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In piedi: Diegao, Zè Tommasao. Accosciati: Pianao, Buckinam. Genial LLoyd Presidente: Totisky. Allenatore: Genial LLoyd
Nome Cognome Nickname Data di nascita
BUCKINAM
Joseph, Peppino Buckinam of Lancaster Buckinam 29.03.1966
Storyboard: l’essersi fatto rubare un treno nella stazione di Ancona dal temibile ladro di locomotive Diegolik. Spesso di notte si aggira furtivo nella stazione di Ancona, dove, ripetendo continuamente le parole “Ciuf Ciuf” va alla ricerca del suo locomotore che di sicuro sbuffa in altre zone dell’universo ferrato.
Cresciuto nelle file dei “Miner Football Club di Bristol”, una coriacea squadra di minatori, il giovane Buckinam si mette subito in luce appena emerge dal tunnel della miniera di carbone dove lavora come macchinista del trenino che porta il prezioso combustile in superficie. All’età di 44 anni fa il suo salto di qualità; dalla squadra dei pulcini dei Miner approda alle giovanili dello York dove corona il sogno della sua vita: indossare il cappello rosso di capostazione della locale stazione ferroviaria. Notato da un talent scout, all’età di 51 anni entra nei professionisti, diventando faro illuminante della “Railway Football Club” di Manchester una modesta squadra che milita nel campionato amatoriale della campagna inglese. Trovatosi lì per affari il costruttore edile Totisky, che per arrotondare fa anche il talent scout per la squadra dei Blues, nota in questo ex minatore delle nascoste doti da manovale. Affascinato dai modi bruschi, rozzi e nel contempo gentili dell’ormai canuto Buckinam decide di portarlo con sé in Italia. Gli promette, ingannandolo, di farlo giocare in una squadra di famosissime vecchie glorie. Così il pedante Buckinam si ritrova in Italia a militare nella squadra dei Blues, alternando alla sua attività agonistica la sua vecchia passione: il treno. Riesce così a prendere servizio nelle Ferrovie Italiane che lo assumono con il grado di speaker e addetto ai movimenti interni dei treni. Passa così le sue giornate spostando i treni da un binario all’altro scaricando e ricaricando merci e passeggeri dal binario uno al binario nove, dal binario nove all’uno e così via. Tra le sue note dolenti
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Nome Diego, Dieghito, Dieghinho, Diegò Cognome Filo Filo Ttrani Nickname Diegao Data di nascita 09.02.1969
diegAO
imparare le nozioni di questo popolare sport. Manca però, nel suo bagaglio culturale calcistico, la conoscenza dei fondamentali, dell’abc di questo sport e questa lacuna peserà tantissimo nel suo apprendimento tanto da farne un semplice autodidatta della pelota incapace di spiccare il volo nel grande circo calcistico. Viene notato, comunque, da un talent scout di nome Pepito Brocchito che lo lancia nella prima squadra del Botafogo. Il suo esordio però è dei più neri. Gli tocca marcare, infatti, il celebre attaccante del San Paolo, Principao che non gli fa toccare palla e lo ubriaca con colpi di sombrero, rabonas, biciclette e numeri vari. Alla fine della partita durante un’intervista che è passata alla storia Diegao visibilmente provato confida: “Io penso che il calcio non fa più per me!!”. Avvilito, sconsolato, sull’orlo di una crisi di nervi viene salvato dall’amico El Marescià che lo fa entrare nella locale Policia Ferroviaria International Brasileira. La sua abnegazione al servizio fa si che diventi un elemento di peso per la Policia Ferroviaria con la quale si reca in missione, sempre in treno, nelle località più remote dell’universo sempre a caccia di bandidos e sempre pronto ad aiutare le povere vecchiette bisognose di un aiuto morale. In uno di questi lunghi ed estenuanti viaggi, sguinzagliato sulle tracce di un pericoloso coltivatore di cocaina colombiano, certo Carlito’s, approda nella città di Falconara. Smarrite le tracce del malvivente colombiano e innamoratosi delle verdi e cristalline acque del mare che lambisce le coste falconaresi, decide di rimanere nella cittadina marchigiana. Inviato un cablogramma al suo superiore, El Marescià, riceve, come riconoscimento per l’impegno profuso nei ranghi della Policia International Brasileira, un attestato di merito con il quale, presentatosi al superiore della Polizia Ferroviaria Italiana, Oh Marescià cugino del Marescià brasiliano, viene immediatamente assunto e inviato nella vicina stazione di polizia di Ancona. L’impatto con il nuovo mondo per lui è difficile e gravoso in quanto non trova più, nella nuova stazione di polizia, l’amaca su cui era solito riposare le sue membra ma deve adattarsi a delle comode e orizzontali brande. Passeggiando per le vie di Falconara incontra due suoi connazionali, Marinho e Principao, ai quali confida la sua voglia di tornare a giocare al calcio. I due, mossi a compassione, lo indirizzano dal presidente della squadra dei Blues, Totisky, il quale abbagliato dal possente fisico di Diegao vede in lui l’uomo ideale a ricoprire la fascia destra, tallone d’Achille della sua squadra. Lo presenta così, durante una pomposa conferenza stampa al mondo sportivo dichiarando pubblicamente che con il suo innesto i Blues sarebbero diventati imbattibili. Mai previsione fu più funesta.
Storyboard: Nasce in Brasile, nella città di Rio Branco della regione di Acre a stretto ridosso del confine peruviano. Le notizie sulla sua infanzia e gioventù sono scarse e non corrispondenti con la realtà. In una grotta, dove era solito rifugiarsi con i lama rubati astutamente agli incauti pastori peruviani, sono stati ritrovati tre graffiti. Il primo rappresenta un uomo che gioca con la pelota, il secondo rappresenta sempre lo stesso uomo che indossa una maglia blu portato in trionfo dopo aver sconfitto dei giocatori in maglia bianca, mentre nel terzo si vede sempre lo stesso uomo che gira il mondo con una macchina-casa. I tre graffiti, alle cui basi vi è uno scarabocchio riconducibile a due lettere DF, vengono attribuiti, come testimonianza autobiografica, a questo pseudo giocatore brasiliano. I critici più avveduti però, tra i quali il nostro Vittorio Sgarbi, se sono concordi nel ritenere veritiero il terzo graffito che testimonia lo sviluppo socio culturale di Diegao, contestano vivacemente l’autenticità dei primi due dove il pastore degli sputacchiosi animali andini viene raffigurato come un campione del popolare gioco del calcio. La mancanza, appunto, di riscontri oggettivi che possano avvalorare quanto espresso nelle prime due incisioni fanno di esse delle vere e inconfondibili croste. Fuggito dalla regione di Acre in groppa ai suoi lama arriva a San Paolo del Brasile dopo un viaggio di quasi 5.000 km. Durante il percorso calma i morsi della fame nutrendosi con la carne dei suoi lama e si procura da bere vendendo la pelle dei poveri quadrupedi, che spaccia per pregiata lana merinos, agli incauti campesinos brasiliani. Arrivato a San Paolo guarda meravigliato alla televisione le prodezze che un certo Marinho compie con la sua squadra franco-brasileira nella lontana Francia. Decide così di diventare un calciatore e impegna anima e corpo ad
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
GENIAL LLOYD
Genius Pingi Tory Genial LLoyd della famiglia Tory Genial LLoyd 06.02.1972
Storyboard: Le sue origini non sono chiare nemmeno ai suoi genitori. C’è chi afferma che sia nato nelle aspre località del Catanzarese, chi afferma d’averlo visto nascere nella verde campagna londinese e chi sostiene che sicuramente è figlio dei nomadi Tuareg del deserto del Sahara. Ammantato da questo mistero il giovane Genius che tutti chiamano Gè, vive per molto tempo nell’ombra esercitando con un certo successo il mestiere del contrabbandiere. Fa la spola tra la sua Calabria e l’Inghilterra utilizzando parte della famosa, insidiosa e non completa via tirrenica Salerno-Reggio Calabria-Dover. Esporta nell’isola inglese, sotto mentite spoglie, innumerevoli beni durevoli tra i quali primeggiano però gli articoli sportivi. Vittima di innumerevoli furti messi a segno da banditi predoni che pullulano le montagne della Sila e che si dedicano alla mariolizia, decide di far scortare le sue merci da due guardie del corpo professioniste tali Marescià e Diegao. Purtroppo la presenza di questi due ceffi non cambia la situazione, anzi, l’assalto alle sue merci subisce un incremento pauroso, le perdite sono innumerevoli mentre i due body gard ingrassano. Per la prima volta si arriva a parlare di collusione e concussione con un giro di mazzette elargite dai ladroni a favore dei due vigilantes. Decide così di licenziare i due loschi individui e di mettere su una compagnia di assicurazioni allo scopo di proteggere le sue illegittime merci. Nasce così la prima compagnia di assicurazioni alla quale da il nome di Geniale Lord Pingitore che molto più tardi cambierà il nome nella più famosa Genial LLoyd. Abbandonata
la sua attività di contrabbandiere, con i ricavi delle polizze di assicurazioni, compra un lotto di terreno sul quale, contro la disapprovazione dei vicini abituati a veder crescere dai campi frutta e ortaggi, fa crescere della tenera erba inglese per potersi dedicare al gioco del calcio, sua vecchia passione. Talento indiscusso di questo gioco affina le sue capacità dedicandosi al gioco del calcetto. Veloce, rapido, dotato di un dribbling secco e ubriacante fonda la famosa squadra dei Blues così chiamata in onore degli uomini blu nota popolazione nomade del deserto del Sahara che molti considerano suoi antenati. Il tempo passa lento e felice, i ricavi delle polizze assicurative gli consentono una lussuosa agiatezza che abbinata ai numerosi campionati vinti nei tornei di calcetto organizzati nella sua terra fanno di lui l’uomo più felice del mondo. Ma avere la convinzione di essere imbattibile a calcetto lo porta a accettare nuove sfide. Così venuto a sapere che nella lontana Falconara c’è una squadra di calcetto che fa faville, lascia la sua natia Calabria ed emigra nelle Marche dove lancia subito la sfida ai giocatori della temibile squadra dei Blancos. Scopre così, con un certo stupore, il sapore della sconfitta. Sapore sconosciuto a lui ma con il quale imparerà a convivere poiché la sua squadra divide con i Blancos il titolo di campione marchigiano di calcio a 5.
