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Pubblicazione semestrale della sezione U.I.L.D.M. di Ancona - ONLUS - Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in abb. postale D.L. 353/2003 conv. in L. 27-02-2004 n. 46 Art. 1 comma 2 D.C.B. Ancona - contiene gadget

ANNO XV _ N. 1

EDITORIALE INTERVISTA

CITTADINANZA E DISABILITÀ: IL DIRITTO DOVERE DI INFORMARSI ED ESSERE INFORMATI ASSESSORE MARCONI: "LA FAMIGLIA VA RIMESSA AL CENTRO E SOSTENUTA NELL'ASSISTENZA AI DISABILI"

I SERVIZI INVISIBILI CI SONO MA NON SI VEDONO

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APPROFONDIMENTO

SPORT

CAMPIONATO DEL MONDO DI WHEELCHAIR HOCKEY: PROVACI ITALIA!


LUGLIO 2010 Editoriale Cittadinanza e disabilità: il diritto dovere di informarsi ed essere informati

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Intervista Il neo assessore marchigiano ai Servizi Sociali Luca Marconi: “La famiglia va rimessa al centro e sostenuta nell’assistenza ai disabili”

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Approfondimento I servizi invisibili (ci sono ma non si vedono)

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Sport Dolphins: un’altra stagione amara

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Amichevoli d’estate: i Dolphins vincitori a Modena

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Varese entra nella storia: per la 5^ volta è campione d’Italia

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Campionato del Mondo di Wheelchair Hockey: provaci Italia!

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Attività associativa A Lignano Sabbiadoro XLVII Manifestazione Nazionale U.I.L.D.M.

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U.I.L.D.M. Ancona: consuntivo 2009, obiettivi 2010 e bilancio

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Fondazione Paladini Spazio a due prestigiose new entries

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Stampa: Tipografia Stampa Nova Jesi

Al via la borsa di studio finanziata dalla Fondazione Paladini

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Foto e logo di copertina: tratti dal sito www.fiwh.org

Cortese... mente I due fetenti

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Semestrale della Sezione di Ancona della UILDM Via M. Bufalini, 3 - 60023 Collemarino (AN) Tel. 071887255 - Fax 071912422 e-mail: uildman@uildmancona.it Autorizzazione Tribunale di Ancona del 15/11/95 iscritta al n. 35 del registro periodici Direttore responsabile: Giovanni Marcelli In redazione: Sonia Brunetti Massimo Cortese Cosetta Greco Simone Giangiacomi Stefano Occhialini Progetto grafico e impaginazione: Cooperativa sociale Oblò Monte S. Vito (AN)


Editoriale

Cittadinanza e disabilità: il diritto dovere di informarsi ed essere informati “Ignorantia legis non excusat”, dicevano i Latini, a significare che non ci si può appellare alla non conoscenza delle norme e di tutto ciò che esse prevedono per sperare di non incorrere nelle sanzioni che si applicano in caso di inosservanza delle norme stesse. Ampliando il concetto, però, si può intendere questa massima giuridica anche con un’altra accezione: non è lecito lamentarsi di una mancata applicazione della legge in proprio favore, quando questa dipenda dalla richiesta e dall’interessamento esplicito di chi ha diritto a beneficiarne. In parole povere, se si appartiene ad una categoria di persone cui l’ordinamento riconosce un particolare sostegno, sta a questi soggetti far valere tale prerogativa. Senza aspettare passivamente che sia l’ordinamento – cioè lo Stato – a fare il primo passo. E’ un criterio, questo, che responsabilizza tutti i cittadini, compresi coloro che devono convivere con disagi di carattere psicofisico come i disabili. D’altra parte la condizione di disabilità non esautora chi ne soffre dall’informarsi e dall’attivarsi nella società, tanto più quando l’obiettivo è quello di accedere a sacrosanti servizi ed agevolazioni utili a rendere una vita contraddistinta dall’handicap quanto più ‘normale’ possibile; tuttavia, specialmente in tempi in cui la comunicazione viaggia su binari sempre più rapidi e diversificati, è compito anche dell’ente erogatore – ovvero lo Stato, con le varie amministrazioni ad esso afferenti sul territorio – informare a dovere i cittadini naturalmente più svantaggiati sull’esistenza di certi diritti. Che non sono e non devono essere eccezioni riconosciute ai pochi eletti che possono raccomandarsi a qualche notabile, come troppo spesso, secondo la radicata mentalità italica, ci si rassegna a pensare; bensì, in quanto statuizioni previste dalla legge, strumenti con i quali i cittadini disabili possono in maniera semplice e immediata migliorare la qualità della propria vita. E quella dei loro familiari, già costretti a dover sopperire quotidianamente alle carenze assistenziali patite dal nostro Paese. Resta il fatto comunque che la legislazione italiana in materia si presenta tuttora alquanto farraginosa e perciò sta anche alle tante associazioni che si occupano di disabilità offrire un valido supporto informativo, ben più di quanto non accada ora, com’è stato peraltro caldeggiato nella recente manifestazione nazionale della U.I.L.D.M. Dato che si è appena parlato dell’importanza di un’adeguata informazione su queste tematiche, in conclusione di questo editoriale, ecco il link che rimanda al documento con cui il C.A.T. (Comitato Associazioni di Tutela) - in rappresentanza di numerose associazioni no profit che operano nel campo della disabilità e della non autosufficienza – ha formulato interessanti proposte di politica sociale indirizzate alla Giunta regionale marchigiana, insediatasi pochi mesi or sono. Chissà che assessori e consiglieri regionali non ne traggano lucida ispirazione... Giovanni Marcelli


Intervista Intervista al neo assessore marchigiano ai Servizi Sociali Luca Marconi

“La famiglia va rimessa al centro e sostenuta nell’assistenza ai disabili” massima elasticità nelle risposte fornite. La strategia di fondo è rimettere la famiglia al centro come risorsa fondamentale e prioritaria che già in questi anni ha giocato un ruolo fondamentale di ammortizzatore sociale aiutando il proprio componente in difficoltà economica, sociale o sanitaria”.

