Pubblicazione semestrale della sezione U.I.L.D.M. di Ancona - ONLUS - Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in abb. postale D.L. 353/2003 �conv. in L. 27-02-2004 n. 46� Art. 1 comma 2 D.C.B. Ancona
ANNO XIII _ N. 2
EDITORIALE INTERVISTA
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SPORT ATTIVITÀ ASSOCIATIVA
È NATALE: TEMPO DI DARE �A TELETHON� E RICEVERE �DALLA REGIONE MARCHE� LUCA PANCALLI: “PRESTO IL WHEELCHAIR HOCKEY FRA GLI SPORT PARALIMPICI” STAGIONE ALLE PORTE...
FONDAZIONE E CENTRO DANTE PALADINI: SI PARTE!
DICEMBRE 2008
Semestrale della Sezione di Ancona della UILDM Via M. Bufalini, 3 - 60023 Collemarino (AN) Tel. 071887255 - Fax 071912422 e-mail: uildman@uildmancona.it Autorizzazione Tribunale di Ancona del 15/11/95 iscritta al n. 35 del registro periodici Direttore responsabile: Giovanni Marcelli In redazione: Massimo Cortese Roberto Frullini Alessandro Giangiacomi Chiara Lazzarini Simone Giangiacomi Stefano Occhialini Leandro Provinciali Progetto grafico e impaginazione: Cooperativa sociale Oblò Monte S. Vito (AN) Foto di copertina: Fonte Telethon Stampa: Tipografia Stampa Nova Jesi
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Editoriale È Natale: tempo di dare (a Telethon) e ricevere (dalla Regione Marche)
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Intervista Luca Pancalli: “Presto il wheelchair hockey fra gli sport paralimpici”
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Sport Stagione alle porte...
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Ancora bronzo in Europa!
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Coppa Italia 2008
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Attività Associazione La U.I.L.D.M. Ancona con Telethon
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Simone, Chiara e Alessandro: “Noi ci siamo!”
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Fondazione e Centro Dante Paladini: si parte! p.
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Cortese...mente Racconto di Natale
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Editoriale
È NATALE: TEMPO DI DARE (a Telethon) E RICEVERE (dalla Regione Marche)
A Natale si diventa più buoni. La maggioranza di voi lettori, e nondimeno il sottoscritto, troveranno questo vecchio detto popolare un pò scontato, fors’anche eccessivamente ‘politically correct’. In fondo, perché aspettare il Natale per mostrarsi più solidali e generosi col nostro prossimo? Si dovrebbe esserlo sempre, no? Ovviamente si tratta di una domanda puramente retorica, cui rispondere affermativamente è d’obbligo, tuttavia si può ammettere che il periodo natalizio, che fra l’altro temporalmente coincide con il momento dell’anno in cui si stilano i bilanci delle proprie azioni, possa pur essere preso a pretesto per mettere alla prova il proprio altruismo. Tanto più in una fase di crisi generalizzata come questa, a causa della quale - anche a ragione - molti hanno preferito tenere chiusi i cordoni della borsa durante l’anno. Salvo poi concedersi qualche spesa, come è giusto che sia, per i consueti regali di Natale. E se una parte di questa spesa comunque prevista fosse destinata ad una nobile causa? Magari... ad una causa come quella di Telethon, la maratona di raccolta fondi che tramite l’omonima Fondazione contribuisce allo sviluppo e al sostegno di gran parte della ricerca medico – scientifica in Italia, purtroppo ben poco coadiuvata dagli scarni investimenti pubblici. A tal proposito, come spiega il nostro Simone Giangiacomi, la U.I.L.D.M. Ancona anche quest’anno offre a Telethon il suo aiuto concreto. Ma se da un lato la ricerca è importante in prospettiva per la possibile scoperta di cure alle patologie genetiche, dall’altro è fondamentale migliorare nel presente la vita di chi malato lo è già oggi. Di qui il recente appello del Comitato Associazioni di Tutela delle Marche (che comprende la stessa U.I.L.D.M. locale) alla giunta regionale con il quale si richiede di “aumentare a partire dall’anno 2009 il finanziamento destinato ai Comuni per la realizzazione di interventi di sostegno alla domiciliarità (assistenza domestica/aiuto alla persona ed educativa) rivolta ai soggetti con grave disabilità, nonché per il potenziamento della vita indipendente o assistenza personale autogestita”. Il 6 dicembre è arrivata la replica dell’assessore alla Sanità regionale Mezzolani, in cui si anticipa che dei 23 milioni di euro di fondi stanzia-
ti a livello nazionale per le non autosufficienze nelle Marche (erogati nell’arco del prossimo triennio), incrementati di circa altri 6 milioni provenienti dal fondo socio-sanitario regionale, non un centesimo verrà dedicato alle persone con grave disabilità. Per ciò che attiene alle richieste del C.A.T. Marche si accenna soltanto al fatto che è stato previsto un fondo straordinario aggiuntivo di 5 milioni di euro “per affrontare le situazioni di maggiore criticità” nel 2009, senza specificare quanti di questi soldi andranno effettivamente a coprire i servizi di sostegno domiciliare alle persone con gravi handicap. Non un granché come risposta, bisogna ammetterlo, sebbene sia prematuro esprimere ora un giudizio definitivo in merito. Di certo, la normativa regionale vigente in materia di disabilità va quantomeno rivista. Ma almeno si può sorridere leggendo le parole del Presidente del Comitato Italiano Paralimpico Pancalli, che assicura il pieno accoglimento della richiesta di aumento di contributi economici avanzata dalla Federazione Italiana Wheelchair Hockey. Un riconoscimento, questo, per i risultati che la federazione sta conseguendo ultimamente, come ad esempio il terzo posto - agrodolce, in verità - ottenuto un mese fa dalla Nazionale italiana. Risultati lusinghieri che si attendono, come auspica capitan Occhialini, anche dai Dolphins Ancona, chiamati ad un pronto riscatto dopo la deludente scorsa stagione. Da celebrare invece è l’inagurazione della Fondazione e del Centro di Assistenza alle Malattie neuromusolari intitolati al dott. Dante Paladini; Leandro Provinciali descrive gli obiettivi strategici di questi due nuovi istituti. Per chi volesse poi rendersi utile con il Servizio Civile - basta avere fra i 18 e i 28 anni - il consiglio è quello di soffermarsi sull’articolo dei due Giangiacomi e di Chiara Lazzarini: vi coglierà informazioni e... motivazioni. Suggestioni “natalizie” sono infine quelle che crea con il suo racconto a tema Massimo Cortese, estroso ed inconfondibile nel suo stile divertito e divertente, a tratti surreale, mai banale. Tutti insieme appassionatamente, noi di “Visione”, ad augurarvi un Buon Natale ed un Felice 2009! Giovanni Marcelli
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Intervista