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LUCA’S
Nome Cognome Nickname Data di nascita
Lì Lù Cà Luca Orazi Luca’s 01.08.1968
Storyboard: Nato nella città di Meekatharra nello stato del Western Australia, il giovane Luca’s si dedica all’allevamento di Canguri, Koala, Dingo, e Tartarughe giganti. Nato con il pallino delle scommesse inaugura la prima casa di scommesse australiana alla quale da il nome di Bingo come il suo cane di razza Dingo. Gli scommettitori australiani, che accorrono numerosi nella sua sala giochi, possono scommettere sulle più svariate competizioni. Corsa di velocità tra i cani Dingo e le tartarughe giganti che hanno sempre la meglio sui più veloci quadrupedi, incontri di pugilato tra canguri e Koala che quasi sempre mettono KO i temibili marsupiali. Le scommesse non vengono mai vinte dagli avventori che puntano i loro guadagni o sui veloci cani Dingo che però inspiegabilmente si accasciano esausti poco prima del traguardo o sui dotati canguri che però, in una sorta di harakiri, si assestano dei tremendi uppercut stramazzando a terra e lasciando la vittoria ai sonnacchiosi Koala. Sentendo puzza di truffa, due temibili tutori della legge, Diegon e Oh Marescià, indagano sulla losca casa di scommesse e cosa rara per loro, riescono a scoprire l’inganno. Il buon Luca’s prima di ogni scommessa dopa i suoi animali. Ai Dingo mette una sorta di anello auto stringente che lentamente comprime loro lo scroto lasciandoli in breve tempo senza fiato, alle tartarughe infila nel deretano dei temibili peperoncini piccanti che velocizzano le loro prestazioni, ai canguri mette delle fastidiosissime zecche sul mento che i poveri animali sono costretti ad ammazzare colpendosi al volto. Solo i Koala non vengono dopati. Vistosi pertanto scoperto il giovane Luca’s si rifugia nella vicina
New Zeland dove impara i primi rudimenti del rugby con la squadra degli All Black della quale conserva gelosamente la maglia nera che più volte sfoggia nelle sue kermesse sportive. Rimasto vittima di un pauroso infortunio in una fase dell’allenamento viene stretto in sandwich dai due piloni degli All Black, ne esce con le ossa rotte e viene spedito, per sostenere le varie operazioni necessarie per rimetterlo in piedi, all’Ospedale Regionale di Torrette in Ancona. Qui viene assistito da due volontari di una fantomatica O.N.G. denominata M.A.Gi.Se.P.La.C. acronimo di “Mai andare a giocare senza portare la canottiera”. I due volontari, tali Marescià e Diegao, gli parlano del più il Marescià e del meno Diegao. Gli raccontano, in interminabili e pallosissime narrazioni, le loro fantastiche gesta sportive compiute nelle fila della squadra dei Blues dove militano. Dopo due interminabili lunghe settimane, con il ronzio nelle orecchie di questi racconti, il giovane Luca’s inspiegabilmente e miracolosamente guarisce e indossata la canottiera elude la sorveglianza dei due volontari e fugge. Non sapendo dove andare e cosa fare e non conoscendo soprattutto la lingua italiana si ricorda, tra le innumerevoli nozioni immagazzinate dai racconti di Diegao e del Marescià, della squadra dei Blues e rintracciatane la sede ha un colloquio con il presidente Totisky. Affascinato dal suo racconto e impietosito per quanto ha dovuto patire nell’ospedale di Torrette a dar retta a quei due millantatori di Diegao e del Marescià, Totisky lo ingaggia subito e lo fa debuttare nella sua squadra lasciando fuori rosa i due racconta balle.
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
pianAO
Robertao Piano Pianella Piano Pianao 21.06.1966
ve e funereo, ne decreta l’improvvisa dipartita, ma mentre su di lui il cappellano di bordo Don Diegao fa cadere le prime gocce di acqua santa, Robertao apre gli occhi si guarda attorno e chiede un bicchiere di birra tra lo stupore generale. Il medico di bordo, Oh Maresciào, non credendo ai suoi occhi si genuflette e facendo il segno della croce grida “Miracolao, Miracolao”. Non potendo riportare a terra il redivivo Robertao, l’ammiraglio Totitsky lo annovera trai suoi marinai, ed essendosi infortunato l’istruttore brasiliano di calcetto Diegao, lo nomina Primo Ufficiale del calcio a 5. Viaggia sulla nave da crociera la temibilissima squadra di calcetto dei Blues del magnate Genial LLoyd, il quale, per spostarsi da Catanzaro a Falconara Marittima, ha deciso di doppiare il capo di Buona Speranza così da poter raggiungere attraverso il canale di Suez il sud dell’Italia e arrivare indisturbato nel Mare Adriatico. Terminate le lezioni di calcetto che impartisce ai passeggeri, il Pianao partecipa spesso agli allenamenti della squadra dei Blues che amano disputare sul campo di calcetto posto a prua del ponte di comando, dove fortissime sono le folate di vento che possono raggiungere anche i 120 nodi, delle accesissime partite. Il rischio di queste partite è quello di finire sottovento e di essere scaraventati in mare aperto. Lo stratega Genial LLoyd sostiene infatti che solo chi riesce a leggere il vento può riuscire a leggere la partita e a cambiarne le sorti. Appare superfluo ricordare che quelli che finiscono più volte in mare sono il brasiliano Diegao e il pugliese Oh Marescià. Aiutato dagli studi fatti per conseguire il diploma di rabdomante il giovane Pianao non finisce mai in acqua; questo aspetto viene notato dal team manager dei Blues che prontamente lo tessera con la gloriosissima squadra. Dopo un viaggio di circa due anni e 148 giorni la nave da crociera attracca nel porto di Ancona da dove la squadra dei Blues raggiunge Falconara. Qui, frattanto, la fama di rabdomante lo ha preceduto tanto che una società autoctona lo assume quale consulente ed esperto di acque chiare e scure. La sua vita si divide, così, tra il suo lavoro, la sua famiglia e la passione per il calcetto che gli riserva successi, soddisfazioni ma anche dispiaceri.