Da pochi mesi, a seguito della riconferma di Gian Mario Spacca quale Presidente della Regione Marche, è la lavoro la nuova Giunta regionale. Fra le ‘new entries’ figura il politico recanatese Luca Marconi, già senatore della Repubblica, che ha assunto la delega ai Servizi Sociali, - Assessore Marconi, nella Giunta regionale marchigiana a lei è affidata la delega ai Servizi socio-assistenziali. In tale ambito significativa è stata anche la sua esperienza come senatore. Quali saranno le linee guida del suo assessorato, con particolare riferimento alla questione della disabilità? “Gli obiettivi sono quelli di aumentare le risorse, per assicurare un futuro dignitoso al sempre maggiore e crescente numero di disabili, e di rimodulare tutti i servizi pubblici alla persona acquisendo la

- Il 23 aprile scorso, poco dopo l’insediamento del nuovo governo regionale, il CAT (Comitato di Associazioni di Tutela) ha indirizzato alla Regione Marche un documento in cui vengono avanzate alcune proposte di politica sociale. La prima, fra tutte, è quella dell’adozione di una legge di riordino del settore, in sostituzione dell’ormai datata e semi-abrogata legge regionale 43/1988. In tal senso, viene fatto un esplicito riferimento alla legge quadro sui servizi sociali (l. 328/2000) nella parte in cui si afferma che i soggetti disagiati, sia in termini di difficoltà economiche che di problemi legati alla disabilità, debbano accedere “prioritariamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali”. Come si può rendere concretamente attuabile questo principio normativo? “Il mio progetto è di arrivare quanto prima all’adozione di un testo unico su tutti i servizi alla persona non certo per ottemperare ad obblighi di legge quanto per una verifica attenta del loro funzionamento e della loro efficacia. Il momento economico non è certo favorevole alla piena attuazione di quanto definito con la legge 328/2000 ma la Regione continuerà a fare la sua parte mantenendo il trend della spesa storica del sociale e coordinando e aiutando le altre agenzie territoriali a fare altrettanto”. - Il CAT evidenzia poi la necessità di organizzare con maggior criterio l’erogazione dei servizi sociali. Nello dettaglio, si chiede che la Regione assuma un vero controllo gestionale dei servizi e che le residue competenze socio-assistenziali delle Provincie siano trasferite ai Comuni. Quali sono i suoi propositi a riguardo?


“La riorganizzazione dei servizi passa naturalmente attraverso la gestione delle zone territoriali (Ambiti sociali e ASUR) dove i Comuni hanno la possibilità di far sentire la loro voce e di partecipare alla programmazione e alla verifica dell’attività amministrativa. Stiamo vivendo un momento di grandi cambiamenti imposti sia dalle necessità economiche sia dalla volontà, più volte ribadita dalla Giunta, di andare ad un miglioramento e riqualificazione dei servizi alla persona. La diversificazione delle competenze fra i diversi Enti è un valore aggiunto se e in quanto garantisce una maggiore vicinanza ai problemi della gente”. - Il documento del CAT affronta anche la questione dell’inserimento lavorativo dei disabili e del loro “accompagnamento” durante la fase scolastico-formativa della loro vita. Sotto questi aspetti le carenze sono tuttora gravi (anche se non soltanto nelle Marche). Si pensi ad esempio alle lacune che riguardano l’insegnamento di sostegno o il collocamento professionale mirato per le categorie protette. Pur riconoscendo che si tratta di questioni di difficile soluzione, come intende muoversi in questi campi? “Non abbiamo la bacchetta magica e le problematiche sollevate interessano più aspetti e competenze di Enti diversi. Io credo che compito della Regione sia dare indirizzi in merito e garantire l’adozione di leggi e regolamenti che, come dicevo prima, permettano risposte flessibili, puntuali e ritagliate su misura al bisogno. In maniera congiunta tra i servizi regionali competenti abbiamo già approvato atti d’indirizzo sia per quanto riguarda l’inserimento scolastico degli alunni disabili che per quanto riguarda l’integrazione lavorativa. Il compito ora è quello di verificare la puntuale applicazione delle disposizioni regionali e il monitoraggio degli interventi auspicando che, con la collaborazione di tutti gli attori territoriali, possano essere garantite ai disabili e alle loro famiglie risposte migliori e più adeguate ai bisogni. Il mio impegno, sia di amministratore regionale che personale, è quello di promuovere ogni possibile iniziativa che vada in questa direzione”.

- Infine viene segnalato il grave problema della non soddisfacente tutela sanitaria delle persone con disabilità fisica, psichica e/o mentale, fra cui non solo i disabili propriamente detti, ma anche adulti e anziani non autosufficienti. In tal senso andrebbero riviste e potenziate anche le strutture che si occupano dell’assistenza e dell’accoglienza di queste persone; non di rado capita che questi presidi socio-sanitari svolgano funzioni cui non sono preposti, in assenza di altre strutture più specificamente qualificate. In concorso con l’assessorato alla Salute, come possono essere eliminate queste storture? “Per eliminare queste storture si sta lavorando insieme al Servizio Salute - attraverso appositi gruppi di lavoro - su due livelli: uno riguarda il potenziamento e la riorganizzazione del sistema di valutazione di distretto preposto all’individuazione dell’offerta più adatta al bisogno che, mano mano, si presenta. L’altro la valorizzazione della capacità di programmazione degli ambiti sociali i quali nei loro piani devono definire le caratteristiche del bisogno sociale del loro territorio e dell’offerta in termini di strutture e di servizi domiciliari necessari per rispondere alle necessità che emergono. E’ inoltre funzionante un altro gruppo di lavoro per l’elaborazione di una proposta di riorganizzazione del sistema tariffario delle residenze residenziali e semi-residenziali sanitarie, socio-sanitarie e sociali. La Regione ha avviato, infine, l’utilizzo di una serie di finanziamenti proprio per riqualificare e potenziare le strutture socio-sanitarie di accoglienza della non autosufficienza e dei minori. Ma su questo vorrei riprendere il mio discorso iniziale e puntare il dito di nuovo sulla famiglia che, opportunamente sostenuta e aiutata sia sul lato economico che organizzativo, può riassumere un ruolo importante nell’assistenza a domicilio del proprio congiunto non autosufficiente sgravando, di conseguenza, le strutture di accoglienza e ricovero”. Giovanni Marcelli


Approfondimento

I servizi invisibili (ci sono ma non si vedono)

Riflessione sulla scarsa informazione e accessibilità ai servizi sociali e di assistenza Leggendo le proposte del comitato associazione tutela (CAT) per la nuova legislatura, emergono richieste specifiche. Tra le numerose istanze avanzate, il CAT reclama l’assegno di cura per favorire la permanenza dell’anziano non autosufficiente all’interno del proprio domicilio. Nel Comune di Ancona il servizio è già presente, ma non si vede. Poca informazione, solo alcuni manifesti appesi qua e la per le vie della città, nessun articolo sui quotidiani locali né tanto meno passaggi radiotelevisivi. Come può un cittadino sapere dell’esistenza di questo servizio quando non viene pubblicizzato con le dovute modalità? I pochi eletti che hanno avuto la “fortuna” di poter beneficiare di tale sussidio sono quegli anziani già seguiti dai servizi sociali o quelli i cui figli lavorano nel settore sociale. La cittadinanza ne è per lo più all’oscuro. Un servizio invisibile, per il quale, dal 29 ottobre 2009 al 30 giugno 2010, era possibile presentare domanda al Comune di Ancona. I destinatari erano (uso il passato perché ormai i termini sono scaduti) le persone anziane non autosufficienti che permanevano nel proprio contesto di vita all’interno dei Comuni di un certo Ambito Territoriale Sociale (n°11 - Comune di Ancona). I requisiti per accedervi erano comunque particolarmente restrittivi: la persona anziana assistita doveva aver compiuto i 65 anni di età, doveva essere dichiarata non autosufficiente con certificazione di invalidità pari al 100% e usufruire di indennità di accompagnamento, oltre ovviamente ad avere la residenza nel Comune di Ancona. Bisognava presentare una certificazione ISEE dell’anziano riferita al 2008, dichiarando un reddito non superiore ai 25.000 €. E a quanto ammontava l’importo dell’assegno? Minimo 200 € / massimo 300 € in relazione alle condizioni di bisogno della persona assistita. E se per caso il numero degli assegnatari fosse sta-