LUCA PANCALLI: “PRESTO IL WHEELCHAIR HOCKEY FRA GLI SPORT PARALIMPICI” Il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico parla a tutto tondo dello sport per disabili in Italia e tesse le lodi della F.I.W.H. Uno dei dirigenti più noti dello sport per disabili in Italia – ma anche in Europa – è Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico, l’ente che riunisce sotto la sua egida le principali federazioni degli sport per disabili. Assurto agli onori della cronaca nazionale per aver ricoperto il ruolo di commissario straordinario della Federazione Italiana Giuoco Calcio fra la fine del 2006 e la primavera del 2007, Luca Pancalli, oltre ad essere il massimo rappresentante del C.I.P., è un uomo che ha vissuto e vive da anni lo sport da protagonista, prima da atleta ed ora appunto da dirigente. D’altra parte sin da bambino mostra uno spiccato interesse per lo sport, che lo porta a praticare una fra le discipline agonisticamente più impegnative: il Pentathlon moderno, un mix di scherma, nuoto, tiro, corsa ed equitazione. Ed è proprio a seguito di una caduta da cavallo, che gli provoca una frattura delle vertebre cervicali ed una conseguente lesione midollare, che Pancalli conosce la disabilità. La paralisi agli arti inferiori però non lo frena ed anzi lo vede ‘rilanciare’ nel nuoto. Nel frattempo prosegue gli studi, fino alla Laurea in Giurisprudenza conseguita con lode all’Università ‘La Sapienza’ di Roma. E’ il 1988 e in quell’anno partecipa anche alle Paralimpiadi di Seoul, in Corea, conquistando 3 medaglie d’oro e 3 d’argento, oltre a stabilire i nuovi record mondiali nei 50 e nei 100 metri stile libero. Pochi anni dopo, nel 1993, accanto ad una sempre più fulgida carriera sportiva che gli regala titoli mondiali in serie ed altre medaglie olimpiche, Pancalli inaugura il suo ‘cursus honorum’ di dirigente sportivo. Di lì in poi si susseguono incarichi sempre più prestigiosi: nel 2000 diventa presidente della F.I.S.D. (Federazione Italiana Sport Disabili), che tre anni più tardi, con legge dello Stato, si trasforma nell’attuale Comitato Italiano Paralimpico. Ma il passo verso la grande popolarità, come detto, lo compie l’anno successivo, quando per lui si aprono le por-
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te della Federcalcio, dove siede come Commissario Straordinario per sei mesi, fino all’aprile 2007. A quel punto preferisce tornare ad occuparsi a tempo pieno del ‘suo’ C.I.P., ad un anno dal fondamentale appuntameno con le Paralimpiadi di Pechino 2008. Paralimpiadi che hanno visto l’Italia protagonista in chiaroscuro... ”I risultati ottenuti in Cina sono positivi in relazione al livello tecnico – agonistico del nostro movimento paralimpico” afferma Pancalli. “Abbiamo conquistato 18 medaglie, soltanto una in meno rispetto all’edizione delle Olimpiadi di Atene: dobbiamo essere più che soddisfatti. Certo” continua “dobbiamo riflettere per il futuro, perché molti sono i miglioramenti che vanno adottati per aumentare qualità e competitività del nostro sport paralimpico. In sintesi, occorre che il C.I.P. e tutte le federazioni affinino le proprie capacità organizzative e lavorino con maggiore sinergia fra loro per far crescere il ‘top level’ del nostro sport disabili.” La F.I.W.H. (Federazione Italiana Wheelchair Hockey) è una delle federazioni sportive riconosciute dal C.I.P. ed è quindi parte della grande famiglia del comitato che presiede. Quali sono i rapporti con questa federazione? “La F.I.W.H. non solo è parte della famiglia del comitato paralimpico, ma ne è uno dei membri più rappresentativi, dato il suo presidente siede nel consiglio nazionale del C.I.P. E’ superfluo dunque affermare che i rapporti sono ottimi; personalmente, poi, valuto con grande attenzione i risultati sempre pià lusinghieri che la F.I.W.H. sta conseguendo. A tal riguardo posso anticipare che nella prossima giunta del C.I.P. verrà deliberato un aumento dei contributi da erogare a questa federazione, perché se lo merita. Qualche cifra? “Ufficialmente non posso farne. Diciamo che saran-
no pienamente accolte le richieste avanzate dalla F.I.W.H...” Cosa pensa dello sport del wheelchair hockey? “È uno sport semplicemente fantastico, che si fa apprezzare immediatamente per il gesto tecnico da chi ha l’umiltà di avvicinarvisi. E poi è uno sport bello da vedere, a tratti anche spettacolare, grazie ai frequenti rovesciamenti di fronte che ne caratterizzano le azioni di gioco. Sono sicuro che abbia un futuro roseo.” Recentemente si sono disputati gli Europei per nazioni di wheelchair hockey che hanno visto l’Italia, con una punta di delusione, classificarsi al terzo posto (si sperava nella finale). Un suo parere su questo risultato... ”Io valuto positivamente questo bronzo. È chiaro che si può sempre far meglio, ma so che il cammino intrapreso dalla F.I.W.H. è quello giusto. Con il riconoscimento economico che il C.I.P. darà alla federazione mi auguro che le cose possano andare ancora meglio.” Si è parlato ultimamente della possibilità che il wheelchair hockey possa diventare sport paralimpico, nonostante vi siano degli impedimenti a riguardo legati al fatto che attualmente gli sport che adottano mezzi elettronici di supporto alla prestazione dell’atleta non possono entrare nel novero delle discipline paralimpiche. C’è qualche speranza che questo sport partecipi almeno a livello dimostrativo già alle Paralimpiadi di Londra? “Ci sono tutti i presupposti perché a medio termine il wheelchair hockey entri a far parte delle Paralimpiadi, anche se per arrivare a questo occorre che siano rispettati alcuni parametri di base, in primis che vi sia un certo numero di paesi in cui questo sport sia effettivamente diffuso e l’esistenza di un regolamento
di gioco uniforme a livello internazionale. Credo comunque che già a Londra 2012 l’hockey su carrozzina, che peraltro è membro dell’I.W.A.S. (International Wheelchair & Amputee Sport Federation), possa essere presente come sport dimostrativo.” Si è molto discusso del caso Oscar Pistorius, divenuto a tutti gli effetti un’icona vivente dello sport per disabili. Alcuni dicono che la sua battaglia per competere con i normodotati sia giusta, altri contrariamente ritengono che le sue protesi ipertecnilogiche non renderebbero le sue prestazioni equiparabili a quelle degli avversari, altri ancora più maliziosamente sostengono che la sua sia stata soltanto un’operazione (ben riuscita) di marketing. Lei che ne pensa? “Il caso Pistorius può essere interpretato come un mix di tutti e tre questi aspetti. Per quanto mi riguarda, come ho già avuto modo di dichiarare, sono convinto che sia pienamente legittimo che un giovane grande atleta come Pistorius voglia gareggiare con i normodotati. E’ vero che le protesi compensano artificialmente un suo deficit fisico, ma se è corretto valutare quanta energia Pistorius riesce a guadagnare con queste protesi è altrettanto opportuno chiedersi se l’handicap di non avere la parte inferiore delle gambe fin dalla nascita sia uno svantaggio realmente colmabile o meno. Io penso di no: la mancanza di equilibrio e di ‘sensibilità fisica’ che Pistorius paga rispetto ad un atleta normodotato è oggettiva e secondo me non può essere surrogata dalle protesi. Ciò detto è ovvio che una simile fattispecie vada regolamentata, ma io non la escluderei a priori. In fondo lo sport è anche ricerca del limite. Infine, sul fatto di leggere il caso Pistorius come una felice operazione di marketing, sono abbastanza d’accordo: gli atleti di oggi, nel bene e nel male, sono così. Mi preoccupa soltanto, da amante dello sport, che l’eccessiva cura dell’immagine possa
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Luca Pancalli e l’ex Presidente della Repubblica Ciampi
messi dal lavoro.” Lei è stato vice Presidente del Coni. Potrebbe presto ambire alla massima carica? ”Vivo nel presente: nel febbraio del 2009 mi candiderò per la riconferma alla presidenza del Comitato Italiano Paralimpico. Non voglio lasciare a metà strada quello che considero un percorso ancora da concludere. In seguito si vedrà, non lo escludo...”