Storyboard: Nato nella città di Remedios sulla punta de Cabo Carvoeiro il giovane Robertao vive la sua prima infanzia sul territorio roccioso e spigoloso della regione portoghese dell’Estremadura. La vicinanza dell’oceano Atlantico e della sua immensa distesa di acqua salata e spumeggiante contrasta con i territori brulli e desertici del suo paese. Le cittadine che si affacciano sull’oceano da questa latitudine sono tutte afflitte dalla medesima calamità: la siccità. Per poter combattere questa piaga il giovane Robertao fonda così il partito dell’“Acqua Fresca” e con lo slogan “più acqua per tutti” si erge a paladino dei popoli assetati. Ossessionato da questo tarlo fisso si iscrive ad un corso per corrispondenza con l’istituto “L’acqua va alle spalle il vino fa cantà” e consegue il diploma benemerito di Rabdomante Scelto. Percorre così i sentieri più scoscesi e pericolosi delle montagne che sovrastano la sua Remedios e con in mano un bastone a forma di ipsilon va in cerca dell’oro bianco. In una di queste sue ricerche, però, mette inavvertitamente il piede sulle corna di un stambecco della razza di Setubal che imbestialito lo colpisce nel fondo schiena e lo fa ruzzolare dal fianco della montagna. Cade precipitando tra le pietre taglienti della montagna e dopo un volo di circa 40 metri termina la sua corsa nelle acque fredde dell’oceano Atlantico. Privo di sensi viene riportato a galla da un delfino che avvisa, con i suoi messaggi Morse, una nave da crociera che transita nei pressi. Issato a bordo viene condotto nella cabina del medico di bordo Oh Maresciào che dopo averlo auscultato, con sguardo gra-
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
SCORR ETTOVIC
Dany Danone Scorretto Scorr Ettovic 16.11.1966
Storyboard: Nato nella cittadina di Nova Pazova non lontano dalla sponda destra del fiume Dunav che nel suo lento scorrere bagna Belgrado, il giovane pescatore Scorr Ettovic ha avuto un ruolo importante nel glorioso esercito che fu di Tito. Assurto al grado di colonnello delle milizie slave per essersi distinto nella caccia ai filo sovietici diventati nemici del popolo slavo dopo che il Maresciallo Tito tagliò il cordone ombelicale che lo legava al Comintern e alla Russia, il giovane e spietato Scorr Ettovic fu nominato direttore del lager allestito sull’Isola Calva. Il suo feroce lavoro consisteva nel rinchiudere chiunque fosse sospettato di simpatie russe nel temibile gulag dell’isola. In questa prigione le sevizie e le torture erano eseguiti dai due temibili aguzzini tali Diegovich e Marescialliesky meglio conosciuto con il nome di Oh Marescià. La vita sull’isola calva scorreva tra una tortura e una punizione, tra maltrattamenti psicologici e fisici. Sull’isola era finita anche l’intera squadra di calcio dei Reds, conosciuta in tutto il mondo, accusati, per il colore delle loro divise sportive, di essere filo comunisti. La tortura preferita dai due aguzzini, ma soprattutto dallo spietato colonnello consisteva in una particolare partita di calcio. I campioni Reds venivano sistemati in un campo sportivo improvvisato e resi inermi immergendo i loro i pedi in una tinozza che conteneva del cemento a presa rapida. Gli aguzzini si divertivano a dribblare i poveri Reds che non riuscivano a muoversi dalla loro trappola. Così facendo si avvicinavano alla porta avversaria dove davano sfogo alla loro voglia di far goal ma la scarsa
dimestichezza che avevano con la palla faceva sì che il più delle volte sbagliassero le più facili conclusioni e spesso la partita si concludeva sull’ 1 a 0 per i carnefici. Una volta, ci ha riferito uno dei sopravvissuti alle angherie del terzetto, la partita iniziata alle prime luci dell’alba era ancorata, alle 18.45, ancora sullo 0 a 0. Gli stremati Reds non riuscivano più a stare in piedi ma anche i tre torturatori, che per l’occasione indossavano una divisa Blues, cominciavano a dare segni di insofferenza e si picchiavano tra di loro quando sbagliavano gol facilissimi. Successe sempre in quella partita che, intorno alle 20.45, quando il sole cominciava a tramontare nell’azzurro cielo estivo, Marescialliesky prese la palla e dopo aver dribblato l’immobile Tudinsky la passò al solitario Scorr Ettovic. Pregustando il sapore della vittoria il colonnello avanzò di alcuni passi e quando si trovò a circa 5 metri dalla linea di porta chiuse gli occhi e fece partire un tremendo bolide. La palla scagliata a velocità impressionante andò a cozzare sulla traversa e si impennò verso il cielo andando a disegnare una curva ellittica in direzione della porta dei Blues. I tre aguzzini guardarono impotenti la traiettoria che il pallone disegnava nel terso cielo d’agosto. Le loro teste seguirono la sfera e si giravano così come fanno i girasoli che durante il giorno seguono il percorso del sole. Sui loro volti il terrore prese il posto di un sorriso ebete quando videro che la palla, terminata la traiettoria aerea, era rimbalzata sul dischetto di rigore della loro area e si avviava saltellando verso la linea della loro porta. Il colonnello urlò degli or-
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dini minacciosi ai detenuti assiepati sugli spalti ordinando loro di bloccare la maledetta sfera di cuoio. Nessuno si mosse, tutti restarono fermi ad osservare la palla che avanzava verso il più straordinario dei goal mai realizzati. Le minacce pronunciate dal colonnello e dai due aguzzini non vennero ascoltate dagli increduli detenuti. Il colonnello impugnò allora il suo Kalashnikov nell’estremo tentativo di colpire la palla e di afflosciarne la sua inarrestabile avanzata. Non si accorse Scorr Ettovic, nella sua cieca rabbia selvaggia, che il pallone nel frattempo aveva terminato la sua corsa proprio sulla linea di porta fermato da un minuscolo sasso che inceppava il disegno della giustizia divina. Ma se un sasso ne aveva arrestato il celeste cammino fu un altro sasso a dargli la spinta liberatoria. La raffica di mitra sparata da Scorr Ettovic risultò fuori mira, tutti i proiettili andarono a conficcarsi nel terreno a pochi metri dalla palla. Tutti. Tutti tranne uno che urtò contro un piccolo sasso e deviò la sua folle corsa verso il pallone, colpendolo. La palla ebbe un sussulto e mentre l’aria fuoriusciva dalla sfera di cuoio, mossa da una spinta meccanica, a fatica superò il sassolino e oltrepassò la linea bianca. In quel momento proprio quando i detenuti festeggiavano l’incredibile gol e la palla finiva la sua corsa, sugli spalti apparve minacciosa la figura del Maresciallo Tito il quale osservando quell’ignobile spettacolo e visto il risultato che vedeva i Blues sconfitti dai costretti immobili Reds per 1 a 0 concesse la libertà assoluta a tutti i detenuti dell’Isola Calva mentre i tre vennero degradati ed espulsi dall’eser-
cito jugoslavo. Conscio dell’orrore di cui si era macchiato Scorr Ettovic vagò senza meta per alcuni mesi fin quando un mattino si trovò per caso, o guidato da una disegno divino, nel santuario di Medjugorje. Qui visse da asceta per parecchi lustri cercando di lavare l’onta che lo macchiava infliggendosi le più svariate pene. Fu qui che incontrò un giorno il presidente Totisky recatosi al santuario per chiedere la grazia per la sua squadra di calcio i Blues. Accettò di buon grado l’offerta che il presidente gli fece perché pensò che giocare con una squadra votata alla sconfitta lo avrebbe aiutato a liberarsi più in fretta dei suoi rimorsi e delle scorrettezze di cui si era macchiato quando anch’egli indossava una maglia blu nel lager dell’Isola Calva. Fu così che entrò a far parte dei Blues dove ritrovò Diegovich e Marescialliesky detto Oh Marescià e insieme vissero felici e perdenti.
