Collana Rigenerazione urbana
La proposta che avanza sotto il titolo della rigenerazione urbana, può costituire una vera e propria inversione nel paradigma della cultura urbanistica, un ripensamento sullo stesso modo di funzionare delle città ma, più in generale, un alternativo modello di vita e di comportamenti all’interno dello spazio urbano, un approccio realmente ecologico e sostenibile, come forse mai sino ad oggi era stato possibile immaginare. Perché questo disegno possa compiersi, e l’attuazione di pratiche diffuse dispiegare effetti significativi, è però necessario che il nuovo orizzonte costituito dalla rigenerazione urbana sia assunto a tutti i livelli – di teorizzazione, di metodiche, di quadri di riferimento normativo e regolamentare, di azioni amministrative, di progetti, di allocazione di risorse pubbliche così come di proposte imprenditoriali private – con il valore di una vera e propria rivoluzione, prima di tutto culturale.
ANCE Campania ACEN Associazione Costruttori Edili di Napoli
Con il varo di strumenti normativi e finanziari quali l’eco e il sisma bonus è possibile dare inizio a politiche di rigenerazione urbana e per esse di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio edilizio, in particolare, mediante la sua messa in sicurezza, efficientamento energetico, adeguamento tecnologico, con le inevitabili riverberazioni a scala urbana, in termini di decoro, riqualificazione ambientale, rilancio economico e funzionale di intere aree. Se è vero, come si è provato a dimostrare nella ricerca illustrata nelle pagine del libro, che un simile programma non comporta particolari costi e impegni di spesa, sia a livello statale che regionale, ma addirittura i benefici sono maggiori rispetto ai costi sostenuti (senza neanche dover richiamare qui il concetto che una politica di prevenzione potrà significare in futuro minore spesa per la riparazione di danni a seguito di eventi calamitosi) allora è davvero venuto il momento di affermare che si è pronti a dare il via ad un grande progetto per l’Italia di domani, che parta dal recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio, dal rilancio dei suoi centri abitati, dal miglioramento delle condizioni di sicurezza delle località e dei contesti urbani.
LA RIQUALIFICAZIONE SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO IN CAMPANIA Una proposta di buona pratica in tema di eco e sisma bonus a cura di Bruno Discepolo editor Nicola Bianco, Edoardo Cosenza, Filippo De Rossi, Bruno Discepolo, Amedeo Di Maio, Renata Picone, Andrea Prota, Pietro Rostirolla, Giuseppe Peter Vanoli. contributi Fabrizio Ascione, Serena Borea, Ciro Del Vecchio, Marco Di Ludovico, Sulaj Ferradino, Vincenzo Fiorillo, Giuseppe Lucio Gaeta, Gerardo Maria Mauro, Fabio Mazzocca, Costantino Menna, Federica Russillo, Giacomo Vinci.
ACEN
L’Associazione Costruttori Edili di Napoli è il soggetto di massima rappresentatività del comparto delle costruzioni. Nell’ambito della sua attività istituzionale l’ACEN: - fornisce assistenza e consulenza alle imprese associate, anche attraverso l’erogazione di servizi reali; - dialoga con il mondo esterno fornendo il proprio apporto tecnico e specialistico ai progetti pubblici, per la pianificazione territoriale e la tutela ambientale, per l’attuazione dei programmi di spesa nei settori delle infrastrutture, dell’edilizia residenziale e non, del recupero e della qualificazione urbana; - promuove e finalizza il ruolo di rappresentanza della categoria edile alla creazione di un mercato delle costruzioni, aperto e concorrenziale, caratterizzato dalla competizione fra le imprese nel rispetto delle regole di trasparenza e correttezza; - collabora alla risoluzione di problemi di ordine tecnico, economico, finanziario, amministrativo, giuridico e sociale riguardanti la categoria dei costruttori edili nel quadro dell’attività produttiva del Paese; - favorisce intese con altre rappresentanze industriali e commerciali; - partecipa direttamente o indirettamente ad ogni iniziativa di carattere locale e nazionale di interesse della categoria ed intrattiene rapporti con Autorità pubbliche o Enti statali, parastatali e locali collaborando nell’elaborazione di norme di legge che interessino l’industria edilizia.
ANCE CAMPANIA
Ance Campania è l’Organismo di rappresentanza regionale degli imprenditori edili ed è costituito, a norma dello statuto dell’Ance, dalle associazioni provinciali dei costruttori operanti nella regione. Esso assume, pertanto, la rappresentanza regionale della categoria imprenditoriale inquadrata nel sistema associativo facente capo ad ANCE ed è chiamato a svolgere le seguenti funzioni: - esaminare e trattare le problematiche della categoria a livello regionale con specifico riguardo alla formazione di atti legislativi e amministrativi nel settore delle opere pubbliche, dell’ambiente, del territorio, dell’edilizia privata; - promuovere e realizzare studi e ricerche su materie di interesse della categoria; - svolgere un ruolo di supporto e consulenza alle Associazioni territoriali e tramite queste alle imprese di costruzione per tutte le problematiche applicative degli atti normativi emanati dalla Regione; - confronto con sindacati ed altri attori promotori della cultura d’impresa; - coordinamento bilateralità.
Collana Rigenerazione urbana
La presente pubblicazione documenta i risultati di una ricerca promossa dall’ACEN e da ANCE Campania, condotta da un gruppo di lavoro coordinato da Bruno Discepolo e composto da Nicola Bianco, Edoardo Cosenza, Filippo De Rossi, Amedeo Di Maio, Renata Picone, Andrea Prota, Pietro Rostirolla e Giuseppe Peter Vanoli con il contributo di Fabrizio Ascione, Serena Borea, Ciro Del Vecchio, Marco Di Ludovico, Sulaj Ferradino, Vincenzo Fiorillo, Giuseppe Lucio Gaeta, Gerardo Maria Mauro, Fabio Mazzocca, Costantino Menna, Federica Russillo, Giacomo Vinci. Si ringrazia Francesco Tuccillo, Presidente ACEN, Gennaro Vitale, Presidente ANCE Campania, Rodolfo Girardi, Vice Presidente ANCE, Roberta Ajello, Vice Presidente ACEN, Gaetano Troncone, Vice Presidente ACEN, Arnaldo Checchi, Vice Presidente ACEN, Paola Marone, Presidente CFS, Diego Vivarelli von Lobstein, Direttore ACEN, Gabriella Reale, Responsabile Centro Studi ACEN, Barbara Rubertelli, Responsabile Urbanistica ed Edilizia ACEN, Daniela Segreti, Direttore ANCE Campania. Si ringraziano inoltre, per il loro contributo nella fase iniziale di coordinamento del lavoro, Rosaria Battarra, Pio Crispino, Ettore Cinque, Giovanni Esposito, Enrico Soprano, Luigi Vinci.
Editing Vincenzo Fiorillo Edizioni Graffiti srl Napoli, dicembre 2017 Stampa
ISBN 978-8886 98 386 0
LA RIQUALIFICAZIONE SOSTENIBILE DEL PATRIMONIO EDILIZIO IN CAMPANIA Una proposta di buona pratica in tema di eco e sisma bonus
La pubblicazione è il prodotto di un lavoro collettaneo. Per la redazione dei singoli capitoli il coordinamento è di: Bruno Discepolo, capitolo 1, (1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8) Renata Picone, capitolo 2, (2.1, 2.2, 2.3, 2.3.1, 2.3.2, 2.4, 2.4.1, 2.4.2), schede “Indagini diagnostiche-Interventi di Restauro” Serena Borea, capitolo 2 (2.2, 2.3.1, 2.4, 2.4.2), schede “Indagini diagnostiche-Interventi di Restauro” Fabrizio Ascione, capitolo 2, (2.6, 2.6.1, 2.6.2, 2.6.3, 2.6.4, 2.6.5, 2.6.6), capitolo 3, (3.1, 3.2, 3.2.1, 3.2.2, 3.2.3, 3.2.4, 3.2.5, 3.3, 3.3.1, 3.3.2, 3.3.3, 3.3.4, 3.3.5, 3.4, 3.5), schede “Interventi di Efficientamento Energetico” Edoardo Cosenza, capitolo 2 (2.5) Marco Di Ludovico, Ciro Del Vecchio, capitolo 2 (2.2, 2.5), capitolo 3 (3.1, 3.2, 3.2.1, 3.2.2, 3.2.3, 3.2.4, 3.2.5, 3.3, 3.3.1, 3.3.2, 3.3.3, 3.3.4, 3.3.5, 3.4, 3.5), schede “Interventi di Rinforzo Strutturale” Costantino Menna, capitolo 3 (3.1, 3.2, 3.2.1, 3.2.2, 3.2.3, 3.2.4, 3.2.5, 3.3, 3.3.1, 3.3.2, 3.3.3, 3.3.4, 3.3.5, 3.4, 3.5), schede “Interventi di Rinforzo Strutturale” Andrea Prota, capitolo 2 (2.2, 2.3.2, 2.5) Amedeo Di Maio, Giuseppe Lucio Gaeta, Pietro Rostirolla, capitolo 4 (4.4, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5, 4.6) Sulaj Ferradino, Vincenzo Fiorillo, capitolo 1 (1.6), capitolo 3 (3.4) Federica Russillo, Fabio Mazzocca, appendice “Guida pratica agli Incentivi”
Indice
Saluti 8 Presentazione 10 Introduzione 12 1 / Questioni di metodo 1.1 Il tema 1.2 La questione urbana 1.2.1 Il contesto internazionale 1.2.2 L’Italia 1.3 La rigenerazione urbana 1.3.1 Gli obiettivi generali 1.3.2 I nuovi strumenti varati dal Governo 1.3.3 Il Programma Casa sicura 1.4 Il metodo / La governance 1.4.1 Obiettivi del Programma 1.4.2 Il ruolo dell’Agenzia regionale 1.5 Un modello di buona pratica: la Piattaforma ANCE-Deloitte 1.6 La simulazione progettuale 1.7 Le proiezioni 1.8 Gli impatti 1.9 Considerazioni finali
15 17 18 20 22 24 27 28 30 32 34 43 50 52
2 / L’analisi di contesto e la definizione degli strumenti 2.1 Riqualificazione e restauro sostenibile del patrimonio costruito Criteri generali. 2.2 Il quadro conoscitivo e diagnostico come guida per l’intervento 2.3 La messa in sicurezza degli edifici 2.3.1 Tipologie ricorrenti in Campania 2.3.2 Metodologie e tecniche di intervento 2.4 Le superfici architettoniche nel patrimonio costruito 2.4.1 Tipologie, materiali e tecniche ricorrenti in Campania 2.4.2 Metodologie e tecniche di intervento Note bibliografiche
54 57 64 66 73 77 83 86
2.5 La classificazione sismica degli edifici 92 2.5.1 Principi tecnici e documenti normativi di riferimento 95 2.5.2 La classificazione del Rischio Sismico delle Costruzioni 100 2.5.3 Sismabonus: interventi di rinforzo sismico per il miglioramento di classe 107 2.5.4 Tecniche di intervento 113 Note bibliografiche 118 2.6 Linee guida per la riqualificazione/ristrutturazione energetica 120 2.6.1 Quadro legislativo e normativo in materia di efficientamento energetico 121 2.6.2 Misure di incentivazione degli interventi di efficienza energetica: l’Ecobonus 130 2.6.3 Fase diagnostico-conoscitiva per l’audit energetico 139 2.6.4 Simulazione delle prestazioni energetiche del sistema edificio-impianti 151 2.6.5 Interventi di efficienza energetica per la riqualificazione dell’edilizia residenziale 163 2.6.5.1 Isolamento termico degli edifici esistenti. Tecnologie, materiali, interventi su pareti verticali e coperture 163 2.6.5.2 Riduzione della trasmittanza termica mediante termo-intonaci 169 2.6.5.3 Correzione localizzata dei ponti termici 172 2.6.5.4 Cool Roof e rivestimenti riflettenti 173 2.6.5.5 Sostituzione di sistemi vetrati, serramenti ed infissi 176 2.6.5.6 Ripristino e manutenzione straordinaria dei serramenti 182 2.6.5.7 Incremento dell’efficienza degli impianti di riscaldamento 184 2.6.5.8 Installazione di sistemi solari fotovoltaici 188 2.6.6. Approccio metodologico per la scelta degli interventi di efficienza energetica 192 Note bibliografiche 198
3 / L’applicabilità del modello su 2 casi-studio a Napoli 3.1 3.2 3.2.1
Premessa 208 Interventi di manutenzione ordinaria, consolidamento strutturale e miglioramento energetico su edificio in muratura Descrizione e diagnostica 213
3.2.2 Intervento di livello 1 217 3.2.3 Intervento di livello 2 219 3.2.4 Intervento di livello 3 227 3.2.5 Intervento di livello 4 234 3.3 Interventi di manutenzione ordinaria, consolidamento strutturale e miglioramento energetico su edificio c.c.a. 3.3.1 Descrizione e diagnostica 247 3.3.2 Intervento di livello 1 251 3.3.3 Intervento di livello 2 252 3.3.4 Intervento di livello 3 261 3.3.5 Intervento di livello 4 268 Note bibliografiche 280 3.4 Categorie di intervento e analisi dei costi 285 3.5 Benefici gestionali in termini di efficientamento energetico 328 4 / Analisi degli impatti 4.1 Obiettivi e risultati 4.2 Gli impatti sui beneficiari 4.3 L’impatto diretto delle detrazioni fiscali sulla finanza pubblica 4.4 Impatti sull’economia 4.5 Impatti sull’economia campana di un possibile scenario d’intervento 4.6 Conclusioni
334 337 343 351 358 365
Appendice: La Piattaforma DELOITTE ANCE 375
Guida alle indagini diagnostiche e schede tecniche di intervento Indagini diagnostiche - interventi di restauro 378 Interventi di rinforzo strutturale 398 Interventi di efficientamento energetico 410 Guida pratica agli Incentivi 424
SALUTI
Rilanciare la competitività dei territori significa oggi, prima di tutto, ripensare le città, utilizzando in modo sostenibile e razionale la “risorsa suolo”. Un suolo che come sappiamo, per decenni, è stato usato fin troppo intensamente, in balia di politiche urbanistiche dettate dall’emergenza abitativa. Ora lo scenario è radicalmente cambiato. La domanda di residenza non solo si è ridimensionata, ma, soprattutto, si è orientata verso la qualità. E, di conseguenza, è aumentata la domanda di servizi moderni, efficienti, integrati. Bisogna, dunque, avere il coraggio di imboccare, con decisione, la strada della rigenerazione urbana. Questo significa ricompattare le città, attraverso interventi sull’esistente e quindi significa avere una visione chiara di cosa dovranno diventare i nostri centri urbani nel prossimo futuro: luoghi attrattivi, capaci di garantire un’elevata qualità della vita, e di rispondere alle esigenze dei cittadini in termini ambientali, sociali e culturali. E’ necessario tornare a ragionare, dunque, di città costruita, consolidata, che offre servizi, spazio pubblico, accessibilità a una popolazione che, come ci fa sapere l’Istat nelle ultime previsioni sui residenti in Italia, è destinata a diminuire progressivamente e a concentrarsi nelle aree urbane più sviluppate e attrattive. Puntiamo, allora, sulle strategie e le azioni e che possono consentirci di avviare finalmente questo percorso di rinnovamento anche nel nostro Paese. Fino a oggi il dibattito si è incentrato quasi esclusivamente sull’eccesso di produzione edilizia, senza che si sia delineato nessun nuovo strumento in grado di avviare un vero grande piano di recupero e rigenerazione urbana. E tutto ciò in uno scenario in cui il degrado e la vetustà del patrimonio ci impongono, invece, di agire il prima possibile. I dati parlano chiaro. Oltre il 53% delle abitazioni presenti in Italia, il che equivale a circa 16,5 milioni di unità, ha più di 40 anni, e le sue caratteristiche strutturali e energetiche sono ormai del tutto obsolete. Sono 11 milioni gli edifici, residenziali e non, che sorgono, poi, in aree ad alto rischio sismico e 19 milioni le famiglie che abitano in queste zone. Si tratta, quindi, di 8
non perdere di vista le vere priorità, rendendo più semplici e convenienti, per i cittadini e per le imprese, gli interventi di rigenerazione, messa in sicurezza e efficientamento del patrimonio. Gli ostacoli da rimuovere sono ancora numerosi, ma non si tratta di un’impresa impossibile. Occorre creare, innanzitutto, un quadro di riferimento chiaro a livello statale e regionale che parta da un principio basilare: la rigenerazione urbana, anche se attuata da soggetti privati, ha una finalità di tipo generale e di perseguimento di obiettivi di pubblica utilità, come la sicurezza, l’incolumità dei cittadini, la sostenibilità ambientale. Un passaggio fondamentale, questo, per conferire al Comune e al soggetto promotore dell’intervento di rigenerazione particolari poteri d’azione, consentendogli di intervenire in maniera più efficace e veloce. Starà poi allo stesso Comune individuare gli spazi nei quali realizzare i progetti che dovranno essere orientati a conseguire maggiore efficienza energetica, qualità e sostenibilità ambientale. Si tratta di un piano d’azione, che prevede anche la valorizzazione della leva fiscale per garantire la sostenibilità economica dell’intervento, che l’Ance ha messo a punto e consegnato ai responsabili di Governo e che ci auguriamo possa tradursi, il più velocemente possibile, in azioni concrete.
Gabriele Buia Presidente Associazione Nazionale Costruttori Edili
9
PRESENTAZIONE
Rischio sismico, conformazione orografica, incuria del territorio, abusivismo edilizio sono minacce che, periodicamente, ci mettono di fronte all’urgenza di intervenire per riparare i danni. Secondo i dati Ance-Cresme, nel nostro Paese le aree a elevato rischio sismico sono circa il 44% della superficie nazionale (131 mila km2) e interessano il 36% dei comuni (2.893). Nelle aree ad elevato rischio sismico vivono 21,8 milioni di persone (36% della popolazione), per un totale di 8,6 milioni di famiglie e si trovano circa 5,5 milioni di edifici tra residenziali e non residenziali. Il rischio sismico maggiore riguarda le regioni della fascia appenninica e del Sud Italia. Dal 1944 a oggi in Italia i terremoti che hanno colpito moltissime zone, da Sud a Nord, del Paese, hanno causato la perdita di decine di migliaia di vite, provocato danni per circa 181 miliardi di euro, e determinato incalcolabili danni economici per il rallentamento o la distruzione di intere economie territoriali. Questi dati ci dimostrano come la tutela della popolazione residente nelle aree a rischio e la messa in sicurezza del patrimonio siano questioni prioritarie per il Paese. E’ evidente la necessità di sviluppare un processo quanto più efficace per mettere in sicurezza il territorio e il patrimonio immobiliare nazionale: un’opportunità ci è offerta dalla Legge Finanziaria 2017 (Legge 232/16 e s.m.i.), nella quale il Sismabonus è stato prorogato al 2021. L’agevolazione base è al 50% in cinque anni, dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021; nel caso di interventi che portano a una classe di rischio inferiore è prevista una detrazione tra 70% e 80% nel caso di passaggio a una o due classi di rischio in meno, tra 75 e 85% se gli interventi riguardano le parti comuni di edifici condominiali. E’, inoltre, possibile cumulare l’Ecobonus per il risparmio energetico in base agli obiettivi raggiunti anche in termini di impatto sulle emissioni. Infatti, le detrazioni fiscali per risparmio energetico e le agevolazioni sono state estese anche ai condomini fino al 75% dell’importo sostenuto per le spese di ristrutturazione. Il governo nazionale sembra, dunque, puntare a fare del bonus lo strumento di una politica di efficientamento energetico del patrimonio edilizio su più larga scala 10
(comprendendo anche condomini e porzioni urbane) e di prevenzione antisismica sempre più allargata (includendo anche le zone sismiche 3, che riguardano una fetta consistente del territorio italiano). E’ necessaria un’azione forte e risolutiva per attivare un processo di riduzione del rischio, soprattutto del patrimonio privato, nella quale ognuno farà la sua parte. I proprietari si devono attivare per difendere se stessi e le proprie famiglie dalle calamità, accogliendo le opportunità offerte dal Governo, aumentando la qualità costruttiva delle proprietà e il valore immobiliare del proprio bene. Il settore delle costruzioni, per le competenze e l’esperienza delle imprese, per la consapevolezza che anche un immobile è “per sempre” solo se adeguatamente usato e soprattutto correttamente manutenuto, svolge un ruolo di grande importanza nel costruire questo sentimento di sicurezza. A partire dall’essere un volano dell’economia, un grande bacino di occupazione, fino al rendere materialmente migliore, cioè più sicuro e più efficiente, il nostro patrimonio edilizio, il settore edile è chiamato a non essere un mero esecutore di scelte altrui, bensì a disegnare, attraverso la collaborazione con i decisori pubblici, un progetto realmente fattibile e sostenibile. Sono queste, oggi, le possibilità sulle quali il settore delle costruzioni può operativamente contare per una ripresa del lavoro, cogliendo l’occasione per sperimentare processi, tecnologie, soluzioni, sistemi, metodi, materiali innovativi, attraverso gli strumenti propri dell’Industria 4.0 e all’interno di programmi complessi finalizzati alla sicurezza degli edifici, all’efficientamento energetico sia delle parti comuni che delle proprietà private, al miglioramento della qualità edilizia e architettonica e del decoro urbano, alla riqualificazione ambientale, alla rigenerazione economica e urbana di parti estese della città.
Gennaro Vitale Presidente Associazione Nazionale Costruttori Edili, Campania
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INTRODUZIONE
La riqualificazione del patrimonio edilizio esistente è già da tempo un’attività trainante per il settore delle costruzioni, soprattutto in relazione alla necessità di rispondere a mutate esigenze di qualità urbana e sostenibilità ambientale attraverso la programmazione di interventi di rigenerazione del patrimonio edilizio, caratterizzato da fenomeni di degrado diffuso e di scarsa rispondenza agli attuali requisiti di benessere degli utenti, efficienza energetica e sicurezza strutturale richiesti dalle attuali politiche comunitarie. Il rischio sismico, il rischio idrogeologico, il degrado del territorio urbanizzato, il consumo energetico delle città, l’abusivismo edilizio sono ormai minacce periodiche che necessitano azioni per la tutela dei cittadini e la messa in sicurezza del patrimonio materiale e immateriale italiano. In risposta a tali problemi, le politiche europee richiedono ai paesi membri strategie di rigenerazione urbana tese a limitare il consumo di suolo e a porre in essere interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria per la mitigazione e l’adattamento al rischio climatico, sismico e idrogeologico, implicando un ripensamento dell’intera filiera edilizia in un’ottica di piena valorizzazione del patrimonio esistente e richiedendo politiche programmatorie e a strategie di intervento rivolte alla dimensione “urbana”. Oggi il tema della manutenzione occupa finalmente il giusto posto nell’agenda politica italiana, testimoniando un cambiamento di rotta rispetto ad una storica tendenza a sottovalutarne i vantaggi, soprattutto economico-finanziari, sia per il soggetto pubblico che per quello privato. Le recenti politiche nazionali relative agli incentivi per le opere di messa in sicurezza statica e di efficientamento energetico degli edifici si muovono finalmente verso la promozione di interventi inseriti in progetti complessi di rinnovamento edilizio, ricercando il giusto equilibrio tra le istanze di convenienza economica del settore privato e quelle di benessere dei cittadini e salvaguardia del patrimonio storico, culturale e architettonico, oltre che delle città in senso lato, di competenza del soggetto pubblico. Si tratta, dunque, di coniugare il sostegno economico/finanziario per gli interventi di manutenzione e consolidamento con adeguate politiche urbanistico/edilizie in grado di agevolare la fattibilità degli interventi. Le agevolazioni fiscali previste dalla Legge di 12
bilancio 2017 (L. 232/2016) e la piattaforma per la cartolarizzazione di tali crediti messa in campo da Ance e Deloitte rappresentano lo sforzo del governo nazionale e del mondo imprenditoriale per dare avvio a un piano di riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano che, tuttavia, necessita, per essere davvero efficace, dell’impegno e della promozione di tali misure da parte degli enti locali. A livello regionale si potrebbero promuovere forme di sostegno finanziario per i proprietari, in relazione alle spese non coperte da Ecobonus e/o Sismabonus. A livello comunale un’opportunità potrebbe essere fornita dalla prosecuzione nell’erogazione dei contributi pubblici in favore dei proprietari che eseguano i lavori di messa in sicurezza statica e di efficientamento energetico, da commisurare all’importo del canone COSAP dovuto per l’installazione degli anditi; contributo che potrebbe essere annullato definitivamente in modo da incentivare maggiormente gli interventi e le eventuali altre operazioni connesse. Sarebbe inoltre necessario rafforzare i servizi amministrativi di front office col cittadino e i professionisti e promuovere una corretta informazione sui benefici connessi agli interventi, non da ultimo l’aumento di valore patrimoniale per i proprietari degli immobili, le opportunità di ripresa del settore per i costruttori, il recupero della qualità urbana ed edilizia per gli amministratori locali.
Francesco Tuccillo Presidente Associazione Costruttori Edili Napoli
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1
Questioni di metodo
1.1
Il tema
Di tutte le nazioni d’Europa, l’Italia è senz’altro quella più fragile dal punto di vista della vulnerabilità per la sua conformazione, la natura vulcanica e sismica, per la sua struttura morfologica. Ma anche, inutile dirlo, per le modalità in cui è venuta costruendosi, nel corso dei secoli, per gli stessi processi di antropizzazione dei tanti territori e paesaggi di cui è fatta. In questo senso non è azzardato affermare che la grande bellezza che oggettivamente distingue paesi, borghi, città, coste della Penisola è, al tempo stesso, la grande debolezza che quotidianamente riemerge ad ogni evento tellurico, smottamento, mareggiata, frana, allerta meteo o ripresa di fenomeni vulcanici e bradisismi. Forse anche perché l’Italia è così segnata, in maniera originale e diversamente dagli altri paesi europei, da una molteplicità di rischi derivanti da calamità e disastri naturali, si impone una scelta non più rinviabile nel tempo o delegabile ad assunzioni di responsabilità da parte di altri soggetti, ad esempio nel campo delle politiche di sostegno da parte delle Autorità di Bruxelles, con la programmazione dei fondi europei. Laddove, come nel caso della priorità assegnata agli obiettivi di contenimento dei consumi con fonti energetiche rinnovabili, si è chiaramente indicata la strada della scelta di privilegiare le politiche volte alla sostituzione delle fonti energetiche tradizionali con quelle alternative e rinnovabili, tocca allora al nostro Paese avviare un grande progetto di messa in sicurezza del patrimonio edilizio e di risanamento e di contrato al rischio idrogeologico. Per la prima volta, nella storia recente italiana, Governo e Parlamento hanno dimostrato di aver compreso l’indifferibilità di una tale scelta, forse spinti a tanto dagli ultimi, drammatici eventi seguiti al disastroso terremoto dell’agosto 2016 nell’Italia centrale. Anche se alcune misure, e strutture operative, erano all’epoca già state avviate, di sicuro dopo i fatti di Amatrice e Norcia vi è stata una forte accelerazione e il varo di provvedimenti come mai prima nella storia recente del nostro Paese, ne erano stati predisposti. Forse, nel facilitare le scelte compiute segnatamente nella legge finanziaria 2017, (L. 232 del 11 dicembre 2016), devono avere contribuito anche le statistiche pubblicate subito dopo gli eventi sismici, relativi ai costi sostenuti negli ultimi decenni per riparare i danni (quelli materiali, non potendosi risarcire quelli in termini di vite umane perse), nell’ordine di alcuni miliardi di euro ogni anno 1. 1 I costi della mancata prevenzione sono stati stimati in uno studio di ANCE_CRESME, nel periodo 1944-2013, in 256 miliardi, con una media di 3,7 miliardi all’anno, “Rapporto sullo stato del rischio del territorio italiano”, febbraio 2014. 15
Se questa è l’emergenza che, più di ogni altra, ha spinto in direzione di una presa di coscienza generale, dalla opinione pubblica al legislatore, per una vera e propria inversione di tendenza e l’affermazione di una nuova sensibilità civile e culturale del problema, c’è da aggiungere che le politiche attivate in questa materia confluiscono in un alveo più vasto, costituito dai temi della rigenerazione urbana, del rilancio e della competitività del sistema delle città italiane, della ripresa di un settore economico, strategico per il nostro Paese, quale quello delle costruzioni, del suo indotto e dei livelli occupazionali che ne derivano. In questa visuale è lecito affermare che scopo degli strumenti normativi e finanziari varati da ultimo, è anche quello di favorire la ripresa dell’economia legata al comparto delle costruzioni, in particolare a quello della riqualificazione del patrimonio esistente, affermando contemporaneamente la linea della riduzione del consumo di suolo e promuovendo la diffusione di interventi e tecnologie sostenibili, in materia di green economy, nel quadro di una più generale riqualificazione ambientale ed urbanistica delle città italiane.
16
1.2
La questione urbana
1.2.1
Il contesto internazionale
Da alcuni anni le città hanno ripreso ad essere, a livello mondiale, il luogo privilegiato di insediamento della popolazione (quella urbana è già oggi il 50% di quella dell’intero pianeta ed entro i prossimi trent’anni si stima crescerà sino ai 2/3), della produzione, del consumo e quindi della ricchezza mondiale (la stima attuale è che nelle prime 600 città si produca il 60% del PIL totale).
A metà del secolo scorso una sola area metropolitana superava i 10 milioni di abitanti, oggi delle prime 10 l’ultima conta 13 milioni e la prima, quella di Tokyo, supera i 36 milioni
In molte aree geografiche e continenti la crescita delle città costituisce il più forte volano di sviluppo delle economie locali, di innalzamento della qualità di vita delle comunità insediate (non meno che di contraddizioni e creazione di nuove marginalità e sofferenze), con il riconoscimento che, alla base delle trasformazioni epocali quali l’urbanizzazione massiccia cui stiamo assistendo, sono le economie di scala che rendono più produttivi i centri urbani concentrati. Complessivamente, si sta consolidando una nuova geografia costituita da reti e relazioni spesso alternative a quelle tradizionali, nelle quali la competizione tra i diversi sistemi urbani (nella loro attrattività di investimenti e capitali, classe di creativi e flussi di turisti, ecc.) si affianca – spesso addirittura si sostituisce – alla competizione tra i sistemi paese.
17
1.2.2 L’Italia La dimensione media delle prime 10 città italiane è pari a poco più di 800 mila abitanti.
L’armatura urbana italiana è stata tradizionalmente un punto di forza, oltre che identitario della patria delle cento città. È però un fatto che, mentre la gran parte delle nostre piccole città costituiscono (quando ancora vi riescono) un presidio per i territori di riferimento, tutte le più grandi città italiane non sono in grado di competere con le altre a livello continentale e globale. Solo le prime due, Roma e Milano, ormai superano il milione di abitanti. Mentre nel mondo si assiste alla corsa inarrestabile delle metropoli a trasformarsi in megalopoli, la tendenza delle città italiane, con l’esclusione di Roma, è a ridursi dimensionalmente, o al massimo a rimanere stazionarie. La difficoltà delle città italiane a costituire, anche nel nostro paese, il motore di un nuovo sviluppo è testimoniato:
• dalla mancata crescita demografica; • dal costante invecchiamento della popolazione; • dalla mancata crescita della ricchezza pro-capite dei cittadini;
• dalla obsolescenza degli impianti urbani, del
•
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patrimonio edilizio, dalla scarsità di nuove infrastrutture e attrezzature (per finire anche al mancato rinnovo di una qualità e bellezza architettonica, anche attraverso edifici simbolici, di cui pure si dotano tutte le altre città, a differenza di quelle italiane che in passato erano famose per questo); dalla mancanza di attrattività e quindi bassa competitività a livello internazionale.
Di pari passo con una latente ma inarrestabile crisi urbana come nuova questione italiana si manifesta – questa sì, già in tutta la sua evidenza – una crisi profondissima del comparto delle costruzioni. Significativamente concentrata nella questione abitativa, dove si scontano da un lato l’eccessiva identificazione del bene casa come l’oggetto per ogni politica impositiva a livello nazionale e locale e dall’altro la mancanza, negli ultimi decenni, della pur minima programmazione in tema di edilizia residenziale pubblica e oggi, di ancora troppo timidi piani per l’edilizia sociale. L’intero mondo dell’edilizia è interessato da oltre un decennio da una recessione drammatica che ha falcidiato l’intera economia del settore con ripercussioni dapprima sull’indotto e poi sull’economia, la produzione e l’occupazione più in generale. Ad accentuare gli effetti negativi della congiuntura economica e finanziaria internazionale e delle debolezza strutturale italiana (nei caratteri appena richiamati) concorre infine un quadro normativo, di regolamenti, procedure e intermediazioni burocratiche, affatto sconosciute in altri paesi evoluti, che rallentano i processi, scoraggiano gli investitori e deprimono i mercati.
Italia 2020:
80% mercato del recupero del patrimonio edilizio esistente 20% nuova edificazione
(Previsione CRESME) 19
1.3
La rigenerazione urbana
1.3.1
Gli obiettivi generali
Nella salvaguardia di un contesto, dei caratteri originari e di una storia e una realtà quale quella italiana, occorre:
• Rilanciare il ruolo propulsivo delle città come patrimonio identitario, luoghi
•
di accumulazione e produzione di idee, saperi e beni materiali e immateriali, di elevazione della qualità di vita degli abitanti, leva decisiva di un nuovo sviluppo sostenibile, quasi una vera e propria via italiana alla modernità; Rimettere in moto l’economia legata al comparto delle costruzioni, in particolare a quelle del recupero e dell’innovazione tecnologica.
Errate visioni tecnico-disciplinari ed esasperazioni ideologiche hanno, ancora nel recente passato, contribuito a dissipare una risorsa come quella del suolo (in particolare agricolo e produttivo), e a favorire un fenomeno come quello dello sprawl urbano (sia che assumesse le sembianze delle case abusive nel sud che dei capannoni industriali al nord …). Una nuova consapevolezza conduce oggi, in maniera pressoché unanime, a riconsiderare molte delle politiche urbane del passato e sostenere, al contrario, l’esigenza:
20
a. di affermare la scelta della riduzione del consumo di suolo; b. di sostenere, alternativamente, la strategia di recuperare e riqualificare il patrimonio edilizio e urbano esistente; c. di contribuire, per questa strada, a rigenerare i tessuti urbani e più complessivamente le città. Così posto il problema, la questione è in primo luogo come promuovere e sostenere un grande programma nazionale e regionale rivolto al “recupero del patrimonio edilizio esistente, sua messa in sicurezza ed efficientamento energetico anche mediante una riqualificazione ambientale ed urbanistica di estese aree urbane”. In secondo luogo è necessario che tutte le azioni messe in atto dal Programma si traducano in buone pratiche ordinarie, che determinino nuove modalità di governante dei processi di rinnovamento urbano assumendo come centrale la cultura della manutenzione programmatica.
21
1.3.2
I nuovi strumenti varati dal Governo
Con questa consapevolezza, si è finalmente invertita una tendenza, quella di impegnare risorse e mezzi per intervenire a seguito di eventi drammatici, e piuttosto investire nella prevenzione dentro uno scenario di programmazione di interventi nel medio e lungo periodo. Ha così cominciato a prendere forma, più timidamente in fase iniziale, in seguito in modo più netto e deciso, un grande progetto di risanamento ambientale e di messa in sicurezza dei centri abitati e del patrimonio edilizio esistente. Sono state via via attivate le iniziative, promosse dal Governo con il varo di provvedimenti approvati dal Parlamento e provvisti di dotazioni finanziarie, riconducibili ai diversi progetti Italia sicura, Casa Italia, Casa sicura. Nel primo caso si è provveduto a coordinare gli interventi, diffusi sull’intero territorio nazionale, volti a superare la logica delle emergenze e favorendo la cultura della prevenzione, in particolare in alcuni settori strategici quali il dissesto idrogeologico, le infrastrutture idriche e l’edilizia scolastica. Diverse la natura e le finalità del programma denominato Casa Italia, messo a punto da una specifica struttura di missione coordinata dall’ex rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone e dal senatore a vita, architetto Renzo Piano, successivamente trasformata in un Dipartimento della Presidenza del Consiglio 1 . In questo caso si tratta di un progetto sperimentale per l’individuazione di interventi volti a ridurre la vulnerabilità di edifici residenziali, migliorando la resilienza e la vivibilità di contesti urbani. Per la sua attuazione sono stati stanziati 25 milioni ed individuati 10 luoghi/ cantieri in altrettanti comuni della Penisola in cui avviare la sperimentazione di modelli, da mutuare e diffondere successivamente. Le località prescelte (Catania, Feltre, Foligno, Gorizia, Isernia, Piedimonte Matese, Potenza, Reggio Calabria, Sora, Sulmona) sono state selezionate in base a quattro criteri: la pericolosità sismica, la molteplicità delle fonti di pericolo, le caratteristiche sociali e demografiche, la dispersione territoriale (non più di un cantiere per Regione). A cura della struttura di missione è stato avviato un lavoro di integrazione e condivisione dei dati con la creazione della Mappa del rischio dei comuni italiani, curata dall’Istat, mentre nell’agosto del 2017 è stato pubblicato il 1 L’istituzione del Dipartimento è stata prevista in sede di conversione in legge del D. L. n. 8 del 09/02/17, “Nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni e delle attività produttive colpite dagli eventi del 2016 e del 2017”. 22
“Rapporto sulla promozione della sicurezza dei Rischi naturali del patrimonio abitativo”. In quella sede è stato anche quantificata una dimensione economica – per quanto possa risultare difficile stimare entità così significative, sulla scorta di sole valutazioni parametriche – sia dal punto di vista della pericolosità (“con un elenco di circa 7.000 interventi, su base regionale, che comportano complessivamente un investimento stimato in 22 miliardi di euro”) che della vulnerabilità, la cui entità di investimenti dipende dal grado di interventi e dunque di obiettivi perseguiti: “ a titolo d’esempio, il miglioramento di un livello della vulnerabilità dei soli edifici in muratura portante, localizzati nei Comuni a maggiore pericolosità sismica, comporta un investimento dell’ordine dei 36 miliardi di euro; questo valore cresce naturalmente all’aumentare del livello di miglioramento desiderato e della tipologia di edifici e di comuni coinvolti”. Infine vi è la terza misura di contrasto ai problemi di sicurezza del patrimonio abitativo, messa in campo del Governo, sotto il titolo di Casa sicura.
Italia sicura
Casa Italia
Casa sicura
Italia sicura è il programma varato dal Governo per superare la logica delle emergenze e affermare quelle della prevenzione in settori quali il dissesto idrogeologico, infrastrutture idriche ed edilizia scolastica.
Un piano a lungo termine per la messa in sicurezza del territorio nazionale, un progetto di cura e valorizzazione del patrimonio abitativo, del territorio e delle aree urbane.
Agevolazioni per gli interventi di ristrutturazione ai fini del miglioramento o dell’adeguamento antisismico e per la messa in sicurezza.
23
1.3.3
IL Programma Casa sicura
Completamente diverso è l’approccio, in questo caso, e la filosofia che presiede gli interventi promossi dalla legge: lo Stato finanzia, attraverso la defiscalizzazione, opere di consolidamento e restauro (ma anche, parallelamente, di efficientamento energetico) attuata da soggetti privati, proprietari di immobili residenziali (prima o seconda casa), parti comuni di condomini, immobili adibiti ad attività produttive, localizzati in zona di rischio sismico 1,2 (alta pericolosità) o 3 (minore pericolosità). Le spese detraibili sono quelle sostenute, a partire dal 1 gennaio 2017 e fino al 31 dicembre 2021, sia per la classificazione e la verifica sismica degli immobili che per l’esecuzione delle opere per il passaggio di classe sismica. I contributi previsti possono variare dal 70 all’80 per cento, elevabili al 75 e 85 per cento delle spese sostenute a seconda che le opere previste consentano la riduzione di una sola classe sismica, ovvero di 2 o più classi, in caso di edificio condominiale, sino al limite di 96.000 euro per unità immobiliare, ai quali possono essere aggiunti anche i contributi per lavori di restauro e ristrutturazione (50% delle spese), per l’efficientamento energetico (60/ 65% o 70/75%), e per interventi in aree esterne, private o condominiali, per un ammontare fino a 5.000 euro per unità (detrazione del 36%), infine per l’acquisto di arredi fino ad un massimo di € 10.000,00 (50%). La defiscalizzazione in materia di Sismabonus è ora stabilita in 5 anni, in quote eguali, a partire dall’anno in cui sono stati avviati e liquidati i lavori e, novità ancora più importante come si vedrà in seguito, è possibile cedere il credito fiscale, sempre nel caso di lavori condominiali e con alcune limitazioni per quanto riguarda i soggetti cui cedere il credito. In buona sostanza si tratta di misure estremamente favorevoli, in grado di determinare una diffusione capillare sulla gran parte del territorio nazionale, di sicuro nelle zone di maggiore rischio, di interventi di recupero, riqualificazione, messa in sicurezza del patrimonio abitativo, adeguamento tecnologico e impiantistico, efficientamento energetico. Forse il primo, grande programma di respiro nazionale per l’ammodernamento dei nostri centri abitati e, conseguentemente, degli immobili che li compongono. La misura, per come è concepita, si basa sulla concessione, automatica e fino a capienza delle risorse, dei contributi da parte dello Stato ai soggetti beneficiari cui compete l’intero ciclo di attuazione degli interventi previsti: la verifica delle condizioni strutturali di un immobile, la sua classificazione sismica, la scelta degli interventi da 24
fare, dell’impresa e dei tecnici che eseguiranno le opere, la ri-classificazione sismica post-intervento. Analogamente si potrà procedere, o nel solo caso di lavori per migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio ovvero, cosa che si dimostrerà nel corso della ricerca e della pubblicazione, associando tutti gli interventi ed ottimizzandone la resa, sia dal punto di vista dell’unitarietà dell’organismo architettonico, che di cantierizzazione delle opere, che, infine, di costo sostenuto a fronte dei contributi ricevuti. La possibilità di diffusione di una misura così concepita è estremamente più vasta rispetto a qualsiasi altro programma di interventi affidati, per sua natura e per le procedure naturalmente connesse, alla mano pubblica, centrale o locale poco importa. Per questa ragione, pur nella considerazione della necessità di integrare i progetti volti alla messa in sicurezza del territorio, così come previsti nei programmi governativi, sia sperimentali che di coordinamento nel contrasto ai fenomeni di rischio idrogeologico, si ritiene di gran lunga più foriero di ricadute positive il progetto varato sotto il nome di Casa sicura, sulla cui implementazione ed estensione è stata condotta la ricerca di possibili modelli attuativi e i cui risultati si illustrano nelle pagine che seguono.
25
Progetto Sirena 1, 2 e 3 Area di intervento: centro storico urbano, centri storici delle periferie, zone “B” di completamento delle periferie, per circa 3.000 ha su un totale di 12.000 ha del territorio comunale di Napoli 1° bando maggio 2002 2° bando ottobre 2003 3° bando febbraio 2008
• • • • • •
27 milioni di € contributi pubblici assegnati 37 milioni di € contributi pubblici assegnati 21,2 milioni di € contributi pubblici assegnati
1.257 interventi edilizi finanziati 85,2 milioni di €, importo totale dei contributi pubblici assegnati 270 milioni di € circa, importo degli interventi edilizi attivati 885 tot. imprese iscritte all’Albo Sirena 1.500 tecnici impiegati nel Progetto 1.200 amministratori/proprietari coinvolti nel Progetto
I controlli sui cantieri; (periodo di riferimento 2002/2012) • 1.371 cantieri visitati da Sirena • 2.878 tot. sopralluoghi effettuati
26
1.4
Il metodo / La governance
L’attuale sistema è pensato come un finanziamento a sportello, come si usa dire in questi casi, cioè una pratica che prevede una sorta di automatismo nella concessione dei contributi, e che limita il suo raggio d’azione tra lo Stato, concedente le agevolazioni fiscali, e i soggetti beneficiari delle detrazioni ovvero della provvista economica, poco rileva da questo punto di vista, nel caso di cessione del credito. Si vuole cioè affermare che, pure in presenza di una potenziale ed estesissima attività coinvolgente numerosi soggetti pubblici e privati, risorse attivate per miliardi di euro – come si vedrà in seguito – in un programma pluriennale, sperimentazione di nuove metodiche tecniche e procedurali, riverberazione degli interventi su un tessuto di imprese, attività economiche, processi di riqualificazione e valorizzazione territoriali, a fronte di tutto ciò non si realizza né si prefigura la identificazione di una possibile buona pratica in grado di ottimizzare ed estendere i benefici derivanti da un simile programma. Entrambe le considerazioni derivano, per chi scrive, dall’esperienza condotta in oltre un decennio, nella città di Napoli, proprio in tema di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio: nel primo decennio del 21mo secolo, infatti, con il Progetto Sirena si è scelta la strada del partenariato pubblico-privato per dare avvio ad un esteso intervento di riqualificazione degli immobili ricadenti nel centro storico della città e nelle aree di maggior degrado, dall’altro si è consolidato un modello di governance nel processo di attivazione degli interventi, divenuto esemplare, in grado di moltiplicare le ricadute positive derivanti dalla diffusione delle operazioni di manutenzione, consolidamento e restauro degli immobili, per trasferirli da una scala puramente edilizia ad una di valenza e dimensione urbana. Ma, soprattutto, intervenendo nelle stesse modalità alla base della processualità, e successione di fasi, garantendo trasparenza, efficienza, sicurezza, qualità delle prestazioni e dei risultati. Una best-practice che ha consentito di esportare il modello anche fuori dall’Italia e che è divenuto un caso-studio a livello universitario.
27
1.4.1
Obiettivi del Programma
La proposta è che, partendo dalle provvidenze stabilite dal governo e con le eventuali misure aggiuntive previste da Regione e comuni, si attivi un Programma in grado di : a. promuovere un esteso intervento di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente sul principio del partenariato pubblico-privato; b. attraverso l’erogazione di contributi pubblici, incentivare la partecipazione di risorse e soggetti privati nella progettazione, realizzazione degli interventi ammessi e rendicontazione finale delle opere eseguite; c. conseguire obiettivi specificativi di: • messa in sicurezza degli edifici coinvolti; • efficientamento energetico sia nelle parti comuni che nelle proprietà private; • miglioramento della qualità edilizia e architettonica e del decoro urbano; • riqualificazione ambientale, determinato dal numero di edifici ammessi a contributo e recuperati nella stessa area; • rigenerazione economica e urbana di parti estese della città (sviluppo delle attività economiche nella parte basamentale dei fabbricati, nuove attività produttive, rivalutazione patrimoniale degli immobili) ecc. • utilizzazione del patrimonio esistente, anche attraverso una eventuale riconversione funzionale, con la priorità di creare quote di housing sociale; • applicazione di buone pratiche quali il “Condominio intelligente”. L’attivazione del Programma, oltre a perseguire indubitabili risultati sia in termini quantitativi che qualitativi, postula – proprio per la natura del modello – una innovazione di processo, non meno significativa dunque e ricca di conseguenze, di quella di prodotto. Ne sono testimonianza:
• il carattere partecipativo (condivisione/trasparenza) dei cittadini, in tutte le fasi del processo;
• il coinvolgimento esteso di soggetti sociali, professionali, imprenditoriali; • l’opportunità di lavoro costituita dal Programma per un numero significativo di • 28
piccole imprese (in particolare nel settore del recupero edilizio), di una loro crescita e qualificazione, a volte anche emersione da mercati paralleli/irregolari …; le garanzie assicurate a tutti i soggetti/attori in campo (professionisti, imprenditori,
operai, …) attraverso i meccanismi di controllo previsti;
• la sicurezza dei cantieri e il rispetto delle norme (anche attraverso un lavoro di •
consulenza, oltre che controlli, esercitati in partnership con strutture quali i Centri di Formazione e Sicurezza, espressione della bilateralità imprenditoriale-sindacale; l’ulteriore coinvolgimento di soggetti/istituzioni nell’affiancamento e promozione del Programma (ordini e collegi professionali, università, istituti bancari, …).
Attraverso specifici momenti, interni alla procedura, quali la fase di diagnostica e di classificazione sismica ed energetica dei fabbricati, si realizza inoltre un primo, significativo, nucleo di banche-dati riferite agli edifici oggetti del contributo, e degli interventi di recupero, nucleo iniziale di una Anagrafe edilizia cittadina e regionale.
29
1.4.2
Il ruolo dell’Agenzia regionale
Come già ricordato (cfr. 1.4) il Programma è previsto funzioni in modalità “a sportello”. È però utile sottolineare come, fatti salvi gli obiettivi di semplificazione procedurale e di automatismo nell’accesso ai contributi, l’eventuale funzione di coordinamento e promozione dell’intero Programma, in capo ad un soggetto regionale esistente o da far nascere allo scopo, possa costituire un valore aggiunto, nella valorizzazione ulteriore delle risorse attivate e nella qualità dei risultati conseguiti. È questa l’esperienza che si ricava, sia a livello locale e nazionale, come il caso Sirena ha dimostrato, che a livello internazionale, con le tante agenzie preposte al recupero e riqualificazione urbana, da Foment all’Oficina del’Historiador de la Ciudad Vieja de L’Avana, da …… Un soggetto, preminentemente tecnico, chiamato a coordinare e razionalizzare gli strumenti esistenti o attivabili, le politiche urbane delle singole amministrazioni nelle aree di maggiore concentrazione di interventi, unificare codici di pratica, modulistica, assistere tecnici, imprese e amministratori o rappresentanti della proprietà, affiancare strutture comunali, predisporre studi e ricerche, raccogliere i risultati delle indagini e/o delle classificazioni degli immobili, monitorare lo stato dei lavori, formulando stime e previsioni, ecc. In sintesi ad un’Agenzia regionale (o altra struttura a tanto delegata) potrebbero essere affidati i seguenti compiti:
• progettazione del Programma, reperimento delle fonti finanziarie, predisposizione • • • •
delle procedure, individuazione dei soggetti partecipanti, elaborazione dei documenti, dei software, della modulistica, ecc. promozione del Programma, sua diffusione, attività formative, sportello informativo; coordinamento delle fasi di attuazione nell’interfacciamento con le strutture locali preposte; monitoraggio dei risultati conseguiti ed aggiornamento banche-dati; ricerca e sperimentazione, implementazione del modello, aggiornamento del Programma.
Fermo restando l’autonomia dei soggetti privati, aderenti al Programma, nella scelta degli interventi, dei progettisti, delle imprese, nell’esecuzione dei lavori, nel loro collaudo 30
e nella rendicontazione delle spese destinate ad azioni di diagnostica e di verifiche, in particolare ai fini della sicurezza statica e antisismica, finalizzate a promuovere gli interventi di risanamento statico, adeguamento tecnologico, efficientamento energetico, decoro urbano, all’Agenzia compete:
• il coordinamento e l’unificazione funzionale delle risorse e degli strumenti utilizzabili per l’avvio del Programma;
• l’attivazione presso le amministrazioni comunali (per i comuni aderenti al Programma) di strutture delegate all’attuazione degli interventi, ai controlli e monitoraggio.
La Regione Campania sta predisponendo alcuni strumenti di affiancamento al Programma con misure di sostegno alla fase di avviamento degli interventi, in particolare promuovendo indagini e classificazione degli immobili e progettazione, nonché favorendo il ricorso al finanziamento della residua parte a carico dei richiedenti, con un contributo sugli interessi bancari.
Ulteriori forme di promozione del Programma potrebbe venire da facilitazioni in sede dei comuni aderenti ad esempio attraverso l’abbattimento della tassa sull’occupazione suolo (COSAP) per i cantieri aperti nell’ambito del Programma stesso.
31
1.5
Un modello di buona pratica: la Piattaforma ANCE - Deloitte
Si è dunque partiti da queste premesse per verificare la sostenibilità di un nuovo modello di buona pratica in grado di dispiegare tutte le potenzialità insite negli strumenti, normativi e finanziari, varati dal Governo, ponendosi come la base di un vero e proprio programma nazionale pluriennale per il recupero, la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio edilizio, momento significativo per l’affermazione di innovative politiche di rigenerazione urbana. Azioni di promozione per la diffusione di pratiche di recupero del patrimonio edilizio, segnatamente di quello privato, sono state sperimentate in questi anni in molte nazioni e località, in presenza anche di centri abitati e storici di particolare pregio, dalla Spagna all’Inghilterra, da Cuba alla Lituania, alla Russia, ecc. Diversi gli strumenti e le leve utilizzate nei diversi paesi, così come le Agenzie preposte alla governance dei processi di riqualificazione, in alcuni casi pubbliche, in altri miste pubblico-private. Le esperienze condotte, in Italia, ma soprattutto quella di Sirena a Napoli, hanno dimostrato come, accanto a misure di defiscalizzazione (che esistono da molti anni, a partire dall’ormai lontano 1197, quando con l’approvazione della legge n.449, quando per la prima volta fu applicata l’agevolazione fiscale con l’aliquota del 36% sugli interventi di ristrutturazione edilizia), sia importante, per l’avvio e la diffusione di un programma partecipato e condiviso dalla popolazione cui si rivolge, anche una quota, non marginale, di contributi a fondo perduto. In questa visuale, di certo assume un ruolo significativo la decisione governativa di incentivare gli interventi di messa in sicurezza ed efficientamento energetico, in primo luogo, con contributi variabili dal 50 all’85% della spesa sostenuta. Il limite, se così lo si vuole definire, della misura potrebbe consistere nella sua natura di contributo in forma di credito fiscale, recuperabile nell’arco di cinque o dieci anni, salvo casi particolari (come ad esempio per gli incapienti). Per tutte queste ragioni si è ritenuto, da parte dell’ANCE e delle sue articolazioni territoriali campana e napoletana, di predisporre un modello di buona pratica che, superando il limite costituito dalla natura del credito fiscale, fosse in grado di monetizzarlo (relativamente alle spese sostenute per le parti comuni), consentendo 32
a tutti i beneficiari di eco e Sismabonus di poter contare su di una base mediamente dell’ordine del 65-70% del costo complessivo delle opere, oltre ad altre forme di benefici e facilitazioni, per il tramite della Regione Campania e degli stessi Comuni che vorranno aderire al progetto. E’ così nata la piattaforma ANCE-Deloitte, che si pone in maniera innovativa come un possibile modello di implementazione degli strumenti normativi e finanziari varati dal Governo, per diffondere in modo capillare, sull’intero territorio nazionale, buone pratiche in materia di riqualificazione del patrimonio edilizio, e dunque di attivazione concreta di politiche di rigenerazione urbana. Altrove (cfr. l’appendice a pag. 375) si descrive, in particolare, la natura e i contenuti della Piattaforma, le procedure previste e i risultati attesi.
33
1.6
La simulazione progettuale
Sulla scorta di quanto previsto e stabilito, anche sotto il profilo della possibile cessione del credito, si è dunque elaborato uno studio, basato sulla verifica di due casi di immobili, uno in muratura tradizionale ed un altro in calcestruzzo armato, per individuare le diverse tipologie e livelli di intervento, le categorie di lavori per valutarne anche l’impatto sotto il profilo della cantierizzazione, i costi a fronte dei benefici attesi, l’entità dei contributi ottenibili. Si è voluto, in questo modo, pure con una casistica oggettivamente limitata (tenendo conto che la simulazione condotta ha richiesto un approccio analitico prima e progettuale poi, in entrambi i casi-studio, proiettati su 4 scenari, 8 complessivamente, per intensità di interventi, dal livello 1 al livello 4) applicare concretamente quanto delineato dagli strumenti predisposti dal Governo e “misurarne” l’efficacia, la portata, la convenienza. I risultati ottenuti sono di estremo interesse e la limitatezza del campione statistico, per così dire, è stata in parte superata mettendo a confronto i dati sperimentali con alcuni dati derivanti da esperienze confrontabili, quali il Progetto Sirena, a Napoli, ovvero la ricostruzione post-sisma nell’area dell’Aquila 1 , per elaborare le proiezioni di cui al paragrafo seguente, 1.7. L’assunto dal quale si è partiti, è il riconoscimento dell’edificio come organismo unitario, che come tale va analizzato e conosciuto, prima, per poi operare 1 “Libro bianco sulla ricostruzione privata fuori dai centri storici nei comuni colpiti del sisma dell’Abruzzo del 6 aprile 2009”, a cura di Mauro Dolce e Gaetano Manfredi, www.reluis.it 34
con interventi sistemici, finalizzati al pieno recupero e funzionalità, sia dal punto di vista architettonico che strutturale che impiantistico. In questo senso si è provveduto a verificare quanto un insieme di interventi, oggi consentiti ed anzi favoriti dalle misure predisposte dal governo, conduca a risultati significativamente più apprezzabili, non solo sul piano prestazionale dell’edificio – che sarebbe anche scontato, date le premesse – quanto del rapporto tra costi e benefici, in particolare tra le risorse messe in campo dai proprietari degli immobili e la dimensione dei lavori attivabili, e dunque i risultati conseguiti, sia come opere realizzate che economie previste, a regime. Le simulazioni condotte hanno consentito di dimostrare la veridicità dell’ipotesi di partenza, e cioè che al passare da un livello di intervento più basso ad uno più elevato si verifica una riduzione significativa della percentuale di partecipazione ai costi complessivi dell’intervento da parte dei soggetti privati beneficiari di contributi. Così come sintetizzato nelle tabelle 1.6.1, 1.6.2, 1.6.3, 1.6.4, 1.6.5, 1.6.6, è possibile riscontrare l’andamento, e la progressione di crescita, dell’incidenza dei costi dal livello 1 al livello 4, nelle diverse tipologie strutturali e per tipo di intervento, sia calcolato sulle unità immobiliari che in rapporto ai metri quadrati, in assenza ovvero in applicazione delle detrazioni fiscali. Nei due modelli simulati emerge che il miglior rapporto percentuale si verifica nei quattro livelli di intervento strutturale: nel caso di edificio in c.a. si registra che, ad un incremento di costo stimato a m2. del 357%, dal primo al quarto livello, corrisponde un incremento del 52% (da 35
€ 42,21 a € 64,22), con l’applicazione delle detrazioni. Analogamente, per l’edificio in muratura, si passa da un incremento del 334% ad uno del 56% (da € 50,00 a € 78,17). Meno significativo è il differenziale calcolato sull’insieme dei lavori, strutturali e in campo energetico, per un apporto più limitato di questi ultimi compensati, però, dalle economie rinvenibili in regime, con costi ridotti di gestione e manutenzione. Un aspetto importante da sottolineare è quello relativo alla natura delle legislazioni previste per il conseguimento dei livelli prestazionali richiesti per accedere ai corrispondenti contributi. Anche in questo caso la verifica condotta, nell’ambito delle simulazioni progettuali, ha consentito di stabilire che, almeno per i primi 3 livelli di interventi, è possibile coniugare l’effettuazione delle opere, con la relativa cantierizzazione, e la permanenza dei condomini nell’immobile, essendo state progettate opere da eseguirsi prevalentemente sui prospetti esterni, e solo limitatamente dall’interno delle proprietà private. Solo nel 4° livello, in vista dell’obiettivo di diminuire di due classi sismiche, sono stati ipotizzati interventi più invasivi, talvolta con il coinvolgimento dei solai e la necessità di liberare le abitazioni o parte di esse, per la durata necessaria allo svolgimento dei lavori.
36
Tabella 1.6.1. Riepilogo dei costi dei quattro livelli di intervento strutturale per l’edificio in c.a., (da tale stima sono escluse le spese generali, tecniche e l’IVA).
costi degli interventi in assenza di applicazione delle detrazioni incremento percentuale €/ m2 in riferimento al livello precedente
incremento percentuale €/m2 in riferimento al livello 1
costo intervento
incidenza per unità immobiliare (11)
1
€ 136.769,69
€ 12.433,61
€ 84,43
x
x
2
€ 267.679,47
€ 24.334,50
€ 165,23
96%
96%
3
€ 353.675,40
€ 32.152,31
€ 218,32
159%
32%
4
€ 625.472,80
€ 56.861,16
€ 386,09
357%
77%
livello di intervento
costo intervento
detrazione al 50%
detrazione al 75%
detrazione al 85%
1
€ 136.769,69
€ 136.769,69
€ 0,00
€ 0,00
2
€ 267.679,47
€ 29.171,73
€ 238.507,74
€ 0,00
3
€ 353.675,40
€ 29.171,73
€ 324.503,67
€ 0,00
4
€ 625.472,80
€ 29.171,73
€ 0,00
€ 596.301,07
livello di intervento
incidenza €/m2 sup. tot. stimata 1620m2
importi degli interventi detraibili
costi degli interventi in applicazione delle detrazioni livello di intervento
importi detraibili
costo interveto al netto degli importi detraibili
incidenza per unità immobiliare (11)
incidenza €/m2
incremento % €/m2 rispetto al livello 1
incremento % €/m2 rispetto al livello precedente
1
€ 68.384,85
50%
€ 68.384,85
50%
€ 6.216,80
€ 42,21
x
x
2
€ 193.466,67
72%
€ 74.212,80
28%
€ 6.746,62
€ 45,81
9%
9%
3
€ 257.963,62
73%
€ 95.711,78
27%
€ 8.701,07
€ 59,08
40%
29%
4
€ 521.441,78
83%
€ 104.031,03
17%
€ 9.457,37
€ 64,22
52%
9%
37
Tabella 1.6.2. Riepilogo dei costi dei quattro livelli di intervento energetico per l’edificio in c.a., (da tale stima sono escluse le spese generali, tecniche e l’IVA).
costi degli interventi in assenza di applicazione delle detrazioni livello di intervento
costo intervento
incidenza per unità immobiliare (11)
incidenza €/m2 sup. tot. stimata 1620m2
incremento percentuale €/m2 in riferimento al livello 1
incremento percentuale €/ m2 in riferimento al livello precedente
1
€ 0,00
€ 0,00
€ 0,00
x
x
2
€ 153.207,35
€ 13.927,94
€ 94,57
x
x
3
€ 283.209,76
€ 25.746,34
€ 174,82
85%
85%
4
€ 460.862,15
€ 41.896,56
€ 284,48
201%
63%
livello di intervento
costo intervento
detrazione al 50%
detrazione al 65%
detrazione al 75%
1
€ 0,00
€ 0,00
€ 0,00
€ 0,00
2
€ 153.207,35
€ 0,00
€ 145.507,35
€ 0,00
3
€ 283.209,76
€ 0,00
€ 149.305,43
€ 133.904,33
4
€ 460.862,15
€ 0,00
€ 309.605,43
€ 151.256,72
importi degli interventi detraibili
costi degli interventi in applicazione delle detrazioni livello di intervento
38
importi detraibili
costo interveto al netto degli importi detraibili
incidenza per unità immobiliare (11)
incidenza €/m2
incremento % €/m2 rispetto al livello 1
incremento % €/m2 rispetto al livello precedente
1
€ 0,00
0%
€ 0,00
0%
€ 0,00
€ 0,00
x
x
2
€ 94.579,78
62%
€ 58.627,57
38%
€ 5.329,78
€ 36,19
x
x
3
€ 197.476,78
70%
€ 85.732,98
30%
€ 7.793,91
€ 52,92
46%
46%
4
€ 314.686,07
68%
€ 146.176,08
32%
€ 13.288,73
€ 90,23
149%
71%
Tabella 1.6.3. Riepilogo dei costi dei quattro livelli di intervento strutturale + energetico per l’edificio in c.a., (da tale stima sono escluse le spese generali, tecniche e l’IVA).
costi degli interventi in assenza di applicazione delle detrazioni incremento percentuale €/ m2 in riferimento al livello precedente
incremento percentuale €/m2 in riferimento al livello 1
costo intervento
incidenza per unità immobiliare (11)
1
€ 136.372,83
€ 12.397,53
€ 84,18
x
x
2
€ 405.826,70
€ 36.893,34
€ 250,51
198%
198%
3
€ 556.279,77
€ 50.570,89
€ 343,38
308%
37%
4
€ 1.004.262,46
€ 91.296,59
€ 619,92
636%
81%
livello di intervento
costo intervento
detrazione al 50%
detrazione al 65%
detrazione al 75%
detrazione al 85%
1
€ 136.372,83
€ 136.372,83
€ 0,00
€ 0,00
€ 0,00
2
€ 405.826,70
€ 32.747,14
€ 134.571,81
€ 238.507,74
€ 0,00
3
€ 556.279,77
€ 25.047,14
€ 149.305,43
€ 381.927,20
€ 0,00
4
€ 1.004.262,46
€ 25.047,14
€ 309.605,43
€ 73.308,82
€ 596.301,07
livello di intervento
incidenza €/m2 sup. tot. stimata 1620m2
importi degli interventi detraibili
costi degli interventi in applicazione delle detrazioni livello di intervento
importi detraibili
costo interveto al netto degli importi detraibili
incidenza per unità immobiliare (11)
incidenza €/m2
incremento % €/m2 rispetto al livello 1
incremento % €/m2 rispetto al livello precedente
1
€ 68.186,41
50%
€ 68.186,41
50%
€ 6.198,76
€ 42,09
x
x
2
€ 282.726,06
70%
€ 123.100,64
30%
€ 11.190,97
€ 75,99
81%
81%
3
€ 396.017,50
71%
€ 160.262,27
29%
€ 14.569,30
€ 98,93
135%
30%
4
€ 775.604,63
77%
€ 228.657,84
23%
€ 20.787,08
€ 141,15
235%
43%
39
Tabella 1.6.4. Riepilogo dei costi dei quattro livelli di intervento strutturale per l’edificio in muratura., (da tale stima sono escluse le spese generali, tecniche e l’IVA).
costi degli interventi in assenza di applicazione delle detrazioni incremento percentuale €/ m2 in riferimento al livello precedente
incremento percentuale €/m2 in riferimento al livello 1
incidenza per unità immobiliare (55)
incidenza €/m2 sup. tot. stimata 4400m2
€ 439.988,75
€ 8.301,67
€ 100,00
x
x
€ 653.840,22
€ 12.336,61
€ 148,60
49%
49%
3
€ 869.891,23
€ 16.413,04
€ 197,70
98%
33%
4
€ 1.908.802,53
€ 36.015,14
€ 433,82
334%
119%
livello di intervento
costo intervento
detrazione al 50%
detrazione al 75%
detrazione al 85%
1
€ 439.988,75
€ 439.988,75
€ 0,00
€ 0,00
2
€ 653.840,22
€ 165.200,27
€ 488.639,95
€ 0,00
3
€ 869.891,23
€ 165.200,27
€ 704.690,96
€ 0,00
4
€ 1.908.802,53
€ 164.618,41
€ 0,00
€ 1.744.184,11
livello di intervento
costo intervento
1 2
importi degli interventi detraibili
costi degli interventi in applicazione delle detrazioni livello di intervento
40
importi detraibili
costo interveto al netto degli importi detraibili
incidenza per unità immobiliare (55)
incidenza €/m2
incremento % €/m2 rispetto al livello 1
incremento % €/m2 rispetto al livello precedente
1
€ 219.994,37
50%
€ 219.994,37
50%
€ 4.150,84
€ 50,00
x
x
2
€ 449.080,10
69%
€ 204.760,12
31%
€ 3.863,40
€ 46,54
-7%
-7%
3
€ 611.118,35
70%
€ 258.772,88
30%
€ 4.882,51
€ 58,81
18%
26%
4
€ 1.564.865,70
82%
€ 343.936,82
18%
€ 6.489,37
€ 78,17
56%
33%
Tabella 1.6.5. Riepilogo dei costi dei quattro livelli di intervento energetico per l’edificio in muratura., (da tale stima sono escluse le spese generali, tecniche e l’IVA).
costi degli interventi in assenza di applicazione delle detrazioni livello di intervento
costo intervento
incidenza per unità immobiliare (55)
incidenza €/m2 sup. tot. stimata 4400m2
incremento percentuale €/m2 in riferimento al livello 1
incremento percentuale €/ m2 in riferimento al livello precedente
1
€ 0,00
€ 0,00
€ 0,00
x
x
2
€ 385.890,93
€ 7.280,96
€ 87,70
x
x
3
€ 947.739,64
€ 17.881,96
€ 215,40
146%
146%
4
€ 2.137.340,22
€ 40.327,17
€ 485,76
454%
126%
livello di intervento
costo intervento
detrazione al 50%
detrazione al 65%
detrazione al 75%
1
€ 0,00
€ 0,00
€ 0,00
€ 0,00
2
€ 385.890,93
€ 0,00
€ 348.790,93
€ 0,00
3
€ 947.739,64
€ 0,00
€ 947.736,64
€ 0,00
4
€ 2.137.340,22
€ 285.000,00
€ 1.313.762,40
€ 538.577,82
importi degli interventi detraibili
costi degli interventi in applicazione delle detrazioni livello di intervento
importi detraibili
costo interveto al netto degli importi detraibili
incidenza per unità immobiliare (55)
incidenza €/m2
incremento % €/m2 rispetto al livello 1
incremento % €/m2 rispetto al livello precedente
1
€ 0,00
0%
€ 0,00
0%
€ 0,00
€ 0,00
x
x
2
€ 226.714,11
59%
€ 159.176,83
41%
€ 3.003,34
€ 36,18
x
x
3
€ 616.030,77
65%
€ 331.708,88
35%
€ 6.258,66
€ 75,39
108%
108%
4
€ 1.400.378,93
66%
€ 736.961,30
34%
€ 13.904,93
€ 167,49
363%
122%
41
Tabella 1.6.6. Riepilogo dei costi dei quattro livelli di intervento strutturale + energetico per l’edificio in muratura (da tale stima sono escluse le spese generali, tecniche e l’IVA).
costi degli interventi in assenza di applicazione delle detrazioni livello di intervento
costo intervento
incidenza per unità immobiliare (55)
incidenza €/m2 sup. tot. stimata 4400m2
incremento percentuale €/ m2 in riferimento al livello precedente
incremento percentuale €/m2 in riferimento al livello 1
1
€ 439.988,75
€ 8.301,67
€ 100,00
x
x
2
€ 1.031.308,49
€ 19.458,65
€ 234,39
134%
134%
3
€ 1.809.208,21
€ 34.136,00
€ 411,18
311%
75%
4
€ 3.521.742,17
€ 66.447,97
€ 800,40
700%
95%
livello di intervento
costo intervento
detrazione al 50%
detrazione al 65%
detrazione al 75%
detrazione al 85%
1
€ 439.988,75
€ 439.988,75
€ 0,00
€ 0,00
€ 0,00
2
€ 1.031.308,49
€ 193.877,61
€ 348.790,93
€ 488.639,95
€ 0,00
3
€ 1.809.208,21
€ 156.777,61
€ 947.739,64
€ 704.690,96
€ 0,00
4
€ 3.521.742,17
€ 441.777,61
€ 1.313.762,40
€ 118.063,64
€ 1.648.138,52
importi degli interventi detraibili
costi degli interventi in applicazione delle detrazioni livello di intervento
42
importi detraibili
costo interveto al netto degli importi detraibili
incidenza per unità immobiliare (55)
incidenza €/m2
incremento % €/m2 rispetto al livello 1
incremento % €/m2 rispetto al livello precedente
1
€ 219.994,37
50%
€ 219.994,37
50%
€ 4.150,84
€ 50,00
x
x
2
€ 690.132,87
67%
€ 341.175,62
33%
€ 6.437,28
€ 77,54
55%
55%
3
€ 1.222.937,79
68%
€ 586.270,42
32%
€ 11.061,71
€ 133,24
166%
72%
4
€ 2.564.299,84
73%
€ 957.442,33
27%
€ 18.064,95
€ 217,60
335%
63%
1.7
Le proiezioni
La ristrettezza del campione utilizzato, con 2 edifici appartenenti alle tipologie strutturali più rappresentative del patrimonio edilizio regionale (vedi tab. 1.7.1), analizzati ciascuno nei 4 livelli di interventi previsti, non consente proiezioni di sufficiente solidità statistica di quale potrà essere la dimensione finale del programma, per numero di immobili coinvolti, ovvero di unità immobiliari, ed il valore economico sia complessivo che rapportato ai singoli interventi. Ciò non di meno, alcune stime, in termini di domanda potenziale e numero di immobili-unità coinvolte, così come di definizione di un range di costi, minimo e massimo, relativo alle opere da realizzare, è possibile formularlo sulla scorta di una serie di indicatori di cui si è in possesso: natura del patrimonio edilizio campano, vetustà e stato manutentivo; dimensioni e numero di unità per immobile; analisi dei costi medi per interventi realizzati nell’ambito del Progetto Sirena a Napoli, costi medi desunti dalla ricostruzione post-sisma a L’Aquila, costi risultanti dalle simulazioni progettuali effettuate in questo studio. Il patrimonio immobiliare in Campania è costituito da 1.053.193 edifici e complessi di edifici, di cui 892.308 sono residenziali (84,7%), mentre circa il 6%, 62.858, risultano non utilizzati. Con riferimento all’epoca di costruzione, ed agli intervalli di tempo con cui gli immobili sono censiti dall’ISTAT, è possibile determinare la percentuale dell’intero patrimonio appartenente ad epoche riferibili espressamente all’evoluzione della normativa sismica (vedi tab. 1.7.2). Lo stesso patrimonio è poi possibile classificare dal punto di vista dello stato manutentivo (ottimo, buono, mediocre, pessimo), come riportato nel grafico C. Incrociando entrambi i dati (tab. 1.7.3) emergono due possibili scenari, uno più cautelativo ed uno più inclusivo, della platea di immobili potenzialmente, e prioritariamente, coinvolgibili nel programma, a partire da una necessità di adeguamento e messa in sicurezza, dal punto di vista sismico, più in generale di un ammodernamento, adeguamento tecnologico ed afficientamento energetico. Il risultato di questa analisi conduce ad ipotizzare, nel primo scenario, un numero di immobili, nel territorio regionale campano, pari a poco più di 15.000, edificato in epoche in cui ancora non erano state varate normative tecniche dal punto di vista sismico e il cui stato attuale manutentivo è definito pessimo. Se si considerano anche 43
gli immobili il cui stato di manutenzione è definito mediocre, il loro numero, sempre con riferimento alle epoche di costruzione antecedenti il 1980, è pari a 154.003. Si è dunque fatto riferimento, tra i due possibili scenari di 15.133 e 169.136 immobili, ad una ipotesi intermedia, più cautelativa, che anche sulla scorta delle esperienze passate, stima la domanda potenziale con riferimento al 30% della categoria “pessima” (4.539 immobili) e al 10% di quella mediocre (15.400) la parte di patrimonio immobiliare residenziale prioritariamente interessata dal Programma, per un totale di 19.939 immobili. Sono questi gli immobili che si ritiene, in prima approssimazione, possano costituire il mercato della domanda potenziale cui il programma intende rivolgersi, 11.326 7,47% Grafico A 63.314 41,74%
77.048 50,79%
Comuni con oltre 50.000 abitanti della Regione Tot. generale compreso capoluogo di Regione
muratura portante
calcestruzzo armato
diverso da muratura/ calcestruzzo
Tot. edifici residenziali
63.314
77.048
11.326
151.688
Tabella 1.7.1. Stima degli edifici residenziali suddivisi per tipo di materiale, Regione Campania, Istat 2011, Comuni con oltre 50.000 abitanti.