distogliere gli atleti dai loro reali impegni sportivi, a partire dagli allenamenti quotidiani. Ma tant’è: viviamo in una società in cui per molti il motto sembra essere: ‘Esisto perché appaio’. Chi pratica sport non è esente da questa tentazione.” Su cosa può e deve migliorare lo sport per disabili in Italia? ”Deve imparare a ‘promuoversi’ con maggior efficacia, cominciando dal reclutamento di base. Ad alti livelli, poi, deve puntare sulla professionalizzazione, che non significa scimmiottare il professionismo malato di altri sport, ma vuol dire affidarsi alla programmazione per formare tanti atleti ‘top level’ che possano incrementare il tasso di competitività dell’intero movimento. Per questo ho proposto che i gruppi sportivi dello Stato si aprano agli sport paralimpici. D’altronde una Paralimpiade non s’improvvisa e non si vince per caso: gli atleti che vi partecipano hanno bisogno di dedicarsi a tempo pieno, anima e corpo, alla preparazione di una manifestazione come questa, senza essere costretti a richiedere ferie o per-
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Lei è stato chiamato al capezzale del calcio italiano in uno dei momenti di maggior crisi della sua storia, anche se, appena ha potuto, ha preferito tornare a dedicarsi interamente al C.I.P. Ovviamente però si sarà fatto un’idea abbastanza chiara di come sta il nostro football... ”Il calcio è per molti versi una splendida realtà. Mi piace definirlo una sorta di ‘moto popolare’, che ha delle potenzialità tuttora inespresse. Dovrebbe però riappropiarsi della sua essenza autentica di sport, pur non dimenticandosi che, per fatturato, è la decima ‘azienda’ italiana. In effetti il calcio è anche la miriade di squadre dilettantistiche e giovanili sparse su tutto il territorio nazionale. In generale comunque sono ottimista sul futuro del football italiano, che spero continui ad appassionare un vasto pubblico; certo bisogna evitare che esso degeneri, come troppo spesso accade, in ossessione collettiva e in pretesto di violenza.” Pancalli in posa con gli Azzurri della Nazionale Italiana di Calcio
Uno degli incarichi che adesso ricopre è quello di Presidente del Comitato per l’attuazione del programma straordinario per l’Impiantistica sportiva destinata allo sport professionistico. Sotto questo aspetto in quale situazione versa il nostro Paese? ”La situazione è drammatica: siamo in ritardo di circa 20 anni rispetto a nazioni come Spagna, Inghilterra e Germania per ciò che attiene agli stadi e di 25 anni per gli impianti di sport indoor. Da noi stenta a decollare l’idea che la struttura sportiva debba diventare un polo attrattivo e polivalente per tifosi e sportivi, a misura di famiglia, comodo e funzionale, aperto sette giorni su sette. Attualmente i nostri stadi sono delle arene spoglie e poco adatte al godimento dello spettacolo sportivo. L’unico esempio positivo da questo punto di vista è quello della Juventus che di recente ha presentato un progetto serio di stadio di proprietà, che sorgerà in pochi anni al posto dell’ormai inutilizzato ‘Delle Alpi’. Purtroppo da noi vige la cultura dell’emergenzialità: i progetti di rinnovamento si realizzano solo in previsione di eventi straordinari. Non a caso si era pensato un anno fa ad una riqualificazione dei nostri impianti sportivi soltanto perché l’Italia era in lizza per ospitare i prossimi campionati europei di calcio. Sfumata quell’opportunità non se n’è fatto più niente.”
Che fare allora? “Sono piuttosto pessimista, non lo nascondo. Tuttavia, se qualcosa va fatto, prima di tutto si deve cambiare la cultura sportiva di questo paese. Le barriere architettoniche presenti oggi nei nostri stadi non fanno altro che rispecchiare le barriere mentali di alcune persone che vivono lo sport nel modo sbagliato. Compreso il fatto di considerare gli stadi luoghi in cui il senso civico non è contemplato. Renderli più belli e fruibili responsabilizzerebbe coloro che li frequentano, oltre ad attirare nuovi appassionati. Prim’ancora, però, come accennavo, occorre prevedere una politica strategica di educazione allo sport, che oggi in Italia manca. Dovremmo attingere dalle esperienze dei paesi anglosassoni o del Nord Europa...” Curiosità finale. Molti si chiedono che squadra (di calcio) tifa Luca Pancalli... ”Io sono un tifoso del... calcio italiano e mi sento particolarmente legato alla nazionale. Non ho preferenze invece fra le squadre di club. Posso dire che mio figlio è interista e giocoforza seguo un po’ più da vicino le vicende dei nerazzurri. Ma nulla di più: il mio cuore batte solo per la Virtus Roma e sto parlando di basket...” Giovanni Marcelli
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Sport
STAGIONE ALLE PORTE... Stagione ormai alle porte per i Dolphins Ancona; a dir la verità stagione che già doveva essere iniziata, ma i rinvii delle prime due giornate di campionato dei dorici, contro Milano e contro Bologna, hanno posticipato al nuovo anno l’esordio dei marchigiani. Si riparte dall’ennesima annata deludente, dal nuovo tecnico Riccetti, che lo scorso anno era solo collaboratore di Armillota e Del Nevo, da una rosa di tredici giocatori nella quale si è aggregato anche il giovane portiere Francesco, undici anni ancora da compiere e tanto entusiasmo da offrire ai suoi nuovi compagni. Scarno precampionato I Delfini hanno iniziato gli allenamenti già da settembre, ma il precampionato non è stato così ricco come sarebbe dovuto essere fino a pochi mesi fa. È stata annullata infatti per problemi organizzativi la partecipazione alla Munich Cup, prestigioso torneo internazionale estivo promosso dai Munich Animals, una delle squadre più antiche e blasonate di Germania. Di fatto, quindi, l’unico test precampionato è stato quello contro gli Skonvolts Pescara del 16 novembre scorso nel capoluogo abruzzese, conclusosi con un rocambolesco 10 pari, in una gara in cui si è vista a tratti una grande Ancona. Pur in formazione rimaneggiata (tra gli altri mancavano Galeazzi, Frullini e il portiere Donna) i dorici, contro una squadra forte fisicamente e che migliora incredibilmente di anno in anno, hanno dato spettacolo soprattutto nei primi due tempi, dove hanno addirittura concluso col risultato di 6 a 1 in proprio favore. Nella seconda metà di gara la stanchezza di alcuni (Jervicella su tutti, sostituto di Galeazzi), una marcatura a zona e non più a uomo, l’appagamento generale per una partita che