to superiore alle disponibilità finanziarie? Allora ci si sarebbe dovuti accontentare dell’inserimento in lista di attesa in base ai criteri di priorità stabiliti dal Regolamento Comunale.Appunto, la lista di attesa. Per ogni tipologia di servizio c’è sempre una lista d’attesa, infinita. Per richiedere l’inserimento in una struttura residenziale o semiresidenziale di un disabile o un anziano passano in media 4 mesi, e questo lasso di tempo per un “caregiver” (colui che assiste) è paragonabile ad un’eternità (anche perché generalmente si arriva a questa decisione “drastica” quando ormai si sono esaurite tutte le energie fisiche e mentali). Sarebbe bello poter far affidamento sui servizi di sollievo nell’attesa dell’inserimento in struttura, ma i servizi di supporto sono meri palliativi. Il consiglio degli esperti è quello di inserire il disabile e l’anziano in centri ricreativi in modo che il caregiver possa recuperare le energie spese nel gravoso compito dell’assistenza. Peccato che il centro sociale non è la miglior soluzione temporanea al problema. Come può il disabile o l’anziano usufruire del centro ricreativo quando non ha le condizioni per recarcisi autonomamente? Solo alcuni mettono a disposizione un mezzo gratuito che li accompagni al centro e li riporti a casa. E il disabile o l’anziano meno abbiente che non ha la fortuna di rientrare nel numero previsto degli aventi diritto? Deve provvedere autonomamente pagando un taxi sanitario oppure arrivandoci con propri mezzi. Ma il disabile o l’anziano non autosufficiente e non particolarmente abbiente non ha questa possibilità. Allora si chiede al figlio, all’amico, al parente stretto, al vicino di casa. E allora dov’è il “sollievo” del caregiver se comunque deve accompagnarlo e tornare a prenderlo? Dov’è il sostegno se comunque bisogna pagare per usufruirne? Se si è richiesto l’inserimento in una struttura


probabilmente non si è nelle condizioni mentali - né tanto meno fisiche - di poter godere dei benefici del centro sociale. In questi casi la socializzazione non è la cosa più importante. Si parla tanto di potenziamento della domiciliarità, mantenere le capacità residue dell’anziano e del disabile preferibilmente all’interno del contesto familiare dove può comunque contare sull’affetto e sulla forza del legame di relazione. Ma quante ore di assistenza domiciliare il Comune mette a disposizione per queste tipologie di utenti? Non più di 4 a settimana. La situazione migliora leggermente per l’assistenza domiciliare integrata (assistenza infermieristica, riabilitativa e sociale) fornita dalle ASL, con un massimo di 6 ore a settimana. Ma sono sufficienti? Ovviamente NO. E allora la soluzione migliore sembra essere la badante. Figli di anziani e disabili che tramite il passaparola cercano una persona affidabile a cui lasciare in custodia il proprio caro. I più informati la cercano nelle liste della Caritas, altri si rivolgono ai sindacati, ma il dubbio che attanaglia qualsiasi persona che decide di ospitare in casa una badante è sempre lo stesso: “Posso fidarmi?” . Quante persone sanno che ora è possibile recarsi al Comune (per ora solo quello di Ancona) e chiedere l’elenco delle badanti certificate? Quanti hanno notizia che le badanti per rientrare in questa graduatoria devono svolgere un corso? Quanti sono a conoscenza che alla fine di questo corso la badante ha in mano un attestato che ne comprova le abilità raggiunte? Il problema è sempre lo stesso: scarsa informazione. Nell’elenco delle proposte del CAT c’è anche la richiesta dell’istituzione ogni Zona territoriale di un centro diurno (con apertura di almeno 5 giorni alla settimana e per almeno 8 ore al giorno) rivolto a soggetti con malattia di Alzheimer o altre forme di demenza in grado di ritardare il ricovero in istituto e di sostenere le famiglie nel gravoso compito di assistenza. Nel territorio di Ancona un centro diurno Alzhei-

mer c’è e si trova all’interno dell’INRCA (Istituto Nazionale di Ricerca e Cura degli Aziani) nella sede dell’Amministrazione Centrale. Ma quanti lo conoscono? Quanti sanno come vi si accede e le attività che si svolgono al suo interno? Da quanto tempo è presente questo servizio? Non solo: dal luglio 1997 l’INRCA ha istituito il Centro Diurno Alzheimer (CDA), la prima struttura semiresidenziale (per ora l’unica) della Regione Marche specifica per malati con demenza. Il Centro Diurno osserva un orario di apertura dalle ore 8,30 alle ore 17.00 per 5 giorni alla settimana (lunedì- venerdì), accoglie pazienti affetti da demenza in fase lieve e moderata, che vivono in famiglia e non affetti da gravi disturbi psichici e comportamentali, che possono alimentarsi autonomamente e deambulare, pur avendo perduto la capacità di svolgere le azioni strumentali della vita quotidiana. Per essere ammessi bisogna effettuare alcuni test che misurano le effettive capacità dell’anziano demente con precise scale di valutazione che, in base al risultato ottenuto, determinano l’ammissione o meno al centro diurno. Sarebbe bello avere un centro diurno per malati di Alzheimer in ogni zona territoriale ma, rimanendo con i piedi per terra, sarebbe già una conquista far sapere di quelli già esistenti a tutta la cittadinanza. Cosetta Greco