44
dentro uno scenario temporale di riferimento, anche questo variabile, tra 4 e 10 anni. Nel primo caso, ci si riferisce alla stessa validità e scadenza fissata dal legislatore per l’applicabilità delle misure stabilite con Casa sicura (31 dicembre 2021), nel secondo, cioè 10 anni di attuazione della buona pratica, ad un arco di tempo sufficiente ad avviare, sperimentare e consolidare una modalità di intervento sul patrimonio esistente che, dal punto di vista teorico e metodologico, potrebbe a rigore trasformarsi come una pratica a regime, senza scadenza, non comportando oneri aggiuntivi per la sfera pubblica ma, come già anticipato, costituendo una voce positiva nel bilancio dello Stato (oltre che della Regione). 5,03% 11,71%
Grafico B
26,58%
21,14%
35,53%
Misure di previdenza sismica
Norme di I generazione, antecedenti al 1960
Norme di II generazione, dal 1960 al 1980
Norme di III generazione, dal 1980 al 2000
Norme di III generazione, dopo il 2000
epoca di costruzione
1918 e precedenti
1919/1960
1961/1980
1981/2000
2001 e successivi
TOT.
n. edifici
104.523
188.657
317.079
237.163
44.886
892.308
Tabella 1.7.2. Epoca di costruzione degli edifici residenziali della Regione Campania in riferimento all’evoluzione della normativa antisismica.
45
Per quanto riguarda la dimensione economica degli interventi che potranno riguardare gli immobili partecipanti al programma, sono 2 le variabili che incidono in una stima preventiva: la dimensione, e il numero di unità di cui è costituito l’immobile stesso, la natura e il grado di complessità dei lavori che potranno essere realizzati (dal livello 1 a 4). Nel caso del Progetto Sirena, nelle 3 edizioni e circa 1.200 istanze ammesse a contributo, il costo medio degli interventi è stato pari a circa 260.000 euro, di cui il 30% coperto da contributo a fondo perduto e il 70% a carico dei richiedenti, ferme restando le detrazioni previste per legge (ma con un incremento significativo tra i primi 2 bandi e il 3°, con il quale si è raggiunto un importo medio di 329mila euro). Gli interventi eseguiti, nell’ambito del Progetto, erano di natura più limitata, rientrando per la maggior parte nell’ambito della categoria della manutenzione, ordinaria (22% del totale) e straordinaria (69%), e solo in una limitata percentuale nel restauro e risanamento conservativo (grafico E). Già più complesse risultano le opere eseguite nel comune de L’Aquila, a seguito degli eventi sismici dell’aprile 2009. In uno studio condotto dall’Università Federico II di Napoli 1, riguardante gli edifici privati fuori dal centro storico, per un numero di 1.598 immobili con strutture in cemento armato e 899 in muratura, è stato possibile quantificare i costi della ricostruzione, suddivisi in ricostruzione “leggera” e “pesante”: nel primo caso è emerso un costo medio di riparazione di 196 €/m2, per un contributo medio/edificio di 184.000 €, nel secondo di 498 €/m2 e un contributo medio per edificio di circa 1 milione. In questa casistica è stato anche calcolato il costo medio di miglioramento sismico che è stato pari a 314 €/m2, mentre nella ricostruzione leggera ha inciso per circa 43 €/m2. Più articolata è la casistica che si ricava dalle simulazioni condotte con i 2 casi studio presi in esame, se non altro perché sono stati previsti, come già ricordato, 4 livelli crescenti di intensità di interventi per ciascuna tipologia di struttura.
1 Marco Di Ludovico, “Danni indotti dal sisma: dati e considerazioni sui costi di riparazione e rafforzamento sismico”, relazione presentata a Napoli, Basilica di S. Giovanni Maggiore Pignatelli, 25/01/17. 46
In estrema sintesi, e rinviando alla lettura delle tabelle allegate (1.6.1, 1.6.2, 1.6.3, 1.6.4, 1.6.5, 1.6.6), nel caso dell’edificio in c.a., i casti variano da € 136.769 a € 625.472 per gli interventi strutturali e da € 153.207 a € 460.862 per quelli energetici, nel caso di opere complessive si raggiunge un costo di € 1.004.262. Il costo medio a m2 varia da € 84,18 a € 619,92. Nel secondo caso, edificio in muratura, si passa da € 439.988 ad € 1.908.802 (interventi strutturali), da € 385.890 a € 2.137.340 (efficientamento energetico), con un massimo di € 3.521.742, per entrambi gli interventi, con costi medi che passano da 100 a 800,40 €/m2.
524.708 59%
178.478 20%
16.485 2% 172.637 19%
Grafico C. Stato di conservazione degli edifici residenziali della regione Campania
47
Sulla scorta delle statistiche di cui si è in possesso, si è ipotizzato un costo medio di intervento pari a € 430.000 per immobile, che corrisponde ad un incremento pari ad un terzo della media dei costi del Progetto Sirena (terzo bando), considerando sia la natura delle opere che si andranno a realizzare che il tempo trascorso. In questo ipotetico scenario, si ripete ancora una volta, ai soli fini dell’individuazione di una domanda potenziale sia in termini di numero di immobili partecipanti al Programma che di spesa aggiuntiva, si è stimata in circa 10 miliardi, l’entità delle opere e dei costi connessi, per valutare l’impatto, nel quadriennio 2018-2021.
Misure di previdenza sismica a seguito dei terremoti
Norme di I generazione; puramente prescrittive (antecedenti al 1960)
Norme di II generazione; a singolo livello (dal 1960 al 1980)
1918 e precedenti
1919 / 1960
1961 / 1980
epoca di costr. Territorio
ottimo
buono
mediocre
pessimo
ottimo
buono
mediocre
pessimo
ottimo
buono
mediocre
pessimo
Campania
10.196
51.794
37.131
5.402
19.631
103.674
58.590
6.762
47.737
208.091
58.282
2.969
Napoli
2.543
13.159
12.727
2.007
7.092
36.927
22.174
2.383
15.325
75.003
20.870
919
Avellino
1.213
4.909
2.639
483
2.042
9.783
5.804
771
5.934
24.850
7.272
416
Benevento
1.452
6.218
3.868
611
1.920
10.385
5.102
625
4.377
19.682
4.783
240
Caserta
2.004
11.664
7.301
885
4.041
21.009
10.847
1.097
12.853
46.856
12.724
652
Salerno
2.984
15.844
10.596
1.416
4.536
25.570
14.663
1.886
9.248
41.700
12.633
742
Campania
10%
50%
36%
5%
10%
55%
31%
4%
15%
66%
18%
1%
TOT
104.523
48
188.657
317.079
22,48%
8,14%
69,38%
Grafico D. Progetto Sirena 3, tipologia di interventi ammessi al finanziamento.
Norme di III generazione; prestazionali a doppio livello (dal 1980 al 2000)
Norme di I generazione; puramente prescrittive (antecedenti al 1960)
Norme di II generazione; a singolo livello (dal 1960 al 1980)
1918 e precedenti
1919 / 1960
1961 / 1980
Tot. generale
ottimo
buono
mediocre
pessimo
ottimo
buono
mediocre
pessimo
ottimo
buono
mediocre
pessimo
68.520
145.046
22.455
1.142
26.553
16.103
2.020
210
172.637
524.708
178.478
16.485
892.308
16.619
45.306
8.476
411
4.632
5.093
1.106
148
46.211
175.488
65.353
5.868
292.920
18.926
30.112
3.403
188
5.104
1.974
114
6
33.219
71.682
19.232
1.864
125.943
6.616
11.543
1.208
37
2.935
1.305
106
2
17.300
49.133
15.067
1.515
83.015
11.961
26.185
3.390
170
6.636
3.507
169
32
37.495
109.221
34.431
2.836
183.983
14.398
31.900
5.978
336
7.246
4.224
525
22
38.412
119.238
44.395
4.402
206.447
29%
61%
9%
0%
59%
36%
5%
0%
19%
59%
20%
2%
237.163
44.886
892.308
Tabella 1.7.3. Stato di conservazione degli edifici residenziale in rapporto all’epoca di costruzione, Istat 2011.
49
1.8
Gli impatti
Sulla scorta degli elementi sintetici, così come emersi dalla sperimentazione condotta, si è infine proceduto in una analisi degli impatti del programma, con la valutazione delle ricadute sui beneficiari, sulla finanza pubblica, sull’economia e sull’occupazione, in particolare su quella della nostra regione. Anche in questo caso i risultati cui è pervenuto lo studio sono di estremo interesse, superiore ad ogni previsione iniziale. Per quanto riguarda gli impatti sui beneficiari non è difficile descrivere, con il modello di buona pratica ipotizzato, sia quelli di natura economica che finanziaria. Nel primo caso, a fronte di una ridotta quota dei costi sostenuti dai beneficiari, questi acquisiscono il valore equivalente alla parte di costi finanziati dalla parte pubblica che si traduce in crescita dal valore patrimoniale, ovvero anche della rendita se il bene non è utilizzato direttamente, della accresciuta sicurezza dell’immobile, delle migliori prestazioni, in generale ed energetiche in particolare, con i conseguenti risparmi in termini di costi di gestione. Dal punto di vista finanziario, sia la cessione del credito che l’eventuale contributo regionale sugli interessi bancari, consentono di distribuire l’onere del pagamento della quota rimanente a carico dei proprietari in un arco di tempo di 5-10 anni con condizioni di estremo favore. Non meno interessanti sono i risultati cui perviene lo studio, relativamente all’impatto diretto delle detrazioni fiscali sulla finanza pubblica. Sia che si affronti la questione del saldo tra risorse impegnate e ritorni economici, dalla visuale del Bilancio Pubblico statale che da quello regionale, la conclusione 50
cui si giunge è che l’intera manovra ipotizzata si traduce in un risultato positivo per le casse pubbliche. Infatti, alla riduzione di entrate fiscali, corrispondenti alle detrazioni concesse (o il contributo sugli interessi, nel caso della Regione), corrispondono una serie di vantaggi determinanti della spesa aggiuntiva generata, e dunque da nuove entrate fiscali sui costi di produzione, nonché l’impatto sulla occupazione. Come ampiamente illustrato nel capitolo 4 per uscite pari ad un indice 100, il saldo equivalente varia, nel caso dello Stato, da +73,18 (Sismabonus) a + 100,33(Ecobonus) e, in quello regionale, da +79,62 (Ecobonus) a +343,58 (Sismabonus). Infine per quanto riguarda l’occupazione, si valuta in 400.000 il numero di occupati equivalenti anno, generabili dal Programma nel periodo 2018-2021. Nella valutazione degli impatti non si è fatto esplicito riferimento al sistema delle imprese del comparto dell’edilizia, in particolare a quelle legate al recupero del patrimonio esistente, risultando del tutto evidente che l’apertura di un mercato come quello descritto dalla ricerca potrà rappresentare una straordinaria occasione di rilancio e ripresa con effetti benefici sull’intero ciclo economico.
51
1.9
Considerazioni finali
In conclusione, non è azzardato affermare che, anche in base a quanto è stato possibile sottoporre a verifica con lo studio condotto e che analiticamente si descrive nelle pagine che seguono, si è in presenza di strumenti normativi e finanziari in grado di costituire un momento di cesura, di nuovo inizio nelle politiche di rigenerazione urbana e per esse di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio edilizio. In particolare, mediante la sua messa in sicurezza, efficientamento energetico, adeguamento tecnologico, con le inevitabili riverberazioni a scala urbana, in termini di decoro, riqualificazione ambientale, rilancio economico e funzionale di intere aree. Se è vero, come si è provato a dimostrare, che un simile programma non comporta particolari costi e impegni di spesa, sia a livello statale che regionale, ma addirittura i benefici sono maggiori rispetto ai costi sostenuti (senza neanche dover richiamare qui il concetto che una politica di prevenzione potrà significare in futuro minore spesa per la riparazione di danni a seguito di eventi calamitosi) allora è davvero venuto il momento di affermare che si è pronti a dare il via ad un grande progetto per l’Italia di domani, che parta dal recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio, dal rilancio dei suoi centri abitati, dal miglioramento delle condizioni di sicurezza delle località e dei contesti urbani. E questo progetto può partire da Napoli e dalla Campania, anche in virtù di esperienze e modelli che, in anticipo sul resto del Paese, hanno dimostrato la praticabilità e l’efficacia di strumenti e misure, oggi sostenuti convintamente dal legislatore e dall’esecutivo nazionale. Un segnale importante, di come dalle aree meridionali possa venire uno stimolo ed un’indicazione per un modello di sviluppo sostenibile per l’intero Paese. 52
53
2
L’analisi di contesto e la definizione degli strumenti
2.1
Riqualificazione e restauro sostenibile del patrimonio costruito. Criteri generali
Intervenire sul patrimonio costruito in modo sostenibile richiede di coniugare le istanze della conservazione dei suoi caratteri identitari con quelle della sicurezza strutturale e del miglioramento del comfort abitativo e delle prestazioni energetiche; tutto ciò guardando al manufatto architettonico come ad un ‘organismo’ unitario, nel quale la struttura portante e i suoi elementi architettonici e figurativi non sono scindibili, come non lo sono, di conseguenza, le problematiche strutturali da quelle del degrado delle parti superficiali e di finitura dell’edificio. Con tali premesse la sostenibilità dell’intervento si esprime nei suoi plurimi significati, che vanno dalla sostenibilità ambientale, anche facendo ricorso per gli interventi a prodotti eco-compatibili e di lunga durata, alla sostenibilità energetica, con una massima attenzione alle fonti di energia alternative, a quella economica, studiando funzioni compatibili con le caratteristiche delle architetture esistenti ed del loro contesto urbano, ma anche capaci di conferire una cifra di maggiore attrattività, anche economica e valoriale, al patrimonio riqualificato. Lo studio diacronico dei meccanismi ricorrenti di danno strutturale e di degrado - anche attraverso l’intreccio delle fonti ‘indirette’ con la lettura architettonica ‘diretta’ del patrimonio costruito in tutti i suoi aspetti - costituisce la premessa indispensabile per una sua riqualificazione sostenibile, culturalmente consapevole e tecnicamente avveduta. Inoltre l’approfondimento delle tecniche storiche di intervento e di consolidamento risulta una “buona pratica” fondamentale per ‘imparare dal passato’, da epoche cioè in cui metodi, materiali e tecniche, sia tradizionali che innovativi per la fase in cui furono realizzati, hanno fornito soluzioni efficaci che si sono rivelate durevoli e resistenti ‘alla prova del tempo’, nella logica della longue durèe che connota il patrimonio costruito delle nostre città [1]. La prima fase imprescindibile per un corretto progetto di riqualificazione e restauro è quella della conoscenza diretta ossia del rilievo, che aiuta a comprendere, già nella fase di analisi, le problematiche costruttive legate alla vita della fabbrica architettonica. A partire dalla considerazione dei fattori di criticità del patrimonio costruito quali l’elevata vulnerabilità – sismica, idrogeologica e non solo - e la difficile definizione di regole generali di verifica e di progetto, le NTC del 2008 introducono i concetti di 54
adeguamento, miglioramento e intervento locale, anche per azioni non sismiche. Nella consapevolezza della difficoltà di conoscenza e modellazione di strutture architettoniche articolate e stratificate, quali quelle storiche in muratura, le NTC prevedono l’impiego di metodi di analisi e di verifica dipendenti dalla completezza e dall’affidabilità dell’informazione disponibile e l’uso, nelle verifiche di sicurezza, di adeguati “fattori di confidenza”, che modificano i parametri di capacità in funzione del livello di cognizione dell’edificio relativo a geometria, dettagli costruttivi e materiali. Tali criteri, con specifica attenzione ai manufatti storici aventi valore culturale, vengono recepiti all’interno delle “Linee Guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale tutelato, con riferimento alle NTC 2008” redatte da Ministero del Beni culturali, ambientali e del Turismo (Mibact), ed entrate in vigore nel 2012, le quali dettagliano le norme del 2008 introducendo lo Stato Limite di Danno ai Beni Artistici (SLA), la Categoria di Rilevanza e la Categoria d’Uso applicata ai beni culturali, definendo il Livello di Conoscenza (LCi) e il Livello di Valutazione (LVi) quali meccanismi premianti della conoscenza. Il “percorso di conoscenza” citato dalle Linee guida del Mibact, costituisce metodologicamente un corretto approccio cognitivo al manufatto, che prende le mosse dalla caratterizzazione funzionale dell’edificio e dei suoi spazi, dal rilievo geometrico, dall’analisi storica degli eventi e degli interventi subiti, per integrarsi con il rilievo materico-costruttivo e dello stato di conservazione dell’edificio esistente, anche con la caratterizzazione meccanica dei suoi materiali costruttivi e del suolo su cui è fondato. Tale iter costituisce il presupposto fondamentale alla redazione del progetto di riqualificazione del costruito o di restauro, nel caso non infrequente di manufatti storici vincolati, consentendo di proporre soluzioni ad hoc che mirino a preservare la consistenza fisica e materica del patrimonio costruito. Il progetto di riqualificazione sostenibile ha dunque come obiettivo principale il raggiungimento di più alti requisiti prestazionali di sicurezza e comfort abitativo del patrimonio esistente, garantendo al contempo la conservazione dei suoi valori: innalzare la qualità architettonica proprio favorendo la lettura dei suoi elementi qualificanti, anche prevedendo l’eliminazione di superfetazioni recenti non aventi valore storico. 55
Il miglioramento della qualità architettonica e spaziale complessiva dell’edificio – unitamente all’incremento della sicurezza strutturale e all’efficientamento energetico - dovrà essere pensato anche in rapporto alla sua ri-funzionalizzazione, in una visione di riconnessione e riammagliamento con il tessuto urbano prossimo. Gli interventi di riqualificazione e adeguamento funzionale vanno infatti inquadrati in un complessivo progetto di riqualificazione urbana dell’area circostante, così come anche in senso strutturale è ormai acquisito il concetto di ‘aggregato urbano’, che ha spostato l’attenzione dall’edificio singolo al tessuto urbano prossimo, che con il singolo manufatto istituisce continue interazioni di natura strutturale, ma anche funzionale e architettonica. Tale esigenza è particolarmente sentita nel denso tessuto delle città campane, il quale presenta un elevato grado di vulnerabilità sismica ed è soggetto ad un rischio presunto definito, nell’ultima classificazione nazionale, “di livello medio”. Ciò impone serie riflessioni in merito alla riqualificazione e al restauro di questo vasto patrimonio, considerando che a tale stato si associa spesso una diffusa condizione di degrado e vetustà, dovuta, innanzitutto, ad una mancata manutenzione che fa aumentare la probabilità di dissesti e crolli. Gli interventi di consolidamento, aderenti al concetto di “miglioramento”, pertanto, dovranno andare a coadiuvare il funzionamento statico delle strutture esistenti, tramite l’impiego di materiali e tecniche che rispondano ai requisiti del minimo intervento, della compatibilità materica tra preesistenza e aggiunte e della reversibilità, nell’ottica di massimizzare la conservazione degli elementi di unicità del patrimonio costruito campano.
56
2.2
Il quadro conoscitivo e diagnostico come guida per l’intervento
Conoscere l’edificio è azione preliminare, ma anche consustanziale ad un intervento di riqualificazione o restauro sostenibile. Più propriamente la fase di ‘Conoscenza è già Progetto’, in quanto mira a comprendere il funzionamento dell’edificio e le sue relazioni, individuando gli elementi caratteristici e le soluzioni tecnologiche applicate. Tale fase, se impostata correttamente, contribuisce in modo decisivo all’individuazione delle caratteristiche da salvaguardare e delle criticità conservative da affrontare, nonché ad individuare le azioni da intraprendere, per dare risposte tecnicamente avvedute e culturalmente consapevoli; un progetto in cui le scelte – relative all’incremento della sicurezza strutturale, alla conservazione degli elementi architettonici decorati e non, alle operazioni di adeguamento alla nuova funzione dell’edificio preesistente, all’efficientamento energetico, etc. – si delineano man mano come ‘cogenti’, in relazione alla trasmissione al futuro del patrimonio costruito e al suo inserimento nella vita contemporanea, arricchito di nuove capacità attrattive. In questa fase di conoscenza che deve precedere le scelte progettuali la diagnostica avanzata consente di “andare oltre lo sguardo”, permettendo al progettista di calibrare meglio le scelte da compiere in tutti i campi della riqualificazione architettonica e del restauro, del miglioramento sismico, e dell’efficientamento energetico del patrimonio costruito, con evidente risparmio in termini di risorse impiegate. Nel settore della diagnostica applicata i metodi di analisi di tipo non distruttivo assumono notevole interesse, per la valutazione di criticità non riscontrabili ad una prima indagine visiva. L’ausilio delle indagini diagnostiche deve costituire un passaggio obbligato volto principalmente ad incrementare la fase di conoscenza al fine di completare lo studio analitico svolto sulla fabbrica, ma deve anche richiamare l’attenzione sulla necessità di proteggere e conservare le caratteristiche architettoniche e materiche dell’edilizia esistente, soprattutto se storica o testimonianza di una particolare stagione dell’arte del costruire in Campania, adoperando accorgimenti quanto più possibile consoni al rapporto con la preesistenza, in un’ottica di compatibilità e di ‘minimo intervento’. E’ indispensabile in tali condizioni dettare le basi per la definizione di progettazioni accorte, volte a valorizzare le peculiarità del patrimonio costruito.
57
Sulla base dell’analisi diretta effettuata dallo studio documentale del bene, il progetto diagnostico si pone l’obiettivo di: • definire le esigenze conoscitive, motivandole rispetto allo stato di fatto e alle ipotesi di intervento; • descrivere la tipologia delle operazioni ritenute più adeguate al caso rispetto allo stato di conservazione del bene ed alle esigenze di conoscenza evidenziate; • localizzare su appropriati elaborati grafici, gli accertamenti da svolgere, indicandone il tipo; • dettare le modalità di esecuzione di ciascuna indagine con riferimento ad attrezzature e tecniche da impiegare, momento e tempi di esecuzione, qualificazione degli addetti. La costruzione di un adeguato progetto di indagine diagnostica si pone come una delle fasi strategiche, che va concepita in funzione delle effettive necessità di conoscenza che il ‘caso speciale’ pone in ragione delle su specifiche criticità conservative. Il progetto di indagine diagnostica, redatto possibilmente dagli stessi tecnici che hanno effettuato il rilievo e che già conoscono a fondo le problematiche dell’edificio preesistente, precede dunque il progetto vero e proprio e influenza significativamente la scelta dei materiali e delle tecniche di intervento. Nell’ottica di minimizzare i costi e massimizzare la conservazione dei materiali esistenti è auspicabile l’esecuzione di indagini prevalentemente non distruttive. Qualora si interviene con indagini che alterano lo status quo o che prevedono l’esecuzione di campionature, è necessario intervenire successivamente alla fase diagnostica con un ripristino dello stato dei luoghi, in modo da non compromettere ulteriormente lo stato di conservazione dell’edificio esistente. Tra le indagini volte all’ approfondimento della conoscenza dei materiali e delle tecniche costruttive degli elementi esistenti, con particolare riferimento all’edilizia storica e quindi principalmente agli edifici in muratura, vi sono: la Termografia, l’Indagine sonica e ultrasonica, l’Endoscopia, le Sezioni stratigrafiche e le prove su legno quali Resistograph, Protimer e le Prove dendrocronologiche.
58
L’indagine termografica (vedi scheda tecnica) è indubbiamente una delle indagini diagnostiche da preferire quando si interviene su una struttura esistente sia in cemento armato che in muratura. L’indagine si basa su una lettura visiva di immagini che riescono a leggere le differenti temperature, restituendole in una scala cromatica che va dagli ultrarossi agli ultravioletti. Tra i vantaggi immediati di tale tecnica diagnostica c’è sicuramente la non invasività dell’intervento e la possibilità di avere una diagnosi complessiva dell’edificio. La termografia si pone inoltre tra gli obiettivi principali quello di verificare l’eventuale presenza di umidità nelle murature, oltre a quella di conoscere l’esatta individuazione di vani tamponati. Per approfondire la conoscenza delle caratteristiche morfologiche degli elementi costruttivi dell’edificio ed in particolare per facilitare una corretta lettura e interpretazione degli apparecchi murari un contributo importante può essere fornito dall’indagine sonica e ultrasonica (vedi scheda tecnica). La tecnica diagnostica, non invasiva, consente di registrare, attraverso l’emissione di onde soniche e ultrasoniche, la presenza di possibilità discontinuità o cavità all’interno degli apparecchi murari. E’ particolarmente adatta per gli edifici in muratura con strutture a sacco. Tale indagini inoltre, nell’approfondimento della conoscenza degli edifici in cemento armato, abbinata all’indagine sclerometria, consente di conoscere con esattezza il coefficiente di resistenza del calcestruzzo indurito.
Figura 1. La diagnostica applicata al patrimonio costruito napoletano. Ispezione termografica (R.Picone, S.Borea 2016)
59
Le indagini stratigrafiche (vedi scheda tecnica) si pongono l’obiettivo di implementare la conoscenza dei materiali e dello stato di conservazione delle murature offrendo dati certi utili per gli interventi, da prevedere in particolar modo per le facciate esterne degli edifici oggetto di intervento. Tali indagini sono prevalentemente di tipo non distruttivo e si pongono l’obiettivo di completare il quadro complessivo di conoscenza in tutte le sue componenti, con la definizione di materiali delle tecniche costruttive e del loro comportamento meccanico e strutturale. Indagine maggiormente invasiva che consente di ottenere una visione esatta delle tecniche costruttive e dei materiali dell’edificio oggetto di intervento è l’indagine endoscopica (vedi scheda tecnica). Tale indagine permette attraverso una telecamera con estensione telescopica di ottenere delle restituzioni fotografiche degli interni di cavità di fessurazioni. Anche se parzialmente distruttiva la tecnica consente la restituzione esatta dello stato di fatto delle tecniche e dei materiali dell’edificio. Per orientare, poi, le scelte da intraprendere sulle superfici architettoniche ed in particolare sulla selezione delle colorimetrie per le nuove tinteggiature a farsi sui prospetti oggetto di intervento, si prevede l’esecuzione di saggi stratigrafici (vedi scheda tecnica) e indagini chimico-fisiche (Sezione lucida trasversale – SEM-EDS, Analisi microscopica in sezione sottile, Indagine spettroscopica FT-IR) . Tali indagini hanno l’obiettivo di restituire, dopo gli interventi di riqualificazione e\o restauro e consolidamento, una lettura unitaria del manufatto edilizio oggetto di intervento. Se si interviene all’interno dell’involucro edilizio e si auspica la conservazione degli orizzontamenti esistenti, in particolar modo se storici, è possibile prevedere per i solai lignei un’osservazione strumentale sui principali nodi critici dei componenti - come le “testate” delle travi che costituiscono l’orditura principale o le parti della mezzeria, particolarmente soggette a fenomeni di inflessione - al fine di individuare fenomeni di degrado, quali ‘cipollatura’, attacchi da insetti xilofagi, marcescenza, fessurazioni, sfogliature etc. Sulle travi principali e secondarie, sono auspicabili indagini con Resistograph (ai fini della verifica dello stato di conservazione delle teste), con Protimer (al fine di determinare la presenza di acqua all’interno delle travi), Prove ad Ultrasuoni (per la verifica dello stato generale di conservazione delle travi lignee), 60
Analisi Dendrocronologiche (per determinare le date del taglio dei tronchi da cui è stato realizzato il legname posto in opera come materiale da costruzione) e xilotomiche (per determinare l’essenza lignea). La fase iniziale di conoscenza della struttura e del sottosuolo oggetto di intervento è fondamentale ai fini di una corretta progettazione; tale fase consiste nella determinazione delle caratteristiche geometriche e meccaniche della struttura e del sottosuolo, oltre alla valutazione dei dettagli costruttivi (cfr. § C8A.1.B Circolare n.617 del 2/7/2009). In funzione dell’accuratezza delle operazioni di rilievo, di analisi storico-critica, e di caratterizzazione meccanica dei materiali è possibile definire il livello di conoscenza raggiunto: Livello di Conoscenza Limitata (LC1); Livello di Conoscenza Adeguata (LC2); Livello di Conoscenza Accurata (LC3) da cui deriva l’adozione di diversi fattori di confidenza (FC, pari a 1,35, 1,20, e 1 per LC1, LC2 e LC3 rispettivamente) da utilizzare come ulteriori coefficienti parziali di sicurezza che tengono conto delle carenze nella conoscenza dei parametri del modello. La norma, consentendo di assumere, nelle verifiche di sicurezza, un diverso valore del fattore di confidenza in base al livello di conoscenza acquisito, offre una risposta alla problematica connessa alle evidenti differenze in termini di conoscibilità della struttura e di rappresentatività delle prove eseguite sui materiali nel caso di una struttura esistente rispetto a quello di una struttura di nuova progettazione. Ciò se da un lato fornisce al professionista più opportunità, al tempo stesso lo responsabilizza maggiormente ponendolo di fronte alla possibilità di investire maggiori risorse nelle indagini per la conoscenza della struttura, da recuperare successivamente attraverso interventi di adeguamento più mirati e meno onerosi. Le NTC08 e la relativa Circolare n. 617 del 2/2/09 forniscono indicazioni utili per la progettazione del piano di prove strutturali da eseguire. Tali prescrizioni consentono di evidenziare che, preliminarmente alla progettazione del piano di prove strutturali, risulta di fondamentale importanza: acquisire tutta la documentazione disponibile (progetto originario ed eventuali atti di collaudo); stabilire l’anno di progettazione; ricostruire la eventuale sequenza di esecuzione (sia in elevazione che in termini di corpi di fabbrica); 61
effettuare considerazioni basate sulla pratica progettuale dell’epoca di costruzione ovvero sulle caratteristiche geometriche della struttura allo scopo di individuare elementi o parti che, per criterio di progetto o per condizioni di simmetria, siano stati dimensionati (e armati nel caso di strutture in c.a.) allo stesso modo; analogamente, nel caso di strutture in muratura, è opportuno eseguire una serie di saggi che consentano di prendere visione del tipo di muratura utilizzata, della sua tessitura sui paramenti esterni ed in senso trasversale, dei dettagli di ammorsamento utilizzati nei cantonali e negli incroci tra muri portanti, della qualità del collegamento tra orizzontamenti e pareti, dell’esistenza di architravi efficienti e di elementi atti ad eliminare le spinte eventualmente presenti. E’ necessario, inoltre, rilevare l’eventuale quadro fessurativo e deformativo. Queste considerazioni preliminari sono di fondamentale importanza per un’ottimale ed efficace progettazione del piano di prove strutturali anche alla luce del fatto che le indicazioni della Circolare n. 617 non hanno lo stesso livello di cogenza del D.M. 14.01.08 a cui sono allegate e che vanno riguardate come utile riferimento per il progettista che si appresta a stabilire numero, tipo e posizione delle prove da eseguire. Recentemente, al fine di fornire un supporto alla programmazione ed attuazione della compagna di indagini, sono state sviluppate delle Linee guida per modalità di indagine sulle strutture e sui terreni per i progetti di riparazione, miglioramento e ricostruzione di edifici inagibili 1. Per le strutture in cemento armato, la Circolare n. 617 prevede che, indipendentemente dal livello di conoscenza che si vuole raggiungere, si possano effettuare prove sui materiali mediante verifiche limitate, estese o esaustive. Tipicamente, se la progettazione del piano delle prove viene preceduto dalle analisi preliminari sopra descritte, è possibile effettuare la valutazione della sicurezza globale basandosi su verifiche limitate (1 provino di cls per 300 m2 di piano dell’edificio, 1 campione di armatura per piano dell’edificio). In molti casi è possibile: a) ridurre ulteriormente il numero di carote di calcestruzzo sfruttando quanto suggerito dalla Circolare n. 617 per cui “Ai fini delle prove sui materiali è consentito sostituire alcune prove distruttive, non più del 50%, con un più ampio numero, almeno il triplo, di 1 Dipartimento di Protezione Civile, Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLUIS), A.G.I., A.L.G.I., A.L.I.G. 2012 – Linee guida per modalità di indagine sulle strutture e sui terreni per i progetti di riparazione, miglioramento e ricostruzione di edifici inagibili. Doppiavoce, Mar. 2012, ISBN 978-88-89972-30-4. 62
prove non distruttive, singole o combinate, tarate su quelle distruttive”; b) valutare la possibilità di ridurre il numero dei prelievi di campioni di armatura, in considerazione della delicatezza e della laboriosità dell’estrazione e del successivo ripristino; ciò è tipicamente possibile quando è nota con buona approssimazione l’epoca di costruzione e quindi la relativa classe dell’acciaio utilizzato come barre di armatura. Queste ultime considerazioni evidenziano il ruolo del progettista nell’ottimizzare il numero di prove in funzione degli obiettivi di conoscenza ed evitare campagne di prova poco meditate, eccessivamente estese e, conseguentemente, inutilmente onerose ed invasive. Per le strutture in muratura, come si evince dalla Tabella C8A.1.1 della Circolare n. 617, nel caso in cui si voglia raggiungere un livello di conoscenza LC2, è possibile limitare al minimo le prove distruttive e debolmente distruttive, una volta identificata con accettabile certezza il tipo di muratura in esame, in modo da poter effettuare l’analisi e le verifiche utilizzando i valori medi di resistenza e modulo elastico relativo alla corrispondente muratura (Tabella C8A.2.1). Se, a valle di preliminari saggi visivi, la muratura presenta una tessitura molto irregolare, è necessario valutare la possibilità di realizzare idonee superfici di taglio, nel caso di esecuzione di martinetti piatti. Se il progettista ritiene che tali condizioni sussistano, l’esecuzione delle prove va comunque subordinata alla selezione del livello di conoscenza che si mira ad ottenere. Il livello di conoscenza LC3, secondo quanto previsto dalla Circolare n.617, richiede l’esecuzione di prove distruttive molto onerose (es., compressione diagonale) e quindi non viene tipicamente posto come obiettivo nella progettazione di interventi su ordinarie strutture in muratura. In generale, ai fini del raggiungimento di tale livello di conoscenza, si potrà operare utilizzando le informazioni desunte da prove eseguite su altre costruzioni presenti nella stessa area geografica, qualora esista una chiara e comprovata corrispondenza tipologica per materiali, pezzatura dei conci, dettagli costruttivi, tenendo conto delle specificità costruttive del territorio in cui si sta operando e dell’esistenza di zone omogenee a cui riferirsi. Ciò è particolarmente realizzabile nel caso di interventi postsisma in cui è possibile sfruttare i dati raccolti mediante prove distruttive (quali, ad esempio, compressione semplice, compressione diagonale, taglio-compressione) su tipologie di muratura omogenee presenti nell’intera area colpita dal terremoto.
63
2.3
La messa in sicurezza degli edifici
Lo studio delle tecniche costruttive storiche presenti in Campania, fondato su una solida tradizione scientifica, costituisce una componente essenziale nel restauro di architetture e di riqualificazione del patrimonio costruito in genere, come dimostra il progressivo affinamento dei metodi interpretativi, anche dovuto all’apporto di indagini archeometriche, alla diagnostica avanzata e alla modellazione strutturale. Un approccio metodologico corretto si basa su una lettura dell’edificio come “organismo”, in cui il dissesto delle parti strutturali del patrimonio costruito e il degrado delle sue parti superficiali e decorate vengono interpretati quali ‘segni correlati’ di una particolare problematica conservativa, ed analizzati con una visione interdisciplinare, ma al contempo unitaria. Il patrimonio costruito caratteristico della Campania presenta oggi un elevato grado di vulnerabilità sismica: il suo livello di pericolosità è ritenuto nell’ultima classificazione «di livello medio» ed a ciò si associa una diffusa condizione di degrado e vetustà, dovuta, innanzitutto, ad una mancata manutenzione, che fa aumentare la probabilità di dissesti e crolli. In tale contesto risulta utile la ricerca su metodologie e interventi di riqualificazione, restauro, miglioramento sismico ed efficientamento energetico che non stravolgano le caratteristiche e i valori che connotano l’edificio esistente, e lo rendono in alcuni casi un luogo identitario della memoria collettiva, un monumento (da moneo, ammonimento, ricordo), appunto. La fase di conoscenza, se impostata correttamente, costituisce già di per se un ‘progetto’, in cui le scelte relative all’incremento della sicurezza strutturale e all’incremento dei livelli di prestazione energetica in concomitanza a quelle relative alla conservazione dei caratteri di unicità propri del manufatto oggetto di intervento, si delineano man mano come ‘cogenti’ in relazione alla trasmissione al futuro del patrimonio costruito e al suo inserimento nella vita contemporanea della città. Il prevalere di uno di questi aspetti rispetto agli altri potrebbe, di fatto, comportare la perdita di importanti aspetti testimoniali insiti nella fabbrica architettonica, soprattutto allorquando le necessità legate alla sicurezza strutturale del manufatto e alla sua protezione dal rischio sismico dovessero prevalere rispetto a quelle della conservazione. 64
Coniugare le istanze della sicurezza con quelle della conservazione del patrimonio storico costruito implica, innanzitutto, la capacità di riconoscerne i ’valori’ e le caratteristiche, e di favorirne, con una riqualificazione sostenibile, la lettura ed il pieno godimento, attraverso un progetto di valorizzazione ed adeguamento alle istanze contemporanee, oltre che, naturalmente di trasmissione al futuro. In tale contesto è quanto mai necessario un dialogo tra il mondo dell’Architettura e quello, assai vicino, dell’Ingegneria strutturale, per affrontare la difficile sfida, in cui la messa in sicurezza di un edificio non sia realizzata a scapito dei valori che lo connotano, in cui le operazioni per il ‘miglioramento’ della resistenza del manufatto all’azione del sisma non comportino la cancellazione delle caratteristiche dell’edificio e dei segni del tempo e della storia che esso trasmette, in cui si tenda a coadiuvare il comportamento strutturale delle antiche membrature, senza inutili sostituzioni. Una difficile sfida, insomma, che, se ben colta, ci aiuterà nei prossimi anni a trasmettere alle generazioni future un patrimonio costruito sicuro, identitario, ma anche arricchito di nuovi significati e nuove capacità attrattive.
65
2.3.1
Tipologie ricorrenti in Campania
Lo studio delle tecniche costruttive, della storia dell’architettura, delle pratiche di consolidamento attuate nel corso dei secoli e dei materiali costitutivi dell’edilizia tradizionale in Campania, costituisce un sapere imprescindibile per poter intervenire a qualsiasi livello sui manufatti architettonici che costituiscono il patrimonio costruito della nostra Regione 1. Murature verticali in pietra naturale o in laterizio con i loro vari ‘apparecchi’, solai lignei, tracce di volte a ‘incannucciata’ crollate, tramezzi alla ‘beneventana’, ‘incartate’, archi catalani nascosti nelle tamponature, rappresentano solo alcune delle ‘tracce’ del tempo da individuare e ri-conoscere nel patrimonio edilizio esistente della Campania, con occhio attento, quali testimonianze di civiltà costruttive presenti nell’edilizia storica napoletana [2-3-4]. Tracce che ove possibile non dovranno essere cancellate da un intervento di riqualificazione sostenibile, quanto piuttosto ‘affiancate’ da interventi che, anche utilizzando le potenzialità di tecniche innovative, aumentino, come abbiamo detto, il grado di sicurezza e di prestazioni energetiche dell’edificio, rispettandone le specificità [5-6]. Un processo di confronto con il manufatto architettonico preesistente, con il “Grande Muto”, come lo definiva Gino Chierici, che rilevava, tra le fasi più delicate del cantiere di restauro, proprio quella dell’inizio dei lavori 2. La conoscenza delle invarianti e delle peculiarità costruttive, delle tecniche e dei materiali impiegati nell’edilizia storica diviene, pertanto, il primo momento del percorso di conoscenza del manufatto antico, del riconoscimento dei valori che lo connotano, analizzati mediante la capacità critica dell’architetto di attualizzarlo rispetto alla contemporaneità [7]. Le invarianti edilizie locali, influenzate dalla facilità di approvvigionamento in loco dei materiali nonché dalla vicinanza alle vie di comunicazione, hanno storicamente 1 L’arte del Costruire in Campania. Tra restauro e sicurezza strutturale, a cura di Renata Picone e Valentina Russo, ed. Clean, Napoli 2017. 2 G. Chierici, Il restauro dei monumenti, in Atti del III Congresso di Storia dell’architettura, Roma 1940, p.331 66
Figura 2. Murature storiche nel contesto campano (R.Picone, S.Borea 2015)
consentito in Campania di definire una ‘geografia’ di tipologie, forme e caratteristiche delle componenti costruttive dei manufatti architettonici preesistenti. A questi fattori legati alle contingenze pratiche, va correlata la storia delle maestranze, delle scuole locali, delle manifatture, dell’artigianato che di zona in zona, trasformava le materie prime seguendo tradizioni e saperi secolari [8-9]. In tal senso, in Campania, tra il XVI e il XVIII secolo, sono documentate molte decine di corporazioni – fabbricatori, tagliamonti, pipernieri 3 , falegnami, mastri d’ascia, pittori, scultorie indoratori – con statuti propri e con un potere ben preciso nella distribuzione degli appalti e sul costo dei materiali 4. Anche in termini di reperimento dei materie 3 Cfr. F. Strazzullo, La corporazione napoletana dei fabbricatori, pipernieri e tagliamonti, in «Studi in memoria di Gino Chierici», De Luca, Roma 1965, pp. 224-254; Id., La corporazione dei pittori napoletani, D’Agostino, Napoli 1962; Id., Statuti della Corporazione degli scultori e marmorari napoletani, in «Atti della Accademia Pontaniana», XI, 1961-1962 pp. 221-240. 4 Cfr. F. Strazzullo,Le corporazioni d’arti e mestieri a Napoli, in «Arte cristiana», 43, 1955, pp. 40-44; Id., Architetti e ingegneri napoletani dal ‘500 al ‘700, Benincasa, Torino 1969; Mascilli Migliorini L., Il sistema delle arti. Corporazioni annonarie e di mestiere a Napoli nel Settecento, A. Guida, Napoli 1992; F. Strazzullo,Edilizia e urbanistica a Napoli dal ‘500 al ‘700, Berisio, Napoli 1968 [1995]. 67
prime per la costruzione, vi era un ben definito assetto geografico di provenienza: il piperno, ad esempio, veniva soprattutto estratto dai versanti di Pianura-Soccavo 5, il tufo giallo da quelli dei Campi Flegrei, il legname importato dall’Irpinia o dalla Calabria. La pozzolana ed il lapillo invece erano più frequentemente reperiti dallo spianamento dell’area della fabbrica e dallo scavo delle fondazioni 6. Le strutture in muratura si presentano di frequente costituite da apparecchi murari composti da blocchi in tufo giallo napoletano regolarmente apparecchiati con filari regolari di malta prevalentemente a base di calce [10]. La standardizzazione poi delle murature in Campania, avviata durante il Viceregno spagnolo a causa del fervore costruttivo conseguenza dell’incremento demografico, avviene a partire dall’Editto di Don Parafan de Rivera del 1564, che regolamenta nei cantieri edili l’utilizzo di conci di tufo giallo napoletano con misura di “pezzo”, “spaccata” e “spaccatella”, a seconda dell’uso da farne 7 e costituisce uno spartiacque nella tradizione costruttiva napoletana, consentendo facilmente di datare gli apparecchi murari 8. A partire dall’inizio del Cinquecento, quando le maestranze edili napoletane, riunite in Corporazioni, formularono il loro primo statuto noto, la prassi costruttiva iniziò ad 5 Cfr. AA.VV., Il Piperno, in Le pietre storiche della Campania, a cura di M. de Gennaro, D. Calcaterra, A. Langella, Luciano editore, Napoli 2013, pp. 179-197. 6 Cfr. R. Picone, La conservazione degli edifici storici: il riferimento all’ambiente e al Territorio, in A. Aveta, S. Casiello, F. La Regina, R. Picone, (a cura di), Restauro e consolidamento, Mancosu, Roma 2005, pp. 153-158. 7 Nel 1564, il Vicerè di Filippo II, Don Perefan De Ribera, emana un editto in seguito al quale, in tutte le cave, il taglio delle pietre deve rispondere a norme codificate facenti riferimento appunto al “pezzo” (1palmo e un mezzo, un palmo e un terzo e un mezzo palmo di altezza pari a circa 34*31*12cm); la “spaccata” (due palmi per un palmo e un terzo per mezzo palmo di altezza pari a circa 46,7*31*12 cm) e la “spaccatella” pari a circa mezza spaccata. Ft. G. Fiengo, Organizzazione e produzione edilizia a Napoli all’avvento di Carlo di Borbone, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1983. 8 Fiengo, G., Guerriero, L. (a cura di) (1999), Murature tradizionali napoletane. Cronologia dei paramenti tra il XVI e il XIX secolo, Arte tipografica, Napoli; Guerriero L. (2016), Di tutta bontà, perfettione et laudabil magistero. Murature in tufo giallo e in tufo grigio a Napoli e in Terra di Lavoro (XVI-XIX), Fabrica, Napoli. 68
assumere caratteri omogenei. Dopo le parentesi angioina e aragonese, durante le quali le grandi realizzazioni reali erano state improntate a finezza e a precisione di lavorazione, si ripropose l’antica e mai abbandonata tecnica muraria ‘incerta’. Ancora protagonista fu il tufo giallo 9, sotto forma di pezzo e di pietra spaccata. Ai muratori veniva affidato il compito di scavare il fosso fondazionale dell’edificio “fino a trovare il forte”, per avere un solido piano di posa su cui gettare un conglomerato impastato con pietre di piccole dimensioni, ottenute dallo scavo stesso. Su questo era prassi realizzare una fondazione di pilastri collegati con archi fino al piano di imposta e, da qui, con lo stesso magistero, veniva innalzata la costruzione dell’elevato. Particolare cura era destinata ai cantonali, dove le spaccate e le spaccatelle di tufo venivano alternate con blocchi di piperno 10. Per circa due secoli, a partire dal Cinquecento, il tipo di apparecchio murario utilizzato nei complessi religiosi e nell’edilizia di pregio, fu quello denominato a cantieri, in cui conci lapidei disomogenei venivano assemblati, con un’apparente casualità e senza alcuna distinzione tra paramento esterno e interno, attraverso largo impiego di malta. Tali cantieri, alti tra i 35 e i 65 centimetri erano generalmente costituiti da due o tre ricorsi di pezzi irregolari e venivano posti in adiacenza tramite materiali minuti o doppi strati di malta indicanti la chiusura di una partita muraria e la ripresa della successiva. Tale apparecchiatura muraria fu in uso fino all’ultimo decennio del Seicento, quando venne ripresa la tecnica a filari con ricorsi orizzontali corrispondenti all’altezza di una sola pietra [11]. Le questioni legate alla reperibilità dei materiali, alla specificità delle maestranze, e agli altri fattori contingenti, vanno analizzati anche alla luce della differenti provenienze delle famiglie nobiliari avvicendatesi nei secoli e delle tradizioni costruttive che questi importavano dai propri paesi d’origine, ‘contaminando’ il modus operandi locale dei vari areali della Regione Campania. 9 Fiengo G., Guerriero L. (a cura di), Murature, cit.; Cfr. Picone R. (2005), “La conservazione degli edifici storici: il riferimento all’ambiente e al Territorio”, in Aveta, A., Casiello, S., La Regina, F., Picone, R. (a cura di), Restauro e consolidamento, Mancosu, Roma, pp. 153-158. 10 Donadono L., Picone R., Romeo E., Rosi M. (1990), “Il colore della Napoli neoclassica: intonaci, stucchi e finti marmi”, in Superfici dell’architettura: le finiture, Atti del Convegno di Studi (Scienza e Beni Culturali), Bressanone; Russo V. (2000), “Finiture superficiali nel cantiere napoletano del Settecento”, in Fiorani, D. (a cura di), Il colore dell’edilizia storica, Gangemi, Roma, pp. 100-106. 69
Altre tipologie ricorrenti nell’edilizia campana sono i solai lignei, molto comuni tra gli orizzontamenti del patrimonio costruito campano fino a fine Ottocento. Il loro uso era largamente diffuso non solo per la facile reperibilità del legno, ma anche per l’agevole e veloce tecnica di posa in opera che permetteva di coprire anche ambienti relativamente ampi. Spesso nascosti da controsoffittature in tela, in compensato leggero o da ‘cannicci’ a finta volta. L’orditura principale costituita per lo più in Campania da travi a sezione rotonda o rettangolare di castagno, presentano forme di degrado dovute per lo più alla mancata manutenzione. In molti casi le teste delle travi, annegate nelle
Figura 3. Alcuni solai lignei tipici della tradizione costruttiva napoletana, tratto da Testi L. (1891-93), L’arte del Fabbricare: trattato teorico pratico, Stabilimento di Antonio Valardi, Roma, Milano, Napoli.
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murature, presentano fenomeni di marcescenza causati proprio dall’umidità presente all’interno delle murature; l’acuirsi di questo fenomeno di degrado può determinare puntuali fenomeni di distacco del materiale, compromettendo l’assetto statico del solaio stesso. Le eventuali prove di carico volte a verificare le caratteristiche strutturali dei solai saranno improntate sulla massima cautela e prudenza, al fine di massimizzare la conservazione delle tecniche e dei materiali originali. Successivamente ad una appropriata campagna di indagini diagnostiche si potrà intervenire conle tecniche volte a irrigidire il solaio nel proprio piano, ad aumentarne la portanza o ad affrontare il fenomeno ricorrente della marcescenza delle teste [12-13]. Possibili inflessioni delle travi e dell’assito secondario (nel lessico costruttivo locale costituito da ‘panconcelle’), la presenza di fessurazioni e l’attacco da insetti xilofagi nelle travi portanti, la ‘scagliatura’ dell’orditura lignea secondaria, la polverizzazione del masso sono tutti fenomeni di degrado-dissesto comuni che possono trovarsi all’interno dei solai lignei in edifici storici. Gli interventi di consolidamento eseguiti sugli orizzontamenti avranno lo scopo di ridurre le sollecitazioni da taglio agli appoggi e quelle flessionali in mezzeria in modo da incrementare la capacità di taglio anche in funzione degli incrementi di carico previsti dalla nuova destinazione d’uso corrente. L’obiettivo è quello di garantire una completa messa in efficienza del sistema solaio, senza alterare né modificare la struttura e la sua composizione. Tecniche largamente impiegate in tal senso sono quelle che inseriscono all’estradosso una soletta collaborante connessa all’orditura portante principale mediante connettori puntuali o continui disposti sulle travi a secco o con resina. Il trattamento contro gli insetti xilofagi e i tarli può essere eseguito con l’applicazione di un preparato posto in opera a pennello che incrementa anche la resistenza REI delle stesse al rischio incendio. Oltre alle questioni legate alle peculiarità dei materiali tipici dell’edilizia storica campana, gli interventi di riqualificazione sostenibile del patrimonio costruito passano anche attraverso la conservazione delle caratteristiche proprie del manufatto architettonico all’interno del contesto in cui esso stesso è sito. Ecco allora che le geometrie e le proporzioni proprie di ciascuna facciata di un edificio preesistente, ancorchè fortemente 71
trasformate a volte in modo incongruo, vanno innanzitutto ri-conosciute ed individuate per poter essere ri-qualificate, anche favorendo la lettura dell’impaginato originario, degno di essere conservato non solo per se stesso, ma anche in una lettura piÚ ampia del contesto urbano in cui è situato, in ragione del rapporto che istituisce con gli elementi spaziali al contorno.
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2.3.2
Metodologie e tecniche di intervento
L’attuale normativa in materia di sicurezza sismica pone alla base del progetto di ‘miglioramento’ degli edifici storici una accurata conoscenza della storia dell’edificio, dei materiali e delle tecniche costruttive e delle trasformazioni che un determinato edificio ha subito nel corso della sua esistenza. I cosiddetti ‘Livelli di Conoscenza’ (LC), introdotti dalle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, divengono infatti fondamentali per determinare il ‘Fattore di Confidenza’ (FC) della fabbrica, che può influire in maniera determinante sulla tipologia, nonché sull’”impatto” dell’intervento di consolidamento strutturale. Anche le “Linee Guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale tutelato”, con riferimento alle “Norme Tecniche di Costruzione 2008”, redatte dal Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo, entrate in vigore nel 2011 individuano nella fase di conoscenza il delinearsi dei presupposti imprescindibili per determinare le scelte restaurative sul manufatto. Tale percorso di conoscenza, prende le mosse dalla caratterizzazione funzionale dell’edificio e dei suoi spazi, dal rilievo geometrico, dall’analisi storica degli eventi e degli interventi subiti nel tempo dall’edificio che dalla costruzione originaria arriva a momento della nostra percezione attuale - l’intervallo brandiano – per integrarsi con il rilievo materico-costruttivo, dello stato di conservazione e con la caratterizzazione meccanica dei materiali e del suolo su cui è fondato il patrimonio costruito in aggregato dei centri storici campani. Il rilievo finalizzato al progetto di restauro aiuta a comprendere, già nella fase di analisi, le problematiche costruttive legate alla vita della fabbrica. Il “percorso di conoscenza” costituisce un presupposto fondamentale alla redazione del progetto di conservazione del manufatto storico, consentendo di proporre soluzioni ad hoc che mirino a preservare la consistenza fisica e materica del patrimonio costruito. Anche a causa dell’unicità del patrimonio col quale si confronta, un progetto di riqualificazione che miri a innalzare la qualità architettonica della preesistenza, innalzandone il grado di sicurezza si rivolge al manufatto come ad un ‘organismo’ unico: Il rischio di un approccio parziale e non interdisciplinare è quello di considerare 73
in modo separato i segni del degrado dal dissesto delle parti strutturali dell’edificio e dalle possibili forme di degrado prodotte dagli elementi impiantistici del manufatto, spesso invece strettamente correlati e ‘segni’ di fenomeni analoghi. Tale circostanza è per esempio riferibile ai rigonfiamenti di intonaco, che spesso costituiscono il segno esteriore di uno schiacciamento delle murature o possono essere causati da possibili perdite di condotte impiantistiche: ciò dimostra quanto sia necessario tenere in conto che il tipo di intervento strutturale o impiantistico interagisca direttamente con le scelte da compiere sulle superfici architettoniche, e quanto dunque sia opportuno selezionare metodi di consolidamento che non richiedano necessariamente l’integrale sostituzione
Figura 4. La conservazione degli elementi di pregio. Le incartate dei solai lignei (foto R. Picone, S. Borea 2017)
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degli intonaci storici e degli elementi architettonici qualificanti il manufatto su cui vanno ad eseguirsi i lavori. Le linee di intervento individuate per il recupero dei solai lignei prevedono il restauro conservativo delle travi lignee dei solai storici. A valle di una accurata campagna di indagini diagnostiche (vedi schede tecniche), saranno previsti tutti i trattamenti volti alla conservazione sia delle travi, che delle ‘panconcelle’. Il restauro conservativo del legno consisterà in particolare nella protezione del materiale mediante l’utilizzo di prodotti antiparassitari e biocidi applicati a pennello o a spruzzo contro gli insetti xilofagi; nella stuccatura e consolidamento localizzato degli elementi lignei allo scopo di conferire al legno deteriorato proprietà meccaniche idonee alla funzione del supporto; nella verniciatura delle parti lignee con prodotti all’acqua ecocompatibili e idrosolubili e di lunga durata nel tempo. Per quanto riguarda la sostituzione delle teste delle travi degradate (vedi scheda tecnica), l’intervento di tipo conservativo consisterà nel ricorso a metodi di consolidamento tradizionali, quali l’integrazione con protesi in legno di eguale essenza, l’ammorsatura con ‘nodi’, ampiamente studiati e codificati nei manuali storici dell’arte del Costruire in Campania, resistenti a trazione come i nodi a ‘coda di rondine’, ‘a pettine’, etc.., spesso coadiuvati da elementi di giunzione in acciaio inox o in titanio. Nel corso degli ultimi anni sono state impiegate notevoli risorse nel campo dell’ingegneria sismica per sostenere la ricerca volta all’applicazione di nuovi materiali ed allo studio di nuove tecnologie utili per il miglioramento delle prestazioni strutturali [14-15-16]. Se a questi interventi, cosiddetti innovativi, si sommano i numerosi di tipo tradizionale volti allo stesso scopo, si conclude che, data una struttura esistente non idonea a sostenere le azioni sismiche di progetto, il progettista strutturale è chiamato ad operare la selezione del tipo di intervento all’interno di una gamma piuttosto vasta. I criteri di giudizio dei possibili interventi, necessari per operare tale selezione, sono anch’essi numerosi, comprendendo sia criteri tecnici (prestazioni strutturali, protezione degli elementi non strutturali, rilevanza dell’intervento in fondazione, specializzazione della manodopera richiesta, compatibilità strutturale, ecc.) che socio-economici (costi di installazione, costi di manutenzione, durata dei lavori, disturbo nell’uso dell’edificio, compatibilità estetico-funzionale, reversibilità, ecc.). Tali criteri sono generalmente conflittuali, nel 75
senso che non esiste una soluzione di rinforzo sismico che li soddisfi tutti al meglio contemporaneamente: la selezione va allora operata cercando di individuare quella caratterizzata dalla migliore risposta globale ai criteri visti nel loro insieme. Qualora sia necessario procedere ad aumentare la capacità sismica della costruzione, la vigente normativa tecnica NTC 2008 [3] prevede diverse tecniche di intervento con diversi obiettivi: interventi di adeguamento sismico che mirano ad incrementare il livello di sicurezza della costruzione esistente raggiungendo il livello di sicurezza richiesto ad una costruzione di nuova progettazione; intervento di miglioramento sismico che mirano ad incrementare il livello di sicurezza della costruzione pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti ad una nuova costruzione, ma raggiungendo in ogni caso un livello di sicurezza maggiore di quello della struttura nel suo stato di fatto; interventi di riparazione o intervento locale che mirano ad eliminare deficienze e carenze di elementi strutturali isolati che costituiscono fonte di elevata vulnerabilità strutturale. Per far interagire tra di loro interventi volti al consolidamento strutturale, al miglioramento energetico e alla conservazione degli elementi e dei materiali tradizionali, si rende indispensabile, precedente alla fase progettuale, l’approfondimento della campagna conoscitiva e diagnostica, nell’ottica di sviluppare soluzioni progettuali tecnicamente avvedute e rispettose del palinsesto di tecniche e materiali proprie di ciascun edificio. La scelta degli interventi deve cadere dunque su soluzioni rispettose dell’istanza della compatibilità materica con le antiche strutture, e metodologie di indagine che hanno fatto avanzare la soglia di conoscenza del manufatto, al punto da ridurre al minimo l’intervento su di esso, e prevedere solo ciò che è risultato realmente necessario per allungarne la vita, nell’ottica della sostenibilità e del risparmio energetico ed economico di risorse.
76
2.4
Le superfici architettoniche nel patrimonio costruito
2.4.1
Tipologie, materiali e tecniche ricorrenti in Campania
Le superfici architettoniche di un manufatto edilizio appartenente alla tradizione costruttiva storica in muratura o al patrimonio costruito del XX secolo rappresentano non solo il mero perimetro esterno del manufatto architettonico nella sua interfaccia con l’ambiente prossimo, ma costituiscono principalmente la cifra distintiva e qualificante dell’architettura preesistente su cui intervenire, nonché il luogo di sedimentazione dei segni del passaggio del manufatto attraverso la storia, più o meno recente. E anche per tale motivo che si rende necessario in un intervento di riqualificazione sostenibile restituire una leggibilità unitaria al manufatto preesistente, anche in seguito ad interventi di consolidamento strutturale ed efficientamento energetico che potrebbero in qualche modo alterarne l’impaginato architettonico, le caratteristiche geometriche e i materiali originari. L’obiettivo è quello di definire un intervento di metodo che anche attraverso la sostituzione di elementi architettonici non più idonei a soddisfare il fabbisogno energetico stimato, non alterino i caratteri originari e caratterizzanti della fabbrica architettonica. Per quanto concerne lo studio dimensionale, materico, mensio-cronologico e diagnostico delle murature in elevato occorre partire dagli studi, avviati negli anni Ottanta del Novecento, che costituiscono a tutt’oggi utili riferimenti per la conoscenza delle murature ed in particolar modo di quelle campane [17]. I materiali tradizionalmente utilizzati nell’architettura campana, il tufo giallo napoletano, l’ignimbrite campana o tufo grigio, il lapillo e la pozzolana, si potevano reperire con poche difficolta sotto il suolo stesso della città, data la grande presenza di giacimenti, e quando non disponibile in situ il tufo era condotto con carri o imbarcazioni dal luogo di cava al sito della fabbrica, ridotto già in ‘spaccatelle’. Pozzolana e lapillo, invece, erano più frequentemente reperiti dallo spianamento dell’area della fabbrica e dallo scavo delle fondazioni. Tali materiali venivano analogamente impiegati per il confezionamento degli elementi di finitura dell’edilizia preesistente, per la configurazione di elementi decorativi, di stucchi e di intonac a base di calce. Soprattutto a partire dal XVII secolo, questi ultimi furono utilizzati in larga misura nell’edilizia religiosa e civile, anche in quei casi in cui 77
l’apparecchio murario non presentava quella precisione richiesta da un trattamento ‘a faccia vista’ dei paramenti murari [18]. Questo magistero doveva rispondere a precise esigenze tecniche, che divennero necessarie a seguito delle trasformazioni sociali in atto a Napoli durante il Settecento: in primo luogo l’aumento demografico - che rese necessaria la sopraelevazione di numerosi edifici - un generale miglioramento economico della borghesia e, infine, la necessità di rispondere in maniera adeguata ai devastanti effetti dei frequenti terremoti dell’area napoletana come quello del 1688. Il fervore costruttivo che segui a Napoli
Figura 5. Murature storiche nel contesto campano (foto R. Picone, S. Borea 2015)
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i terremoti di fine Seicento fece registrare in città un notevole avanzamento della produzione architettonica, oltre che del dibattito attorno a questa. Le distruzioni ingenti legate ai sismi ridussero molte fabbriche cittadine allo stato di rovina o comunque generarono numerose ‘lacune’ e danni strutturali; negli aggregati religiosi, in questi ultimi, contrariamente a quanto avvenne negli edifici civili, le finanze degli ordini monastici, nonché i proventi di lasciti e beneficenze consentirono in breve tempo di riparare ai danni, costituendo peraltro l’occasione per una sperimentazione tecnica, oltre che per un rinnovamento architettonico da un punto di vista sia costruttivo che figurativo.
Figura 6. Le superfici architettoniche nel patrimonio costruito campano. Le lacune dell’intonaco in facciata lasciano intravedere le caratteristiche delle murature.
79
Le facciate esterne degli edifici campani, in particolare quelli siti all’interno del centro storico della città di Napoli, si presentano nella maggior parte dei casi rivestite da una camicia protettiva di almeno tre strati di intonaco e da un ultimo strato di tinteggiatura finale. Gli intonaci storici si differenziano da quelli moderni sia per i materiali, che per le tecniche di pose in opera. Le lacune visibili in molte facciate del centro antico portano alla luce una stratificazione articolata e ben distinguibile delle differenti tipologie di intonaco utilizzate. Il primo strato, comunemente chiamato “rinzaffo”, a diretto contatto con la muratura, si caratterizza per la presenza di un inerte grossolano composto molto frequentemente da piccoli elementi di grandezza massima 5 millimetri di imbrignite campana, tufo giallo napoletano e piperno. La presenza di tali elementi restituisce un colore grigiastro prevalente, tipico dell’imbrignite. La caratteristica “rustica”di questo strato di intonaco contribuisce a regolarizzare la muratura sottostante preparandola ai successivi strati di intonaco più fine. Il secondo strato, chiamato “arriccio”, si caratterizza da una granulometria degli inerti di uno spessore variabile, di pochi millimetri. Le sabbie utilizzate per la composizione delle malte, provenienti dalle spiagge del golfo di Napoli e quindi di origine prevalentemente vulcanica, presentano inerti di un colore grigiastro scuro. La funzione dell’arriccio è principalmente quella di uniformare la superficie, preparandola per la posa del successivo strato di intonachino. Quest’ultimo, anche esso dal colore prevalentemente grigiastro, si presenta come uno strato pressoché omogenea dove la granulometria dell’inerte è poco percepibile. Le malte di calce erano ottenute dal processo di spegnimento degli elementi lapidei in cantiere, attraverso la creazione di fosse dove il materiale veniva precedentemente cotto e successivamente spento in apposite vasche piene d’acqua. Tale processo restituiva un materiale costruttivo dalle caratteristiche chimiche e fisiche compatibili con quelle del materiale lapideo con cui era costruito l’edificio [19]. Per le tinteggiature, o anche ridipinture, delle facciate nell’edilizia storica campana si faceva esteso uso delle “dipinture a calce”, assicurando dunque la compatibilità tra il supporto costituito dallo stesso materiale, un buon grado di traspirazione e un’ottima durata nel tempo. La tinteggiatura avveniva mediante l’applicazione di strati successivi di tempera, fino a quando il colore non appariva uniforme. I colori erano ottenuti da terre colorate, opportunamente stemperate in acqua di calce e dati sull’intonaco ancora fresco. Tale tecnica di posa in opera necessitava di una collaborazione continua tra il 80
muratore e il “dipintore”. L’acqua di calce era utilizzata molto di frequente anche per imbiancare i muri degli ambienti interni, mediante la tecnica denominata a secco. Sui muri, con l’intonaco ormai asciutto, si procedeva a distendere con il pennello la pittura a calce. L’operazione non consentiva una completa compatibilità tra i due strati di intonaco e quindi doveva essere periodicamente ripetuta. Altra tecnica molto diffusa nell’area napoletana per le tinteggiatura delle facciate era quella dell’ encausto. Mediante appositi contenitori riscaldati con acqua bollente, alla cera fusa veniva aggiunto il colore con un “macinello” e successivamente applicato. Quindi si applicava alle superfici già trattate con uno strato preliminare di cera e si attendeva che l’olio di trementina evaporasse ,procedendo, poi, ad imprimere le tinte mediante l’utilizzo di piastre di ferro riscaldate. Le parti inferiori invece delle facciate, per una altezza di circa un metro venivano generalmente protette da un rivestimento in pietra, in generale il piperno, ricavato dalle cave di Pianura e Soccavo, che serviva principalmente a proteggere la muratura in tufo particolarmente porosa dall’umidità di risalita e di quella di rimbalzo. Di piperno erano composte anche le mensole e le modanature dei balconi. Il materiale veniva scalpellato e sagomato in bottega per poi essere assemblato in cantiere mediante l’uso di caratteristiche zanche di ferro o piombo fuso colate in apposite cavità predisposte precedentemente dallo scalpellino. Molti dei materiali lapidei esposti in facciata come elementi decorativi e accuratamente sagomati dagli scalpellini, portavano la firma di chi li aveva eseguiti; emblematico è il caso della facciata della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli con le sue bugne diamantate sulle quali è scolpito la firma dello scalpellino che le ha lavorate. Altri elementi decorativi presenti in facciata erano costituite da modanature o decorazioni in stucco. Tali elementi, prevalentemente in gesso erano tirate a modine e successivamente intonacate, dipinte e decorate secondo il costume dell’epoca [20]. Le ringhiere in ferro forgiato a protezione delle aperture degli ambienti seminterrati erano realizzate da un telaio saldamente ancorato alle opere in muratura sulle quali erano poi apposti gli elementi decorativi quali rombi, archi di cerchio, greche e similari. L’unione tra i singoli quadrelli e le piastre avveniva ribattendo dei perni cilindrici, detti 81
prigionieri, alloggiati in fori precedentemente praticati nei singoli elementi. Tale tecnica era indicata dai fabbri come saldatura. Caratteristica delle lavorazioni in ferro per l’edilizia napoletana erano anche le balaustre in ferro a protezione dei balconi. Questi erano costituiti da una struttura principale opportunamente ancorata alla muratura e alla base in pietra dei balconi attraverso la saldatura di elementi in ferro cilindrici. A tale struttura venivano appoggiate dei pannelli quadrati o rettangolari sui quali erano saldate delle decorazioni precedentemente preparate in bottega [21]. Le superfici esterne degli edifici raccontano tutte le fasi che hanno subito le architetture nel tempo; quest’ultime ci vengono restituite oggi, dunque, come un palinsesto di aggiunte e trasformazioni locali e diffuse di tecniche e di materiali. Ecco perchÊ occorre far precedere la fase di intervento sull’edilizia storica da una appropriata fase di conoscenza: Imparare a ri-conoscere segni e materiali propri della storia del contesto napoletano è azione che deve precedere qualsiasi fase di intervento sul patrimonio costruito [22].
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2.4.2
Metodologie e tecniche di intervento
Il progetto di conservazione delle superfici architettoniche si pone l’obiettivo di rispettare gli elementi architettonici qualificanti l’edilizia preesistente, con particolare attenzione agli elementi di finitura, che vanno dagli intonaci originali storici non cementizi, ai rivestimenti ceramici o laterizi, agli elementi lapidei o metallici: dettagli consustanziali all’architettura preesistente che costituiscono la cifra identitaria del patrimonio costruito campano. L’indirizzo metodologico proposto per la definizione degli interventi, è stato articolato secondo le fasi di pre - consolidamento, di pulitura, di consolidamento e di protezione, nonché di incollaggio e riadesione (nei casi in cui ciò si rende necessario) degli strati superficiali e degli elementi decorativi e di dettaglio delle facciate 1, ricorrendo a tecniche sostitutive solo in limitati casi-limite. Seppur la definizione di linee guida per un intervento di riqualificazione sostenibile delle superfici architettoniche si pone come un intervento in sé complesso, val la pena constatare come l’attenzione agli elementi identitari del patrimonio costruito, si rivolga anche alla conservazione di segni ‘minori’, come la patina che nel tempo ha segnato le superfici lapidee dell’architettura, tra cui vanno annoverati anche gli intonaci storici non cementizi. La conservazione, il restauro e la protezione di segni del tempo contribuisce inoltre a valorizzare non solo la fabbrica in sé, ma l’intorno in cui essa è collocata, rendendola parte di un sistema storico urbano molto più complesso e articolato, in cui anche la progettazione del nuovo sull’esistente trova pieno compimento non solo per l’inserimento di un nuovo linguaggio, ma anche per il rispetto, il restauro e la valorizzazione di una evidenza architettonica fortemente storicizzata nella memoria dei fruitori della città contemporanea. Non è un caso che i più attenti interventi di riqualificazione urbana che hanno previsto il legittimo inserimento di architetture o parti architettoniche contemporanee su e\o al fianco di preesistenze si sono recentemente connotati per un’attenta conservazione delle superfici architettoniche degli elementi storici in cui si inserivano. 1 Aa. Vv., Trattato di restauro architettonico, diretto da Giovanni Carbonara, Utet, Torino 1996 83
Solo dopo una accurata campagna conoscitiva si può procedere con la fase di intervento volta alla conservazione del palinsesto che caratterizza le superfici architettoniche del patrimonio costruito da riqualificare. Anche nella fase di scelta dei materiali e delle tecniche di restauro sarà necessaria una accurata fase di indagine per conoscere le caratteristiche fisico, chimiche e meccaniche, con l’obiettivo di valutare la compatibilità delle tecniche e dei materiali nuovi con quelli utilizzati nella costruzione dell’edificio esistente, al fine di assicurarne una maggiore durata nel tempo (basti pensare a casi assai frequenti di integrazioni di intonaco con materiali non compatibili, il che comporta sovente un distacco con la parte di intonaco preesistente) [23]. Gli interventi di conservazione delle superfici architettoniche intendono riportare ad un buono stato di conservazione tutti gli intonaci storici non cementizi, nonché gli elementi lapidei di pregio presenti nelle facciate esterne degli edifici interessati dagli interventi di consolidamento e miglioramento energetico. La prima fase, volta a massimizzare la conservazione dei materiali originali presenti in facciata ed in particolare di quelli maggiormente delicati come degli intonaci e le tinteggiature storiche, è quella del preconsolidamento e della messa in sicurezza degli intonaci de-coesi presenti, e dovrebbe precedere l’intervento di consolidamento strutturale. Tali interventi potrebbero consistere nella garzatura dell’elemento pericolante con sostanze collanti naturali e successivamente rimovibili con solventi, mentre per gli elementi lapidei pericolanti si potrebbe prevedere una messa in sicurezza con zeppe e piccoli puntelli in legno e garza naturale. La fase di consolidamento delle superfici è volta invece alla conservazione dei materiali storici, mediante interventi di riadesione al supporto murario del materiale originario, con impregnazione di consolidante a spruzzo o a pennello per gli intonaci originari, decoesi e polverizzati, eseguita con miscele leganti di natura compatibile con i materiali esistenti 2. Alla fase di consolidamento segue la fase di protezione; essa si pone come delle fasi più delicate dell’intervento di restauro perché ha il compito di restituire un’immagine unitaria della facciata sulla quale si è intervenuti, lasciando leggibili sia i segni che l’opera ha acquisito nel tempo, la cosiddetta patina brandiana, che gli interventi di restauro eseguiti. La restituzione cromatica affidata alle tinteggiature, 2 AA. VV., Il manuale del restauro architettonico, coordinato da Luca Zevi, Mancosu, Roma 2001 84
eseguite con una scialbatura di calce additivata con pigmenti propri delle colorimetrie originale del manufatto edilizio, contribuiranno a restituire una immagine unitaria dell’opera successiva al suo intervento di restauro.
