione che resiste alla colonizzazione, alle imposture capitoline, il popolo contadino, la gente


semplice, ignorata e considerata ostacolo allo sviluppo. L'arbitraggio del romano Burrone, nomen omen, fu teso a favorire Catanzaro, città designata nuovo capoluogo di regione, a scapito della ben più rappresentativa Reggio. Quando il direttore di gara assegnò un rigore al Catanzaro, il giocatore calabrese Improta, prese palla e calciò di proposito la palla sopra la traversa. Il suo gesto scongiurò una guerra civile. Improta, di padre missino, si dimostrò ben più responsabile delle istituzioni che non ebbero modo di sfruttare l'evento per sedare la rivolta spontanea di Reggio. La partita finì 0 a 0. Il padre dell'autrice era lì sugli spalti e nel libro sono riportate molte delle sue considerazioni e annotazioni. Desta scalpore scoprire come in quella Reggina giocassero Jan Karel Olivotto, di madre cecoslovacca, e Elvis Pianca, argentino di simpatie comuniste, riparato in Italia. Celebre la canzone dei Garduna che celebra quel giorno: “Fratìma l'orbu”. Di quella giornata esiste solo una testimonianza, una registrazione di una radiocronaca di Limardo per Lamezia Radio. Limardo, autore della testimonianza e padre dell'autrice, è morto nella strage di Gioia Tauro. Questa è la prima grafic novel della nostra collana.

DAL CATALOGO ALTAFORTE: PROSSIMAMENTE L'ultimo disco di Fabrizio De Andrè di Luzzatto Fez Barracu. Il progetto inedito del cantautore genovese: un disco tematico su Fiume e la Carta del Carnaro vista come unica vera rivoluzione pienamente italiana, non esterofila. Negli ultimi anni della sua vita De Andrè fu molto critico con il '68 e si interessò a Fiume. Amici e colleghi non ne parlano volentieri. Dori Ghezzi nega tutto. L'autore sospetta che ella nasconda carte e appunti. Lunetta Rastelli, la salvatrice dei gattini del disegnatore Marione. La vera storia di Lunetta Rastelli, giovane del Servizio Ausiliare Femminile della R.S.I. animalista ante litteram, vegeteriana, che salvò un migliaio di gatti durante la seconda guerra mondiale. Una storia a fumetti per ragazzi. Il Bobby Sands segreto di Maria Giovanna Maglie e Andrea Marcenaro. Il Bobby Sands rimosso, quello anti-abortista, filoatlantico e preoccupato dall'islamizzazione dell'Irlanda. Ero un fanatico di Magdi Hristo Pavolini Allam. Il famoso giornalista racconta la sua conversione e il suo rinnegare una cultura oscurantista e di morte per abbracciare la fede più in voga, tradizionalmente, tra i nostri lettori medio-forti e medio-deboli. Combattere l'islam di Dimitri Sergej Bulgakov. Il nipote dello scrittore Bulgakov racconta la sua esperienza in Cecenia come paramilitare nella guerra contro gli estremisti musulmani attraverso favole per bambini e proverbi. Un Esopo col


super-io di Ernst Jünger. Lando Buzzanca, il censurato, del collettivo Cinema Sommerso e Salvato. In questo libro si raccontano i ruoli negati a Lando Buzzanca. L'egemonia culturale della sinistra impedì a questo grande attore italiano una fulgida carriera internazionale. Fu la prima scelta di molti registi ma sempre scartato per pregiudizio ideologico. Buzzanca avrebbe dovuto recitare in Novecento, Profondo Rosso, Ultimo tango a Parigi, Tootsie, Mrs. Doubtfire, 2001 Odissea nello spazio, Eyes Wide Shut e La vita è bella. Il declino del calcio italiano di Paolo Bargiggia. Il piano di Inghilterra, Spagna e Germania per indebolire il calcio italiano. Dalla sentenza Bosman ai fallimenti pilotati di Parma, Lazio e Fiorentina decisi dal gotha del calcio europeo a bordo della Britannia. Nel libro il celebre giornalista approfondirà il tema della sostituzione etnica nelle giovanili tra ragazzi importati dall'Africa a scapito dei ragazzi italiani; la bufala del calcio femminile, invenzione scandinava che prenderà il posto del calcio maschile; la campagna contro il virile catenaccio in favore dell'efebico tiki taka; la lobby metrosexual nel calcio da Beckam a Cristiano Ronaldo. I tentacoli della sinistra sulle soubrette di Daniela Mastromattei. Un avvincente viaggio nella tv degli anni '80 e '90 in cui perfino le soubrette e le vallette dovevano esser compagne. Interviste esclusive a Carmen Russo e Angela Cavagna, baluarde a difesa del pensiero divergente e non asservito. Il grasso banchiere di Antonio Pannullo. Che cos'è il signoraggio teorizzato da Ezra Pound e Giacinto Auriti? Che cos'è l'esperimento Simec del prof. Auriti bandito dalla Guardia di Finanza? Perché Grillo non parla più di signoraggio? Un'altra economia, non liberista, atlantica, sionista, colonialista, schiava del F.M.I. e della Banca Mondiale è possibile. Io sono Miroslav Kapucyńska di Ghisberto. La storia a fumetti dell'eroe polacco, semi sconosciuto in Italia. L'uomo che sfidò comunisti e Solidarnosc dalla sua radio pirata. L'uomo che teorizzò per primo il sovranismo e i pericoli delle teorie gender volte a svirilizzare la società cattolica. Kapucyńska morirà in circostanze misteriose durante un suo viaggio negli Stati Uniti ucciso da una donna afro americana. Il Gabibbo nero di Francesco Salvi. L'epurazione del giornalista Salvi da Mediaset e dalla tv italiana dopo l'inchiesta sull'archivio Mitrokin. Il "gabibbo nero" non ha smesso di combattere l'omologazione culturale con i suoi libri sulle foibe. L'ultima sua inchiesta? Il piano Kalergi. In particolare quella per sostituire i molisani con i marchigiani, i marchigiani con gli abruzzesi, i cinesi con i coreani e i coreani con i thailandesi. La morte della disciplina di Tomas Steiner Kasner. Le teorie del pedagogista tedesco raccolte in un agile pamphlet per tutti gli insegnanti. Per una scuola che sappia coniugare nuove tecnologie e punizioni corporali, lavagne elettroniche e uniformi, sport e ottimo rancio, neuroscienze e creazionismo, biotecnologie e occultismo, intelligenze artificiali e religioni pagane.




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