Sport

a cura di Stefano Occhialini

Dolphins: un’altra stagione amara Ennesimo mancato accesso alle finali scudetto, ennesima stagione amara per i Dolphins Ancona. Non un disastro come la stagione precedente (zero punti), ma sicuramente neppure una stagione da annali dell’hockey. Non sono bastate le nuove carrozzine, le motivazioni, la grinta del neo tecnico Venturi per riportare i Delfini tra le top otto del campionato italiano. A complicare la stagione fin dall’inizio ci si è messa anche l’impossibilità di schierare contemporaneamente Galeazzi e Occhialini per via del regolamento sui punteggi; questa tuttavia è solo una magra attenuante e niente più. E dire che la stagione era iniziata bene, con la vittoria 10-4 all’esordio contro gli Skonvolts Pescara; anche nella seconda gara in terra laziale contro i vicecampioni d’Italia di Albano Laziale i dorici, andati in vantaggio addirittura sul 2 a 0, avevano palesato un buon gioco ed il risultato finale di 15- 7 per i padroni di casa era frutto più di errori singoli che di una così netta inferiorità nei confronti dei più quotati avversari. La doccia fredda, anzi freddissima, è arrivata invece contro il Vitersport Viterbo: i Dolphins uscivano sconfitti 6-3 in terra tuscia, giocando una gara sottotono, non bella e a tratti nervosa. Altra delusione anche a Pescara dove, nella prima di ritorno, i ragazzi di Venturi non andavano oltre il pari (6-6 in rimonta) contro gli agguerriti abruzzesi, dicendo definitivamente addio alla possibilità residua di agguantare il terzo posto dietro le corazzate Bo-

logna e Albano. Anche le tre ultime gare di campionato non regalavano gioie né punti ai Dorici, che cedevano all’Albano, al Bologna e al Viterbo, corsaro in casa dorica dopo una gara altalenante e sfortunata per Occhialini e compagni. Quarti allora alla fine, con 4 punti racimolati e ben 74 gol subiti, forse il dato più significativo di tutti. Sicuramente, come ormai accade da qualche anno, il girone di ferro non ha aiutato i Dolphins che, forse demotivati, hanno sbagliato anche contro avversarie che sicuramente sono alla loro portata. Ad ogni modo, come sempre, guardiamo anche a ciò che c’è di buono e dal quale bisogna ripartire. Il tecnico Venturi in primis: tenace, grintoso e appassionato, tre qualità che hanno sopperito in parte alla mancanza di esperienza. I suoi due vice Riccetti e Alessandro Giangiacomi, che anche nei momenti più difficili hanno spronato i nostri, dimostrando in ogni occasione il loro attaccamento e la loro passione. Poi i nuovi giovani atleti Francesco Venturi, Francesco Forgione e Matteo Scalini: se i primi due hanno confermato alla seconda stagione il loro entusiasmo e le qualità per essere in futuro due ottimi giocatori, per Matteo si è trattato di una prima buona stagione per temperamento e per qualità tecniche, sia come mazza che come stick. Sono mancati spesso purtroppo i senatori dei Dolphins, quelli che con la loro esperienza dovrebbero prendere in mano la squadra, è mancato forse il divertimento nel giocare, è affiorato a volte, se non spesso, un po’ di nervosismo che non fa mai bene nello sport. La prossima stagione, in cui nascerà probabilmente la serie B, i nostri potrebbero ricominciare da lì: ripartendo da questa nuova utile esperienza cercheranno di ritornare finalmente grandi! Intanto l’11 luglio ci sono le semifinali di Coppa Italia contro i Magic Torino, squadra già battuta al 4 Torneo dell’amicizia e alla portata dei Dorici. Speriamo si possa ripartire proprio dalla Coppa, ce lo auguriamo!


Amichevoli d’estate: i Dolphins vincitori a Modena Il campionato è finito è già i Dolphins tornano in campo. Palcoscenico il torneo amichevole di wheelchair hockey organizzato a Modena dalla locale squadra del Sen Martin nell’ambito della “2^ Giornata della Solidarietà Sportiva” della Polisportiva Saliceta, in collaborazione con l’Associazione modenese “Insieme si può”. Al quadrangolare, oltre ai padroni di casa di Modena e dei Dolphins Ancona, hanno partecipato anche la Polisportiva Gioco Parma e la neonata squadra Lupi Solitari di Scandicci, che il prossimo anno farà ufficialmente la sua prima stagione nel campionato F.I.W.H. Tutti a disposizione del tecnico Venturi, fatta eccezione per Animali e Galeazzi. La semifinale metteva di fronte ai nostri la squadra di Parma, cenerentola del girone B nell’ultimo campionato. La partita, dominata dai Dorici, vedeva prevalere i nostri con un 14-3 netto ma che palesava come sempre i limiti difensivi di Ancona, colpevoli di prendere 3 gol sulle uniche timide occasioni avversarie. La finale del torneo vedeva dunque Ancona scontrarsi proprio contro i padroni di casa, il Sen Martin Modena che in semifinale si era facilmente imposto su Scandicci. Ancona, più forte fisicamente e tecnicamente, imponeva fin da subito il suo gioco anche se Modena teneva duro dimostrando agonismo e un buon gioco difensivo fatto di pressing e ripartenze. Il primo quarto finiva sul 4 a 1 per gli ospiti che a dispetto del risultato faticavano un po’ a trovare spazi. Nel prosieguo della partita, comunque bella e movimentata, i Delfini prendevano definitivamente campo, uscendo a fine gara con un perentorio 12-1. Primo posto dunque del torneo, con la soddisfazione di capitan Occhialini premiato capocannoniere del quadrangolare e con la buona prova di tutta la squadra, in particolar modo di Scalini, autore di 5 gol e compagno ideale proprio di Occhialini nell’attacco anconetano. Consueto appuntamento estivo invece a Castelplanio. I Dolphins si sono ritrovati alle 21.00 di sabato 26 giugno nel campetto “sotto le Scole” per una gara dimostrativa tutta in famiglia, davanti alla cittadinanza. Un’occasione per divertirsi ed un tentativo per far conoscere il nostro sport sul territorio.


Sport

Varese entra nella storia: per la 5^ volta è campione d’Italia Quarto scudetto consecutivo, quinto della sua storia, Varese entra ufficialmente nella storia dell’Hockey italiano. Questo il verdetto chiaro ed inequivocabile delle finali disputatesi a Lignano Sabbiadoro dall’8 all’11 giugno scorso. Mai nella storia dell’hockey italiano una squadra era arrivata ad essere campione d’Italia per 5 volte, tanto meno mai nessuna era riuscita a farlo per quattro anni di fila. In una finale bella e vibrante i varesotti di capitan Carelli hanno avuto ragione di un Bologna bello e volenteroso, ma forse troppo poco abituato a partite di questo calibro. 6-3 alla fine il risultato per i lombardi che, sotto di 2 a 3 fino a metà gara, hanno poi ribaltato il risultato grazie proprio al duo Carelli-Fattore quest’ultimo salito in cattedra con giocate intelligenti che hanno cucito ancora una volta il tricolore sulle casacche biancorosse

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degli Skoprions. Delusione per le due laziali. Albano ha chiuso al quinto posto - in fondo non male, visti i tanti problemi patiti in questa stagione - perdendo il quarto di finale contro i cugini della Thunder Roma. Romani amareggiati per la sconfitta in semifinale ancora una volta contro Varese, in una partita giocata a scacchi e persa sul filo di lana ai supplementari con un gol in mischia, dopo che a pochi secondi dalla fine dei regolamentari proprio i Thunder fallivano un rigore. Le sorprese sono state sicuramente gli Sharks Monza (quarti) e il Coco Loco Padova (sesti), che hanno confermato i miglioramenti della stagione scorsa. Per il resto si segnalano i Blu Devils Genova settimi e i Blu Devils Napoli ottavi.