85
Note bibliografiche [1] Picone R., Russo V. (2017) (a cura di), L’Arte del Costruire in Campania. Tra Restauro e Sicurezza strutturale, ed. Clean, Napoli [2] L.Ragucci (1843), Principj di architettura, Napoli [3] Pane R. (1949), Napoli imprevista, Einaudi, Torino (ristampa anastatica a cura di Pane G., 2007, Grimaldi, Napoli). [4] Pane R., (1975-1977), Il Rinascimento nell’Italia meridionale, Edizioni di Comunita, Milano, 2 voll. [5] Guerra C. (1934), Architettura tecnica. Gli elementi strutturali degli edifici e loro tecnica costruttiva, Tipografia A. Giannini, Napoli. [6] Di Stefano R. (1961), “Organizzazione e tradizione dell’edilizia napoletana”, in AA.VV., Napoli dopo un secolo, Edizioni scientifiche italiane, Napoli. [7] Picone R. (2005), La conservazione degli edifici storici: il riferimento all’ambiente e al territorio, in Aveta, A., Casiello, S., La Regina, F., Picone, R. (a cura di), Restauro e consolidamento, Mancosu, Roma, pp. 153-158. [8] Fiengo G., Guerriero L. (1997), Maestri di muro nella Campania angioina e aragonese, Della Torre, S., Mannoni, T., Pracchi, V. (a cura di), Magistri d’Europa. Eventi, relazioni, strutture della migrazione di artisti e costruttori dai laghi lombardi, Nodo, Como, pp. 177-192. [9] Guerriero L. (1994), Murature tradizionali napoletane: 86
problemi di datazione e formazione di una “base di conoscenza”, in Gisolfi, A. (a cura di), Multimedia. Beni culturali e formazione. Atti del convegno nazionale “Sistemi multimediali intelligenti” Multimedia e beni culturali. Multimedia e formazione, Elea Press, Salerno, pp. 186-194. [10] Fiengo, G., Guerriero, L. (a cura di) (1999), Murature tradizionali napoletane. Cronologia dei paramenti tra il XVI e il XIX secolo, Arte tipografica, Napoli. [11] Aveta, A., Casiello, S., La Regina, F., Picone, R. (a cura di) (2005), Restauro e consolidamento, Mancosu, Roma. [12] Aveta A. (2013), Consolidamento e restauro delle strutture in legno, Dario Flaccovio Editore, Palermo. [21] Galasso G. (1964), Professioni, arti e mestieri della popolazione di Napoli nel XIX secolo, Societa Editrice, Roma. [13] Aveta A. (1987), Materiali e tecniche tradizionali nel napoletano. Note per il restauro architettonico, Arte tipografica, Napoli. [14] Frascadore, R., Di Ludovico M., Prota A., Verderame G.M., Manfredi G., Dolce M., Cosenza E., “Local strengthening of RC structures as a strategy for seismic risk mitigation at regional scale”, Earthquake Spectra, doi: 10.1193/122912EQS361M, Posted online on January 2014. [15] Di Ludovico M., Prota A., Manfredi G., Cosenza E., 87
(2008), “Seismic Strengthening of an Under-Designed RC Structure with FRP”, Earthquake Engineering and Structural Dynamics. Vol. 37, pp. 141-162, January 2008 (ISSN: 0098-8847). [16] Dipartimento di Protezione Civile e Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLUIS), 2011 - Linee Guida per Riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni, a cura di Dolce M, Manfredi G. Doppiavoce Dec. 2011, ISBN 97888-89972-29-8. [17] Russo V. (2000), Finiture superficiali nel cantiere napoletano del Settecento, in Fiorani, D. (a cura di), Il colore dell’edilizia storica, Gangemi, Roma, pp. 100-106. [18] Casiello S., Picone R., Romeo E. (1996), Materiali per la storia della tutela dall’età classica alle codificazioni ottocentesche, Cooperativa Universitaria Editrice, Napoli. [19] Di Stefano R. (1967), Edilizia. Elementi costruttivi e norme tecniche, Arte tipografica editrice, Napoli. [20] De Fusco R. (1971), Architettura e urbanistica dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi, in Storia di Napoli, Societa editrice Storia di Napoli, Napoli, vol. 10, pp. 273342. [21] Galasso G. (1964), Professioni, arti e mestieri della popolazione di Napoli nel XIX secolo, Societa Editrice, Roma.
88
[22] Picone R. (2005), Cupole in Campania. Note in margine al cantiere storico di costruzione e consolidamento, in Fiorani, D., Esposito, D. (a cura di), Tecniche costruttive dell’edilizia storica. Conoscere per conservare, Atti della Giornata di studi, Roma, 1° dicembre 2004, Viella, Roma, pp. 145-156. [23] Picone R. (2012), Il restauro e la questione dello stile. Il secondo ottocento nel Mezzogiorno d’Italia, Arte’m, Napoli.
89
2.5
La classificazione sismica degli edifici
L’Italia è uno dei paesi dell’area Mediterranea con maggior pericolosità sismica. L’elevata frequenza ed intensità dei terremoti che, anche nella storia recente, hanno caratterizzato questo paese, unitamente all’elevata vulnerabilità delle costruzioni esistenti rendono il problema del rischio sismico di interesse nazionale. Migliaia sono state le vittime associate ad eventi sismici, cui si deve aggiungere l’elevato impatto economico che tali terremoti hanno avuto sul nostro paese sia in termini di costi diretti (gestione dell’emergenza e ricostruzione) che indiretti (riduzione del prodotto interno lordo dovuto al calo della produzione agricola e industriale e gettito fiscale associato, costi di assistenza sociale e psicologica, etc.). E’ stato stimato che i soli stanziamenti per l’emergenza e la ricostruzione fra il 1968 ed il 1998 corrispondano ad una somma complessiva che supera abbondantemente i 100 miliardi di euro (rivalutati al 2005) [1]. Tali costi, sono destinati a subire significativi ritocchi in aumento se si analizzano anche gli eventi sismici degli ultimi 15 anni, Molise 2002, L’Aquila 2009, ed Emilia 2012. L’ancora più recente Terremoto dell’Italia Centrale 2016 ha avuto un impatto drammatico in termini di perdita di vite umane e di risorse economiche impiegate o da impiegare per la ripresa delle comunità colpite. In tale contesto gioca un ruolo fondamentale la sicurezza sismica degli edifici esistenti. Di fatto l’elevata vulnerabilità del costruito italiano è tra le principali cause della perdite di vite umane e di risorse economiche in caso di eventi sismici di significativa intensità. Tra le principali cause di vulnerabilità del nostro patrimonio edilizio sono da annoverare il degrado per vetustà e le modalità ed i criteri adottati nella progettazione e realizzazione delle costruzioni, fattori intimamente connessi all’epoca di realizzazione degli edifici. Per quanto concerne il degrado per vetustà, specie per le costruzioni in muratura ma anche per le costruzioni in cemento armato (c.a.) realizzate nell’immediato dopoguerra, la scarsa diffusione della cultura della manutenzione che pervade il mondo delle costruzioni ed il naturale degrado, cui nessun materiale è totalmente immune nel corso del tempo, rappresentano certamente fattori non trascurabili nella valutazione della sicurezza del costruito. Con riferimento ai criteri di progettazione ed alle modalità di esecuzione delle costruzioni, inoltre, è opportuno sottolineare che gran parte del patrimonio edilizio esistente è stato realizzato con riferimento a prescrizioni normative e pratiche costruttive che riflettevano lo stato di conoscenza dell’epoca di realizzazione. 92
Molti edifici presenti nelle aree urbane densamente popolate e nelle periferie delle città italiane sono stati costruiti in epoca antecedente alla classificazione sismica di quell’area, ovvero non presentano quelle caratteristiche progettuali e dettagli costruttivi tali da garantire adeguate prestazioni strutturali e non strutturali al verificarsi di terremoti di intensità medio-alta. Una banale operazione di confronto tra l’epoca di costruzione degli edifici esistenti e l’evoluzione temporale della normativa sismica (le prime norme tecniche specifiche per le zone sismiche sono state emanate in applicazione della Legge 64/1974 [2]) nel nostro paese, induce ad avere piena coscienza della elevata vulnerabilità sismica di gran parte del nostro patrimonio edilizio. La sensibilità verso questo argomento da parte degli organi di governo e della comunità scientifica e professionale è sempre aumentata a seguito di eventi sismici disastrosi. Di pari passo con l’evoluzione della conoscenza nel settore della protezione sismica delle costruzioni, sia nuove che esistenti, questa consapevolezza si è continuamente tradotta in un avanzamento dei codici normativi o delle linee guida in materia. Oltre ad un continuo aggiornamento delle mappe di pericolosità sismica del territorio italiano (ormai interamente considerato sismico), ad oggi si può contare su delle norme tecniche per le costruzioni d’avanguardia NTC 2008 [3], entrate in vigore a seguito del terremoto di L’Aquila 2009. L’avanzare della ricerca scientifica in materia di protezione sismica delle costruzioni e le evidenze a seguito dei recenti eventi sismici (Emilia 2012 e Centro Italia 2016) hanno focalizzato l’attenzione su come sia di fondamentale importanza dover ricorrere a strategie di prevenzione sismica a scala nazionale. Di fatto gli esorbitanti costi di ricostruzione e di gestione dell’emergenza a valle di un evento sismico [4] [5] non sono sostenibili con una frequenza pari a quella con cui si verificano eventi sismici disastrosi sul territorio nazionale. Dunque una strategia efficace di prevenzione sismica deve puntare in primo luogo all’incremento della sicurezza strutturale per minimizzare la perdita di vite umane, ma anche a minimizzare i danni subiti dalle costruzioni. Infatti la maggior parte dei i costi di ricostruzione consiste nella riparazione e nel ripristino della funzionalità delle componenti non-strutturali (tamponature, finiture, impianti e servizi) [6]. Dunque una strategia efficace di mitigazione del rischio sismico deve necessariamente mirare a contenere i danni ed i costi di riparazione delle costruzioni come strategia di 93
incremento della resilienza (capacità di ripresa delle funzionalità a seguito di eventi sismici) dei sistemi urbani. Con tali finalità, la legge di stabilità 2017 prevede importanti detrazioni fiscali (dal 70% a 85%) in caso di interventi di rafforzamento sismico degli edifici privati esistenti. Il Decreto Ministeriale del 28/02/2017 [7] e le relative Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle Costruzioni [8] rappresentano lo strumento operativo per l’accesso a tali detrazioni. Tutto ciò pone le basi per l’innesco di un processo virtuoso di progettazione ed esecuzione di interventi di mitigazione del rischio del costruito esistente a scala nazionale.
94
2.5.1
Principi tecnici e documenti normativi di riferimento
La metodologia alla base della Classificazione del Rischio Sismico delle Costruzioni secondo le recenti linee guida [5] si basa sui concetti tecnici presenti all’interno delle attuali Norme Tecniche per le Costruzioni. L’evoluzione del quadro normativo italiano in termini di progettazione sismica, soggetto a sostanziali e rivoluzionari cambiamenti nell’ultimo decennio, ha trovato nel Decreto Ministeriale 2008 [9] e nella successiva Circolare 617 del 2009 [10] una sorta di punto di arrivo e di definitiva adozione delle indicazioni già presenti negli Eurocodici. Le nuove norme tecniche rappresentano difatti una delle espressioni normative più avanzate a livello internazionale in materia di tutela della pubblica incolumità nel settore delle costruzioni. In particolare, ampio spazio è dedicato in tali norme alle costruzioni esistenti. Al fine di poter definire le prestazioni sismiche degli edifici esistenti e, dunque, procedere ad attribuire una classe di rischio ed un grado di efficacia (inteso come salto di classe) agli interventi di rinforzo sarà necessario introdurre alcuni concetti alla base delle attuali norme tecniche. Nell’affrontare il tema della sicurezza strutturale è opportuno in primo luogo soffermarsi su cosa si intenda per “sicurezza” e su quali siano i termini di paragone per valutare se un edificio risulta sicuro o meno. E’ bene, a tal fine, ricordare che la valutazione della sicurezza di un edificio esistente è da intendersi in termini comparativi al livello di sicurezza che le Norme Tecniche per le Costruzioni [3] - NTC08 - prescrivono con riferimento agli edifici di nuova costruzione. In altri termini non ha senso parlare di sicurezza in maniera assoluta ma è necessario fare riferimento al livello di sicurezza ritenuto soddisfacente dal legislatore nei riguardi di un edificio progettato e realizzato oggi per sostenere le azioni sismiche. In questa logica la valutazione della sicurezza di un edificio esistente deve intendersi come quel processo di analisi attraverso cui è possibile determinare la conformità delle prestazioni offerte dallo stesso rispetto ai requisiti previsti dalle attuali norme antisismiche. Strutture concepite per assolvere ai requisiti antisismici dell’epoca di costruzione possono oggi chiaramente non risultare più tali o meglio non risultare in grado di offrire il livello di sicurezza richiesto oggi ad una costruzione di nuova realizzazione. E’ proprio questo il passaggio chiave per definire cosa si intende per adeguamento sismico di una costruzione esistente ovvero l’esecuzione di interventi atti a conseguire la stessa probabilità di collasso prevista dalle attuali normative sismiche. 95
Risulta chiaro, pertanto, che mentre nella progettazione di una nuova costruzione la conformità ai requisiti di sicurezza richiesti è garantita dal rispetto dei principi guida della moderna filosofia di progettazione antisismica (corretta applicazione del criterio di progettazione delle capacità, capacity design, che consiste nell’eliminare tutti i meccanismi fragili - tramite la gerarchia delle resistenze - e nel controllare la successione delle plasticizzazioni) e dal rispetto delle prescrizioni normative che ne derivano, nel caso di strutture esistenti è necessario prima quantificare il livello di sicurezza offerto della struttura e poi, qualora necessario, intervenire sulla stessa per incrementarne la capacità di sopportare le azioni indotte dal sisma. La valutazione ed il progetto di miglioramento/adeguamento sismico delle strutture esistenti in c.a. seguono un processo logico che può essere così sintetizzato nelle sue fasi principali. La fase della conoscenza prevede la determinazione delle caratteristiche geometriche e meccaniche della struttura e del sottosuolo, oltre alla valutazione dei dettagli costruttivi. In funzione dell’accuratezza delle operazioni di rilievo, di analisi storico-critica, e di caratterizzazione meccanica dei materiali è possibile definire il livello di conoscenza raggiunto (LC1, LC2 e LC3) da cui deriva l’adozione di diversi fattori di confidenza (FC, pari a 1,35, 1,20, e 1,00 per LC1, LC2 e LC3 rispettivamente) da utilizzare come ulteriori coefficienti parziali di sicurezza che tengono conto delle carenze nella conoscenza dei parametri del modello. L’utilizzo di un fattori di confidenza più basso responsabilizza maggiormente il progettista ponendolo di fronte alla possibilità di investire maggiori risorse nelle indagini per la conoscenza della struttura, da recuperare successivamente attraverso interventi di adeguamento più mirati e meno onerosi. Le NTC08 [3] e la relativa Circolare n. 617 del 2/2/09 [9] forniscono indicazioni utili per la progettazione del piano di prove strutturali da eseguire. Successivamente si procede alla definizione delle prestazioni richieste, fase che richiede la determinazione della pericolosità sismica dell’area in cui sorge la costruzione e, pertanto, delle accelerazioni di progetto cui sottoporre la struttura per l’analisi sismica. La pericolosità sismica è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa, ag, su sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale nonché di 96
ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente Se (T), con riferimento a prefissate probabilità di eccedenza PVR (funzione degli stati limite considerati), nel periodo di riferimento VR. Il periodo di riferimento si ottiene come prodotto della vita nominale, VN, per il coefficiente d’uso, CU. E’ opportuno ricordare che nel caso di costruzioni esistenti la norma prevede che la valutazione della sicurezza possa essere eseguita con riferimento ai soli Stati Limite Ultimi, SLU, (Stato Limite di Salvaguardia della Vita - SLV; Stato Limite di Prevenzione del Collasso - SLC). Tuttavia le linee guida per la classificazione sismica introducono, come parte del metodo convenzionale, le verifiche agli stati limite di esercizio SLE, (Stato Limite di Operatività SLO; Stato Limite di Danno – SLD). La fase di valutazione della struttura ante-operam in accordo con le NTC08 prevede la possibilità di utilizzare quattro metodi di analisi per effettuare la valutazione della sicurezza. Essi sono caratterizzati da complessità e precisione crescenti e si differenziano tra loro in base al livello di modellazione strutturale ed alla tipologia di input sismico ad essa associati: a) analisi statica lineare; b) analisi dinamica lineare (analisi modale); c) analisi statica non lineare; d) analisi dinamica non lineare. La scelta tra un metodo e l’altro dipende dalle caratteristiche (regolarità, periodi propri caratteristici) e dall’importanza della struttura che si sta studiando. Seppur implementabile anche nel caso di costruzioni esistenti, l’analisi lineare non risulta certamente lo strumento più idoneo nel caso di valutazione di sicurezza di un edificio esistente, in cui, non è chiaramente possibile indirizzare la struttura verso un comportamento dissipativo. La non facile valutazione del fattore di struttura (intrinseco nella struttura esistente e non più determinabile in base a valutazioni di progetto) e gli indubbi vantaggi derivanti da una analisi che consenta di cogliere la reale evoluzione del comportamento in campo non lineare della struttura sono tra i fattori principali che rendono l’analisi non lineare, in particolare quella statica, lo strumento più attendibile per valutare la sicurezza di una struttura esistente. Il processo di valutazione della sicurezza si conclude con la determinazione della capacità della struttura esistente di sopportare le azioni sismiche di progetto. Un utile parametro per la determinazione della sicurezza di un edificio esistente può essere il cosiddetto indicatore di rischio definito come il rapporto a = PGA CLV/ PGA DLV (con PGACLV = accelerazione orizzontale massima su sito di riferimento rigido orizzontale 97
che può essere sostenuta dall’edificio rispettando lo SLV, e PGADLV = accelerazione orizzontale massima su sito di riferimento rigido orizzontale che ha una probabilità di essere superata pari al 10% (PVR=10%) in un tempo pari al periodo di riferimento dell’opera). Questo parametro, descritto sinteticamente in Figura 1, assume un ruolo centrale per la classificazione del rischio simico secondo le recenti linee guida.
Figura 1. Esempio di calcolo dell’indicatore di rischio tramite analisi statica non lineare
Successivamente alla fase di valutazione, se necessario, segue la fase di progetto degli interventi. Per fornire una panoramica sulle tipologie di interventi di rinforzo simico è necessario introdurre la classificazione degli interventi proposta dalla vigente normativa tecnica NTC 2008 [3]. Qualora sia necessario procedere ad aumentare la capacità sismica della costruzione, è possibile perseguire tale obiettivo in diversi modi, adottando diverse tecniche di intervento e soprattutto prefiggendosi diversi obiettivi: 98
• adottando interventi atti ad incrementare il livello di sicurezza della costruzione •
•
esistente raggiungendo il livello di sicurezza richiesto ad una costruzione di nuova progettazione (intervento di adeguamento sismico); adottando interventi atti ad incrementare il livello di sicurezza della costruzione pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti ad una nuova costruzione, ma raggiungendo in ogni caso un livello di sicurezza maggiore di quello della struttura nel suo stato di fatto (intervento di miglioramento sismico); adottando interventi che mirano ad eliminare deficienze e carenze di elementi strutturali isolati che costituiscono fonte di elevata vulnerabilità strutturale (interventi di riparazione o intervento locale), incrementando complessivamento il livello di sicurezza.
Con riferimento a quest’ultima categoria di interventi è importante sottolineare che poiché essi non debbono modificare significativamente la rigidezza relativa degli elementi strutturali e, quindi, la distribuzione delle azioni. In altri termini è data facoltà al progettista di limitare la valutazione della sicurezza ai soli elementi strutturali su cui si interviene, evitando così il calcolo della capacità globale della struttura. Evidentemente tale possibilità è strettamente ed implicitamente connessa alla condizione che gli interventi previsti non comportino modifiche sostanziali della massa e della rigidezza strutturale nel suo complesso. Una variazione significativa di tali parametri, infatti, implicherebbe una sostanziale variazione dei modi di vibrare della struttura e, conseguentemente, delle azioni di progetto che definiscono la domanda sismica, nonché una diversa distribuzione delle azioni sugli elementi strutturali portanti.
99
2.5.2
La classificazione del Rischio Sismico delle Costruzioni
Con il Decreto Ministeriale del 28/02/2017 [7] il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sancisce un cambio radicale in materia di prevenzione sismica del patrimonio edilizio esistente. In particolare, nell’allegato A di tale Decreto sono riportate le Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle Costruzioni [8] che forniscono gli strumenti operativi per la classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni. La determinazione del Rischio Sismico è propedeutica all’individuazione del cosiddetto “Sismabonus”. Tale bonus si inquadra nell’ambito delle detrazioni fiscali dilazionate in cinque anni e fino a un tetto massimo di 96.000 euro per singola unità immobiliare per interventi di rinforzo sismico delle strutture. L’entità della detrazione fiscale applicabile è strettamente legata all’incremento di prestazioni sismiche conseguito con l’intervento. Per determinare tale incremento sono state definite otto Classi di Rischio, con rischio crescente dalla lettera A+ alla lettera G.
Metodo Convenzionale La Classe di Rischio, come detto in precedenza, è individuabile tra 8 categorie dalla lettera A+ fino alla lettera G. Per determinare la Classe di Rischio si fa riferimento a due parametri: • •
PAM - La Perdita Annuale Media attesa; IS-V - Indice di sicurezza o “Indice di Rischio”.
Il parametro PAM tiene conto delle perdite economiche associate ai danni agli elementi, strutturali e non, prodotti dagli eventi sismici che si manifestano nel corso della vita delle costruzioni, ripartite annualmente [11]. Il PAM è espresso come percentuale del costo di ricostruzione (CR) dell’edificio privo del suo contenuto. Tale parametro può essere valutato, così come riportato nel metodo convenzionale, come l’area sottesa alla curva che rappresenta le perdite economiche dirette (Figura 2), in funzione della frequenza media annua di superamento (pari all’inverso del periodo medio di ritorno) degli eventi che provocano il raggiungimento di uno stato limite per la struttura. 100
(a)
(b)
Figura 2. Andamento della curva delle Perdite economiche in % di CR al variare della frequenza media annua di superamento, riferito a una costruzione con vita nominale 50 anni e appartenente alla classe d’uso II (a); per meglio individuare i punti prossimi all’asse delle ordinate, le ascisse sono in scala logaritmica (b). Per semplicità in entrambe le figure l’andamento fra SL consecutivi è linearizzato (immagini tratte dalle Linee Guida [9]).
101
Stato Limite
CR(%)
SLR
100%
SLC
80%
SLV
50%
SLD
15%
SLO
7%
SLID
0%
Tabella 1. Percentuale del costo di ricostruzione (CR), associata al raggiungimento di ciascuno stato limite
102
La costruzione della curva delle Perdite economiche richiede la conoscenza dei metodi per valutare, in edifici esistenti, gli Stati Limite sismici in accordo con le vigenti norme tecniche. In particolare, per stimare le ascisse, l, dei punti caratterizzanti la curva sarà necessario stimare il periodo di ritorno, TrC, associato al raggiungimento degli Stati Limite di Operatività (SLO), di Danno (SLD), di Salvaguardia della Vita (SLV), di Collasso (SLC). Il periodo di ritorno, TrC, può essere calcolato dalle PGA dello spettro scalato al punto di capacità del sistema strutturale. Le Linee guida propongono delle semplici formulazioni per stimare i periodo di ritorno a partire dalle PGA che si basano sulle mappe di pericolosità sismica delle Norme Tecniche per le Costruzioni, elaborate dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e Dipartimento di Protezione Civile (DPC). L’unica variazione tecnica rispetto alle attuali normative è l’introduzione di due Stati Limite convenzionali, di “Inizio Danno” (SLID) e di perdita totale o “Ricostruzione” (SLR). Il primo corrisponde all’evento sismico, di bassa intensità e dunque elevata frequenza, per cui si ha l’inizio dei primi danni alla costruzione o agli impianti che possono comportare una spesa per il ripristino; convenzionalmente le Linee Guida assumono che tale Stato Limite avvenga per terremoti di periodo di ritorno 10 anni. Il secondo è, al contrario, riferito al terremoto per cui si ha la perdita totale del valore della costruzione; in pratica corrisponde ad un terremoto assolutamente distruttivo, cioè di intensità illimitata che si assume con periodo di ritorno virtualmente infinito, danno massimo e perdite corrispondenti al 100% del costo di ricostruzione. Si deve poi associare ai singoli Stati Limite una
percentuale del Costo di Ricostruzione (CR) dell’edificio, considerando il valore delle strutture e delle parti non strutturali, impianti compresi. La stima dei costi di ricostruzione è basata sulle stime derivanti da analisi macrosismiche ancorate, poi, ai costi di ricostruzione monitorati durante il recente processo di ricostruzione privata fuori dai centri storici post-sisma di L’Aquila [4, 5, 6]. I valori del costo di ricostruzione, espresso come percentuale del costo di ricostruzione (CR), associati ai diversi stati limite sono riportati in Tabella 1. I valori di riferimento per la definizione delle Classi PAM sono riportati in Tabella 2. Perdita Media Annuale attesa (PAM)
Classe PAM
PAM ≤ 0,50%
A+PAM
0,50%<PAM ≤ 1,0 %
APAM
1,0% <PAM ≤ 1,5 %
BPAM
1,5% < PAM ≤ 2,5 %
CPAM
2,5% < PAM ≤ 3,5 %
DPAM
3,5% < PAM ≤ 4,5 %
EPAM
4,5% < PAM ≤ 7,5 %
FPAM
7,5% ≤ PAM
GPAM
Tabella 2. Attribuzione della Classe di Rischio PAM in funzione dell’entità delle Perdite medie annue attese
103
L’indice di Rischio IS-V della struttura è definito come rapporto tra l’accelerazione orizzontale di picco al suolo (PGA, Peak Ground Acceleration) massima su sito di riferimento orizzontale che può essere sostenuta dall’edificio (capacità della struttura in termini di PGAC), e la PGA accelerazione orizzontale massima su sito di riferimento che ha una probabilità di essere superata pari al 10% in un tempo pari al periodo di riferimento dell’opera. Quest’ultima PGA è quindi collegata al raggiungimento dello Stato Limite di salvaguardia della Vita come riferimento per la progettazione di un edificio nuovo. I valori di riferimento dell’indice di sicurezza per ricavare la Classe IS – V, legata alla salvaguarda della vita umana, sono definiti in Tabella 3.
104
Indice di sicurezza
Classe IS-V
100% ≤ IS-V
A+IS-V
80% ≤ IS-V < 100 %
AIS-V
60% ≤ IS-V < 80 %
BIS-V
45% ≤ IS-V < 60 %
CIS-V
30% ≤ IS-V < 45 %
DIS-V
15% ≤ IS-V < 30 %
EIS-V
IS-V < 15 %
FIS-V
Tabella 3. Attribuzione della Classe di Rischio IS-V in funzione dell’Indice di Sicurezza
Si individua la Classe di Rischio della costruzione come la peggiore tra la Classe PAM e la Classe IS-V. La classe di rischio associata alla singola unità immobiliare coincide con quella dell’intera struttura portante giacché essa è un parametro che identifica la sicurezza strutturale dell’intero sistema portante. A tal proposito, è più complesso indentificare una classe di rischio univoca per gli aggregati edilizi, dove è complesso desumere la struttura portante; per cui si può ricorrere al metodo semplificato. Metodo Semplificato Il metodo semplificato, utilizzabile per le tipologie strutturali in muratura, determina la Classe di Rischio di appartenenza in funzione delle classi di vulnerabilità definite nella Scala Macrosismica Europea (EMS). Tale Scala individua 7 tipologie di edifici in
Figura 3. Approccio semplificato per l’attribuzione della Classe di Vulnerabilità agli edifici in muratura (immagini tratte dalle Linee Guida [9]).
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muratura e definisce 6 classi di vulnerabilità, V1…V6 (Figura 3). La valutazione della classe di vulnerabilità, necessaria per la determinazione della Classe di Rischio della costruzione in esame mediante il metodo semplificato, deve essere condotta in due passi successivi: determinazione della tipologia strutturale che meglio descrive la costruzione in esame e della classe di vulnerabilità media (valore più credibile) associata; valutazione dell’eventuale scostamento dalla classe media a causa di un elevato degrado, di una scarsa qualità costruttiva o della presenza di peculiarità che possono innescare meccanismi di collasso locale per valori particolarmente bassi dell’azione sismica e aumentare la vulnerabilità globale. Nota la classe di vulnerabilità e mettendo quest’ultima in relazione con la pericolosità di sito, è possibile desumere la classe di rischio, così come riportata nelle linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni. Le valutazioni delle Classi di Rischio, pre e post intervento, devono essere effettuate con il medesimo metodo e con le stesse modalità di analisi previste dalla Norme Tecniche per le Costruzioni. E’ da ritenere, inoltre, che l’utilizzo del metodo semplificato rappresenta una stima non sempre coerente con la valutazione ottenuta con il metodo convenzionale e quindi non può ambire ad importati variazioni di classi. Per gli edifici in calcestruzzo armato, per le costruzioni destinate ad attività produttive e per le strutture assimilabili ai capannoni industriali non è previsto un metodo semplificato per l’attribuzione della Classe di Rischio. Tuttavia è prevista la possibilità di ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento ed anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio.
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2.5.3
Sismabonus: interventi di rinforzo sismico per il miglioramento di classe
La legge di stabilità 2017 (n. 232, 11 dicembre 2016) prevede detrazioni fiscali per gli interventi di interventi di recupero del patrimonio edilizio, rinforzo sismico e di riqualificazione energetica su immobili ad uso abitativo ed edifici destinati ad attività produttive. La percentuale di detrazione dipende dalla tipologia di intervento, che si tratti di ristrutturazione o di rinforzo sismico, dall’efficacia degli interventi, misurata in salti di Classe di rischio sismico, e dalla tipologia dell’immobile, unità immobiliare indipendente o condominio. È da specificare che, nel caso di edifici condominiali, la valutazione della vulnerabilità sismica e la Classe di Rischio sono riferiti alla costruzione nel suo complesso e non possono essere definite per la singola unità immobiliare. In tal caso la Classe di Rischio definita riguarderà l’edificio nel suo complesso, parti comuni più unità immobiliari condominiali. Tali detrazioni si inquadrano nell’ambito delle detrazioni fiscali dilazionate in cinque anni e fino a un tetto massimo di 96.000 euro di spesa incentivabile per singola unità immobiliare. Per gli edifici condominiali, inoltre, è previsto un incremento della percentuale di detrazioni fiscali ed il tetto massimo degli interventi incentivabili è di 96.000 per ogni unità immobiliare. Nel caso tali interventi comportino il passaggio di almeno una classe di rischio simico è possibile accedere a detrazioni molto più significative, come di seguito riportato:
• ristrutturazioni antisismiche senza variazione di classe: 50% dell’importo dell’intervento in detrazione fiscale;
• ristrutturazioni antisismiche con il miglioramento di una classe: 70% dell’importo •
dell’intervento in detrazione fiscale su immobili ad uso abitativo ed edifici destinati ad attività produttive, mentre il 75% per gli edifici condominiali; ristrutturazioni antisismiche con il miglioramento di due classi: 80% dell’importo dell’intervento in detrazione fiscale su immobili ad uso abitativo ed edifici destinati ad attività produttive, mentre l’85% per gli edifici condominiali;
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In Figura 4 è riportato un prospetto sintetico fornito dallâ&#x20AC;&#x2122;agenzia delle entrate nellâ&#x20AC;&#x2122;ultimo rapporto guida alla agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie [12].
Figura 4. Quadro riassuntivo delle detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione e di rinforzo sismico
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Per accedere a tali detrazioni fiscali è necessario incaricare un professionista per la valutazione della Classe di Rischio (pre intervento) e per la progettazione dell’intervento stesso. I professionisti, devono inquadrare l’intervento di rinforzo sismico in uno dei tre criteri sopracitati per determinare il Sismabonus secondo la legge di Stabilità 2017. Per fare ciò è necessario risalire alla Classe di Rischio di appartenenza dell’edificio allo stato di fatto (pre-intervento). A seguito del progetto di rinforzo sismico, è possibile conoscere la nuova Classe di Rischio di appartenenza (post–intervento) in modo tale da valutare il numero di classi di miglioramento ottenute per determinare l’entità della detrazione fiscale. Lo stesso professionista una volta valutata la Classe di Rischio di partenza e progettato l’intervento, potrà determinare la Classe di Rischio conseguita (post intervento). Al fine di valutare la classe si rischio sismico della costruzione e l’efficacia degli interventi di rinforzo sismico è possibile ricorrere al metodo convenzionale o il metodo semplificato.
Metodo Convenzionale Utilizzando il metodo convenzionale, l’effetto degli interventi per la riduzione del rischio, in termini di numero di cambi di Classe di Rischio conseguiti, è facilmente determinabile valutando la Classe di Rischio della costruzione in esame nella situazione pre-intervento e post-intervento. L’utilizzo del metodo convenzionale comporta l’onere di valutare il comportamento globale della costruzione, indipendentemente da come l’intervento strutturale si inquadri nell’ambito delle Norme Tecniche per le Costruzioni (adeguamento, miglioramento o intervento locale). Pertanto, anche laddove si eseguano degli interventi locali di rafforzamento, che ai sensi delle suddette norme (punto 8.4.3) richiedono solo la verifica a livello locale, la verifica globale, esclusivamente per finalità di attribuzione della classe e senza in alcun modo incidere sulle procedure amministrative previste per tali interventi, deve essere comunque eseguita per attribuire la Classe di Rischio con il metodo convenzionale. Tuttavia a dispetto di un incremento di onere computazionale e di un incremento di costo per le indagini necessarie alla fase di conoscenza, si ha il vantaggio di conoscere nel dettaglio il comportamento dell’edificio soggetto all’azione sismica di riferimento. In questo caso il progetto degli interventi di rinforzo sismico sarà mirato a risolvere le carenze evidenziate dall’analisi 109
pre-intervento sfruttando al meglio le risorse (materiali, tempi e spazi) da impiegare nell’intervento. Dato l’elevato livello di confidenza che si può attribuire all’efficacia dell’intervento quando progettato con il metodo convenzionale, solo in questo caso è previsto che si possa migliorare di più di una classe il rischio sismico della costruzione in esame. Solo in questo caso dunque è permesso, qualora si dimostri che l’intervento migliori di almeno 2 classi il rischio sismico della costruzione, di accedere alla massima detrazione fiscale (80% per immobili ad uso abitativo ed edifici destinati ad attività produttive, mentre l’85% per edifici condominiali). Nello specifico dell’applicazione del metodo convenzionale, una volta determinati l’indice di sicurezza IS-V e la curva delle perdite dell’edificio pre-intervento, comunemente l’efficacia degli interventi risulta in un incremento della sicurezza allo SLV (incremento IS-V) ed in una traslazione verso sinistra della curva PAM con conseguente riduzione dell’area sottesa ed incremento della classe di rischio PAM (Figura 5).
Figura 5. Esempio di traslazione della curva delle perdite PAM per effetto di interventi di rinforzo sismico.
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Metodo Semplificato Per gli edifici in muratura è ammesso passare alla Classe di Rischio immediatamente superiore se gli interventi realizzati possono essere inquadrati come locali e quindi non producono sostanziali modifiche al comportamento della struttura nel suo insieme. Tali interventi sono indicati nella tabella 7 delle Linee Guida per la Classificazione del rischio delle costruzioni [9]. Gli interventi suggeriti dalle linee guida hanno mirano sostanzialmente a conferire al sistema strutturale un comportamento d’insieme “regolare” e “scatolare”; posticipare l’attivazione dei meccanismi locali e/o fuori del piano, rispetto all’attivazione dei meccanismi globali; garantire un’adeguata ridistribuzione dell’azione orizzontale tra i pannelli murari e, per raggiungere le classi di vulnerabilità più alte (V3 e V2), minimizzare il danno agli elementi non strutturali. Per le strutture destinate ad attività produttive, come capannoni industriali, è ammesso passare alla Classe di Rischio immediatamente superiore se sono eseguiti interventi locali di rafforzamento volti alle eliminazioni elle seguenti carenze:
• carenze nelle unioni strutturali (ad es. trave-pilastro e copertura-travi) rispetto alle • •
azioni sismiche da sopportare e quindi volti a realizzare dei sistemi di connessione meccanica per le unioni basate in origine soltanto sull’attrito; carenza della connessione tra il sistema di tamponatura esterna degli edifici prefabbricati (pannelli prefabbricati in calcestruzzo armato ed alleggeriti) e la struttura portante; carenza di stabilità dei sistemi presenti internamente al capannone industriale, quali macchinari, impianti e/o scaffalature, tipicamente contenuti negli edifici produttivi, che possono indurre danni alle strutture che li ospitano, in quanto privi di sistemi di controventamento o perché introdotti al collasso dal loro contenuto.
Per gli edifici in cemento armato, la cui struttura è stata originariamente concepita con la presenza di telai in entrambe le direzioni, infine, è possibile ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore se sono eseguiti tutti gli 111
interventi locali di seguito elencati:
• confinamento di tutti i nodi perimetrali non confinati dell’edificio; • opere volte a scongiurare il ribaltamento delle tamponature, compiute su tutte le tamponature perimetrali presenti sulle facciate;
• eventuali opere di ripristino delle zone danneggiate e/o degradate. A seguito del completamento dell’intervento si effettuerà un’asseverazione dei valori delle Classi di Rischio e dell’efficacia dell’intervento mediante l’utilizzo di moduli standardizzati. A valle di tale procedura, il proprietario potrà effettuare i pagamenti delle fatture, sia dell’intervento sia delle parcelle professionali, e quindi avviare la procedura di cessione del credito secondo le procedure determinate dall’Agenzia delle Entrate. La fase conclusiva della procedura è sviluppata dal direttore dei lavori ed il collaudatore statico che assevereranno la conformità dell’esecuzione dell’intervento di rinforzo sismico rispetto al progetto.
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2.5.4
Tecniche di intervento
E’ evidente che sebbene la strategia di intervento sia sempre subordinata al fine di incrementare la capacità della struttura di sostenere le azioni sismiche, le tecniche di intervento implementabili possono essere notevolmente diverse e, soprattutto, esse sono imprescindibilmente connesse alla tipologia di struttura in esame. In particolare, con riferimento alle tipologie strutturali più diffuse nel nostro paese, vale a dire costruzioni in c.a. ed in muratura, esistono diverse tecniche di intervento la cui applicazione scaturisce per lo più dall’analisi delle principali carenze che tali costruzioni tipicamente presentano. Nel caso di costruzioni esistenti in cemento armato è possibile suddividere le tecniche di intervento in due principali categorie: tecniche mirate ad incrementare la capacità della struttura e tecniche mirate alla riduzione della domanda. A tal fine è bene ricordare che in una moderna concezione strutturale con il termine capacità si intende non solo la resistenza della struttura ma anche la sua capacità di dissipare energia in campo post-elastico (duttilità). Ebbene se ci si pone in un piano cartesiano resistenza - duttilità, la capacità di una struttura esistente è rappresentata da un punto mentre la domanda da una curva iperbolica (Figura 6). Tipicamente nel caso di strutture esistenti, a seguito della valutazione della sicurezza nella configurazione della struttura-ante operam, ci si trova nella condizione che il punto rappresentativo della capacità strutturale si trova al di sotto della curva rappresentativa della domanda (indicatore di sicurezza a <1); ciò perché la resistenza o la duttilità disponibili non sono sufficienti a rendere la struttura in grado di sopportare le azioni sismiche di progetto, calcolate in accordo con le attuali prescrizioni sismiche. Risulta chiaro, quindi, che gli interventi da adottare per incrementare la sicurezza strutturale devono essere mirati a spostare il punto di capacità al di là della curva di domanda (adeguamento sismico) o il più possibile in prossimità di tale curva (interventi di miglioramento o interventi di rafforzamento locale). Si intuisce facilmente che tale obiettivo può essere perseguito adottando tecniche di intervento che consentano di spostare il punto di capacità in diverse direzioni: in orizzontale (interventi mirati ad incrementare la duttilità disponibile senza modificare la resistenza strutturale); in verticale (interventi mirati ad incrementare la resistenza globale della struttura senza alterarne la duttilità); in diagonale (interventi mirati ad incrementare sia la resistenza che la duttilità della struttura), Figura 6a.
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Tra le tecniche di intervento mirate ad incrementare la capacità strutturale le più diffuse sono:
• inserimento di un sistema strutturale aggiuntivo in grado di resistere all’intera
•
•
•
azione sismica di progetto, quali setti in cemento armato o controventi in acciaio (consente di incrementare la rigidezza strutturale e la resistenza globale della struttura, spostamento in verticale del punto di capacità nel piano resistenza – duttilità) incamiciatura in c.a. applicata a pilastri o pareti allo scopo di ottenere un incremento della capacità portante verticale, della resistenza a flessione e/o taglio, della capacità deformativa dell’elemento e di riflesso dell’intera struttura, dell’efficienza delle giunzioni per sovrapposizione (consente di incrementare resistenza e duttilità globale della struttura, spostamento in diagonale del punto di capacità nel piano resistenza – duttilità); incamiciature in acciaio applicate a pilastri o pareti allo scopo di ottenere un incremento della resistenza a flessione e/o taglio dell’elemento, della capacità deformativa, ed il miglioramento dell’efficienza delle giunzioni per sovrapposizione (consente di incrementare resistenza e duttilità globale della struttura, spostamento in diagonale del punto di capacità nel piano resistenza – duttilità); placcatura e fasciatura in materiali fibrorinforzati (Fiber Reinforced Polymers, FRP) applicati a pilastri o pareti per ottenere:un incremento della resistenza a taglio, della capacità deformativa e, dunque, della duttilità nelle parti terminali di travi e pilastri, ed il miglioramento dell’efficienza delle giunzioni per sovrapposizione (consente di incrementare la duttilità globale della struttura, spostamento in orizzontale del punto di capacità nel piano resistenza – duttilità);
La diversità delle tecniche di intervento permette di esaltare la duttilità o la resistenza della struttura (anche se non sempre è possibile agire sull’una senza modificare l’altra) garantendo, in ogni caso, un miglioramento del comportamento sismico. E’ possibile, tuttavia, anche agire secondo una strategia diversa basata sulla riduzione della domanda piuttosto che sull’incremento della capacità, Figura 6b. E’ questo il caso di utilizzo di:
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• sistemi di protezione passiva mediante l’introduzione di sistemi di isolamento alla
base (consentono di aumentare significativamente il periodo proprio di vibrare della sovrastruttura il suo smorzamento viscoso equivalente, ξ, riducendo così la domanda sismica agente sulla sovrastruttura); • sistemi di protezione passiva mediante inserimento nelle maglie strutturali di controventi dissipativi sia del tipo dipendente dagli spostamenti (prevalentemente elasto-plastici ed attritivi) che dipendenti dalla velocità (principalmente dispositivi viscosi), (consentono di incrementare lo smorzamento viscoso equivalente riducendo così la domanda sulla sovrastruttura ed allo stesso tempo incrementando la capacità di dissipazione plastica della struttura che avviene in punti scelti, ovvero laddove vengono inseriti i controventi, lasciando sostanzialmente in campo elastico la restante struttura in c.a.); • realizzazione di giunti tra corpi di fabbrica (consente di una più razionale distribuzione delle azioni sismiche a causa di una regolarizzazione della struttura); • riduzione delle masse attraverso la demolizione parziale della struttura oggetto di analisi (consente di ridurre le forze sismiche agenti sulla struttura riducendone la massa sismica). L’esistenza di tante e diversificate tecniche di rinforzo strutturale ai fini antisismici testimonia l’impossibilità di definire, a priori e in generale, la soluzione migliore. La scelta è legata al caso preso in esame di volta in volta, in relazione alle specifiche esigenze della costruzione. In generale è però possibile osservare che ottimi risultati si possono spesso conseguire attraverso l’adozione di più tecniche combinate abbinando ad una corretta progettazione strutturale, la cura dei particolari costruttivi, che risultano praticamente assenti per gli edifici di vecchia concezione, e ponendo un’attenzione notevole alla qualità dei materiali al fine di garantire un buon comportamento dissipativo d’insieme, che permetta la concentrazione delle deformazioni anelastiche nel maggior numero possibile di elementi duttili. Nel caso di costruzioni esistenti in muratura gli interventi devono essere volti prioritariamente a disattivare i meccanismi fuori piano delle pareti murarie. In tal modo si evitano crolli rovinosi delle strutture murarie e si permette l’attivazione di un comportamento globale determinando una vulnerabilità sismica minore, relativa a ben 115
diversi scenari di danno che interessano prevalentemente le pareti murarie nel proprio piano. Pertanto gli interventi devono essere tali da garantire un buon ammorsamento tra le pareti ed efficaci collegamenti tra le pareti murarie e i solai. Tale scopo può essere raggiunto adottando diverse tecniche e tecnologie; ad esempio mediante l’inserimento di catene metalliche o in altri materiali a livello degli impalcati, in corrispondenza dei maschi murari in entrambe le direzioni del fabbricato. Tale tipo d’intervento è ancora più essenziale nel caso in cui siano presenti delle volte in quanto permette di eliminarne le spinte. La connessione degli impalcati alle pareti murarie può essere ottenuta in modo più efficace qualora venga realizzata diffusamente, ad esempio inserendo profilati ad L, ancorati al muro attraverso barre filettate, disposti all’intradosso o all’estradosso del solaio a tutti i livelli, e saldati all’estremità delle travi metalliche del solaio e a piatti metallici posizionati in direzione ortogonale a quella dell’orditura del solaio.
(a)
(b)
Figura 6. Tecniche di adeguamento e miglioramento strutturale basate sull’aumento della capacità (a) o sulla diminuzione della domanda (b).
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Una soluzione efficace per collegare le pareti murarie alla sommità dell’edificio, in una zona dove la muratura è sottoposta ad un livello di compressione piuttosto bassa, è costituita dai cordoli in c.a. che possono essere realizzati in muratura armata, in c.a. o in acciaio. Una diversa tipologia di interventi è costituita da quelli volti a migliorare il comportamento nel piano dell’edificio in muratura. Tale scopo può essere raggiunto o mediante l’inserimento di nuove pareti murarie e/o incrementando la resistenza di quelle esistenti. A tal fine le pareti murarie possono essere consolidate mediante iniezioni di miscele leganti, con l’intonaco armato o con reti in fibra di vetro. Altre tipologie d’intervento sono realizzate mediante il sistema CAM (Cuciture Attive per la Muratura) o con l’applicazione di nastri metallici o in fibra di vetro o carbonio su entrambe le facce delle pareti murarie.
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Note bibliografiafoche [1] Severino M, Di Pasquale G (2002) Procedures for the post-earthquake reconstruction: analysis and proposals. Alinea. Procedure per la ricostruzione post-sisma: analisi e proposte. [2] L. 2 febbraio 1974, n. 64 recante: “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche” (2) . (1) Pubblicata nella Gazz. Uff. 21 marzo 1974, n. 76. [3] Decreto Ministeriale del 14/01/2008, Approvazione delle nuove Norme tecniche per le costruzioni. G.U. n. 29 del 4/2/2008. [4] Libro bianco sulla ricostruzione privata fuori dai centri storici nei comuni colpiti dal sisma dell’Abruzzo del 6 aprile 2009, a cura di Mauro Dolce e Gaetano Manfredi, DOPPIAVOCE, Gennaio 2015, ISBN: 9788889972502, pp. 224. [5] Di Ludovico M, Prota A, Moroni C, Manfredi G, Dolce M, (2017), “Reconstruction process of damaged residential buildings outside historical centres after the L’Aquila earthquake - part II: “heavy damage” reconstruction”, Bulletin of Earthquake Engineering, Volume 15, Issue 2, 2017, Pages 693-729, DOI 10.1007/s10518-016-9979-3. [6] Di Ludovico M, Prota A, Moroni C, Manfredi G, Dolce M, (2017), “ Reconstruction process of damaged residential buildings outside historical centres after the L’Aquila earthquake: part I—”light damage” reconstruction”, Bulletin of Earthquake Engineering, Volume 15, Issue 2, 2017, Pages 667-692, DOI 10.1007/s10518-016-9877-8. 118
[7] Del Vecchio C, Di Ludovico M, Pampanin S, Prota A. (2017). Repair costs of existing RC buildings damaged by the L’Aquila earthquake and comparison with FEMA P-58 predictions. Earthquake Spectra. (online publishing). DOI: 10.1193/122916EQS257. [8] Decreto Ministeriale del 28-02-2017, Approvazione delle Linee guida per la “Classificazione di rischio sismico delle costruzioni” modificato con D.M. n.65 il 7 marzo 2017. [9] Decreto Ministeriale del 07/03/2017-Allegato A: Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni. [10] Ministero delle Infrastrutture (2009), Circolare n. 617/09, Istruzioni per l’applicazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni, D.M. 14 gennaio 2008, Norme Tecniche per le costruzioni, Roma. [11] Cosenza E, Prota A, Di Ludovico M, Del Vecchio C. (2017). Il Metodo convenzionale per classificare il rischio sismico delle costruzioni. Costruire in Laterizio, Vol. 171, giugno 2017, ISSN: 0394-1599. [12] Agenzia delle Entrate (2017). Ristrutturazioni edilizie: Le agevolazioni fiscali. Versione aggiornata del 22 settembre 2017, http://www.agenziaentrate.gov.it
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2.6
Linee guida per la riqualificazione/ristrutturazione energetica
L’ottimizzazione delle prestazioni energetiche del sistema edificio-impianti rappresenta una delle armi più potenti che la nostra generazione possiede per combattere in nome dello sviluppo sostenibile. Infatti il settore edilizio è responsabile del 40% della domanda di energia nell’Unione Europea (UE) e del 32% a livello mondiale, contribuendo in maniera significativa alle emissioni inquinanti su scala globale. Questo scenario ha prodotto un interesse crescente nella progettazione di edifici ad energia zero (ZEBs) o quasi zero (nZEBs) al fine di ridurre l’impatto ambientale delle nuove costruzioni. Tuttavia, è ben noto che il tasso di rinnovo del parco edilizio è estremamente basso, specialmente nei Paesi industrializzati che sono responsabili di un’aliquota cospicua dei consumi energetici mondiali. È quindi evidente che la riqualificazione/ristrutturazione energetica degli edifici esistenti è una strategia chiave per compiere un passo cruciale nel percorso verso uno sviluppo sostenibile. Fatta tale premessa fondamentale per percepire la rilevanza della problematica affrontata, il presente paragrafo propone la descrizione di linee guida, incentivi e strumenti per orientare la riqualificazione o ristrutturazione energetica del sistema edifico-impianti. A tal fine, la trattazione è snocciolata in sei sotto-sezioni che affrontano i seguenti macro-punti cruciali: Sezione 2.6.1 Quadro legislativo e normativo in materia di efficienza energetica degli edifici; Sezione 2.6.2 Misure di incentivazione degli interventi di efficienza energetica: l’Ecobonus; Sezione 2.6.3: Fase diagnostico-conoscitiva per l’audit energetico; Sezione 2.6.4 Simulazione delle prestazioni energetiche del sistema edificio-impianti; Sezione 2.6.5 Interventi di efficienza energetica per la riqualificazione dell’edilizia residenziale; Sezione 2.6.6 Approccio metodologico per la scelta degli interventi di efficienza energetica.
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2.6.1
Quadro legislativo e normativo in materia di efficienza energetica in edilizia
In questa sotto-sezione vengono prima presentati dei cenni sulla storia della legislazione nazionale e comunitaria in materia di efficienza energetica in edilizia, per poi soffermarsi sul quadro legislativo e normativo attualmente in vigore. Dalla L. 373/1976 alle Linee Guida per la Certificazione Energetica di cui al D.M. 26/06/2009 La prima legge italiana volta al contenimento dei consumi energetici degli edifici risale al periodo delle crisi energetiche degli anni ’70, quando a seguito della guerra del Kippur si sollevò il problema dell’approvvigionamento di fonti fossili, che determinò in tutta Europa nuove politiche volte al risparmio energetico in tutti i settori, dall’edilizia ai trasporti. La legge di riferimento fu la n. 373 del 30 aprile del 1976 [1], con relativi regolamenti di attuazione contemporanei o successivi, tra i quali il D.P.R. 1052 [2] del giugno del 1977. Una quindicina di anni dopo, in una visione molto più matura e di più ampia veduta prospettica, fu emanata in Italia quella che è stata, almeno nella teoria, una legge di riferimento e di avanguardia, la n. 10 del gennaio 1991 [3], dal titolo “Norme per l’attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”. La legge 10, con i regolamenti di attuazione, tra cui il D.P.R. del giugno del 1993 n. 412 [4], oltre ad abrogare la legge 373, ha introdotto una serie di innovative novità nella valutazione e nel contenimento dei consumi energetici degli edifici. Inoltre, per la prima volta nella storia italiana, fu coniato il concetto di certificazione energetica degli edifici. La visione della legge 10 è onnicomprensiva, prendendo in considerazione il comportamento dell’involucro edilizio, il rendimento degli impianti termici, la prestazione energetica complessiva del sistema edificio-impianti. Ancora, al fine di migliorare i processi di trasformazione dell’energia, ridurre l’impatto dei fabbricati sul bilancio energetico del paese, migliorare le condizioni ambientali e di qualità dell’ambiente, la legge 10/91 favoriva ed incentivava, in accordo con la politica energetica della Unione Europea, gli impianti di conversione da fonti rinnovabili. Purtroppo, ad intenzioni lungimiranti non è seguito un altrettanto puntuale recepimento delle prescrizioni, anche per la mancanza o emanazione tardiva dei decreti di attuazione, l’ultimo dei quali ha avuto vita brevissima, emanato nell’estate 2005 poco prima che il decreto legislativo 192/2005 [5] stravolgesse completamente il quadro prescrittivo di riferimento. Il D.Lgs. 192/2005, “Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia”, 121
è il primo atto legislativo di recepimento della summenzionata Direttiva Europea, nota come EPBD “Energy Performance of Buildings Directive” [6], che introduce significative modifiche ed integrazioni alla disciplina già vigente in materia. In particolare, sebbene con progressivo recepimento, è introdotto il concetto di prestazioni energetiche complessive degli edifici, tali da comprendere “la quantità di energia effettivamente consumata o che si prevede possa essere necessaria per soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso standard dell’edificio, compresi tra gli altri, il riscaldamento, il riscaldamento dell’acqua, il raffreddamento, la ventilazione e l’illuminazione”. Questa volta, con fermezza, si introduce l’Attestato di Certificazione Energetica, stabilendo che questo fosse allegato ad ogni atto di compravendita immobiliare, pena la nullità della compravendita stessa. Il D.Lgs. 192 è un decreto in cui, stabiliti tutti i principi, mancano gli strumenti operativi. In particolare, a valle della emanazione della EPBD, il Comitato normatore Europeo è incaricato di emanare un pacchetto di standard tecnici attraverso cui definire un quadro calcolativo e procedurale uniforme nell’ambito dell’Unione. All’interno di detto pacchetto normativo sono inclusi, nel cosiddetto “Umbrella Document” [7], circa 40 standard, alcuni dei quali emanati solo nel 2008. È evidente che, oltre a ritardi legislativi italiani, lo stesso stravolgimento procedurale investe l’Intera Unione Europea, cosicché, solo nel 2008 viene promulgato, a livello Italiano, un set di specifiche tecniche (le Norme UNI TS 11300) attraverso cui valutare le prestazioni energetiche degli edifici. Nel 2006, il D.Lgs. 192/2005 è integrato dal D.Lgs. 311/2006 [8]. Tra le principali modifiche ci sono l’estensione dell’obbligo di certificazione energetica agli edifici esistenti in caso di locazione o di trasferimento a titolo oneroso e l’introduzione, in modo deciso, dell’obiettivo cardine della riqualificazione energetica degli edifici esistenti. Dunque, l’impatto epocale della nuova legislazione, sebbene questa possa definirsi completa solo negli anni successivi a seguito dell’emanazione del D.P.R. 59/2009 [9] e delle Linee Guida per la Certificazione Energetica di cui al D.M. 26/06/2009 [10], consiste nella nuova attenzione alle riqualificazioni energetiche e all’esplicito obbligo di curare il comportamento estivo degli edifici mediante valutazione della massa termica (rispetto cui vige un limite minimo, in caso di nuovi edifici) e l’adozione obbligatoria di schermature. Con riferimento alle ristrutturazioni energetiche, ormai è palese che politiche prescrittive rivolte solo alle nuove edificazioni avrebbero un impatto molto poco significativo sia nel breve che nel lungo periodo, essendo il turn-over in edilizia, nei paesi dell’Europa occidentale, inferiore al 2% annuo. 122
Con la definizione degli standard CEN a livello Europeo, ed al loro trasferimento nella normativa tecnica nazionale, inizia nel 2009 una nuova fase per l’efficienza energetica degli edifici (dopo ulteriori misure tampone, tra cui il D.Lgs. 115/2008 [11], “Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia”). Nel dettaglio, nel giugno 2009, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del D.P.R. 59/2009 [9], si supera il regime transitorio e di fatto, anche a livello Italiano, la EPBD 2002/91/UE può dirsi del tutto compiuta. Poche settimane dopo, il D.M. 26/06/2009 [10] recante anche le Linee guida per la Certificazione Energetica degli Edifici, oltre alle prescrizioni di cui al D.P.R. 59/2009, fornisce anche un quadro definitivo per la classificazione degli edifici. Le procedure di calcolo e valutazione sono incentrate intorno ai seguenti standard tecnici:
• UNI TS 11300-1, Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 1, Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale;
• UNI TS 11300-2, Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2, Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.
Il D.P.R. 59/2009 consiste in un decreto prescrittivo che stabilisce il rispetto di talune regole al progettista. Diversamente, come sopra anticipato, a poche settimane di distanza, l’emanazione del Decreto Ministeriale del 26 giugno 2009 introduce le nuove Linee guida per la Certificazione Energetica degli Edifici. Tale attività, letteralmente, consiste nel “complesso delle operazioni svolte da soggetti qualificati per il rilascio dell’Attestato di Certificazione Energetica e delle raccomandazioni per il miglioramento della prestazione energetica”. Tali linee guida forniscono sia il richiamo alle procedure di calcolo, sia l’indicazione di un sistema di classificazione degli edifici, con riferimento alle calcolate prestazioni energetiche per il riscaldamento invernale, la produzione di acqua calda sanitaria, la valutazione qualitativa del comportamento dell’involucro dell’edificio nella stagione di riscaldamento.
123
Il quadro legislativo e normativo in vigore al 2017 Nel 2010, Consiglio e Commissione Europea varano la Direttiva 2010/31/UE [12], “Energy Performance of Buildings Directive Recast”, revisione della EPBD del 2002 in precedenza descritta. Due anni dopo, il Regolamento Delegato UE 244/2012 [13] stabilisce importanti specifiche di applicazione della suddetta EPBD Recast di obbligatorio recepimento all’interno dei paesi UE. Tali specifiche spostano più in alto l’asticella delle prestazioni energetiche degli edifici, stabilendo che il target da perseguire sia il miglior compromesso, nell’arco del ciclo di vita del fabbricato, tra investimento iniziale, costi operativi, costi di sostituzione e manutenzione. In particolare, è introdotto il concetto di “cost-optimal”, livello ottimale di efficienza energetica dal punto di vista del costo globale, delegando gli Stati Membri dell’Unione per la definizione, a livello nazionale, dei requisiti minimi prestazionali e dei cosiddetti “edifici di riferimento”. Quest’ultimi, definiti nelle prestazioni tenendo conto di condizioni climatiche, funzione e destinazione d’uso (residenziale o terziario), tipologia (nuovo o esistente), sono quindi costruiti a livello di singolo paese membro per rappresentare il parco edilizio. Il primo recepimento italiano della nuova Direttiva avviene con il D.L. 63/2013 [14] (Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 130 del 5 giugno 2013). Il decreto modifica ed integra ulteriormente il D.Lgs 192/20015, definendo le modalità di recepimento della EPBD Recast, introducendo il concetto i edificio di riferimento, portando al 65% (e.g., prima erano al 55%) le detrazioni per interventi di efficientamento energetico, introducendo l’APE (Attestato di Prestazione Energetica) in sostituzione dell’ACE (Attestato di certificazione energetica), stabilendo la sua necessaria redazione e fornitura ai soggetti interessati in caso di trasferimento immobiliare in vendita o locazione. Negli anni intercorsi, intanto, sono state aggiornate le specifiche tecniche UNI TS 11300-1 e 2, e varate le ultime due parti, per un quadro normativo di riferimento ora così costituito:
• UNI TS 11300 – Parte 1 [15], Determinazione del fabbisogno di energia termica dell’edificio per la climatizzazione estiva e invernale);
• UNI TS 11300 – Parte 2 [16] (determinazione del fabbisogno di energia primaria e
dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda
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sanitaria, la ventilazione e l’illuminazione);
• UNI TS 11300 – Parte 3 [17] (determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva);
• UNITS 11300 – Parte 4 [18] (utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per riscaldamento di ambienti e preparazione acqua calda sanitaria).
Nello stesso anno, il D.L 63 è convertito in legge, la n. 90/2013 [19], che apporta a questo alcune modifiche, tra cui l’obbligo da parte delle pubbliche amministrazioni di affiggere, entro 180 giorni, gli APE in luogo visibile al pubblico (se gli edifici interessati hanno superficie utile superiore a 500 m2), l’obbligo di dotare gli edifici dell’Attestato di Prestazione Energetica prima ancora del certificato di agibilità, l’obbligo di allegare gli APE a tutti i contratti di trasferimento di immobili, a titolo gratuito, in locazione, vendita. Modifiche importanti concerneranno anche gli incentivi di seguito descritti in materia di benefici fiscali per efficientamento energetico, e quindi le spese sostenute per l’installazione in riqualificazione di pompe di calore, sistemi geotermici, scaldaacqua a pompa di calore. La L. 90/2013, ancora, introduce benefici ed incentivi anche per gli investimenti per maggiore efficienza idrica e depurazione. Ancora, all’art. 2, la legge 90/2013 stabilisce ulteriori importanti modifiche al D.Lgs. 192/2005, ad esempio inserendo molteplici comma aggiuntivi all’art. 2 del decreto, tra cui si citano di seguito i più importanti, ai quali faremo in seguito ulteriore riferimento. Nel dettaglio, l’Attestato di Prestazione Energetica dell’edificio è redatto nel rispetto delle norme tecniche di riferimento, rilasciato da professionisti qualificati, riferisce in merito sia alla prestazione attuale dell’edificio che ad interventi migliorativi possibili, tecnicamente fattibili e convenienti sotto il profilo dell’efficacia economica. Il confine dell’edificio include tutte le aree di pertinenza, ivi compresi gli ambienti esterni, in cui avviene sia consumo che eventuale conversione energetica. Altresì il medesimo articolo della L. 90 definisce due importantissime tipologie di edifici:
• “edificio a energia quasi zero”: edificio ad altissima prestazione energetica,
•
caratterizzato da un fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo, e comunque coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili, prodotta all’interno del confine del sistema; “edificio di riferimento o target per un edificio sottoposto a verifica progettuale, 125
diagnosi, o altra valutazione energetica”: edificio identico in termini di geometria (sagoma, volumi, superficie calpestabile, superfici degli elementi costruttivi e dei componenti), orientamento, ubicazione territoriale, destinazione d’uso e situazione al contorno, e avente caratteristiche termiche e parametri energetici predeterminati. Altre definizioni importanti concernono il “livello ottimale in funzione dei costi”, così recepito definitivamente dalla legislazione nazionale, inteso come “livello di prestazione energetica che comporta il costo più basso durante il ciclo di vita economico stimato”, valutato prendendo in considerazione costi di investimento legati all’energia, costi di manutenzione e di funzionamento, costi di smaltimento se presenti e, ovviamente, i costi operativi dell’edificio. Altro concetto fondamentale, centrale rispetto agli obiettivi di questo studio, è quello di Ristrutturazione importante, come poi meglio specificato dai decreti di attuazione della L. 90/2013, ed in particolare dal cosiddetto Decreto Interministeriale Requisiti Minimi del 26/06/2015 [20]. Tale decreto rappresenta una vera innovazione per quanto concerne le prescrizioni da adottare in una serie di interventi edilizi. Di fatto, sono contenuti ed esplicitati i nuovi obblighi, così come fatto anni prima dal D.P.R. 59/2009. Innanzitutto, è da precisare che si differenziano 3 grandi macro-famiglie di interventi e prescrizioni, in funzione dell’edificio cui sono rivolti, differenziando le ristrutturazioni importanti come di seguito esplicitato: a Ristrutturazioni importanti di primo livello: “l’intervento, oltre a interessare l’involucro edilizio con un’incidenza superiore al 50 per cento della superficie disperdente lorda complessiva dell’edificio, comprende anche la ristrutturazione dell’impianto termico per il servizio di climatizzazione invernale e/o estiva asservito all’intero edificio”. b Ristrutturazioni importanti di secondo livello: “l’intervento interessa l’involucro edilizio con un’incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda complessiva dell’edificio e può interessare l’impianto termico per il servizio di climatizzazione invernale e/o estiva”. c Interventi di ristrutturazione limitati a porzioni dell’edificio. Sono gli interventi valutati come al di sotto dei limiti richiamati alle lettere a) e b) sopra descritte. Questi sono classificati come “riqualificazioni energetiche”. 126
Nel seguito, differenziando per tipologia di intervento, si definiranno i maggiori obblighi e prescrizioni: a Nuovi edifici e ristrutturazioni importanti di primo livello. Gli obblighi sono molto stringenti e i requisiti sono determinati con l’utilizzo dell’edificio di riferimento. La prima verifica concerne il confronto tra gli indici di prestazione energetica, espressi in kWh/m2 anno, e quindi EPH,nd (fabbisogno termico per il riscaldamento invernale), EPC,nd (fabbisogno termico per il raffrescamento estivo) e EPgl,tot (fabbisogno primario globale per i principali usi energetici), che devono risultare minori di quelli calcolati per l’edificio di riferimento. E’ altresì da verificare, ancora rispetto all’edificio di riferimento, il coefficiente medio globale di scambio termico per trasmissione per unità di superficie disperdente (H’T), così come il parametro Asol,est/Asup utile (area solare equivalente estiva per unità di superficie utile). Al progettista è richiesta verifica sull’efficacia dei sistemi di schermatura, prescrizioni minime per quanto concerne la massa termica dell’involucro (o massime relativamente alla trasmittanza termica periodica), valutando anche l’utilizzo di tecniche e materiali innovativi (e.g., coperture a verde) per mantenere più stabile il clima indoor. Altre prescrizioni concernono la prestazione degli impianti, attraverso i rendimenti ed i coefficienti di prestazione, la verifica a condensa dell’involucro, la trasmittanza termica massima dei divisori, l’integrazione energetica in situ mediante integrazione della domanda con produzione da fonti rinnovabili (nel rispetto del D.Lgs. 28/2011 [21]). Il decreto requisiti minimi, ancora, stabilisce che nella redazione dell’Attestato di Prestazione Energetica, si utilizzi l’indice di prestazione energetica globale dell’edificio, espresso in energia primaria non rinnovabile, EPgl,nren (kWh/ m2 anno), decurtando, quindi, l’energia prodotta nel sito mediante rinnovabili. È da precisare che i principali parametri limite di verifica sono differenziati nel tempo. In particolare, esiste una soglia al 2015 (edificio di riferimento) ed una al 2019/2021, la prima con valori limite validi per tutti gli edifici, la seconda facente riferimento ad una successiva fase, quella degli edifici ad ‘energia quasi zero’, obbligatoria dal 2021 per tutti gli edifici ed anticipata di due anni (2019) per gli edifici pubblici e ad uso pubblico. Altre indicazioni concernono la predisposizione al teleriscaldamento, la regolazione automatica degli impianti termici e la contabilizzazione del calore, la domotica per il controllo degli impianti. 127
b Ristrutturazioni importanti di secondo livello. Non si verificano più gli indicatori globali ma parziali, e quindi limitati a porzioni di edificio ed involucro edilizio, tra cui la verifica che il coefficiente globale di scambio termico per trasmissione per unità di superficie disperdente (il prima citato H’T), valutato per l’intera area oggetto dell’intervento, sia inferiore al pertinente valore limite. Tale indicatore può essere calcolato per pareti verticale, copertura, solaio, serramenti. Il valore limite è valutato per gli edifici esistenti. Altre prescrizioni riguardano, se oggetto di intervento, la trasmittanza termica (U) per le strutture opache e trasparenti, verticali, orizzontali e di copertura, delimitanti il volume climatizzato verso l’esterno e verso locali non climatizzati, che deve risultare inferiore ad appropriati limiti (contenuti in Appendice A). Ancora, è da verificarsi il fattore di trasmissione solare delle vetrate (ggl+sh, adimensionale), inclusivo di eventuali schermi, anche esso necessariamente inferiore ad un valore limite, la necessaria installazione di valvole termostatiche e sistemi di termoregolazione dell’impianto di riscaldamento per singolo ambiente o singola unità immobiliare (in aggiunta a regolazione con compensazione climatica del generatore di calore). Ancora con riferimento agli impianti, è stabilito che una dettagliata relazione tecnica supporti un eventuale distacco dall’impianto centralizzato da parte di singoli condomini, con opportuna diagnosi energetica, installazione di sistemi di regolazione per singolo ambiente, adozione di sistemi di contabilizzazione diretta o indiretta del calore, verifica dei rendimenti e dei coefficienti di prestazione. Requisiti prestazionali sono richiesti anche per gli impianti di raffrescamento e climatizzazione, ventilazione, illuminazione ed idrico-sanitari. c Riqualificazioni energetiche. Come detto, rientrano in tale categoria interventi di minore entità rispetto a quelli definiti ai due punti precedenti. In questo caso, le prescrizioni da rispettare, sempre limitatamente a quanto oggetto di ristrutturazione, sono le medesime di quelle riportate al punto b, con l’esclusione della prima, e quindi senza la verifica che il coefficiente globale di scambio termico per trasmissione per unità di superficie disperdente (H’T, W/m2K) sia inferiore al pertinente valore limite.
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Esistono poi una serie di prescrizioni da ottemperare per ogni tipologia di intervento. Per un maggiore dettaglio, si può fare riferimento all’ Allegato 1 (Articoli 3 e 4) del richiamato D.M. 26/06/2015, dal titolo “Criteri generali e requisiti delle prestazioni energetiche degli edifici”. Diversamente, i requisiti minimi, intesi come valori limite numerici, sono riportati nell’Appendice A del citato decreto ministeriale.
129
2.6.2 Misure di incentivazione degli interventi di efficienza energetica: l’ECOBONUS Con la legge 296 del 2006 (Legge Finanziaria 2007 [22]), emanata a fine dicembre 2006, si introducono, ancora al fine di promuovere l’efficienza negli usi finali dell’energia laddove non obbligatori, sistemi di incentivazione economica per l’efficientamento energetico degli edifici. In particolare, sono introdotte in misura del 55% detrazioni fiscali per interventi volontari di miglioramento del comportamento termico dell’involucro degli edifici esistenti e per la sostituzione degli impianti di riscaldamento. Sebbene siano cambiate le modalità (durata della ripartizione annua), l’incentivo e anche le misure ammesse a beneficio, le detrazioni fiscali per l’efficienza energetica sono state annualmente prorogate dalle varie leggi di bilancio che si sono susseguite, e ad oggi stabilite sino al 31/12/2017. Le odierne detrazioni fiscali al 65% sono pertanto evoluzione delle precedenti forme di incentivazione al 55% per le riqualificazioni energetiche e rappresentano meccanismi basati sullo sconto dalle imposte sul reddito, di quota parte dell’investimento sostenuto da privati per interventi di miglioramento degli immobili, inclusivi sia delle opere che delle forniture, così come delle prestazioni professionali necessarie. In origine, la L. 296/2006 ha individuato le seguenti categorie di interventi, citati dal Decreto MEF 19 febbraio 2007 [23], che ha sancito disposizioni in materia di detrazione per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, ai sensi dell’art.1 comma da 344 a 347 della Legge 27 dicembre 2006 n. 296. L’importo da detrarre si ottiene calcolando il 65% delle spese di riqualificazione effettivamente sostenute e rimaste a carico, con un valore massimo di spesa che varia a seconda della tipologia di lavori effettuati.