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Nome Gian Gianni Cognome Tottotti Toti Nickname Totisky Data di nascita 02.7.1969
TOTISKY
Storyboard: Nonostante il cognome possa far immaginare una provenienza slava, russa, serba, croata o comunque possa far pensare, in una facile associazione di idee, che la sua origine sia da ricondurre ai territori visitati da Marco Polo e raccontati nel suo “Il Milione”, questo possente giocatore dei Blues affonda le sue radici nella ruspante terra ciociara. In quel lembo di terra che si pone a ridosso della capitale della nostra Italia e filtra, verso la città eterna, i tifosi romani dai laziali. Tra la sua schiatta si ricordano personaggi famosi le cui gesta non sono riportati nei libri di scuola ma sono stati tramandati di bocca in bocca solo nei racconti orali così come voleva la più antica tradizione dei poeti trovatori di lingua d’oc e d’oil. Nelle canzoni recitate nell’antico medioevo nel regno di Pipino il breve dal giullare di corte Oh Maresciallum troviamo delle ballate nelle quali un certo Totitti si erge a paladino dei popoli deboli e oppressi. In una famosa ballata “Curnus Tui” sfidando il potere prepotente dei nobili arroganti, Totitti libera una fanciulla, promessa sposa di un suo amico Diegus, dalla più dispotica espressione di ingiustizia della casta nobiliare che obbedendo alla sacra e divina legge dello “jus primae nocti” avrebbe giaciuto con la futura sposa violando in tal modo la sua illibatezza e rendendo cornuto lo sposo. In un vorticoso succedersi di colpi di scena il prode Totitti libera dal giogo dispotico del nobile bellimbusto l’indifesa fanciulla la quale, innamoratasi del prode salvatore e riconoscente per essere stata salvata, giace con lui perdendo la sua illibatezza e regalando un paio di
corna felpate al suo futuro sposo. Di altro spessore è il racconto, invece, che ci proviene da un altro poeta trovatore di lingua d’oc, il sommo Diegante, che ci narra le gesta, nella sua famosa ballata “Tittili titti ti li guai ti”, del nostro chiamiamolo eroe. In questa ballata si narra le gesta eroiche di un non ben precisato Tittitti che armato della sua famosa spada “Assodibriscola” respinge con successo le orde vandaliche dei peccatori mori guidati dal temibile saraceno Geniammed. La popolazione riconoscente lo nominò signore della Ciociaria e gli dedicò anche un mausoleo, purtroppo andato distrutto, nel quale lo si poteva ammirare in tutta la sua potenza a cavallo del suo fiero destriero chiamato Marè Scià. Vi è tuttavia un terzo racconto, giunto a noi sempre per tradizione orale, sconosciuto ne è l’autore, nel quale un certo Totti o Toti viene descritto come un famoso campione di calcio capace di realizzare goal fantascientifici, di eseguire giocate di straordinaria bellezza atletica, di compiere dribbling ubriacanti, ma anche di macchiarsi di gesti inconsueti per un tale campione come sputacchiare un avversario o scalciarlo fino a farlo cadere. Ad un giornalista del quotidiano il Bugiardò che gli chiedeva a quale dei suoi antenati si sentiva più legato, il giovane Totisky rispose che sentiva di aver ereditato qualcosa da ognuno dei suoi avi, perché sentiva scorrere nel suo sangue il coraggio che aveva animato il prode Tittitti, la sensualità tipica dell’appassionato Totitti. Più di tutti, però, si sentiva legato al grande Totti o Toti per via della sua militanza nella forte squadra dei Blues. Era sicuro di questa sua convinzione quando ricordava che giocando con i Blues aveva avuto la fortuna di incontrare campioni del calibro di Genial LLoyd, Buckinam, Scorr Ettovic, Luca’s e Pianao. Mostrava un certo disappunto e dava l’impressione di perdere questa sua certezza, però, quando ricordava che tra le file dei Blues erano presenti anche giocatori di bassa lega quali Diegao e Oh Marescià. Il giornalista del Bugiardò quasi a volerlo rassicurare della bontà del suo talento calcistico chiudeva l’articolo citando un famoso proverbio “non tutte le ciambelle escono con il buco”.
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
Zè TOMMASAO
Storyboard: Nato nelle verdi colline del cantone barese di Zurigo, il giovane Tommaso, che tutti chiamano affettuosamente Marescià per la sua bizzarra voglia di indossare la divisa delle guardie svizzere, non fa in tempo ad imparare l’idioma elvetico che subito, assieme alla famiglia, si trasferisce in una sconosciuta e insulsa località dell’hinterland barese conosciuta ai pochi con il nome di Conversano. Le donne conversano a Conversano con il giovane Marescià che pur di sfuggire alle pressioni del padre, che lo vuole avviare al mestiere di fabbro, ascolta con attenzione le minghiate che le donne del posto sono solite raccontare e mentre ascolta, il giovane Marescià cresce e si erudisce in questa scuola di strada tanto da essere in grado di tener testa alle vecchie megere su qualsiasi argomento e da conseguire con successo la laurea in Tuttologia. Il destino beffardo però lo toglie improvvisamente dalla calura delle strade pugliesi, o meglio baresi, per sistemarlo al “fresco”. Realizza così un sogno ancestrale indossando la divisa di Guardia Carceraria e andando a prestare servizio nella lontana Monza a pochi passi dalla sua natia Svizzera. Qui entra in contatto con il mondo malavitoso non solo lombardo ma dell’intera penisola tanto da allacciare contatti con i boss più importanti della mafia e della ‘ndrangheta calabrese. A lui si ispira Fabrizio De Andrè nella sua fortunatissima canzone Don Raffaè nel tratteggiare la figura del secondino che porta al boss “o’ cafè precis a mammà”. Diventa eroe per un giorno quando riesce da solo a sedare una rivolta dei detenuti nel carcere monzese. Appisolatosi come al
Tommy, Masino, Tomasso, Tommasso Gatto Mammone Dattomma Oh Marescià 12.08.1971
solito al suo posto di guardia si ritrova circondato, al risveglio, da un manipolo di energumeni tatuati che inveiscono contro di lui che in quel momento rappresenta il potere giudiziario contro il quale i detenuti vogliono protestare. Il giovane Marescià dimostra sangue freddo e coraggio e ripescando nel suo bagaglio culturale parla ai detenuti di borsa, di titoli, di bot, di cct, di prime rate, di indici Mib, Mibtel, di azioni che oggi guadagnano svariati punti percentuali e il giorno successivo perdono tutto. Disegna anche dei grafici per argomentare meglio le sue tesi. Dopo due ore di discorsi, a volte incomprensibili per i poveri detenuti, Pasquale l’Assassino capo dei rivoltosi, si porta improvvisamente le mani alla testa e dopo aver ordinato una cibalgina rientra mestamente in cella seguito da tutto il codazzo di ribelli. Il giovane Marescià li segue e continuando a parlare loro di economia chiude i malcapitati nelle loro celle. Il direttore del penitenziario entrato di forza nel carcere monzese accompagnato da 250 teste di cuoio si trova davanti uno scenario inaspettato, la rivolta è stata domata da un unico eroe. Non può far altro che premiare il suo subalterno concedendogli un trasferimento d’onore. Il Marescià ringraziando il suo superiore confessa “me ne tornerei a casa mia ma lì mi conoscono tutti così ho deciso di andare a Falconara Marittima terra per me inesplorata”. E così che il non più giovane Marescià arriva nella cittadina marchigiana dove presta servizio in quello che viene chiamato “l’Albergo dei detenuti”. Qui il Marescià entra in contatto con alcune società di calcio a 5 e dopo aver fatto circa 400 e più provini viene ingaggiato, per disperazione, dalla squadra dei Blues del presidente Totisky. Le sue apparizioni tra le maglie dei Blues sono poche perché spesso preferisce alle partite praticare il suo antico hobby: dormire in carcere. Comunque il suo talento calcistico è poco compreso soprattutto dai suo compagni di squadra che difficilmente riescono ad intuire le sue giocate fantasiose. Più volte messo sul mercato non è stato mai ceduto a nessuna squadra. “Perché sono indispensabile” dice lui, “Perché non lo vuole nessuno nemmeno come regalo” risponde il presidente Totisky e impreca sul contratto quarantennale che lega il Marescià ai Blues.