Campionato del mondo di wheelchair hockey: provaci Italia! Dall’1 all’8 novembre 2010 si disputerà in Italia, precisamente a Lignano Sabbiadoro (UD), il Campionato del Mondo di Wheelchair Hockey. L’evento, alla cui realizzazione tra le altre collabora anche la UILDM nazionale oltre ad istituzioni e privati locali, sarà disputato in Italia per la prima volta, dopo gli Europei di Roma 2005. Otto le squadre partecipanti. Oltre alla nostra Italia saranno presenti altre sette contendenti: l’Olanda campione d’Europa e del Mondo in carica, la Germania eterna rivale degli azzurri, il crescente Belgio, la Finlandia, la Svizzera, la Danimarca e l’Australia. È fiducioso il c.t. azzurro Luca Maino, che rispetta e non teme neanche la super favorita Olanda, nazionale che si sta rinnovando in alcuni suoi elementi chiave dopo un decennio in cui ha vinto tutto quello che poteva vincere. Oltre agli Oranjes avversarie più ostiche potrebbero essere la solita Germania, candidata insieme all’Italia ad essere l’anti Olanda, il Belgio e la Finlandia e proprio queste ultime potrebbero essere le sorprese del torneo vista la loro continua crescita negli ultimi anni. Svizzera e Danimarca, fra le europee, sono le squadre sulla carta meno forti. L’Australia invece sarà la vera incognita del Mondiale e potrebbe

candidarsi ad un piazzamento tra le prime quattro, proprio come accaduto in occasione dei Mondiali del 2004 ad Helsinki. E l’Italia? Scaramanzia a parte, potrebbe regalare ai suoi tifosi una bella sorpresa. Dagli Europei in Belgio di due anni fa è ancora più cresciuta come collettivo, tatticamente e tecnicamente e i suoi giovani gioiellini, Tiziano Fattore su tutti, potrebbero essere i trascinatori degli Azzurri. Mancherà uno dei grandi protagonisti azzurri degli anni scorsi, Marco Brusati, scomparso proprio un anno fa; mancherà la sua eleganza, la sua intelligenza, e anche nel suo ricordo gli Azzurri cercheranno l’impresa. Tutti in Italia sognano una finale ItaliaOlanda e una volta arrivati lì tutto è in gioco. Allora in bocca al lupo ragazzi!

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Attività associativa

A Lignano Sabbiadoro XLVII ManifestazionE Nazionale U.I.L.D.M. Si è svolta da giovedì 20 a sabato 22 maggio la XLVII Manifestazione Nazionale dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare; teatro dell’evento il Villaggio Turistico Marino Ge.Tur di Lignano Sabbiadoro. L’importante convegno ha riguardato oltre 500 delegati provenienti da 76 delle 77 Sezioni Provinciali dell’Associazione e, come sempre, ha coinvolto persone affette da malattie neuromuscolari con i loro familiari, medici e molti altri addetti ai lavori. La sezione di Ancona ha partecipato con il Presidente di Sezione, sei delegati e il consigliere nazionale Roberto Frullini. Anche stavolta l’Assemblea prevedeva un’agenda fitta di appuntamenti di rilievo e molto attesi, che per la prima volta sono ruotati in gran parte attorno ad un medesimo e condiviso filo conduttore: la necessità di sostenere il progetto “Idee Giovani, per una U.I.L.D.M. giovane”. Infatti, nella giornata di giovedì 20, si è parlato interamente di questo tema, a partire dalla questione della formazione all’interno delle associazioni di volontariato, soffermandosi sulla necessità di rendere edotte le persone più giovani dei cambiamenti legislativi in atto. Per far fronte a questa necessità di formazione la U.I.L.D.M. ha organizzato un progetto apposito denominato “Formazione U.I.L.D.M. 2009”, cui hanno partecipato i componenti di alcune sezioni, delle quali, attraverso uno studio sul campo, si sono analizzati i bisogni. Di qui sono state messe in luce alcune problematiche quali la presenza di leggi poco chiare a tutela dei disabili e la non attendibilità delle informazioni mediche trovate su internet; soprattutto però si sono evidenziati le molte carenze delle sezioni che non riescono ad informare i soci su agevolazioni e aiuti che sono previsti nella legislazione. Sempre nel pomeriggio di giovedì si è parlato della presentazione del sito web del “Punto Giovani U.I.L.D.M.”, uno strumento tecnologico che rappresenta un punto di riferimento e di incontro per far conoscere in rete le iniziative organizzate delle sezioni attraverso una sorta

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di chat. Su questo sito è possibile anche raccontare le proprie esperienze di vita quotidiana. La giornata di venerdì è stata poi pienamente dedicata alla Commissione Medico-Scientifica U.I.L.D.M. capitanata dalla dottoressa Tiziana Mongini, che ha introdotto la sua relazione annuale sull’avanzamento della ricerca delle malattie neuromuscolari. Dopo l’intervento della dott.ssa Mongini, ha preso la parola il dott. Giacomo Comi del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Università di Milano che si è soffermato nello specifico sullo stato dell’arte degli studi clinico-terapeutici in corso sulle distrofinopatie (Duchenne e Becker) e sugli esiti della sperimentazione con il farmaco Ataluren (PTC 124). Il dott. Comi ha spiegato che questo studio, che aveva l’obiettivo di aumentare la produzione proteica sui bambini colpiti dalla malattia, ha portato risultati soddisfacenti dal punto di vista della non tossicità. Nel dettaglio, è stato somministrato per via orale ai bambini un quantitativo inizialmente basso di PTC 124 (28gg) accrescendo via via la dose; in seguito i piccoli pazienti sono stati sottoposti a prove di cammino con cardiofrequenzimetro. Le risultanze, come detto, si sono rivelate buone e, pur sottolineando che ancora non si è trovata una cura definitiva, esse possono essere considerate un passo da giganti! Più tardi, nel pomeriggio la dott.ssa Anna Ambrosini del “Research Program Manager di Telethon” ha introdotto la ricerca e gli studi clinici finanziati da Telethon in ambito neuromuscolare. La dottoressa ha spiegato che i bambini e le famiglie che intraprendono la strada dei trial clinici si sentono seguiti aassiduamente, grazie anche agli ingenti investimenti decisi da Tehethon per la realizzazione di un piano strategico efficiente. I punti principali per essere al top sono stati: • eccellenza negli studi • avanzamento nelle singole ricerche • grande flessibilità • costruzione di alleanze con associazioni e case farmaceutiche