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già sembrava ampiamente vinta e - va riconosciuto - la crescita degli avversari, hanno trasformato l’incontro, consegnando ai padroni di casa un pareggio pirotecnico ma indolore (o quasi) per i ragazzi di Riccetti. Due i segnali importanti giunti da questo match: il primo è la consapevolezza di avere a disposizione un nuovo elemento di sicuro valore, come il giovanissimo neo portiere dorico che, all’esordio, ha addirittura salvato il risultato a fine gara; il secondo è la constatazione che Ancona, se gioca concentrata e segue le indicazioni del proprio mister, può offrire un hockey bello e vivace, efficace in attacco e accurato in difesa. Il campionato... che verrà Il campionato, come detto, inizierà presumibilmente solo a Febbraio per i Dolphins, a causa del rinvio delle prime due gare del torneo contro Dream Team Milano e Pallavicini Rangers Bologna. Formulazione diversa dei gironi in questa stagione, con cinque gruppi da quattro squadre ciascuno (lo scorso anno erano quattro gironi da cinque squadre). Da essi usciranno dieci squadre (non più otto come gli anni passati) che si contenderanno lo scudetto di Wheelchair Hockey 2008/2009. Questa la composizione geografica: tre gironi al nord, uno al centro-sud e uno siciliano, nel quale
è stata ubicata la squadra di Albano Laziale. Quest’anno non ci saranno alcuni derby storici: né quelli tra le tre lombarde (Skorpions Varese, Dream Team Milano, Sharks Monza), inserite ciascuna in un girone nord differente, né quelli tra le piemontesi Magic Torino (girone A) e Grugliasco (girone B); e neppure la sfida tra i Thunder Roma (girone D) e Albalonga’s Craziest Cows (girone E), che ha infiammato gli ultimi tre campionati. Favorita d’obbligo, come capita ormai da qualche anno, è la squadra varesotta degli Skorpions, tra le cui fila militano quattro nazionali che hanno partecipato agli ultimi europei in Belgio. Una citazione la merita in particolare la coppia di mazze formata dall’esperto Carelli e da Fattore, attualmente il miglior giocatore presente nel nostro campionato. Dream Team Milano, Thunder Roma e Albalonga’s Craziest Cows potranno essere le degne candicate a rivali dei biancorossi varesini. Cinque gironi, dicevamo, dai quali usciranno le magnifiche dieci che si contenderanno la Coppa di campione d’Italia. Tra queste dovrebbero tornare, dato il girone effettivamente modesto, i Magic Torino e gli Sharks Monza, che nel girone A potrebbero avere vita più che facile contro la neo arrivata Aquile Azzurre Genova (già battuta nella prima giornata dai piemontesi per 20 a 0!) e la Polisportiva Gioco Parma. Nel Girone B Grugliasco proverà a insidiare il posto ai Blue Devils Genova di mister Merlino, i quali tuttavia dovrebbero, senza troppi problemi, approdare alle finali assieme alla corazzata Varese. Non sembra poter avere grandi ambizioni la Due Torri Albenga. Nel Girone D i Thunder Roma dovrebbero riuscire ad aggiudicarsi il primo posto. L’avversaria più accreditata potrebbe essere la squadra dei Blue Devils Napoli del giovane Camponesco; gli Skonvolts Pescara potrebbero essere la sorpresa del girone, come hanno già dimostrato perdendo solo di misura proprio contro i partenopei in trasferta (9 a 10 il finale). Il Vitersport Viterbo infine
dovrebbe essere la Cenerentola del girone. Facili pronostici anche per il raggruppamento E, dove la squadra di Albano e i Red Cobra Palermo dei fratelli D’Aiuto sono in pole position per i primi due a scapito di Star Trek Trapani e Aquile Palermo. Il girone dei Dolphins Il girone D, quello dei Dolphins Ancona, sembra il più equilibrato e il più incerto. Le due favorite dovrebbero essere - ma qui il condizionale e quanto mai d’obbligo - il Dream Team Milano di Brusati e Fontana e la Pallavicini Rangers Bologna. Gli emiliani addirittura potrebbero candidarsi come vincitori del girone, dato l’arrivo illustre di Tommaso Liccardo, ex giocatore di Napoli col quale ha conquistato, tre scudetti meritandosi per ben quattro volte la palma di miglior giocatore del campionato. Altri due pezzi pregiati approdati alla corte di mister Ciliberto sono Gianluca Callà e Thoma Melegari. Il primo ha fatto parte della nazionale ai Mondiali di Helsinki del 2004 e agli Europei di Roma del 2005 ed è stato per anni il bomber degli All Blacks Genova: ora cerca il riscatto dopo una stagione non molto felice a Padova. Il secondo invece proviene dalla Polisportiva Parma e ha già giocato con i felsinei nella stagione 2005-2006.
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ANCORA BRONZO IN EUROPA! Un’Italia rinnovata si conferma terza ai campionati continentali
Ancora sul podio, ancora davanti solo Olanda e Germania. Questa volta però il risultato lascia in bocca un sapore un po’ amaro. A Massmechelen, in Belgio, gli azzurri si riconfermano grandi protagonisti in campo internazionale, ma non riescono a superare l’avversaria storica di sempre: la Germania. Eppure ci avevamo creduto per un po’ che questa Italia, giovane e ricca di talento, potesse battere i tedeschi e raggiungere la finale, provando a giocarsi l’Europeo contro l’Olanda, ancora imbattuta nella sua storia. Ci aveva sperato Luca Maino, all’esordio proprio in Belgio, ci avevano creduto la F.I.W.H. ed il C.I.P., nelle persone dei Presidenti Spinelli e Pancalli. Il sogno invece è svanito troppo presto, già all’esordio proprio contro i tedeschi, in un girone che prevedeva fra le rivali anche la Danimarca e il Belgio padrone di casa. Ma andiamo con ordine. L’Italia esordisce nel suo europeo l’11 novembre contro i tedeschi, orfani del veterano Roland Utz, assente per problemi fisici, ma forti di Paul Emmering, fortissimo (anche fisicamente) atleta teutonico, stranamente non estromesso dall’Europeo da regolamenti internazionali piuttosto fumosi e contradditori sulle patologie ammesse a partecipare (Fierravanti in Italia sarebbe paragonabile per caratteristiche fisiche proprio a Emmering, ma non è stato ammesso a prendere parte al torneo). Mettendo da parte inutili
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polemiche, i ragazzi di Maino incappano in una giornata storta e proprio il biondo bomber campione di Germania con il suo Ladenburgo trascina la sua nazionale alla vittoria, annichilendo gli azzurri con un sonoro 6 a 1 e confermando così la tradizione negativa nei confronti dei teutonici contro i quali gli azzurri hanno vinto solo una volta (3 a 2) al Quattro Nazioni in Olanda nel 2002! A salvare l’onore per gli azzurri il talento di Varese Tiziano Fattore, che si rivelerà miglior goleador dei nostri alla fine del torneo. La sconfitta viene presa male da tutta la comitiva azzurra, perché troppo pesante ed inimmaginabile all’inizio del torneo, ma fortunatamente viene assorbita e metabolizzata in fretta. Nella seconda gara infatti, la mattina del 12, gli azzurri battono 4 a 2 una coriacea Danimarca, con Fattore (2) Brusati e Carelli sul tabellino dei marcatori. In virtù dei primi due risultati dell’Italia e di quelli del Belgio, anch’esso vincitore contro i danesi e perdente contro i tedeschi, la gara Italia – Belgio del pomeriggio del 12 è un vero è proprio spareggio per arrivare alle semifinali. E’ proprio qui che l’Italia mostra la sua forza, seppellendo con un perentorio 7 a 1 i padroni di casa e rendendo nel contempo più ricca di rimpianti la sciagurata gara d’esordio contro la Germania. Intanto nel girone A l’Olanda la fa da padrone sbarazzandosi facilmente della Repubblica Ceca, del-