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In piedi: Tudinsky, Carlito’s, Volpix. Accosciati: Orciasky, Marinho. Presidente, allenatore, uomo immagine, capo ultras: Principao
Nome Cognome Nickname Data di nascita
CARLITO’S
Storyboard: nasce in Colombia in una fazenda protetta da lussureggianti verdi colline dove il giovane Carlinho pianta delle fiorenti piantagioni di coca. Ai genitori, ignari delle capacità botaniche del figlio, dirà che sono piante di coca cola che poi rivenderà agli yankee americani. Per confondere i vicini che non hanno mai visto quel tipo di pianta ne sposta continuamente le fila disegnando così nuove forme geometriche che soddisfano la sua passione per l’architettura e che riproducono il Colosseo, la Muraglia Cinese, la Tour Eiffel e personaggi famosi quali il Che, Fidel e l’idolo del football carioca, Principao. Per questa sua bizzarria viene anche soprannominato l’architetto della coca. Tra un raccolto delle preziose foglie e la potatura delle giovani piante dà sfogo anche ad un altro suo hobby: il calcio. Sfida con successo i poliziotti della vicina stazione di Medellin che spesso vanno a trovarlo per controllare la sua bizzarra piantagione ma che non riescono mai a portare a termine il loro incarico poiché vengono distratti dalle sue mirabolanti giocate calcistiche. Per non perdere il conto di tutte le volte che ha sconfitto la locale squadra dei poliziotti di Medellin, appronta un cartello sul quale scrive meticolosamente il giorno e il risultato della partita. Nasce così il cartello di Medellin. Purtroppo ad una di queste partite assiste anche un poliziotto di nome Diegon che non sa giocare a calcio e che odia questo sport. Incuriosito dal colore verde brillante delle piante di Carlinho si addentra nella piantagione e non sapendo resistere alla tentazione, come una nuova Eva, coglie il frutto proibito e lo
Carlito Way Carlito’s Way 08.04.1968
mangia avidamente in grosse quantità. Si allontana in stato confusionale dalla piantagione e apostrofa in modo irrispettoso il suo superiore che riconoscendo la polvere bianca che gli ricopre il volto lo rinchiude in carcere con l’accusa di spaccio e consumo improprio di sostanze stupefacenti. Carlinho, che di sicuro non è fesso, mangia la foglia, metaforicamente, e raccattati i suoi averi fugge in Italia. Si sposta velocemente da una città all’altra e fa perdere le sue tracce ai gendarmi dell’InterPol che lo inseguono prima di stabilirsi definitivamente nella piana collinare di Falconara. Qui, non potendo mettere a frutto le sue qualità floreali, si dedica anima e corpo al gioco del calcio dove si fa notare soprattutto per le sue qualità fluidificanti. Indirizzato sulla fascia sinistra dal suo allenatore ne fa una zona di sua competenza e, non sapendo resistere alla sua passione, pianta tra le zolle del campo di calcio delle piccole e invisibili piantine di coca più piccole dei bonsai giapponesi. Gli incolpevoli giocatori della squadra avversaria che incautamente si dirigono dalle sue parti vengono respinti con poderosi calci e mosse di tecnica difensiva giapponese. Tanta è la caparbietà con la quale difende il suo territorio che la sua fascia laterale viene soprannominata Carlito’s Way e da qui il suo famoso nomignolo. Acquistato per pochi centesimi di euro dal presidente, allenatore e capo ultrà dei Blancos, Principao, si fa notare soprattutto per i suoi scontri accesi e al limite della regolarità contro il povero, vecchio e stanco Buckinam che il più delle volte subisce mestamente le ingiurie del focoso giocatore colombiano. Più volte richiamato all’ordine dal Presidente nonché allenatore e capo ultrà Principao è stato sovente multato per i suoi innumerevoli e improvvisi ritardi. Nelle sue ultime dichiarazioni ha giurato che sarà sempre puntuale agli appuntamenti calcistici e che non rifilerà più delle sonore sole ai suoi compagni. Ma com’è noto, promessa di colombiano promessa di marinaio.
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
GUERRO FETTINA
Storyboard: Nato nella città di Jacinto Arauz nella Regione de La Pampa, in Argentina, il giovane Ferro, che tutti chiamano Guerro per il suo sguardo impavido da guerriero, trascorre la sua gioventù in sella al suo baio con il quale scorrazza per le verdi pianure della pampa argentina. Armato delle temibili bolas cattura, nelle sue escursioni pampeadi, tutti i quadrupedi che gli tagliano la strada e, armato di arnesi taglienti ricavati dalla dura pedra argentina che ogni tanto affiora dal terreno fertile, seziona gli animali praticando loro delle vere e proprie autopsie. Impara così l’anatomia degli animali della pampa e scopre anche quali sono i tagli di carne più buoni e nel contempo più prelibati. La vita nella pampa è dura e pericolosa, così, facendo tesoro dei consigli del nonno Guerro Senior che gli dice “la necessità aguzza l’ingegno”, passa a commercializzare la carne degli animali che cattura e seziona. Costruisce così un carro, trainato sempre dal suo baio, al quale mette il nome di Banco Ambulante del Macellaio Scalzo, per via dell’abitudine cha ha di camminare scalzo. Con il suo trabiccolo raggiunge i più piccoli e disparati paesi della pampa per offrire i suoi tagli di carne ai peones. Ma il commercio langue e la domanda scarseggia così in uno sforzo supremo di aguzzamento d’ingegno ha un’idea rivoluzionaria. Non presenterà più alle giovani chiquitas, che stanno perdendo il gusto di cucinare, dei freddi e sanguinolenti pezzi di carne, consegnerà loro piatti già pronti e cucinati da scaldare e mangiare. L’idea si rivela vincente tanto che nel giro di pochi mesi il suo fatturato triplica. La crescente domanda lo costringe ad assumere però due aiutanti il lungo Diegao e il corto
Ferro Guerro Fettina Guerro Fettina 05.10.1968
Oh Marescià i quali purtroppo combinano solo guai. Con le loro ricette afrodisiache i due attentano le grazie delle belle chiquitas ma il più delle volte sono costretti a delle rovinose fughe inseguiti dagli inferociti muchachi. Il nome del Banco Ambulante del Macellaio Scalzo è rovinato. Mestamente il prode Guerro Fettina si isola nella sua pampa nella quale passa il tempo palleggiando con palle ricavate dalla pelle di pollo di Apelle figlio illegittimo di Maradona. Ma la fortuna non gli ha girato le spalle. Un giorno mentre palleggia con la palla di pelle di pollo di Apelle arriva tomo tomo, quatto quatto, Maradona che vedendolo toccare la palla seppur di pelle di pollo di Apelle suo figlio illegittimo con cotatanta eleganza, lo porta con sé nella capitale argentina e lo fa debuttare nel River Plate. Un mondo nuovo si apre agli occhi del giovane pampista che accende subito con il suo talento i cuori della torcida del River e soprattutto accende il cuore della bella Emanuelita che tutti chiamano Manuelita. Costei altro non è che la figlia dell’Alcalde di Buenos Aires, il temibile Maregao simbiosi crudele e spietata dei due precedenti Alcaldi Diegao e Oh Marescià. Venuta a sapere della tresca che lega sua figlia alla giovane promessa del River Plate chiamati anche Blancos dal colore delle loro maglie, Maregao, accesso sostenitore della seconda squadra di Buenos Aires il Boca Juniors chiamata anche Blues sempre per il colore delle loro maglie, ostacola fermamente la passione dei due innamorati anche perché, all’insaputa della figlia, deve ancora decidere se concederla in sposa al roccioso terzino dei Blues, Diegao o all’eclettica e sonnacchiosa punta dei Blues, Marescià entrambi suoi lontani parenti. Scoperte le mire dispotiche del crudele Maregao, i due decidono di fuggire e intraprendono così il lungo e pericoloso viaggio cha ha ispirato l’impareggiabile penna del maestro Edmondo de Amicis che nel suo libro “Cuore” ha raccontato le mille traversie patite dai due innamorati in uno strappalacrime racconto intitolato dalle Ande agli Appennini. Ed è proprio nell’Appenino marchigiano che si conclude il loro tormentoso viaggio durante il quale hanno allargato la famiglia con l’arrivo di un muchacho, Tomasito e di una chiquita Clarita. Si stabiliscono così nella cittadina di Falconara dove l’intrepido Guerro, in onore anche del suo nomignolo Fettina, apre una macelleria e continua a giocare a calcetto con successo, tra un infortunio e l’altro, con la squadra dei Blancos che tanto gli ricorda il tempo trascorso nel River Plate.