• Comma 344: Interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti (valore massimo della detrazione fiscale a beneficio del contribuente pari a € 100’000).
• Comma 345: Interventi sugli involucri degli edifici (valore massimo della detrazione fiscale a beneficio del contribuente pari a 60’000).
• Comma 346: Installazione di pannelli solari (valore massimo della detrazione fiscale a beneficio del contribuente pari a 60’000).
• Comma 347: Interventi di sostituzione impianti di climatizzazione invernale (valore massimo della detrazione fiscale a beneficio del contribuente pari a 30’000).
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A partire dal 1° gennaio 2015, l’agevolazione è stata prevista anche per l’acquisto e la posa in opera di schermature solari e impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili (valore massimo della detrazione di 60’000 €). A partire dal 1 gennaio 2016, sono incentivati anche i sistemi di controllo a distanza (i.e., la cosiddetta “domotica”) degli impianti di riscaldamento, produzione di ACS, climatizzazione delle unità abitative, con il fine di sensibilizzare i proprietari per quanto concerne il problema degli sprechi energetici. Le detrazioni sono da ripartire in 10 rate annuali di pari importo, e sono state storicamente così concesse:
• 55% delle spese sostenute fino al 5 giugno 2013. • 65% delle spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2017 per interventi sulle singole unità immobiliari.
• 65% delle spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2021 per interventi •
•
sulle parti comuni degli edifici condominiali e per quelli che interessano tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio. 70% delle spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 per interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali che interessano l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dello stesso edificio. 75% delle spese sostenute dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 per interventi sulle parti comuni degli edifici condominiali diretti a migliorare la prestazione energetica invernale ed estiva e che conseguono almeno la qualità media dell’involucro, sia nella stagione di riscaldamento che di raffrescamento, indicata nel Decreto interministeriale del 26 giugno 2015 (Linee guida nazionali per la certificazione energetica) [20].
I valori minimi prestazionali per accedere alla detrazione sono contenuti nel Decreto del Ministro dello Sviluppo economico dell’11 marzo 2008 - Allegato A [24]. Con la legge di stabilità 2017 (Legge 232/2016 [25]), sono stati prorogati gli incentivi fino al 31 dicembre 2017, confermandosi le delle detrazioni fiscali del 65% per la riqualificazione energetica degli edifici privati. Per quanto riguarda le parti comuni dei condomini, la proroga è fino al 31 dicembre 2021 e, nel caso di interventi migliorativi sulle strutture, l’incentivo può arrivare anche al 70 e 75% delle spese sostenute. L’agevolazione è estesa agli edifici 131
posseduti da istituti autonomi per le case popolari e adibiti ad edilizia residenziale pubblica. Sono detraibili spese fino a 40’000 € per ciascuna delle unità immobiliari. Ancora, è confermata la necessità dell’Attestato di Prestazione Energetica degli edifici (APE), redatto da professionisti abilitati. Annualmente, l’ENEA, Agenzia Nazionale Efficienza Energetica, redige un rapporto di sintesi con le principali statistiche concernenti gli interventi di efficienza energetica attuati. Come visibile in figura 2.6.1 e tabella 2.6.2 (fonte originale, tabella 3.1. RAEE 2007 [26]), con riferimento agli ultimi 3 anni di dati disponibili, è evidente che il maggior numero di pratiche ha interessato:
• • • •
la sostituzione di serramenti (comma 345b), la sostituzione di caldaie (comma 347), l’installazione di schermature solari (comma 345c), l’isolamento di strutture opache (comma 345a).
Figura 2.6.1. Distribuzione dei risparmi energetici conseguiti con le detrazioni fiscali (RAEE 2017)
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Con riferimento ai tetti di detrazione ammissibili, questi sono riportati in tabella A1. Nella lettura dei dati, è necessario porre attenzione a non confondersi con i tetti di spesa. A titolo esemplificativo, per interventi di sostituzione dei componenti finestrati, il soggetto proprietario o inquilino può spendere sino a 92’308 €, il cui 65% è 60’000 €. Tipo di intervento
Detrazione massima
riqualificazione energetica di edifici esistenti
100.000 euro
involucro edifici (ad esempio, pareti, finestre, su edifici esistenti)
60.000 euro
installazione di pannelli solari
60.000 euro
sostituzione degli impianti di climatizzazione invernali
30.000 euro
acquisto e posa in opera delle schermature solari elencate nell’allegato M del decreto legislativo n.311/2006 (solo per gli anni 2015-16-17)
60.000 euro
acquisto e posa in opera di impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili (solo per gli anni 2015-16-17)
30.000 euro
dispositivi multimediali per il controllo a distanza degli impianti (solo per gli anni 2016-17)
non previsto limite massimo
interventi su parti comuni degli edifici condominiali per i quali si può usufruire della detrazione del 70 o del 75%
40.000 euro moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio
Figura 2.6.2. Detrazioni fiscali massime concepibili per immobile, in materia di riqualificazione energetica
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Presupposti base per ottenere le detrazioni sono che: 1 Gli interventi siano eseguiti su unità immobiliari e su edifici (o su parti di edifici) esistenti, di qualunque categoria catastale, anche se rurali, compresi quelli strumentali (per l’attività d’impresa o professionale). 2 Il richiedente sia persona fisica, contribuenti che conseguono reddito d’impresa, proprietari, inquilini, comodato d’uso, società di persone, società di capitali, le associazioni tra professionisti, gli enti pubblici e privati che non svolgono attività commerciale. 3 L’intervento sia accompagnato da asseverazione, dalla quale si deve desumere che l’intervento realizzato è conforme ai requisiti tecnici richiesti. Quando vengono eseguiti più lavori sullo stesso immobile, l’asseverazione può avere carattere unitario. In alcuni casi, questo documento può essere sostituito da una certificazione dei produttori (ad esempio, pannelli solari o generatori di calore). 4 L’immobile sia contestualmente provvisto di APE (Attestato di Prestazione Energetica), documento che comprende i dati relativi all’efficienza energetica propri dell’edificio. Tale certificazione è prodotta dopo l’esecuzione degli interventi (da trasmettere all’ENEA). 5 Sia prodotta scheda informativa relativa agli interventi realizzati, a norma D.M. 19 febbraio 2007, se l’intervento riguarda la sostituzione di finestre in singole unità immobiliari o l’installazione di pannelli solari. Tale scheda può essere compilata anche dall’utente finale e deve riportare i dati identificativi del soggetto che ha sostenuto le spese e dell’edificio interessato, la tipologia di intervento, il risparmio di energia che ne è conseguito, il costo per il calcolo della detrazione (da trasmettere a ENEA). 6 Le spese sostenute siano tracciabili e quindi i devono essere effettuati a mezzo di bonifico. In particolare, le modalità per effettuare i pagamenti cambiano in funzione della posizione fiscale del soggetto, e quindi se questo è o meno titolare di reddito d’impresa. Nel dettaglio è previsto che:
• i contribuenti non titolari di reddito di impresa devono effettuare il pagamento delle 134
spese sostenute mediante bonifico bancario o postale (anche “on line”);
• i contribuenti titolari di reddito di impresa hanno maggiore libertà, purché la prova • • • • • • • • •
delle spese sia costituita da idonea documentazione. I pagamenti a mezzo di bonifico devono chiaramente dettagliare: la causale del versamento; il codice fiscale del beneficiario della detrazione; il numero di partita IVA o il codice fiscale del soggetto a favore del quale è effettuato il bonifico (ditta o professionista che ha effettuato i lavori). Ad ogni buon conto, alla richiesta eventuale, è necessario fornire all’Amministrazione finanziaria tutta la documentazione relativa agli interventi realizzati. In particolare, sono da conservare: il certificato di asseverazione redatto da un tecnico abilitato; la ricevuta di invio tramite internet o la ricevuta della raccomandata postale all’ENEA; le fatture o le ricevute fiscali comprovanti le spese effettivamente sostenute per la realizzazione degli interventi; per i contribuenti non titolari di reddito d’impresa, la ricevuta del bonifico bancario o postale attraverso cui è stato effettuato il pagamento.
In dieci anni, il numero maggiore di domande presentate ha riguardato involucro edilizio (soprattutto finestre e schermature) e sostituzione di generatori di calore, con numero di richieste annue ormai costante a partire dal 2014. Con riferimento ai risultati ottenuti dalle sopra esposte politiche di efficientamento del parco edilizio, secondo dati ENEA, al 2016 sono stati conseguiti risparmi per circa 1.8 Mtep (vedi figura 2.6.3). Ad oggi, più del
Figura 2.6.3. Risparmi in Mtep conseguiti tra il 2006 ed il 2016 per riqualificazione energetica (RAEE 2017).
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25% delle detrazioni richieste per ristrutturazioni sono per efficientamento energetico, con una media di oltre 3’000’000’000 di € per anno. Come visibile in figura 2.6.4, la distribuzione delle detrazioni fiscali per risparmio energetico non è omogenea in tutto il territorio nazionale, con moltissimi interventi ammessi nell’Italia settentrionale. Ai fini di queste linee guida, deve essere inoltre evidenziato che la Campania, con altre regioni del mezzogiorno, è fanalino di coda nelle domande presentate e nelle detrazioni ricevute. Negli ultimi 3 anni (nel triennio 2014-2016), la detrazione complessiva è stata di oltre 9,4 miliardi di euro, per un risparmio energetico complessivo di oltre 3.2 GWh. La sola sostituzione dei serramenti, nel triennio 2014-2016, è stata finanziata per oltre 4 miliardi di euro.
Figura 2.6.4. Investimenti per abitante, a livello regionale (a) e comunale (b) (RAEE 2017, fonte ENEA)
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L’incremento delle detrazioni al 50% per le ristrutturazioni (ora è qui incluso anche il fotovoltaico), a partire dal 2012 ne ha indotto un importante aumento (figura 2.6.5). Infine, con riferimento alla figura 2.6.6, di sintesi rispetto a quanto avvenuto in Italia da quando il risparmio energetico volontario è stato incentivato a mezzo delle detrazioni fiscali, risulta chiaro che un ruolo primario, oltre all’efficienza degli elementi di involucro edilizio, è conseguito dagli impianti termici, al cui efficienza, oltre che avere importanti effetti sui costi energetici, è particolarmente appetibile anche per la fattibilità di questi interventi, che di norma si ripagano entro pochi anni dall’investimento.
Figura 2.6.5. Confronto tra detrazioni per recupero edilizio e risparmio energetico (RAEE 2017, tabella 3.7)
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Figura 2.6.6. Storico dei risparmi energetici conseguiti attraverso le detrazioni fiscali (RAEE 2017, tabella 3.5)
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2.6.3
Fase diagnostico-conoscitiva per l’audit energetico
L’involucro edilizio costituisce l’elemento di separazione tra l’ambiente esterno, per sua natura a condizioni termo-igrometriche fortemente variabili, e l’ambiente interno, che deve invece essere caratterizzato da condizioni il più possibile stabili e rispondenti alle esigenze di comfort ambientale, in entrambe le stagioni di riscaldamento e raffrescamento. Oltre alla progettazione dell’involucro edilizio, è altrettanto importante saperne misurare le caratteristiche, con riferimento ai rilievi sul parco edilizio esistente, per poter correttamente acquisire le necessarie informazioni per la diagnosi delle prestazioni e delle criticità. In questa sezione, saranno descritte le principali tecniche, invasive o anche non distruttive, per la determinazione delle proprietà termofisiche delle strutture, con particolare riferimento alla trasmittanza termica. In generale, la metrologia è la scienza della misurazione e delle sue applicazioni e include tutti gli aspetti teorici e pratici della misurazione, processo volto a ottenere sperimentalmente uno o più valori numerici attribuiti a una grandezza. Nei processi di misura, risulta fondamentale il metodo, e quindi la descrizione dell’organizzazione logica delle operazioni. La misura può avvenire mediante lettura diretta o indiretta del valore della grandezza, e deve essere condotta, soprattutto con riferimento alla ricerca scientifica ma anche alla pratica professionale, riducendo errori ed incertezza, anche mediante metodologie innovative. Poiché le certificazioni e le attestazioni (e.g., ACE, APE) valutano la prestazione energetica dell’edificio e poiché nell’edilizia residenziale le parti opache influenzano largamente i flussi energetici tra interno ed esterno, è necessario avere informazioni sul comportamento delle pareti opache rispetto ai flussi di energia. L’acquisizione dei dati per la diagnosi energetica o attestazione di prestazione energetica di un edificio esistente o per la verifica di uno di nuova costruzione comporta ricorrenti difficoltà, tra cui la non reperibilità del progetto cartaceo, la non corrispondenza degli elaborati e delle relazioni con quanto effettivamente costruito, anche in fasi successive. In sostanza, spesso sono ignote sia la stratigrafia delle strutture che le proprietà dei materiali che le costituiscono. In questo caso, in maniera più o meno invasiva, è necessario ricorrere a misura in opera. Come detto, il primo parametro di calcolo per la valutazione di prestazioni e criticità 139
dell’involucro edilizio è la trasmittanza termica (U, W/m2K), definita come potenza termica che attraversa un componente edilizio di area unitaria, a causa di una differenza di temperatura pari ad 1 K tra ambiente interno ed esterno. Nella casistica, rispetto ad un audit energetico di involucro edilizio, sono possibili tre condizioni: a Parete nota, perché descritta in relazioni tecniche e documentazione affidabile, la qual cosa determina un semplice processo di calcolo analitico della trasmittanza mediante metodi fisico-matematici, ad esempio descritti nelle diverse versioni della norma UNI EN ISO 6946 [27]. b Stratigrafia non nota. In questo caso, sono possibili misure intrusive (es. endoscopia, estrazioni con carotaggi), finalizzate ad individuare strati e spessori, per poi procedere come al punto “a” sopra proposto. Diversamente, si può procedere mediante diretta misura della trasmittanza, con termo-flussimetria, seguendo le procedure della norma ISO 9869 [28]. c L’edificio è tipologico e quindi risulta riconducibile ad una tipologia nota e, in questo caso, una pre-valutazione delle proprietà termofisiche può avvenire, con poco dettaglio e precisione, mediante ricorso ad abachi e tabelle. Diversi approcci e attività sono possibili per la determinazione della trasmittanza termica, includendo valutazioni relative a strumenti necessari, costo dello strumento e del suo impiego, tempo necessario per svolgere l’attività, affidabilità delle valutazioni effettuate. Se le condizioni termiche alle quali è sottoposta la parete potessero essere considerate di regime stazionario, R (resistenza termica unitaria totale, m2K/W), C (conduttanza termica unitaria totale, W/m2K) ed U (trasmittanza termica, W/m2K) sarebbero ricavate attraverso semplici procedure sperimentali, attraverso la misurazione istantanea del flusso specifico e delle temperature interna ed esterna. Questa condizione è relativamente facile da riprodurre in laboratorio, ma non è praticamente mai verificata nel caso di pareti in opera. Infatti, gli edifici, nelle condizioni operative reali, sono soggetti a condizioni al contorno fortemente variabili nel tempo. Nel seguito, 140
variando strumentazione disponibile e tecnica di misura, si forniranno elementi per la comprensione delle principali indagini sperimentali che possono essere compiute sugli elementi opachi di involucro edilizio.
Endoscopie e Carotaggi Endoscopie e carotaggi sono tecniche intrusive, che consentono di determinare le stratigrafie reali dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio, richiedendo foratura dellâ&#x20AC;&#x2122;elemento edilizio, per poi
Figura 2.6.7. La misura della trasmittanza in opera o in laboratorio
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visivamente determinarne materiali e spessori mediante telecamera (endoscopia) o estrarne campione, per tutta la lunghezza, da analizzare poi in laboratorio (carotaggio). A seguito della determinazione della stratigrafia, il valore della trasmittanza può essere ricavato seguendo il procedimento indicato nella norma UNI EN ISO 6946 [27]. In particolare, l’accurata valutazione dei parametri termici stazionari (ad esempio, la trasmittanza delle strutture) e dinamici (e.g., le ammettenze termiche) caratterizzanti l’involucro edilizio, avviene secondo quanto prescritto dalla norma UNI EN ISO 6946/2008, “Componenti e elementi per edilizia – Resistenza termica e trasmittanza termica - Metodo di calcolo” [27]. Nella figura 2.6.8, di seguito proposta, si riportano foratura ed endoscopia svolti dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi del Sannio in Benevento, nell’ambito di un lavoro congiunto tra personale docente strutturista e fisico-tecnico [29].
Figura 2.6.8. Foratura ed endoscopia a Palazzo Bosco Lucarelli in Benevento [29]
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Noti materiali e spessori, il calcolo della trasmittanza avviene valutando questa come reciproco della resistenza termica, e quindi attraverso l’equazione di seguito descritta, in cui, per i coefficienti di scambio termico liminare si ricorre a valori normati, così come per le intercapedini di aria. Diversamente, gli strati non omogenei devono essere accuratamente contemplati, mediante media pesata delle conducibilità ed anche tenendo in considerazione gli effetti di ponte termico (distorsione del flusso di energia), che possono essere ingenti nei solai in latero-cemento e ancora di più nei solai con travi in ferro e pignatte. Ad ogni buon conto, conoscendo i metodi analitici di valutazione del coefficiente globale di scambio termico e le proprietà termofisiche dei materiali, desunte da tabelle e norme tecniche, perforazioni trasversali e saggi endoscopici consentono di stimare, oltre che dimensione e composizione trasversale degli elementi strutturali, anche le proprietà termiche, termofisiche e meccaniche.
Termo-flussimetria: la misura della conduttanza termica La norma ISO 9868/2014 [28] “Thermal insulation -- Building elements -- In-situ measurement of thermal resistance and thermal transmittance -- Part 1: Heat flow meter method” descrive il metodo per la misurazione delle proprietà di trasmissione termica dei componenti piani negli edifici, mediante l’impiego dei termo-flussimetri. La strumentazione si compone di un’unita di misura e controllo per la memorizzazione e acquisizione dei dati, di un sensore di flusso termico e di quattro termocoppie per la misura delle temperature superficiali delle pareti interne ed esterne. Il sistema è di solito collegato ad un computer ed è gestito con un software per l’acquisizione e la registrazione dei dati. Esempio di applicazione è riportato in Figura 2.6.9 e concerne, in un’altra indagine, il medesimo edificio in Benevento prima citato (Palazzo dell’Aquila Bosco Lucarelli in Piazza Roma), presso cui sono stati condotti, ad opera di ricercatori dell’Università degli Studi del Sannio, approfonditi studi energetici e strutturali. 143
Il protocollo consolidato per questo tipo di misura prevede posizionamento del sensore di flusso sulla superficie interna della parete e due o più sensori di temperatura sia sulla superficie interna che sulla superficie esterna della struttura. L’uso di più sensori di temperatura permette di mediare i valori, riducendo quindi l’errore allorquando le costruzioni non sono sufficientemente omogenee. Il sensore di flusso termico è costituito da una serie di termocoppie collegate in serie tra di loro. All’interno, un materiale di riempimento (solitamente plastica) determina una resistenza termica al passaggio del calore. Il sensore si presenta con le superfici di contatto piatte e la sua sensibilità è ortogonale alle superfici stesse, effettuando una misura monodimensionale del flusso termico. Il principio di funzionamento del sensore è quello della termopila: esiste una proporzionalità diretta tra flusso termico e differenza di potenziale.
Figura 2.6.9. Termo-flussimetria a Palazzo Bosco Lucarelli in Benevento [30]
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Una misura termo-flussimetrica comporta un disturbo significativo al fenomeno da misurare, per la presenza di resistenze termiche aggiuntive, per resistenze di contatto, per differenti proprietà spettrali della superficie. Per ridurre le fonti di errore è necessario, pertanto, che il sensore abbia una superficie sufficientemente estesa. La presenza di resistenze termiche aggiuntive e differenti determina distorsioni delle superfici isoterme, dovute alla resistenza introdotta dal sensore, così come effetti di bordo che alterano la misura. Ancora, la presenza di resistenze di contatto deve essere considerata nel montaggio della sonda per la misura del flusso termico sulla parete e, infine, le caratteristiche spettrali del sensore dovrebbero essere tali da determinare medesimo coefficiente di riflessione a assorbimento, soprattutto per misure diurne in presenza di radiazione solare. In generale, il comportamento reale dei componenti edilizi si discosta dalle ipotesi di misura. Tra i motivi di questo diverso comportamento vi è la presenza di flusso termico non monodimensionale (a causa di ponti termici), la difficoltà (o impossibilità) di riprodurre condizioni termiche stazionarie, gli effetti di accumulo termico, le variazioni delle proprietà termiche dei materiali (invecchiamento e condensa), l’irraggiamento solare sulle superfici. Al fine di ridurre l’errore di misura, le sonde devono essere posizionate in una zona accuratamente scelta, lontana da ponti termici e da punti in parete in cui il flusso termico è accentuano o distorto. Come vedremo nel seguito, tale cautela può essere posta in essere mediante una precedente valutazione attraverso uso di una termo-camera ad infrarossi. Altresì, nella termoflussimetria, è necessario garantire ottima adesione dei sensori alla parete, mediante paste conduttive per ridurre la resistenza termica di contatto. Altra precauzione consiste nel rivestire il sensore con materiali le cui caratteristiche ottiche sono simili a quelle della superficie di cui si vuole rilevare la temperatura superficiale. Come anticipato, per una buona misura, occorre effettuare preliminarmente una termografia, in modo da predisporre opportunamente le sonde in parete. Ancora, risulta necessario riscaldare (nel periodo invernale) o raffrescare (nel periodo estivo) gli ambienti interni, in modo da avere sufficiente differenza di temperatura tra ambiente interno ed esterno, la qual cosa migliora l’accuratezza della misura e, infine, è opportuno ribadire che la radiazione solare altera la misura, cosicché le misurazioni di trasmittanza termica dovrebbero essere effettuate su componenti le cui superfici sono 145
esposte a nord oppure, al limite, ombreggiate. I risultati ottenibili con l’utilizzo di un termo-flussimetro sono in genere buoni. In particolare, la bibliografia colloca valore degli errori tra l’1 % e il 15%, con un valore medio dell’8%. La valutazione delle prestazioni in opera delle pareti comporta inevitabilmente lo studio di sistemi in regime transitorio. È quindi necessario analizzare i dati raccolti con opportune tecniche. In letteratura, a tal fine, si propongono due metodologie e quindi: a) Metodo delle medie progressive, b) Metodo dell’identificazione “black box”. La principale differenza tra i due metodi di analisi consiste nel numero di misure necessarie per compiere valutazioni affidabili: maggiore è il numero di misurazioni, maggiore è l’affidabilità dei risultati. Gli edifici nelle condizioni operative reali sono soggetti a condizioni al contorno fortemente variabili nel tempo, e ciò induce nella pratica ad utilizzare al posto delle grandezze istantanee i valori medi, valutati ad istanti di tempo discreti, in un periodo sufficientemente lungo. Il metodo delle medie progressive consiste nel calcolare la trasmittanza termica utilizzando, ad ogni istante, anziché i valori istantanei di flusso e temperatura, la media progressiva dei valori di flusso e di temperature rispetto a tutti gli istanti precedenti. In questo modo, il valore calcolato tende ad approssimare asintoticamente quello che meglio rappresenta il comportamento della struttura. In funzione delle temperature misurate, dell’aria o delle superfici liminari della parete, si procede al calcolo della trasmittanza termica o della conduttanza dell’elemento (che non tiene conto delle resistenze liminari a irraggiamento e convezione). Nella pratica è più agevole e affidabile effettuare il rilievo in opera della conduttanza. La termo-flussimetria è quindi una tecnica di misura che fornisce prestazioni affidabili, ma presenta il difetto di richiedere periodi di monitoraggio lunghi per garantire l’ottenimento di valori medi significativi. Secondo la ISO 9868/1994, una serie di condizioni consentono di determinare l’affidabilità della misura. Tra queste, il calcolo della conduttanza (o trasmittanza) può ritenersi concluso quando la durata del test ha superato le 72 ore (la qual cosa consente di superare i problemi di misura connessi ai transitori termici), e allo stesso modo è stabilito che il valore misurato alla fine del test non si discosti del ±5% rispetto al valore ottenuto alle 24 ore precedenti. Come detto, ma è opportuno ribadirlo, una cautela adottata dalle strumentazioni più 146
evolute prevede che si usino più sensori di temperatura. In questo modo, si effettua una misura su più punti della parete in esame ed è pertanto possibile mediare eventuali errori dovuti alla disomogeneità della parete stessa. In alternativa alla “medie progressive”, può essere utilizzato il metodo black box, che, senza presupporre la conoscenza del sistema fisico in esame, guarda solo le serie temporali dei dati di ingresso (temperature interna ed esterna) e di quelli in uscita (il flusso termico). Dai dati poi si risale, con un metodo statistico, alle caratteristiche fisiche della parete, determinando il valore numerico della conduttanza.
Prove di laboratorio Oltre alle prove in-situ, e quindi condotte direttamente sull’edificio, sono possibili le prove di laboratorio. In particolare, la norma UNI EN ISO 8990/1996 “Determinazione delle proprietà di trasmissione termica in regime stazionario. Metodo della doppia camera calibrata e della doppia camera con anello di guardia” [31] descrive procedimenti e principi per la progettazione dei sistemi di misura atti alla quantificazione e valutazione della trasmissione del calore in regime stazionario in componenti edilizi. Le proprietà che possono essere misurate sono la trasmittanza termica e la conduttanza termica, ottenibili con due metodi alternativi, rispettivamente il metodo della doppia camera calibrata e il metodo della doppia camera con anello di guardia. In entrambi i casi, il provino (sufficientemente grande da riprodurre una porzione significativa di muro o struttura orizzontale) è posto a cavallo tra una camera fredda ed una calda, e le misure sono effettuate mantenendo le temperature delle camere costanti. Ovviamente, includendo o escludendo le resistenze liminari rispettivamente, la determinazione della trasmittanza richiede conoscenza della temperatura dell’ambiente caldo e dell’ambiente freddo, mentre la conduttanza è calcolata conoscendo le temperature alle due facce del provino. Con riferimento alle prove di laboratorio in edilizia, va notato che la gran parte delle murature presenta grosse disomogeneità, che influenzano la densità di flusso termico, che non può quindi essere considerato monodimensionale né uniforme. Precauzioni per limitare l’errore di misura consistono nell’usare provini asciutti, poiché la umidità altera la conducibilità dei materiali, o comunque la misurazione deve essere effettuata controllando i flussi di vapore. 147
Termografia Ogni oggetto emette energia sotto forma di radiazione elettromagnetica, di intensità e frequenza dipendenti dalla temperatura dei corpi, dalla struttura del corpo e dalla sua emissività. La termografia all’infrarosso, comunemente utilizzata in edilizia per misure qualitative (ad esempio, valutare dove è congruo effettuare una termo-flussimetria) e non quantitative, è una tecnica di misura di temperatura a distanza. La misura a distanza viene effettuata tramite un termografo o termo-camera, una strumentazione che rileva l’energia elettromagnetica emessa nella banda dell’infrarosso da un oggetto e la converte in un segnale elettronico. In generale, la termografia è considerata una tecnica diagnostica propria della fase conoscitiva, non distruttiva né invasiva, in grado di rilevare la temperatura degli oggetti mediante misurazione della radiazione infrarossa spontaneamente emessa. Misurando la radiazione nel campo dell’infrarosso dello spettro elettromagnetico, rilevata dalla termo-camera, e attribuendo un valore di emissività ai corpi, indirettamente si ricava il valore della loro temperatura superficiale, secondo ben noti meccanismi e leggi base dell’irraggiamento. Le misure termografiche consentono la visualizzazione di valori assoluti e variazioni di temperatura, indipendentemente dalla illuminazione nel campo del visibile degli oggetti. In edilizia, queste sono descritte e regolate dalla norma UNI EN 13187 [32]. Mediante la rilevazione della temperatura superficiale dell’involucro edilizio, la termografia consente di verificare una serie di informazioni e rilevazione di criticità presenti o meno, quali una buona esecuzione dell’isolamento termico, la rilevazione dei ponti termici, la presenza di umidità, il passaggio di tubazioni e canali, l’isolamento termico delle reti aerauliche e idroniche, così come eventuale perdite di fluido, rotture di pluviali, infiltrazioni. Con riferimento al complesso di San Vittorino dell’Università degli Studi del Sannio, in [33] sono riportate informazioni dettagliate sugli scopi della termografia come strumento di indagine preliminare, finalizzato, in una fase successiva, a condurre analisi più approfondite mediante termo-flussimetria (figura 2.6.10). Come accennato, la termografia rileva anche difetti nella tenuta all’aria dell’edificio, in quanto i flussi di aria a diversa temperatura determinano, per convezione, anomalie delle temperature superficiali. Particolarmente utile è abbinare il test “blower door” 148
Figura 2.6.10. Indagini presso il complesso di San Vittorino, Benevento, per la determinazione del ponte termico al pilastro d’angolo [33]: a) termografia e b) termo-flussimetria
di permeabilità all’aria alla termografia per individuare dove sono realmente i difetti di costruzione che causano infiltrazioni di aria esterna e quindi flussi convettivi incontrollati. La termografia, e di conseguenza le termo-camere, sfruttano due bande dello spettro, raggruppate per lunghezze d’onda (3 - 5 μm > short waves, 8 - 12 μm > long waves), rilevando le associate frequenze e assegnando ad ogni temperatura calcolata un valore ed un colore. Il passaggio tra misura della radiazione emessa e attribuzione della temperatura ad un corpo può essere inficiato da diversi errori, tra cui un’errata valutazione della emissività della superficie misurata, presenza di riflessioni delle superfici circostanti, misura effettuata con un angolo non adeguato tra sensore ed edificio, condizioni non idonee di umidità relativa e temperatura ambiente. Una corretta termografia deve basarsi su accorgimenti. Ad esempio, è opportuno scegliere sempre un punto di riferimento (porzione di superficie) sul quale misurare la temperatura mediante sensori di contatto, per poi confrontare tale valore con quello fornito dalla termo-camera, aggiustando l’impostazione numerica del valore della emissività attribuita dallo strumento fino ad eguagliare la rilevazione della termocoppia e quella della termo-camera. Il valore di emissività che garantirà tale eguaglianza, sarà quello dell’oggetto di riferimento. A tal fine, è necessario che la temperatura ambiente non sia troppo prossima a quella dell’oggetto di riferimento. 149
Altre precauzioni consistono nel posizionamento della termo-camera in angolazione perpendicolare all’oggetto da misurare. Un altro importante aspetto da valutare nelle termografie concerne l’incidenza e la capacità di alterazione della misura, da parte di altri parametri ambientali, tra cui la temperatura ambiente, la umidità relativa, la distanza tra termografo ed edificio. È opportuno ricordare che le misure effettuate da termo-camere non danno indicazioni puntuali e di dettaglio. Diversamente, queste sono misure riferite a estese porzioni di edificio, di valenza qualitativa (omogeneità, aree di maggiore dispersione, valutazioni di infiltrazioni, scarso isolamento o rottura di tubazioni di fluido-termovettore). Tra i vantaggi della termografia, si annoverano la velocità di esecuzione, la possibilità di operare misurazioni senza interrompere processi, vivibilità, cicli produttivi negli edifici. Di contro, come strumento di diagnosi quantitativa, la misura non può ritenersi sufficientemente utile. Altre limitazioni consentono i costi della strumentazione, la necessaria alta qualificazione degli operatori (ad esempio, è necessario variare la emissività impostata dei materiali, in funzione della loro natura materica), errori significativa allorquando l’emissività dei materiali è particolarmente bassa (taluni metalli), la necessità di schermare il sensore dalla emissione dell’ambiente circostante.
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2.6.4
Simulazione delle prestazioni energetiche del sistema edificio-impianti
La L. 90/2013, recante “Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia per la definizione delle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale”, ribadisce che alla base della valutazione della prestazione energetica di un edificio, intesa come domanda di energia per la climatizzazione invernale ed estiva degli ambienti, è necessaria una accurata diagnosi energetica, cioè un’individuazione critica e documentata degli usi finali e dei consumi dell’edificio oggetto di studio, volta ad individuare e quantificare le opportunità di risparmio quale vero e proprio studio di fattibilità energetico/economico della ristrutturazione dell’edificio. Le diagnosi energetiche sono operate attraverso una procedura sistematica finalizzata alla conoscenza degli usi finali di energia e all’individuazione e all’analisi di eventuali inefficienze e criticità energetiche dell’edificio e degli impianti presenti. In generale, il fabbisogno di un edificio può essere calcolato su base oraria, mensile o annuale, attraverso valutazioni più o meno dettagliate, laddove la scelta del livello di approfondimento dipende dagli obiettivi del calcolo e dalla complessità dell’edificio. In particolare la norma UNI EN ISO 13790/2008 [34] “Prestazione energetica degli edifici- Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento” - distingue diversi tipi di valutazione energetica da calcolo, così come riportati nella seguente tabella 2.6.1.
Tabella 2.6.1. Differenti tipologie di calcolo per la valutazione energetica
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Da questa classificazione, si evince chiaramente che quando lo scopo della valutazione è quello di ottenere un permesso di costruzione o confrontare le prestazioni di diverse costruzioni (vale a dire, Attestato di Prestazione Energetica), si dovrebbe usare uno dei primi due metodi. Infatti, per rendere possibile un confronto coerente, bisogna adoperare le stesse condizioni al contorno (soprattutto per quanto riguarda i profili di occupazione, le caratteristiche delle apparecchiature installate, la ventilazione, le condizioni impostate di comfort). Diversamente, una diagnosi energetica, punto di partenza imprescindibile per la progettazione di interventi di riqualificazione energetica di un edificio, richiede una valutazione adattata all’utenza, i cui dati di ingresso sono riferiti al sistema edificio-impianti nelle sue reali condizioni di progettazione e funzionamento. Questo comporta che la diagnosi energetica necessita di misure (insitu) e rilievi (sopralluoghi e ispezioni) che dovrebbero essere effettuati in maniera affidabile ed in condizioni rappresentative del normale esercizio e, ove significativo, in condizioni ambientali corrette. • Fase 1 - caratterizzazione energetica dell’edificio. Il rilievo dei parametri significativi del sistema edificio-impianti è condotto valorizzando i documenti preliminari necessari all’analisi, nonché attraverso ispezione diretta; • Fase 2 - simulazione dinamica tramite modello energetico dell’edificio. Il calcolo dei fabbisogni energetici dell’involucro edilizio e gli utilizzi di energia primaria per gli impianti elettrici, d’illuminazione, di climatizzazione estiva ed invernale, produzione di acqua calda sanitaria e trattamento dell’aria è condotto attraverso un modello di simulazione termo-energetica dinamica dell’edificio. L’esito della diagnosi energetica presentata consentirà, in sintesi, di valutare il fabbisogno caratteristico del sistema fabbricato-impianto e di individuare degli indicatori specifici di richiesta di energia primaria (kWh/m2 o kWh/m3), rappresentativi della prestazione energetica dell’edificio su cui basarsi per un eventuale successivo lavoro di riqualificazione energetica dell’edificio. Analisi termo-energetica semi-stazionaria: la prestazione energetica degli edifici calcolata secondo le specifiche tecniche UNI TS 11300 La metodologia di calcolo di seguito descritta, ampiamente richiamata dalla legislazione 152
italiana precedente ed attuale, come in precedenza presentata, è centrata intorno alle prime 4 parti delle specifiche UNI TS 11300 (Prestazioni energetiche degli edifici), come di seguito citate, e con riferimento alle ultime versioni.
• UNI TS 11300:2014 – Parte I [15]: Determinazione del fabbisogno di energia dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale”;
• UNI TS 11300:2014 - Parte 2 [16]: Determinazione del fabbisogno di energia primaria • • • •
e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l’illuminazione in edifici non residenziali UNI TS 11300: 2010 - Parte 3 [17]: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva UNI TS 11300-4:2016 - Parte 4 [18]: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria” UNI TS 11300-5:2016 - Parte 5 [35]: Calcolo dell’energia primaria e della quota di energia da fonti rinnovabili UNI TS 11300-6:2016 - Parte 6 [36]: Determinazione del fabbisogno di energia per ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili”.
Con riferimento alle succitate modifiche 2014 delle parti 1 e 2, sono introdotte importanti variazioni alle procedure di calcolo, ad esempio relativamente alla stima dei ponti termici (calcolo agli elementi finiti), valutazione del calore latente oltre che sensibile, nuove definizioni dei periodi di calcolo di riscaldamento e raffrescamento e nuove modalità per la valutazione delle portate di ventilazione naturale. Analogamente, con riferimento agli impianti, novità concernono i sistemi ad aria, i recuperatori di calore, la ventilazione meccanica, il recupero termico e il consumo per l’illuminazione artificiale. Facendo un passo indietro, la norma UNI TS 11300-1, in sintesi, fornisce la procedura di calcolo e i dati d’ingesso, per calcolare:
• lo scambio termico per trasmissione e ventilazione dell’edificio, quando viene riscaldato o raffrescato a temperatura interna costante;
• il contributo, al bilancio termico dell’edificio, da parte delle sorgenti di energia interne e solari;
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• i fabbisogni annui di energia per il riscaldamento e il raffrescamento, al fine di mantenere le temperature prefissate di regolazione all’interno dell’edificio.
Per le procedure di design rating e asset rating, si considerano temperature interne fisse in relazione alla categoria d’edificio. Ad esempio, rispettivamente per la stagione invernale ed estiva, le temperature interne di progetto nelle abitazioni sono 20 e 26 °C. Anche per gli apporti interni si assumono valori in relazione alla categoria di edificio. I dati d’ingresso per effettuare i calcoli hanno in conto diversi fattori, quali le caratteristiche tipologiche dell’edificio (volume lordo e volume netto dell’ambiente climatizzato, superfici di tutti i componenti dell’involucro, tipologie e dimensioni dei ponti termici, etc.), le caratteristiche termofisiche e costruttive dell’edificio (trasmittanza termica dei componenti dell’involucro edilizio, capacità termica areica dei componenti della struttura dell’edificio, trasmittanza di energia solare totale dei componenti trasparenti, etc.), i dati climatici (medie mensili della temperatura esterna e irradianza solare totale), i dati relativi alle modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio. In generale, la procedura di calcolo si articola in alcuni step successivi fondamentali, che comprendono la definizione dei confini dell’insieme degli ambienti climatizzati e non dell’edificio, la definizione delle condizioni climatiche esterne e delle temperature interne, il calcolo mensile e per ogni zona dell’edificio, i fabbisogni netti di energia per il riscaldamento e raffrescamento, e l’aggregazione dei risultati relativi ai diversi mesi ed alle diverse zone servite dagli stessi impianti. Più in dettaglio, per ogni zona dell’edificio, e per ogni mese, la specifica tecnica consente il calcolo dei fabbisogni di energia termica per il riscaldamento e per il raffrescamento, contemplando anche lo scambio termico verso gli ambienti non climatizzati o a differente temperatura. A valle di questa breve presentazione del metodo di calcolo riportato dalla norma, come detto derivazione nazionale di procedure europee, si deve osservare che l’applicazione di tale metodologia comporta che gli indicatori di prestazione del sistema edificio-impianti siano calcolati secondo procedure concettualmente semplici, le quali consentono solo la valutazione di una prestazione energetica ‘convenzionale’ e non ‘reale’ (o realistica). Più in dettaglio, secondo quanto previsto dall’attuale legislazione energetica italiana, tali procedure possono essere utilizzate per: valutare il rispetto di regolamenti espressi in 154
termini di obiettivi energetici, confrontare le prestazioni energetiche di varie alternative progettuali per un edificio in progetto, indicare un livello convenzionale di prestazione energetica degli edifici esistenti. Viene poi precisato che la stima dell’effetto di possibili misure di risparmio energetico su un edificio esistente con tali metodologie può essere solo “approssimativa”. La seconda parte della specifica tecnica UNI TS analizzata fornisce dati e metodi per la determinazione di:
• fabbisogno di energia utile per acqua calda sanitaria; • rendimento dei sottosistemi dell’impianto e rendimento globale medio stagionale; • fabbisogno annuo di energia primaria per la climatizzazione invernale e per la preparazione di acqua calda sanitaria.
Le suddette applicazioni trovano riscontro in due tipi di valutazione energetica: • •
valutazione di calcolo; valutazione basata sul rilievo dei consumi con modalità standard.
In dettaglio, la prima tipologia di valutazione prevede il calcolo del fabbisogno energetico e si differenzia, come nella prima parte della specifica tecnica, in:
• valutazione di progetto: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati di progetto;
•
•
per le modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e dell’impianto si assumono valori convenzionali di riferimento. Questa valutazione è eseguita in regime di funzionamento continuo; valutazione standard: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati relativi all’edificio e all’impianto reale, come costruito; per le modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e dell’impianto si assumono valori convenzionali di riferimento. Questa valutazione è eseguita in regime di funzionamento continuo; valutazione in condizioni effettive di utilizzo: il calcolo viene effettuato sulla base dei dati relativi all’edificio e all’impianto reale, come costruito; per le modalità di occupazione e di utilizzo dell’edificio e dell’impianto si assumono valori effettivi 155
di funzionamento. Questa valutazione è eseguita nelle condizioni effettive di intermittenza dell’impianto. In questa sede non è approfondita, per ragioni di brevità, la “Valutazione basata sul rilievo dei consumi con modalità standard”, prevedendo questa non il calcolo ma il “rilievo” delle fatturazioni di energia, e quindi esula da questa breve guida relativa ai metodi simulativi. Come citato nel seguito, tale azione potrà essere usata per calibrare i modelli di calcolo propri della simulazione dinamica. In particolare, ai fini di diagnosi energetica, si può procedere con la valutazione in condizioni effettive di utilizzo integrata con il rilievo dei consumi. Affinché i dati di consumo rilevati possano essere correttamente utilizzati come dati di confronto, è necessario definire dei criteri unificati per attribuire i consumi al periodo di tempo prefissato e modalità, anch’esse unificate, per convertire i consumi in portate volumetriche o di massa - abbinate a livelli termici - negli equivalenti energetici. Ai fini del calcolo delle prestazioni energetiche, gli impianti di climatizzazione si considerano suddivisi in sottosistemi, ciascuno dei quali caratterizzato da un rendimento, da perdite e dispersioni ed eventuali richieste per il funzionamento degli ausiliari. In particolare, la norma contempla “almeno” i seguenti sottosistemi, ciascuno dei quali caratterizzato da uno specifico rendimento: a) sistema di regolazione, b) sistema di distribuzione, c) sistema di generazione, d) sistema di emissione. Per eventuali sistemi di accumulo, le perdite si calcolano in funzione delle caratteristiche geometriche e termo-fisiche dell’accumulatore e dei livelli termici del fluido termovettore. Senza entrare ulteriormente nel merito della norma tecnica, si riportano solo i principi secondo i quali la norma è redatta, e quindi la valutazione del fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento e la climatizzazione invernale. Nonostante tutti i limiti legata alla trasmissione del calore non compiutamente valutate così come alle condizioni al contorno simulative convenzionale e non reali, i metodi di calcolo semi-stazionari prevedono una serie di vantaggi, tra cui la rimozione di “gradi di libertà” per il certificatore (o attestatore) energetico, e l’ottenimento di un risultato, in termini di prestazione energetica, convenzionale (che consente minore discrezionalità). Per ragioni di brevità, si omette descrizione delle successive 4 parti delle specifiche tecniche della serie UNI TS 11300, dedicate al raffrescamento estivo e prestazioni dei 156
relativi impianti, valutazione delle fonti rinnovabili, altri usi energetici, tra cui ascensori e scale mobili. Analisi termo-energetica dinamica degli edifici L’analisi termo-energetica dinamica rappresenta un’evoluzione, ancora più spinta, di un’analisi “tailored” [37]. Tale metodo di valutazione contempla le reali condizioni di uso di edifici ed impianti, la variabilità delle condizioni climatiche e delle destinazioni d’uso.
Figura 2.6.11. Step ed interazioni per una analisi termo-energetica dinamica calibrata rispetto a dati reali
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Nell’applicazione ad edifici esistenti, un layout esemplificativo della procedura da attuarsi per portare a corretto compimento una diagnosi energetica affidabile, calibrata e autorevole, è proposta nella figura 2.6.11. In particolare, è contemplato il continuo transitorio termico che interessa un edificio. La risoluzione dei bilanci energetici, con passo sub-orario, esteso all’intero anno, può avvenire secondo diversi metodi numerici:
• • • • • •
Metodo delle Ammettenze Metodo delle Impedenze Metodo delle Funzioni di Trasferimento (CTF, Conduction Tranfer Function) Metodo del Bilancio Termico (HBM, Heat Balance Method) Metodo delle Serie Radiative Temporali (RTS, Radiant Time Series) Metodo alle differenze finite (CONFD, Conduction finite difference)
Diagnosi energetiche accurate, volte alla ricostruzione di scenari prestazionali degli edifici più attendibili, basate su algoritmi di trasmissione del calore operanti in transitorio, e tali da adottare reali o realistiche condizioni al contorno simulative (uso effettivo dell’edificio e degli impianti), richiedono una metodologia di calcolo dinamica. Infatti, mentre una valutazione in accordo alla metodologia precedentemente illustrata fa riferimento a condizioni climatiche medie mensili e a carichi interni o a contributi dovuti alla radiazione solare standard anche essi mediati, invece la simulazione dinamica tiene conto delle variazioni orarie del clima, dei carichi interni e dell’irraggiamento solare. Soprattutto quando si richiede di valutare le prestazioni durante la stagione estiva, questo tipo di simulazione è l’unico strumento che consente di modellare in modo efficace l’edificio e ricostruire il fabbisogno energetico, in quanto l’inerzia termica dell’involucro edilizio e quindi la risposta temporale ad un cambiamento climatico esterno non possono essere descritti con metodi di calcolo medi mensili. A titolo esemplificativo, nella valutazione in regime dinamico entrano in gioco diversi parametri che nel regime stazionario, diversamente, sono completamente trascurati. Ad esempio, nei calcoli stazionai, si attribuisce alla sola resistenza termica l’effetto di attenuazione della trasmissione del calore, trascurando la capacità termica dell’involucro esterno, dovuta alla diversa disposizione dei materiali e più in generale a conducibilità, spessori e calori specifici dei materiali. Nelle simulazioni energetiche avanzate sono utilizzati vari codici BEPS (Building Energy Performance Simulations) e tra questi, i due codici 158
maggiormente accreditati presso la comunità scientifica internazionale sono EnergyPlus [38], TRNSYS [39], DOE-2 [40], ESP-r [41] IDA-ICE [42], etc.. La gran parte di questi codici è organizzata su architetture sostanzialmente simili. Di solito, in una prima sezione viene richiesta la creazione del modello, necessaria per la definizione delle proprietà termofisiche dell’involucro edilizio, attraverso la caratterizzazione delle superfici opache e di quelle trasparenti. A tale operazione segue poi la programmazione dei carichi endogeni (persone, luci e apparecchiature installate) e la costruzione dell’impianto asservito. In quest’ultima fase, avviene anche il caricamento dei dati climatici, orari, basati sulle ricostruzioni, giorno per giorno, ora per ora, di valori medi misurati o calcolati per una serie di annualità. L’algoritmo di risoluzione più comunemente adottato nei codici BEPS è basato sulla risoluzione di funzioni di trasferimento della conduzione (CTF), che rendono possibile la valutazione dei carichi termici che caratterizzano l’edificio, dell’energia richiesta dal HVAC (Heating Ventilating and Air-Conditioning System) e delle condizioni di comfort realizzabili all’interno. Alcuni simulatori di energia - tra cui lo stesso EnergyPlus - rendono disponibili invece anche algoritmi basati sul metodo delle differenze finite. I codici dunque implementano i bilanci energetici attraverso una serie di equazioni matematiche che possono essere suddivise in due gruppi principali, relativi alla risoluzione di algoritmi inerenti le superfici che delimitano l’edificio (pareti, tetto, solai, finestre, e, in generale, tutte le superfici che compongono l’involucro dell’edificio) o ai bilanci sull’aria indoor. I motori di simulazione sono costituti da un sistema complesso di vari moduli e risolutori numerici, che cooperano per valutare l’energia necessaria per il riscaldamento, la ventilazione ed il raffrescamento degli edifici, risolvendo i bilanci di energia quando il sistema è sottoposto a diverse condizioni ambientali e di funzionamento. La procedura iterativa prevede un continuo scambio di informazioni tra i diversi moduli in parallelo, in modo che i carichi calcolati, in riferimento agli intervalli di tempo specificati dall’utente, siano trasferiti al modulo di simulazione del sistema edificio, in riferimento allo stesso intervallo di tempo. Per ottenere risultati attendibili è necessaria una definizione dettagliata di tutte le condizioni al contorno, in quanto l’architettura interattiva risulta piuttosto complessa. Nel caso di EnergyPlus [38], tra i più potenti motori di simulazione, a licenza libera, il gestore della simulazione consiste nella sezione di supervisione del codice numerico, che stabilisce e controlla le interazioni simultanee tra gli altri 159
strumenti e sotto-moduli di simulazione. In dettaglio, un “simulation manager” guida lo scambio di dati e le iterazioni tra il risolutore del bilancio termico e i vari sotto-moduli relativi alle simulazioni del sistema HVAC (cioè caldaie, refrigeratori, pompe, ventilatori e tutti gli ausiliari) e amministra le attività del risolutore, fornendo e gestendo le condizioni al contorno in ingresso, nonché i dati in uscita. Come sopra brevemente accennato, relativamente agli algoritmi per la simulazione numerica delle prestazioni degli edifici (Building Energy Performance Simulation, BEPS), è possibile distinguere essenzialmente modelli di calcolo basati sulle funzioni di trasferimento (Transfer Function Method, TFM) e modelli operanti secondo “discretizzazione”, tra cui i modelli alle differenze finite, volumi ed elementi finiti. Una funzione di trasferimento è un algoritmo in grado di legare le sollecitazioni (es. temperature, flussi termici), indotte su un sistema, con la risposta del sistema stesso. Nel metodo TFM vengono utilizzate:
• funzioni di trasferimento della parete (CTF, Conduction Transfer Function) per il
calcolo del flusso termico trasmesso per conduzione all’interno delle varie strutture d’involucro edilizio, funzioni di trasferimento ambiente (RTF, Room Transfer Function), per valutare il flusso termico convettivo che interessa l’aria indoor, funzioni di trasferimento impianto (SATF, Space Air Transfer Function), per valutare la potenza termica addotta/sottratta dall’impianto di climatizzazione.
• •
In recenti versioni del manuale ASHRAE Handbook – Fundamentals [43], al metodo TFM è stato sostituito un metodo che fa uso delle sole funzioni di trasferimento CTF per la valutazione del flusso termico trasmesso per conduzione attraverso l’involucro in regime dinamico. Un esempio di funzione di trasferimento, come implementata in EnergyPlus [38], è riportato nella seguente equazione, in cui il flusso termico è correlato a quello omologo, ai time-step precedenti, alla temperatura superficiale interna ed esterna, alle temperature superficiali interne agli istanti precedenti. nz
.
nz
nq
j =1
j =1
q (t ) = − Z oTi , t − ∑ Z j Ti , t − jδ +YoTo , t + ∑ Y jTo , t − jδ + ∑Ø j qki'' , t − jδ '' ki
160
j =1
Stante la correttezza della formulazione fisico-matematica di cui sopra, il problema è determinare i coefficienti Xj, Yj, Zj delle funzioni di trasferimento. I codici per la simulazione termo-energetica dinamica operano in due modi: a) Rappresentazione in spazio di stato a tempo continuo, b) soluzione mediante trasformata/anti-trasformata di Laplace. Ricorrendo alla rappresentazione in spazio di stato, attraverso l’algebra matriciale, non si considera il vettore “variabili di stato” e gli output (i flussi termici) sono correlati al vettore di input (le temperature superficiali) e alla storia temporale di input e output. Le funzioni di trasferimento della conduzione si possono considerare un efficace metodo per valutare gli scambi energetici, poiché legano i flussi di energia (che interessano ogni faccia dell’involucro edilizio) ai livelli di temperatura, attuali e precedenti, e ai fenomeni di scambio termico, in modo da rendere possibile la valutazione dei fenomeni di accumulo di energia in parete. Tuttavia, tale metodo numerico di risoluzione, sebbene molto potente, diventa progressivamente più instabile quando diminuisce il numero di intervalli di tempo, per cui devono essere garantiti sufficienti time-step simulativi per ogni ora. Allo stesso modo, in strutture massive, il metodo inizia a perdere di accuratezza. Ancora, Nessun metodo basato sulle funzioni di trasferimento consente di conoscere il campo di temperature entro il muro. Se ciò dovesse essere richiesto, sarà necessario utilizzare altri metodi numerici, più onerosi dal punto di vista dei tempi computazionali e della potenza di calcolo. Nei metodi ai volumi finiti, il sistema continuo oggetto di analisi, il dominio, viene suddiviso in un insieme di porzioni discrete (volumi di controllo), a ciascuna delle quali è applicata una serie di equazioni di bilancio (conservazione della massa, conservazione dell’energia, conservazione della quantità di moto). In tale approccio, è possibile migliorare la soluzione migliorando la discretizzazione del dominio: l’aria interna ad un ambiente può ad esempio essere considerata come un unico volume di controllo (perciò con proprietà quali la temperatura, umidità e concentrazione di inquinanti uniformi) oppure suddivisa in molteplici volumi di controllo per studiarne ad esempio la stratificazione termica (attraverso meshes, e quindi opportune griglie di calcolo). Questa seconda possibilità, propria delle analisi CFD, risulta utile nel caso della determinazione del flusso termico scambiato per conduzione attraverso una parete, poiché possono essere determinati i valori di temperatura e i flussi termici in corrispondenza delle separazioni tra un volume e l’altro, ovvero all’interno della parete. Tale modello è quello adottato ad esempio dal software ESP-r [41]. Ad oggi, le simulazioni termo-energetiche dinamiche, 161
quando opportunamente calibrate, sono alla base delle diagnosi energetiche più accurate, atte a valutare le prestazioni del sistema edificio/impianto, sia per quanto riguarda le condizioni microclimatiche realizzabili che le richieste di energia. Su tale quadro conoscimento, è poi possibile valutare, ottimizzare e testare, la fattibilità di diverse misure di efficientamento energetico. Naturalmente, tutti i risultati si riferiscono ad un singolo nodo che rappresenta un’intera zona termica (approccio zero-dimensionale). Pertanto, quando è richiesta un’analisi non nel dominio del tempo, bensì nel dominio spaziale, l’uso della fluidodinamica computazionale rimane l’unico metodo di analisi per una simulazione affidabile.
162
2.6.5 Interventi di efficienza energetica per la riqualificazione dell’edilizia residenziale Si propone una panoramica sugli interventi di efficienza energetica più comuni per la riqualificazione dell’edilizia residenziale, con particolare riferimento ad edifici condominiali.
2.6.5.1 Isolamento termico degli edifici esistenti. Tecnologie, materiali, interventi su pareti verticali e coperture L’isolamento termico delle costruzioni, che come vedremo può essere effettuato con rivestimento esterno, interno, o con materiale isolante insufflato in intercapedine, è alla base di numerosi vantaggi che vanno oltre il naturale conseguimento di un microclima maggiormente confortevole in inverno e, in generale, in tutte le stagioni all’interno degli edifici, migliorando resistenza e inerzia termica dell’involucro edilizio. L’isolamento termico porta in primo luogo ad una notevole riduzione dei costi energetici per il riscaldamento e, in taluni casi, anche in raffrescamento [44].
Figura 2.6.12. Tecnologie di isolamento termico
163
Soprattutto con riferimento agli edifici intelaiati in calcestruzzo armato, caratterizzati da notevoli ponti termici strutturali, isolare dall’esterno solitamente consente anche un aumento di valore degli edifici, in virtù dei migliorati parametri di efficienza energetica raggiunti, oggi fondamentali e regolamentati in ogni stato della Unione Europea. Facendo un passo indietro, con la dizione ‘’cappotto termico’’, si intende l’installazione di materiale isolante sul lato esterno di muri perimetrali dell’edificio e/o della copertura, con il fine di ridurre le dispersioni termiche e quindi conseguire il vantaggio di una minore reintegrazione di energia termica in ambiente, che si traduce in un risparmio sui costi energetici ed economici di riscaldamento. Come noto, il flusso termico attraverso le pareti è diretto verso l’esterno nei periodi freddi, verso l’interno nei mesi estivi, in particolare nelle ore in cui la temperatura superficiale esterna della parete è superiore a quella interna. Soluzioni per ridurre questo naturale fenomeno consistono innanzitutto nel limitare la trasmissione di energia termica attraverso l’involucro degli edifici. L’isolamento a cappotto, allorquando possibile (e quindi, assenza di vincoli storici, architettonici, geometrici, ad esempio dovuti ad un’elevata articolazione delle facciate) rappresenta indubbiamente la tecnologia di isolamento più efficace, consentendo l’eliminazione dei ponti termici, rappresentati da quelle zone nella struttura dell’edificio che, per forma (angoli, spigoli) o per discontinuità nell’uso dei materiali ed innesti di strati maggiormente conduttivi (pilastri, travi), determinano una maggiore dispersione del calore e perdita di mono-dimensionalità del flusso termico. Diversamente, isolamento in intercapedine o all’interno non consentono la risoluzione dei ponti termici, soprattutto quelli dovuti alle strutture passanti, quali travi, pilastri, solette dei balconi. La posa in opera di un sistema a cappotto, a valle della preparazione del fondo, mediante rimozione degli intonaci e dei rivestimenti, consta di una serie di fasi successive, e quindi posa dell’elemento isolante, solitamente in pannelli incollati e/o tassellati (al fine di garantire fissaggio meccanico alla struttura della parete) e successivo rifacimento degli intonaci, con applicazione della finitura, rasante, armatura in fibra di vetro per evitare lesioni, eventuale rivestimento. Nel caso in cui il rivestimento, particolarmente consistente (e.g., listelli di pietra, clinker, etc.) dovesse richiedere supporto meccanico adeguato, la scelta dell’isolamento e del materiale adottato deve essere specifica, al fine da poter assolvere anche alle necessità di adeguato ancoraggio e resistenza 164
meccanica. In tali casi, diviene nodo accurato di progettazione l’intero sistema, e quindi anche il fissaggio dell’isolante alla parete, nonché ovviamente la scelta dell’isolante stesso. La scelta di un isolante, oltre che basata sulla sua bassa conducibilità termica (λ, W/ mK), si opera anche su altri parametri fondamentali, e quindi la densità (ρ, kg/m3), il calore specifico (c, J/kgK), la stabilità dimensionale, la resistenza a compressione, il creep (meglio noto come “scorrimento viscoso”). La conducibilità termica semplicemente definisce l’attitudine di un materiale a trasmettere energia termica, quando lo scambio avviene solo per conduzione. Tale parametro influenza tutti i fenomeni propri della trasmissione del calore, e quindi, oltre che la conduzione, anche la resistenza termica di un materiale da costruzione, la sua diffusività, i parametri termici dinamici. Il valore della conducibilità termica varia con la temperatura. Relativamente ai materiali isolanti tradizionali, le conducibilità termiche sono usualmente nell’intervallo 0.025 ÷ 0.060 W/mK, con riferimento alla conduttività termica utile, calcolata come maggiorazione (mediante un fattore che considera, in condizioni medie di esercizio, contenuto di umidità, l’invecchiamento, la manipolazione) della conducibilità di riferimento. Relativamente alla densità, questa è definita come rapporto tra la massa del materiale stesso ed il volume ingombrato. Tale grandezza influenza la diffusività termica dei materiali, la capacità di accumulo termico delle murature e, conseguentemente, anche la trasmittanza termica periodica, così come i fattori di attenuazione e sfasamento. Per i materiali isolanti, la densità è piuttosto bassa. In prima battuta, i prodotti isolanti possono essere suddivisi in tre grandi classi di densità:
• densità basse, pari a 25÷30 kg/m3, adatte per l’isolamento termico delle tompagnature;
• densità medie, pari a 30 – 60 kg/m3, adatte per l’isolamento termico nei “pacchetti isolanti”;
• densità medio/alte, maggiori di 60 kg/m3, utilizzate per coibentare coperture e pavimentazioni.
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Generalmente, all’aumentare della densità di un materiale, aumenta la resistenza meccanica, ma si riduce quella termica. Ancora, il calore specifico di un materiale è definito come la quantità di energia termica necessaria per innalzare la sua temperatura di 1 kelvin, considerandone una unità di massa. Il calore specifico influenza la capacità accumulare energia (ritardando e attenuando la trasmissione del calore), la diffusività termica nei materiali da costruzione, l’accumulo termico, e quindi la trasmittanza termica periodica delle murature e, conseguentemente, i fattori attenuazione e sfasamento. Nei materiali isolanti, il calore specifico varia da 900 J/kgK per i materiali quali perlite e vermiculite, sino ai 2000 J/kgK dei materiali a base di legno e cellulosa. Relativamente all’isolante, proprietà di necessaria considerazione è la permeabilità al vapore. Per evitare possibili fenomeni di condensazione invernale, soprattutto in applicazioni edilizie con elevati livelli di isolamento, bisogna garantire che, dall’interno verso l’esterno, la pressione del vapore in parete sia abbattuta prima della caduta di temperatura. Altro parametro di necessaria considerazione per gli isolanti termici è la stabilità dimensionale. In particolare, per i prodotti e le tecnologie la cui produzione richiede cottura o reazioni esotermiche, la fase di raffreddamento determina, talora, riduzione delle dimensioni, particolarmente significativa nei primi tempi successivi alla produzione e di cui è necessario tener conto. Analogamente, un isolante deve essere selezionato considerando la sua resistenza a compressione (soprattutto in applicazioni che prevedono carichi significativi, quali calpestio, uso carraio). Infine, altro parametro di scelta, sempre relativamente agli isolanti, è il “creep”, identificato come scorrimento viscoso, che esprime l’attitudine del materiale a progressive deformazioni irreversibili. In tabella 2.6.2 si riporta la classificazione di alcuni comuni materiali isolanti. Tra i materiali isolanti attualmente più utilizzati in edilizia vanno annoverati il polistirene espanso sinterizzato (sigla EPS), la lana di roccia (sigla MW), il poliuretano in pannelli o schiuma. Nella zoccolatura degli edifici, possono trovare utilizzo materiali a maggiore densità e tenuta all’acqua, quali il polistirene espanso ad alta densità (EPS-P) e il polistirene espanso estruso (XPS). Un ultimo cenno, infine, meritano gli isolanti di nuovissima generazione. Le nuove tecnologie propongono materiali dalle proprietà termo-fisiche - in particolare per quanto riguarda la conducibilità termica - molto spinte, quali gli Aerogel e i pannelli isolanti sottovuoto. I primi riducono la conducibilità termica di un isolante tradizionale 166
Tabella 2.6.2. Natura dei più comuni materiali isolanti
anche del 50% (valori di λ intorno a 0.018 W/mK), mentre i sistemi sottovuoto offrono conduttività anche inferiori di 5 - 8 volte rispetto agli isolanti comuni. È evidente che, nella maggior parte delle condizioni climatiche italiane, il ricorso a tali sistemi non è giustificato dal clima. Come in precedenza accennato, dal punto di vista energetico l’isolamento esterno, in abitazioni a carattere continuativo, è la migliore tecnologia, prevedendosi isolamento dell’intera massa dell’edificio, la qual cosa consente anche il miglior sfruttamento della inerzia dell’involucro. Tale tecnica andrebbe adottata, anche in riqualificazione, ogni qualvolta non sussistano limiti tecnologici, architettonici o economici rilevanti. Se realizzato con cura, il cappotto termico consente di annullare gli effetti dei ponti termici in corrispondenza della congiunzione tra elementi strutturali, con differenti caratteristiche in termini di conducibilità termica, oppure indotti da geometrie tali da causare incremento del flusso termico. Considerando l’esposizione all’esterno, oltre alle buone proprietà isolanti, sono richieste al materiale di coibentazione anche proprietà di resistenza meccanica, termica e resistenza agli agenti atmosferici. Tra i molteplici vantaggi dell’isolamento a cappotto, si annovera la eliminazione/riduzione di rischi di condensazione di vapore all’interno della parete (mantenuta calda per un significativo spessore). Ancora, intervenire dall’esterno, principalmente in riqualificazione, consente di non ridurre la superficie utile degli ambienti interni. L’isolamento termico in intercapedine può essere eseguito inserendo una contro-parete isolante, costituita da pannelli, nella parte interna della facciata (per poi chiudere, dall’interno, con un ulteriore tavolato) oppure mediante insufflaggio di materiale sciolto 167
o a spruzzo all’interno della cavità presente tra due paramenti murari. La difficoltà consiste nel sigillare adeguatamente i giunti tra i pannelli, onde evitare fenomeni di dispersione e condensa. L’isolamento in intercapedine è generalmente meno efficace dell’isolamento a cappotto, anche se, a fronte della non eliminazione dei ponti termici, si registrano anche alcuni vantaggi, quali l’ottenimento di un buon “volano termico” nella parete interna, la riduzione dei rischi di condensa superficiale interna, abbattimento efficace del rumore, alle differenti frequenze, in virtù della struttura globale della parete, se costituita da strati a diversa densità. Infine, relativamente all’isolamento dall’interno, tale sistema è da adottare solo quando gli altri due non sono possibili, o perché si opera un intervento di risanamento, oppure in presenza di vincoli di natura architettonica o ambientale (per esempio, edifici di pregio storico e/o artistico). Nell’applicare il sistema di coibentazione all’interno dell’involucro edilizio, occorre porre una grande attenzione al comportamento igrometrico della muratura, poiché vi è un forte rischio di formazione di condensa. In particolare, l’isolamento dall’interno implica che la parete sia fredda lungo lo spessore successivo all’isolante, avvenendo immediatamente l’abbattimento delle temperature. Ciò può comportare che, in alcune interfacce, la temperatura effettiva di parete sia inferiore alla temperatura di rugiada dell’aria umida, la qual cosa significa passaggio di fase del vapore, dalla fase aeriforme a quella liquida, e quindi condensazione interstiziale. Altri elementi da valutare sono la resistenza meccanica agli urti e il possibile discomfort estivo, essendo l’isolamento termico interno tale da opporsi alla trasmissione del calore anche dall’interno verso l’esterno. Per quanto concerne i costi, l’isolamento a cappotto delle pareti verticali è l’intervento più oneroso tra quelli qui presentati, richiedendosi materiali pregiati, con resistenza termica e meccanica, costo dei ponteggi, rifacimento delle finiture e dei rivestimenti. Evidentemente, il costo dell’isolamento dall’interno (che comunque riduce il volume abitabile [45]) implica l’assenza degli oneri aggiuntivi dovuti ai ponteggi, così come minori risultano i correlati oneri di sicurezza, mentre costi intermedi tra i due sopra citati concernono l’isolamento della copertura all’estradosso che, di norma, richiede barriera al valore (prima dell’isolante, dall’interno verso l’esterno) e strato esterno di protezione con funzione impermeabilizzante. 168
2.6.5.2 Riduzione della trasmittanza termica mediante termo-intonaci La principale funzione di un intonaco consiste nell’appianamento delle irregolarità esecutive, connesse alla posa in opera di murature, e nella protezione delle stesse. I termo-intonaci o intonaci termici sono sistemi di rivestimento sostitutivi dei tradizionali strati di completamento, utilizzati, in aggiunta o in alternativa a materiali isolanti tradizionali, per incrementare l’isolamento termico degli edifici. La norma UNI EN 9981 [46] definisce gli intonaci termici come “malta a prestazione garantita con proprietà isolanti termiche”, fissandone le caratteristiche essenziali che devono possedere affinché possano riportare il marchio CE sull’imballaggio e relativa documentazione. Tali malte, indicate con l’abbreviazione T (che sta per “thermal”) si differenziano dalle altre per la bassa conduttività termica:
• Malte T2: conducibilità termica < 0.2 W/mK, • Malte T1: conducibilità termica < 0.1 W/mK. In intonaci tradizionali, oltre a vari additivi, inseriti nell’impasto per funzioni specifiche (rapido indurimento, idoneità a condizioni climatiche particolarmente aride o umide, etc.), i principali composti di un intonaco sono il legante e l’inerte sabbioso a granulometria variabile. Calce idrata, calce e cemento, gesso e argilla sono le sostanze comunemente utilizzate come leganti, alternative tra loro o anche in miscela. Per quanto concerne la sabbia inerte e la ghiaia, queste possono essere calcaree, fluviali, da macinazione di prodotti di cava. Il primo strato d’intonaco, con funzione di adesione con la muratura retrostante, è solitamente definito “rinzaffo” ed è caratterizzato da granulometria dell’inerte piuttosto elevata. Gli strati successivi e quindi, in sequenza, “intonaco arricciato”, “rasatura”, completano la finitura. Complessivamente, uno strato d’intonaco, relativamente alla faccia esterna delle pareti perimetrali, è complessivamente compreso tra i 15 mm ed i 25 mm. In casi particolari, in cui all’intonaco, ad esempio, si attribuiscono anche funzioni di termo-isolamento), lo spessore complessivo può arrivare a 50 mm, prevedendosi, in tali casi, posa in opera in più fasi. L’evoluzione del mercato di prodotti per edilizia ha messo a disposizione, negli ultimi anni, prodotti tali da consentire, con un unico impasto, la realizzazione dell’intonaco nella sua interezza. Tali prodotti, definiti comunemente “preparati per mono-strato” in cantiere sono miscelati con acqua e applicati a spruzzo sulle murature. Caratteristiche tecniche e specifiche richieste agli intonaci sono stabilite da molteplici standard normativi, che 169
disciplinano proprietà quali la densità apparente a secco, la resistenza a compressione, l’assorbimento d’acqua a seguito di capillarità, la permeabilità al vapore, la conducibilità termica, la resistenza al fuoco. Relativamente ai soli intonaci mono-strato per esterno, si richiede, tra le specifiche tecniche, anche una buona durabilità, intesa come capacità di adesione e permeabilità all’acqua dopo alcuni cicli atmosferici. L’impasto degli intonaci termici (sempre in forma di polvere, analogamente agli intonaci tradizionali) si differenzia in virtù dell’aggiunta di additivi che ne abbassano la conduttività termica, quali, sughero, argilla, perlite, silice, silicati, polveri diatomeiche, perle di polistirene espanso, micro-silici reattive. In un intonaco termo-isolante, la conducibilità termica risultante è notevolmente abbassata, in quanto mediata con quella tipica di materiali isolanti inclusi nell’impasto. A titolo esemplificativo e non esaustivo, il sughero ha una conducibilità compresa tra 0.040 ÷ 0.060 W/mK, l’argilla ha una conducibilità compresa tra 0.090 ÷ 0.130 W/mK, la perlite ha una conducibilità compresa tra 0.050 ÷ 0.070 W/mK, le perle di polistirolo hanno una conducibilità compresa tra 0.035 ÷ 0.045 W/mK. In definitiva, il termo-intonaco ha proprietà termo-fisiche derivanti dalla miscela dei materiali di cui è composto, con medie conducibilità termiche intorno a 0.08 – 0.13 W/mK. Al contrario, un intonaco tradizionale presenta le seguenti proprietà:
• • • •
intonaco di gesso, 600 kg/m3: lambda = 0.29 W/mK intonaco di calce/gesso, 1400 kg/m3: lambda = 0.70 W/mK malta di calce e cemento, 1800 kg/m3: lambda = 0.90 W/mK malta di cemento, 2000 kg/m3: lambda = 1.40 W/mK
Pertanto, un intonaco termico T presenta conducibilità termiche anche 10 volte inferiori a quelle proprie degli intonaci tradizionali. Come sopra anticipato, i termointonaci si applicano fino a spessori di 5 cm (oltre, non si garantirebbe più la tenuta strutturale, con possibili e probabili fenomeni di distacco e fessurazioni). In ogni caso, dopo l’essicazione, bisogna sovrapporre uno strato di protezione. Il supporto ideale per la posa di un termo-intonaco è un fondo grezzo (come, ad esempio, il paramento murario risultante dalla posa in opera di laterizi forati o lapil-cemento). Su un supporto liscio, infatti, non è garantita la presa. Il supporto grezzo facilità l’adesione, anche se, 170
spessori di 5 cm, vanno posti in opera in più riprese. I termo-intonaci si stendono come normali intonaci, o anche mediante apposite pompe a spruzzo, ponendo attenzione a che non si formino fessurazioni. Allo stesso modo, è consigliabile l’uso di prodotti traspiranti. I termo-intonaci sono consigliati innanzitutto in riqualificazione e, in ogni caso, allorquando motivi di spazio o valore architettonico non consentano l’applicazione di pannelli isolanti tradizionali. Se il fondo è troppo liscio, per migliorarne l’aggrappo, si può effettuare un “intonaco di fondo”. La polvere di intonaci termici richiede impasto con sola acqua, sino a raggiungere la consistenza tipica di un intonaco. Il termo-intonaco, per le prime 24-48 ore, deve essere protetto da pioggia, vento, sole, tutti fattori che altererebbero la normale essicazione. Un intonaco termico, dati anche i significativi spessori, è considerabile asciutto dopo circa 3 settimane.