l’esordiente Svizzera e, con qualche difficoltà più del previsto (5 a 2 il finale per i tulipani), di una rinata Finlandia, squadra esperta e affatto arrendevole. Le semifinali sono quindi Italia-Olanda e Germania-Finlandia. Quella che si annnuncia come la sfida impossibile sembra realmente esserlo, dato che gli oranjes vanno in vantaggio per 4 a 1 contro gli azzurri. Prima di metà gara però l’Italia, sfruttando i pochissimi errori avversari, incredibilmente impatta il risultato, presa per mano da Fattore che sigla uno storico poker ai campioni olandesi che per un po’ non sembrano poi così extraterrestri. Alla lunga però l’Olanda mostra l’indiscusso maggior talento (un gol di Barrie “di tacco”, spalle alla porta, quasi da centrocampo né è un esempio) e alla fine si impone, seppure a fatica, 9 a 5 contro gli azzurri, amareggiati ma soddisfatti dell’impresa sfiorata. Nell’altra semifinale la favorita Germania piega 8 a 5 i finnici, che tengono bene testa ai tedeschi, chiudendo a metà gara addirittura in vantaggio per 4 a 3. Tuttavia, com’è prevedibile, le individualità germaniche emergono e una Finlandia esperta ma ancora giovane in alcuni elementi deve cedere il passo a Emmering e compagni che accedono alla finale (la stessa nelle ultime tre edizioni tra Europei e Mondiali) contro gli eterni rivali dell’Olanda. Italia e Finlandia quindi si affrontano per il terzo posto. La partita si pronostica equilibrata, data la bella figura fatta da entrambe in semifinale, ma il campo non sembra essere d’accordo. L’Italia gioca un grande hockey ma non riesce inizialmente ad imporsi in maniera così netta contro i nordici, chiudendo a metà gara avanti solo di misura, 3 a 2. Nella seconda metà di gara gli azzurri legittimano il risultato, arrotondando fino al finale di 5 a 2 e aggiudicandosi così il terzo bronzo in altrettanti tornei internazionali. La finalissima Olanda-Germania si gioca davanti a spalti gremiti di tifosi oranjes, sempre numerosi a seguire la propria nazionale. La Germania sembra crederci e punta sulla sua stella Emmering. L’Olanda dal canto suo può contare sul talento di una squadra apparentemente senza difetti, a cominciare dal capitano Tathai, dal suo compagno di squadra al De Pont Rotterdam Emilio Lopez e dal giocoliere Bar-
rie. La gara si dimostra più equilibrata del previsto e lo striminzito 1 a 0 dei tulipani a metà gioco sembra presagire un match equilibrato fino alla fine. Nel secondo tempo però l’Olanda mostra tutta la sua forza e schianta la difesa avversaria segnando uno dopo l’altro i goals che le consegnano il secondo alloro Europeo consecutivo con il punteggio di 7 a 1. L’Europeo belga dunque giunge alla sua conclusione; il bilancio per l’Italia è tutto sommato positivo, vista la riconferma del terzo posto e soprattutto i complimenti fatti alla nostra nazionale da parte di tutte le altre avversarie; oltre alle grandi individualità (Fattore su tutti con le sue 17 reti in 5 gare) è emerso un grande gruppo, come andava predicando il ct Maino durante la manifestazione continentale: “Con il gruppo si può arrivare da qualunque parte!” Ora l’appuntamento è in Danimarca nel 2010: chissà dove potrà arrivare questa Italia! I dieci “azzurri” protagonisti in Belgio: PORTIERI: Anna Maria Cremona (Skorpions Varese), Sonia Veres (Blue Devils Genova); STICK: Marco Ferrazza (Thunder Roma), Fabio Mantiero (Skorpions Varese); MAZZE: Marco Brusati (Dream Team Milano), Matteo Bortolini (Rangers Bologna), Claudio Carelli (Skorpions Varese), Tiziano Fattore (Skorpions Varese), Cristian Locatelli (Dream Team Milano), Andrea Ronsval (Blue Devils Genova). Stefano Occhialini
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COPPA ITALIA 2008 Amara eliminazione dei Dolphins dalla Coppa Italia In realtà i Dolphins hanno già disputato la prima gara ufficiale della stagione: si tratta del quarto di Coppa F.I.W.H. – U.I.L.D.M., giocatosi il 26 ottobre al PalaLiuti di Castelferretti, contro gli Albalonga’s Craziest Cows del neo tecnico Andrea Venuto, ex atleta dei Thunder Roma e della Nazionale azzurra. La gara contro i Vice Campioni d’Italia, capitanati dal fortissimo Fierravanti, è stata equilibrata e aperta, nonostante il passivo finale di 2 a 7. I ragazzi di mister Riccetti hanno evidenziato una voglia nuova, una grinta che da qualche tempo ormai non si vedeva: merito sicuramente del gruppo che dopo la deludente stagione passata si è confrontato faccia a faccia e ha cercato di ricompattarsi. La gara, piacevole fin da subito, vede i laziali prevalere inizialmente nel primo quarto e segnare due goals su un paio di sporadici errori dorici. Musica che cambia nel secondo quarto, quando Ancona domina letteralmente gli avversari nel gioco, chiudendo loro tutti gli spazi e non riuscendo solo per poco a segnare. Goal che invece arriva con Galeazzi dopo soli 20 secondi dall’inizio del terzo quarto: sembrerebbe il preludio ad una stoica rimonta. Purtroppo però la storia si rivela diversa e Albano Laziale, proprio nel miglior momento dei suoi avversari, segna fortunosamente su autogol e poi allunga grazie ad un goal chiaramente irregolare, convalidato però dall’arbitro. Il resto della partita vale così solo per le statistiche e per gli innumerevoli cambi fatti da una parte e dall’altra. Alla fine il risultato recita 7 a 2 per gli ospiti, che si sono così aggiudicati l’accesso alle semifinali della competizione. Proprio il capitano dei laziali, a fine gara, ha dovuto riconoscere le difficoltà incontrate contro Occhialini e compagni, auspicandosi di ritrovare presto i marchigiani alle finali scudetto, come sarebbe giusto per una squadra ormai tra le più “antiche” d’Italia. Varese di nuovo campione anche in Coppa Italia Domenica 7 Dicembre, presso la Palestra Antal Pallavicini di Bologna, si è disputata la fase finale della terza edizione della F.I.W.H. – U.I.L.D.M. CUP (Coppa Italia di Wheelchair Hockey).