D’altronde Telethon e la U.I.L.D.M. sono in stretto legame con i 14 centri clinici dedicati alle distrofie e tra loro collegato, con l’intento comune di mettere in relazione medico e paziente. Non a caso sono stati creati network di clinici per standardizzare la diagnosi e, nel contempo, database sui malati neuromuscolari del nostro Paese. Infine è intervenuto Mario Melazzini in qualità di Presidente della Consulta delle Malattie Neuromuscolari, sottolineando che quest’organo è stato creato su iniziativa del Ministro alla Salute Fazio

per dare una risposta più chiara alle persone affette da malattie neuromuscolari. Fanno parte di questa consulta la U.I.L.D.M., S.L.A., SCLEROSI MULTIPLA e altre associazioni. L’assemblea si è conclusa nella giornata di sabato con il saluto delle autorità locali, la relazione del presidente nazionale U.I.L.D.M. Alberto Fontana, il rinnovo delle cariche del consiglio direttivo nazionale e, nel pomeriggio, l’assemblea straordinaria per l’approvazione del nuovo statuto. Simone Giangiacomi

U.I.L.D.M. Ancona: consuntivo 2009, obiettivi 2010 e bilancio

Dal nazionale al locale: anche il consiglio direttivo della U.I.L.D.m. Ancona si è riunito per stilare un consuntivo dell’anno 2009 e definire ciò che andrà fatto nell’anno in corso. Ecco, a grandi linee la relazione che fa riferimento alle attività sociali della scorsa annata: Il consiglio direttivo della sezione di Ancona ha positivamente conseguito gli obiettivi posti durante l’assemblea annuale dei soci, grazie all’impegno serio e costante di tutti i propri componenti, dei volontari e dei numerosi sponsors. Tra le diverse attività svolte riteniamo opportuno segnalare le seguenti: a) raccolta fondi Telethon per un totale di € 3568,03; b) promozione di sport e tempo libero: • sostegno all’attività della squadra di hockey in carrozzina A.S.D.. Dolphins Ancona Hockey Club, con la partecipazione alla manifestazione “Sensoriabilis” a Fabriano e l’organizzazione del 4° Torneo Internazionale dell’Amicizia presso il Palasport L.Liuti; inoltre si è provveduto Al rinnovamento di quattro carrozzine per gli atleti, grazie al contributo della Fondazione Cariverona, della nostra sezione e degli atleti interessati; • gestione di due cabine balneari accessibili installate presso la spiaggia di Senigallia, nello stabilimento gestito dal CO.GES.CO.; c) riabilitazione e sanità (collaborazione con la Fondazione Dante Paladini) d) stampa e informazione (pubblicazione della rivista “Visione”).

Questa invece è l’agenda, in buona parte già in pieno svolgimento, per il 2010: Nel corso dell’anno corrente, la nostra associazione sosterrà il Centro regionale per la diagnosi e cura delle malattie neuromuscolari e la Fondazione Dante Paladini, in collaborazione con la Fondazione Serena, gli Ospedali Riuniti, la famiglia Paladini e altre associazioni che si occupano di malattie neuromuscolari. L’attività sportiva dell’hockey in carrozzina rimane una delle attività al centro dell’attenzione della nostra sezione. La sesta giornata nazionale è una ulteriore opportunità per diffondere la conoscenza della nostra associazione e dei bisogni delle persone con disabilità e con malattie neuromuscolari. Le altre attività proposte per l’anno sono divisibili in due gruppi, da un lato i progetti già attivati da sostenere e sviluppare, dall’altro lato i nuovi obiettivi. Nel primo gruppo rientrano le seguenti attività: • collaborazione con le associazioni dei disabili del territorio; • sviluppo attività segreteria sociale; • reclutamento volontari per eventuale progetto servizio civile. Nel secondo gruppo si inseriscono due propositi significativi per l’anno corrente: • sostegno attività centro malattie neuromuscolari. • fare rete con altre associazioni di volontariato.

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BILANCIO SOCIALE 2009 U.I.L Stato Patrimoniale Attivo

Consuntivo 2008

Consuntivo 2009

Cassa Banca Posta Automezzi

332,52 42.758,90 30.478,00

630,15 21.453,73 34.684,25 30.478,00

Totale attivo Disavanzo

73.569,42 9.932,23

87.246,12

Totale

83.501,65

87.246,12

Passivo

Consuntivo 2008

Consuntivo 2009

Debiti Fondo ammortamento Fondi finalizzati

230,00 30.478,00 926,23

44,99 30.478,00 926,23

Totale passivo

31.634,23

31.449,22

Patrimonio

51.867,42

41.935,19

Totale

83.501,65

73.384,41

Avanzo

0,00

13.861,71

83.501,65

87.246,12

Totale a pareggio

Costi

Ricavi Quote Sociali: Contributi Raccolte Fondi Giornata Nazionale UILDM Proventi straordinari 14

2.500,00 24.000,00 2.500,00 10.000,00

Assistenza AttivitĂ Medico - Scientifica Organizzazione AttivitĂ Personale Partecipazione Organi Sociali Aliquota quote sociali DN Contributo 3% alla DN Giornata Nazionale UILDM Acquisto Beni Strumentali Spese di Gestione Spese Gestione Servizio Civile

2.000,00 5.000,00 7.000,00 3.000,00 5.000,00 1.200,00 1.800,00 5.000,00 5.000,00 2.000,00 2.000,00


L.D.M.SEZIONE DI ANCONA Conto Economico Entrate

Consuntivo 2008

Consuntivo 2009

Quote sociali 2.530,00 Contributi Raccolta fondi 13.683,31 Contributi pubblici 7.950,22 Contributi Sponsor hockey 3.000,00 Contributi privati 4.410,87 Contributi Dolphins Movano 2.844,87 Contributi privati Movano 456,16 Contributo 5x1000 Contributi Croce Gialla Movano 2.788,16 Proventi attività Interessi attivi 317,99 Proventi attività medico scientifica Totale entrate Disavanzo

2.400,00 11.583,37 9.344,02 13.872,18 5.081,90 2.777,22 336,50 6.710,20 4.338,74 413,71 1.298,90

37.981,58 9.932,23

58.156,74

Totale a pareggio

47.913,81

44.295,03

Consuntivo 2008

Consuntivo 2009

2.260,68 2.000,00 1.646,00

1.337,44 380,80 1.362,78

21.350,00 2.992,76

3.830,00

Organizzazione attività Spese visione Spese attività Hockey Partecipazione organi sociali Contributi direzione nazionale