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
MARINHO
Storyboard: Nasce in Brasile nel profondo sud della terra carioca nella città di Pelotas la più importante della Regione di Rio Grande do Sul. L’infanzia la trascorre nelle favelas che si affacciano sul Canal de Sao Gonsalo dove l’impavido Esteban va a caccia di coccodrilli armato di soli noci di cocco che scaraventa sulla testa dei poveri rettili anfibi con poderosi tiri di destro, sinistro e ad effetto intontendoli e rendendoli innocui. Rivende, poi, il futuro contabile, la pelle di queste povere bestiole ai turisti americani che ne fanno borsette e scarpette. Alla tenera età di 12 anni la svolta nella sua vita. Si trasferisce con tutta la famiglia a Parigi dove il padre va a ricoprire un incarico di prestigio nella cattedrale di Notre Dame de Paris. Avendo a disposizione gli immensi spazi della grandissima cattedrale gotica, il giovane Marinho ama rifugiarsi nel sottotetto della chiesa dove costruisce un mondo tutto suo. I suoi amici preferiti non sono gli snob ragazzini parigini ma i gargoyles della cattedrale con i quali intavola delle vivaci discussioni che terminano immancabilmente con degli assolo canori sulle note del Gobbo di Notre Dame. Si cala talmente tanto in questa parte e talmente forte è in lui la voglia di assomigliare al Gobbo di Notre Dame che subisce una trasformazione fisica con una lieve presenza di un ingrossamento scapolare, appesantimento della palpebra con forte strabismo e, cosa del tutto eccezionale, con crescita incontrollata dei capelli. Preoccupato per questa sua lieve deformazione il padre lo allontana dagli ambienti angusti della cattedrale e lo iscrive, contro la volon-
Juan, Dos, Tres Estella Esteban Marinho Marinho 28.08.1971
tà del giovane Marinho, in una squadra di calcio di oriundi brasiliani. Fatica non poco a trovare il giusto equilibrio a causa delle sue psicosomatiche malformazioni fisiche ma riesce nel giro di pochi mesi ad innamorarsi del calcio e a diventare il faro illuminante nonché il principale realizzatore della squadra franco-brasiliana. Nel punto del suo massimo splendore agonistico, proprio quando imminente è il suo passaggio al Paris Saint Germain viene distratto dal richiamo delle sirene. Mentre si sta recando nella sede della squadra parigina per firmare il contratto che lo legherà per 5 anni al club del P.S.G. assiste, in Place de la Coincidence, ad una rappresentazione teatrale del Gobbo di Notre Dame messa su dalla compagnia teatrale italiana “Canta che ti passa”. Il suo passato torna prepotentemente nel presente. I ricordi degli innumerevoli pomeriggi trascorsi nel solaio di Notre Dame pulsano violentemente alle sue tempie, i gargoyles lo invitano a cantare con loro quelle arie che per tanto tempo lo hanno visto un interprete straordinario. Rapito dalla mistica delle note musicali con un balzo salta sul palco e messo a tacere l’inesperto Gobbo ne interpreta mirabilmente la parte. Il pubblico richiamato dai suoi gorgheggi seducenti si assiepa numeroso nella piccola piazza e ne decreta un successo straordinario tanto che la serata verrà ripetuta per ben due mesi di fila. Stanco e con la barba lunga il giovane Marinho, che i francesi storpiano in Marinò, fugge, con la compagnia italiana che si appresta a rientrare in patria dai procuratori del P.S.G., che lo tampinano per fargli firmare il contratto. È un momento felice per il giovane brasiliano che in questa compagnia ha trovato, nella cantante Cinzia, la sua Esmeralda. Al rientro in Italia Marinho deve abbandonare l’attività teatrale per mettere su famiglia insieme a Esmeralda alias Cinzia. Sistemato l’aspetto finanziario, non potendo dedicarsi con continuità al canto si rituffa con successo al suo secondo amore: il calcio. Entra far parte di una fortissima squadra di calcetto di Falconara Marittima, i “Blancos”. In questa squadra trova anche un suo connazionale, Principao, con il quale divide l’amore per il calcio ma anche per il canto.
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
ORCIASKY
Patrizky, Patriarca, Patroclo Orcienmentusgalbadensky Orciasky 20.08.1968
Storyboard: Nato nella città di Peppendorf nelle immediate vicinanze della più famosa Rostosck nel landen del Mecklemburg-Vorpommern, nella zona che, prima della caduta del muro di Berlino, apparteneva alla gloriosa DDR Germania dell’Est, il giovane Patrizky era dedito alla coltivazione dei peperoni, pianta erbacea che ha dato nome alla sua città natale, Peppendorf. Stanco di coltivare peperoni gialli, verdi e rossi che mangiava annegati in una succulenta frittata di uova nostrane, piatto che aveva imparato a cucinare leggendo una ricetta del famoso cuoco di origini russobolsceviche Tudinsky, il giovane Patrizky cospira ai danni dei Soviet e si iscrive al gruppo terrorista dei Petomanen. Scopo di questo gruppo era di infiltrarsi nelle oceaniche adunanze tedesco-sovietiche, dove bisognava recarsi per ascoltare la parola del compagno di turno, e di sganciare dei silenziosi e pestilenziali loffen (termine tedesco che indica l’italiana scoreggia) dopo aver mangiato chili di peperoni, carciofi, melanzane e fagioli con le cotiche. Gli attentati miravano a convincere i connazionali che l’aria che il comunismo voleva far respirare ai tedeschi era dannosa per il popolo teutonico. Purtroppo due temibili agenti del KGB tedesco-sovietici, tali Diegaeur e Oh Maresciàller, erano stati sguinzagliati sulle loro tracce. I due dotati di un fiuto infallibile erano capaci di sezionare il tanfo pestifero delle loffen e scomponendo le loro particelle atomiche risalivano al cibo che ne generava il puzzo. Dal cibo risalivano alla località nella quale veniva prodotto il genere alimentare e incrociando tale dato con la località