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La prima semifinale è quella tra Albalonga’s Craziest Cows e Blue Devils Genova. La gara tra la finalista di campionato dello scorso campionato e quella di due anni fa, si preannuncia alla vigilia equilibrata. Genova all’inizio fa la voce grossa contro i laziali e chiude il primo quarto addirittura in vantaggio per 3 a 1. Fierravanti e compagni però, alla loro prima semifinale di Coppa della storia, dimostrano carattere e ribaltano il risultato in maniera clamorosa, vincendo in maniera fin troppo netta per 8 a 4. Per Genova è la seconda semifinale persa dopo quella nel 2005 contro i Dolphins Ancona (sconfitti poi in finale da Varese). Nella seconda semifinale va in scena il derby tra gli Sharks Monza e gli Skorpions Varese. Tra i campioni d’Italia varesotti scendono in campo per lo più le seconde linee, ma nonostante questo il risultato finale è netto per gli Scorpioni che vincono 7 a 1 in una gara mai in discussione. La finale quindi è quella dell’ultimo campionato, ossia Albalonga-Varese. I laziali, sfavoriti, credono nell’impresa e la parità di gioco e di risultato nel primo quarto fa ben sperare il tecnico Venuto. Dal secondo quarto però salgono in cattedra i lombardi che grazie al talento (e a dir la verità anche alle carrozzine) della coppia Fattore-Carelli, si portano in vantaggio di tre reti. La gara sembrerebbe indirizzata verso la goleada, ma i laziali tengono bene il campo e riescono a tenere testa agli avversari. La gara è scoppiettante e gradevole: alla fine la spunta Varese che vince 8 a 5 e si porta a casa il trofeo per la terza volta nella sua storia. L’appuntamento tra le due squadre continuerà nella Super Coppa Italiana (che vede di fronte la vincitrice dello scudetto e quella della coppa, entrambe andate a Varese in finale su Albano) in programma nel 2009. Che sia l’occasione per veder scricchiolare il dominio di Varese?
Attività Associazione
LA U.I.L.D.M. ANCONA CON TELETHON
Anche quest’anno la U.I.L.D.M. - Sezione di Ancona partecipa alla raccolta diretta dei fondi a favore di Telethon nella stessa settimana della maratona televisiva. In questi giorni si sta organizzando infatti la predisposizione di alcuni punti di raccolta fondi per tutti i progetti di ricerca genetica promossi dalla Fondazione Telethon. A questo riguardo si sono già tenute alcune giornate di raccolta presso l’Ospedale regionale di Torrette. Inoltre ci si è avvalsi dell’aiuto di volontari che, di propria iniziativa, hanno promosso campagne di sensibilizzazione a favore di Telethon. Come ogni anno poi il nostro dirigente Bruno Pesaresi ha sollecitato tutte quelle Aziende sensibili alla ricerca delle malattie genetiche nella zona del Comune di Mondolfo e ha anche organizzato un altro punto di raccolta presso la Parrocchia di Marotta. Ulteriori iniziative si svolgeranno all’ I.P.C. “F. Podesti” di Chiaravalle e al Centro Commerciale “Oceano” di Moie. E’ importante in questo momento sostenere Telethon poiché ci sono nuove sperimentazioni farmacologiche già testate su animali e in attesa di futura attuazione sull’uomo, che hanno prodotto risultati positivi nella cura della Distrofia Muscolare di Duchenne. I due farmaci sperimentati agiscono a valle del danno genetico responsabile della malattia, ovvero sul-
l’assenza o l’alterazione della distrofina. Pur non correggendo il difetto sono infatti in grado di bloccare o quantomeno rallentare l’evoluzione della distrofia, per esempio riducendo la degenerazione e la perdita di massa muscolare e favorendo la rigenerazione dei muscoli. Essi agiscono implementando l’attività dell’ossido nitrico (NO) e degli inibitori della deacetilasi nei confronti della distrofina. E questa è solo una piccola parte della ricerca medica portata avanti dagli scienziati di Telethon: sostenerli significa sentirsi parte di un grande progetto ed essere coinvolti in una sfida importante. D’altronde, si sa, da anni in Italia la ricerca scientifica non è adeguatamente promossa e finanziata dallo Stato; per questo è importante supportare i progetti di Telethon, da sempre finalizzati ad un unico obiettivo: conoscere le cause delle malattie genetiche per arrivare ad una cura.
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SIMONE, CHIARA E ALESSANDRO: “NOI CI SIAMO!” Le esperienze di tre giovani che hanno deciso di dare una mano alla U.I.L.D.M. attraverso il Servizio Civile
Siamo Simone, Chiara e Alessandro, abbiamo incominciato a valutare cosa fare nella vita e ci siamo resi conto che potevamo aiutare la UILDM in modo concreto attraverso il Servizio Civile. Il progetto presentato dalla UILDM di Ancona è intitolato “Autonomia e Vita Indipendente”: l’obiettivo generale è quello di migliorare la Qualità della Vita delle persone con disabilità grave e medio-grave, promuovendo la piena partecipazione e il ruolo attivo della persona nella società, proponendo l’assistenza personale come principale strumento di libertà, secondo la filosofia di “Indipendent Living”. Per “Autonomia” si intende avvantaggiare lo svolgimento delle principali attività di vita, l’accesso ai servizi socio-assistenziali e riabilitativi nel territorio, migliorando il livello di gestione personale delle persone disabili. Il Progetto vuole inoltre promuovere la “Vita indipendente” nella provincia di Ancona, affinché un numero sempre maggiore di persone con disabilità abbia accesso a questo strumento di supporto così innovativo. Ognuno di noi si è avvicinato al progetto con diverse motivazioni e aspettative ma con un unico obbiettivo comune: effettuare interventi concreti nell’assistenza delle persone diversamente abili presenti nel territorio locale. Simone: “Conosco l’Associazione UILDM già da diversi anni attraverso la squadra di hockey Dolphins Ancona e per stare più vicino alle attività di volontariato ho deciso di intraprendere l’esperienza del Servizio Civile nella Sezione. Questa attività mi aiuterà a comprendere come l’Associazione si organizza e provvede a sviluppare il proprio programma.” Chiara: “ Fin da piccola ho sempre avuto esperienze con persone disabili e ora penso di poter effettuare attività utili e concrete sul territorio, basate sulle reali esigenze delle persone a cui ci rivolgiamo.”
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Alessandro: “La conoscenza della UILDM di Ancona in modo parziale l’ho avuta grazie a delle attività di trasporto di ragazzi disabili che ho praticato all’interno dell’Associazione stessa e questa è stata una delle motivazioni che mi hanno spinto e che hanno portato al mio interessamento alla partecipazione del volontariato. Il mio obiettivo è quello di riuscire a contribuire nel modo migliore per aiutare questi ragazzi e incrementare la mie conoscenze e competenze all’interno dell’Associazione.” Speriamo di riuscire a portare a termine tutti gli obbiettivi prefissati durante questo anno di Servizio Civile e di ottimizzare al le nostre risorse per poterci rivolgere al meglio a quante più persone possibili. Simone Giangiacomi Chiara Lazzarini Alessandro Giangiacomi
Sanità e Medicina
FONDAZIONE E CENTRO DANTE PALADINI: SI PARTE!