2.685,36 4.000,52 2.312,00 8.538,10

3.095,25 18.590,52 2.076,11 5.654,45

Acquisto beni strumentali beni strumentali Spese furgone

99,00 3.022,15

466,80 4.508,12

Totale uscite

47.913,81

44.295,03

Totale a pareggio

47.913,81

58.156,74

Uscite Spese amministrazione Assistenza Spese Gestione Servizio Civile

Ricerca scientifica Fondazione Paladini - Fondazione Serena Convegni e altro

Avanzo

13.861,71

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Fondazione Paladini

Fondazione Paladini spazio a due prestigiose new entries Novità di rilievo sono intervenute di recente nella Fondazione Paladini; il Comitato di Indirizzo Tecnico e Scientifico della Fondazione è stato integrato con un fisiatra ed un cardiologo: rispettivamente la prof. ssa Maria Gabriella Ceravolo, primario della Neuroriabilitazione dell’A.O. Ospedali Riuniti di Ancona, e la dott.ssa Paola Melacini, cardiologo dell’Azienda Ospedaliera di Padova specializzato nei pazienti neuromuscolari. La dott.ssa Melacini, in particolare, si occupa di malattie dell’apparato cardiovascolare ed esercita la propria professione presso il Dipartimento di Scienze Cardiologiche, Toraciche e Vascolari, con incarico di alta specializzazione sulle “cardiomiopatie” presso l’Università di Padova. Collabora con il Centro Regionale Specializzato per l’Epidemiologia e la Prevenzione delle Malattie Neuromuscolari, e con il prof Gian Antonio Danieli nello studio dei geni che provocano la cardiomiopatia ipertrofica. Da molteplici anni svolge inoltre attività di consulenza cardiologica presso la U.I.L.D.M. (Unione Italiana Lotta Distrofia Muscolare) e presso l’ambulatorio specialistico della cardiologia dedicato per tale patologia. La sua attività di ricerca scientifica è stata oggetto di numerose pubblicazioni su riviste nazionali ed internazionali ed è stata svolta nei seguenti campi: farmacologia sperimentale e clinica, elettrofisiologia clinica, cardiopatia ischemica, compromissione cardiaca nelle malattie neuromuscolari, ecocardiografia e risonanza magnetica, genetica in cardiologia. La prof.ssa Ceravolo, invece, è docente associato in Medicina Fisica e Riabilitativa, presidente del Corso di Laurea in Fisioterapia e coordinatrice della Scuola di specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitazione dell’Università Politecnica delle Marche, oltre ad essere direttrice della Clinica di Neuroriabilitazione dell’A.O. Ospedali Riuniti di Ancona. Collabora con gruppi di studio sulla stimolazione cerebrale profonda, sulle malattie cerebrovascolari, sulla riabilitazione e sulla disfagia. Ha realizzato centinaia di pubblicazioni sia su riviste medico scientifico nazionali che internazionali partecipando anche come relatrice a convegni svolti in Italia ed all’estero. Svolge inoltre, da dieci anni, attività di ricerca in progetti d’ateneo relativi alla neuro riabilitazione dei pazienti affetti da malattie neurologiche. 16

Al via la borsa di studio finanziata dalla Fondazione Paladini La Fondazione Dante Paladini di Ancona, grazie ai fondi raccolti in occasione del galà “Il gusto della solidarietà” tenutosi alla Rotonda di Senigallia il 23 ottobre 2009, ha bandito una borsa di studio finalizzata alla raccolta dati dei pazienti del Centro Clinico per le Malattie Neuromuscolari dell’A.O. Ospedali Riuniti di Torrette. Tale lavoro permetterà di raccogliere ed informatizzare tutte le informazioni relative ai pazienti neuromuscolari in carico al Centro Clinico per scopi, oltre che clinici, anche di ricerca. Ultimata la realizzazione del database clinico dedicato ai pazienti del Centro Clinico, si è potuto dare l’avvio a questa attività lanciandola con un evento ad hoc, creato per raccogliere fondi per il finanziamento della borsa. Il galà della Rotonda, che ha visto la partecipazione degli chef Mauro Uliassi e Moreno Cedroni, del cantante Ron e del doppiatore Luca Violini ha creato l’occasione per far conoscere l’attività della Fondazione Paladini e le patologie neuromuscolari, malattie rare che in molti casi sono ad alto impatto invalidante penalizzando anche la durata media di vita. L’appuntamento per la seconda edizione del galà “Il gusto della solidarietà” è fissato per il 10 dicembre 2010; la raccolta fondi di quest’anno sarà destinata al potenziamento del servizio front-office destinato all’informazione dei pazienti ed alla formazione specifica sulle malattie neuromuscolari degli operatori sanitari della Regione Marche. Sonia Brunetti


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Cortese... mente

I DUE FETENTI Ma chi l’ha detto che, anche se uno dorme, non possa capitargli di vedere realizzato nella realtà quello che ha sognato per tanto tempo? Il motivo ispiratore della storia che sto per raccontarvi è quanto di peggio si possa pensare: siamo infatti in presenza di quel particolare stato d’animo rappresentato dall’odio, che, come dice il dizionario, è “la risoluta ostilità che implica generalmente un atteggiamento istintivo di condanna, di rifiuto, di ripugnanza, oppure un costante desiderio di nuocere”. Nel nostro caso l’odio è sprofondato nel rancore, che è “lo stato di forte avversione e risentimento, maturato e celato nell’animo in seguito a un’offesa ricevuta, pronto a manifestarsi alla prima occasione di rivalsa che si presenti”. Ed è appunto dell’occasione di rivalsa che dobbiamo parlare, perché questo è l’evento che non era ancora avvenuto, benché uno dei due fetenti l’attendesse come si aspetta un appuntamento col destino. Ma, a questo punto, è necessario che io vi racconti come si sono svolti i fatti che hanno dato vita alla singolare contesa, tanto odiosa che, oltre a me, persino il computer con cui scrivo ha deciso di dissociarsene. Voi non ci crederete, ma nel momento in cui, un mese fa, ho deciso di comporre la storia, io non ho potuto scrivere nulla, perché il computer, ancor prima che cominciassi a tradurre in parole quel che avevo da dire, si è spento, non ha funzionato, e non voleva sentirne: a dire il vero, appena l’ho acceso ha iniziato a emettere un suono animalesco, uuuuuuuh, e allora io l’ho spento, pensando che non fosse accaduto nulla. Per giorni ho rinunciato a scrivere, e allorquando ho deciso di lasciar perdere con quel racconto, il computer ha ripreso a funzionare, grazie forse anche ad un piccolo intervento di Michele, secondo il quale si era solo staccata una spina. La storia inizia oltre trent’anni fa, e vede per protagonista il mio amico Zeta e il sergente maggiore Kappa, che si erano conosciuti durante gli ultimi mesi di servizio militare del primo, quando appunto la leva era obbligatoria. Racconta Zeta che il sergente maggiore Kappa lo faceva impazzire e lo rimproverava sempre e ovunque, come una specie di tritacarne, il che mi fa venire in mente il sergente del film Ufficiale e gentiluomo.