di nascita dei cospiratori procedevano ad un loro sommario interrogatorio e ad una immediata carcerazione nei temibili e freddi Gulag siberiani. Fermato dai citati segugi mentre partecipava ad uno dei suoi tanti attentati, alla domanda del più alto in grado, Oh Maresciàller “Hai scoreggiaten?” Orciasky con molta calma rispose “Chi lo senten, dal culen gli scenden”. Imprecando per l’improvvisa risposta che l’incastrava e non sapendo cosa controbattere i due si allontanarono ma quando si resero conto di essere caduti nel tranello fu impossibile, persino per i loro nasi, seguire la scia pestifera di Orciasky il quale lanciò subito degli SoS ai seguaci della sua setta che lo nascosero in attesa di farlo fuggire dalla DDR. Fortuna volle che uno dei cospiratori, il cuoco russo-bolscevico Tudinsky, altri non era che il cugino del più famoso Tudinsky astro nascente del calcio a 5 e uomo d’ordine della famosa e pluridecorata squadra dei Blancos. I Blancos si trovavano nella cittadina tedesca di Peppendorf in una delle tante tappe del loro tour europeo. Si organizzò così in men che non si dica il trasferimento di Orciasky al quale vennero applicate alcune trasformazioni necessarie per renderlo irriconoscibile. Gli fu applicato un impasto di peperoni gialli per sbiondirgli i capelli, fu fatto ingrassare di 8-10 chili e gli venne ordinato di correre sempre senza mai fermarsi. Così conciato e con addosso la divisa dei Blancos, gli eroi si diressero verso Lubieszyn da dove contavano di attraversare il confine polacco per poi raggiungere l’Italia. Con loro grande disappunto però al confine trovarono ad
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aspettarli i due temibili poliziotti del KGB Diegaeur e Oh Maresciàller. Quest’ultimo, nel frattempo, per essersi fatto sfuggire il cospiratore Orciasky era stato declassato ad Appuntato. Abituati ai momenti di tensione i Blancos si avvicinarono al confine ridendo e scherzando. Appena furono scorti dai due temibili poliziotti, che avevano riconosciuto dalla loro divisa la forte squadra italiana, Diegaeur e Oh Maresciàller si tolsero i pesanti pastrani e mostrarono la loro divisa blu lasciando indovinare la loro fede calcistica tutta rivolta ai Blues acerrima avversaria dei Blancos. Un gelo di terrore scese sui Blancos. Diegauer, conscio del suo potere si avvicinò sprezzante verso i Blancos e strappata la palla dalle mani di Carlito’s che a stento riuscì a reprimere un moto di disappunto, dopo aver soppesato la sfera di cuoio la lanciò con un tiro sbilenco al di là del confine, nel territorio polacco. Guardando con aria di sfida i Blancos con un sorrisetto malizioso disegnato sul suo feroce volto disse loro “E adesso andate a raccoglierla se siete capaci eh eh”. Non credendo alle loro orecchie i Blancos si precipitarono dall’altra parte del confine dove per primo arrivò Orciasky e girandosi all’unisono verso i due poliziotti li salutarono con il gesto dell’ombrello. Solo allora i due si resero conto di averne favorito la fuga e Maresciàller picchiò selvaggiamente il povero Diegauer riprendendosi i gradi di Feld Maresciallo. Arrivato in Italia Orciasky si stabilì con la squadra dei Blancos nella città di Falconara e lì, il giovane tedesco, reso quasi calvo dall’impasto di peperoni gialli, divenne il giocatore più veloce e pericoloso dei Blancos.
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
PRINCIPAO
Jorge Eduardo Macho Camacho Principinho detto Principao Principinho Principao 12.12.1963
Storyboard: Cresciuto ai margini della città di Manacapuru nello stato dell’Amazzonia, il giovane Jorge impara a giocare a calcio con le scimmie Catarì che popolano la foresta amazzonica. Utilizzano come palla, invece della sfera di cuoio, le noci di cocco e questo fa sì che dai suoi piedi escano non dei semplici tiri ma dei veri e propri colpi di cannone temuti da tutti i portieri delle pampas. All’età di 13 anni si trasferisce con la famiglia nella favela di Rio de Janeiro dove entra in contatto con gli ambienti più coloriti e folkloristici delle scuole di samba che organizzano il famoso Carnevale di Rio. Numerose sono le sue presenze al carnevale sempre vestito da piccolo principe, da qui il nomignolo che lo accompagnerà per il resto della sua vita Principao. Esponente di spicco della scuola “Samba do Brasil” ne diventa un quotato maestro e unico esecutore della danza del ventre prominente. Le sue movenze serpeggianti e sinuose non sfuggono agli occhi esperti di Batista Cojonero de la Ventosa, selezionatore della squadra del San Paolo, che vede in lui un sicuro bomber. Così inizia per il piccolo Jorge la carriera calcistica che lo vede passare in pochi anni dal settore giovanile alla prima squadra che milita nel massimo campionato do Brazil. Furbo, concreto ed intelligente non si fa assorbire appieno dal mondo calcistico. Coltiva con successo molti hobby tra i quali emerge la sua passione per la musica e il canto. Nella favela in cui abita mette su, insieme al suo inseparabile amico Andrade dos Pizzas, una emittente radiofonica che chiamerà “Radio o centro da musica” diventandone, oltre che proprietario, direttore artistico e apprezzato disc-jokey. Celebre il suo programma “Canta comigo”
nel quale intrattiene siparietti musicali con i suoi fans che telefonano da tutto il mondo. Proprio attraverso la musica e grazie al suo programma conosce una giovane italo-brasiliana, Michelita Scorticao, che interviene spesso telefonicamente al suo programma radio. Tra i due nasce del tenero e una improvvisa quanto mai inaspettata rottura del crociato anteriore destro del ginocchio sinistro lo costringe a stare lontano dai campi di calcio per quasi un anno. Decide così di prendersi una lunga vacanza e di fare un giro in Italia dove la signorina Michelita l’ha invitato più volte. Arrivato nella favelas di Falconara Marittima rimane estasiato dal suo litorale e soprattutto dalla famosa raffineria di petrolio di cui ammira le grandi e fumanti ciminiere. Colpito dalla giovane Michelita e dal panorama Falconarese decide di rimanere in Italia e di lasciare il suo paese natio. Il richiamo del goal però è troppo forte così viene ingaggiato da una squadra di ex campeones della quale diventa in poco tempo il leader e il goleador. Gli anni purtroppo passano anche per lui, i suoi ardori giovanili lentamente si affievoliscono e le sue magiche doti calcistiche si attenuano nel tempo. Rimane però, anche con il passare del tempo, il maestro indiscusso e imbattuto della danza del ventre prominente. Chiusa la carriera agonistica di calciatore a causa di un brutto fallo commesso da un modesto giocatore inglese, certo Buckinam, diventa in breve tempo il presidente, allenatore, capo ultras e uomo immagine della squadra dei Reds che più tardi si trasformerà nei Blancos. Ancora oggi tra i giovani che si avvicinano al calcio è in voga dire, quando fanno dei goal fantastici, ho fatto un goal alla Principao.