Figura 2.6.13. Ponti termici: a) ponte termico visto dall’interno, si presenta come un punto freddo; b) ponte termico visto dall’esterno, si presenta come un punto caldo
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2.6.5.3 Correzione localizzata dei ponti termici I ponti termici rappresentano dei punti deboli dell’involucro edilizio, in corrispondenza dei quali il flusso termico diventa bi- o tri- dimensionale, causando un aumento delle dispersioni termiche e un conseguente peggioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio. I ponti termici sono numerosi in ogni edificio, ad esempio dovuti al telaio strutturale in calcestruzzo armato (materiale molto più conduttivo rispetto a quello delle tamponature), oppure dovuti alla configurazione geometrica, e quindi ad esempio le intersezioni d’angolo e gli spigoli. Non è semplice schematizzare le molteplici tecniche di risoluzione del ponte termico, essendo queste legate al tipo di criticità, al tipo di fabbricato, all’invasività dell’intervento che si vuole mettere in campo. Travi e pilastri di calcestruzzo armato sono ponti termici che possono essere risolti mediante rimozione degli intonaci esistenti, applicazione di alcuni centimetri di materiali isolanti dalla conducibilità molto bassa, ripristino della finitura. Un intervento migliorativo, ma non risolutivo, potrebbe anche consistere nell’adozione locale di termo-intonaco, avendo però verificato la compatibilità, dal punto di vista della dilatazione termica e dell’assorbimento di umidità, con l’intonaco circostante. In questo caso, è comunque opportuno, prima della rasatura, utilizzare sistemi quali retine in fibra di vetro per ripristinare una continuità materica in intonaci diversi. Altre tecniche di risoluzione riguardano i ponti termici costituiti dalle solette dei balconi, che determinano un ponte passante anche rispetto ad un eventuale isolamento a cappotto degli edifici. In questo caso, le tecniche di risoluzione sono diverse, anche prevedendo delle scossaline in materiale coibente, per l’isolamento termico all’intradosso della soletta. Nonostante le difficoltà che presenta la risoluzione dei ponti termici, tali interventi sono spesso necessari. Infatti, tali punti deboli dell’involucro edilizio spesso non solo inducono perdite localizzate di energia termica molto più ingenti di quelle che interessano le tamponature correnti (laddove il flusso termico è monodimensionale), ma possono anche arrecare danni alle strutture, quali ad esempio formazioni di condensa interstiziale e superficiale. La termografia all’infrarosso è un’ottima tecnica per valutare presenza di ponti termici e loro entità, seppur qualitativa.
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2.6.5.4 Cool Roof e rivestimenti riflettenti Con riferimento alla prestazione energetica degli edifici in regime estivo, il coefficiente globale di trasmissione e la capacità termica non sono esaurienti predittivi del comportamento di un involucro rispetto agli scambi di energia tra interno ed esterno di un ambiente climatizzato. In particolare, la trasmissione del calore, oltre che determinata dai flussi energetici indotti dalle differenze tra le temperature dell’aria esterna ed interna, risente fortemente della radiazione solare sulle superfici opache e trasparenti, che o viene trasmessa in parte all’interno (attraverso le vetrate), o riflessa, oppure ancora assorbita dalla struttura, che rilascia l’energia accumulata, sfasando ed attenuando l’onda termica. Nel dettaglio, l’energia radiante solare (5% ultravioletto, 43% visibile, 52% infrarosso vicino) incidente sulle superfici opache dell’involucro è in parte riflessa ed in parte assorbita dalla struttura, in funzione dei fattori di assorbimento (α) e riflessione (ρ) della parete, connessi alla tipologia ed al colore della finitura superficiale esterna dei componenti opachi [47]. Oltre gli indici di riflessione e assorbimento solare, l’emissività nell’infrarosso (ε) della finitura superficiale esterna diviene altro parametro fortemente influente sulle scelte di progetto, in quanto incide sull’attitudine della superficie a cedere all’ambiente l’energia radiante. Nei climi caldi, in cui risulta prevalente la necessità di raffrescamento estivo rispetto al riscaldamento invernale, un involucro edilizio presenta, a parità di trasmittanza e capacità termica, prestazioni molto migliori quando è caratterizzato da una finitura superficiale esterna dall’elevato fattore di riflessione alla radiazione solare e massima emissività nell’infrarosso lontano [47, 48]. In particolare, questo implica che una considerevole parte dell’energia accumulata è irradiata all’esterno nel campo delle elevate lunghezze d’onda. Un elevato fattore di riflessione alla radiazione solare risulta determinante per la riduzione del calore assorbito (e poi diffuso all’interno degli ambienti attraverso l’involucro). Intonaci chiari e verniciature bianche possono riflettere fino al 95% della radiazione solare, emettendo, ad elevate lunghezze d’onde, fino al 90% dell’energia. E’ importante sottolineare come il comportamento dell’involucro edilizio sia legato ad entrambi i parametri riflessione solare ed emissività, trasmettendosi calore all’interno delle strutture (e delle abitazioni) in misura inversamente proporzionale al valore assunto da tali fattori. Per capire meglio la fenomenologia, basti pensare a quanto più fresca sia la sabbia chiara rispetto a quella scura. La stessa cosa avviene sul tetto di un edificio, con la differenza che, in questo caso, le elevate temperature della faccia 173
esterna si traducono in una maggiore trasmissione del calore verso l’interno, la qual cosa induce un surriscaldamento degli ambienti, con elevati costi sia in termini di mancato comfort che di bolletta elettrica per il raffrescamento. In funzione delle località climatiche, soluzioni passive per l’involucro edilizio risultano utili nel ridurre i carichi che gli impianti di climatizzazione sono deputati a bilanciare. L’American Society for Testing and Materials (ASTM) ha introdotto, per superfici orizzontali o poco inclinate, l’indice SRI - Solar Reflectance Index - che considera sia il fattore di riflessione del materiale che la sua emissività. Finiture caratterizzate da elevati valori dell’indice SRI risultano utili alla riduzione dei picchi di domanda di energia in regime estivo nei climi temperati, ed utili nel ridurre, nelle regioni climatiche torride, l’energia richiesta per la climatizzazione estiva. Nelle pareti multistrato, ridurre le escursioni di temperatura diviene funzionale anche ad allungare la vita utile delle strutture, esposte a shock termici di minore entità nell’alternanza giorno/notte [49]. Sia per il comfort in ambienti interni non climatizzati sia per la riduzione delle richieste energetiche in edifici a microclima controllato, intervenire sulle proprietà spettrali delle superfici esterne rappresenta la soluzione più efficace sia sotto il profilo dei costi che dei benefici conseguibili. Ciò, nelle nostre regioni, può essere ottenuto mediante finiture esterne (cool colors), caratterizzate da elevata riflettenza, elevata emissività, elevato fattore SRI.
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Figura 2.6.14. Composizione dello spettro solare e classificazione materiali di finitura rispetto a riflettenza, assorbimento solare e emissivitĂ
Figura 2.6.15. Applicazione di cool colors allâ&#x20AC;&#x2122;universitĂ degli studi del Sannio, stazione sperimentale: a) laboratorio, b) finitura originale, c) applicazione di cool paint, d) termografia [49]
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2.6.5.5 Sostituzione di sistemi vetrati, serramenti ed infissi L’individuazione e la corretta progettazione dei componenti trasparenti dell’involucro edilizio riveste notevole importanza nell’ottica del rispetto delle condizioni di benessere. Le chiusure trasparenti, infatti, influiscono sul controllo e sull’utilizzo della radiazione solare, sia per l’illuminazione naturale degli ambienti interni sia dal punto di vista del carico termico complessivo dell’edificio, poiché permettono l’ingresso della radiazione proveniente direttamente dal Sole, ovvero riflessa dal cielo, dal terreno e dagli edifici circostanti. Dimensioni, forme e orientamento delle finestre possono influire sull’entità dei guadagni solari così come il vetro, a seconda delle sue caratteristiche (vetro singolo /vetro doppio), può contribuire a contenere le dispersioni dall’interno verso l’esterno. Tra gli interventi più immediati e meno invasivi per incrementare l’efficienza energetica degli edifici, oltre che per ragioni di maggiore isolamento acustico, bisogna annoverare la sostituzione degli elementi finestrati. Partendo dal vetro, qui saranno brevemente descritti ruolo e tipologie di nuova generazione. Un uso sapiente delle superfici trasparenti, oltre a soddisfare le esigenze legate al linguaggio architettonico, deve garantire miglioramento della qualità ambientale dell’edificio. Oltre ad aspetti connessi alla efficienza energetica, e quindi ad un limitato uso degli impianti di riscaldamento e climatizzazione, vi sono imprescindibili aspetti di comfort ambientale (termoigrometrico, sì, ma anche visivo ed acustico), rispetto ai quali le vetrate incidono in modo critico. In particolare, l’involucro edilizio trasparente è elemento spesso critico della progettazione architettonica, poiché: 1. Il vetro presenta una elevata conducibilità (λ ≈ 1 W/mK → U ≈ 5 W/m2K); 2. la radiazione solare incidente è in larga parte (≈ 85%) direttamente trasmessa all’interno dell’edificio. Le due ragioni sopra esposte rendono critici gli scambi energetici tra ambiente interno ed ambiente esterno in entrambe le stagioni climatiche di riscaldamento e raffrescamento, inducendo elevate dispersioni in regime invernale e penalizzanti contributi positivi al carico termico in regime estivo. Alle righe seguenti è proposto un dettaglio riferito alle singole stagioni. In inverno, attraverso una vetrata, si verificano fenomeni contrastanti. In particolare, avviene un’elevata perdita di energia termica per trasmissione, essendo il vetro caratterizzato da un’elevata trasmittanza termica (circa 5 volte superiore a quella di un componente opaco). Allo stesso tempo, però, vi è un significativo guadagno solare diretto, grazie all’elevata trasparenza del vetro, ragione per cui gran parte della radiazione solare incidente è trasmessa nell’ambiente interno. Ottimale risulta essere l’esposizione 176
Sud. Analoghe criticità investono il comportamento delle vetrate, allorquando, il moto apparente del sole rispetto alla terra, rende fortemente critico l’irraggiamento solare sulle superfici trasparenti esposte ad Est ed Ovest, tali da risultare molto problematiche relativamente alla gestione della radiazione. Riassumendo, le criticità delle superfici vetrate, se non adeguatamente selezionate, rispetto al contesto territoriale (clima, sito urbanizzato) possono essere riassunte nelle seguenti:
• • • •
elevata trasmittanza e quindi significative perdite di energia per trasmissione, ridotto potere fono-isolante rispetto alle superfici opache, possibili fenomeni di abbagliamento, ingenti rientrate termiche solari in regime estivo.
Al contrario, l’involucro trasparente può anche indurre effetti estremamente benefici dal punto di vista energetico, garantendo:
• • • •
guadagno gratuito in regime invernale, illuminamento naturale degli ambienti interni, isolamento acustico adeguato, nessun surriscaldamento se opportunamente schermato o trattato per il controllo solare mediante processi chimici e/o fisici.
Nelle righe seguenti, con riferimento alle superfici vetrate, si riportano le principali categorie di grandezze, classificate secondo il comportamento rispetto alla trasmissione del calore e della radiazione luminosa. Grandezze da bilancio energetico:
• Trasmittanza “U”: fornisce misura, per m2 di superficie vetrata, dell’energia •
dispersa per meccanismi combinati di trasmissione del calore, a fronte di una differenza unitaria di temperatura. Fattore solare “g”: è il rapporto tra l’energia termica proveniente dal sole ed entrante nell’ambiente, e l’energia che arriva sulla superficie esterna della lastra. È funzione dei coefficienti di trasmissione, assorbimento e riflessione. 177
• Grandezze fisiche/ottiche: • Trasmissione luminosa: è la permeabilità alla luce ed esprime la percentuale della •
radiazione visibile lasciata passare direttamente nel campo compreso da 380 e 780 nm; Fattore di Riflessione Luminosa: esprime la percentuale di radiazione, appartenente allo spettro del visibile, riflessa dalla lastra vetrata.
Nella descrizione del comportamento energetico di vetrate, non si può prescindere, seppur anche con solo qualche cenno, dal ruolo rivestito dall’intercapedine presente all’interno dei sistemi a vetrocamera. Se, infatti, una vetrata singola è caratterizzata da un valore di trasmittanza non inferiore a 5.7 W/m2K, una vetrata doppia (i.e., “vetrocamera”) raggiunge valori anche inferiori a 1.2 W/m2K, se le lastre sono trattate (vetro basso-emissivo) e l’intercapedine è riempita in gas kripton. Tra i due valori citati esistono infinte prestazioni intermedie, che dipendono dallo spessore delle lastre, da quello dell’intercapedine e dal tipo di gas racchiuso tra i 2 vetri (tra cui, il più diffuso, è l’argon), dal trattamento dei componenti trasparenti. Oltre al vetro doppio esistono anche soluzioni con 3 lastre (e 2 intercapedini) o anche 4 (con 3 intercapedini): ovviamente salgono i costi, ma migliori risultano le prestazioni, con valori di trasmittanza che, per una vetrata tripla, arrivano anche ad essere inferiori a 0.6 W/(m2K). Relativamente allo spessore dell’intercapedine, oltre una determinata soglia, i maggiori moti convettivi causano un decadimento delle prestazioni in termini di isolamento termico. Infine, un ultimo cenno ai vetri “basso-emissivi” ed ai sistemi “a controllo solare”. I vetri basso emissivi (i.e, “low-e”) sono trasparenti alla radiazione solare, che filtra, pertanto, all’interno dell’edificio. Allo stesso tempo, però, impediscono la fuoriuscita della radiazione termica emessa dai corpi riscaldati. Tali sistemi permettono un notevole risparmio dei costi energetici di riscaldamento. Fenomeno principale è l’effetto serra che inducono. Tali vetri sono rivestiti di ossidi metallici. Il rivestimento può essere 178
realizzato con due procedimenti differenti: CVD (Chemical Vapor Deposition) o MSVD (Magnetron Sputtering Vacuum Deposition). Il principale limite dei vetri low-e è l’effetto serra indotto che, in inverno, consente conservazione dell’energia, la qual cosa, in estate (a determinate latitudini e per grandi superfici vetrate) può rappresentare fenomeno negativo, causa del surriscaldamento interno degli ambienti. I vetri a “controllo solare” rappresentano una soluzione ottimale in regime estivo. Tali sistemi hanno un fattore solare (ossia la percentuale di energia che attraversa il vetro in rapporto all’energia solare incidente) basso, comportando, di contro, un aumento dei costi di riscaldamento in inverno. Le tipologie più diffuse sono le seguenti:
• I vetri fotocromici, che variano le proprie caratteristiche ottiche in funzione della • • •
loro esposizione ai raggi ultravioletti solari: maggiore è tale radiazione e più diventano scuri. I vetri termocromici, che si opacizzano all’aumentare della temperatura. I vetri a cristalli liquidi, che cambiano l’orientamento dei cristalli tra gli elettrodi del sistema, in funzione della differenza di potenziale applicata. I vetri elettrocromici, in cui, quando è applicata una tensione elettrica, avviene una reazione elettrochimica che causa la migrazione di ioni, inducendo una variazione del colore e quindi dell’opacità del componente.
I sistemi moderni e più efficienti abbinano comportamento basso-emissivo (low-e), per migliorare la prestazione energetica invernale, a quello riflettente (solar control), al fine di incrementare l’efficienza energetica estiva. Per quanto concerne i sistemi di infisso, l’isolamento termico del serramento è importante, dal momento che la percentuale generale del telaio dal punto di vista dell’area, può rappresentare il 10 - 30% (e talvolta di più) dell’area totale della finestra. I serramenti in legno garantiscono isolamento termico essendo la loro conduttività termica relativamente bassa (intorno a 0.16 W/mK, ma ovviamente dipende dal tipo di legno). Le materie plastiche hanno una conduttività termica più alta ma le caratteristiche in un serramento possono essere migliorate progettando nel profilo varie camere chiuse. I serramenti possono anche prevedere dei rinforzi in acciaio per aumentarne la 179
resistenza meccanica ma l’elevata conduttività dell’acciaio penalizza il di trasmittanza. Gli infissi “a taglio termico” sono particolari infissi, generalmente in alluminio, atti a garantire una migliore tenuta nei confronti delle dispersioni termiche e a risolvere il problema del ponte termico in corrispondenza dei serramenti. I profilati a “taglio termico” si basano sul principio dell’interruzione della continuità del metallo attraverso l’inserimento di un opportuno materiale a bassa conducibilità termica in corrispondenza di una camera interna al profilato. Il sistema più diffuso consiste nell’iniettare una schiuma poliuretanica all’interno del profilato estruso e provvedere alla successiva asportazione meccanica di strisce dell’estruso. I tipi e le caratteristiche dei serramenti variano principalmente in funzione del materiale utilizzato. Si avranno quindi: a Serramenti in legno o legno lamellare. Il legno è un materiale a lungo utilizzato nella realizzazione di serramenti. Ha il pregio di avere bassi valori di trasmittanza termica e conferisce alle finestre una valenza estetica I maggiori problemi sono rappresentati dalla necessità di operazioni di manutenzione periodica e dalla possibilità che nel tempo il serramento non mantenga le sue prestazioni originali. b Serramenti in metallo. Il metallo, generalmente acciaio o alluminio, è un materiale dalle ottime caratteristiche di resistenza meccanica. Per questa ragione viene spesso scelto per la realizzazione di serramenti di grandi dimensioni. Presenta però elevati valori di trasmittanza e può dare quindi problemi di isolamento termico (nelle soluzioni che non prevedono il “taglio termico”). c Serramenti in materiale plastico. Hanno buone caratteristiche di resistenza meccanica e termica, ma presentano spesso un aspetto poco gradevole. Per questo motivo vengono sconsigliati in caso di ristrutturazioni di immobili di pregio o situati nei centri storici. In realtà, oggi gli infissi in PVC sono realizzati con finitura gradevole anche dal punto di vista estetico. d Serramenti in materiali misti. Sono generalmente costituiti per metà da materiale plastico o metallico e per metà da legno. Il legno è di norma posto sul lato interno del serramento, in modo da valorizzare gli ambienti interni, dove le sollecitazioni 180
sono minori ed il materiale non è sottoposto all’azione logorante degli agenti atmosferici. Negli ultimi anni, i pregi del legno e dell’alluminio hanno condotto alla costruzione di finestre combinate composte da due telai, uno in legno e l’altro in alluminio, avvitati l’uno all’altro. Nei serramenti in legno/alluminio, l’elemento interno di legno costituisce l’elemento portante e possiede buone caratteristiche termoisolanti, mentre quello esterno in alluminio è più resistente alle intemperie. Questa combinazione rende le finestre molto più resistenti e durevoli. Tali finestre non devono essere confuse con quelle in alluminio/legno, in cui il telaio portante è quello metallico ed il legno funge solo da rivestimento interno. Questa soluzione, esteticamente identica, è più economica e meno pregiata.
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2.6.5.6 Ripristino e manutenzione straordinaria dei serramenti Finestrature in vetro semplice, allorquando caratterizzate da una buona tenuta all’aria, in particolare se rivolte a Sud (ma anche Est ed Ovest, alle nostre latitudini) non è detto che debbano essere necessariamente sostituite con vetrocamera. In particolare, sebbene la trasmittanza del vetro mono lastra sia, indipendentemente dallo spessore, intorno ai 5,7 W/m2K (pertanto, anche 5, 6 volte maggiore rispetto a quanto richiesto per un edificio ad energia zero, la qual cosa implica che un edificio con vetro semplice disperde, per m2 di vetrata, quanto 6 m2 di finestra in un edificio ad alta efficienza), allo stesso modo anche il guadagno solare invernale che caratterizza i vetri semplici è più elevato rispetto al vetrocamera (confronta tabella 2). Quanto sopra esposto significa che, poiché in regime invernale il guadagno solare cresce con la semplicità del vetro, mentre l’isolamento termico in qualche modo determina una maggiore opacità dell’elemento, la sostituzione dei vetri, principalmente quando tale intervento si caratterizza per difficoltà e alti costi, può essere, in una logica di manutenzione più lieve, sostituito da una ordinaria e meticolosa attività di: a b c
piallatura e/o rettifica e o sostituzione dei soli serramenti ammalorati, rifacimento guarnizioni, sigillatura con silicone delle cavità.
Tali interventi minimi, oltre a consentire una maggiore conservazione dei caratteri
Tabella 2.6.3. Trasmittanza termica e fattore solare per vetrate comuni (UNI TS 11300-1)
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di autenticità del manufatto architettonico nel suo complesso, possono indurre, con costi esigui, importanti risparmi energetici, dovuti essenzialmente al controllo delle infiltrazioni. In particolare, secondo quanto riferito in letteratura, un edificio residenziale, con buona tenuta all’aria dei serramenti, determina un tasso medio di ricambio dell’aria pari a circa 0,3 volumi/ora (inclusivi nell’apertura saltuaria e volontaria), mentre l’assenza di ermeticità può incrementare tale valore anche di 3-5 volte, a causa del ricambio incontrollato connesso agli spifferi. Il tema dei rinnovi d’aria è delicato, avendo conseguenze sia sulla domanda di energia dell’edificio che sulla qualità dell’aria indoor. Un’eccessiva tenuta, infatti, abbinata ad una scarsa volontaria ventilazione naturale, è la principale causa della cosiddetta sindrome dell’edificio malato, tipica degli anni ’80 e ‘90, quando l’alluminio anodizzato per i nuovi serramenti sembrò una soluzione economica e veloce per il risparmio in bolletta del riscaldamento. Cambiare l’edificio, in particolare riducendone la permeabilità rispetto all’infiltrazioni, senza cambiare le abitudini degli occupanti (maggiore apertura volontaria dei serramenti, al mattino in particolare) ha determinato la sopra citata “Sick Building Syndrome”, con disagi sia per la salute delle persone che per la buona qualità ambientale indoor ed outdoor dell’ambiente costruito. Il costo per il ripristino delle finestre, in particolare con riferimento ad una maggiore tenuta, è difficilmente identificabile in via generale. Infatti, includendo la manodopera, un intervento di sigillatura con nuove guaine o silicone può costare intorno ai 5-8 €/ml, mentre la rettifica di serramenti in legno, con piallatura e tinteggiatura, può arrivare oltre i 50 €/m2. Spesso, come detto soprattutto in ambienti soleggiati, laddove il guadagno solare è ingente e può compensare le maggiori dispersioni per trasmissione dovute ad un’elevata trasmittanza, la semplice manutenzione straordinaria degli infissi esistenti può essere una soluzione a minimo impatto, economico ed architettonico, con ottimi riscontri sulle prestazioni energetiche. Per quanto riguarda invece l’isolamento acustico, in presenza di elevato rumore esterno, l’adozione di vetrocamera resta l’unica soluzione valida sotto il profilo dell’efficacia tecnica.
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2.6.5.7 Incremento dell’efficienza degli impianti di riscaldamento In questa sezione, seppur brevemente, saranno illustrati taluni interventi atti a migliorare la prestazione energetica degli impianti di riscaldamento. In chiusura, qualche cenno sarà fornito anche per quanto riguarda i sistemi di raffrescamento e produzione di acqua calda sanitaria. Partendo dai recenti obblighi legislativi, gli edifici in condominio con impianti centralizzati sono obbligati, con data di decorrenza 30 giugno 2017, ad operare adeguamenti in chiave di contabilizzazione del calore e termoregolazione. Tali obblighi sono sanciti dal decreto legislativo 102/2014 [50] (integrato dal Decreto Legislativo 18/07/2016 n. 141 [51]), per tutti i condomini con sistema di riscaldamento centralizzato. Si tratta di un obbligo da recepire indipendentemente da lavori di manutenzione straordinaria degli impianti, specificato al comma 5, punto b, dell’articolo 9 del medesimo decreto. Tale decreto recepisce la Direttiva Europea sull’efficienza energetica 2012/27/ UE [52] e, con il decreto mille-proroghe 2017, l’obbligo inizialmente previsto per il 2016 è stato posticipato all’estate 2017. L’installazione dei contabilizzatori di calore risulta derogabile se sono verificate le condizioni di esonero, quando opportunamente accertate e dichiarate in una relazione tecnica predisposta dal progettista-tecnico abilitato. Per appartamenti serviti da colonne montanti, e quindi senza collettori singoli per singola unità immobiliare, la strada più comune, che richiede modesti interventi in centrale sulle pompe o by-pass sulle montanti (non per la contabilizzazione, ma per la termoregolazione), è la contabilizzazione indiretta, e quindi misuratori elettronici posti sui caloriferi, con misurazione della temperatura ambiente e della temperatura superficiale del radiatore. Periodicamente, l’addetto (amministratore) alla gestione condominiale provvederà alla lettura e salvataggio dei dati misurati, leggendo l’energia erogata da ogni singolo terminale. La termoregolazione, invece, avviene con teste termostatiche sui singoli radiatori, il cui costo è da aggiungere a quello della valvola a due vie (i termosifoni nuovi già vengono montati con un corpo valvola predisposto). In definitiva, i costi per singolo radiatore sono dell’ordine degli 80-100 euro, includendo valvola, testa e misuratore elettronico. A tale costo, vi è da aggiungere quello di ordinaria gestione del sistema, corrisposto a ditte che operano la lettura dei consumi e l’elaborazione dati. Secondo quanto stabilito dall’art. 9 del Decreto Legislativo 18/07/2016 n. 141, come prima accennato, è possibile derogare dall’obbligo della contabilizzazione e della termoregolazione, quando sia testimoniata, in accurata relazione tecnica, l’impossibilità tecnica e l’inefficienza in termini economici. È comunque opportuno notare che tale 184
intervento è fortemente consigliato. Infatti, oltre ad una più equa ripartizione dei costi legati agli effettivi consumi (tra i condomini), la termoregolazione consente un importante incremento dell’efficienza del sistema di riscaldamento. Infatti, definendo come rendimento del sistema di regolazione il “rapporto fra il consumo energetico di un ambiente caratterizzato da una regolazione teorica perfetta in un punto di riferimento e quello dello stesso ambiente munito della regolazione reale, con riferimento allo stesso punto”, i casi limite sono valori inferiori all’85% per una regolazione climatica in centrale di riscaldamento, e superiori al 99% per una regolazione di singolo ambiente in abbinamento ad una regolazione climatica centrale con logica PI (Proporzionale Integrale) o PID (Proporzionale Integrale Derivativo). Altri importanti interventi di miglioramento dell’impianto termico concernono la sostituzione del generatore di calore con sistemi a temperatura scorrevole o condensazione (con elevati rendimenti) o l’utilizzo di pompe di calore ad azionamento elettrico. Con riferimento a caldaie a condensazione e pompe di calore, bisogna specificare che entrambi i sistemi lavorano bene (cioè con maggiori efficienze) quando l’acqua nel circuito è a bassa temperatura, la qual cosa significa alimentazione dei terminali di riscaldamento a temperature non superiori ai 50°C. Le caldaie a condensazione sono generatori a combustione in cui la temperatura dei fumi è inferiore rispetto alle caldaie tradizionali. Questo perché i fumi cedono energia all’acqua di ritorno dell’impianto di riscaldamento. In tal modo, si riducono “le perdite al camino”, essendo recuperata l’energia dalla condensazione (così chiamata perché i fumi condensano, passando anche in fase liquida) del vapore acqueo contenuto nei fumi stessi: si aumenta così il rendimento termico utile. In una caldaia tradizionale, i fumi hanno una temperatura tra i 130°C (generatori ad alto rendimento) ed i 270°C (generatori tradizionali). In una caldaia a condensazione, la temperatura non è superiore ai 50-70 °C, in virtù proprio della cessione di energia dai fumi all’acqua di ritorno dai terminali di impianto. Le caldaie a condensazione sono caratterizzate da rendimenti convenzionali variabili tra il 98 – 105% (cosa possibile perché il rendimento si calcola rispetto al potere calorifico inferiore). Verificandosi, però, il fenomeno della condensa degli acidi, tali caldaie sono realizzate con materiali più pregiati e costosi e con una configurazione tale da ridurre al minimo il deterioramento della caldaia stessa. 185
Diversamente, in alternativa alle caldaie a condensazione, le pompe di calore sono impianti nei quali si realizza un trasferimento di energia termica da una sorgente a temperatura più bassa a una a temperatura più alta. Il funzionamento di P.d.C. e macchine frigorifere si basa sul ciclo termodinamico inverso di Carnot. Tale ciclo consente, utilizzando lavoro meccanico esterno (l’azione meccanica del compressore) di prelevare energia termica dalla sorgente a temperatura inferiore (azione dell’evaporatore) per poi cederla alla sorgente a temperatura superiore (azione del condensatore). In regime invernale, l’ambiente a temperatura inferiore è l’ambiente esterno (in cui è posizionato l’evaporatore), mentre l’effetto utile è il trasferimento di energia all’ambiente a temperatura superiore, cioè l’interno delle abitazioni, in cui la batteria di scambio termico funge da condensatore. In regime estivo, l’effetto utile è la sottrazione di energia dall’ambiente interno (in cui è collocato l’evaporatore), per poi cederla all’ambiente esterno (attraverso il condensatore). Nelle più comuni soluzioni per il riscaldamento civile, la potenza meccanica per l’azionamento del compressore viene fornita da un motore elettrico. Le pompe di calore del tipo aria-acqua (lo scambiatore esterno interagisce con l’aria, lo scambiatore interno cede o preleva energia dall’acqua) sono normalmente “reversibili”, cioè funzionano da pompa di calore d’inverno e da frigorifero d’estate. In inverno, così come per le caldaie a condensazione, le temperature di mandata dell’acqua nell’impianto di riscaldamento non dovrebbero superare i 45-50 °C. Il livello di efficienza delle pompe di calore si misura attraverso il COP – Coefficiente di Prestazione, dato dal rapporto tra energia termica resa utile dalla macchina ed energia elettrica assorbita. In edifici riscaldati con semplici radiatori, normalmente le temperature di funzionamento sono più alte di quelle sopra citate (intorno ai 65 – 70°C). Pertanto, se la termoregolazione e la contabilizzazione sono sempre consigliate (e in ogni caso vige la loro obbligatorietà), la sostituzione dei sistemi di generazione richiede preventivo studio accurato in merito alla capacità, da parte dei sistemi scaldanti, di bilanciare il carico termico ambiente anche con temperature di alimentazione più basse. Ciò accade spesso essendo, di frequente, i terminali di riscaldamento sovra-dimensionati rispetto alle necessità. Infine, altro intervento di miglioramento che può essere effettuato sugli impianti di riscaldamento concerne il ripristino del sistema di distribuzione del fluido termovettore. 186
Procedere alla coibentazione delle tubazioni, oltre a garantire una maggiore durata delle stesse, consente di ottenere un risparmio energetico che si traduce anche in un non indifferente risparmio economico. Per il trasporto dell’acqua calda proveniente da un impianto da una centrale termica centralizzata a servizio dell’edificio, è necessario isolare le tubature con un apposito materiale coibente. Lo spessore degli isolanti posati nelle reti di distribuzione di calore negli impianti termici deve rispondere ai requisiti già sanciti dal D.P.R. 412 del 26/8/1993. Tale provvedimento prevede che le reti di distribuzione dei fluidi (caldi e freddi) degli impianti termici devono essere isolate con materiale isolante i cui spessori dipendono dal diametro della tubazione nuda [mm] e dalla conduttività termica utile [W/mK] del materiale isolante alla temperatura media di 40°C. L’isolamento delle tubazioni, allorquando queste presentino notevoli dispersioni energetiche non recuperabili (ad esempio, nel caso in cui le montanti corrono nei parametri esterni), consente di innalzare notevolmente il rendimento di distribuzione dell’impianto, definito come tra l’energia termica globale richiesta dalle varie zone dell’edificio e quella immessa nella rete dal sistema di generazione. Il rendimento di distribuzione, pertanto, esplicita la influenza che la rete di distribuzione determina sulle perdite di energia, e quindi quella fornita dalla centrale ma non direttamente ceduta agli ambienti da riscaldare. Come anticipato, importanti interventi sugli impianti possono riguardare anche i sistemi di raffrescamento (utilizzando macchine frigorifere moderne, con elevati EER – “Energy Efficiency Ratio”, rapporto tra l’energia sottratta dagli ambienti e quella elettrica assorbita dai compressori) e sistemi per la produzione di acqua calda sanitaria. Recentemente, per gli usi sanitari, sono stati inseriti negli interventi incentivati dall’Ecobonus anche gli scalda-acqua a pompa di calore, fortemente consigliati per la sostituzione di obsoleti ed energivori scaldini elettrici.
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2.6.5.8 Installazione di sistemi solari fotovoltaici L’Energia solare può essere utilizzata per produrre energia termica o energia elettrica; nel primo caso, parliamo di solare termico, nel secondo caso di solare fotovoltaico. Mediante la tecnologia fotovoltaica vi è una conversione dell’energia radiante incidente sui panelli in energia elettrica. Adoperando pannelli (collettori) solari invece la radiazione solare è captata al fine di riscaldare acqua o aria. Ci si sofferma sul solare fotovoltaico essendo più conveniente dal punto di vista economico e più adeguato all’installazioni in edifici residenziali condominiali. Un impianto fotovoltaico permette di trasformare direttamente l’energia solare in energia elettrica in corrente continua grazie all’effetto fotovoltaico. Tale fenomeno si manifesta nei materiali detti “semiconduttori”, il più conosciuto dei quali è il silicio, usato anche nella produzione di componenti elettronici. I vantaggi della tecnologia fotovoltaica possono riassumersi in:
• • • • •
assenza di qualsiasi tipo d’emissione inquinante; risparmio dei combustibili fossili; estrema affidabilità poiché non esistono parti in movimento; (vita utile superiore a 25 anni) con costi di manutenzione accettabili; modularità del sistema (per aumentare la taglia basta aumentare il numero dei moduli).
Gli impianti fotovoltaici possono essere classificati sulla base della connessione alla rete elettrica urbana (impianti connessi) o se staccati da questa (impianti ad isola) (figura 2.6.17). Negli impianti ad isola, oltre ai pannelli, vi sono il regolatore di carica, necessario per stabilizzare l’energia convertita e proteggere gli accumulatori, le batterie di accumulo, deputate a stoccare l’energia elettrica al fine di renderla disponibile in orari differiti rispetto a quelli caratterizzati da presenza di irraggiamento diurno, l’inverter, dispositivo che consente la conversione tra la corrente continua generata dal modulo (solitamente a 12 o 24 volt) in corrente alternata a maggiore differenza di potenziale (nel nostro paese tipicamente 220 volt), in grado di far funzionare i dispositivi elettrici, nonché i quadri elettrici di controllo e comando. Gli impianti fotovoltaici connessi alla rete, 188
Figura 2.6.16. Moduli fotovoltaici su supporto in copertura piana (a) e in facciata (b) Moduli fotovoltaici su supporto in copertura piana (a) e in facciata (b)
invero, sono di molto maggiore interesse, poiché rappresentano la soluzione oggi più diffusa, circa il 90% dell’intera potenza fotovoltaica installata nel mondo. Un impianto grid-connected, oltre naturalmente ai moduli fotovoltaici, prevede la presenza di un inverter, ancora necessario per la commutazione della corrente continua convertita in corrente alternata, nonché un necessario insieme di dispositivi elettronici di controllo, regolazione e contabilizzazione (contatori bidirezionali). Relativamente alla taglia di impianto, a differenza degli impianti solari termici, gli impianti fotovoltaici possono venire dimensionati in modo da produrre tutta l’energia di cui si ha bisogno, visto che l’energia può essere ceduta e scambiata con il distributore. In pratica, il fornitore dell’energia elettrica da rete fa da grande serbatoio: ad esempio, è utilizzato per il surplus di energia prodotta in estate, poi riacquistata in inverno (cosa non possibile con l’acqua calda). Il costo degli impianti solari fotovoltaici, chiavi in mano, oggi è circa 2000 €/kWp per sistemi standard, e quindi contenuto, al quale sono poi da applicare le detrazioni al 50% per le ristrutturazioni. A tal riguardo, negli ultimi anni il costo di tali impianti ha subito una netta riduzione, tale da renderli competitivi anche in assenza di incentivi. Tuttavia, solitamente non conviene installare un impianto tale da coprire l’intero fabbisogno elettrico. La soglia di massima convenienza si ha per un impianto dimensionato per un fattore di copertura pari al 50%. Relativamente ai criteri di progettazione ed installazione, immediatamente sono da definire due concetti importanti, e quindi l’orientamento e l’inclinazione dei moduli. L’angolo di azimut definisce l’orientamento rispetto all’esposizione Sud (pari a 0°), che rappresenta, 189
naturalmente per quanto riguarda l’emisfero boreale, l’orientamento ottimale di un pannello fotovoltaico. Per esposizioni differenti, la radiazione captata nell’arco del giorno varia in diminuzione, con perdite di pochi punti percentuali (circa il 5%) se comunque l’angolazione resta compresa tra – 45° (Sud-Est) e + 45 (Sud-Ovest). L’angolo di tilt, diversamente, definisce l’inclinazione del pannello fotovoltaico rispetto al piano orizzontale. L’inclinazione ottimale varia durante il corso dell’anno, con angoli di tilt elevati in regime invernale (circa 65°) quando il sole è basso sull’orizzonte, e sensibilmente più bassi in estate (intorno ai 15°). Annualmente, risultano ottimali nel nostro paese angoli di tilt compresi tra i 30° ed i 35°. Tilt e azimut sono indentificati in figura 2.6.18. Il solare fotovoltaico e in genere tutti gli impianti di conversione energetica da fonte rinnovabile sono:
• obbligatori per le nuove edificazioni e le ingenti ristrutturazioni; • facoltativi ed incentivati quando applicati su edifici esistenti. Nel primo caso, siamo nell’ambito di applicazione del D.Lgs. 28/2011, che stabilisce percentuali minime di integrazione da fonti energetiche rinnovabili sia per le esigenze “termiche” che “elettriche” negli edifici di nuova costruzione. Nel secondo caso, ad oggi sono previsti incentivi, da decreti diversi, sia per la produzione di energia termica (Conto termico DM 28.12.2012, Ecobonus) che per quella di energia elettrica (Detrazioni al 50%). Per una descrizione maggiormente esaustiva, si rimanda alla sezione di questo studio dedicata al quadro legislativo.
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Figura 2.6.17. Impianti fotovoltaici: a isola (grafico superiore), connessi alla rete (grafico inferiore)
Figura 2.6.18. Angoli di Azimut (immagine a sinistra) e di Tilt (immagine a destra) in un impianto fotovoltaico.
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2.6.6
Approccio metodologico per la scelta degli interventi di efficienza energetica
La scelta ed ottimizzazione degli interventi di efficienza energetica da applicare in caso di riqualificazione o ristrutturazione energetica è un problema complesso poiché il dominio delle variabili decisionali in gioco è molto ampio e, allo stesso tempo, possono essere perseguiti diversi obiettivi, anche contrastanti, come la minimizzazione dei consumi energetici, dei costi globali, del discomfort termo-igrometrico, dell’impatto ambientale o della invasività degli interventi. Tale problema può essere affrontato attraverso diversi tipi di approccio metodologico, di differente complessità. Tra questi, i più diffusi sono essenzialmente l’approccio semplificato e dettagliato enucleati nelle seguenti sotto-sezioni.
Approccio semplificato: Livelli di impatto e Salto di Classe Energetica L’approccio metodologico semplificato permette di orientare la scelta degli interventi di efficienza energetica in base al livello di impatto ed invasività che si intende realizzare. Chiaramente, ad ogni livello corrisponde un determinato potenziale salto di classe energetica, che generalmente risulta più significativo al crescere dell’invasività degli interventi. Dal momento che il risultato degli interventi di efficienza si misura in termini di salto di classe energetica, il suddetto approccio richiede di implementare l’analisi termo-energetica semi-stazionaria prevista dalle specifiche tecniche UNI TS 11300 [1518, 35, 36] e precedentemente descritta. Tale analisi può essere condotta attraverso diversi software commerciali certificati, dalla bassa/media complessità di utilizzo. Dunque, l’analisi dinamica delle prestazioni del sistema edifico-impianti non si rende necessaria, se non (in maniera facoltativa) per fornire indicatori energetici ed economici più dettagliati ed accurati per quanto concerne l’efficienza e la convenienza delle misure adottate. A tal riguardo, solo l’analisi dinamica può produrre indicatori numerici affidabili che rispecchino le reali prestazioni dell’edifico. In altri termini, l’analisi semistazionaria è sufficiente per definire il salto di classe energetica, ma per ottenere dati realistici di consumo energetico ed esborso economico si rende necessaria l’analisi dinamica. Tornando all’approccio metodologico in oggetto, i livelli di impatto/invasività dell’intervento possono essere ricondotti, essenzialmente, ai seguenti quattro a cui è associato un crescente potenziale salto di classe energetica. Si evidenzia che ogni livello include quelli precedenti:
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Livello 1: Manutenzione ordinaria e straordinaria, e.g., interventi di sostituzione locale di finestre danneggiate, tinteggiatura delle facciate, ristrutturazione/rifacimento di balconi e frontalini. Il “driver” di questa tipologia di interventi non è generalmente una motivazione energetica, ma il recupero e conservazione del sistema edifico. Quindi, anche se i suddetti interventi possono avere un impatto sulle prestazioni energetiche dell’edifico, tale impatto è generalmente poco significativo e il relativo salto di classe energetica è normalmente nullo. Livello 2: Interventi a basso impatto/invasività aventi per “driver” una motivazione energetica. Relativamente all’involucro edilizio, si tratta di interventi locali implementati dall’esterno che interessano una percentuale dell’involucro edilizio inferiore al 25%, e.g., installazione di intonaci termo-isolanti in ripristino di interventi strutturali, miglioramento della tenuta all’aria dei serramenti (guarnizioni, cassonetti), isolamento termico e implementazione di intonaci alto-riflettenti (“cool roof”) sulla copertura, sostituzione della maggior parte o di tutte le finestre dell’edifico (quando il rapporto superficie vetrata – superficie opaca non è eccessivo), correzione dei ponti termici. Relativamente agli impianti, gli interventi in oggetto possono riguardare l’installazione di valvole termostatiche e contabilizzatori di calore e la ristrutturazione degli impianti termici per riscaldamento, raffrescamento e/o produzione di Acqua Calda Sanitaria. Complessivamente, in base a quanto previsto dal Decreto Interministeriale Requisiti Minimi del 26/06/2015 [20], gli interventi di livello 2 rientrano nella casistica della riqualificazione energetica del sistema edificio-impianti. Alcuni di questi interventi possono accedere all’Ecobonus per un contributo pari al 65% delle spese sostenute, come riportato nella sezione 2.6.2. Il salto di classe energetica previsto per il livello 2 è generalmente pari a 1-2 classi, partendo da uno stato di fatto caratterizzato da prestazioni energetiche scadenti (i.e., classe energetica E, F o G). Livello 3: Interventi a medio impatto/invasività aventi per “driver” una motivazione energetica. Relativamente all’involucro edilizio, si tratta di interventi diffusi implementati dall’esterno che interessano una percentuale dell’involucro edilizio superiore al 25%, e.g., interventi di livello 2 più installazione di un cappotto termico, insufflaggio di isolante in intercapedine per pareti a cassa vuota, installazione di intonaci con caratteristiche energetiche ottimizzate, sostituzione di tutte le finestre dell’edifico (quando il rapporto 193
superficie vetrata – superficie opaca è significato). Relativamente agli impianti, gli interventi in oggetto possono riguardare quelli di livello 2 più la sostituzione degli impianti termici per riscaldamento, raffrescamento e/o produzione di Acqua Calda Sanitaria. Complessivamente, in base a quanto previsto dal Decreto Interministeriale Requisiti Minimi del 26/06/2015 [20], gli interventi di livello 3 rientrano generalmente nella casistica della ristrutturazione energetica importante di II livello del sistema edificio-impianti. Quando interessano una superficie dell’involucro superiore al 50% e riguardano anche l’impianto rientrano nella ristrutturazione energetica importante di I livello. Come specificato nella sezione 2.6.2, gli interventi sull’involucro possono accedere all’Ecobonus per un contributo pari al 70% o 75% (i.e., si accede al 75% quando si raggiunge almeno la qualità dell’involucro media prevista dal D.M. 26/06/2009 [10]) delle spese sostenute, mentre alcuni interventi relativi all’impianto possono accedere ad un contributo pari al 65% delle spese. Il salto di classe energetica previsto per il livello 3 è pari a 2-4 classi, partendo da uno stato di fatto caratterizzato da prestazioni energetiche scadenti (i.e., classe energetica E, F o G). Livello 4: Interventi ad alto impatto/invasività aventi per “driver” una motivazione energetica. Relativamente all’involucro edilizio, si tratta di interventi diffusi implementati sia dall’esterno sia dall’interno che interessano una percentuale dell’involucro edilizio superiore al 50%, e.g., interventi di livello 3 più installazione di sistemi di ombreggiamento, eventuale rifacimento di porzioni murarie. Relativamente agli impianti, gli interventi in oggetto possono riguardare quelli di livello 3 più la ristrutturazione o rifacimento dei sotto-sistemi di emissione e distribuzione, l’installazione di sistemi per lo sfruttamento di Fonti Energetiche Rinnovabili (FER). Complessivamente, in base a quanto previsto dal Decreto Interministeriale Requisiti Minimi del 26/06/2015 [20], gli interventi di livello 3 rientrano nella casistica della ristrutturazione energetica importante di I livello se interessano gli impianti, ovvero di II livello se non interessano gli impianti. Come specificato nella sezione 2.6.2, gli interventi sull’involucro possono accedere all’Ecobonus per un contributo pari al 70% o 75% (i.e., si accede al 75% quando si raggiunge almeno la qualità dell’involucro media prevista dall’adeguamento delle linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, di cui al DM 26/06/2015 [20].Tale qualità media, partendo da quella bassa, 194
deve essere ottenuta sia con riferimento alla prestazione invernale che alla prestazione estiva) delle spese sostenute, mentre alcuni interventi relativi all’impianto possono accedere ad un contributo pari al 65%. Il salto di classe energetica previsto per il livello 4 è pari a 3 classi o superiore, partendo da uno stato di fatto caratterizzato da prestazioni energetiche scadenti (i.e., classe energetica E, F o G). L’approccio metodologico semplificato prevede che venga scelto un livello di impatto/ invasività da implementare in base alle esigenze ed obiettivi degli “stakeholder”. Gli interventi di efficienza energetica da realizzare sono quelli relativi al livello scelto (come precedentemente enucleato) e che soddisfano i requisiti minimi di prestazione energetica previsti dal Decreto 26/06/2015 [20] e dall’Ecobonus, nei casi di riqualificazione energetica, ristrutturazione importante di II livello o di riqualificazione importante di I livello, a seconda del livello di intervento implementato. Ad esempio, lo spessore di un eventuale strato di isolamento termico verrà scelto in modo da soddisfare i valori limite di trasmittanza previsti dal suddetto Decreto [20] e dall’Ecobonus per accedere agli incentivi. I suddetti requisiti minimi derivano da analisi “cost-optimal” semplificate condotte su edifici di riferimento, come previsto dalle direttive comunitarie [12, 13], ma non permettono di valutare l’effettiva soluzione “cost-optimal” per ogni singolo edificio (si rinvia all’approccio dettagliato). Come anticipato, il potenziale salto di classe energetica può essere valutato attraverso software commerciali che implementano le UNI TS 11300. Viceversa, per ottenere indicatori energetici ed economici affidabili si rende necessaria un’analisi dinamica, attraverso l’utilizzo di software molto più complessi. L’approccio semplificato descritto è applicato nel capitolo 3 a due casi studio residenziali situati a Napoli.
Approccio dettagliato: Analisi “cost-optimal” per il singolo edificio L’approccio metodologico dettagliato mira all’individuazione della soluzione “costoptimal” effettiva ed affidabile per ogni singolo edificio. Quindi, richiede l’implementazione di analisi energetiche dinamiche e di opportuni algoritmi di ottimizzazione che lo rendono estremamente più complesso dell’approccio semplificato. A tal riguardo, l’utilizzo del suddetto approccio dettagliato è generalmente limitato ad ambienti accademici, alla comunità scientifica o a grandi studi di progettazione. Dunque, vista la limitata diffusione, 195
vengono proposti solo dei cenni su tale approccio, senza mostrarne l’applicazione ai citati casi studio. Tuttavia, si sottolinea che una sua eventuale diffusione capillare, attualmente utopistica, sarebbe un passo cruciale per supportare una riqualificazione profonda del parco edilizio esistente che possa soddisfare i due attori principali coinvolti: la collettività, interessata alla minimizzazione dell’impatto ambientale, il privato, interessato alla minimizzazione dell’esborso economico. Al fine di armonizzare tali prospettive spesso divergenti, l’UE ha promosso diversi programmi per incentivare il risparmio energetico in edilizia. In questo quadro, la EPBD Recast [12] ha introdotto l’analisi “cost-optimal” per indirizzare la progettazione energetica di nuovi edifici e la riqualificazione energetica di edifici esistenti. La soluzione “cost-optimal” minimizza i costi globali connessi agli usi energetici, considerando investimento, operazione e manutenzione, in tutto il ciclo vita dell’edifico (vedi figura 2.6.19). Si tratta quindi di uno strumento estremamente potente che assicura una sensibile riduzione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti, minimizzando simultaneamente il costo globale dell’energia. Si ottiene quindi un trade-off ottimale tra gli interessi della collettività e del privato. Tuttavia, l’analisi “cost-optimal” presenta un’elevata complessità poiché richiede l’indagine di numerose soluzioni, corrispondenti a diversi scenari energetici. Inoltre, le prestazioni energetiche di tali soluzioni vanno investigate con strumenti affidabili, i.e., analisi termo-energetiche dinamiche, determinando ingenti tempi di calcolo che ostacolano l’applicazione della procedura ad ogni singolo edificio. Tale problematica può essere risolta accoppiando l’analisi “cost-optimal” con opportuni algoritmi di ottimizzazione che indirizzano la scelta delle soluzioni da indagare, producendo una riduzione significativa degli oneri computazionali [53-57]. Tali algoritmi effettuano una ricerca intelligente investigando un numero limitato di soluzioni rispetto alla ricerca esaustiva richiesta dall’analisi “cost-optimal” classica. La scelta delle soluzioni da indagare è realizzata attraverso opportune logiche di ottimizzazione che assicurano il raggiungimento dell’ottimo (vedi figura 2.6.20).Il risultato finale è l’individuazione di una soluzione “cost-optimal” robusta ed affidabile con oneri computazionali accettabili. Questa soluzione significa “drastica riduzione dell’impatto ambientale” per la collettività e “minimizzazione dei costi” per il privato. Questa soluzione significa sostenibilità. 196
Figura 2.6.19. Curva costi globali (GC) vs. Consumo di Energia Primaria (PEC) e soluzione cost-optimal
Figura 2.6.20. Esempio di ricerca intelligente condotta dagli algoritmi di ottimizzazione
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Note bibliografiche [1] Parlamento della Repubblica Italiana. Legge del 30 Aprile 1976, n. 373. Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici (GU n.148 del 7-6-1976). [2] Presidente della Repubblica Italiana, D.P.R. 1052/77 Regolamento di esecuzione della legge 30.04.76 relativa al consumo energetico per usi termici negli edifici. [3] Parlamento della Repubblica Italiana. Legge del 9 Gennaio 1991, n. 10. Norme per l’attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia (Supplemento Ordinario n. 6, GU n.13 del 16.1.1991). [4] Parlamento della Repubblica Italiana. Regolamento di esecuzione D.P.R. del 26 Agosto 1993, n. 412. Regolamento recante orme per la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell’art. 4, comma 4, della Legge 9 gennaio 1991, n. 10 (Supplemento Ordinario n. 6, GU n.242 del 14.10.1993). [5] Decreto legislativo del 19 Agosto 2005, n. 192. Attuazione della Direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia (G.U. n. 222 del 03.09.2005). [6] European Parliament and Commission. European Directive 2002/91/EC of the European Parliament and of the Council on the energy performance of buildings, 16 198
Dicembre 2002. [7] CEN - Standard: CEN/TR 15615, Explanation of the general relationship between various European standards and the energy performance of buildings directive (EPBD) - Umbrella Document. [8] Decreto legislativo 29 dicembre 2006, n. 311, Disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE, relativa al rendimento energetico nell’edilizia. (GU Serie Generale n.26 del 0102-2007 - Suppl. Ordinario n. 26). [9] Decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, Regolamento di attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 19agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia (G.U. n. 132 del 10 giugno 2009). [10] Decreto Ministeriale 26/6/2009 – Ministero dello Sviluppo Economico Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici (G.U. 10/7/2009 n. 158 – in vigore dal 25/7/2009). [11] Decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE, (G.U. 3 luglio 2008, n. 154). [12] European Parliament. European Directive 2010/31/ EU of the European Parliament and of the Council on 199
the energy performance of buildings (recast), 19 Maggio 2010. [13] Regolamento Delegato (Ue) N. 244/2012 della Commissione del 16 gennaio 2012 che integra la direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prestazione energetica nell’edilizia istituendo un quadro metodologico comparativo per il calcolo dei livelli ottimali in funzione dei costi per i requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli elementi edilizi. [14] Decreto Legge 4 giugno 2013, n. 63, Disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia per la definizione delle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale. (13G00107) (GU Serie Generale n.130 del 05-06-2013). [15] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/ TS 11300:2014 – Parte I: Determinazione del fabbisogno di energia dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. [16] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/TS 11300:2014 - Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l’illuminazione in edifici non residenziali. [17] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/TS 200
11300: 2010 - Parte 3: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva. [18] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/TS 11300-4:2016 - Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. [19] Parlamento della Repubblica Italiana. Legge del 3 Agosto 2013, n.90. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della Direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell’edilizia per la definizione delle procedure d’infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché’ altre disposizioni in materia di coesione sociale (GU Serie Generale n.181 del 3-8-2013). [20] Decreto interministeriale 26 giugno 2015 Adeguamento linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. [21] Decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE, (G.U. n. 71 del 28 marzo 2011). [22] Legge 27 dicembre 2006, n. 296, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007), pubblicata nella Gazzetta 201
Ufficiale n. 299 del 27 dicembre 2006 - Supplemento ordinario n. 244. [23] D.M. 19 febbraio 2007 Disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, ai sensi dell’articolo 1, comma 349, della legge 27 dicembre 2006, n. 296. [24] DM 11 marzo 2008. Attuazione dell’articolo 1, comma 24, lettera a) della legge 24 dicembre 2007, n. 244, per la definizione dei valori limite di fabbisogno di energia primaria annuo e di trasmittanza termica ai fini dell’applicazione dei commi 344 e 345 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296. [25] Legge11 dicembre 2016, n. 232, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019. (16G00242) (GU Serie,Generale n.297 del 21-12-2016 - Suppl. Ordinario n. 57). [26] ENEA, Rapporto Annuale 2017 Efficienza Energetica, RAEE 2017, Agenzia Nazionale per l’Efficienza Energetica dell’ENEA. [27] UNI EN ISO 6946:2008 “Componenti ed elementi per edilizia - Resistenza termica e trasmittanza termica Metodo di calcolo”. [28] ISO 9869-1/2014 “Thermal insulation -- Building elements -- In-situ measurement of thermal resistance and thermal transmittance -- Part 1: Heat flow meter method”. 202
[29] F. Ascione, F. Ceroni, R.F. De MAsi, M.R. Pecce, F. de Rossi, Historical buildings: Multidisciplinary approach to structural/energy diagnosis and performance assessment, Applied Energy 185, 2017, pp 1517–1528. [30] F. Ascione, F. de Rossi, G.P. Vanoli, Energy retrofit of historical buildings: Theoretical and experimental investigations for the modelling of reliable performance scenarios, Energy and Buildings 43 (8), 2011, pp. 19251936. [31] UNI EN ISO 8990/1996 “Determinazione delle proprietà di trasmissione termica in regime stazionario. Metodo della doppia camera calibrata e della doppia camera con anello di guardia”. [32] UNI EN 13187:2000 “Prestazione termica degli edifici – Rivelazione qualitativa delle irregolarità termiche negli involucri edilizi – Metodo all’infrarosso”. [33] F. Ascione, N. Bianco, R.F. De Masi, G.M. Mauro, M. Musto, G.P. Vanoli, Experimental validation of a numerical code by thin film heat flux sensors for the resolution of thermal bridges in dynamic conditions, Applied Energy 124, 2014, pp. 213-222. [34] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI EN ISO 13790:2008 - Prestazione energetica degli edifici Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento e il raffrescamento. [35] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/TS 11300-5:2016 - Parte 5: Calcolo dell’energia primaria e 203
della quota di energia da fonti rinnovabili. [36] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/TS 11300-6:2016 - Parte 6: Determinazione del fabbisogno di energia per ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili. [37] Filippi M., Fabrizio E., Introduzione alla simulazione termo-energetica dinamica degli edifici, pp. 1-178, Editore Delfino srl, 2012. [38] U.S. Department of Energy (2010). Energy Plus simulation software, Version 7.2.0. [39] TRNSYS 17, a TRaNsient SYstem Simulation program, Solar Energy Laboratory, University of Wisconsin-Madison, 2010. [40] DOE-2 simulation software, James J. Hirsch & Associates and Lawrence Berkeley National Laboratory (LBNL). [41] ESP-r, building performance simulation software, ESRU, University of Strathclyde. [42] IDA Indoor Climate and Energy (IDA ICE). [43] ASHRAE Handbook of Fundamentals 2013 - American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers, Atlanta, GA, USA, 2001. [44] Dentice d’Accadia M., Sasso M., Sibilio S., Vanoli R. – “Applicazioni di energetica”, Introduzione all’analisi 204
tecnico-economica di sistemi per il risparmio energetico, Liguori Editore, 1999. [45] Compendio seminario ACEN. Materiali e sistemi costruttivi per l’efficienza energetica in edilizia. [46] Ente Nazionale di Normazione, UNI, Standard UNI EN 998-1: Specifiche per malte per Opere Murarie: 1: Malte Per Intonaco. [47] F. Ascione, L. Bellia, P. Mazzei, Solar gain and building envelope: The surface factor, Building Research and Information, 38 (2), 2010, pp. 187-205. [48] Antonaia A., F. Ascione, A. Castaldo, A. D’Angelo, R.F. De Masi, M. Ferrara, G.P. Vanoli, G. Vitiello, Cool materials for reducing summer energy consumptions in Mediterranean climate: In-lab experiments and numerical analysis of a new coating based on acrylic paint, Applied Thermal Engineering 102 (91), 2016, pp. 91-107. [49] F. Ascione, N. Bianco, R.F. De Masi, M. Santamouris, G.P. Vanoli, Energy Performance of Cool-colors and Roofing Coatings in Reducing the Free Solar Gains during the Heating Season: Results of an In-Field Investigation, Procedia Engineering 169 (2016), pp. 375-383. [50] Decreto Legislativo 4 luglio 2014, n. 102, Attuazione della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE. (14G00113) (GU Serie Generale n.165 del 18-07-2014). 205
[51] Decreto Legislativo 141/2016, Disposizioni integrative al decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, di attuazione della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE. (16G00153) (GU Serie Generale n.172 del 25-07-2016). [52] Direttiva 2012/27/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, sull’efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE. [53] F. Ascione, N. Bianco, R.F. De Masi, G.M. Mauro, G.P. Vanoli, “Resilience of robust cost-optimal energy retrofit of buildings to global warming: A multi-stage, multiobjective approach”, Energy and Buildings, Volume 153, pp. 150-167, 2017. [54] F. Ascione, N. Bianco, C. De Stasio, G.M. Mauro, G.P. Vanoli, “CASA, cost-optimal analysis by multi-objective optimisation and artificial neural networks: A new framework for the robust assessment of cost-optimal energy retrofit, feasible for any building”, Energy and Buildings, Volume 146, pp. 200-219, 2017. [55] G.M. Mauro, C. Menna, U. Vitiello, D. Asprone, F. Ascione, N. Bianco, A. Prota, G.P. Vanoli, “A Multi-Step Approach to Assess the Lifecycle Economic Impact of Seismic Risk on Optimal Energy Retrofit”, Sustainability, Volume 9, Issue 6, 989, June 2017, ISSN: 2071-1050. DOI: 10.3390/su9060989 [56] F. Ascione, N. Bianco, C. De Stasio, G.M. Mauro, G.P. 206
Vanoli, “Multi-stage and multi-objective optimization for energy retrofitting a developed hospital reference building: A new approach to assess cost-optimality”, Applied Energy, Volume 174, pp. 37-68, 2016. [57] F. Ascione, N. Bianco, C. De Stasio, G.M. Mauro, G.P. Vanoli, “A new methodology for cost-optimal analysis by means of the multi-objective optimization of building energy performance”, Energy and Buildings, Volume 88, pp. 78-90, 2015.
207
3
L’applicabilità del modello su 2 casi-studio a Napoli
3.1 Premessa Nei due casi studio che si analizzeranno di seguito vengono ipotizzati quattro livelli di intervento che corrispondono rispettivamente a diversi gradi di invasività sui fabbricati. In particolare per il primo livello di intervento, che corrisponde a opere di manutenzione ordinaria e straordinaria così come definiti dalla normativa vigente, si ipotizza di eseguire lavorazioni sulle finiture delle parti comuni dei due fabbricati e quindi sulle facciate esterne, nelle casse scale e sul tetto di copertura prevedendo interventi per la conservazione e il decoro del fabbricato. Tali opere sono realizzate allo scopo di contrastare le cause di invecchiamento dei fabbricati quali l’inquinamento atmosferico e la conseguente aggressione dei paramenti murari, l’infiltrazione dell’acqua meteorica e il più generale deterioramento delle superfici delle facciate; essi consistono in piccole riparazioni e/o sostituzioni che mirano al mantenimento di un’ottimale stato di conservazione delle facciate e in generale delle parti comuni degli edifici. Con riferimento alle strategie di intervento mirate al consolidamento strutturale ed al miglioramento delle prestazioni energetiche, sono ipotizzati e proposti di seguito interventi di rinforzo sismico, di efficientamento energetico e di restauro caratterizzati da un grado di invasività crescente, a partire dal Livello 2 (basso grado di invasività) al Livello 4 (elevato grado di invasività). Un grado minore o maggiore di invasività è rappresentativo della diversa estensione dell’area di intervento sull’edifico, della cantierabilità delle opere e degli ambienti interessati dai lavori (esterno o interno dell’edificio).
208
L’approccio multi-livello proposto nel presente documento nasce dall’esigenza di fornire un ventaglio di soluzioni attuabili mediante differenti target prestazionali che coniughino la necessità di migliorare le prestazioni dell’edificio in ambito strutturale ed energetico senza tuttavia incidere significativamente sulla fruibilità/funzionalità della costruzione, minimizzando cioè il grado di disturbo arrecato durante la fase di cantierizzazione degli interventi. Nello specifico, poiché gli incentivi economici sono destinati a edifici residenziali e ad attività produttive, lunghi tempi di esecuzione degli interventi associati a periodi di interruzione della funzionalità dell’edificio potrebbero essere, in alcuni casi, di freno all’attuazione degli interventi stessi. In tale ottica, sono stati previsti due livelli di intervento (Livello 2 e 3) che interessano prevalentemente l’involucro esterno del fabbricato, escludendo, in linea di principio, l’interruzione della funzionalità interna all’edificio. Il livello 4 prevede, invece, interventi più invasivi con lavorazioni che riguardano anche porzioni interne dell’edificio. Quest’ultimo livello è concepito per raggiungere elevati target di prestazioni energetiche e di sicurezza strutturale raggiungibili attraverso sia interventi su elementi verticali (strutturali e non strutturali), che sugli orizzontamenti, altresì interessati da fenomeni di degrado che potenzialmente ne compromettono sicurezza e funzionalità in esercizio. L’obiettivo della ricerca è quello di presentare una varietà di possibili soluzioni volte al raggiungimento di differenti gradi di miglioramento sia strutturale (e quindi dal punto di vista antisismico) che energetico del manufatto architettonico su cui si interviene, nell’ottica però della conservazione dei caratteri storici e morfologici del manufatto. Per tali ragioni occorre approcciarsi agli interventi di consolidamento e miglioramento energetico solo dopo una accorta ed esaustiva campagna di indagine diagnostica che oltre a approfondire lo stato di conservazione del manufatto contribuisce anche a restituire un quadro complessivo delle tecniche e dei materiali utilizzati. Soltanto successivamente a questa fase conoscitiva sarà possibile definire con certezza gli interventi da eseguire nell’ottica di una compatibilità tra i materiali storici e quelli da utilizzare e nella scelta di tecniche di consolidamento e di miglioramento energetico che non snaturino i caratteri costruttivi e le tecniche proprie del manufatto architettonico oggetto di intervento. Si sottolinea che le possibili strategie per il miglioramento sismico ed energetico sono, in 209
generale, molteplici e, per ciascuna di essa, può essere definito un target prestazionale rispondente alle esigenze del committente. La fattibilità tecnica ed economica delle possibili strategie costituisce altresì un dato rilevante ai fini delle scelte esecutive degli interventi. Inoltre, la scelta della strategia o tecnica di intervento più appropriata risulta strettamente connessa con le caratteristiche fisiche e meccaniche del manufatto esistente oggetto della riqualificazione. Nell’ambito della varietà dei possibili interventi, la strategia di riqualificazione multi-livello presentata in questo capitolo muove dal principio di progettazione integrata “strutturale-energetica” e si propone, pertanto, di tracciare percorsi comuni di intervento, caratterizzati da una omogeneità dei target prestazionali e delle aree di lavoro. Il vantaggio dell’implementazione di una strategia integrata è legato in primo luogo all’ottimizzazione dei tempi degli interventi in quanto si evita di eseguire lavori di miglioramento energetico e di rinforzo strutturale in archi temporali distinti. In aggiunta, l’interazione progettuale permette di impiegare lo stesso cantiere per scopi differenti (ad esempio impalcature, attrezzature da cantiere ecc. per operazioni in facciata) determinando in tal modo una notevole riduzione dei costi. In secondo luogo, il beneficio economico derivante dagli interventi integrati di riqualificazione può essere massimizzato considerando che le detrazioni associate alla fruizione di Sismabonus ed Ecobonus sono, in questa circostanza, additive. A titolo puramente esemplificativo, in questo capitolo viene implementata la suddetta strategia di riqualificazione, basata sulla combinazione di interventi di rinforzo sismico e di miglioramento energetico, per il caso di due edifici esistenti: uno in muratura e uno in cemento armato. Le tecniche di rinforzo e di miglioramento energetico impiegate sono state selezionate tra quelle descritte in precedenza [5a], e in particolare si riferiscono a quelle che meglio si adattano ai due casi studio analizzati. L’obiettivo degli interventi combinati è quello di massimizzare le prestazioni dell’edificio riducendo il grado di disturbo e perseguendo obiettivi di incremento di sicurezza e miglioramento energetico. Per ciò che attiene al miglioramento delle prestazioni strutturali, la valutazione della capacità sismica dell’edificio, la progettazione degli interventi di rinforzo strutturale e la valutazione dell’efficacia degli interventi sono eseguite nel presente documento in accordo con le vigenti norme tecniche per le costruzioni [1a, 2a] e alla luce delle recenti Linee guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle Costruzioni [3a, 4a].
210
D’altro canto, l’impatto dei differenti livelli di intervento sulle prestazioni energetiche del sistema edificio-impianti è stato indagato valutando il potenziale salto di classe energetica. I risultati sono stati ottenuti per mezzo di analisi semi-stazionarie, mediante il metodo semplificato illustrato nello standard normativo UNI TS 11300 [1-6] per la Certificazione Energetica degli edifici. Dunque, è stato implementato l’approccio semplificato per l’indirizzamento della scelta di interventi di efficienza energetica, enucleato al paragrafo 2.6.6. Come anticipato, il Livello 1 si riferisce ad interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria, e cioè, interventi di sostituzione locale di finestre danneggiate, tinteggiatura delle facciate, ristrutturazione/rifacimento di balconi e frontalini. Il “driver” di questa tipologia di interventi non è generalmente una motivazione energetica, ma il recupero e conservazione del sistema edifico. Quindi, anche se i suddetti interventi possono avere un impatto sulle prestazioni energetiche dell’edifico, tale impatto è generalmente poco significativo e il relativo salto di classe energetica è normalmente nullo. Dunque, nel presente lavoro, l’effetto di tali interventi sui fabbisogni energetici del sistema edificioimpianti è trascurato perché poco significativo. Per ognuno degli altri tre livelli di intervento, i.e., Livello 2, Livello 3 e Livello 4, sono stati considerate ed investigate due casistiche: 1. Interventi rivolti esclusivamente all’efficientamento energetico dell’involucro edilizio; 2. Interventi rivolti all’efficientamento energetico dell’involucro edilizio e degli impianti centralizzati, condivisi dai condomini. Nel caso di impianti autonomi, gli interventi sugli impianti sono proposti come raccomandazione per i singoli condomini. I successivi paragrafi mostrano i risultati derivanti dall’implementazione dei diversi livelli di riqualificazione/ristrutturazione energetica (dal livello 2 al livello 4) in termini di:
• percentuale della superficie disperdente dell’involucro edilizio interessata; • accesso all’Ecobonus, come descritto al paragrafo 2.6.2 ed ammontare percentuale 211
dell’eventuale incentivo rispetto al costo di investimento dell’intervento;
• classe energetica raggiunta.
Chiaramente, gli interventi proposti determinano anche una significativa riduzione dei costi di esercizio legati agli usi energetici. Tale potenziale risparmio economico cresce con il livello di intervento e può anche raggiungere valori prossimi a 10 €/ m2anno in corrispondenza del livello 4. Tuttavia, esso non è valutato nella presente trattazione dal momento che una determinazione realistica dei costi di esercizio richiede analisi energetiche dinamiche, mentre i risultati proposti sono stati ottenuti attraverso l’approccio semplificato semi-stazionario, enucleato al paragrafo 2.6.6, che è comunemente utilizzato dai professionisti del settore edilizio. Gli interventi di efficienza energetica con relative modalità di implementazione sono descritti in dettaglio nel paragrafo 2.6.5 e nelle schede tecniche di intervento allegate.
212
3.2
Interventi di manutenzione ordinaria, consolidamento strutturale e miglioramento energetico su edificio in muratura
3.2.1
Descrizione e diagnostica
L’edificio in esame ha una struttura portante in muratura. Il rilievo geometrico, che costituisce la prima fase per la definizione del livello di conoscenza della costruzione, ha fornito informazioni in merito alle dimensioni del fabbricato e alla geometria del sistema strutturale. Dai prospetti riportati in Figura 1, si evince che il fabbricato presenta quattro piani fuori terra, un piano seminterrato ed un piano sottotetto, ognuno di questi avente superficie pari a 1500 m2. Le dimensioni in pianta del fabbricato sono riportate in Figura 2a da cui si evince la forma irregolare della pianta dell’edificio. Dal rilievo architettonico si deduce che l’estensione dell’involucro esterno, calcolata come somma della superficie della copertura, del solaio di primo calpestio e della superficie esterna verticale, risulta pari a 8000 m2. L’edificio è adibito a civile abitazione ed è composto da 53 unità immobiliari e parti comuni, vedi Figura 2b. Dal rilievo geometrico del sistema strutturale risultano paramenti murari portanti in entrambe le direzioni con muri di spessore significativo da 2 m al piano interrato fino a circa 1 m ai piani superiori per i muri perimetrali. I paramenti murari interni sono di spessore ridotto fino ad un minimo di 0.8 m ai piani superiori. I paramenti murari portanti sono costituiti da muratura di tufo a conci regolari tessuta in tutto lo spessore. Non sono presenti cordoli in corrispondenza dei solai ed è segnalata la presenza di catene istallate a seguito del terremoto del 1980 in maniera non omogenea. Gli orizzontamenti sono costituiti da solai con travi di legno e panconcelle o solai con profilati di ferro e tavelloni non ammorsati alle estremità. Sono presenti anche delle volte a botte, vela, crociera e padiglione. Le scale sono costituite da voltine rampanti in muratura. Le fondazioni sono superficiali continue in muratura di tufo. Gli obiettivi di una campagna diagnostica parzialmente distruttiva sono quelli di approfondire il grado di conoscenza sui materiali e sulle tecniche di costruzione del manufatto, nonché sul loro stato di conservazione. A tal fine la procedura che si intende descrivere in questo documento punta in primis alla lettura dei manufatto come un elemento unico letto nella sua interezza. Ecco perché le indagini che si ritiene indispensabile eseguire in prima istanza sono le indagini termografiche volte ad una conoscenza complessiva del manufatto architettonico. Successivamente le indagini 213
soniche e ultrasoniche, prevalentemente non distruttive, coadiuvate dalle indagini endoscopiche, parzialmente distruttive, completeranno la conoscenza degli elementi strutturali dell’edificio come murature, archi e volte e solai lignei. L’approfondimento della campagna diagnostica con ulteriori indagini di dettaglio come le sezioni stratigrafiche volte all’approfondimento dei tipi di intonaco e calce utilizzati, o le indagini volte alla conoscenza delle tipologie di essenze utilizzate per i solai lignei, completerà il quadro conoscitivo del manufatto fondamentale per la scelta degli interventi di consolidamento e di restauro più adatti per il caso oggetto di intervento. Per il caso studio in esame si assume di aver raggiunto, tramite analisi conoscitive delle proprietà dei materiali, un Livello di Conoscenza 2 (LC2). La programmazione della campagna di indagini per la definizione del livello di conoscenza esula dagli scopi di questo volume. Per maggiori informazioni e per un supporto alla definizione delle indagini si rimanda alla normativa tecnica vigente e alle Linee guida ReLUIS per Modalità di Indagine sulle Strutture e sui Terreni [6a].