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Stavi pulendo la camerata, e il sergente maggiore, appena ti vedeva, dava un calcio al secchio, tanto per vedere la tua reazione, che non poteva non essere proporzionata al comportamento del sottufficiale. Pian piano che trascorrevano i giorni, si faceva strada nella psiche ormai rovinata di Zeta l’idea che, prima o poi, egli avrebbe rivisto, nel corso della sua futura esistenza, il sergente maggiore Kappa, e in quell’occasione avrebbe potuto dare sfogo alla sua vendetta. E la sua era diventata, più che una fissazione, una convinzione: ma, come talvolta accade, la realtà supera la fantasia. Zeta si congedò dal servizio militare, fu ospite dell’esercito per un numero imprecisato di giornate suppletive pari ai giorni di punizione che tanto volentieri il sergente maggiore Kappa dispensava a piene mani, e tutto sembrava destinato a finire lì: ma questo accade per le persone normali, non certo per lui che, sebbene avesse iniziato la leva nel pieno della facoltà mentali, a seguito di quell’incontro era tornato a casa con qualche rotella in meno. Intanto gli anni passano, Zeta si sposa, anche il sergente maggiore fa altrettanto, anzi diventa papà di due bei maschietti. Arriviamo al fatto. Ė notte fonda, Zeta è di ritorno dalle vacanze, guida la moglie, quand’ecco che egli, avendo il sonno agitato, si sveglia improvvisamente e intravede da lontano delle luci: il conducente di una macchina in panne chiede aiuto. A quel punto Zeta si sgrulla la testa e, solito come è ad aiutare la gente in difficoltà, financo a salvare delle vite umane, intima alla moglie, come se stesse recitando da un copione: “Rallenta un po’, cara, mi pare di aver visto qualcosa”. Forse, che l’occasione tanto agognata da Zeta si stava finalmente materializzando? “No, non può essere vero” avrà pensato, forse ritenendosi indegno di tanta attenzione da parte del destino, così alle due di notte, al ritorno da una vacanza. Poi, quando la macchina si fermò, per qualche secondo pensò di stare a sognare. Ė una sensazione che può capitare: avete presente quando avete fatto un brutto sogno, e allora vi svegliate di colpo, col pensiero che vi ha tormentato nel letto, poi un attimo dopo prendete coscienza che in realtà non è successo niente? Ebbene, qualcosa del genere è accaduto anche a Zeta,


all’incontrario però, perché il sogno che stava facendo era bello per lui e non certo per quell’altro, mentre nel prenderne coscienza si rese presto conto che non si trattava di una favola. Infatti, a guidare il veicolo in panne era proprio il sergente maggiore Kappa, che era tutto simile a quello che aveva lasciato, solo che adesso si era fatto crescere i baffi e aveva dimesso quell’aria strafottente che lo aveva caratterizzato. Nonostante fossero le due di notte, Zeta inforcò un paio di occhiali da sole e scese dalla macchina senza scomporsi, e benché avesse riconosciuto lontano un miglio la sua vittima, fece credere per un attimo di non essersene accorto. Fu allora che domandò: “Che cosa è successo?” “Ho la gomma a terra” disse quell’altro. “E dov’è la ruota di scorta?” ribattè Zeta, improvvisatosi funzionario dell’A.C.I. “Quella è sgonfia, non serve a niente” ribatté il malcapitato. A quel punto Zeta gettò la maschera per pronunciare le seguenti parole: “Caro sergente maggiore Kappa, ti rivedo finalmente! Sapessi quante volte ti ho pensato!” Il sottufficiale lo riconobbe subito e pronunciò il suo cognome, questa volta in modo dolce, a differenza delle altre volte. “Carissimo, sono proprio contento di rivederti” fece il sottufficiale. “Anch’io, anch’io sono contento” disse Zeta, che nel frattempo si era levato gli occhiali da sole e, tutto raggiante, sembrava aver assunto le sembianze di uno che deve aver vinto alla lotteria di Capodanno. “Ė la provvidenza che ti manda” disse il sergente maggiore Kappa, ignaro del fatto che le cose non si stavano mettendo bene per lui. “Ti sbagli, non mi manda nessuna provvidenza, sono venuto qui per dire che io non ti aiuto proprio per niente” rispose il mio amico. In questo suo comportamento omissivo, Zeta s’era messo in testa che egli poteva essere tranquillamente assimilato a una sorta di Giustizia estrema che prima o poi il sergente maggiore Kappa avrebbe dovuto incontrare. “Questa non solo è la mia vendetta, ma io parlo qui anche a nome di tutti quei poveracci che tu hai maltrattato” e nel pronunciare quelle parole ricche di odio e di rancore, si sentiva orgoglioso per essere stato scelto dalla Storia nel ruolo di Vendicatore Smascherato, appunto perché il suo desiderio di rivalsa era stato soddisfatto nella maniera richiesta. “Se proprio non vuoi aiutarmi, almeno fallo per le creature” disse il sergente maggiore Kappa, riferendosi ai due bambini in tenerissima età, sperando che almeno quell’estremo tentativo potesse indurre Zeta a cambiare idea. “Le creature devono sapere di

avere un padre come te, che se ne va in giro con la ruota di scorta sgonfia” fu la risposta impietosa del nostro amico, che avrebbe voluto continuare nella sua requisitoria, ma si rese presto conto che ad infierire troppo avrebbe potuto rimetterci. Infatti egli temeva che la moglie, che seguiva la scena esterrefatta, mossa a compassione per quel senso materno che caratterizza tutte le donne, specie nei confronti dei due piccoli, scendesse dalla macchina e gli chiedesse di soprassedere dai suoi propositi. Ma questo era un rischio che non poteva permettersi di correre, e fu allora che invitò la moglie a riprendere la guida, non senza aver prima salutato la sua vittima più e più volte. La storiella finisce qui, ma è proprio adesso che viene il commento. Infatti, anche il dizionario della lingua italiana, sembra voler far sentire la sua beffarda considerazione, quando dice che il fetente è “la persona capace di qualsiasi carognata, specialmente nel gergo delle caserme”. E non è forse in una caserma che è nata la nostra storia? Probabilmente, se Kappa o qualcun altro della sua famiglia si fossero trovati in pericolo di vita, il nostro amico si sarebbe prodigato, ne sono certo. D’altra parte, nel giro di qualche ora sarebbe giunta l’alba e lui sarebbe stato soccorso: forse, il cielo stellato e la curiosa vicenda avrebbero indotto a farlo riflettere. Quanto a Zeta, egli si sentiva al settimo cielo, quasi non avesse aspettato altro dalla vita. Eppure, la storiella certo non lo addita a modello di saggezza, e poi che cosa ci insegna? Secondo me, Zeta avrebbe dovuto aiutare la famiglia del sergente, perché i piccoli e sua moglie non avevano nessuna colpa. In fondo, anche Kappa, se proprio si è comportato in modo discutibile, un qualche insegnamento al nostro amico glielo aveva dato: nella vita c’è sempre qualcuno che ti fa soffrire. Quella che non capisco è la reazione del sottufficiale: quando Zeta l’ha salutato, sembra che non abbia detto niente, come se si fosse rassegnato al fatto che ciò che gli stava capitando se lo fosse meritato. “Niente si può fare contro il proprio destino: se le cose ti devono capitare a quel modo, va a finire che ti capitano” dovrebbe aver pensato sconsolato. Massimo Cortese

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U IL D M


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