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
TUDINSKY
Franziskus, Frankovich Tudinievich Tudinsky 16.07.1963
Storyboard: Rosso di origine russo come tutti i rossi russi il giovane rosso non poteva non giocare nella squadra dei Reds che tra i russi significa rossi. Nato nella città di Murom, nella regione di Vladimirskaya, il giovane Tudinievich si dedicò alla pastorizia. Portava al pascolo, infatti, nella fredda steppa russa, un gregge di circa 250 pecore abruzzesi avute in eredità dalla trisavola Nunziatina Sciallè. Fonte di reddito incomparabile le pecore producevano oltre alla lana e ai formaggi anche dei gustosissimi arrosticini che il Tudinievich cucinava e vendeva al ristorante “Casc e Ov”. Purtroppo una improvvisa carestia aggravata anche da un terribile e interminabile inverno russo gettò la popolazione russa in una povertà disarmante. A questo si aggiunse la discesa sui territori russi di una cellula incontrollata di mongoli capeggiati da due temibili e sanguinari briganti tali Dieghikan e Maresciallovich che seminando terrore e morte ammazzarono tutte le preziose e belanti pecore del Tudinievich. Ridotto alla fame il giovane Tudinievich si rifugiò nella vicina capitale sovietica. Furono giorni di buia disperazione nei quali la forza di sopravvivere gli fu data dalla sete di vendetta contro i due terribili predoni mongoli. Ma la fortuna tornò dalla parte del Tudinsky quando, in un freddo pomeriggio della breve estate russa, mentre stava rosicando un osso di prosciutto donatogli dal commerciante Geniosky, si fermò a guardare un partita di calcio tra le formazioni della locale squadra di calcio Spartak Mosca in completo rosso e la squadra del San Pietroburgo in completo blu. Riconobbe
trai i reds giocatori famosi che effettuavano degli esercizi di riscaldamento quali Principiesky, Marinovich, Orciasky, Guerrosky Fettineavich e il colosso Volpiciovich mentre. Tra i componenti dell’altra squadra ascoltò lo speaker scandire i loro nomi, Totisky, Geniovich, Buckinsky, Pianellovich e sentì un brivido freddo percorrergli il corpo quando lo speaker indicò tra le fila dei Blues due nuovi campioni arrivati dalla Mongolia i fortissimi Dieghikan e Maresciallovich rei di aver sterminato le sue preziose pecore dal vello d’oro. La pronuncia di quei nomi gli fece ricordare i lamenti assordanti delle sue pecore che belando cadevano sotto le spade affilate dei due mongoli. Sangue fu il suo pensiero, una sete di sangue mongolo gli seccò la gola e mentre rosicchiava il suo osso di prosciutto pensò al modo di vendicarsi. Mentre pensava alla più terribile delle vendette la partita tra le due formazioni era già iniziata e già al primo scontro il possente Guerrosky Fettineavich stramazzò a terra colpito alle spalle dal bieco Buckinsky. I Reds, che l’improvvisa nevicata abbattutasi nella capitale russa aveva trasformati in Blancos, non avevano riserve in quanto il Kazako Carlinsky era in ritardo, come sempre, perché la sua slitta, nella fretta di arrivare, era finita nel fiume Don e si era incagliata tra le sue lastre di ghiaccio. Intuendo il mezzo per vendicarsi, Tudinievich, che si presentò con il nome di Tudinsky, si fece avanti e chiese di poter rimpiazzare il dolorante Guerrosky Fettineavich. Ci furono delle timide obiezioni che furono spazzate via dai due Mongoli
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i quali diedero il loro assenso affinché il volontario potesse giocare. Quella giocata nella città di Mosca fu una delle più impavide partite che si ricordi e ancora oggi viene narrata dai nonni ai nipoti quando si raccolgono, nelle fredde notti siberiane, davanti al cammino scoppiettante con in mano un buon bicchiere di vodka. Il giovane Tudisky compì la sua vendetta che, per l’epilogo che assunse poi, fu tremenda. Lo scopo di Tudinsky non era quello di fare gol ma di ridicolizzare i due mongoli e di farli apparire agli occhi dei loro compagni come i colpevoli della disfatta della squadra dei Blues. Dieghikan e Maresciallovich furono ubriacati dai ripetuti tunnel, dagli sbornianti dribbling, dai mirabolanti sombrero che Tudinsky si divertita ad eseguire ai loro danni e puntualmente, appena entrati in area di rigore, li costringeva a compiere dei falli che l’arbitro non poteva non punire con un calcio di rigore. Al 35° calcio di rigore assegnato ai Blancos il presidente Totisky, l’omonimo terzino nonché fratello del presidente e l’allenatore Geniovich esplosero in una rabbia incontrollata e si avventarono con occhi famelici sui due mongoli. Lesti furono i due a darsela a gambe levate e a sfuggire ai minacciosi Blues i quali però li inseguirono e li inseguono ancora oggi per tutti i territori della vasta provincia russa. Al continuo e incessante peregrinare dei due mongoli divenuti pastori, quasi a voler fissare nel tempo il vagare dei due miseri disperati e a ricordarne la spietatezza delle loro gesta, il buon Leopardi dedicò loro una poesia “Canto disperato di due pastori
erranti dell’Asia” nel quale narra appunto le sfortune di Dieghikan e Maresciallovich. Diversa la sorte del giovane Tudinsky che fu incoronato eroe del match. Venne prontamente ingaggiato dai Reds e in ricordo di quella fantastica partita durante la quale la loro divisa era diventata di colore bianco per la copiosa neve che vi si era depositata sopra, vollero vestire per sempre di bianco e si vollero chiamare Blancos. Con i Blancos Tudinsky gioca ancora oggi e ancora oggi conduce la sua squadra a delle sontuose vittorie.
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Nome Cognome Nickname Data di nascita
VOL PIX
Storyboard: Nato nel continente nero in una nazione sconosciuta questo forte giocatore, oseremo dire africano, è cresciuto in giro per il mondo. Dopo aver trascorso la prima infanzia nelle colline del sud Africa, dove pullulano i giacimenti di diamante, il piccolo Ettorino emigra nascondendo nei gonfi pannolini manciate di pietre preziose. Arrivato nella penisola italiana si stabilì nelle vicinanze del capoluogo campano, nella cittadina di Agropoli. Qui, respirando l’aria del mare ricca di iodio e non di odio, affina il cervello e pensa che ti ripensa, dopo aver visto il film “Ufficiale Gentiluomo” interpretato dal bravo Richard Gere, decide di abbracciare la carriera militare andando a servire a Livorno la nostra invidiata Marina Militare che tanti nomi illustri ha dato tra i condottieri del passato e del presente come il grande Ammiraglio Diego del Diegao e il Contrammiraglio Tom Tom detto Oh Marescià. Dopo aver studiato i primi rudimenti della vita marinaresca ed essersi esercitato a fare a memoria circa 1200 tipi diversi di nodi e contronodi, erudito dal mozzo Franchì, si sentì pronto per imbarcarsi alla volta degli oceani. A dispetto dell’adagio che vuole che ogni marinaio che si rispetti abbia una donna ad ogni porto, il nostro Volpix ad ogni porto in cui attraccava il suo imbarcadero aveva una squadra di calcio e un campo sul quale praticare il tanto amato gioco del pallone. Lo scorrazzare in ogni parte del mondo, l’aver calpestato i più diversi manti erbosi che vanno dal prato pettinato di Cardiff all’erba resa bianca dalla galaverna gelata di Goteborg, dall’erba muschiata di Tallin, all’erba sintetica di New Orleans fino all’erba allucinogena di Kingston, ha fatto
Ettorino Volpino Volpicelli Vol Pix 06.06.1966
sì che venisse soprannominato all’unanimità il giocatore dei due mondi. Questo suo peregrinare a destra e a manca, però, questo suo legarsi incondizionatamente e contemporaneamente a più società fu visto dai più solerti e bacchettoni giudici della FIFA come una sorta di poligamia e non potendogli comminare una pena corporale perché era sempre in contumacia, cavillando tra i codici vecchi e polverosi lo radiarono dal calcio professionistico. Venuto a sapere che la sua squalifica era stata decretata da una soffiata del contrammiraglio Tom Tom detto Oh Marescià che lo aveva denunciato perché geloso dei suoi successi calcistici, in un impeto di rara irritazione fece colare a picco la portaerei del contrammiraglio Tom Tom togliendogli il tappo di scarico. Fuggito nell’altra sponda della penisola italica giunse sulle rive dell’Adriatico in prossimità della cittadina di Falconara e recatosi alla locale banca del Monte de’ Paschi per accendere un mutuo con il quale ripagare in 7.200 comode rate il costo della portaerei, si invaghì, si innamorò e conquistò il cuore della direttrice certa Lori Ambrosi erede carnale del fondatore del Banco Ambrosiano. Sistemati i problemi finanziari e cupidiani, il forte giocatore cosmopolita non poté resistere al richiamo della dea Papalla. Così rispondendo ad una inserzione apparsa sul noto quotidiano d’informazione “La Gazzetta di Chiaravalle” così formulata:
“AAA cercasi giocatore monomarca, estroverso, sensibile, duttile, malleabile, resistente alla fatica, impermeabile al dolore, bella presenza, portamento eretto soprattutto nel locale docce, conoscenza della lingua francese, inglese, spagnolo, portoghese, tedesco e sanscrito. Astenersi perditempo”
venne contattato e inserito nelle fila della famosa squadra di Principao i Reds, che poi si trasformerà nei Blancos, della quale diventerà in breve tempo l’asse portante o meglio la pietra scartata dai Blues diventata testata d’angolo. Roccia vulcanica sulla quale i Blancos costruiranno le loro numerose e innumerevoli vittorie ai danni dei Blues.
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L’eterna lotta: Blues vs Blancos