Figura1. Prospetti dell’edificio in muratura in esame
214
Dal punto di vista energetico, le prestazioni dello stato di fatto sono mostrate in tabella 3.2.1, dove si riporta:
• la classe energetica valutata secondo la procedura prevista dal Decreto •
interministeriale del 26 giugno 2015 (Linee guida nazionali per la certificazione energetica) [7b]; la qualità energetica dell’involucro edilizio in relazione alle prestazioni energetiche invernali ed estive, rispettivamente, valutata secondo la procedura prevista dal D.M. 26/06/2009 [8b].
Stato di Fatto
Classe Energetica
Qualità dell’involucro in relazione alle prestazioni invernali
Edificio in muratura
E
media
Qualità dell’involucro in relazione alle prestazioni estive media
Tabella 3.2.1. Stato di fatto energetico dell’edificio in muratura.
Lo stato di fatto è caratterizzato da prestazioni energetiche scadenti, seppur migliori rispetto all’edificio in c.c.a. per la presenza di un involucro edilizio massivo, caratterizzato da valori più elevati di resistenza ed inerzia termica. Comunque, tale stato di fatto rende particolarmente raccomandabile e conveniente l’adozione di interventi di efficienza energetica.
215
(a)
(b)
Figura 2. Edificio caso studio in muratura: Pianta (a); ripartizione delle superfici per il generico piano (b).
216
3.2.2
Interventi di Livello 1
Gli interventi di Livello 1 si riferiscono ad opere di manutenzione ordinaria e straordinaria e prevedono il recupero delle facciate esterne e di quelle interne al cortile, inoltre si prevede di intervenire sul tetto di copertura e nella cassa scale. Nell’ipotesi che il fabbricato sia in un discreto stato manutentivo si suppone di dover intervenire esclusivamente sulle finiture attuando piccole riparazioni e/o sostituzioni di elementi delle facciate. Successivamente ad una indagine conoscitiva preliminare, si passerà a realizzare tutte quelle opere necessarie per il ripristino dello stato dei luoghi. In particolare si è stimato che l’edificio sia interessato per il solo 10% delle superfici esterne da distacco di intonaco dovuto all’aggressione degli agenti inquinanti ed atmosferici; è prevista quindi la spicconatura controllata dell’intonaco solo per quelle porzioni incoerenti e ammalorate ed il recupero di tutte le superfici con il ripristino dell’intonaco stesso, la raschiatura delle pitture e la nuova tinteggiatura, che deve essere compatibile con le caratteristiche chimiche fisiche dell’intonaco e della tinteggiatura preesistente. Inoltre si suppone di dover provvedere ad un ripristino corticale dei balconi ed al restauro degli elementi decorativi delle facciate quali cornici, mostre e capitelli. Si ritiene necessario provvedere alla sostituzione degli abachini delle finestre dei vani, alla realizzazione di una verniciatura di protezione per il manto di copertura nonché alla pulitura e tinteggiatura delle opere in ferro previa applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo. Infine è previsto il restauro degli infissi del vano scala e del portone entrambi in legno con eventuale consolidamento e reintegrazione delle lacune, sostituzione di parti lignee non recuperabili con essenze della stessa natura dell’esistente. In particolare per tale Livello vengono indicati interventi utili a garantire una corretta manutenzione del manufatto nel tempo:
• • • • • •
Raschiamento delle tinte esistenti ammalorate o prossime al crollo; Verifica dei frontalini delle cornici e dei decori dei prospetti esterni; Verifica ed eventuale restauro dei serramenti e degli infissi; Verifica ed eventuale recupero dei balconi in pietra; Verifica del sistema di irreggimentazione delle acque meteoriche; Messa in sicurezza o restauro di elementi decorativi di pregio; 217
â&#x20AC;˘ Nuova tinteggiatura compatibile con le caratteristiche chimico-fisiche della tinteggiatura esistente;
Tali interventi di fatto non influenzano le componenti strutturali ed energetiche del manufatto ma intendono agire in maniera preventiva mettendo in sicurezza e conservando le caratteristiche di pregio del manufatto oggetto di intervento. In particolare per i prospetti esterni si intende procedere alla rimozione delle tinte ammalo rate e al rifacimento delle stesse con lâ&#x20AC;&#x2122;utilizzo di nuove tinteggiature che presentino caratteristiche chimiche, fisiche e colorimetriche similari a quelle delle tinteggiature esistenti (scheda 1) . Per gli elementi decorativi presenti in facciata si prevede inoltre la revisione e nel caso piccoli interventi di conservazione. Si prescrive inoltre la manutenzione di quegli elementi, come i canali di gronda e le pluviali, che se non opportunamente efficienti possono inficiare lo stato di conservazione del manufatto architettonico.
218
3.2.3
Interventi di Livello 2
Gli interventi di Livello 2 hanno come obiettivo il miglioramento delle prestazioni sismiche ed energetiche dell’edificio, mantenendo basso il grado di invasività degli interventi ma ottenendo comunque benefici economici dagli incentivi. A tale scopo sono proposti interventi eseguibili principalmente dall’esterno o dal cortile interno del fabbricato, in modo da evitare interruzioni di servizio o fruibilità dell’edificio e ridurre, in ogni caso, il grado di disturbo collegato alla cantierizzazione degli interventi. Per quanto attiene agli aspetti strutturali, la progettazione degli interventi e la stima dell’incremento di prestazioni sismiche è condotta mediante l’implementazione del metodo semplificato previsto dalle recenti Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni [4a]. In particolare, il metodo semplificato prevede la possibilità di ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore (riferita alla classe di rischio di appartenenza dell’edificio esistente privo di interventi di miglioramento, ossia allo stato di fatto), eseguendo unicamente interventi locali di rafforzamento che, in quanto tali, non producono sostanziali modifiche al comportamento della struttura nel suo insieme. Qualora gli interventi risultino efficaci ai fini dell’attribuzione del miglioramento della classe di rischio sismico, risulterà possibile, quindi, usufruire dei benefici economici del Sismabonus previsti per il miglioramento di una classe di rischio. Da un punto di vista pratico e nella fattispecie del caso studio esaminato di un fabbricato avente una struttura portante in muratura, bisogna procedere in via preliminare all’attribuzione della classe di rischio relativa all’edificio allo stato attuale, all’individuazione delle vulnerabilità strutturali e delle peculiarità che possono incidere negativamente sulla vulnerabilità locale/globale. La Classe di Rischio di appartenenza piò essere determinata a partire dalla classe di vulnerabilità definita dalla Scala Macrosismica Europea (EMS) riportata in Figura 3. Con riferimento al caso studio in esame, trattandosi di una tipologia strutturale in muratura di tufo a conci regolari tessuta in tutto lo spessore, dalla tabella in Figura 3 si evince che la classe di vulnerabilità media è V5 con variazione da V4 a V6 in funzione delle peculiarità strutturali.
219
Figura 3. Approccio semplificato per l’attribuzione della Classe di Vulnerabilità agli edifici in muratura [4]: applicazione al caso studio in esame.
Per l’effettuazione della simulazione progettuale si è ipotizzato che l’immobile è stato oggetto di molte modifiche interne, quali:
• sottotetti trasformati in appartamenti e/o uffici con aggiunta di nuove unità immobili; • realizzazione di soppalchi nelle unità immobiliari nuove o ricavate con aperture di nuovi vani e modifiche dei carichi;
• trasformazioni di ex stalle ed ex botteghe. Inoltre si è immaginato che siano stati realizzati interventi post-terremoto, che hanno riguardato l’inserimento di catene in ferro di lunghezza variabile a seconda della muratura, poste sulla parte alta del secondo impalcato; inoltre sono state eseguite solo poche piattabande in forma non organica e perforazioni riempite con malta cementizia di alcune armate. L’eventuale scostamento dalla classe media di vulnerabilità V5 conseguente alla presenza di un elevato degrado, di una scarsa qualità costruttiva o di peculiarità che possono innescare meccanismi di collasso locale per valori particolarmente bassi dell’azione sismica è valutato con riferimento alla Tabella 4 dell’Allegato A [4a] al D.M. 65 [3a]. Nel caso in esame, accertata la carenza di ammorsamento degli orizzontamenti con 220
le pareti verticali e la mancanza di cordoli e catene che può determinare l’innesco di meccanismi di ribaltamento delle pareti in caso di sisma, si declassa l’edificio in classe V6. Incrociando la classe di vulnerabilità V6 con la zona sismica 2 (Napoli) all’interno della tabella di classificazione in Figura 4, si perviene ad una Classe di Rischio F.
Figura 4. Classe PAM attribuita in funzione della classe di vulnerabilità assegnata all’edificio e alla zona sismica in cui l’edificio è situato [4]
Quando la Classe di Rischio è assegnata all’edificio mediante il metodo semplificato, è possibile ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore (da F ad E, in questo caso) allorquando siano soddisfatte alcune condizioni/requisiti specifici di intervento. Per gli edifici con struttura di muratura esse sono indicate nella tabella 7 dell’Allegato A [4a] al D.M. 65/2017 [3a]. Per l’edificio in esame, al fine di ottenere un comportamento d’insieme regolare e scatolare della struttura muraria e ritardare l’attivazione di meccanismi locali fuori dal piano, si propongono i seguenti interventi:
• stabilizzazione fuori piano delle pareti di elevate dimensioni (larghezza e altezza); • eliminazione delle spinte orizzontali non contrastate attraverso incatenamenti. Per incatenamenti si intende l’insieme dei sistemi di presidio e consolidamento di edifici in muratura, costituiti da catene, tiranti, collegamenti di solai in legno alle pareti in muratura, in grado di ricostituire e restituire un comportamento scatolare e monolitico della fabbrica muraria (insieme delle pareti). Gli incatenamenti permettono alle pareti murarie poste in contiguità (nel caso di mutua ammorsatura assente e/o poco efficace), pareti contrapposte o sottoposte all’azione di elementi spingenti (ad 221
(a)
(b)
Figura 5. Particolare della catena (a) e del meccanismo locale che contrasta (b)
esempio: elementi voltati non mutuamente contrastati o sufficientemente equilibrate da masse murarie), di interagire mutuamente e fornire una risposta il più possibile “globale” nei confronti delle azioni orizzontali (ad esempio sisma); in tal modo risulta possibile contenere l’entità degli spostamenti e delle rotazioni delle pareti stesse e, di conseguenza, mitigare la vulnerabilità globale della struttura nei confronti di possibili inneschi di cinematismi quali il ribaltamento per rotazione [5a]. Le tecniche disponibili per eseguire degli incatenamenti prevedono l’utilizzo di:
• catene metalliche (generalmente barre tonde o piatti) e relativi sistemi di ancoraggio alle testate delle pareti murarie;
• tiranti (in acciaio ad alto limite elastico: barre post-tese in acciaio speciale per •
c.a.p., trefoli, cavi in acciaio armonico) e relativi sistemi di ancoraggio alle testate delle pareti murarie; travi in legno e/o metalliche costituenti gli elementi portanti degli orizzontamenti di piano (solai) e relativi sistemi (regge) di ancoraggio alle pareti murarie.
Tra le diverse tecniche disponibili, a titolo puramente esemplificativo, per il caso studio in esame si è deciso di realizzare gli incatenamenti attraverso l’inserimento di catene in acciaio inox ad alta resistenza con capichiave a piastra nervata (Figura 5). 222
Di seguito si riporta la localizzazione in pianta ed in elevazione degli interventi di incatenamento mediante lâ&#x20AC;&#x2122;inserimento di catene e dei rispettivi capichiave (Figura 6). Per il caso in esame, la lunghezza totale di catene (diametro 30 mm) da inserire è pari a 1600 metri lineari e sono necessari 256 capichiave a piastra nervata, cui corrisponde una superficie esterna di estensione dellâ&#x20AC;&#x2122;intervento pari allo 0,6% dellâ&#x20AC;&#x2122;involucro esterno (utilizzando un capichiave avente perimetro quadrato di lato 40 cm). Le fasi di lavorazione ampiamente descritte nelle Linee Guida ReLUIS per riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni [5a], sono riportate nelle schede tecniche allegate. In sintesi, gli interventi riguardano: rimozione intonaco ed ornamenti in corrispondenza del punto di applicazione del capochiave; foratura delle
catena semplice catena binata
Figura 6. Posizionamento delle catene e dei capichiave
223
pareti da incatenare e delle pareti di contrasto; passaggio delle catene e posizionamento delle piastre; allungamento a caldo della catena; verifica di rettilineità della catena; fase di tiro delle catene e fase di ancoraggio; ripristino intonaco ed ornamenti in corrispondenza dei capichiave. Inoltre, per il passaggio di una classe di rischio simico secondo il metodo semplificato bisogna procedere in ogni caso all’eventuale ripristino di zone danneggiate e/o degradate che consiste nel recupero delle parti comuni dell’edificio, attraverso la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria (così come definiti nell’articolo 3 del Dpr 380/2001 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”) nel rispetto dei caratteri stilistici ed architettonici della fabbrica. In particolare gli interventi riguarderanno: il restauro dei prospetti dell’edificio, il ripristino corticale dei balconi e la sostituzione degli abachini dei vani, la pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro, il restauro degli elementi decorativi, il recupero degli infissi in legno del vano scala e del portone d’ingresso ed infine la verniciatura di protezione del manto di copertura. Gli interventi di rinforzo locale proposti consentono, in base all’applicazione del metodo Semplificato, il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore a quella assegnata allo stato di vulnerabilità attuale dell’edificio (V6), nello specifico da F ad E, ed il conseguente accesso al 75% di detrazioni fiscali (in riferimento al costo totale dell’intervento) previste dalla Legge di Stabilità 2017 (Sismabonus) per i condomini. Occorre sottolineare che gli interventi strutturali previsti per il livello 2 sono stati concepiti al fine di minimizzare l’invasività e l’impatto delle opere pur garantendo i requisiti prestazionali per il passaggio della classe di rischio. Difatti, intervenendo principalmente sul solo esterno del fabbricato (ad eccezione del passaggio delle catene, operazione ritenuta poco invasiva), più in particolare in maniera “puntuale” sulla facciata, sono ridotti gli effetti ed i tempi associati alla cantierizzazione dell’intervento, non limitando cioè la fruizione/funzionalità dell’edifico stesso. Tuttavia, è evidente che tale strategia di intervento è specifica per il caso studio in esame e potrebbe risultare non fattibile o poco appropriata in talune circostanze. Ad esempio, a seconda delle condizioni iniziali del manufatto esistente, potrebbero essere necessari interventi più diffusi (si vedano gli interventi di Livello 3) o potrebbero sussistere vincoli specifici per 224
l’applicazione di incatenamenti. Dal punto di vista energetico, il livello 2 prevede i seguenti interventi rivolti all’efficientamento energetico dell’involucro edilizio:
• Isolamento termico della copertura attraverso l’installazione di uno strato isolante
•
dello spessore di 6 cm (vedi paragrafo 2.6.5.1 e alla scheda di intervento energetico 1) e applicazione di rivestimenti alto-riflettenti finalizzati all’ottenimento di un “cool roof” (vedi paragrafo 2.6.5.4 e scheda di intervento energetico 6). Tramite tali interventi la trasmittanza termica (U) della copertura passa da 1.15 W/m2K a 0.32 W/m2K, il coefficiente di riflessione solare passa da 0.5 a 0.9. Ripristino e manutenzione straordinaria dei componenti trasparenti dell’involucro (vedi paragrafo 2.6.5.6 e scheda di intervento energetico 8).
Nel caso di impianti di riscaldamento centralizzati, si prevede anche il seguente intervento di efficientamento energetico degli impianti:
• Installazione di valvole termostatiche e contabilizzatori di calore in corrispondenza dei corpi scaldanti (vedi paragrafo 2.6.5.7 e scheda di intervento energetico 9).
I risultati derivanti dall’implementazione dei suddetti interventi sono riportati nelle tabelle 3.2.4 (nel caso di interventi rivolti al solo involucro) e 3.2.5 (nel caso di interventi rivolti ad involucro ed impianto), proposte in calce al paragrafo 3.2 per facilitare il confronto tra i diversi livelli di intervento. Si evidenzia che il livello 2 di intervento rientra nella casistica delle riqualificazioni energetiche in base a quanto previsto dal Decreto 26 giugno 2015 [7b].
225
Per quanto concerne gli aspetti legati alla conservazione e al restauro delle caratteristiche di pregio, gli interventi che si propongono sono i seguenti:
• Rimozione controllata delle porzioni di intonaco per le aree interessate dagli interventi strutturali (posizionamento catene);
• Valutazione del posizionamento delle catene e dei capi chiave anche in relazione • • • • •
alla possibile presenza superfici decorate e agli intonaci dipinti; Restauro ed eventuale sostituzione dei serramenti e degli infissi; Verifica e recupero dei balconi; Verifica del sistema di irreggimentazione delle acque meteoriche; Restauro degli elementi decorativi di pregio; Nuovo intonaco e nuova tinteggiatura con caratteristiche chimico, fisiche e colorimetriche compatibili rispetto alle caratteristiche delle malte e delle tinte esistenti.
In questa fase si procede alla rimozione accurata delle superfici di intonaco in cattivo stato di conservazione. Verranno inoltre rimosse in modo accurato le superfici intonacate interessate dagli interventi di consolidamento (scheda 7). Per la scelte delle aree di intervento si eviteranno le superfici decorate e gli intonaci dipinti. Il restauro dei serramenti e degli elementi decorativi di pregio avverrà come prescritto nella (scheda 3). Si porrà particolare attenzione alla conservazione degli elementi decorativi presenti in facciata (scheda 2) e agli elementi decorativi di pregio (scheda 5). Si procederà inoltre alla posa in opera di un nuovo intonaco dalle caratteristiche chimiche fiche e colorimetriche similari a quelle delle tinte esistenti (scheda 6).
226
3.2.4
Interventi di Livello 3
Gli interventi di livello 3 hanno come obiettivo il miglioramento delle prestazioni sismiche ed energetiche dell’edificio con un grado medio di invasività. Sono previsti interventi di rinforzo sismico e di efficientamento energetico eseguibili principalmente dall’esterno del fabbricato o dal cortile interno che mirano a massimizzare la loro efficacia utilizzando un approccio progettuale integrato strutturale/energetico. La progettazione degli interventi e la stima dell’incremento di prestazioni sismiche è eseguita mediante l’applicazione del metodo semplificato previsto dalle recenti Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni. Cosi come per gli interventi di Livello 2, tale metodo prevede la possibilità di ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento. Sebbene gli interventi di Livello 3 proposti consentano di accedere alla stessa percentuale (75%) di detrazione fiscale del Livello 2, essi hanno come obiettivo la massimizzazione dell’efficacia di interventi di estensione mediamente diffusa sull’edificio. In particolare, tale livello di intervento riproduce un possibile scenario per il quale la condizione dell’edifico esistente richiede interventi maggiormente diffusi per eliminare criticità strutturali derivanti da indagini diagnostiche. Inoltre, l’estensione degli interventi strutturali di livello 2 è concepita per essere omogeneamente compatibile con gli interventi di miglioramento energetico (in termini di cantierabilità ed estensione delle aree di intervento), in maniera tale da massimizzare i benefici economici del Sismabonus ed Ecobonus a parità di grado di invasività delle operazioni complessive. A titolo puramente esemplificativo, per il caso studio in esame, ciò si traduce nell’intervenire in maniera diffusa tramite chiodature allo scopo di stabilizzare fuori piano le pareti di elevate dimensioni (larghezza e altezza) ed eliminare le spinte orizzontali non contrastate delle volte attraverso incatenamenti. Inoltre, al fine di ottenere un comportamento d’insieme scatolare e ritardare l’attivazione di meccanismi locali fuori dal piano, si è inoltre deciso di migliorare il collegamento delle pareti murarie agli orizzontamenti tramite fiocchi in materiale composito. Nello specifico, la chiodatura dei cantonali e dei pannelli murari perimetrali può essere effettuata tramite l’utilizzo di tecniche classiche o di tecniche innovative che prevedono l’uso di materiali compositi di tipo FRP. Nel caso in esame, a titolo puramente 227
Figura 7. Chiodatura di pannelli murari perimetrali tramite l’utilizzo di barre in materiale composito
esemplificativo, si è deciso di impiegare delle chiodature con barre in materiale composito CFRP (Figura 7). Il progetto del numero di chiodature necessarie, la lunghezza e l’interasse dipende dalla resistenza necessaria ad impedire l’innesco di meccanismi di ribaltamento locale per perdita di ammorsamento. In questo caso, le chiodature verranno disposte ad interasse di 50 cm con angolo di inclinazione di 6 gradi dall’alto verso il basso. La disposizione delle chiodature in pianta e in elevazione è riportata in Figura 8. Per il caso studio in esame sono necessarie 2360 chiodature di lunghezza media 1.5 m. Le fasi di lavorazione relative all’intervento in quesitone sono dettagliatamente descritte nelle schede tecniche allegate e si possono sintetizzare in: esecuzione dei fori con trapano a rotazione; saturazione dei fori con acqua, 24 ore prima dell’iniezione, in modo da eliminare polvere e detriti; posizionamento dei tubi in fibra di carbonio; posizionamento dei tubicini di sfiato e successiva sigillatura dei fori con cemento a presa rapida; preparazione e successiva iniezione con pompa manuale di boiacca a base di legante idraulico fillerizzato superfluido, esente da cemento, resistente ai sali, composto da calce ed Eco-Pozzolana, che una volta indurita possiede caratteristiche simili in termini di resistenza meccanica, modulo elastico e porosità delle malte impiegate originariamente nella costruzione degli edifici; rimozione dei boccagli e sigillatura dei fori con malta di allettamento; ripristino intonaco ed ornamenti in corrispondenza dei fori. In questo caso, a titolo di esempio, si è ipotizzato di voler rifare l’intera fascia di intonaco intorno alla chiodatura dato che potrebbe presentare dei danni dovuti al foro ed 228
al posizionamento del macchinario di perforazione. La porzione di intonaco interessata risulta pari a circa 354 m2 (6.7% dellâ&#x20AC;&#x2122;involucro esterno). Allo stesso scopo di miglioramento strutturale, si è inoltre deciso di migliorare il collegamento delle pareti murarie agli orizzontamenti tramite fiocchi in materiale composito. Eâ&#x20AC;&#x2122; possibile, in generale, considerare i solai come elementi strutturali atti a conseguire il richiesto mutuo incatenamento delle pareti murarie. Con tale tecnica si utilizzano le travi in legno e/o metalliche costituenti gli elementi portanti degli orizzontamenti di piano (solai) e relativi sistemi (regge) di ancoraggio alle pareti
fiocchi ammorsamento travi chiodature catena semplice
Figura 8. Localizzazione in pianta e in elevazione del sistema degli interventi di livello 3
229
murarie: esse si vincolano per mezzo della posa in opera di chiavarde, capichiave, ancoraggi di ammorsamento, alle murature portanti parallele all’orditura ed alle murature di vincolo ortogonali all’orditura, contribuendo a solidarizzare mutuamente l’impianto murario portante verticale complessivo costituito dai muri perimetrali e/o di spina su cui sono impostati gli orizzontamenti [5a]. Più recentemente tale tecnica è stata sviluppata anche con utilizzo di tecnologie e materiali innovativi con l’adozione di ancoraggi (fiocchi) realizzati in materiali compositi (fibre in carbonio, fibre metalliche ad elevata resistenza meccanica) adesi con matrici epossidiche alle travi lignee e risvoltati con formazione di testa di contrasto sulla superficie esterna della parete muraria attraversata per l’imperniazione. Nel caso studio in esame, a titolo di esempio si utilizza un sistema di ammorsamento con fiocchi in materiale composito a fibre di acciaio unidirezionali (Figura 9). Nello specifico dovranno essere ammorsate in totale 1100 travi per l’intero edificio con un impatto sull’involucro esterno di circa 21 m2. Le fasi di lavorazione, accuratamente descritte nelle Linee guida ReLUIS [5], sono riportate nelle schede tecniche allegate. In sintesi le lavorazioni consistono nella rimozione dell’intonaco e degli ornamenti per una fascia di diametro 40 cm a cavallo del foro; depolverizzazione delle superfici di intaglio e lavaggio con acqua a bassa pressione; foratura del muro per l’intero spessore in corrispondenza della trave (due fori ai lati della trave); inserimento dei fiocchi d’acciaio nei fori precedentemente realizzati ed inghisaggio con stucco epossidico sia sul muro che sulle travi; a stucco ancora fresco spaglio di sabbia di quarzo fine asciutta per ottimizzare i successivi strati di finitura (intonaco, pittura, ecc.); ripristino di intonaco ed ornamenti. In questo caso, a titolo di esempio, si è ipotizzato di voler rifare l’intera fascia di intonaco intorno ai fori di passaggio degli ancoraggi dato che potrebbe presentare dei danni dovuti al foro ed al posizionamento del macchinario di perforazione. La porzione di intonaco interessata risulta pari a circa 200 m2 (2.5% dell’involucro esterno). Inoltre si provvederà all’istallazione di catene in acciaio atte ad eleminare le spinte non contrastate delle volte disposte come riportato in Figura 8. La tecnologia e le lavorazioni necessarie per questi interventi sono lo stesse descritte al livello 2. Per il 230
caso in esame, la lunghezza totale di catene da inserire è pari a 96ml e sono necessari 32 capichiave a piastra nervata (assumendo un capochiave quadrato di lato 40 cm). Infine, per il passaggio di una classe di rischio simico secondo il metodo semplificato bisogna procedere all’eventuale ripristino di zone danneggiate e/o degradate così come previsto per il Livello 1 ed in particolare gli interventi riguarderanno: il restauro dei prospetti dell’edificio, il ripristino corticale dei balconi e la sostituzione degli abachini dei vani, la pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro, il restauro degli elementi decorativi, il recupero degli infissi in legno del vano scala e del portone d’ingresso ed infine la verniciatura di protezione del manto di copertura. Gli interventi di rinforzo locale proposti consentono, in base all’applicazione del metodo Semplificato, il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, in questo caso da F ad E, ed il conseguente accesso al 75% di detrazioni fiscali previste dalla Legge di Stabilità 2017 (Sismabonus) per i condomini.
Figura 9. Sistema di ammorsamento con fiocchi in materiale composito a fibre di acciaio unidirezionali.
231
Dal punto di vista energetico, il livello 3, in aggiunta agli interventi di livello 2, prevede i seguenti interventi rivolti all’involucro edilizio:
• Sostituzione dei componenti trasparenti dell’involucro edilizio con sistemi vetrati in
doppio vetro, rivestimenti basso-emissivi e telaio in legno (vedi paragrafo 2.6.5.5 e scheda di intervento energetico 7). La trasmittanza termica (U) dei serramenti passa da 5.0 W/m2K a 1.9 W/m2K determinando un consistente risparmio energetico in regime invernale, il fattore solare passa da 0.80 a 0.55 determinando un risparmio energetico in regime estivo. Si evidenzia che lo stesso intervento per l’edificio in c.c.a. è proposto al livello 2 perché meno impattante ed invasivo per quest’ultima tipologia costruttiva.
Nel caso di impianti di riscaldamento centralizzati, si prevede anche il seguente intervento di efficientamento energetico degli impianti:
• Installazione di una caldaia centralizzata ad alto rendimento di taglia pari a 400 kWt (vedi paragrafo 2.6.5.7 e scheda di intervento energetico 10).
Anche in questo caso, i risultati derivanti dall’implementazione dei suddetti interventi sono riportati nelle tabelle 3.2.4 (nel caso di interventi rivolti al solo involucro) e 3.2.5 (nel caso di interventi rivolti ad involucro ed impianto), proposte in calce al paragrafo 3.2 per facilitare il confronto tra i diversi livelli di intervento. Si evidenzia che il livello 3 di intervento rientra nella casistica delle ristrutturazioni energetiche di II livello, in base a quanto previsto dal Decreto 26 giugno 2015 [7b]. Si specifica che gli interventi previsti per il livello 3 sono stati concepiti per massimizzare la loro efficacia ed un grado di invasività medio utilizzando un approccio progettuale integrato strutturale/energetico. Sono perciò proposti interventi eseguibili principalmente dall’ esterno del fabbricato (ad eccezione dell’incollaggio del tessuto unidirezionazionale in acciaio all’estremità delle travi, operazione ritenuta poco invasiva). Gli interventi impattano complessivamente per circa il 9.2% sulla superficie dell’involucro esterno. 232
Per quanto attiene all’ ambito della conservazione e del restauro dei caratteri di pregio del manufatto gli interventi proposti sono i seguenti:
• Rimozione controllata delle porzioni di intonaco per le aree interessate dagli • • • • •
interventi strutturali (inserimento di chiodature dei cantonali); Restauro ed eventuale sostituzione dei serramenti e degli infissi; Verifica e recupero dei balconi; Verifica del sistema di irreggimentazione delle acque meteoriche; Restauro degli elementi decorativi di pregio; Nuovo intonaco e nuova tinteggiatura con caratteristiche chimico, fisiche e colorimetriche compatibili rispetto alle caratteristiche delle malte e delle tinte esistenti.
In questa fase si procede alla rimozione accurata delle superfici di intonaco in cattivo stato di conservazione. Verranno inoltre rimosse in modo accurato le superfici intonacate interessate dagli interventi di consolidamento (scheda 7). Per la scelte delle aree di intervento si eviteranno le superfici decorate e gli intonaci dipinti. Si porrà particolare attenzione alla conservazione degli elementi decorativi presenti in facciata (scheda 2) e agli elementi decorativi di pregio (scheda 5). Si procederà inoltre alla verifica, al recupero e al restauro dei balconi storici (scheda 4). L’intervento conclusivo consisterà infine nella posa in opera di un nuovo intonaco dalle caratteristiche chimiche fisiche e colorimetriche similari a quelle delle tinte esistenti (scheda 6).
233
3.2.5
Interventi di Livello 4
Gli interventi di livello 4 hanno come obiettivo il significativo miglioramento delle prestazioni sismiche ed energetiche dell’edificio mirando ad ottenere livelli prestazionali elevati. Dal punto di vista dell’incremento di prestazioni sismiche l’obiettivo è il salto di due o più classi di rischio rispetto alla classe di partenza. La valutazione della classe di partenza dell’edificio, la progettazione degli interventi e la stima dell’incremento di prestazioni sismiche è condotta attraverso l’utilizzo del metodo convenzionale previsto dalle recenti Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni [3, 4], che rappresenta l‘unico metodo ammissibile per ottenere un salto di due o più classi di rischio. Il metodo convenzionale prevede che la Classe di Rischio sia individuato tra 8 possibili categorie, dalla lettera A+ fino alla lettera G, come il minimo della classe associata al parametro IS-V e alla classe PAM. La valutazione delle classi IS-V e PAM richiede l’analisi di vulnerabilità sismica dell’edificio in accordo con le vigenti norme tecniche per le costruzioni a diversi stati limite. Il primo passo per l’analisi di vulnerabilità consiste nella definizione di un programma di indagini per stabilire il livello di conoscenza delle proprietà dei materiali e dei dettagli strutturali. Per il caso studio in esame si assume di aver raggiunto, tramite analisi conoscitive delle proprietà dei materiali, un Livello di Conoscenza 2 (LC2). La programmazione della campagna di indagini per la definizione del livello di conoscenza esula dagli scopi di questo volume. stato limite
evento
PVR
VR(anni)
TR(anni)
ag (g)
Operatività (SLO)
Frequente
81%
50
30
0.043
Danno (SLD)
Occasionale
63%
50
50
0.058
Salvaguardia Vita (SLV)
Raro
10%
50
475
0.167
Collasso (SLC)
Molto raro
5%
50
975
0.213
Tabella 3.2.2. Definizione della pericolosità sismica del sito (Napoli) in funzione dello stato limite.
234
Successivamente si procede alla determinazione della pericolosità sismica dell’area in cui sorge la costruzione e, pertanto, alla definizione delle accelerazioni di progetto cui sottoporre la struttura per l’analisi sismica. La pericolosità sismica è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa, ag, su sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale ai diversi stati limite. Una sintesi dei valori di riferimento per il sito in esame è riportata in Tabella 3.2.2. Per la definizione della classe IS-V è necessario valutare l’indice di rischio della struttura allo stato limite di salvaguardia della vita. Esso viene definito come rapporto tra l’accelerazione orizzontale di picco al suolo (PGA, Peak Ground Acceleration) massima su sito di riferimento orizzontale che può essere sostenuta dall’edificio (capacità della struttura in termini di PGAC), e la PGA accelerazione orizzontale massima su sito di riferimento che ha una probabilità di essere superata pari al 10% in un tempo pari al periodo di riferimento dell’opera. Per il caso studio in esame, si è scelto di impiegare l’analisi statica non lineare per la definizione della curva di capacità (Pushover) del sistema strutturale a supporto della individuazione della classe IS-V. La capacità di cogliere la reale evoluzione del comportamento in campo non lineare della struttura senza dover ricorrere al fattore di struttura è tra i motivi principali che rendono l’analisi non lineare, in particolare quella statica, lo strumento più attendibile per valutare il grado di sicurezza di una struttura esistente. La caratterizzazione delle masse sismiche, dei carichi verticali, della capacità in termini di momento curvatura delle cerniere plastiche e delle distribuzioni di azioni da applicare è effettuata in accordo con le prescrizioni fornite dalla vigenti norme tecniche per le costruzioni NTC 2008 [1a] e della relativa circolare applicativa [2a]. In Figura 10 sono sintetizzati i criteri di verifica di un edificio con struttura portante in muratura allo stato limite di salvaguardia della vita (SLV) e allo stato limite di danno (SLD) con riferimento ai meccanismi locali (ribaltamento delle pareti per azioni sollecitanti fuori piano) e meccanismi globali. L’approccio di verifica dei meccanismi locali consiste nel confronto tra l’accelerazione spettrale, a*0, che attiva il meccanismo con l’accelerazione generata dall’evento sismico 235
Figura 10. Criteri di verifica locali e globali a diversi stati limite per strutture in muratura.
236
di riferimento alla quota della parete interessata dal cinematismo. L’unica differenza tra la verifica allo SLV rispetto a quella allo SLD consiste nella possibilità di utilizzo di un fattore di struttura per tener conto della deamplificazione delle accelerazioni trasmesse all’edificio dovuta alle non-linearità che il sistema strutturale manifesta allo SLV. Il confronto tra domanda e capacità per gli edifici in muratura con carenza di opportuni sistemi di contrasto delle spinte orizzontali e di ammorsamento delle pareti, comunemente risulta in rapporti domanda su capacità molto bassi. Di solito il rapporto domanda su capacità allo SLV espresso attraverso l’indice di rischio, a = PGAc/PGAd, risulta minore del 30%. In accordo con la tabella 2 dell’Allegato A [4a] al DM 28-02-2017 [3a], ciò risulta in una classe IS-V che va da EIS-V a FIS-V. Il calcolo del PAM, così come riportato nel metodo convenzionale, richiede la definizione della curva che rappresenta le perdite economiche dirette, in funzione della frequenza media annua di superamento (pari all’inverso del periodo medio di ritorno) degli eventi che provocano il raggiungimento di uno specifico stato limite per la struttura. In particolare, per stimare le ascisse, l, dei punti caratterizzanti la curva sarà necessario stimare il periodo di ritorno, TrC, associato al raggiungimento degli Stati Limite di Operatività (SLO), di Danno (SLD), di Salvaguardia della Vita (SLV), di Collasso (SLC). Tuttavia le Linee guida prevedono la possibilità di costruire la curva delle perdite, in via semplificata, a partire dalla valutazione del periodo di ritorno, TrC, limitatamente allo SLV e allo SLD. Il parametro, l, associato agli stati limite SLC e SLO può essere stimato a partire dal lSLV e lSLD attraverso semplici relazioni lineari. In particolare, per il caso studio in esame, si evince che i periodi di ritorno corrispondenti alle accelerazioni che generano l’innesco di meccanismi locali risultano inferiori a 10 anni sia allo SLD che allo SLV. Con riferimento al caso studio in esame, si assume che per effetto dei meccanismi locali, la capacità espressa in termini di periodo di ritorno TrC (SLV) e TrC (SLD) sia inferiore ai 10 anni, per cui essendo imposto dalle linee guida che TrC ≥ 10 anni risulta TrC (SLD) = TrC (SLV) =10 anni e lSLD= lSLV= 1/TrC (SLV, SLD) =1/10=10%. Noto il periodo di ritorno allo SLD è possibile tracciare la curva delle perdite approssimata alla spezzata che passa per i diversi stati limite identificati con le coordinate (l; CR) 237
(vedi Tabella 3.2.3 per il caso studio in esame).
Stato Limite
CR(%)
TrC (anni)
l (1/TrC)
SLR
100%
≈20
lSLR = lSLC= 4.9%
SLC
80%
≈20
lSLC = 0.49∙lSLV = 4.9%
SLV
50%
10
10%
SLD
15%
10
10%
SLO
7%
10
10%
SLID
0%
10
10%
Tabella 3.2.3. Definizione dei punti della curva delle perdite dell’edificio in muratura in esame.
La rappresentazione grafica della curva delle perdite PAM associata all’edifico in esame è riportata in Figura 26
Figura 11: Curva delle perdite pre-intervento dell’edificio caso studio in muratura e calcolo PAM.
238
L’area sottesa alla curva delle perdite è il PAM che in questo caso è 8.125% CR corrispondente alla classe GPAM secondo la tabella 1 delle Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico [5a]. In definitiva la classe di rischio sismico del caso studio in esame risulta essere la minore tra la classe IS-V e la classe PAM, dunque Classe di Rischio G. L’edificio in esame, dunque mostra un elevato rischio sismico caratterizzato da prestazioni molto scadenti, come è comune a molti edifici in muratura che manifestano una carenza di sistemi di contrasto delle spinte orizzontali. Al fine di progettare in maniera efficace gli interventi di rinforzo strutturale è necessario valutare la capacità del sistema strutturale corrispondente all’attivazione di un meccanismo resistente globale. Tale valutazione è necessaria per conoscere le prestazioni e le eventuali carenze strutturali nel caso in cui, successivamente all’eliminazione di meccanismi di crisi locale, si attivi un meccanismo di resistenza globale del sistema strutturale. A tal fine, sono condotte analisi statiche non lineari “Pushover” per valutare la capacità del sistema strutturale allo SLV. Il confronto di capacità (curva di pushover) e domanda (spettro allo SLV) nel piano ADRS, comunemente, evidenzia che gli edifici esistenti in muratura hanno una capacità molto limitata dovuto all’attingimento di crisi a taglio dei pannelli di fascia ed alcuni pannelli di maschio. Con riferimento al caso studio in esame, si assume che per effetto di tali crisi, la capacità espressa in termini di periodo di ritorno a (SLV) sia circa 54%, corrispondete ad un periodo di ritorno TrC (SLV) = 107 anni e lSLV= 1/TrC (SLV) =1/107=0.93%. Per quanto riguarda le verifiche allo stato limite di danno (SLD) con riferimento ai meccanismi globali la norma prevede che per le costruzioni in classe d’uso I e II si debba verificare che l’azione sismica di progetto non produca agli elementi costruttivi senza funzione strutturale danni tali da rendere la costruzione temporaneamente inagibile (7.3.7.2 – NTC 08). Dunque, per tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la deformabilità della stessa bisogna verificare che dr < 0,003 h. Per il caso studio in esame, a seguito di analisi dinamiche lineari atte a stimare la distribuzione degli spostamenti di interpiano del sistema strutturale si assume, date le inerzie significative dei muri portanti, che la verifica allo SLD sia soddisfatta per un 239
periodo di ritorno pari alla domanda ovvero TrC (SLD) = 50 (aSLD=100%). L’analisi di vulnerabilità dell’edificio in esame condotta con il metodo convenzionale allo SLV e all’SLD, oltre che aver fornito informazioni utili per la classificazione del rischio sismico ha anche evidenziato in maniera puntuale le carenze strutturali. Dunque, si hanno a disposizione informazioni importanti per la programmazione degli interventi mirata a risolvere le specifiche carenze dei singoli elementi strutturali in ottica di un miglioramento globale delle prestazioni sismiche. Nello specifico per il caso studio in esame, le analisi strutturali hanno evidenziato delle carenze in termini di prestazioni allo SLV e allo SLD determinate prima dall’innesco di meccanismi di ribaltamento delle pareti murarie esterne e successivamente carenze allo SLV generate dalla crisi a taglio dei paramenti murari. Alla luce di tali risultati e ponendo come obiettivo del rinforzo sismico allo SLV la classe BIS-V, si è deciso di utilizzare una strategia di rinforzo mirata ad eliminare prima i meccanismi di ribaltamento delle pareti perimetrali e la spinta delle volte tramite inserimento di catene e cordoli e, successivamente, le crisi fragili degli elementi strutturali tramite rinforzo con intonaco armato (Figura 12). A titolo esemplificativo, al fine di contrastare i meccanismi di ribaltamento si decide di impiegare catene in acciaio pretese con funzione di contrasto alla spinta delle volte ed il rifacimento di cordoli perimetrali in c.a. sull’intero perimetro dell’edificio al livello dei quattro impalcati. Gli interventi consistono nell’istallazione di 96 m di catene in acciaio inox ad alta resistenza del diametro di 30 mm con un totale di 32 capichiave nervati in acciaio inox quadrati di lato 40 cm, superficie totale 6.4 m2. Per migliorare il comportamento scatolare del sistema strutturale e considerato che, comunemente, i solai versano in uno stato di degrado avanzato, si prevede il rifacimento dei solai per una superficie totale di 6000 m2. Infine, per migliorare la risposta globale del sistema strutturale si prevede l’istallazione di intonaco armato sui paramenti dei muri perimetrali con rete a maglie quadrate in fibra di vetro bilanciata GFRP (5000 m2). La soluzione di rinforzo proposta consente di raggiungere un indice di rischio, a= PGAc/ PGAd, di circa il 74% che corrisponde ad una classe BIS-V.
240
Il periodo di ritorno corrispondente alla capacità del sistema rinforzato allo SLV risulterà TrC (SLV) = 227 anni, corrispondente ad aSLV=1/227=0.44%. Poiché non si è intervenuti sulla capacità allo SLD il a SLD rimarrà uguale allo stato di fatto della costruzione ante-
Figura 12: Interventi previsti al Livello 4 per l’edificio caso studio in muratura.
Figura 13: Curva delle perdite post-intervento dell’edificio caso studio in muratura e calcolo PAM.
241
operam. Dunque sarà possibile definire la curva delle perdite PAM nella configurazione post-intervento (Figura 13). Il calcolo dell’area sottesa alla curva delle perdite, risulta in un PAM = 1.25% CR che corrisponde ad una classe BPAM. La classe di rischio dell’edificio nella configurazione post-intervento risulterà dunque Classe B corrispondente ad un salto di 5 classi di rischio dalla classe di partenza. Gli interventi di rinforzo proposti consentono, in base all’applicazione del metodo Convenzionale, il passaggio di più di due Classe di Rischio ed il conseguente accesso all’ 85% di detrazioni fiscali previste dalla Legge di Stabilità 2017 (Sismabonus) per i condomini. Si specifica che gli interventi previsti per il livello 4 sono stati concepiti al fine di avere prestazioni sismiche elevatre a scapito di una maggiore invasività degli interventi. Gli interventi del livello 4 hanno un impatto in termini di superficie dell’involucro esterno del 62%. Inoltre si suppone di dover intervenire anche dall’interno per ripristinare la funzionalità e la sicurezza dei solai, comunemente interessati da fenomeni di degrado. Dal punto di vista energetico, il livello 4, in aggiunta agli interventi di livello 2 e 3, prevede i seguenti interventi rivolti all’involucro edilizio:
• Isolamento termico delle pareti verticali confinanti con l’ambiente esterno
• • • 242
attraverso l’installazione di intonaci interni termo-isolanti (vedi paragrafo 2.6.5.2 e scheda di intervento energetico 4). La trasmittanza termica (U) delle pareti verticali passa da 0.6 W/m2K a 0.34 W/m2K. Tale intervento è consigliato solo nel caso di pareti non troppo spesse caratterizzate da valori di U superiori a 0.6 W/m2K. Correzione di ponti termici derivanti da interventi strutturali e rifacimento di porzioni murarie utilizzando materiali con elevata resistenza termica (vedi paragrafo 2.6.5.3 e scheda di intervento energetico 5). Nel caso di impianti di riscaldamento centralizzati, si prevedono anche i seguenti interventi di efficientamento energetico degli impianti: Installazione di un impianto di climatizzazione inverno – estate a espansione diretta
•
VRF - VRV di taglia pari a 400 kWt (vedi paragrafo 2.6.5.7 e scheda di intervento energetico 11); Installazione in copertura di pannelli fotovoltaici in silicio polii-cristallino della potenza elettrica di picco complessiva di 150 kW (vedi paragrafo 2.6.5.8 e scheda di intervento energetico 12).
I risultati derivanti dall’implementazione dei suddetti interventi sono riportati nelle tabelle 3.2.4 (nel caso di interventi rivolti al solo involucro) e 3.2.5 (nel caso di interventi rivolti ad involucro ed impianto), che mettono a confronto i diversi livelli di intervento indagati. Si evidenzia che il livello 4 di intervento rientra nella casistica delle ristrutturazioni energetiche di II livello, nel caso in cui non si interviene sugli impianti, o di I livello, nel caso in cui si interviene sugli impianti, in base a quanto previsto dal Decreto 26 giugno 2015 [7b]. Data la facilità di esecuzione delle opere impiantistiche nell’edificio in calcestruzzo armato, in sede di computo dei costi finali delle lavorazioni rimaste effettivamente a carico del richiedente, si è operato uno sconto del 10-12% rispetto ai valori riportati nelle precedenti tabelle. In un recente vademecum ENEA, in taluni casi, a titolo esemplificativo quando i lavori sono eseguiti contestualmente ad altre lavorazioni su involucro condominiale, sono considerate parti comuni degli edifici anche le finestre comprensive di infissi ed eventuali schermature. Nel nostro studio, in un approccio conservativo, tale ipotesi non è contemplata e, pertanto, la detrazione è quella al 65% e quindi quella spettante alle “parti private” e non alle “parti comuni”.
243
Percentuale di Livello di impatto superficie disperdente interessata
Qualità dell’involucro in relazione alle prestazioni invernali
Qualità dell’involucro in relazione alle prestazioni estive
Livello 2) BASSA INVASIVITA’
14%
media
media
Livello 3) MEDIA INVASIVITA’
26%
media
media
Livello 4) ALTA INVASIVITA’
86%
alta
alta
Livello di impatto
Interventi
Ecobonus per interventi su involucro
Classe Energetica raggiunta
65% in 10 rate annuali
D (salto di 1 classe)
livello 2 +: • sostituzione delle finestre
65% in 10 rate annuali
C (salto di 2 classi)
livello 3 +: • intonaco termo isolante • correzione di ponti termici derivanti da interventi strutturali, eventuale rifacimento di porzioni murarie
75% in 10 rate annuali
B (salto di 3 classi)
Livello 2) BASSA INVASIVITA’
• •
Livello 3) MEDIA INVASIVITA’
Livello 4) ALTA INVASIVITA’
isolamento termico + intonaci alto riflettenti (“cool roof”) del tetto ripristino serramenti
Tabella 3.2.4. Risultati dell’applicazione dei diversi livelli di intervento energetico, rivolti esclusivamente all’involucro edilizio, per l’edificio in muratura.
244
Livello di impatto
Livello 2) BASSA INVASIVITA’
Livello 3) MEDIA INVASIVITA’
Livello 4) ALTA INVASIVITA’
Ecobonus per interventi su involucro
Classe Energetica raggiunta
livello 2 per involucro (vedi tab 3.2.4) +: • valvole temostatiche e contabilizzatori di calore
50% in 10 rate annuali
D (salto di 1 classe)
livello 3 per involucro (vedi tab 3.2.4) + livello 2 per impianto +: • caldaia centralizzata ad alta efficienza
65% in 10 rate annuali
B (salto di 3 classi)
livello 4 per involucro (vedi tab 3.2.4) +: • impianto di climatizzazione inverno – estate a espansione diretta VRF - VRV • solare fotovoltaico
65% in 10 rate annuali 50% in 10 rate annuali per il fotovoltaico
A3 (salto di 6 classi)
Interventi
Tabella 3.2.5. Risultati dell’applicazione dei diversi livelli di intervento energetico, rivolti ad involucro edilizio ed impianti centralizzati, per l’edificio in muratura
245
Per quanto riguarda l’ambito della conservazione e del restauro gli interventi proposti sono i seguenti:
• • • • • • •
Rimozione controllata di tutti gli intonaci esistenti; Restauro delle murature con materiali e tecniche compatibili; Intervento sugli orizzontamenti e consolidamento dei solai legnai esistenti; Verifica e recupero dei balconi; Restauro ed eventuale sostituzione dei serramenti e degli infissi; Restauro degli elementi decorativi di pregio; Nuovo intonaco e nuova tinteggiatura con caratteristiche chimico, fisiche e colorimetriche compatibili rispetto alle caratteristiche delle malte e delle tinte esistenti;
In questo livello di intervento si procede alla rimozione accurata delle superfici di intonaco in cattivo stato di conservazione. Verranno inoltre rimosse in modo accurato le superfici intonacate interessate dagli interventi di consolidamento (scheda 7). Per la scelte delle aree di intervento si eviteranno le superfici decorate e gli intonaci dipinti. Nel caso di lesioni strutturali presenti nelle murature si procederà al restauro delle stesse mediante la tecnica dello scuci e cuci (scheda 8). In caso di presenza di solai lignei con travi in buono stato di conservazione, si procederà alla verifica e al restauro delle stesse (schede 9-10). Si porrà particolare attenzione alla conservazione degli elementi decorativi presenti in facciata (scheda 2) e agli elementi decorativi di pregio (scheda 5). Si procederà inoltre alla verifica, al recupero e al restauro dei balconi storici (scheda 4).La posa in opera di un nuovo intonaco dalle caratteristiche chimiche fisiche e colorimetriche similari a quelle delle tinte esistenti (scheda 6) contribuirà a restituire una omogeneità cromatica ed estetica ai fronti esterni.
246
3.3
Interventi di manutenzione ordinaria, consolidamento strutturale e miglioramento energetico su edificio in c.a.
3.3.1
Descrizione e diagnostica
Lâ&#x20AC;&#x2122;edificio in esame ha una struttura portante a telaio in c.a. gettato in opera. Il rilievo geometrico, prima fase per la definizione del livello di conoscenza della costruzione, ha permesso la definizione delle dimensioni del fabbricato e la definizione della geometria del sistema strutturale. Dai prospetti riportati in Figura 14, si evince che il fabbricato presenta cinque piani fuori terra e un piano seminterrato.
Figura 14. Prospetti e sezioni dellâ&#x20AC;&#x2122;edificio in c.a. in esame.
247
L’edificio è adibito a civile abitazione ed è composto da undici unità immobiliari ed un vano scala/ascensore distribuiti in pianta come illustrato in Figura 15. Le dimensioni in pianta del fabbricato sono riportate in Figura 16. La pianta dell’edificio è a forma irregolare di superficie pari a circa 230 m2. Dal rilievo architettonico si deduce anche l’estensione dell’involucro esterno, calcolata come somma della superficie della copertura, del solaio di primo calpestio e della superficie esterna verticale, risulta pari a 1681m2. Dal rilievo geometrico del sistema strutturale risultano telai in entrambe le direzioni, pilastri rettangolari di base 30 cm e altezza 50 cm, travi emergenti perimetrali di base 30 cm e altezza 50 cm e travi a spessore di base 80 cm contenute all’interno dello spessore del solaio pari a 20 cm. Le luci delle travi sono tipiche degli edifici residenziali, come riportato in Figura 16. Per il caso studio in esame si assume di aver raggiunto, tramite analisi conoscitive delle proprietà dei materiali, un Livello di Conoscenza 2 (LC2). La programmazione della campagna di indagini per la definizione del livello di conoscenza esula dagli scopi di questo volume. Per maggiori informazioni e per un supporto alla definizione delle indagini si rimanda alla normativa tecnica vigente e alle Linee guida ReLUIS per Modalità di Indagine sulle Strutture e sui Terreni [6a] e all’appendice “Indagini diagnostiche interventi di Restauro” pag.378. Come fatto per l’edificio in muratura, le prestazioni energetiche dello stato di fatto sono state valutate in accordo con [7b, 8b] come mostrato in tabella 3.3.1:
Stato di Fatto
Classe Energetica
Qualità dell’involucro in relazione alle prestazioni invernali
Edificio in c.c.a.
F
bassa
Tabella 3.3.1. Stato di fatto energetico dell’edificio in c.c.a.
248
Qualità dell’involucro in relazione alle prestazioni estive bassa
Figura 15: Ripartizione delle superfici per il generico piano.
Figura 16: Dimensioni in pianta ed individuazione elementi strutturali.
249
Gli indicatori riportati nella precedente tabella mostrano distintamente che le prestazioni energetiche dello stato di fatto sono ancora piĂš scadenti, a causa dei minori valori di resistenza ed inerzia termica dellâ&#x20AC;&#x2122;involucro edilizio, rendendo estremamente raccomandabile e conveniente lâ&#x20AC;&#x2122;implementazione di interventi di efficienza energetica.
250
3.3.2
Interventi di Livello 1
Gli interventi di Livello 1 anche per questo secondo caso studio si riferiscono ad opere di manutenzione ordinaria e straordinaria e prevedono il recupero delle facciate esterne in parte rivestite in clinker, inoltre si prevede di intervenire sul tetto di copertura e nella cassa scale. Sempre nellâ&#x20AC;&#x2122;ipotesi che il fabbricato sia in un discreto stato manutentivo si suppone di dover intervenire attuando piccole riparazioni al fine di ripristinare un adeguato stato manutentivo del fabbricato. In particolare si è stimato di dover ripristinare solo una piccola porzione (10% circa) delle superfici rivestite in clinker, mentre invece sarĂ necessario provvedere ad un risanamento dei frontalini dei balconi e del cornicione di copertura che negli edifici in cemento armato sono elementi soggetti maggiormente a degrado. Nel dettaglio gli interventi previsti riguarderanno: il ripristino delle facciate esterne comprendente la sostituzione parziale del rivestimento in clinker e la successiva pulitura, il risanamento dei frontalini (balconi e cornicione), il rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi, la sostituzione degli infissi del vano scala, il rifacimento delle pareti intonacate e la relativa tinteggiatura, la pulitura e tinteggiatura dei parapetti in ferro ed infine la verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura.
251
3.3.3
Interventi di Livello 2
Gli interventi di Livello 2 hanno come obiettivo il miglioramento delle prestazioni sismiche ed energetiche dell’edificio mantenendo basso il grado di invasività degli interventi. La progettazione degli interventi e la stima dell’incremento di prestazioni sismiche è condotta attraverso l’utilizzo del metodo semplificato previsto dalle recenti Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni. Tale metodo prevede la possibilità di ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore (Figura 17), eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento ed anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio. Nel caso di un edificio in cemento armato, è possibile passare alla classe di rischio immediatamente superiore se sono rispettati i seguenti requisiti: 1. Presenza di telai in entrambe le direzioni. 2. Confinamento di tutti i nodi perimetrali non confinati dell’edificio. 3. Opere volte a scongiurare il ribaltamento di tutte le tamponature perimetrali di facciata. 4. Eventuali opere di ripristino di zone danneggiate e/o degradate. In accordo con le vigenti norme tecniche per le costruzioni, gli interventi locali mirano ad eliminare le carenze di elementi strutturali isolati che costituiscono fonte di elevata vulnerabilità strutturale, incrementando complessivamente il livello di sicurezza. Per tali interventi è data facoltà al progettista di limitare la valutazione della sicurezza ai soli elementi strutturali su cui si interviene, evitando così il calcolo della capacità globale della struttura. Tale possibilità è strettamente ed implicitamente connessa alla condizione che gli interventi previsti non comportino modifiche sostanziali della massa e della rigidezza strutturale nel suo complesso. Con riferimento alla carpenteria del sistema strutturale dell’edificio in esame (Figura 16), la presenza di telai in entrambe le direzioni soddisfa primo requisito richiesto dalle linee guida per il passaggio di una classe di rischio. Per rispettare il secondo requisito, si identificano interventi per ogni piano su 16 nodi trave-pilastro perimetrali non interamente confinati (Figura 18). Considerando 5 piani di sviluppo in elevazione, sarà necessario confinare 80 nodi perimetrali. 252
Figura 17: Interventi locali strutturali e non-strutturali secondo il metodo semplificato.
Figura 18: Interventi di Livello 1: Individuazione dei nodi perimetrali da rinforzare.
253
Le tecniche di intervento per il confinamento dei nodi trave-pilastro non interamente confinati sono molteplici. Ognuna di esse presenta vantaggi, svantaggi, diverse prestazioni e modalità di messa in opera. Considerando che si è deciso di intervenire con una strategia di rinforzo locale, viene scongiurata la possibilità di un ringrosso del pannello di nodo o dell’intera pilastrata in quanto comporterebbe un significativo incremento di massa e rigidezza del sistema strutturale. Tra le tecniche che possono configurarsi come rinforzo locale del pannello di nodo si può scegliere tra tecniche che prevedono l’utilizzo di materiali compositi a matrice polimerica (FRP), incamiciatura in acciaio, piastre metalliche sagomate o utilizzo del sistema CAM con i nastri pretesi di acciaio ad alta resistenza posti in corrispondenza del nodo. Dettagli relativi all’applicazione delle tecniche, alle metodologie di calcolo e alle fasi di lavorazione sono riportate nelle Linee Guida per Riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni [5a]. In questo caso, a titolo puramente esemplificativo, si impiega un rinforzo locale del pannello di nodo tramite FRP. Tali materiali hanno il vantaggio di una veloce posa in opera, in quanto il loro peso ridotto, la maneggevolezza dei tessuti e degli utensili necessari all’istallazione, consentono l’agevole posa in opera anche in quota. Presentano in generale un basso grado di invasività il che li rende adatti al rinforzo dei nodi perimetrali di un edificio di civile abitazione rispettando l’intento di operare solo dall’esterno del fabbricato. Inoltre lo spessore ridotto dell’intervento (pochi millimetri) lo rende particolarmente adatto al caso in esame al fine di poter ripristinare, a seguito dell’intervento, gli ornamenti decorativi esistenti (clinker). Per gli interventi di livello 2 (basso grado di invasività) si è optato per il rinforzo del solo pannello di nodo con l’applicazione di un tessuto quadriassiale bilanciato in fibra di carbonio (CFRP). Il progetto del quantitativo di tessuto da predisporre sul pannello di nodo è effettuato attraverso l’approccio di calcolo suggerito dalle Linee Guida ReLUIS [5a], approccio che si basa sulla adozione di una quantità di tessuto che sia in grado di fornire un contributo resistente pari a quello offerto dalle staffe che andrebbero disposte in un nodo di pari geometria ma appartenente ad un edificio di nuova edificazione. Il livello di conoscenza LC2 raggiunto comporta un fattore di confidenza FC pari 1.2. Si ipotizza inoltre che alla campagna di indagini sia emerso che le travi perimetrali siano 254
armate con 4 barre del diametro di 16 mm al lembo superiore e 2 barre del diametro di 12 mm al lembo inferiore ed che le caratteristiche dei materiali risultino fym= 470 MPa e fcm= 18 MPa, rispettivamente per lâ&#x20AC;&#x2122;acciaio ed il calcestruzzo. Assumendo lâ&#x20AC;&#x2122;impiego di un tessuto quadriassiale bilanciato in CFRP di grammatura 380g/m2 attraverso la procedura di progetto implementata nel foglio di calcolo ReLUIS per gli interventi locali, in Figura 19, si ottiene che per evitare la crisi fragile del pannello di nodo sono necessari 2 strati di tessuto (Figura 20a).
Figura 19: Foglio di calcolo per interventi locali [5].
255
Al fine di garantire un ancoraggio ottimale del rinforzo del pannello di nodo verrà inoltre predisposto una fasciatura ad U in tessuto CFRP unidirezionale (300g/m2) dell’estremità della trave per uno spessore di 20 cm a partire dall’interfaccia trave-pilastro (Figura 20b). Il dettaglio delle lavorazioni necessarie è riportato nel manuale ReLUIS [5] e sintetizzato nelle schede tecniche allegate. In sintesi per il caso studio in esame, le lavorazioni riguardano: rimozione dell’intonaco e degli ornamenti (in questo caso il clinker); preparazione e pulizia del supporto di calcestruzzo; applicazione di uno strato di stucco epossidico, seguito da uno strato di resina epossidica e da uno strato di CFRP quadriassiale; applicazione del secondo strato di resina e passaggio del rullo dentato per favorire l’impregnazione e applicazione del secondo strato di tessuto quadriassiale
(a) Figura 20: Schema di rinforzo di un nodo perimetrale d’angolo; (a) rinforzo del pannello di nodo con tessuto quadriassiale CFRP; (b) ancoraggio all’estremità della trave con tessuto uniassiale CFRP
256
(b)
e dell’ultimo strato di resina; applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP all’estremità della trave; spagliatura di sabbia fine sull’ultimo strato di resina applicato al fine di assicurare il futuro idoneo aggrappo dei materiali per le successive lavorazioni a completamento; ripristino intonaco ed ornamenti. Per il caso in esame, la superficie esterna di estensione dell’intervento è pari a 0,6m2 per ogni pannello di nodo (0.4m2 per fasciare il pannello di nodo e 0.2m2 per fasciare le travi), cui corrispondono 48m2 totali per l’intero edificio, pari al 2.9% dell’involucro esterno. Al fine di scongiurare il ribaltamento di tutte le tamponature perimetrali di facciata, terzo requisito previsto dal metodo semplificato per migliorare di una classe di rischio sismico, si prevede il collegamento tra tutti i pannelli murari di tamponamento di facciata e la cornice strutturale. Le tecnologie disponibili per questa tipologia di rinforzo sono diverse, essenzialmente riconducibili all’uso di materiali fibrorinforzati o di piati e angolari metallici. In questo caso, a titolo puramente esemplificativo, si è deciso per l’impiego di una rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP) di qualità alcaliresistente (vetro A.R.). L’applicazione prevede la rimozione dell’intonaco e degli ornamenti e l’applicazione di una fascia di GFRP (di grammatura 125g/m2) di lato 50 cm a cavallo tra la tamponatura e la trave (per tutta la lunghezza della trave) e tra la tamponatura ed il pilastro (Figura 21). Le fasi di lavorazione, adeguatamente illustrate nelle Linee guida ReLUIS [5a], prevedono la foratura del tompagno per l’intero spessore nella sezione d’incasso tra tamponatura e trave con interasse non superiore a 150 cm; applicazione di uno strato di malta bicomponente, applicazione della rete in fibra di vetro per l’intera estensione dell’intervento, applicazione del secondo strato di malta bicomponente; Inserimento dei fiocchi d’acciaio nei fori ed inghisaggio con stucco epossidico; spaglio di sabbia di quarzo fine asciutta per ottimizzare i successivi strati di finitura (intonaco, pittura, ecc.); ripristino di intonaco ed ornamenti.
257
Figura 21: Sistema antiribaltamento delle murature perimetrali.
258
L’estensione totale dell’intervento per l’intero edificio è di circa 121 ml a piano (605 ml per l’intero edificio), per uno spessore di 0.5m. Tale presidio viene applicato alle tamponature di facciata (Figura 17), per una lunghezza di circa 70 m per piano, per un totale di 350 ml di pannelli da rinforzare. La stima della superficie esterna di estensione dell’intervento è pari a 60,5 m2 per piano, cui corrispondono 302,5 m2 totali per l’intero edificio, pari al 18.0% dell’involucro esterno. L’invasività complessiva dei soli interventi di rinforzo sismico, eseguibili dall’esterno del fabbricato, ha un impatto complessivo di circa 396 m2, pari al 20.9% della superficie totale dell’involucro esterno. Il quarto requisito da rispettare per il passaggio di una classe di rischio simico secondo il metodo semplificato prevede l’eventuale ripristino di zone danneggiate e/o degradate attraverso la realizzazione di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle parti comuni dell’edificio. In particolare gli interventi riguarderanno: il ripristino delle facciate esterne rivestite in clinker e della facciata intonacata, il risanamento dei frontalini dei balconi e del cornicione, il rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi, la sostituzione degli infissi del vano scala, la tinteggiatura dei parapetti in ferro ed infine la verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura. Gli interventi di rinforzo locale proposti consentono, in base all’applicazione del metodo Semplificato, il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio ed il conseguente accesso al 75% di detrazioni fiscali previste dalla Legge di Stabilità 2017 (Sismabonus) per i condomini. Si specifica che gli interventi previsti per il livello 2 sono stati concepiti al fine di avere il minor impatto in termini di invasività, intervenendo dal solo esterno del fabbricato. Dal punto di vista energetico, il livello 2, prevede i seguenti interventi rivolti all’efficientamento energetico dell’involucro edilizio:
• Isolamento termico della copertura attraverso l’installazione di uno strato isolante
dello spessore di 6 cm (per la descrizione dell’intervento, si rinvia al paragrafo 2.6.5.1 e alla scheda di intervento energetico 1) e applicazione di rivestimenti 259
•
alto-riflettenti finalizzati all’ottenimento di un “cool roof” (vedi paragrafo 2.6.5.4 e scheda di intervento energetico 6). Tramite tali interventi la trasmittanza termica (U) della copertura passa da 1.2 W/m2K a 0.32 W/m2K, il coefficiente di riflessione solare passa da 0.5 a 0.9. Sostituzione dei componenti trasparenti dell’involucro edilizio con sistemi vetrati in doppio vetro, rivestimenti basso-emissivi e telaio in PVC (vedi paragrafo 2.6.5.5 e scheda di intervento energetico 7). La trasmittanza termica (U) dei serramenti passa da 4.0 W/m2K a 1.9 W/m2K determinando un consistente risparmio energetico in regime invernale, il fattore solare passa da 0.80 a 0.55 determinando un risparmio energetico in regime estivo.
Nel caso di impianti di riscaldamento centralizzati, si prevede anche il seguente intervento di efficientamento energetico degli impianti:
• Installazione di valvole termostatiche e contabilizzatori di calore in corrispondenza dei corpi scaldanti (vedi paragrafo 2.6.5.7 e scheda di intervento energetico 9).
I risultati derivanti dall’implementazione dei suddetti interventi sono riportati nelle tabelle 3.3.2 (nel caso di interventi rivolti esclusivamente all’involucro) e 3.3.3 (nel caso di interventi rivolti ad involucro ed impianto), proposte in calce al paragrafo 3.3 per facilitare il confronto tra i diversi livelli di intervento. Si evidenzia che il livello 2 di intervento rientra nella casistica delle riqualificazioni energetiche in base a quanto previsto dal Decreto 26 giugno 2015 [7b].
260
3.3.4
Interventi di Livello 3
Gli interventi di livello 3 hanno come obiettivo il miglioramento delle prestazioni sismiche ed energetiche dell’edificio con un grado medio di invasività. Sono previsti interventi di rinforzo sismico e di efficientamento energetico eseguibili dal solo esterno del fabbricato che mirino a massimizzare la loro efficacia utilizzando un approccio progettuale integrato strutturale/energetico. La progettazione degli interventi e la stima dell’incremento di prestazioni sismiche è condotta attraverso l’utilizzo del metodo semplificato previsto dalle recenti Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni. Cosi come per gli interventi di Livello 2, tale metodo prevede la possibilità di ritenere valido il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, eseguendo solamente interventi locali di rafforzamento ed anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio. Seppure gli interventi di Livello 3 consentono di accedere alla stessa percentuale (75%) di detrazione fiscale del livello 2, essi hanno come obiettivo la massimizzazione dell’efficacia di interventi di estensione più diffusa rispetto al livello 2. Gli interventi di livello 3 possono essere resi necessari in relazione allo stato attuale dell’edificio esistente oppure, in base all’approccio proposto nel presente documento, per omogeneità con gli interventi di miglioramento energetico (in termini di estensione delle aree di intervento) che determina la massimizzazione del beneficio economico derivante dall’approccio di progettazione integrata dell’intervento. A titolo puramente esemplificativo, per il caso studio in esame, ciò si traduce nell’intervenire in maniera diffusa sulle facciate dell’edificio mirando a massimizzare l’isolamento termo-acustico e migliorando allo stesso tempo le prestazioni sismiche delle tamponature di facciata e dell’intero subassemblaggio strutturale nodo trave-pilastro.
Essendo alcune lavorazioni simili agli interventi illustrati in precedenza, nel seguito verranno illustrate solo le differenze con gli interventi del livello 2. Nel caso studio in esame, al fine di ottenere un incremento di una classe di rischio attraverso l’applicazione del metodo semplificato, si prevedono interventi locali come al livello 2. In particolare in rispetto dei requisiti 2 e 3 si prevede il rinforzo di tutti i nodi perimetrali non confinati e l’istallazione di presidi anti-ribaltamento su tutte le tamponature di facciata. 261
Per rispettare il secondo requisito, si identificano interventi per ogni piano su 16 nodi trave-pilastro perimetrali non interamente confinati (Figura 18). Considerando 5 piani di sviluppo in elevazione, sarà necessario confinare 80 nodi perimetrali. In accordo con le scelte progettuali operate al livello 2, tra le tecniche che possono configurarsi come rinforzo locale del pannello di nodo si è scelto, a titolo puramente esemplificativo, di impiegare un rinforzo locale dell’intero subassemblaggio nodale tramite FRP. Per gli interventi di livello 3 (medio grado di invasività) si è optato per il rinforzo non del solo pannello di nodo, come suggerito al livello 2, ma anche delle estremità delle travi e dei pilastri convergenti all’interno del nodo al fine di incrementare complessivamente le prestazioni dell’intero subassemblaggio. Lo schema di rinforzo adottato in questo caso è quello riportato nelle linee guida ReLUIS [5] e consiste di 4 diversi interventi mirati a colmare le principali vulnerabilità degli edifici in cemento armato: a) incremento della capacità del pannello di nodo e della porzione di sommità del pilastro rispetto all’azione di taglio esercitata dalla tamponatura mediante disposizione di tessuto uniassiale in fibre di acciaio ad alta resistenza SRP (Figura 22a); b) incremento della resistenza a taglio del pannello di nodo mediante disposizione di tessuto quadriassiale CFRP (Figura 22b); c) confinamento con tessuto unidirezionale CFRP delle estremità dei pilastri per incrementarne la capacità deformativa e ridurre la potenziale instabilità delle barre longitudinali (Figura 22c); d) fasciatura in avvolgimento ad U con tessuto unidirezionale CFRP dell’estremità delle travi per prevenire eventuali crisi per taglio e per migliorare l’ancoraggio del rinforzo del pannello di nodo (Figura 22d). Il progetto del quantitativo di tessuto unidirezionale SRP e la relativa inclinazione rispetto all’asse della trave saranno effettuati tramite l’approccio descritto nelle Linee Guida ReLUIS [5a]. L’azione di progetto, ovvero la massima spinta offerta dalla tamponatura, può essere valuta schematizzando la tamponatura con il modello a puntone equivalente inclinato secondo la diagonale del pannello, in questo caso di circa 37° avendo assunto un pannello di tamponatura lungo 4 m ed alto 3 m. A titolo esemplificativo, si assume che il pannello di tamponatura ha uno spessore resistente di 20 cm, resistenza caratteristica a compressione della muratura (Tabella 11.10.V del D.M. 14/01/08 per 262
i blocchi artificiali semipieni) fk pari a 4.1 MPa, resistenza caratteristica a taglio della muratura in assenza di tensioni normali fvko pari a 0.2 MPa (Tabella 11.10.VII del D.M. 14/01/08). Dal calcolo risulta necessario disporre un’area di 100 mm2 di tessuto SRP. Assumendo di impiegare per la realizzazione del rinforzo un tessuto unidirezionale di acciaio ad alta resistenza SRP di grammatura 2100 g/m2 disposto in direzione inclinata rispetto all’asse della trave di 30°, la larghezza del tessuto da disporre è di circa 27 cm (0.5m2 per nodo, 17m2 in totale per l’edificio). Il progetto del quantitativo di tessuto da predisporre sul pannello di nodo è effettuato attraverso l’approccio di calcolo suggerito dalle Linee Guida ReLUIS [5a]. Con le stesse ipotesi discusse in precedenza ed assumendo l’impiego di un tessuto quadriassiale bilanciato in CFRP di grammatura 380g/m2, si ottiene che per evitare la crisi fragile del
(a)
(b)
(c)
(d)
Figura 22: Fasi di applicazione del rinforzo sismico locale di nodi perimetrali [5]: (a) rinforzo del nodo e dell’estremità superiore del pilastro con SRP; (b) rinforzo del pannello di nodo con CFRP; (c) confinamento dell’estremità dei pilastri con CFRP; (d) rinforzo a taglio delle travi con CFRP.