Al via le attività di questi due nuovi enti che si occupano di diagnosi e cura delle malattie neuromuscolari L’11 settembre 2008 sono stati inaugurati presso la Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria “Ospedali Riuniti”, la sede della Fondazione dedicata alle Malattie Neuromuscolari che prende il nome del neurologo Dante Paladini e il Centro Assistenziale per le Malattie Neuromuscolari che i colleghi hanno dedicato alla Memoria di Dante Paladini. La collocazione della fondazione presso l’Azienda Ospedali Riuniti ha consentito di avvicinare l’Associazione di parenti e familiari alle strutture assistenziali dedicata alle malattie degenerative ed infiammatorie dei nervi e dei muscoli. La tradizione di particolare attenzione a questo campo di malattie è particolarmente vivace nella storia della Clinica Neurologica dell’Ospedale Regionale di Ancona. Fin dalla sua costituzione, oltre trentacinque anni or sono, il capitolo delle malattie del nervo e del muscolo fu particolarmente sviluppato dal Direttore, Prof. Franco Angeleri, che aveva affidato al compianto Dr. Renzo Dellantonio l’ambulatorio clinico-strumentale dedicato alla cura delle malattie evolutive dell’unità motoria. Con l’arrivo in Clinica del Dr. Dante Paladini l’attività ha subito un particolare impulso che è evoluto fino alla costituzione formale del Centro Regionale, che si è avviato nell’anniversario della scomparsa del suo generoso promotore. Nell’attività costantemente espletata presso la Clinica gli obiettivi assistenziali non erano mirati soltanto al prolungamento della sopravvivenza ma anche al miglioramento della qualità di vita ed alla prevenzione di complicanze, fornendo un intervento multidisciplinare, dando risposte alle aspettative di pazienti e familiari, assicurando assistenza sociosanitaria, diffondendo una corretta informazione sulla malattia, sensibilizzando l’opinione pubblica e promuovendo la ricerca scientifica. Tale attività è stata espletata con risorse umane derivate dall’organico nell’ambito della struttura della Clinica Neurologica già impegnata in altri Centri dedicati a malattie evolutive e disabilitanti inserito
nel Piano Sanitario della Regione Marche .... Con le risorse destinate dalla Regione Marche all’Azienda Ospedali Riuniti al fine di promuovere la realizzazione del Centro divengono più facilmente perseguibili i seguenti obiettivi: • Identificazione di un profilo di assistenza per le malattie neuromuscolari con continuità di trattamento anche a livello territoriale • Disponibilità di professionalità multidisciplinari in una unica struttura • Accesso a prestazioni di particolare impegno assistenziale correlate all’evoluzione della malattia e allo sviluppo di complicanze • Collegamento con altri Centri nazionali ed esteri caratterizzati dalla stessa mission • Realizzazione di iniziative di informazione scientifica • Fornitura di un sostegno socio-sanitario e psicologico rivolto ai pazienti e alle loro famiglie • Iniziative di informazione–formazione agli utenti e ai caregiver Dal punto di vista organizzativo, il Centro per le Malattie Neuromuscolari fa parte della Clinica Neurologica e quindi del Dipartimento di Scienze Neurologiche Mediche e Chirurgiche nell’ambito del quale realizza attività diagnostiche, terapeutiche e di ricerca. Per assicurare la continuità gestione di tutte le attività offerte dal Centro, lo staff strutturale della Clinica di Neurologia è stato integrato con due dirigenti neurologi con contratto a termine, uno psicologo, un fisioterapista ed un infermiere. Lo schema di attività in cui le diverse figure professionali sono coinvolte, per affrontare la gestione dell’intero percorso diagnostico-terapeutico, comprende: • Diagnosi o conferma di malattia neuromuscolare • Diagnosi psicologica e terapia di supporto • Follow-up periodici • Organizzazione di controlli plurispecialistici
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• Degenza in regime di ricovero e di day hospital presso la Clinica di Neurologia • Trattamenti riabilitativi • Registrazione e programmazione dell’assistenza • Verifiche territoriali e contatto con Medici di Medicina Generale • Disponibilità per emergenze • Attività di ricerca Per quanto riguarda la integrazione plurispecialistica, la gestione multidisciplinare risulta fondamentale non solo nella fase di diagnosi ma, soprattutto, nel monitoraggio clinico delle varie fasi di malattia, dal momento che si propone di promuovere un’adeguata azione preventiva attraverso il monitoraggio e la gestione delle possibili complicanze e comorbidità. In relazione a ciò, il Centro si avvale della collaborazione di consulenti di altre discipline identificati in una serie di figure professionali reciprocamente integrate e che apporteranno un contributo di competenza specifico secondo una rete che coinvolgerà Anatomo Patologo, Psicologo, Cardiologo, Neuroriabilitatore, Nutrizionista, Ortopedico Pneumologo e Rianimatore. Per i pazienti di età infantile, in relazione alle peculiarità di questa fascia di età, il percorso di cura coinvolgerà gli specialisti della Neuropsichiatria Infantile del Salesi. Gli operatori sanitari della Clinica di Neurologia hanno già stabilito rapporti di collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità in particolar modo per quanto riguarda una ricerca sulla valutazione dei fattori genetici ed ambientali in una coorte di gemelli con Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), la creazione di un Registro Nazionale di pazienti con SLA e la realizzazione di studio clinico randomizzato controllato sull’impiego di trattamenti farmacologici innovativi nella SLA. Con l’iniziativa dell’Assessorato della Salute della Regione Marche è stata promossa la creazione di un Registro Regionale di pazienti con Sclerosi Laterale Amiotrofica, la realizzazione di percorsi codificati che semplifichino le procedure burocratiche di riconoscimento di invalidità allo scopo di accelerare
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l’erogazione di presidi ed ausili e la programmazione di incontri periodici con strutture sanitarie ospedaliere e territoriali. Oltre a rafforzare tali collaborazioni, il Centro per le Malattie Neuromuscolari si prefigge di raggiungere a breve termine l’attivazione di una rete territoriale, lo sviluppo di rapporti con altre strutture neurologiche, la creazione di una scheda individuale che accompagni il paziente riservando particolare attenzione alle principali criticità specifiche per ciascuna patologia. I professionisti della Clinica di Neurologia impegnati nel Centro per le Malattie Neuromuscolari hanno preso contatti con il Centro NEMO dell’Ospedale Niguarda cercando di trarre insegnamento dall’esperienza di una struttura funzionale particolarmente dotata e funzionalmente efficiente. Oltre a ciò sono già avviati contatti con altre strutture di eccellenza a livella nazionale al fine di favorire l’aggiornamento migliorarne l’esistenza offerta. I contatti frequenti con la fondazione ed il Centro consentono di monitorare le esigenze dell’utenza e di stimolare le strutture del territorio a fornire l’assistenza garantita ai soggetti affetti da malattia rara, come sono classificate gran parte delle malattie neuromuscolari. Il percorso organizzativo del Centro è irto di ostacoli e di difficoltà, ma facilitato dalla disponibilità degli operatori e delle strutture dell’Azienda Ospedaliera. Nella tradizione della Clinica Neurologica ed in onore alla memoria dei promotori storici dell’attività assistenziale il Centro per le Malattie Neuromuscolari dedicato alla memoria del Dr. Dante Paladini persegue lo sviluppo dell’assistenza compatibilmente con le risorse disponibili e limitatamente alle esigenze sanitarie comprese nelle finalità dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ancona. Leandro Provinciali