263
pannello di nodo sono necessari 2 strati di tessuto (Figura 22b). Inoltre si è scelto di impiegare un tessuto unidirezionale CFRP di grammatura 300g/ m2 all’estremità dei pilastri (superiore ed inferiore) a completo avvolgimento per una lunghezza misurata sull’asse del pilastro di 80 cm (totale 2.2 m2 per nodo, 176 m2 totale per edificio) e di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP di grammatura 300g/m2 all’estremità di travi con avvolgimento ad U per una lunghezza misurata sull’asse della trave di 80 cm (totale 2.2 m2 per nodo, 176 m2 totale per edificio). Il dettaglio delle lavorazioni necessarie è riportato nel manuale ReLUIS [5a] e sintetizzato nelle schede tecniche allegate. In sintesi per il caso studio in esame, le lavorazioni al livello 3 riguardano: rimozione dell’intonaco e degli ornamenti (in questo caso il clinker); demolizione di porzioni tamponatura in prossimità dei 4 angoli del pannello di tamponatura; preparazione e pulizia del supporto di calcestruzzo; applicazione del primo strato di stucco epossidico e di due fasce ad X di tessuto SRP ed applicazione del secondo strato di stucco epossidico; applicazione di uno strato di resina epossidica e da uno strato di CFRP quadriassiale, applicazione secondo strato di resina e passaggio del rullo dentato per favorire l’impregnazione, applicazione secondo strato di tessuto quadriassiale e dell’ultimo strato di resina; applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP all’estremità dei pilastri (superiore ed inferiore) a completo avvolgimento; applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP all’estremità di travi con avvolgimento ad U; spagliatura di sabbia fine sull’ultimo strato di resina applicato, al fine di assicurare il futuro idoneo aggrappo dei materiali per le successive lavorazioni a completamento; ripristino intonaco ed ornamenti. Per il caso in esame, la superficie esterna di estensione dell’intervento di rinforzo locale dei nodi al livello 3 è pari a 2,5 m2 per ogni pannello di nodo (0,4m2 per fasciare il pannello di nodo, 0,8 m2 per fasciare le travi e 1,3 m2 per fasciare i pilastri), cui corrispondono 200 m2 totali per l’intero edificio, pari al 12.0% dell’involucro esterno. Il ribaltamento delle tamponature di facciata si previene applicando i medesimi interventi descritti per il livello 2. L’invasività complessiva dei soli interventi di rinforzo sismico, eseguibili dall’esterno 264
del fabbricato, ha un impatto complessivo di circa 502 m2, pari al 30% della superficie totale dell’involucro esterno. Tra gli interventi di efficientamento energetico previsti al livello 3 è previsto l’isolamento delle intercapedini perimetrali con l’iniezione di materiali isolanti sfusi al loro interno (insufflaggio) o in alternativa il rifacimento degli intonaci con intonaco termo-isolante. In questo caso, al fine di migliorare anche le prestazioni sismiche dei tamponamenti esterni, si suggerisce l’impiego di una rete bilanciata a maglie quadrate in fibra di vetro GFRP da applicare sulla tamponatura esterna (Figura 23) con le modalità illustrate in precedenza per l’applicazione della rete di presidio anti-ribaltamento. La rete dovrà essere istallata per tutta la sua superficie del tamponamento per evitare rotture fragili. In questo caso studio, l’estensione dell’intervento riguarda una superficie di circa 860
Figura 23: Fasi di applicazione della rete bilanciata in fibra di vetro GFRP.
265
m2 per l’intero edificio. In tal caso l’invasività complessiva dell’intervento sale ad una percentuale di circa il’70% dell’involucro esterno. Il quarto requisito da rispettare per il passaggio di una classe di rischio simico secondo il metodo semplificato prevede l’eventuale ripristino di zone danneggiate e/o degradate così come previsto per il Livello 1 ed in particolare gli interventi da realizzare sono: il ripristino delle facciate esterne in clinker e la successiva pulitura, il risanamento dei frontalini (balconi e cornicione), il rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi, la sostituzione degli infissi del vano scala, il rifacimento delle pareti intonacate e la relativa tinteggiatura, la pulitura e tinteggiatura dei parapetti in ferro ed infine la verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura. Gli interventi di rinforzo locale proposti consentono, in base all’applicazione del metodo Semplificato, il passaggio alla Classe di Rischio immediatamente superiore, anche in assenza di una preventiva attribuzione della Classe di Rischio ed il conseguente accesso al 75% di detrazioni fiscali previste dalla Legge di Stabilità 2017 (Sismabonus) per i condomini. Dal punto di vista energetico, il livello 3, in aggiunta agli interventi di livello 2, prevede il seguente intervento rivolto all’involucro edilizio:
• Isolamento termico delle pareti verticali a cassa vuota confinanti con l’ambiente esterno attraverso l’insufflaggio di isolante nelle intercapedini delle pareti in oggetto (vedi paragrafo 2.6.5.1 e scheda di intervento energetico 3). La trasmittanza termica (U) delle pareti verticali passa da 1.1 W/m2K a 0.30 W/m2K.
Nel caso di impianti di riscaldamento centralizzati, si prevede anche il seguente intervento di efficientamento energetico degli impianti:
• Installazione di una caldaia centralizzata ad alto rendimento di taglia pari a 100 kW (vedi paragrafo 2.6.5.7 e scheda di intervento energetico 10).
Anche in questo caso, i risultati derivanti dall’implementazione dei suddetti interventi 266
sono riportati nelle tabelle 3.3.4 (nel caso di interventi rivolti esclusivamente allâ&#x20AC;&#x2122;involucro) e 3.3.5 (nel caso di interventi rivolti ad involucro ed impianto), proposte in calce al paragrafo 3.3 per facilitare il confronto tra i diversi livelli di intervento. Si evidenzia che il livello 3 di intervento rientra nella casistica delle ristrutturazioni energetiche di II livello, nel caso in cui non si interviene sugli impianti, o di I livello, nel caso in cui si interviene sugli impianti, in base a quanto previsto dal Decreto 26 giugno 2015 [7b].
267
3.3.5
Interventi di Livello 4
Gli interventi di livello 4 hanno come obiettivo il significativo miglioramento delle prestazioni sismiche ed energetiche dell’edificio mirando ad ottenere livelli prestazionali elevati. Dal punto di vista dell’incremento di prestazioni sismiche l’obiettivo è il salto di due o più classi di rischio rispetto alla classe di partenza. La valutazione della classe di partenza dell’edificio, la progettazione degli interventi e la stima dell’incremento di prestazioni sismiche è condotta attraverso l’utilizzo del metodo convenzionale previsto dalle recenti Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni [3, 4] unico metodo ammissibile per ottenere un salto di due o più classi di rischio. Il metodo convenzionale prevede che la Classe di Rischio sia individuabile tra 8 categorie, dalla lettera A+ fino alla lettera G, come il minimo della classe associata al parametro IS-V e alla classe PAM. La valutazione delle classi IS-V e PAM richiede l’analisi di vulnerabilità sismica dell’edificio in accordo con le vigenti norme tecniche per le costruzioni a diversi stati limite. Il primo passo per l’analisi di vulnerabilità consiste nella definizione di un programma di indagini per stabilire il livello di conoscenza delle proprietà dei materiali e dei dettagli strutturali. Per il caso studio in esame si assume di aver raggiunto, tramite analisi conoscitive delle proprietà dei materiali, un Livello di Conoscenza 2 (LC2). La programmazione della campagna di indagini per la definizione del livello di conoscenza esula dagli scopi di questo volume. Successivamente si procede alla determinazione della pericolosità sismica dell’area in cui sorge la costruzione e, pertanto, delle accelerazioni di progetto cui sottoporre la struttura per l’analisi sismica. La pericolosità sismica è definita in termini di accelerazione orizzontale massima attesa, ag, su sito di riferimento rigido con superficie topografica orizzontale ai diversi stati limite. Una sintesi dei valori di riferimento per il sito in esame è riportata in Tabella 3.3.2. Stato Limite
Evento
PVR
VR (anni)
TR (anni)
ag (g)
Operatività (SLO)
Frequente
81%
50
30
0.043
Danno (SLD)
Occasionale
63%
50
50
0.058
Salvaguardia Vita (SLV)
Raro
10%
50
475
0.167
Collasso (SLC)
Molto raro
5%
50
975
0.213
Tabella 3.3.2. Definizione della pericolosità sismica del sito (Napoli) in funzione dello stato limite
268
Per la definizione della classe IS-V è necessario valutare l’indice di rischio della struttura allo stato limite di salvaguardia della vita, definito come rapporto tra l’accelerazione orizzontale di picco al suolo (PGA, Peak Ground Acceleration) massima su sito di riferimento orizzontale che può essere sostenuta dall’edificio (capacità della struttura in termini di PGAC), e la PGA accelerazione orizzontale massima su sito di riferimento che ha una probabilità di essere superata pari al 10% in un tempo pari al periodo di riferimento dell’opera. Per il caso studi in esame, si è scelto di impiegare l’analisi statica non lineare per la definizione della curva di capacità (Pushover) del sistema strutturale. La capacità di cogliere la reale evoluzione del comportamento in campo non lineare della struttura senza dover ricorrere al fattore di strutture è tra i fattori principali che rendono l’analisi non lineare, in particolare quella statica, lo strumento più attendibile per valutare la sicurezza di una struttura esistente. La caratterizzazione delle masse sismiche, dei carichi verticali, della capacità in termini di momento curvatura delle cerniere plastiche e delle distribuzioni di azioni da applicare è stata effettuata in accordo con le prescrizioni fornite dalla vigenti norme tecniche per le costruzioni NTC 2008 [1a] e della relativa circolare applicativa [2a]. In Figura 24 è rappresentata una tipica curva di capacità di edifici esistenti in c.a. della medesima epoca costruttiva del caso studio in esame, comunemente, caratterizzata da una bassissima capacità di spostamento laterale a causa della prematura comparsa di crisi fragili a taglio di nodi e pilastri [8a]. Il confronto di capacità (curva di pushover) e domanda (spettro allo SLV) nel piano ADRS, comunemente, evidenzia che gli edifici esistenti in c.a. costruiti negli anni 6070 hanno una capacità molto limitata dovuto all’attingimento di crisi fragile. Di solito il rapporto domanda su capacità espresso attraverso l’indice di rischio, a = PGAc/PGAd, risulta minore del 30%. In accordo con la tabella 2 dell’Allegato A [4a] al DM 28-02-2017 [3a], ciò risulta in una classe IS-V che va da EIS-V a FIS-V. Il calcolo del PAM, così come riportato nel metodo convenzionale, richiede la definizione della curva che rappresenta le perdite economiche dirette, in funzione della frequenza media annua di superamento (pari all’inverso del periodo medio di ritorno) degli eventi 269
che provocano il raggiungimento di uno stato limite per la struttura. In particolare, per stimare le ascisse, l, dei punti caratterizzanti la curva sarà necessario stimare il periodo di ritorno, TrC, associato al raggiungimento degli Stati Limite di Operatività (SLO), di Danno (SLD), di Salvaguardia della Vita (SLV), di Collasso (SLC). Tuttavia le Linee guida prevedono la possibilità di costruire la curva delle perdite, in via semplificata, a partire dalla valutazione del periodo di ritorno, TrC, limitatamente allo SLV e allo SLD. Il parametro, l, associato agli stati limite SLC e SLO può essere stimato a partire dal lSLV e lSLD attraverso semplici relazioni lineari. Con riferimento al caso studio in esame, si assume che per effetto delle crisi fragili, la capacità espressa in termini di periodo di ritorno TrC (SLV) sia inferiore ai 10 anni, per cui essendo imposto dalle linee guida che TrC ≥ 10 anni risulta TrC (SLV) = 10 anni e lSLV= 1/TrC (SLV) =1/10=10%. Per quanto riguarda le verifiche allo stato limite di danno (SLD), la norma prevede che per le costruzioni in classe d’uso I e II si debba verificare che l’azione sismica di progetto non produca agli elementi costruttivi senza funzione strutturale danni tali da rendere la costruzione temporaneamente inagibile (7.3.7.2 – NTC 08). Dunque, per tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la deformabilità della stessa bisogna verificare che dr < 0,005 h. La Figura 25 schematizza i parametri utili per la verifica allo SLD. Per il caso studio in esame, a seguito di analisi dinamiche lineari atte a stimare la distribuzione degli spostamenti di interpiano del sistema strutturale si assume, date le inerzie significative delle sezioni dei pilastri, che la verifica allo SLD sia soddisfatta per un periodo di ritorno pari alla domanda ovvero TrC (SLD) = 50 (aSLD=100%). E’ utile sottolineare che, per il calcolo del tempo di ritorno TrC associato al raggiungimento degli stati limite di esercizio (SLD ed SLO) è necessario assumere il valore minore tra quello ottenuto per tali stati limite e quello valutato per lo stato limite di salvaguardia della vita. Si assume, di fatto, che non si possa raggiungere lo stato limite di salvaguardia della vita senza aver raggiunto gli stati limite di operatività e danno. Noto il periodo di ritorno allo SLD è possibile tracciare la curva delle perdite approssimata alla spezzata che passa per i diversi stati limite identificati con le coordinate (l; CR) 270
Figura 24. Curva di capacitĂ del sistema strutturale nel piano ADSR per tipici edifici esistenti in c.a.
Figura 25: Esempio di parametri relativi alla verifica allo stato limite di danno (SLD).
271
(vedi Tabella 3.3.3 per il caso studio in esame). La rappresentazione grafica della curva delle perdite PAM associata all’edifico in esame è riportata in Figura 26. L’area sottesa alla curva delle perdite è il PAM che in questo caso è 8.125% CR corrispondente alla classe GPAM secondo la tabella 1 delle Linee Guida per la Classificazione del Rischio Sismico [5a]. In definitiva la classe di rischio sismico del caso studio in esame risulta essere la minore tra la classe IS-V e la classe PAM, dunque Classe di Rischio G. L’edificio in esame, dunque mostra un elevato rischio sismico caratterizzato da prestazioni molto scadenti, come è comune a molti edifici progettati in quell’epoca, che risentono della mancanza di dettagli strutturali. l (1/TrC)
Stato Limite
CR(%)
TrC (anni)
SLR
100%
≈20
lSLR = lSLC= 4.9%
SLC
80%
≈20
lSLC = 0.49∙lSLV = 4.9%
SLV
50%
10
10%
SLD
15%
10
10%
SLO
7%
10
10%
SLID
0%
10
10%
L’analisi di vulnerabilità dell’edificio in esame condotta con il metodo convenzionale allo SLV e all’SLD, oltre che aver fornito informazioni utili per la classificazione del rischio
Tabella 3.3.3. Definizione dei punti della curva delle perdite dell’edificio in esame per i diversi stati limite.
272
sismico ha anche evidenziato in maniera puntuale le carenze strutturali. Dunque, si hanno a disposizione informazioni importanti per la programmazione degli interventi mirata a risolvere le specifiche carenze dei singoli elementi strutturali in ottica di un miglioramento globale delle prestazioni sismiche. Nello specifico caso studio in esame, le analisi strutturali hanno evidenziato delle carenze in termini di prestazioni allo SLV determinate dalla crisi fragile prematura dei nodi perimetrali non confinati e delle pilastri tozzi del vano scala. In Figura 27 è riportata, a titolo di esempio, una curva di pushover estesa oltre la prima crisi fragile, utile strumento per valutare l’evoluzione delle crisi fragili e progettare opportuni interventi di rinforzo sismico. Ponendo come obiettivo del rinforzo sismico allo SLV la classe BIS-V, e considerando che per il caso studio in esame non risulta necessario intervenire allo SLD con irrigidimento del sistema strutturale, si è deciso di utilizzare una strategia di rinforzo mirata a risolvere le crisi fragili degli elementi strutturali. Nel caso in esame risulterà necessario rinforzare i nodi perimetrali a taglio trazione ed i pilastri tozzi del vano scala. Nello specifico andranno rinforzati tutti i nodi perimetrali con lo stesso schema di rinforzo adottato al livello 3 e 16 pilastri tozzi di altezza 1.6m a tutta altezza tramite rinforzo a taglio in completo avvolgimento con fibre CFRP a tutta altezza. La soluzione di rinforzo proposta consente di raggiungere un indice di rischio, a = PGAc/PGAd, di circa il 64% che corrisponde ad una classe BIS-V. Il periodo di ritorno corrispondente alla capacità del sistema rinforzato allo SLV risulterà TrC (SLV) = 142 anni, corrispondente ad lSLV=1/142=0.7%. Poiché non si è intervenuti sulla capacità allo SLD il lSLD rimarrà uguale allo stato di fatto della costruzione anteoperam. Dunque sarà possibile definire la curva delle perdite PAM nella configurazione post-intervento (Figura 28). Il calcolo dell’area sottesa alla curva delle perdite, risulta in un PAM = 1.38% CR che corrisponde ad una classe BPAM. La classe di rischio dell’edificio nella configurazione post-intervento risulterà dunque Classe B corrispondente ad un salto di 5 classi di rischio dalla classe di partenza. Gli interventi di rinforzo proposti consentono, in base 273
Figura 26: Curva delle perdite pre-intervento dell’edificio caso studio in c.a. e calcolo PAM.
Figura 27: Curva di capacità pushover tipica di edifici esistenti ed evidenza dell’evoluzione delle crisi.
274
Figura 28: Curva delle perdite post-intervento dell’edificio caso studio in c.a. e calcolo PAM.
all’applicazione del metodo Convenzionale, il passaggio di più di due Classe di Rischio ed il conseguente accesso all’ 85% di detrazioni fiscali previste dalla Legge di Stabilità 2017 (Sismabonus) per i condomini. Si specifica che gli interventi previsti per il livello 4 sono stati concepiti al fine di avere prestazioni sismiche elevare a scapito di una maggiore invasività degli interventi. In tale ottica si suppone di dover intervenire anche all’intradosso del solaio per ripristinare la funzionalità e la sicurezza dei solai, comunemente interessati da fenomeni di degrado delle armature e di sfondellamento. L’intervento consiste nel rinforzo all’intradosso del solaio tramite l’utilizzo di fibra di tessuto unidirezionale in CFRP in corrispondenza dei travetti ed installazione di presidio antisfondellamento per tutto l’intradosso. Si suppone in tale fase di dover intervenire su tutti i solaio a tutti i piani per una superficie complessiva di 1000 m2. Il dettaglio delle lavorazioni necessarie è riportato nel manuale ReLUIS [5a] e sintetizzato nelle schede tecniche allegate. In sintesi per il caso studio in esame, le lavorazioni al livello 4 per il rinforzo dei solaio riguardano: rimozione dell’intonaco e degli ornamenti per tutto l’intradosso del solaio; preparazione e pulizia del supporto di calcestruzzo e applicazione del primo strato di stucco epossidico; applicazione di uno strato di resina epossidica, applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP per l’intera lunghezza dei travetti, applicazione secondo strato di resina e passaggio del rullo dentato per favorire l’impregnazione; provvedere a “spagliare” della sabbia 275
fine sull’ultimo strato di resina applicato; applicazione del presidio antisfondellamento tramite incollaggio con colla in vinilestere di rete in fibra di vetro bidirezionale GFRP; ripristino intonaco ed ornamenti. Dal punto di vista energetico, il livello 4, in aggiunta agli interventi di livello 2 e 3, prevede i seguenti interventi rivolti all’involucro edilizio:
• Correzione dei ponti termici in corrispondenza di travi e pilastri in c.c.a. attraverso •
l’installazione di un cappotto termico (vedi paragrafo 2.6.5.1 e schede di intervento energetico 2 e 4); Correzione di ponti termici derivanti da interventi strutturali e rifacimento di porzioni murarie utilizzando materiali con elevata resistenza termica (vedi paragrafo 2.6.5.3 e scheda di intervento energetico 4).
Nel caso di impianti di riscaldamento centralizzati, si prevedono anche i seguenti interventi di efficientamento energetico degli impianti:
• Installazione di un impianto di climatizzazione inverno – estate a espansione diretta •
VRF - VRV di taglia pari a 120 kW (vedi paragrafo 2.6.5.7 e scheda di intervento energetico 11); Installazione in copertura di pannelli fotovoltaici in silicio polii-cristallino della potenza elettrica di picco complessiva di 30 kW (vedi paragrafo 2.6.5.8 e scheda di intervento energetico 12).
I risultati derivanti dall’implementazione dei suddetti interventi sono riportati nelle tabelle 3.3.4 (nel caso di interventi rivolti al solo involucro) e 3.3.5 (nel caso di interventi rivolti ad involucro ed impianto), che mettono a confronto i diversi livelli di intervento indagati. Si evidenzia che il livello 4 di intervento rientra nella casistica delle ristrutturazioni energetiche di II livello, nel caso in cui non si interviene sugli impianti, o di I livello, nel caso in cui si interviene sugli impianti, in base a quanto previsto dal Decreto 26 giugno 2015 [7b].
276
Livello di impatto
Percentuale di superficie disperdente interessata
Qualità dell’involucro in relazione alle prestazioni invernali
Qualità dell’involucro in relazione alle prestazioni estive
Livello 2) BASSA INVASIVITA’
24%
bassa
bassa
Livello 3) MEDIA INVASIVITA’
60%
media
media
Livello 4) ALTA INVASIVITA’
88%
alta
media
Livello di impatto
Interventi
Ecobonus per interventi su involucro
Classe Energetica raggiunta
65% in 10 rate annuali
E/D (salto di 1 classe)
Livello 2) BASSA INVASIVITA’
•
Livello 3) MEDIA INVASIVITA’
livello 2 +: • insufflaggio di isolante nelle intercapedini delle pareti a cassa vuota
75% in 10 rate annuali
C (salto di 2 classi)
livello 3 +: • correzione dei ponti termici in corrispondenza di travi e pilastri in c.c.a. attraverso l’installazione di un cappotto termico • correzione di ponti termici derivanti da interventi strutturali, eventuale rifacimento di porzioni murarie
75% in 10 rate annuali
B (salto di 3 classi)
Livello 4) ALTA INVASIVITA’
•
isolamento termico del tetto + (“cool roof”) sostituzione dei serramenti
Tabella 3.3.4. Risultati dell’applicazione dei diversi livelli di intervento energetico, rivolti esclusivamente all’involucro edilizio, per l’edificio in c.c.a.
277
Livello di impatto
Livello 2) BASSA INVASIVITA’
Livello 3) MEDIA INVASIVITA’
Livello 4) ALTA INVASIVITA’
Ecobonus per interventi su involucro
Classe Energetica raggiunta
livello 2 per involucro (vedi tab 3.3.4) +: • valvole temostatiche e contabilizzatori di calore
50% in 10 rate annuali
D (salto di 2 classi)
livello 3 per involucro (vedi tab 3.3.4) + livello 2 per impianto +: • caldaia centralizzata ad alta efficienza
65% in 10 rate annuali
B (salto di 4 classi)
livello 4 per involucro (vedi tab 3.3.4) +: • impianto di climatizzazione inverno – estate a espansione diretta VRF - VRV • solare fotovoltaico
65% in 10 rate annuali per l’impianto 50% in 10 rate annuali per il fotovoltaico
A3 (salto di 7 classi)
Interventi
Tabella 3.3.5. Risultati dell’applicazione dei diversi livelli di intervento energetico, rivolti ad involucro edilizio ed impianti centralizzati, per l’edificio in c.c.a..
278
Gli interventi che possono essere attuati per la conservazione dei caratteri di pregio in riferimento alle facciate esterne dell’edificio in cemento armato oggetto di intervento per ciò che concerne i prospetti con rivestimenti esterni possono essere riassunti come segue:
• Smontaggio controllato dei rivestimenti esterni, pulitura e trasporto a deposito; • Ricollocazione del rivestimento esterno. Al fine di conservare i caratteri estetici dei fronti esterni del manufatto oggetto di studio per qualsiasi livello di intervento si prescrive lo smontaggio controllato e il rimontaggio dei paramenti esterni in clinker. Nel caso di perdita del materiale originario si procede alla sostituzione di elementi dalle caratteristiche analoghe a quelle esistenti (scheda 12). Per i prospetti intonacati si procede invece alla:
• Rimozione controllata delle porzioni di intonaco per le aree interessate dagli interventi strutturali;
• Nuovo intonaco e nuova tinteggiatura con caratteristiche chimico, fisiche e colorimetriche compatibili rispetto alle caratteristiche delle malte e delle tinte esistenti (scheda 11).
279
Note bibliografiche
[1a] Decreto Ministeriale del 14/01/2008, Approvazione delle nuove Norme tecniche per le costruzioni. G.U. n. 29 del 4/2/2008 [2a] Ministero delle Infrastrutture (2009), Circolare n. 617/09, Istruzioni per l’applicazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni, D.M. 14 gennaio 2008, Norme Tecniche per le costruzioni, Roma [3a] Decreto Ministeriale del 28-02-2017, Approvazione delle Linee guida per la “Classificazione di rischio sismico delle costruzioni” modificato con D.M. n.65 il 7 marzo 2017. [4a] Decreto Ministeriale del 07/03/2017-Allegato A: Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni. [5a] Dipartimento di Protezione Civile e Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLUIS), 2011 - Linee Guida per Riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni, a cura di Dolce M, Manfredi G. Doppiavoce Dec. 2011, ISBN 97888-89972-29-8. [6a] Dipartimento di Protezione Civile, Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica (ReLUIS), A.G.I., A.L.G.I., A.L.I.G. 2012 – Linee guida per modalità di indagine sulle strutture e sui terreni per i progetti di riparazione, miglioramento e ricostruzione di edifici inagibili. Doppiavoce, Mar. 2012, ISBN 978-88-89972-30-4. [7a] Maddaloni, G., Di Ludovico M., Balsamo A., Prota A. (2016). Out-of-plane experimental behaviour of T-shaped 280
full scale masonry wall strengthened with composite connection, Composites Part B: Engineering, https://doi. org/10.1016/j.compositesb.2016.03.026, May 2015, Vol. 93, pp. 328-343. [8a] Frascadore, R., Di Ludovico M., Prota A., Verderame G.M., Manfredi G., Dolce M., Cosenza E., “Local strengthening of RC structures as a strategy for seismic risk mitigation at regional scale”, Earthquake Spectra, doi: 10.1193/122912EQS361M, May 2015, Vol. 31, No. 2, pp. 1083-1102. [9a] Del Vecchio, C., Di Ludovico M., Balsamo A., Prota A., Manfredi G., Dolce M. “Experimental investigation of exterior RC beam-column joints retrofitted with FRP systems”, ASCE journal of Composites for Construction, ISSN 1090-0268/04014002(13)/$25.00, 2014, Vol. 18, pp. 1-13. [1b] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/ TS 11300:2014 – Parte I: Determinazione del fabbisogno di energia dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale. [2b] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/TS 11300:2014 - Parte 2: Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria, per la ventilazione e per l’illuminazione in edifici non residenziali. [3b] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/TS 11300: 2010 - Parte 3: Determinazione del 281
fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per la climatizzazione estiva. [4b] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/ TS 11300-4:2016 - Parte 4: Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria. [5b] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/ TS 11300-5:2016 - Parte 5: Calcolo dellâ&#x20AC;&#x2122;energia primaria e della quota di energia da fonti rinnovabili. [6b] UNI, Ente Italiano di Unificazione, Standard UNI/TS 11300-6:2016 - Parte 6: Determinazione del fabbisogno di energia per ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili. [7b] Decreto interministeriale 26 giugno 2015 Adeguamento linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. [8b] Decreto Ministeriale 26/6/2009 â&#x20AC;&#x201C; Ministero dello Sviluppo Economico Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici (G.U. 10/7/2009 n. 158 â&#x20AC;&#x201C; in vigore dal 25/7/2009).
282
3.4
Categorie di intervento e analisi dei costi
Di seguito si specifica la metodologia utilizzata per la definizione della stima dei costi delle singole lavorazioni, previste per gli interventi nei due casi studio. Partendo dalle tipologie di intervento ipotizzate, i costi delle singole opere di manutenzione ordinaria, efficientamento energetico e rinforzo statico sono stati desunti, come prassi, dal Prezzario dei lavori pubblici della Regione Campania, edizione 2016, che risulta essere l’edizione più aggiornata ed in vigore nella nostra regione. Nondimeno per talune lavorazioni, non contemplate in detto prezzario, si è dovuto procedere a delle analisi nuovi prezzi, in particolare per quelle lavorazioni che contemplano l’utilizzo di materiali compositi, per le indagini diagnostiche preliminari nonché per gli impianti specifici di efficientamento energetico. Tale analisi è stata effettuata a partire dallo studio di stime di lavorazioni analoghe presenti in altre tariffe quali il Prezzario dei lavori pubblici della Regione Abruzzo edizione 2016, il Prezzario per la Conservazione ed il Restauro delle Opere e dei Beni Culturali e Paesaggistici della Campania e attraverso stime di mercato sui costi di fornitura ed installazione di nuovi impianti energetici. Nelle tabelle che seguono, per entrambi i casi studio e per ciascuna ipotesi di intervento, sono state riportate, raggruppate per tipologia di interventi, tutte le lavorazioni specifiche accompagnate da una breve descrizione nonché i costi stimati come precedentemente descritto. Gli interventi riguardano le parti comuni dei fabbricati ma anche parti di proprietà privata per le quali si è ritenuto di dover intervenire per dare compiutezza alle opere come nel caso dei balconi, inoltre gli interventi previsti sugli infissi si sono resi necessari per garantire un miglioramento nelle prestazioni energetiche del fabbricato nel suo complesso. Tali opere dovranno essere computate separatamente per la gestione dei costi e delle relative detrazioni a livello del singolo proprietario.
285
IPOTESI INTERVENTO LIVELLO 1 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 188.824,35
Indagini diagnostiche preliminari
Indagine termografica - Indagine sonica - Esame endoscopico - Esecuzione di una sezione lucida trasversale, per individuare la sequenza dei differenti strati del paramento, degli stucchi o degli intonaci - Esecuzione di una sezione sottile finalizzata ad individuare e caratterizzare i materiali costitutivi principali ed il relativo degrado - Tassello stratigrafico
€ 13.206,00
Restauro dei prospetti dell’edificio
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura di tufo - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature a calce - Tinteggiatura a calce
€ 68.390,94
Ripristino corticale dei balconi e Integrazione degli elementi decorativi
Trattamento dei ferri d’armatura - Restauro e revisione di cornici marcapiani e mostre di finestre - Restauro e revisione di cornice a stucco sagomata di sottogronda o cornice terminale in aggetto - Pulizia della superficie degli stucchi
€ 118.515,78
Ripristino degli abachini sulle cornici dei vani
Rimozione di abachini di ardesia - Massetto sottile di sottofondo - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 25.246,37
Recupero infissi del vano scala
Grande riparazione di infissi di qualunque genere
€ 7.840,80
Recupero portone d’ingresso
Recupero di portoni in legno
€ 3.100,31
Pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 9.270,35
Verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura
Protezione delle stratificazioni o manti impermeabili
286
importo
€ 581,86
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti - Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 5.011,98 € 439.988,75
di cui costo tot della mano d’opera oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 264.088,23 € 15.002,28
287
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE LIVELLO 2 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 188.824,35
Indagini diagnostiche preliminari
Indagine termografica - Indagine sonica - Esame endoscopico - Esecuzione di una sezione lucida trasversale, per individuare la sequenza dei differenti strati del paramento, degli stucchi o degli intonaci - Esecuzione di una sezione sottile finalizzata ad individuare e caratterizzare i materiali costitutivi principali ed il relativo degrado - Tassello stratigrafico - Identificazione dell’essenza lignea - Determinazione dendocronologica
€ 25.086,00
Inserimento di catene in acciaio con funzione di contrasto ai meccanismi di ribaltamento
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Perforazione di muratura - Ferro lavorato per catene - Capichiave - Intonaco civile liscio a tre strati
Restauro dei prospetti dell’edificio
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura di tufo - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature a calce - Tinteggiatura a calce
Ripristino corticale dei balconi e Integrazione degli elementi decorativi
Trattamento dei ferri d’armatura - Restauro e revisione di cornici marcapiani e mostre di finestre - Restauro e revisione di cornice a stucco sagomata di sottogronda o cornice terminale in aggetto - Pulizia della superficie degli stucchi
€ 118.515,88
Ripristino degli abachini sulle cornici dei vani
Rimozione di abachini di ardesia - Massetto sottile di sottofondo - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 25.246,37
Recupero infissi del vano scala
Grande riparazione di infissi di qualunque genere
€ 7.840,80
Recupero portone d’ingresso
Recupero di portoni in legno
€ 3.100,31
288
importo
€ 181.144,47
€ 85.493,86
Pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
Verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura
Protezione delle stratificazioni o manti impermeabili
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti - Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 9.270,35 € 581,86 € 8.735,58 € 653.840,23
di cui costo tot della mano d’opera oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 376.421,23 € 18.602,60
289
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE LIVELLO 3 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
Indagini diagnostiche preliminari
Indagine termografica - Indagine sonica Esame endoscopico - Esecuzione di una sezione lucida trasversale, per individuare la sequenza dei differenti strati del paramento, degli stucchi o degli intonaci - Esecuzione di una sezione sottile finalizzata ad individuare e caratterizzare i materiali costitutivi principali ed il relativo degrado - Tassello stratigrafico - Identificazione dell’essenza lignea - Determinazione dendrocronologica
€ 25.086,00
Inserimento di catene di acciaio con funzione di contrasto alla spinta delle volte
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Perforazione di muratura - Ferro lavorato per catene - Capichiave - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 19.150,29
Chiodatura dei cantonali e dei pannelli perimetrali
Perforazione di muratura - Fornitura e posa in opera di tubi in fibra di carbonio (CFRP) di lunghezza 1,5 m - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 211.015,86
Collegamento dei pannelli murari alle travi dei solai attraverso l’utilizzo di materiali compositi
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Fornitura e posa in opera di fiocchi in acciaio di collegameto Intonaco civile liscio a tre strati
€ 166.001,44
Restauro dei prospetti dell’edificio
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura di tufo - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature a calce - Tinteggiatura a calce
Ripristino corticale dei balconi e Integrazione degli elementi decorativi
Trattamento dei ferri d’armatura - Restauro e revisione di cornici marcapiani e mostre di finestre - Restauro e revisione di cornice a stucco sagomata di sottogronda o cornice terminale in aggetto - Pulizia della superficie degli stucchi
290
importo € 188.824,35
€ 85.493,86
€ 118.515,88
Ripristino degli abachini sulle cornici dei vani
Rimozione di abachini di ardesia - Massetto sottile di sottofondo - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 25.246,37
Recupero infissi del vano scala
Grande riparazione di infissi di qualunque genere
€ 7.840,80
Recupero portone d’ingresso
Recupero di portoni in legno
€ 3.100,31
Pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 9.270,35
Verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura
Protezione delle stratificazioni o manti impermeabili
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 581,86 € 9.763,86 € 869.891,23
di cui costo tot della mano d’opera oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 377.826,67 € 32.453,72
291
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE LIVELLO 4 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
Indagini diagnostiche preliminari
Indagine termografica - Indagine sonica Esame endoscopico - Esecuzione di una sezione lucida trasversale, per individuare la sequenza dei differenti strati del paramento, degli stucchi o degli intonaci - Esecuzione di una sezione sottile finalizzata ad individuare e caratterizzare i materiali costitutivi principali ed il relativo degrado - Tassello stratigrafico Identificazione dell’essenza lignea Determinazione dendrocronologica
€ 25.086,00
Inserimento di catene di acciaio con funzione di contrasto alla spinta delle volte
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Perforazione di muratura - Ferro lavorato per catene - Capichiave - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 19.150,29
Rifacimento di cordoli perimetrali in c.a.
Rifacimento di cordoli perimetrali in c.a.
€ 188.979,84
Rifacimento di solai in legno
Restauro di solaio in legno
€ 281.510,40
Rifacimento di solai in profilati di ferro e tavelloni
Demolizione di solai piani - Fornitura e posa in opera di solaio in acciaio e tavelloni
€ 703.684,80
Intonaco armato sui paramenti dei muri perimetrali con rete a maglie quadrate in fibra di vetro bilanciata GFRP
Rete in fibra di vetro
Restauro dei prospetti dell’edificio
Spicconatura di intonaco - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura di tufo Intonaco civile liscio a tre strati - Tinteggiatura a calce
292
importo € 188.824,35
€ 27.449,18
€ 270.509,85
Ripristino corticale dei balconi e Integrazione degli elementi decorativi
Trattamento dei ferri d’armatura - Restauro e revisione di cornici marcapiani e mostre di finestre - Restauro e revisione di cornice a stucco sagomata di sottogronda o cornice terminale in aggetto - Pulizia della superficie degli stucchi
€ 118.515,88
Ripristino degli abachini sulle cornici dei vani
Rimozione di abachini di ardesia - Massetto sottile di sottofondo - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 25.246,37
Recupero infissi del vano scala
Grande riparazione di infissi di qualunque genere
€ 7.840,80
Recupero portone d’ingresso
Recupero di portoni in legno
€ 3.100,31
Pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro
Preparazione di superfici in ferro - applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 9.270,35
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 39.634,10 € 1.908.802,53
di cui costo tot della mano d’opera
€ 980.104,52
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 43.988,79
293
IPOTESI INTERVENTO ENERGETICO LIVELLO 2 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (cool-roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
importo
€ 123.729,80
Ripristino degli elementi trasparenti finestre e portefinestre
Recupero degli infissi esterni in legno esistenti
€ 220.446,48
Installazione di valvole termostatiche e sistemi per la contabilizzazione del calore; Contabilizzazione del calore e termoregolazione
Fornitura e posa in opera di sistema di contabilizzazione e termoregolazione Installazione di valvole termostatiche sui radiatori.
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti - Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 4.614,65 € 385.890,93
di cui costo tot della mano d’opera oneri sicurezza inclusi nei prezzi
294
€ 37.100,00
€ 138.951,36 € 6.647,40
IPOTESI INTERVENTO ENERGETICO LIVELLO 3 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (cool-roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
importo
€ 123.729,80
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni - Infisso in alluminio anodizzato a taglio termico - Vetrata termoisolante
€ 749.816,80
Sostituzione della centrale termica
Rimozione di caldaia - Fornitura e posa in opera di gruppo termico a condensazione
€ 25.215,80
Installazione di valvole termostatiche e sistemi per la contabilizzazione del calore; Contabilizzazione del calore e termoregolazione
Fornitura e posa in opera di sistema di contabilizzazione e termoregolazione. Installazione di valvole termostatiche sui radiatori.
€ 37.100,00
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti - Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 11.877,24
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 947.739,64 di cui costo tot della mano d’opera
€ 99.987,47
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 86.555,31
295
IPOTESI INTERVENTO ENERGETICO LIVELLO 4 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 188.824,35
Indagini diagnostiche preliminari
Indagine termografica - Indagine sonica - Esame endoscopico - Esecuzione di una sezione lucida trasversale, per individuare la sequenza dei differenti strati del paramento, degli stucchi o degli intonaci - Esecuzione di una sezione sottile finalizzata ad individuare e caratterizzare i materiali costitutivi principali ed il relativo degrado - Tassello stratigrafico
€ 13.206,00
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (cool-roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 123.729,80
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni - Infisso in alluminio anodizzato a taglio termico - Vetrata termoisolante
€ 749.816,80
Installazione di impianto di climatizzazione centralizzato
Rimozione di caldaia - Impianto di climatizzazione della tipologia VRV (Variable Refrigerant Volume), VRF (Variable Refrigerant Flow) o equivalente
€ 440.215,80
Installazione di impianto fotovoltaico in silicio policristallino
Fornitura e posa in opera di impianto fotovoltaico
€ 285.000,00
Restauro dei prospetti dell’edificio, installazione di termointonaco
Spicconatura di intonaco - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura di tufo Intonaco civile esterno realizzato con intonaco termoisolante - Tinteggiatura a calce
€ 280.650,66
296
importo
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti - Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 55.896,82 € 2.137.340,22
di cui costo tot della mano d’opera
€ 453.991,32
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 114.177,89
297
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE+ENERGETICO LIVELLO 2 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
Indagini diagnostiche preliminari
Indagine termografica - Indagine sonica Esame endoscopico - Esecuzione di una sezione lucida trasversale, per individuare la sequenza dei differenti strati del paramento, degli stucchi o degli intonaci - Esecuzione di una sezione sottile finalizzata ad individuare e caratterizzare i materiali costitutivi principali ed il relativo degrado - Tassello stratigrafico Identificazione dell’essenza lignea Determinazione dendrocronologica
Inserimento di catene in acciaio con funzione di contrasto ai meccanismi di ribaltamento
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Perforazione di muratura - Ferro lavorato per catene - Capichiave - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 181.144,87
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (cool-roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 123.729,80
Ripristino degli elementi trasparenti, finestre e portefinestre
Recupero degli infissi esterni in legno
€ 220.446,48
Restauro dei prospetti dell’edificio
Spicconatura di intonaco - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura di tufo Intonaco civile liscio a tre strati - Tinteggiatura a calce
€ 85.493,86
Ripristino corticale dei balconi e Integrazione degli elementi decorativi
Trattamento dei ferri d’armatura - Restauro e revisione di cornici marcapiani e mostre di finestre - Restauro e revisione di cornice a stucco sagomata di sottogronda o cornice terminale in aggetto - Pulizia della superficie degli stucchi
€ 118.515,88
298
importo € 188.824,35
€ 25.086,00
Ripristino degli abachini sulle cornici dei vani
Rimozione di abachini di ardesia - Massetto sottile di sottofondo - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 25.246,37
Installazione di valvole termostatiche e sistemi per la contabilizzazione del calore; Contabilizzazione del calore e termoregolazione
Fornitura e posa in opera di sistema di contabilizzazione e termoregolazione Installazione di valvole termostatiche sui radiatori.
€ 37.100,00
Recupero portone d’ingresso
Recupero di portoni in legno
€ 3.100,31
Pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro
Preparazione di superfici in ferro - applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 9.270,35
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 13.350,23 € 1.031.308,50
di cui costo tot della mano d’opera
€ 511.055,52
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 23.362,38
299
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE+ENERGETICO LIVELLO 3 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
Indagini diagnostiche preliminari
Indagine termografica - Indagine sonica - Esame endoscopico - Esecuzione di una sezione lucida trasversale, per individuare la sequenza dei differenti strati del paramento, degli stucchi o degli intonaci - Esecuzione di una sezione sottile finalizzata ad individuare e caratterizzare i materiali costitutivi principali ed il relativo degrado - Tassello stratigrafico - Identificazione dell’essenza lignea - Determinazione dendrocronologica
€ 25.086,00
Inserimento di catene di acciaio con funzione di contrasto alla spinta delle volte
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Perforazione di muratura - Ferro lavorato per catene - Capichiave - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 19.150,29
Chiodatura dei cantonali e dei pannelli perimetrali
Perforazione di muratura - Fornitura e posa in opera di tubi in fibra di carbonio (CFRP) di lunghezza 1,5 m Intonaco civile liscio a tre strati
€ 211.015,86
Collegamento dei pannelli murari alle travi dei solai attraverso l’utilizzo di materiali compositi
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Fornitura e posa in opera di fiocchi in acciaio di collegameto - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 166.001,44
Restauro dei prospetti dell’edificio
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura di tufo - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature a calce Tinteggiatura a calce
€ 85.493,86
Ripristino corticale dei balconi e Integrazione degli elementi decorativi
Trattamento dei ferri d’armatura - Restauro e revisione di cornici marcapiani e mostre di finestre - Restauro e revisione di cornice a stucco sagomata di sottogronda o cornice terminale in aggetto - Pulizia della superficie degli stucchi
€ 118.515,88
300
importo € 188.824,35
Ripristino degli abachini sulle cornici dei vani
Rimozione di abachini di ardesia - Massetto sottile di sottofondo - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato Abachino di ardesia
Recupero portone d’ingresso
Recupero di portoni in legno
€ 3.100,31
Pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro
Preparazione di superfici in ferro - applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo - Verniciatura in colori correnti chiari
€ 9.270,35
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (cool-roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume - Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 123.729,80
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni in legno - Finestre, porte-finestre o finestre a bandiera in legno - Vetrata termoisolante
€ 749.816,80
Sostituzione della centrale termica 400kW
Rimozione di caldaia - Fornitura e posa in opera di gruppo termico a condensazione
€ 25.215,80
Installazione di valvole termostatiche e sistemi per la contabilizzazione del calore; Contabilizzazione del calore e termoregolazione
Fornitura e posa in opera di sistema di contabilizzazione e termoregolazione - Installazione di valvole termostatiche sui radiatori
€ 37.100,00
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 21.641,11
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 25.246,37
€ 1.809.208,22 di cui costo tot della mano d’opera oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 474.782,25 € 86.555,31
301
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE+ENERGETICO LIVELLO 4 – EDIFICIO MURATURA tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
Indagini diagnostiche preliminari
Indagine termografica - Indagine sonica - Esame endoscopico - Esecuzione di una sezione lucida trasversale, per individuare la sequenza dei differenti strati del paramento, degli stucchi o degli intonaci - Esecuzione di una sezione sottile finalizzata ad individuare e caratterizzare i materiali costitutivi principali ed il relativo degrado - Tassello stratigrafico - Identificazione dell’essenza lignea - Determinazione dendrocronologica
€ 25.086,00
Inserimento di catene di acciaio con funzione di contrasto alla spinta delle volte
Spicconatura di intonaco - Compenso alla spicconatura degli intonaci - Perforazione di muratura - Ferro lavorato per catene - Capichiave - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 19.150,29
Rifacimento di cordoli perimetrali in c.a.
Rifacimento di cordoli perimetrali in c.a.
€ 188.979,84
Rifacimento di solai in legno
Restauro di solaio in legno
€ 281.510,40
Rifacimento di solai in profilati di ferro e tavelloni
Demolizione di solai piani - Fornitura e posa in opera di solaio in acciaio e tavelloni
€ 703.684,80
Restauro dei prospetti dell’edificio
Spicconatura di intonaco - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura di tufo - Tinteggiatura a calce
€ 174.464,26
Intonaco armato sui paramenti dei muri perimetrali con rete a maglie quadrate in fibra di vetro bilanciata GFRP
Rete in fibra di vetro
Installazione di termointonaco
Intonaco civile esterno realizzato con intonaco termoisolante
Ripristino degli abachini sulle cornici dei vani
Rimozione di abachini di ardesia - Massetto sottile di sottofondo - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato Abachino di ardesia
302
importo € 188.824,35
€ 27.449,18 € 106.186,40 € 25.246,37
Ripristino corticale dei balconi e Integrazione degli elementi decorativi
Trattamento dei ferri d’armatura - Restauro e revisione di cornici marcapiani e mostre di finestre - Restauro e revisione di cornice a stucco sagomata di sottogronda o cornice terminale in aggetto - Pulizia della superficie degli stucchi
Recupero portone d’ingresso
Recupero di portoni in legno
€ 3.100,31
Pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo - Verniciatura in colori correnti chiari
€ 9.270,35
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (cool-roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume - Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 123.729,80
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni in legno - Finestre, porte-finestre o finestre a bandiera in legno - Vetrata termoisolante
€ 749.816,80
Installazione di impianto di climatizzazione centralizzato
Rimozione di caldaia - Impianto di climatizzazione della tipologia VRV (Variable Refrigerant Volume), VRF (Variable Refrigerant Flow) o equivalente
€ 440.215,80
installazione di impianto fotovoltaico in silicio policristallino
Fornitura e posa in opera di impianto fotovoltaico
€ 285.000,00
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 118.515,88
€ 51.511,34 € 3.521.742,17
di cui costo tot della mano d’opera oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 1.119.743,01 € 144.525,13
303
IPOTESI INTERVENTO LIVELLO 1 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 42.266,99
Risanamento dei frontalini e degli intradossi dei balconi
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 19.032,10
Rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi
Demolizione di pavimento in piastrelle di ceramica, soglie, stipiti o ornie - Massetto di sottofondo di malta di cemento e preparazione del piano di posa - Manto impermeabile prefabbricato doppio strato - Pavimento in piastrelle di ceramica smaltata
Risanamento dei frontalini e degli intradossi del cornicione
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Paraspigoli in lamiera zincata - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.849,88
Rifacimento delle pareti intonacate e pitturazione delle stesse
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 8.399,40
Sostituzione degli infissi del vano scala
Rimozione di infissi in ferro o alluminio - Infisso monoblocco in lega di alluminio a taglio termico
€ 3.351,40
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
Verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura
Protezione delle stratificazioni o manti impermeabili con vernici protettive
304
importo
€ 18.897,17
€ 10.769,85 € 720,00
Rifacimento parziale di pareti esterne rivestite in Clinker
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Pulitura di superfici in pietra - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura
Pulitura e tinteggiatura delle ringhiere e dei finestroni in ferro
Preparazione di superfici in ferro - applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 5.316,62
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 2.009,07
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 4.332,88 € 14.427,49
€ 136.372,83 di cui costo tot della mano d’opera
€ 69.324,41
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 6.079,77
305
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE LIVELLO 2 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 42.266,99
Rinforzo del solo pannello di nodo di 80 nodi perimetrali non confinati tramite l’utilizzo di 2 strati di tessuto quadriassiale in fibra di carbonio (CFRP)
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Pulizia superficiale del calcestruzzo - Trattamento dei ferri d’armatura con prodotto passivante - Riprofilatura con rifinitura a cazzuola e frattazzo metallico - Fornitura e posa in opera 1° strato di tessuto quadriassiale - Fornitura e posa in opera strato successivo di tessuto quadriassiale - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 46.302,77
Collegamento tra tutti i pannelli murari di tamponamento di facciata e cornice strutturale per evitare il ribaltamento. Il collegamento è da effettuarsi tramite l’utilizzo di una rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP) di qualità alcaliresistente (vetro A.R.)
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Fornitura e posa in opera di rete in fibra di vetro GFRP - Realizzazione di fiocchi di collegamento perimetrale - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 82.080,78
Rifacimento delle pareti intonacate
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 2.134,20
Pitturazione delle pareti intonacate
Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.265,20
Rifacimento parziale di pareti esterne rivestite in Clinker
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 4.332,88
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Protezione delle stratificazioni o manti impermeabili con vernici protettive
306
importo
€ 14.427,49
Risanamento dei frontalini e degli intradossi dei balconi
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 19.032,10
Rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi
Demolizione di pavimento in piastrelle di ceramica, soglie, stipiti o ornie - Massetto di sottofondo e preparazione del piano di posa - Manto impermeabile prefabbricato doppio strato - Pavimento in piastrelle di ceramica
€ 18.897,17
Risanamento dei frontalini e degli intradossi del cornicione
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Paraspigoli in lamiera zincata - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.849,87
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
Pulitura e tinteggiatura dei parapetti e dei cancelli in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo - Verniciatura in colori correnti chiari
€ 5.316,62
Sostituzione degli infissi del vano scala
Rimozione di infissi in ferro o alluminio - Infisso monoblocco in lega di alluminio a taglio termico
€ 3.351,40
Verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura
Protezione delle stratificazioni o manti impermeabili con vernici protettive
€ 720,00
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 4.932,17
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 10.769,85
€ 267.679,48 di cui costo tot della mano d’opera
€ 118.715,37
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 13.340,28
307
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE LIVELLO 3 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 42.266,99
Rinforzo dell’intero subassemblaggio nodale (pannello di nodo + estremità di travi e pilastri) di 80 nodi perimetrali non confinati tramite l’utilizzo di 2 strati di tessuto quadriassiale in fibra di carbonio (CFRP di grammatura 380g/m2) e di tessuto uniassiale (CFRP di grammatura 300g/m2))
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Demolizione di tramezzatura - Pulizia superficiale del calcestruzzo - Trattamento dei ferri d’armatura con prodotto passivante - Riprofilatura con rifinitura a cazzuola e frattazzo metallico - Fornitura e posa in opera di tessuto unidirezionale in fibre di acciaio ad alta resistenza (SRP) - Fornitura e posa in opera di tessuto quadriassiale con grammatura pari a 380 g/m² - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/ m² Pilastri - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² Travi Muratura monostrato di tamponamento Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 129.333,46
Collegamento tra tutti i pannelli murari di tamponamento di facciata e cornice strutturale per evitare il ribaltamento. Il collegamento è da effettuarsi tramite l’utilizzo di una rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP) di qualità alcaliresistente (vetro A.R.)
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Fornitura e posa in opera di rete in fibra di vetro GFRP - Realizzazione di fiocchi di collegamento perimetrale - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 82.080,78
Rifacimento delle pareti intonacate
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 2.134,20
Pitturazione delle pareti intonacate
Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.265,20
Rifacimento parziale di pareti esterne rivestite in Clinker
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 4.332,88
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Pulitura di superfici in pietra - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura
€ 14.427,49
308
importo
Risanamento dei frontalini e degli intradossi dei balconi
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 19.032,10
Rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi
Demolizione di pavimento in piastrelle di ceramica, soglie, stipiti o ornie - Massetto di sottofondo e preparazione del piano di posa - Manto impermeabile prefabbricato doppio strato - Pavimento in piastrelle di ceramica
€ 18.897,17
Risanamento dei frontalini e degli intradossi del cornicione
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Paraspigoli in lamiera zincata - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.849,87
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
Pulitura e tinteggiatura dei parapetti e dei cancelli in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo - Verniciatura in colori correnti chiari
€ 5.316,62
Sostituzione degli infissi del vano scala
Rimozione di infissi in ferro o alluminio - Infisso monoblocco in lega di alluminio a taglio termico
€ 3.351,40
Verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura
Protezione delle stratificazioni o manti impermeabili con vernici protettive
€ 720,00
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 7.897,41
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 10.769,85
€ 353.675,41 di cui costo tot della mano d’opera
€ 152.773,29
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 18.867,36
309
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE LIVELLO 4 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 42.266,99
Rinforzo dell’intero subassemblaggio nodale (pannello di nodo + estremità di travi e pilastri) di 80 nodi perimetrali non confinati tramite l’utilizzo di 2 strati di tessuto quadriassiale in fibra di carbonio (CFRP di grammatura 380g/m2) e di tessuto uniassiale (CFRP di grammatura 300g/m2))
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Demolizione di tramezzatura - Pulizia superficiale del calcestruzzo - Trattamento dei ferri d’armatura con prodotto passivante - Riprofilatura con rifinitura a cazzuola e frattazzo metallico - Fornitura e posa in opera di tessuto unidirezionale in fibre di acciaio ad alta resistenza (SRP) - Fornitura e posa in opera di tessuto quadriassiale con grammatura pari a 380 g/m² - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/ m² Pilastri - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² Travi Muratura monostrato di tamponamento Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 129.333,46
Collegamento tra tutti i pannelli murari di tamponamento di facciata e cornice strutturale per evitare il ribaltamento. Il collegamento è da effettuarsi tramite l’utilizzo di una rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP) di qualità alcaliresistente (vetro A.R.)
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Fornitura e posa in opera di rete in fibra di vetro GFRP - Realizzazione di fiocchi di collegamento perimetrale - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 82.080,78
Rinforzo a taglio dei pilastri del vano scala (4 pilastri tozzi di altezza 1.6m per piano). Tramite rinforzo a taglio con fasciatura in fibra uniassiale di carbonio CFRP (grammatura 300g/m2)
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Demolizione di tramezzatura - Pulizia superficiale del calcestruzzo - Trattamento dei ferri d’armatura con prodotto passivante - Riprofilatura con rifinitura a cazzuola e frattazzo metallico - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² - Muratura monostrato di tamponamento - Intonaco grezzo o rustico Rivestimento di pareti esterne
€ 10.159,00
310
importo
Rinforzo all’intradosso del solaio tramite l’utilizzo di fibra di tessuto unidirezionale in CFRP in corrispondenza dei travetti ed installazione di presidio antisfondellamento per tutto l’intradosso
Spicconatura di intonaco - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² - Fornitura e posa in opera di rete in fibra di vetro bidirezionale di grammatura 286 g/m2 - Intonaco grezzo o rustico - Rasatura e stuccatura a base di leganti idraulici normalizzati - Preparazione del fondo di superfici murarie interne con una mano di fissativo Tinteggiatura a tempera di pareti e soffitti
€ 255.910,00
Rifacimento delle pareti intonacate
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 2.134,20
Pitturazione delle pareti intonacate
Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.265,20
Rifacimento parziale di pareti esterne rivestite in Clinker
Demolizione di rivestimento in clinker - Spicconatura di intonaco - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 4.332,88
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Pulitura di superfici in pietra - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura
€ 16.030,54
Risanamento dei frontalini e degli intradossi dei balconi
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 19.03 2,10
Rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi
Demolizione di pavimento in piastrelle di ceramica, soglie, stipiti o ornie - Massetto di sottofondo e preparazione del piano di posa - Manto impermeabile prefabbricato doppio strato - Pavimento in piastrelle di ceramica
€ 18.897,17
Risanamento dei frontalini e degli intradossi del cornicione
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Paraspigoli in lamiera zincata - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.849,87
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 10.769,85 311
Pulitura e tinteggiatura dei parapetti e dei cancelli in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 5.316,62
Sostituzione degli infissi del vano scala
Rimozione di infissi in ferro o alluminio - Infisso monoblocco in lega di alluminio a taglio termico
€ 3.351,40
Verniciatura di protezione del manto impermeabile di copertura
Protezione delle stratificazioni o manti impermeabili con vernici protettive
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
312
€ 720,00 € 12.022,75 € 625.472,81
di cui costo tot della mano d’opera
€ 253.205,81
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 36.042,21
IPOTESI INTERVENTO ENERGETICO LIVELLO 2 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto-riflettenti (cool roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
importo
€ 25.059,20
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 10.769,85
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni - Infisso in alluminio anodizzato a taglio termico - Vetrata termoisolante
Installazione di valvole termostatiche e sistemi per la contabilizzazione del calore; Contabilizzazione del calore e termoregolazione.
Fornitura e posa in opera di sistema di contabilizzazione e termoregolazione
€ 7.700,00
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 2.180,80
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 107.497,50
€ 153.207,35 di cui costo tot della mano d’opera
€ 22.470,40
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 30.507,94
313
IPOTESI INTERVENTO ENERGETICO LIVELLO 3 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 42.266,99
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto-riflettenti (cool roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 25.059,20
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni - Infisso in alluminio anodizzato a taglio termico - Vetrata termoisolante
Isolamento termico attraverso l’insufflaggio di isolante nelle intercapedini delle pareti.
Foratura per insuflaggio - Isolamento termico attraverso l’insufflaggio di isolante - Demolizione di rivestimento in clinker - Rivestimento di pareti esterne
€ 55.408,42
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 10.769,85
Sostituzione della centrale termica
Rimozione di caldaia - Fornitura e posa in opera di gruppo termico a condensazione
€ 9.048,73
Installazione di valvole termostatiche e sistemi per la contabilizzazione del calore; Contabilizzazione del calore e termoregolazione
Fornitura e posa in opera di sistema di contabilizzazione e termoregolazione
€ 7.700,00
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Pulitura di superfici in pietra - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura
314
importo
€ 107.497,50
€ 14.427,49
Rifacimento delle pareti intonacate e pitturazione delle stesse
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 8.399,40
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 2.632,40
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 283.209,76 di cui costo tot della mano d’opera
€ 89.231,25
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 31.969,36
315
IPOTESI INTERVENTO ENERGETICO LIVELLO 4 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 42.266,99
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto-riflettenti (cool roof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 25.059,20
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni - Infisso in alluminio anodizzato a taglio termico - Vetrata termoisolante
Isolamento termico attraverso l’insufflaggio di isolante nelle intercapedini delle pareti.
Foratura per insuflaggio - Isolamento termico attraverso l’insufflaggio di isolante - Demolizione di rivestimento in clinker - Rivestimento di pareti esterne
€ 55.408,42
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 10.769,85
Correzione dei ponti termici
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Isolamento termico Rivestimento di pareti esterne
€ 15.947,83
Installazione di impianto di climatizzazione centralizzato e installazione di impianto fotovoltaico in silicio policristallino
Impianto di climatizzazione della tipologia VRV (Variable Refrigerant Volume), VRF (Variable Refrigerant Flow) o equivalente - Fornitura e posa in opera di impianto fotovoltaico
Sostituzione della centrale termica
Rimozione di caldaia
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Pulitura di superfici in pietra - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura
316
importo
€ 107.497,50
€ 177.000,00 € 48,73 € 16.030,54
Rifacimento delle pareti intonacate e pitturazione delle stesse
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 8.399,40
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 2.433,40
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 460.862,15 di cui costo tot della mano d’opera
€ 102.479,89
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 36.459,39
317
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE+ENERGETICO LIVELLO 2 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 42.266,99
Rinforzo del solo pannello di nodo di 80 nodi perimetrali non confinati tramite l’utilizzo di 2 strati di tessuto quadriassiale in fibra di carbonio (CFRP)
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Pulizia superficiale del calcestruzzo - Trattamento dei ferri d’armatura con prodotto passivante - Riprofilatura con rifinitura a cazzuola e frattazzo metallico Fornitura e posa in opera 1° strato di tessuto quadriassiale - Fornitura e posa in opera strato successivo di tessuto quadriassiale - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 46.302,77
Collegamento tra tutti i pannelli murari di tamponamento di facciata e cornice strutturale per evitare il ribaltamento. Il collegamento è da effettuarsi tramite l’utilizzo di una rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP) di qualità alcaliresistente (vetro A.R.)
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Fornitura e posa in opera di rete in fibra di vetro GFRP - Realizzazione di fiocchi di collegamento perimetrale - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 82.080,78
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (coolroof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 25.059,20
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni - Infisso in alluminio anodizzato a taglio termico - Vetrata termoisolante
318
importo
€ 107.497,50
Installazione di valvole termostatiche e sistemi per la contabilizzazione del calore; Contabilizzazione del calore e termoregolazione
Fornitura e posa in opera di sistema di contabilizzazione e termoregolazione
€ 7.700,00
Rifacimento delle pareti intonacate
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 2.134,20
Pitturazione delle pareti intonacate
Raschiatura di vecchie tinteggiature Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.265,20
Rifacimento parziale di pareti esterne rivestite in Clinker
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 4.332,88
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Pulitura di superfici in pietra - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura
€ 14.427,49
Risanamento dei frontalini e degli intradossi dei balconi
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 19.032,10
Rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi
Demolizione di pavimento in piastrelle di ceramica, soglie, stipiti o ornie - Massetto di sottofondo e preparazione del piano di posa - Manto impermeabile prefabbricato doppio strato - Pavimento in piastrelle di ceramica
€ 18.897,17
Risanamento dei frontalini e degli intradossi del cornicione
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Paraspigoli in lamiera zincata - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.849,87
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 10.769,85
319
Pulitura e tinteggiatura dei parapetti e dei cancelli in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 5.316,62
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 6.894,10
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
320
€ 405.826,71 di cui costo tot della mano d’opera
€ 135.993,69
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 42.882,78
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE+ENERGETICO LIVELLO 3 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
importo € 42.266,99
Rinforzo dell’intero subassemblaggio nodale (pannello di nodo + estremità di travi e pilastri) di 80 nodi perimetrali non confinati tramite l’utilizzo di 2 strati di tessuto quadriassiale in fibra di carbonio (CFRP di grammatura 380g/m2) e di tessuto uniassiale (CFRP di grammatura 300g/m2)
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Demolizione di tramezzatura - Pulizia superficiale del calcestruzzo - Trattamento dei ferri d’armatura con prodotto passivante - Riprofilatura con rifinitura a cazzuola e frattazzo metallico Fornitura e posa in opera di tessuto unidirezionale in fibre di acciaio ad alta resistenza (SRP) Fornitura e posa in opera di tessuto quadriassiale con grammatura pari a 380 g/m² - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² Pilastri - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² Travi - Muratura monostrato di tamponamento - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 129.333,46
Collegamento tra tutti i pannelli murari di tamponamento di facciata e cornice strutturale per evitare il ribaltamento. Il collegamento è da effettuarsi tramite l’utilizzo di una rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP) di qualità alcaliresistente (vetro A.R.)
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Fornitura e posa in opera di rete in fibra di vetro GFRP - Realizzazione di fiocchi di collegamento perimetrale - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 82.080,78
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (coolroof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 25.059,20
321
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni - Infisso in alluminio anodizzato a taglio termico - Vetrata termoisolante
Isolamento termico attraverso l’insufflaggio di isolante nelle intercapedini delle pareti.
Foratura per insuflaggio - Isolamento termico attraverso l’insufflaggio di isolante - Demolizione di rivestimento in clinker - Rivestimento di pareti esterne
Installazione di valvole termostatiche e sistemi per la contabilizzazione del calore; Contabilizzazione del calore e termoregolazione
Fornitura e posa in opera di sistema di contabilizzazione e termoregolazione
€ 7.700,00
Sostituzione della centrale termica
Rimozione di caldaia - Fornitura e posa in opera di gruppo termico a condensazione
€ 9.048,73
Rifacimento delle pareti intonacate
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 2.134,20
Pitturazione delle pareti intonacate
Raschiatura di vecchie tinteggiature Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.265,20
Rifacimento parziale di pareti esterne rivestite in Clinker
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 4.332,88
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Pulitura di superfici in pietra - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura
€ 14.427,49
Risanamento dei frontalini e degli intradossi dei balconi
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 19.032,10
322
€ 107.497,50
€ 55.408,42
Risanamento dei frontalini e degli intradossi del cornicione
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Paraspigoli in lamiera zincata - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.849,87
Rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi
Demolizione di pavimento in piastrelle di ceramica, soglie, stipiti o ornie - Massetto di sottofondo e preparazione del piano di posa - Manto impermeabile prefabbricato doppio strato - Pavimento in piastrelle di ceramica
€ 18.897,17
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 10.769,85
Pulitura e tinteggiatura dei parapetti e dei cancelli in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 5.316,62
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
€ 9.859,33
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 556.279,77 di cui costo tot della mano d’opera
€ 202.197,33
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 49.043,54
323
IPOTESI INTERVENTO STRUTTURALE+ENERGETICO LIVELLO 4 – EDIFICIO CEMENTO ARMATO tipologia interventi
descrizione
Impianto del cantiere
Recinzione provvisionale di cantiere - Ponteggio completo, fornito e posto in opera - Tettoie per la protezione - Estintore a polvere, fornito e posto in opera - Box bagno - Specialità medicinali
€ 42.266,99
Rinforzo dell’intero subassemblaggio nodale (pannello di nodo + estremità di travi e pilastri) di 80 nodi perimetrali non confinati tramite l’utilizzo di 2 strati di tessuto quadriassiale in fibra di carbonio (CFRP di grammatura 380g/m2) e di tessuto uniassiale (CFRP di grammatura 300g/m2)
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Demolizione di tramezzatura - Pulizia superficiale del calcestruzzo - Trattamento dei ferri d’armatura con prodotto passivante - Riprofilatura con rifinitura a cazzuola e frattazzo metallico Fornitura e posa in opera di tessuto unidirezionale in fibre di acciaio ad alta resistenza (SRP) Fornitura e posa in opera di tessuto quadriassiale con grammatura pari a 380 g/m² - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² Pilastri - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² Travi - Muratura monostrato di tamponamento - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 129.333,46
Collegamento tra tutti i pannelli murari di tamponamento di facciata e cornice strutturale per evitare il ribaltamento. Il collegamento è da effettuarsi tramite l’utilizzo di una rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP) di qualità alcaliresistente (vetro A.R.)
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Fornitura e posa in opera di rete in fibra di vetro GFRP - Realizzazione di fiocchi di collegamento perimetrale - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 82.080,78
324
importo
Rinforzo a taglio dei pilastri del vano scala (4 pilastri tozzi di altezza 1.6m per piano). Tramite rinforzo a taglio con fasciatura in fibra uniassiale di carbonio CFRP (grammatura 300g/m2)
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Demolizione di tramezzatura - Pulizia superficiale del calcestruzzo - Trattamento dei ferri d’armatura con prodotto passivante - Riprofilatura con rifinitura a cazzuola e frattazzo metallico Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² Muratura monostrato di tamponamento Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 10.159,00
Rinforzo all’intradosso del solaio tramite l’utilizzo di fibra di tessuto unidirezionale in CFRP in corrispondenza dei travetti ed installazione di presidio antisfondellamento per tutto l’intradosso
Spicconatura di intonaco - Fornitura e posa in opera strato di tessuto unidirezionale con grammatura pari a 300 g/m² - Fornitura e posa in opera di rete in fibra di vetro bidirezionale di grammatura 286 g/m2 - Intonaco grezzo o rustico - Rasatura e stuccatura a base di leganti idraulici normalizzati - Preparazione del fondo di superfici murarie interne con una mano di fissativo - Tinteggiatura a tempera di pareti e soffitti
€ 255.910,00
Isolamento termico della copertura orizzontale attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno e di intonaci alto - riflettenti (coolroof)
Rimozione di manti impermeabili - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Barriera al vapore - Isolamento termico di coperture - Membrana impermeabile a base di bitume Applicazione di membrana elastomerica COOL ROOF
€ 25.059,20
Sostituzione degli elementi trasparenti (finestre e portefinestre) esistenti con componenti in doppio vetro con rivestimenti basso-emissivi e telaio in pvc.
Rimozione di infissi esterni - Infisso in alluminio anodizzato a taglio termico - Vetrata termoisolante
Isolamento termico attraverso l’insufflaggio di isolante nelle intercapedini delle pareti.
Foratura per insuflaggio - Isolamento termico attraverso l’insufflaggio di isolante - Demolizione di rivestimento in clinker - Rivestimento di pareti esterne
€ 107.497,50
€ 55.408,42
325
Correzione dei ponti termici
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Isolamento termico Rivestimento di pareti esterne
Installazione di impianto di climatizzazione centralizzato e installazione di impianto fotovoltaico in silicio policristallino
Impianto di climatizzazione della tipologia VRV (Variable Refrigerant Volume), VRF (Variable Refrigerant Flow) o equivalente - Fornitura e posa in opera di impianto fotovoltaico
Sostituzione della centrale termica
Rimozione di caldaia
Rifacimento delle pareti intonacate
Spicconatura di intonaco - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati
€ 2.134,20
Pitturazione delle pareti intonacate
Raschiatura di vecchie tinteggiature Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.265,20
Rifacimento parziale di pareti esterne rivestite in Clinker
Demolizione di rivestimento in clinker Spicconatura di intonaco - Intonaco grezzo o rustico - Rivestimento di pareti esterne
€ 4.332,88
Pulitura di pareti esterne rivestite in Clinker
Pulitura di superfici in pietra - Rabboccatura e stilatura di vecchia muratura
€ 16.030,54
Risanamento dei frontalini e degli intradossi dei balconi
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci - Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 19.032,10
Rifacimento del manto impermeabile e della pavimentazione dei balconi
Demolizione di pavimento in piastrelle di ceramica, soglie, stipiti o ornie - Massetto di sottofondo e preparazione del piano di posa - Manto impermeabile prefabbricato doppio strato - Pavimento in piastrelle di ceramica
€ 18.897,17
326
€ 15.947,83
€ 177.000,00 € 48,73
Risanamento dei frontalini e degli intradossi del cornicione
Spicconatura di intonaco - Risanamento di calcestruzzo - Arricciatura di murature spicconate - Paraspigoli in lamiera zincata - Rete stampata in materiale sintetico per armatura intonaci Intonaco civile liscio a tre strati - Raschiatura di vecchie tinteggiature - Tinteggiatura con pittura lavabile
€ 6.849,87
Ripristino degli abachini cornicione di copertura
Rimozione di abachini di ardesia - Preparazione del piano di posa di manti impermeabili - Manto impermeabile prefabbricato - Abachino di ardesia
€ 10.769,85
Pulitura e tinteggiatura dei parapetti e dei cancelli in ferro
Preparazione di superfici in ferro - Applicazione di uno strato di vernice antiruggine di fondo Verniciatura in colori correnti chiari
€ 5.316,62
Trasporto a rifiuto
Scarriolatura di materiali sciolti- Tiro in alto o calo in basso - Trasporto a discarica autorizzata
tot. ESCLUSO DETRAZIONI
€ 13.922,13 € 1.004.262,47
di cui costo tot della mano d’opera
€ 316.323,87
oneri sicurezza inclusi nei prezzi
€ 70.468,46
327
3.5
Benefici gestionali in termini di efficientamento energetico
Come anticipato nel paragrafo 3.3, l’impatto degli interventi di efficienza energetica è stato valutato attraverso analisi semi-stazionarie, implementando il metodo semplificato illustrato nello standard normativo UNI TS 11300 per la Certificazione Energetica degli edifici. Ad ogni buon conto, una determinazione realistica dei costi di esercizio richiede analisi energetiche dinamiche, mentre i risultati proposti sono stati ottenuti attraverso l’approccio semplificato semi-stazionario, enucleato al paragrafo 2.6.6, che è comunemente utilizzato dai professionisti del settore edilizio. Tale approccio non consente una stima accurata dei risparmi sui costi di esercizio connessi agli usi energetici, derivanti dall’implementazione dei suddetti interventi. Quindi non è possibile fornire una stima dettagliata dei benefici gestionali – in termini di euro/m2 anno – prodotti dagli interventi. Ancora, è opportuno specificare che, nell’ottica di fornire un risultato “convenzionale” (e quindi tale da consentire confronti, piuttosto che dare valori reali) e non necessariamente realistico, i metodi di calcolo di cui alle norme UNI TS 11300 includono altre semplificazioni, ad esempio rispetto agli orari e alle modalità di funzionamento degli impianti per il controllo del microclima. In definitiva, per le ragioni seppur brevemente sopra esposte, non è in questa sede possibile, per i casi di studio proposti, proporre risultati, in termini di convenienza tecnico-economica, relativamente alle misure di efficienza energetica applicate ai due edifici secondo i diversi livelli di intervento. Tuttavia, come riportato nelle seguenti tabelle, si fornisce sintetica descrizione dei vantaggi energetici conseguibili (necessariamente qualitativa) ed una stima del tempo della Vita Utile di ogni intervento di efficienza energetica. Ad opera dei lettori e di tutti coloro interessati al presente lavoro, conoscendo comportamento termico e criticità energetiche dei propri edifici, seppur solo qualitativamente, si possono desumere benefici gestionali connessi all’implementazione degli interventi. Laddove disponibili, la vita utile degli interventi e dei componenti riprende valori e considerazioni dei seguenti documenti:
• Standard EN 15459-1:2017: Energy performance of buildings - Economic evaluation procedure for energy systems in buildings.