Cortese... mente
RACCONTO DI NATALE Quando sono stato eletto al Consiglio di classe della scuola materna frequentata da mia figlia, ho subito detto alle maestre che sarei stato onorato dal poter fare il mitico vecchietto dispensatore di doni. Le insegnanti devono aver sicuramente pensato che fossi un pò tocco, ma ufficialmente hanno aderito con molto entusiasmo alla mia iniziativa, tanto più che in anni passati c’era già stato Babbo Natale, ma quella consuetudine si era interrotta. Una di esse, contenta come fosse una pasqua, mi disse: Guardi, che a scuola c’è ancora l’abito, poi noi pensiamo a tutto il resto. IL DEBUTTO Tengo a precisare che, nel primo verbale mandato ai genitori quale rappresentante di classe, li avevo avvertiti che il tal giorno Babbo Natale sarebbe andato a scuola per fare gli auguri ai bambini. Come convenuto, noi genitori acquistammo dei piccoli panettoni, di quelli che non costano molto, e io li avrei poi consegnati ai bambini, alle maestre, alle bidelle e alla cuoca. Presi un giorno di ferie e mi preparai con cura al mio ruolo. Studiai attentamente le battute da dire, attesi di rimanere solo in casa per provare a camuffare la voce e a urlare le frasi di rito, visto e considerato che avrei avuto di fronte un uditorio di una quarantina di bambini, essendo due le classi della scuola. Presi un grosso cuscino per mostrare una pancia bella gonfia, calzai degli stivali e me ne andai a scuola. Appena sceso dalla macchina, ho visto che c’era una mamma con suo figlio salire i gradini per accompagnarlo in classe. Colto dallo spavento, per il timore di non farmi riconoscere ancor prima di iniziare ad essere Babbo Natale, mi sono nascosto, come fossi un ladro. Dopo qualche minuto ho ripreso la tranquillità di sempre, e ho suonato il campanello. Sono Babbo Natale, sss, sono venuto per la festa - faccio serioso. Venga, venga, quella è la stanza dove c’è il vestito - dice ridendo la bidella che mi apre la porta, e io non capisco la ragione del suo riso. Io sono Babbo Natale, mica un buffone qualsiasi. Mi vesto con cura, l’abito è un pò strappato, chissà
da quanti anni era lì in attesa di un volontario. Mi guardo allo specchio e credo che possa andare. Bambini, silenzio, sta arrivando Babbo Natale - grida una maestra. La classe è addobbata a festa e i piccoli stanno vedendo un cartone animato con protagonista il personaggio tanto atteso, come se stesse andando in onda una fiaba in diretta. Appena i bambini mi intravedono, sento uno di loro che borbotta ad un compagno: Quello non è Babbo Natale, è un uomo mascherato! Caro bambino, senza voler polemizzare con te, che all’epoca dei fatti avrai avuto quattro o cinque anni, io ce l’ho con chi ti ha detto una sciocchezza del genere. Ma ti pare che io, che sono una persona seria, se le cose dovessero stare così, mi presterei a simili speculazioni? Appena entrato, c’è un’ovazione generale e tutti i bambini, a parte il contestatore, si mostrano entusiasti per la visita del simpatico vecchietto. Ad ogni bambino chiedo il nome e dò il regalino, e quando arriva il turno di mia figlia, una maestra dice Babbo Natale faccia la foto con quella bambina. Rimango in classe per qualche minuto, poi saluto tutti ed esco di scena. Le maestre, le bidelle e la cuoca si congratulano, è stato un successone, neanche mia figlia e la cuginetta si sono accorte di quale strano figuro si celasse nei panni di Babbo Natale. IL MAGO L’anno successivo mi hanno inferto una pugnalata alla schiena. Appena entrato a scuola, con le borse contenenti i regalini e l’abito, che stavolta avevo comprato io, sento infatti la bidella dirmi: Vada nella stanza, che i bambini sono in classe con il mago. Un mago? Ma come si erano permessi di farmi un affronto del genere! Ho poi saputo che la Circoscrizione aveva organizzato uno spettacolino con un tale che faceva dei giochi di prestigio: per carità, si trattava di una bravissima persona, ma ditemi voi che cosa ho da dividere io, Babbo Natale, con quello là! A me queste cose non le devono fare! Si decide che faccio Babbo Natale, va bene, ma non
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sono mica disposto a dividere l’attenzione dei bambini con altri, perché in questo modo viene inferta una ferita mortale al mio ruolo. Al massimo, avrei raggiunto un accordo con la Befana che, poveretta, mi ha sempre fatto sentire tanta tenerezza. Vi pare infatti giusto che Babbo Natale ha l’esclusiva dell’apertura delle feste e la povera vecchietta si deve accontentare dell’ultimo giorno, pur di figurare? Almeno, quand’ero bambino, l’entrata in scena della Befana era caratterizzato dalla consegna dei tradizionali pacchi, che avveniva in occasione di una festa per i più piccoli. Era troppo bello: ricordo un anno, mi regalarono un fortino di soldati risalenti alla Guerra di Secessione Americana, quant’ero contento! Siccome era un dono molto bello, mia madre me lo prese, l’impacchettò e lo spedì in soffitta, così me lo sarei ritrovato da grande. Probabilmente, è a seguito di quella pensata che mi deve essere rimasta la voglia di fare il bamboccione almeno per qualche minuto ogni anno, coronando un sogno: essere Babbo Natale. LA PAZIENZA Due anni fa ho interpretato per l’ultima volta Babbo Natale, perché con l’entrata di mia figlia alle elementari, le maestre devono aver pensato - sbagliando - che io lo facevo solo per lei. Prevedendo che sarebbe stata l’ultima volta, ho voluto fare le cose in grande. Ho comprato al mercato ortofrutticolo dei sacchi di juta dove poter mettere i regali, che ho acquistato io stesso: dei carri dei pompieri per i maschietti e delle fermezze per le femminucce. Naturalmente avevo acquistato quattro pacchetti di caramelle, da lanciare all’ingresso in classe, come appunto dovrebbe fare un Babbo Natale che si rispetti. Mi son fatto prestare un campanaccio e ho chiesto alle maestre di riprendermi con la mia videocamera. Per non farmi riconoscere da mia figlia, che ogni tanto mi faceva qualche strana domanda su Babbo Natale, lasciando trapelare che forse aveva capito chi fosse in realtà, ero riuscito a farmi levare in ospedale un cicciolo che avevo vicino all’occhio destro. Anche le battute erano cambiate, avevo curato ogni
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particolare, ma è stato tutto inutile. Appena entrato, due o tre maschietti un po’ troppo vivaci mi son venuti incontro cercando di staccarmi la barba, prendermi il berretto, insomma mi hanno messo in agitazione. Bambini, fate i buoni, che Babbo Natale ha il mal di schiena - ho detto, ma non sono riuscito a mascherare di aver perso la pazienza. Così, a causa della voce, per un attimo ho lasciato i panni di Babbo Natale per tornare ad essere un genitore qualsiasi, e a causa di quell’imperdonabile leggerezza mia figlia deve aver capito la vera identità dell’omino, come sembra abbia confessato non a me, ma alla nonna, che poi è mia suocera: questa è la peggiore delle umiliazioni che avrei potuto subire. Secondo me, è tutta colpa della Befana invidiosa: in fondo, bisogna capirla. Massimo Cortese