• BPIE (2013), Implementing the cost-optimal methodology in EU countries, published 328
in March 2013 by the Buildings Performance Institute Europe (BPIE). Available at http://bpie.eu/cost_optimal_methodology.html#.UxS0s_l5OCk. Edificio in muratura livello di impatto
interventi
• •
isolamento termico finiture alto riflettenti (cool-roof) del tetto
Riduzione perdite per trasmissione (inverno) e rientrate termiche (estive), grazie alla maggiore resistenza termica dell’involucro opaco. Maggiore comfort grazie alla stabilizzazione delle condizioni interne.
•
ripristino dei serramenti
Riduzione delle perdite per infiltrazione. Miglioramento condizioni indoor grazie alla riduzione degli spifferi. In edifici in muratura, l’intervento può essere anche consigliato per la nulla invasività.
•
sostituzione dei serramenti
Minori dispersioni invernali e quindi risparmio energetico, maggiore comfort grazie a più elevate temperature medie radianti interne, riduzione rischio condensazione superficiale su vetrate, annullamento spifferi.
•
intonaco termo isolante
Miglioramento requisiti di resistenza termica delle pareti. Contestuale sensibile risparmio energetico.
•
correzione di ponti termici derivanti da interventi strutturali, eventuale rifacimento di porzioni murarie
Risoluzione punti freddi, risparmio energetico, correzione di ammaloramenti localizzati, e quindi di criticità puntuali quali condensa interstiziale, marcescenza, asimmetria delle temperature medie radianti.
Livello 2
Livello 3
Livello 4
influenza sui termini di bilancio energetico
vita utile
50 anni
35 anni
35 anni 50 anni
50 anni
Tabella 3.5.4. Edificio in muratura. Simple Payback e Vita Utile degli interventi di efficienza energetica rivolti all’involucro edilizio
329
livello di impatto
Livello 2
Livello 3
interventi
influenza sui termini di bilancio energetico
•
valvole termostatiche e contabilizzatori di calore
Regolazione ambiente per ambiente delle temperature e giusta ripartizione delle spese di riscaldamento. Risparmio energetico dovuto a migliore regolazione del microclima.
•
caldaia centralizzata ad alta efficienza
Risparmio energetico dovuto a migliore generazione del calore in centrale termica.
•
impianto di climatizzazione inverno/estate a espansione diretta VRF-VRV
Alta efficienza dovuta alla innovazione tecnologica, al principio di funzionamento delle pompe di calore ad espansione diretta, alla quota parte di energia rinnovabile utilizzata.
solare fotovoltaico
Costi di investimento ormai molto competitivi e possibilità di convertire energia elettrica (da utilizzare per il funzionamento dell’edificio) da fonte solare, gratuita e rinnovabile.
Livello 4
•
vita utile
20 anni 20 anni 20 anni
25 anni
Tabella 3.5.5. Edificio in muratura. Simple Payback e Vita Utile degli interventi di efficienza energetica rivolti agli impianti.
330
Edificio in conglomerato cementizio armato (c.c.a.) livello di impatto
interventi
influenza sui termini di bilancio energetico
isolamento termico finiture alto riflettenti (cool-roof) del tetto
Riduzione perdite per trasmissione (inverno) e rientrate termiche (estive), grazie alla maggiore resistenza termica dell’involucro opaco. Maggiore comfort grazie alla stabilizzazione delle condizioni interne.
sostituzione dei serramenti
Riduzione delle perdite per infiltrazione. Miglioramento condizioni indoor grazie alla riduzione degli spifferi. In edifici in calcestruzzo armato, l’intervento è rapido e consiste in nuove guaine e sigillature.
•
insufflaggio di isolante nelle intercapedini delle pareti a cassa vuota
Intervento di isolamento termico, con conseguente risparmio energetico, a minimo impatto, in termini di cantierizzazione, ingombri, opere accessorie, costi. Attuabile in presenza di murature a cassa vuota, con intercapedine.
•
correzione dei ponti termici in corrispondenza di travi e pilastri in c.c.a. attraverso l’installazione di un cappotto termico
Risolti i ponti termici maggiormente impattanti sulle prestazioni energetiche, e quindi quelli connessi alla maggiore conduttività del calcestruzzo armato, e dunque alla criticità energetica rappresentata dal telaio strutturale dell’edificio. Importante risparmio energetico conseguibile.
correzione di ponti termici derivanti da interventi strutturali, rifacimento di porzioni murarie
Interventi localizzati di miglioramento del comportamento energetico dell’involucro edilizio, con benefici sia in termini di comfort indoor che risparmio energetico.
• • Livello 2
•
Livello 3
Livello 4
•
vita utile
50 anni
35 anni
50 anni
50 anni
50 anni
Tabella 3.5.6. Edificio in c.c.a. Simple Payback e Vita Utile degli interventi di efficienza energetica rivolti all’involucro edilizio.
331
livello di impatto
Livello 2
Livello 3
interventi
influenza sui termini di bilancio energetico
•
valvole termostatiche e contabilizzatori di calore
Regolazione ambiente per ambiente delle temperature e giusta ripartizione delle spese di riscaldamento. Risparmio energetico dovuto a migliore regolazione del microclima.
•
caldaia centralizzata ad alta efficienza
Risparmio energetico dovuto a migliore generazione del calore in centrale termica.
•
impianto di climatizzazione inverno/estate a espansione diretta VRF-VRV
Alta efficienza dovuta alla innovazione tecnologica, al principio di funzionamento delle pompe di calore ad espansione diretta, alla quota parte di energia rinnovabile utilizzata.
solare fotovoltaico
Costi di investimento ormai molto competitivi e possibilità di convertire energia elettrica (da utilizzare per il funzionamento dell’edificio) da fonte solare, gratuita e rinnovabile.
Livello 4
•
vita utile
20 anni 20 anni 20 anni
25 anni
Tabella 3.5.7. Edificio in c.c.a. Simple Payback e Vita Utile degli interventi di efficienza energetica rivolti agli impianti.
332
Si evidenzia che gli interventi proposti sono caratterizzati da tempi di recupero dell’investimento talora molto contenuti, la qual cosa ne determina una convenienza economica oltre che tecnica (e quindi, in termini di maggior comfort in ambiente, migliore vivibilità dell’ambiente costruito). Altresì, è da specificare che è sempre necessaria una progettazione accurata, sin dalle fasi di diagnosi, in modo da calibrare l’intervento, in termini di individuazione del problema, sua quantificazione, scelta delle tecnologie risolutive, correttezza dell’analisi economica, anche secondo diversi scenari di funzionamento dell’edificio, evoluzione costi energetici, comportamento degli occupanti.
333
4
Analisi degli impatti
4.1
Obiettivi e risultati
In questo capitolo cercheremo di descrivere e quantificare gli impatti economicofinanziari sui principali attori economici, pubblici e privati, coinvolti dalla manovra incentivante dei bonus fiscali nonchĂŠ gli impatti dimensionali sul patrimonio edilizio potenzialmente interessato. A tal fine, per ciascuno dei bonus fiscali considerati, verranno ricostruiti i flussi degli impatti per i principali attori, come riportato nella tabella riepilogativa che segue: Riepilogo impatti quantificati VOCE
Sismabonus
Ecobonus
Bonus Integrati
Costi di produzione interventi condominiali
X
X
X
Costi di produzione interventi su singole proprieta immobiliari
X
X
X
Detrazioni fiscali - al 50%, al 75% e al 85%
X
- 36%, al 65%, al 70% e al 75%
X
al 50%, al 65%, al 75% e al 85%
X
Valore attuale delle detrazioni fiscali Cessione del credito fiscale
X
Finanziamento agevolato per i beneficiari del costo netto di produzione
X
Entate fiscali sui costi di produzione Entate fiscali su effetti diretti, indiretti e indotti Impatto netto sulla finanza pubblica Impatti occupazionali Impatti sul patrimonio edilizio
334
X X
X
operatori privati beneficiari
Imprese di costruzione
X
X
X
X
operatori pubblici Finanziatori
Stato
X
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Regione campania
CollettivitĂ Regionale
X
X
X X
X
X
X
X
X X X
335
Le conclusioni raggiunte dimostrano come, al di là degli innegabili benefici della manovra in termini di salvaguardia del patrimonio edilizio e di sicurezza per i loro abitanti, si ottengano:
• per i beneficiari, importanti migliorie delle loro proprietà immobiliari ottenute a costi ridotti e con agevolazioni nel finanziamento;
• per le imprese di costruzione, un forte incremento della domanda in grado di invertire definitivamente il trend fortemente negativo degli ultimi anni;
• per i finanziatori, nuove possibilità di investimenti finanziari a basso rischio e buona redditività;
• per lo Stato, entrate fiscali molto superiori al mancato gettito dovuto alle detrazioni fiscali;
• per la Regione Campania, un gettito aggiuntivo ottenuto senza costi per la Regione •
336
e con la possibilità di porre in essere ulteriori iniziative a sostegno dell’efficacia complessiva della manovra; per la collettività locale, un forte impulso all’occupazione, la messa in sicurezza del patrimonio edilizio e la possibilità di associare interventi di riqualificazione urbana.
4.2
Gli impatti sui beneficiari
L’analisi svolta in questo paragrafo è finalizzata anzitutto a fornire indicazioni per le scelte che dovranno effettuare i potenziali beneficiari dei bonus sia in termini di progettazione degli interventi che di costi per la loro realizzazione, costi sia al lordo che al netto dei benefici fiscali e delle altre possibili agevolazioni previste dalle attuali normative e, in misura più contenuta, dalle ulteriori iniziative in questa sede proposte e che potrebbero significativamente stimolare l’efficacia dell’intera manovra. Gli impatti della manovra sui diretti beneficiari vanno considerati non solo in termini di convenienza economica ma anche di sostenibilità finanziaria; la prima è facile da dimostrare in quanto aumenta la sicurezza, si riducono i costi di gestione, aumenta il valore dell’immobile per un importo almeno pari ai costi dell’intervento, con i costi dell’intervento che sono sostenuti solo in parte molto ridotta dal beneficiario per cui questi acquisisce almeno la restante parte come beneficio netto monetario. La potenzialità di acquisire un beneficio netto anche molto rilevante non sempre può trasformarsi in una effettiva acquisizione se il beneficiario non è in grado di coprire la quota di costo finanziario a suo carico; il problema degli incapienti (o dei riluttanti) viene affrontato molto bene all’interno della manovra incentivante attraverso la possibilità di cedere il credito fiscale, cessione che lascia comunque scoperta una parte residua che rimane a carico del beneficiario non solo come onere ma anche come anticipazione. Per superare quest’ostacolo viene proposto, come vedremo, un intervento regionale a garanzia del debito acceso dal beneficiario a copertura della propria quota di costo, con abbattimento degli interessi su detto debito. Gli oneri sostenuti dalla Regione a tal fine troverebbero un’ampia copertura nel maggior gettito delle entrate fiscali regionali dovuto agli interventi di ristrutturazione generati dai bonus e ai loro effetti aggiuntivi sull’economia regionale. Per quanto riguarda i costi di produzione, come già ampiamente illustrato, si è fatto riferimento a due casi studio: un edificio in calcestruzzo armato con 11 unità immobiliari per complessivi m2 1.620 di superficie lorda e un edificio in muratura con 53 unità immobiliari per complessivi m2 4.400; per ciascuno dei due edifici sono stati quantificati interventi di ristrutturazione condominiale in linea con i benefici previsti, distintamente dal Sismabonus e dall’Ecobonus o congiuntamente da entrambi per interventi integrati. 337
Ove possibile, sono stati previsti quattro livelli d’intervento che si differenziano per costi di produzione, efficacia e, infine, per percentuale di detrazione fiscale. La tabelle 1a e 1b riportano, per ciascuna tipologia di edificio, i costi di produzione al netto delle spese tecniche, delle spese generali e dell’iva (v. colonna A), così come peraltro già presentato nei precedenti paragrafi, in modo da poter essere confrontati con analoghi costi stimati per altre procedure (in particolare il Progetto Sirena, a Napoli, e la ricostruzione post-sisma nell’area dell’Aquila). Nella seconda colonna (B) viene riportato il costo comprensivo delle voci escluse dal costo base, trattandosi di voci di costo anch’esse rilevanti ai fini del calcolo della detrazione. Il costo totale è stato calcolato assumendo per tutti gli interventi la stessa incidenza delle diverse voci di costo quale risultò dall’analisi dei costi degli interventi finanziati con il Progetto Sirena e che si riporta a seguire; abbiamo, pertanto, che per tutti gli interventi il costo tale risulta più alto del costo base per il 39,5%. Progetto Sirena: voci di costo costi di produzione
totale imponibile = 100
manodopera
40,37
materiali
22,20
trasporti e noli
6,06
spese tecniche
10,18
spese generali
10,09
utile
11,10
totale imponibile iva al 10%
89,82
totale imponibile iva al 22%
10,18 totale imponibile
100,00
iva al 10%
8,98
iva al 22%
2,24
totale iva
11,22 totale
338
111,22
La detrazione fiscale prevista dalla normativa viene distribuita per quote costanti, ripartite nell’arco di cinque anni, quanto al Sismabonus, e di dieci anni per l’Ecobonus. Essendo valori differiti nel tempo, occorre calcolarne il loro valore attualizzato al momento in cui si realizza l’intervento così da diventare un valore omogeneo con le altre poste in gioco. Trattandosi prevalentemente di famiglie e microimprese, come costo opportunità delle risorse finanziarie si è utilizzato il 3%, ottenendo così un valore attuale, su 100 di detrazione nominale, pari a 91,59 sui cinque anni del Bonus fiscale e a 85,30 sui dieci anni dell’Ecobonus. Abbiamo, pertanto, che il valore effettivo della detrazione per il beneficiario, cioè quella attualizzata, risulta significativamente inferiore a quello nominale ottenuto applicando semplicemente le aliquote previste dalla norma. Nella terza colonna della tabella 1 viene, quindi, riportato l’ammontare della detrazione attualizzata e la sua incidenza sul costo totale; quest’ultima voce risulta normalmente più elevata al crescere del livello d’intervento e risulta in tutti casi di grande vantaggio per il beneficiario. Nella quarta colonna abbiamo il costo dell’intervento al netto delle detrazioni e soprattutto un valore medio indicativo riferito al m2; per comodità di lettura, del costo a m2 viene riportato anche un numero indice con il costo del livello 2 posto uguale a 100. I costi a m2 della tabella 1 saranno successivamente ripresi per quantificare gli impatti in termini di numerosità degli interventi derivanti da possibili livelli di spesa complessiva generata dal sistema d’incentivi nella 339
regione Campania. Il costo totale dell’intervento condominiale può trovare una prima importante copertura nella cessione del credito d’imposta 1; tale cessione verosimilmente comporterà il riconoscimento di uno sconto sul valore nominale a favore dell’acquirente. Nelle nostre simulazioni, si è ipotizzato che i condomini cedano il loro credito all’impresa che effettua i lavori per un importo pari al valore attualizzato delle detrazioni e che l’impresa a sua volta rivenda il credito ad un investitore finale, eventualmente praticando un ulteriore sconto che nella nostra simulazione è stato posto pari al 5%. Con queste ipotesi, rimane che il condominio deve pagare ancora all’impresa il costo di produzione al netto della detrazione attualizzata (colonna D in Tab.1); a tal fine, fornendo adeguate garanzie, potrebbe indebitarsi con il sistema del credito al tasso mensile del 0,10% per una durata pari a quella delle annualità con cui si ripartisce il bonus fiscale. Sulla base di una possibile convenzione che potrebbe essere raggiunta con la Regione 1 Nonostante l’evidente convenienza ad effettuare interventi di ristrutturazione, soprattutto se condominiali, usufruendo delle attuali detrazioni fiscali, rimaneva come ostacolo al pieno successo della manovra la difficoltà per i singoli condòmini di reperire le risorse finanziarie necessarie alla copertura anticipata dei costi e quindi l’impossibilità di raggiungere i quorum deliberativi in sede di assemblea condominiale. Al fine di facilitare l’utilizzo della possibilità della cessione del credito d’imposta, Deloitte, in collaborazione con Ance, ha creato una piattaforma informatica fruibile da tutti gli utenti (singoli condòmini, amministratori, imprese ed eventuali altri soggetti interessati all’acquisizione dei crediti), in grado di operare come un vero e proprio “market place” ove si incontrano domanda e offerta di crediti fiscali ed è possibile arrivare all’individuazione di un prezzo d’equilibrio dato dal valore attuale, su cinque o dieci anni a seconda del bonus, calcolato sulla base del tasso di rendimento di mercato. La cessione rappresenta una cartolarizzazione del credito e come tale è una cessione pro soluto, cioè il cedente non fornisce garanzia della solvenza del debitore ceduto e i rischi gravano sui portatori dei titoli. Tuttavia, rispetto ad altri crediti normalmente ceduti da altri operatori, ad esempio le banche, la cessione del credito d’imposta difatto non presenta rischi d’insolvenza trattandosi di un credito verso lo Stato. L’acquisto di tali crediti può rappresentare una valida alternativa d’investimento sicuro per molti investitori. 340
Campania, la Regione potrebbe fornire la garanzia sui prestiti concessi ai condomini e erogare un contributo in conto interessi per cui il tasso effettivo a carico dei condomini si potrebbe ridurre al 0,02% mese. Come mostreremo piĂš in dettaglio in successive tabelle, questâ&#x20AC;&#x2122;ulteriore agevolazione fornita dalla Regione comporterebbe una riduzione del costo netto dei condomini pari mediamente al 7,4% ma soprattutto consentirebbe lâ&#x20AC;&#x2122;accesso al credito e la distribuzione dellâ&#x20AC;&#x2122;onere del pagamento a carico dei condomini in un arco temporale di 5-10 anni. Tabella. 1a - Riepilogo costi: edificio in CALCESTRUZZO ARMATO costo di produzione
detrazione attualizzata
A) base
B) totale
C) importo
% su B
D) B-C
E) costo a m2
livello 1
136.770
190.791
87.377
45,8%
103.414
63,8
81,9
livello 2
267.679
373.407
247.196
66,2%
126.211
77,9
100,0
livello 3
353.675
493.369
329.605
66,8%
163.765
101,1
129,8
livello 4
625.473
872.521
666.256
76,4%
206.265
127,3
163,4
voce
costo netto detrazione indice
Sismabonus
Ecobonus livello 1
-
-
-
-
-
-
-
livello 2
153.207
213.721
112.545
52,7%
101.176
62,5
100,0
livello 3
283.210
395.071
234.986
59,5%
160.085
98,8
158,2
livello 4
460.862
642.893
374.459
58,2%
268.434
165,7
265,3
bonus integrati livello 1
136.373
190.237
87.123
45,8%
103.114
63,7
48,5
livello 2
405.827
566.119
353.567
62,5%
212.553
131,2
100,0
livello 3
556.280
775.998
497.480
64,1%
278.518
171,9
131,0
livello 4
1.004.262
1.400.924
973.340
69,5%
427.584
263,9
201,2
voce
costo di produzione
detrazione attualizzata
A) base
C) importo
B) totale
% su B
costo netto detrazione D) B-C
E) costo a m2
indice
341
Tabella. 1b - Riepilogo costi: edificio in MURATURA
Sismabonus livello 1
439.989
613.775
281.091
45,8%
332.684
75,6
98,3
livello 2
653.840
912.093
573.798
62,9%
338.295
76,9
100,0
livello 3
869.891
1.213.479
780.837
64,3%
432.642
98,3
127,9
livello 4
1.908.803
2.662.738
1.999.457
75,1%
663.280
150,7
196,1
Ecobonus livello 1
-
-
-
-
-
-
-
livello 2
385.891
538.309
269.777
50,1%
268.532
61,0
100,0
livello 3
947.740
1.322.076
733.042
55,4%
589.034
133,9
219,4
livello 4
2.137.340
2.981.543
1.666.373
55,9%
1.315.169
298,9
489,8
281.091
45,8%
332.684
75,6
57,7
bonus integrati livello 1
439.989
613.775
livello 2
1.031.308
1.438.653
861.896
59,9%
576.757
131,1
100,0
livello 3
1.809.208
2.523.806
1.508.499
59,8%
1.015.307
230,8
176,0
livello 4
3.521.742
4.912.753
3.201.499
65,2%
1.711.254
388,9
296,7
342
4.3
L’impatto diretto delle detrazioni fiscali sulla finanza pubblica
Le detrazioni fiscali rappresentano una rinuncia a quote di entrate fiscali che comunque si sarebbero verificate; rappresentano, quindi, un costo per la finanza dello Stato, costo in parte compensato dalle maggiori entrate generate dalla spesa aggiuntiva per ristrutturazioni che altrimenti non si sarebbero realizzate. In linea con l’approccio seguito all’interno del Progetto Sirena, per calcolare la componente di oneri ed imposte associata a ciascuna voce del costo di produzione delle ristrutturazioni aggiuntive, si è fatto riferimento ai fattori di conversione “F” indicati nel manuale “Studi di fattibilità delle opere pubbliche. Guida per la certificazione da parte dei Nuclei Regionali di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici (NUVV)” e riportati nella tabella che segue:
a prezzi di mercato
a prezzi ombra
F
gettito fiscale
manodopera
40,37
24,22
60,0%
16,15
materiali
22,20
20,00
90,1%
2,20
trasporti e noli
6,06
4,85
80,0%
1,21
spese tecniche
10,18
8,98
88,2%
1,20
spese generali
10,09
7,21
71,4%
2,88
utile
11,10
5,55
50,0%
5,55
totale imponibile iva al 10%
89,82
61,83
68,8%
27,99
totale imponibile iva al 22%
10,18
8,98
88,2%
1,20
totale imponibile
costi di produzione
100,00
141,62
0,0%
29,19
iva al 10%
8,98
-
0,0%
8,98
iva al 22%
2,24
-
0,0%
2,24
11,22
-
0,0%
11,22
111,22
70,81
63,7
40,41
totale iva totale
343
Dalla tabella risulta che l’incidenza media del prelievo fiscale sui costi di produzione ammonta al 36,3%. Ovviamente, l’incidenza delle varie voci di costo potrebbe variare in funzione degli specifici interventi e di conseguenza varierebbe anche la quota di prelievo fiscale; tuttavia, avendo noi assunto per semplicità l’invarianza del peso delle voci di costo, allora risulta invariata anche l’incidenza del prelievo fiscale. Sulla base di queste ipotesi sono stati calcolati gli impatti sia sul Bilancio Pubblico (B.P.) che sui beneficiari condomini. Quanto al costo per lo Stato delle detrazioni concesse, a partire dal suo valore nominale viene calcolato anche quello attualizzato al momento in cui viene effettuata la ristrutturazione, impiegando come tasso di attualizzazione il tasso d’interesse legale, cioè lo 0,10% annuo. Le tabelle 1c riepilogano i principali risultati ottenuti per ciascun livello d’intervento e la loro incidenza media a m2 e per unità immobiliare.
344
SISMABONUS - EDIFICIO IN C.A. Tab.1c - Impatti finanziari dell’intervento condominiale per livello d’intervento
LIVELLO DI INTERVENTO % detrazioni costo di produzione
A1) livello d’intervento n.1
A2) livello d’intervento n.2
A3) livello d’intervento n.3
A4) livello d’intervento n.4
50%
75%
75%
85%
171.541,06
335.732,43
443.591,37
784.488,65
19.249,65
37.674,55
49.778,05
88.032,18
costo totale CT
190.790,72
373.406,99
493.369,42
872.520,83
gettito fiscale
69.323,76
135.677,3
179.265,7
317.030,3
gettito fiscale in % CT
36,3%
36,3%
36,3%
36,3%
saldo B.P. attualizzato
-25.786,07
-133.396,65
-179.510,87
-408.192,46
-13,5%
-35,7%
-36,4%
-46,8%
103.414,15
126.211,10
163.764,61
206.265,18
costo netto cond. in % CT
54,2%
33,8%
33,2%
23,6%
costo netto cond. per m2 (tot. 1620m2)
63,84
77,91
101,09
127,32
9.401,29
11.473,74
14.887,69
18.751,38
incremento del costo netto cond. rispetto al livello 1
0,0%
22,0%
58,4%
99,5%
incremento del costo netto cond. rispetto al livello precedente
0,0%
22,0%
29,8%
26,0%
IVA
saldo B.P. attualizzato in % CT costo netto condominio
costo netto cond. per unità immobiliare (11)
345
ECOBONUS - EDIFICIO IN C.A. Tab.1c - Impatti finanziari dell’intervento condominiale per livello d’intervento
LIVELLO DI INTERVENTO % Detrazioni Costo di produzione
A1) livello d’intervento n.1
A2) livello d’intervento n.2
A3) livello d’intervento n.3
A4) livello d’intervento n.4
50%
65%
65%-75%
65%-75%
192.157,72
355.211,04
578.028,53
21.563,17
39.860,36
64.864,05
213.720,89
395.071,40
642.892,58
77.655,4
143.549,1
233.594,9
36,3%
36,3%
36,3%
131.936,71
275.475,77
438.980,16
61,7%
69,7%
68,3%
Saldo B.P. attualizzato
-53.558,52
-130.417,59
-202.980,52
Saldo B.P. att. in % CT
-25,1%
-33,0%
-31,6%
101.176,20
160.084,98
268.433,60
47,3%
40,5%
41,8%
63,24
100,05
167,77
9.197,84
14.553,18
24.403,05
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello 1
0,0%
58,2%
165,3%
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello precedente
0,0%
58,2%
67,7%
IVA Costo totale (CT) Gettito fiscale Gettito fiscale in % CT Detrazioni Detrazioni in % CT
Costo netto condominio Costo netto cond. in % CT Costo netto cond. per m2 (tot. 1620m2) Costo netto cond. per unità immobiliare (11)
346
BONUS INTEGRATO - EDIFICIO IN C.A. Tab.1c - Impatti finanziari dell’intervento condominiale per livello d’intervento A1) livello d’intervento n.1
A2) livello d’intervento n.2
A3) livello d’intervento n.3
A4) livello d’intervento n.4
50%
50%, 65%, 75%
50%, 65%, 75%
50%, …,85%
171.043,31
509.001,25
697.704,47
19.193,80
57.118,08
78.293,60
190.237,10
566.119,34
775.998,07
69.122,61
205.699,3
281.958,7
509.025,5
36,3%
36,3%
36,3%
36,3%
95.118,55
394.396,65
552.435,72
1.081.951,43
50,0%
69,7%
71,2%
77,2%
Saldo B.P. attualizzato
-25.711,25
-187.213,65
-268.487,11
-568.990,04
Saldo B.P. att. in % CT
-13,5%
-33,1%
-34,6%
-40,6%
103.114,08
212.552,81
278.517,60
427.583,82
54,2%
37,5%
35,9%
30,5%
63,65
131,21
171,92
263,94
9.374,01
19.322,98
25.319,78
38.871,26
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello 1
0,0%
106,1%
170,1%
314,7%
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello precedente
0,0%
106,1%
31,0%
53,5%
LIVELLO DI INTERVENTO
% Detrazioni Costo di produzione IVA Costo totale (CT) Gettito fiscale Gettito fiscale in % CT Detrazioni Detrazioni in % CT
Costo netto condominio Costo netto cond. in % CT Costo netto cond. per m2 (tot. 1620m2) Costo netto cond. per unità immobiliare (11)
1.259.579,15 141.344,93 1.400.924,09
347
SISMABONUS - EDIFICIO IN MURATURA Tab.1c - Impatti finanziari dell’intervento condominiale per livello d’intervento
LIVELLO DI INTERVENTO % Detrazioni Costo di produzione
A1) livello d’intervento n.1
A2) livello d’intervento n.2
A3) livello d’intervento n.3
A4) livello d’intervento n.4
50%
75%
75%
85%
551.848,43
820.068,00
1.091.046,32 2.394.083,19
61.926,22
92.024,75
Costo totale (CT)
613.774,65
912.092,76
Gettito fiscale
223.014,88
331.408,7
440.917,4
967.505,1
36,3%
36,3%
36,3%
36,3%
306.887,32
626.456,88
852.496,69
2.182.953,31
50,0%
68,7%
70,3%
82,0%
Saldo B.P. attualizzato
-82.953,92
-293.173,18
Saldo B.P. att. in % CT
-13,5%
-32,1%
-33,7%
-45,4%
332.683,83
338.294,94
432.642,13
663.280,24
54,2%
37,1%
35,7%
24,9%
75,61
76,89
98,33
150,75
6.277,05
6.382,92
8.163,06
12.514,72
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello 1
0,0%
1,7%
30,0%
99,4%
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello precedente
0,0%
1,7%
27,9%
53,3%
IVA
Gettito fiscale in % CT Detrazioni Detrazioni in % CT
Costo netto condominio Costo netto cond. in % CT Costo netto cond. per m2 (tot. 4400m2) Costo netto cond. per unità immobiliare (53)
348
122.432,85
268.654,44
1.213.479,17 2.662.737,63
-409.027,77 -1.208.914,57
ECOBONUS - EDIFICIO IN MURATURA Tab.1c - Impatti finanziari dell’intervento condominiale per livello d’intervento
LIVELLO DI INTERVENTO % Detrazioni Costo di produzione IVA Costo totale (CT)
A1) livello d’intervento n.1
A2) livello d’intervento n.2
A3) livello d’intervento n.3
A4) livello d’intervento n.4
50%
65%
65% - 75%
65% - 75%
483.997,15 54.312,22 538.309,38
1.188.686,37 2.680.722,71 133.389,63
300.819,98
1.322.076,00 2.981.542,69
195.594,6
480.376,0
1.083.342,9
36,3%
36,3%
36,3%
316.261,20
859.349,40
1.953.497,86
58,8%
65,0%
65,5%
Saldo B.P. attualizzato
-118.934,10
-374.265,80
-859.453,58
Saldo B.P. att. in % CT
-22,1%
-28,3%
-28,8%
268.532,16
589.033,53
1.315.169,39
49,9%
44,6%
44,1%
61,03
133,87
298,90
5.066,64
11.113,84
24.814,52
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello 1
0,0%
119,4%
389,8%
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello precedente
0,0%
119,4%
123,3%
Gettito fiscale Gettito fiscale in % CT Detrazioni Detrazioni in % CT
Costo netto condominio Costo netto cond. in % CT Costo netto cond. per m2 (tot. 4400m2) Costo netto cond. per unità immobiliare (53)
349
BONUS INTEGRATO - EDIFICIO IN MURATURA Tab.1c - Impatti finanziari dell’intervento condominiale per livello d’intervento
LIVELLO DI INTERVENTO
% Detrazioni Costo di produzione IVA
A1) livello d’intervento n.1
A2) livello d’intervento n.2
A3) livello d’intervento n.3
A4) livello d’intervento n.4
50%
50%, 65%, 75%
50%, 65%, 75%
50%, …,85%
551.848,43 61.926,22
1.293.501,18 2.269.168,71 4.417.085,38 145.151,53
254.637,04
495.667,65
Costo totale (CT)
613.774,65
Gettito fiscale
223.014,88
522.734,1
917.024,3
1.785.047,7
36,3%
36,3%
36,3%
36,3%
306.887,32
962.720,21
50,0%
66,9%
Saldo B.P. attualizzato
-82.953,92
-436.318,70
Saldo B.P. att. in % CT
-13,5%
-30,3%
332.683,83
576.756,90
54,2%
40,1%
40,2%
34,8%
75,61
131,08
230,75
388,92
6.277,05
10.882,21
19.156,74
32.287,82
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello 1
0,0%
73,4%
205,2%
414,4%
Incremento del costo netto cond. rispetto al livello precedente
0,0%
73,4%
76,0%
68,5%
Gettito fiscale in % CT Detrazioni Detrazioni in % CT
Costo netto condominio Costo netto cond. in % CT Costo netto cond. per m2 (tot. 4400m2) Costo netto cond. per unità immobiliare (53)
350
1.438.652,71 2.523.805,74 4.912.753,03
1.705.971,38 3.577.141,99 67,6%
72,8%
-781.705,58 -1.778.427,53 -31,0%
-36,2%
1.015.307,12 1.711.254,35
4.4
Impatti sull’economia
In un contesto economico caratterizzato da un ristagno della domanda aggregata e da una forte disoccupazione dei fattori produttivi, riuscire a stimolare una domanda aggiuntiva di spesa può produrre importanti effetti espansivi. Ciò è particolarmente vero se la spesa aggiuntiva riguarda il settore delle costruzioni, settore che si caratterizza per il fatto di acquistare beni e servizi dall’88% dei settori economici (31 settori economici su 36 sono fornitori delle costruzioni) mentre solo il 4,2% degli acquisti è importato; inoltre, del 95,8% di produzione interna la gran parte è all’interno della regione. Per quantificare gli impatti sull’economia e sull’occupazione generati da una spesa aggiuntiva nel settore delle costruzioni faremo riferimento ai risultati di uno studio “L’Industria delle costruzioni: struttura, interdipendenze settoriali e crescita economica” svolto dall’Ance nel 2015 sulla base della più recente tavola intersettoriale pubblicata dall’Istat. In sintesi, dallo studio emerge che una spesa aggiuntiva di un miliardo di euro in costruzioni genera sul sistema economico una ricaduta complessiva di 3.513 milioni come effetti diretti, indiretti e indotti e produce un incremento di 15.555 unità di lavoro di cui 9.942 nel settore delle costruzioni e 5.613 nei settori collegati. Per maggiori dettagli si rimanda alla tabella n. 2 che segue. Per parametrare gli impatti sull’economia si è fatto riferimento ad un importo base di detrazione fiscale posto per ciascuno dei bonus fiscali pari ad 1 milione di euro. La tabella che segue riporta una nostra stima di come si potrebbe ripartire la domanda di spesa aggiuntiva tra le varie tipologie d’intervento per ciascuna tipologia di bonus. Come si può notare tra le tipologie d’intervento è stata inserita anche quella relativa alle singole unità immobiliari per le quali il Sismabonus prevede una detrazione del 50% ripartita in cinque anni e l’Ecobonus una detrazione del 36% ripartita in dieci anni.
351
Ripartizione della domanda di spesa aggiuntiva in % Interventi
Sismabonus
Ecobonus
Bonus integrati
livello 1
10%
0%
10%
livello 2
20%
20%
20%
livello 3
20%
28%
25%
livello 4
35%
37%
30%
abitazioni
15%
15%
15%
Totale
100%
100%
100%
Per gli interventi sulle singole unità immobiliari adibite ad abitazioni, essendo estremamente vasta la possibile casistica, si è ritenuto opportuno non predisporre interventi tipo ma fare riferimento ai dati raccolti con il Progetto Sirena che indicavano un costo unitario medio di € 48.000,00. Tale costo è stato riferito agli interventi integrati, verosimilmente i più costosi, attribuendo agli altri valori più bassi; tali valori, relativamente contenuti, tengono conto della circostanza che una parte dei costi relativi alle singole unità immobiliari sono stati inclusi in quelli condominiali – in quanto indispensabili per l’efficacia degli stessi – e come tali andranno poi imputati ai relativi proprietari. Costi unitari per interventi sulle abitazioni VOCE
Sismabonus
Ecobonus
Bonus integrati
Unità immobiliare in C.A.
35,0
30,0
48,0
Unità immobiliare in Muratura
40,0
35,0
48,0
352
Tab. 2 - Effetti sull’economia nazionale di una spesa aggiuntiva di 1 miliardo di euro nel settore delle costruzioni - Anno 2011 (valori in milioni di euro)
Settore delle costruzioni
“costruzione di edifici e altri lavori di costruzione specializzati”
“lavori di ingegneria civile”.
A) Spesa Aggiuntiva
1.000
1.000
1.000
B1) Effetti diretti
1.637
1.629
1.670
VOCE
B2) Effetti indiretti
655
655
670
Totale effetti (B1+B2)
2.292
2.284
2.340
B3) Effetti indotti
1.221
1.217
1.247
B) Totale effetti attivati (B1+B2+B3)
3.513
3.501
3.587
Moltiplicatore degli Effetti diretti (B1/A)
1,64
1,63
1,67
Moltiplicatore degli Effetti indiretti (B2/A)
0,66
0,66
0,67
Moltiplicatore della spesa delle famiglie [B3/(B1+B2)]
0,53
0,53
0,53
Occupati diretti e indiretti nel settore
9.942
10.602
5.916
Occupati indotti negli altri settori
5.613
5.564
8.208
Occupati totali
15.555
16.166
14.124
Coefficienti di attivazione *
Occupati (in unità di lavoro equivalenti)
Composizione in % Totale produzione
100,0%
Beni e servizi intermedi, di cui:
67,9%
di produzione interna
65,0%
Importazioni
2,9%
Valore aggiunto, di cui:
32,1%
- costo del lavoro, di cui:
14,7%
retribuzioni lorde
10,4%
contributi sociali a carico dei datori di lavoro
4,3%
- atri redditi e ammortamenti
16,4%
- altre imposte nette sulla produzione
1,0%
*) I coefficienti di attivazione permettono di quantificare: 1) L’effetto diretto: la spesa aggiuntiva in costruzioni genera una produzione nel settore stesso ed in tutti i settori che devono attivarsi per produrre semilavorati, prodotti intermedi e servizi necessari al processo 2) L’effetto indiretto: ogni settore attivato direttamente ne attiva altri in modo indiretto (una catena di azioni e reazioni indotta dalla produzione del prodotto costruzioni). 3) L’effetto indotto: le produzioni dirette ed indirette remunerano il fattore lavoro con redditi che alimentano una spesa in consumi finali che a sua volta richiede maggiori produzioni. Fonte: ANCE, L’industria delle costruzioni: struttura, interdipendenze settoriali e crescita economica, dic. 2015
353
La spesa aggiuntiva attivata dai bonus fiscali genera entrate fiscali anche per la Regione per cui anch’essa ha interesse a che la manovra incentivante abbia pieno successo. Con riferimento all’anno 2014 l’ammontare complessivo dei tributi propri, imposte (irap, addizionale irpef, …) e tasse, con esclusione della compartecipazione all’iva, rappresenta circa il 1,6% del valore del PIL regionale; tale aliquota è stata utilizzata per calcolare il gettito fiscale regionale sia sulla spesa aggiuntiva per ristrutturazioni che su quella da quest’ultima attivata (effetti diretti ed indiretti sui settori produttivi legati al settore delle costruzioni e effetti indotti sull’economia). Considerando anche l’iva devoluta alla Regione, l’aliquota sarebbe stata del 3,4%, valore rappresentativo dell’effettivo beneficio fiscale per la Regione ma che all’interno della nostra analisi avrebbe rappresentato un doppio conteggio avendo incluso l’iva già all’interno dei benefici fiscali per lo Stato. A seguire vengono riportate le tabelle con la quantificazione dei risultati. In particolare, distintamente per ciascuna tipologia di bonus, la Tab. 3 riporta gli impatti sulla finanza dello Stato e su quella della Regione Campania generati sia dalla spesa aggiuntiva in ristrutturazioni che quelli da questa attivata (complessivamente, effetti diretti, indiretti e indotti). Per lo Stato, le entrate sulla spesa aggiuntiva sono rappresentate dal gettito fiscale sui costi di produzione (il 36,3%), le uscite il valore attuale delle detrazioni fiscali concesse ai beneficiari, il saldo è la differenza tra entrate e uscite. Il saldo presenta ovviamente un valore negativo, tanto più forte quanto più alto è il valore della detrazione; abbiamo allora, un -33,4% per il Sismabonus, un -29,5% per i Bonus integrati e, infine, un -23,9% per l’Ecobonus. Tenendo poi conto degli effetti attivati sull’economia, il saldo da negativo diventa ampiamente positivo, consentendo di recuperare non solo l’intero valore della detrazione ma acquisendo un ulteriore gettito che raggiunge il valore della detrazione stessa nell’Ecobonus, il suo 73% nel Sismabonus e l’83% nel Bonus integrato. La concessione di incentivi nella forma della detrazione fiscale non solo non comporta alcuna uscita di cassa ma consente di acquisire nell’immediato, durante la fase di cantiere, un importante gettito addizionale da poter impiegare a favore di ulteriori manovre di bilancio. Per la Regione, le entrate fiscali sono state calcolate sulla base dell’aliquota del 1,6% 354
di cui sopra applicata al l’imponibile iva mentre le uscite sono rappresentate dal contributo in conto interessi, al momento solo ipotizzato, sui debiti accesi dai condomini sulla quota di costo netto a loro carico. Come risulta dalla Tab. 3, anche per la Regione il saldo tra entrate e uscite dirette legate alla spesa aggiuntiva in ristrutturazioni risulta negativo per poi diventare ampiamente positivo una volta considerate le ulteriori entrate generate dagli effetti attivati dalla spesa aggiuntiva. Sebbene gli impatti sulla finanza siano di particolare rilievo in quanto mostrano come la manovra delle detrazioni fiscali non assorba risorse finanziarie ma anzi ne produca più di quanto ne impieghi, a nostro avviso risulta ancora più importante in questa fase del ciclo economico l’impatto sull’occupazione. L’impatto sull’occupazione è misurato in termini di occupati equivalenti anno e risulta concentrato prevalentemente nel settore delle costruzioni, settore che più di altri ha sofferto di una pesante emorragia di occupati in questi lunghi anni di crisi. Secondo i dati riportati dall’Arlas, Agenzia per il lavoro e l’istruzione, nel Bollettino trimestrale sul mercato del lavoro, settembre 2017, il settore delle costruzioni ha registrato una contrazione degli occupati pari al 24% nel periodo dal 2008 al 2017. Una ripresa dell’occupazione nel settore delle costruzioni concorrerebbe, peraltro, alla riduzione del differenziale con il Centro Nord che ha di fatto recuperato la perdita di occupazione complessiva dovuta agli anni di crisi mentre nel Sud rimane ancora un disavanzo di circa 400.000 unità.
355
Tab. 3 - Riepilogo impatti sulla Finanza Pubblica
VOCE
Entrate
Uscite
Saldo
521.409,67
1.000.000,00
-478.590,33
Sismabonus - Stato Sulla spesa aggiuntiva Sulla spesa attivata
1.210.432,98
Totale
1.731.842,66
1.000.000,00
731.842,66
173,18
100,00
73,18
Sulla spesa aggiuntiva
20.577,39
20.878,74
-301,36
Sulla spesa attivata
72.036,05
Totale
92.613,44
20.878,74
71.734,69
443,58
100,00
343,58
603.125,09
1.000.000,00
Indice (Uscite = 100)
1.210.432,98
Sismabonus - Regione
Indice (Uscite = 100)
72.036,05
Ecobonus - Stato Sulla spesa aggiuntiva
-396.874,91
Sulla spesa attivata
1.400.132,26
Totale
2.003.257,35
1.000.000,00
1.003.257,35
200,33
100,00
100,33
Sulla spesa aggiuntiva
23.802,28
59.642,77
-35.840,49
Sulla spesa attivata
83.325,55
Totale
107.127,83
59.642,77
47.485,06
179,62
100,00
79,62
551.932,87
1.000.000,00
Indice (Uscite = 100)
1.400.132,26
Ecobonus - Regione
Indice (Uscite = 100)
83.325,55
Bonus integrati - Stato Sulla spesa aggiuntiva
-448.067,13
Sulla spesa attivata
1.281.291,44
Totale
1.833.224,31
1.000.000,00
833.224,31
183,32
100,00
83,32
Sulla spesa aggiuntiva
21.781,98
24.106,16
-2.324,18
Sulla spesa attivata
76.253,02
Totale
98.035,00
24.106,16
73.928,84
406,68
100,00
306,68
Indice (Uscite = 100)
1.281.291,44
Bonus integrati - Regione
Indice (Uscite = 100)
356
76.253,02
Come piĂš chiaramente vedremo in un successivo paragrafo ove simuleremo gli effetti di un possibile scenario dei risultati in Campania della manovra fiscale in esame, lâ&#x20AC;&#x2122;impatto occupazionale fornisce un rilevante aiuto alla lotta alla disoccupazione, il tutto senza gravare, anzi contribuendo positivamente, alla finanza pubblica.
Tab. 4 - Riepilogo impatti sullâ&#x20AC;&#x2122;occupazione (occupati equivalenti anno) VOCE
Sismabonus
Ecobonus
Bonus integrati
Sulla spesa aggiuntiva
13,68
15,82
14,48
Sugli effetti diretti
24,78
28,67
26,23
Sugli effetti indiretti
9,97
11,53
10,55
Sugli effetti indotti
9,71
11,24
10,28
Totale occupati anno
58,14
67,25
61,55
357
4.5
Impatti sull’economia campana di un possibile scenario d’intervento
La manovra d’incentivazione delle ristrutturazioni immobiliari - basata su elevate detrazioni fiscali, possibilità di cedere il credito fiscale, eventuale possibilità di ricevere una garanzia per l’indebitamento ed un contributo in conto interessi da parte della Regione - presenta vantaggi significativi per tutti gli operatori coinvolti, sia pubblici (Stato e Regione) che privati (beneficiari, imprese di costruzione e finanziatori). In questo contesto favorevole, in assenza di significativi vincoli finanziari o di ridotte capacità produttive da parte delle imprese del settore, sembrerebbe che tutta quella parte del patrimonio edilizio che si trova in condizioni mediocri o pessime di manutenzione dovrebbe usufruirne. Tuttavia, una tale potenzialità potrà essere effettivamente colta dal mercato se e solo se ci sarà un’adeguata campagna di informazione e di sensibilizzazione dei potenziali beneficiari, possibilmente accompagnata da ulteriori agevolazioni che semplifichino le procedure e i costi di adempimento. Su questo punto torneremo nelle conclusioni mentre al momento ci sembra opportuno formulare una ipotesi più cauta di adesione alla manovra. L’ipotesi di cui forniremo, anche a titolo esemplificativo, una quantificazione degli impatti rientra senz’altro all’interno del più probabile range 1 di adesione nei prossimi quattro anni, periodo di vigenza delle attuali norme e durante il quale gli effetti moltiplicativi della spesa dovrebbero continuare a mantenersi prossimi a quelli attuali. L’esemplificazione prevede una spesa aggiuntiva di 10 miliardi di euro, al lordo dell’iva e comprensiva di tutte le voci del costo di produzione. Tale spesa si assume che sia ripartita tra le diverse tipologie di intervento e di bonus fiscale come in parte già ipotizzato nelle precedenti esemplificazioni (vedi Tab. 5). La tab. 6 riporta i m2 in migliaia su cui è possibile intervenire sulla base della spesa di cui alla Tab. 5 e dei costi unitari ottenuti dividendo i valori di cui alla precedente Tab. 1, colonna B) Totale costo di produzione, per i m2 degli edifici utilizzati per l’esemplificazione.
1 Alla luce anche delle dimensioni e delle condizioni del patrimonio edilizio campano, secondo l’opinione del gruppo di lavoro di questo report, la spesa aggiuntiva nel prossimo quadriennio dovrebbe essere compresa tra un minimo di 8 ed un massimo di 12 miliardi di euro, iva compresa. 358
Infine, la Tab. 7 riporta il numero d’interventi di tipo condominiale sugli edifici e di tipo individuale sulle unità immobiliari che possono essere realizzati in funzione delle ipotesi di cui alle precedenti tabelle 5 e 6. Come edificio medio si è considerato un edificio di m2 1.500, sia per la struttura in calcestruzzo armato che per quella in muratura; per le unità immobiliari si è considerata una superficie lorda di m2 85. I risultati della nostra simulazione mostrano come sia possibile intervenire su circa 20.000 edifici con un costo medio dell’intervento pari a € 430mila circa. Più alto il numero d’interventi sulle singole unità immobiliari: circa 40mila ed un’incidenza media di due interventi su singole unità immobiliari per ogni intervento condominiale. I risultati ottenuti, pur non avendo la valenza di una previsione basata su stime quantitative analitiche, sembrano in linea con i risultati del censimento sul patrimonio edilizio campano così come sinteticamente già riportati nella presentazione del volume.
359
Tab. 5 - Riepilogo della Spesa Aggiuntiva (S.A.) in milioni di euro per tipologia di edificio, di bonus e livello d’intervento Intervento
CA Sisma
MU Sisma
Totale Sismabonus
Livello
S.A.
Peso
S.A.
Peso
S.A.
Peso
Peso
livello 1
270,0
45,0%
330,0
55,0%
600,0
10,0%
6,0%
livello 2
540,0
45,0%
660,0
55,0%
1.200,0
20,0%
12,0%
livello 3
540,0
45,0%
660,0
55,0%
1.200,0
20,0%
12,0%
livello 4
945,0
45,0%
1.155,0
55,0%
2.100,0
35,0%
21,0%
unità immobiliari
315,0
35,0%
585,0
65,0%
900,0
15,0%
9,0%
2.610,0
43,5%
3.390,0
56,5%
6.000,00
100,0%
60,0%
Totale Intervento Livello
CA Eco
MU Eco
S.A.
Peso
livello 1
-
livello 2
250,0
livello 3 livello 4 unità immobiliari Totale Intervento Livello
Totale Ecobonus
S.A.
Peso
50,0%
-
50,0%
50,0%
250,0
50,0%
350,0
50,0%
350,0
50,0%
462,5
50,0%
462,5
50,0%
150,0
40,0%
225,0
60,0%
375,0
15,0%
3,8%
1.212,5
48,5%
1.287,5
51,5%
2.500,00
100,0%
25,0%
CA Integrato S.A.
Peso
livello 1
60,0
livello 2
120,0
livello 3
S.A.
Peso
Peso
-
0,0%
0,0%
500,0
20,0%
5,0%
700,0
28,0%
7,0%
925,0
37,0%
9,3%
MU Integrato
Totale Integrato
S.A.
Peso
S.A.
Peso
Peso
40,0%
90,0
60,0%
150,0
10,0%
1,5%
40,0%
180,0
60,0%
300,0
20,0%
3,0%
150,0
40,0%
225,0
60,0%
375,0
25,0%
3,8%
livello 4
180,0
40,0%
270,0
60,0%
450,0
30,0%
4,5%
unità immobiliari
67,5
30,0%
157,5
70,0%
225,0
15,0%
2,3%
Totale
577,5
38,5%
922,5
61,5%
1.500,00
100,0%
15,0%
360
Spesa Aggiuntiva
SISMABONUS
ECOBONUS
Integrato
TOTALE
TOTALE GENERALE
6.000,00
60,0%
2.500,00
25,0%
1.500,00
15,0%
10.000
Totale per interventi condominiali
5.100,00
60,0%
2.125,00
25,0%
1.275,00
15,0%
8.500
Totale per interventi su unitĂ immobiliari
900,0
60,0%
375,00
25,0%
225,00
15,0%
1.500
Spesa Aggiuntiva
C.A.
Muratura
Totale
TOTALE GENERALE
4.400,00
44,0%
5.600,00
56,0%
10.000,00
100,0%
Totale per interventi condominiali
3.867,50
45,5%
4.632,50
54,5%
8.500,00
100,0%
Totale per interventi su unitĂ immobiliari
532,50
35,5%
967,50
64,5%
1.500,00
100,0%
361
Tab. 6 - Riepilogo dei m2 (in migliaia) ristrutturati con la Spesa Aggiuntiva di dieci miliardi di euro per tipologia di edificio, di bonus e livello d’intervento Intervento
CA Sisma
MU Sisma
Totale Sismabonus
Livello
m x 1000
%
m x 1000
%
m x 1000
%
livello 1
2.292,6
49,2%
2.365,7
50,8%
4.658,3
23,3%
livello 2
2.342,8
42,4%
3.183,9
57,6%
5.526,6
27,6%
livello 3
1.773,1
42,6%
2.393,1
57,4%
4.166,2
20,8%
livello 4
1.754,6
47,9%
1.908,6
52,1%
3.663,1
18,3%
765,0
38,1%
1.243,1
61,9%
2.008,1
10,0%
8.928,0
44,6%
11.094,4
55,4%
20.022,4
100,0%
%
m2 x 1000
%
m2 x 1000
unità immobiliari Totale
2
Intervento Livello
2
CA Eco m2 x 1000
MU Eco
2
Totale Ecobonus %
livello 1
-
0,0%
-
0,0%
-
0,0%
livello 2
1.895,0
48,1%
2.043,4
51,9%
3.938,4
42,1%
livello 3
1.435,2
55,2%
1.164,8
44,8%
2.600,0
27,8%
livello 4
1.165,4
63,1%
682,5
36,9%
1.848,0
19,7%
425,0
43,8%
546,4
56,3%
971,4
10,4%
4.920,6
52,6%
4.437,2
47,4%
9.357,8
100,0%
unità immobiliari Totale Intervento
CA Integrato
MU Integrato
Totale Integrato
Livello
m2 x 1000
%
m2 x 1000
%
m2 x 1000
%
livello 1
510,9
44,2%
645,2
55,8%
1.156,1
32,1%
livello 2
343,4
38,4%
550,5
61,6%
893,9
24,8%
livello 3
313,1
44,4%
392,3
55,6%
705,4
19,6%
livello 4
208,1
46,3%
241,8
53,7%
450,0
12,5%
unità immobiliari
119,5
30,0%
278,9
70,0%
398,4
11,1%
1.495,2
41,5%
2.108,7
58,5%
3.603,9
100,0%
Totale
362
m2 x 1000 ristrutturati
SISMABONUS
ECOBONUS
Integrato
TOTALE GENERALE
20.022,38
60,7%
9.357,84
28,4%
3.603,85
10,9%
Totale per interventi condominiali
18.014,26
60,8%
8.386,42
28,3%
3.205,41
10,8%
Totale per interventi su unitĂ immobiliari
2.008,13
59,4%
971,43
28,8%
398,44
11,8%
m2 x 1000 ristrutturati
C.A.
Muratura
Totale
TOTALE GENERALE
15.343,77
46,5%
17.640,31
53,5%
32.984,08
100,0%
Totale per interventi condominiali
14.034,24
47,4%
15.571,85
52,6%
29.606,09
100,0%
Totale per interventi su unitĂ immobiliari
1.309,53
38,8%
2.068,46
61,2%
3.377,99
100,0%
363
Tab. 7 - Numero di interventi
VOCE
C.A.
m x edificio
1.500
N. edifici ristrutturati
9.356
2
Costo medio per edificio in € m2 x unità immobiliare
Muratura 1.500 47,4%
10.381
Totale 1.500
52,6%
19.737
413.364
446.238
430.655
85
85
85
N. unità immobiliari
15.406
Costo medio per unità immobiliare in €
34.564
39.758
37.744
Unità immobiliari/ edificio
1,65
2,34
2,01
364
38,8%
24.335
61,2%
39.741
100,0%
100,0%
4.6 Conclusioni
Una spesa aggiuntiva di 10 miliardi di euro, al lordo dell’iva, comporta come effetto diretto un saldo negativo per la finanza statale, pari a circa il 30% del costo totale (vedi Tab. 9), saldo che invece diventa positivo in virtù degli effetti di attivazione raggiungendo i 5,4 miliardi di euro, pari all’80% delle detrazioni riconosciute ai beneficiari (vedi Tab. 10). I 5,4 miliardi di euro rappresentano, ad esempio, una somma ampiamente superiore a quanto lo Stato eroga alla Regione Campania come compartecipazione all’iva. Gli ottimi risultati ottenuti in termini di impatti sulla finanza pubblica dello Stato dipendono dagli elevati moltiplicatori della spesa nel settore delle costruzioni imputabili alle attuali condizioni di forte crisi del settore; qualora le condizioni del settore e dell’economia in generale migliorassero muovendo verso una situazione di quasi piena occupazione, i moltiplicatori ovviamente si ridurrebbero in quanto la spesa aggiuntiva potrebbe sollevare fenomeni di spiazzamento di altre componenti della domanda aggregata. Si è tuttavia calcolato che l’equilibrio per la finanza pubblica sarebbe comunque garantito anche per valori dei moltiplicatori pari al 44% di quelli calcolati dall’ANCE per la situazione attuale; una tale riduzione dei moltiplicatori rappresenta purtroppo uno scenario che difficilmente potrà realizzarsi nel breve/medio periodo. Anche la Regione trae un beneficio netto ampiamente positivo dalla manovra fiscale, pari a circa 414 milioni di euro, il tutto al netto del contributo interessi ai condomini sui debiti accesi per pagare il costo di produzione al netto della cessione del credito fiscale (vedi Tab. 10). Questo ampio beneficio sulla manovra dovrebbe incoraggiare la Regione a farsi effettivamente carico del contributo in conto interessi, agevolazione non ancora definita e che per il momento rappresenta solo un’ipotesi di lavoro. Gli ampi margini a favore della Regione che pur residuano anche al netto del contributo in conto interessi potrebbero consentire il finanziamento di ulteriori iniziative in grado di stimolare fortemente l’efficacia della manovra. Queste ulteriori iniziative potrebbero riguardare, ad esempio, il finanziamento di un fondo di rotazione per finanziare le attività di valutazione del rischio sismico e della classe energetica degli edifici. La presenza di ulteriori agevolazioni/semplificazioni potrebbe incoraggiare anche i condomini più restii ad accettare l’avvio della procedura per arrivare alla ristrutturazione dell’edificio e beneficiare degli incentivi disponibili. Anche per la finanza regionale si è calcolata l’aliquota media di prelievo fiscale sulla 365
spesa aggiuntiva in grado di pareggiare le spese per il contributo in conto interessi, aliquota ridotta al 18% di quella utilizzata nell’esemplificazione (cioè lo 0,28% contro l’ 1,4% applicato sul valore della produzione al netto dell’iva). La tab. 10 presenta anche il bilancio per i beneficiari da cui risulta che il costo netto a loro carico ammonta ad una percentuale molto contenuta del costo totale, percentuale compresa tra il 36% del Sisma bonus ed il 42% dell’Ecobonus, potendo peraltro finanziare tale costo con un prestito bancario a tasso agevolato.Le imprese di costruzione beneficiano di un fortissimo incremento della domanda di ristrutturazione sostenendo un costo piuttosto contenuto (poco più del 3%) per l’acquisto e rivendita ad altro soggetto finanziatore del credito d’imposta dei condomini. Infine, gli investitori, a fronte di un investimento del tutto sicuro trattandosi di crediti fiscali, ottengo un rendimento finanziario superiore a quello di altri titoli di stato della stessa durata. Tuttavia, l’impatto di maggior interesse per la nostra economia è quello sull’occupazione con oltre 400.000 nuovi occupati equivalenti anno, vale a dire una media di centomila nuovi occupati per quattro anni, il che ridurrebbe il tasso di disoccupazione in regione di ben 4,7%, il tutto senza oneri per la finanza pubblica bensì con un notevole guadagno, ottenendo inoltre la messa in sicurezza di buona parte del nostro patrimonio edilizio. Non ultimo potrebbe essere il beneficio in termini di riqualificazione urbana, sia delle periferie che dei centri storici, incentivando il passaggio da interventi alla scala di singolo edificio alla scala più ampia di lotti funzionali, in grado di stimolare ulteriori interventi di riqualificazione da parte dell’amministrazione comunale. Impatti occupazionali VOCE A. Occupati
2° trim./2017 Senza
Con
Delta
1.694.000
1.794.000
100.000
B. Disoccupati in cerca di occupazione
438.000
338.000
-100.000
C. Inattivi che cercano lavoro non attivamente
278.000
278.000
-
D. Tasso di disoccupazione [B/ (A+B)] (secondo definizione Eurostat)
20,5%
15,9%
-4,7%
Fonte: Arles, settembre 2017, Tab. 1 di pag. 4.
366
Tab. 8 - Impatti diretti della Spesa aggiuntiva per 10 milardi di euro attivata in Campania dalle detrazioni fiscali (valori in milioni di euro)
Impatti fiscali VOCE
Costo tot. di produzione
Stato
Regione
Entrate fiscali
Detrazione totale attualizzata
Saldo
Entrate fiscali
Agevolazione c. interessi attualizzata
Saldo
Nuovi occupati
A1) SISMABONUS Totale
5.949,47
2.161,74
4.145,95
-1.984,21
85,31
86,56
-1,25
Totale in % del costo totale
100,0%
36,3%
69,7%
-33,4%
1,4%
1,5%
0,0%
56.712,24
A2) ECOBONUS Totale
2.904,49
1.055,35
1.749,80
-694,45
41,65
104,36
-62,71
Totale in % del costo totale
100,0%
36,3%
60,2%
-23,9%
1,4%
3,6%
-2,2%
27.686,53
A3) BONUS INTEGRATI Totale
1.146,04
416,41
754,47
-338,05
16,43
18,19
-1,75
Totale in % del costo totale
100,0%
36,3%
65,8%
-29,5%
1,4%
1,6%
-0,2%
A) Totale int. aggiuntivi (A1+A2+A3)
10.000,00
3.633,50
6.650,21
-3.016,71
143,40
231,55
-88,16
Totale in % del costo totale
100,0%
36,3%
66,5%
-30,2%
1,4%
2,3%
-0,9%
10.924,45
95.323,21
367
Tab. 9 - Altri effetti della Spesa Aggiuntiva sullâ&#x20AC;&#x2122;economia nazionale/regionale (valori in milioni di euro)
Impatti diretti sul settore delle costruzioni
Impatti indiretti sul settore delle costruzioni
Totale produzione
16.290,00
Totale produzione
6.550,00
Beni e servizi intermedi, di cui:
11.060,91
Beni e servizi intermedi, di cui:
4.447,45
di produzione interna
10.588,50
di produzione interna
4.257,50
Importazioni
472,41
Importazioni
189,95
Valore aggiunto, di cui:
5.229,09
Valore aggiunto, di cui:
- costo del lavoro, di cui:
2.394,63
- costo del lavoro, di cui:
2.102,55 962,85
retribuzioni lorde
1.694,16
retribuzioni lorde
681,20
contributi sociali a carico dei datori di lavoro
700,47
contributi sociali a carico dei datori di lavoro
281,65
- atri redditi e ammortamenti
2.671,56
- atri redditi e ammortamenti
1.074,20
- altre imposte nette sulla produzione Entrate fiscali dello Stato Entrate fiscali della Regione Nuovi occupati equivalenti
368
162,90
- altre imposte nette sulla produzione
65,50
3.925,08
Entrate fiscali dello Stato
1.578,22
233,59 172.706,58
Entrate fiscali della Regione Nuovi occupati equivalenti
93,92 69.443,10
Impatti indotti sullâ&#x20AC;&#x2122;economia nazionale/regionale
Totale Impatti diretti, indiretti e indotti sullâ&#x20AC;&#x2122;economia nazionale/regionale
Totale produzione
12.167,38
Totale produzione
35.007,38
Beni e servizi intermedi, di cui:
8.261,65
Beni e servizi intermedi, di cui:
23.770,01
di produzione interna
7.908,80
di produzione interna
22.754,80
Importazioni
Importazioni
1.015,21
Valore aggiunto, di cui:
3.905,73
352,85
Valore aggiunto, di cui:
11.237,37
- costo del lavoro, di cui:
1.788,61
- costo del lavoro, di cui:
5.146,09
retribuzioni lorde
1.265,41
retribuzioni lorde
3.640,77 1.505,32 5.741,21
contributi sociali a carico dei datori di lavoro
523,20
contributi sociali a carico dei datori di lavoro
- atri redditi e ammortamenti
1.995,45
- atri redditi e ammortamenti
- altre imposte nette sulla produzione
121,67
- altre imposte nette sulla produzione
350,07
Entrate fiscali dello Stato
2.931,73
Entrate fiscali dello Stato
8.435,03
Entrate fiscali della Regione Nuovi occupati equivalenti
174,48
Entrate fiscali della Regione
67.699,31
Nuovi occupati equivalenti
501,99 309.848,99
Totale generale degli impatti attivati dai Bonus fiscali Produzione
45.007,38
Detrazioni Bonus fiscali
6.650,21
100%
Saldo netto per lo Stato
5.418,32
81%
Agevolazioni regionali
231,55
100%
Saldo netto per la Regione
413,83
179%
Nuovi occupati equivalenti
405.172,21
369
Tab. 10 a- Riepilogo dei Bilanci per Operatore per una domanda aggiuntiva di 10 miliardi di euro (i valori sono in milioni di euro)
Interventi sugli immobili generati dalle agevolazioni VOCE
A1) SISMABONUS
A2) ECOBONUS
A3) BONUS INTEGRATI
A) Totale interventi
5.349,20
2.611,44
1.030,41
8.991,06
600,27
293,05
115,63
1.008,94
5.949,47
2.904,49
1.146,04
10.000,00
2.161,74
1.055,35
416,41
3.633,50
Costi di produzione a prezzi di mercato Imponibile IVA IVA Totale costo Bilancio Stato Entrate fiscali Entrate in % del costo totale
36,3%
36,3%
36,3%
36,3%
Detrazione totale attualizzata
4.145,95
1.749,80
754,47
6.650,21
-1.984,21
-694,45
-338,05
-3.016,71
-33,4%
-23,9%
-29,5%
-30,2%
Saldo su interventi attivati Saldo in % costo totale Bilancio Regione Entrate fiscali
85,31
41,65
16,43
143,40
Agevolazione c. interessi attualizzata
86,56
104,36
18,19
209,11
Saldo Saldo in % costo
-1,25
-62,71
-1,75
-65,72
-0,02%
-2,16%
-0,15%
-0,66%
4.158,40
1.759,43
756,73
6.674,56
Bilancio del proprietario Bonus fiscale totale Sconto al Costruttore
455,91
192,90
82,96
731,77
Incasso x cessione credito
3.702,49
1.566,54
673,77
5.942,79
Costo netto coperto con finanziamento regionale
2.246,98
1.337,95
472,28
4.057,21
Rata mensile al tasso di mercato
39,19
12,19
4,30
Rata mensile al tasso agevolato
37,68
11,29
3,98
Agevolazione mensile quinquennale/decennale
1,51
0,91
0,32
Valore attuale agevolazione regionale
86,56
99,48
35,11
221,15
Valore attuale agevolazione in % costo netto
3,9%
7,4%
7,4%
5,5%
Costo al netto agevolazioni Stato + Regione
2.160,42
1.238,47
437,16
3.836,06
36,3%
42,6%
38,1%
38,4%
Costo netto in % costo totale
370
Effetti moltiplicativi Totale generale (A + B)
B1) Diretti
B2) Indiretti
B3) Indotti
B) Totale
16.290,00
6.550,00
12.167,38
35.007,38
1.828,00
735,01
1.365,37
3.928,39
4.937,33
18.118,00
7.285,01
13.532,76
38.935,77
48.935,77
3.925,08
1.578,22
2.931,73
8.435,03
12.068,53
21,7%
21,7%
21,7%
21,7%
24,7%
-
-
-
-
6.650,21
3.925,08
1.578,22
2.931,73
8.435,03
5.418,32
21,7%
21,7%
21,7%
21,7%
11,1%
233,59
93,92
174,48
501,99
645,39
-
-
-
-
209,11
233,59
93,92
174,48
501,99
436,27
1,3%
1,3%
1,3%
1,3%
0,9%
43.998,44
6.674,56 731,77 5.942,79 4.057,21 221,15 5,5% 3.836,06 38,4%
371
Tab. 10 b- Riepilogo dei Bilanci per Operatore per una domanda aggiuntiva di 10 miliardi di euro (i valori sono in milioni di euro)
Interventi sugli immobili generati dalle agevolazioni VOCE
A1) SISMABONUS
A2) ECOBONUS
A3) BONUS INTEGRATI
A) Totale interventi
Bilancio imprese di costruzione Ricavo netto iva
5.349,20
2.611,44
1.030,41
8.991,06
-3.702,49
-1.566,54
-673,77
-5.942,79
Sconto a Investitori
-185,12
-78,33
-33,69
-297,14
Incasso da cessione credito a Investitori
3.517,36
1.488,21
640,08
5.645,65
Incasso netto
5.164,08
2.533,12
996,73
8.693,92
3,5%
3,0%
3,3%
3,3%
-3.517,36
-1.488,21
-640,08
-5.645,65
5
10
10
Incasso Bonus fiscale annuo
831,68
175,94
75,67
TIRF su acquisto
5,9%
3,2%
3,2%
Nuovi addetti
56.712
27.687
10.924
Acquisto credito fiscale da privati
Costo netto in % imponibile Bilancio Investitori Acquisto credito fiscale da Imprese Incasso Bonus fiscale per anni
372
95.323
Effetti moltiplicativi B1) Diretti
B2) Indiretti
B3) Indotti
B) Totale
Totale generale (A + B)
8.991,06 -5.942,79 -297,14 5.645,65 8.693,92 3,3% -5.645,65
172.707
69.443
67.699
309.849
405.172
373
Appendice
La Piattaforma DELOITTE ANCE VANTAGGI OFFERTI DALLA PIATTAFORMA La Deloitte, in collaborazione con Ance, al fine di facilitare l’utilizzo della possibilità della cessione del credito d’imposta, come leva capace di incentivare la riqualificazione del patrimonio immobiliare del nostro Paese, ha creato una piattaforma informatica fruibile da tutti gli utenti (singoli condòmini, amministratori, imprese ed eventuali altri soggetti interessati all’acquisizione dei crediti), al fine di creare un circolo virtuoso, tramite un più sicuro incontro tra domanda e offerta, coniugando gli interessi dei vari soggetti: 1. i singoli condòmini potranno ricevere supporto per vendere il loro credito d’imposta, (anche nel caso dei c.d soggetti incapienti che nel caso dell’Ecobonus desiderassero vendere alle banche). 2. i condomini potranno effettuare gli interventi sostenendo il minor esborso possibile pagando l’intervento attraverso la cessione del credito d’imposta. 3. le imprese potranno monetizzare il credito di imposta accettato in pagamento (conoscendo il relativo costo insito in tale modalità di pagamento, per poter tarare la propria politica di prezzo in misura appropriata). 4. gli investitori potranno acquistare i crediti seguendo tutte le procedure di legge ed utilizzando contratti ad hoc. L’obiettivo finale è dunque quello di : Garantire la qualità degli interventi attraverso il ricorso esclusivo ad imprese certificate ANCE: in particolare l’Associazione Costruttori si impegna a studiare ed elaborare sistemi di standardizzazione delle procedure e dei controlli tecnici degli interventi di riqualificazione, al fine di definire i criteri per la selezione, tra le imprese associate al Sistema Ance, di quelle che intenderanno qualificarsi attraverso specifiche iniziative anche di formazione;
• creare una piattaforma per la diffusione degli incentivi creando consapevolezza che •
attraverso attori qualificati si può beneficiare degli stessi in sicurezza rispettando tutte le regole tecniche; consentire ai singoli condòmini di poter monetizzare i loro crediti d’imposta; 375
• risolvere il problema di liquidità dei condomini attraverso una piattaforma che possa
• •
•
•
più facilmente consentire - in un’ottica di semplificazione - al sistema imprese di accettare in pagamento i crediti di imposta per interventi antisismici e di risparmio energetico; risolvere il problema di liquidità del sistema imprese attraverso una piattaforma che possa consentire di gestire in sicurezza la cessione dei crediti di imposta a soggetti terzi; facilitare l’intervento del sistema bancario che potrà meglio valutare la possibilità di sconto delle fatture delle imprese e/o di finanziamento dei condomini sulla base dell’accurata due diligence fiscale e legale dei crediti d’imposta la cui cessione a terzi (diversi dalle banche) potrà essere utilizzata come fattore di garanzia. porre in sicurezza gli investitori interessati all’acquisto dei crediti d’imposta attraverso attività di due diligence fiscale e legale in merito ai crediti ammessi in piattaforma, la creazione di standard contrattuali e la verifica degli adempimenti tecnici previsti dalla norme. prevedere meccanismi di garanzia dei singoli condomini e dei condomini segnatamente in caso di anticipo del corrispettivo tramite la cessione del credito d’imposta.
In sintesi, la piattaforma Deloitte ANCE è finalizzata ad individuare una best practice per il settore, facilitando l’incontro tra i titolari dei crediti di imposta e i soggetti terzi potenziali investitori in un ambiente sicuro, previa verifica legale e fiscale di tutti i passaggi in conformità ai chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate.
376
SERVIZI OFFERTI I servizi offerti da Deloitte agli utenti della piattaforma sono rivolti a tutti i soggetti della filiera coinvolti nell’operazione di acquisto e cessione dei crediti d’imposta, qual imprese, investitori ed amministratori di condominio e singoli condòmini. A mero titolo esemplificativo e non esaustivo: Servizi alle imprese
• Servizio informativo gratuito; • Servizio assistenza personalizzato per la cessione del credito; • Disponibilità per gli utenti, di un pacchetto di standard contrattuali per la cessione • • • •
del credito; Preventivo dell’operazione di cessione; Redazione di contratti personalizzati; Assistenza in tutte le fasi della trattativa; Adempimenti tecnici previsti dalla norme.
Servizi offerti agli investitori
• Strutturazione dell’operazione di investimento; • Simulazione dei flussi di cassa prospettici e relativa attualizzazione , sulla base della situazione fiscale di ciascun soggetto;
• Certificazione del credito; • Gestione di tutti gli adempimenti fiscali connessi alla cessione; • Gestione sulla piattaforma di tutta la documentazione connessa all’acquisizione dei crediti consultabile da parte dell’utente.
Servizi offerti agli amministratori
• Supporto nella gestione degli adempimenti previsti dalla legge; • Supporto nella raccolta, monitoring ed archiviazione della documentazione.
377
GUIDA ALLE INDAGINI DIAGNOSTICHE E SCHEDE TECNICHE DI INTERVENTO
Schede tecniche INDAGINI DIAGNOSTICHE INTERVENTI DI RESTAURO
378
scheda A
Indagini diagnostiche; Ispezione termografica DESCRIZIONE
Analisi stato intonacate.
di
conservazione
ILLUSTRAZIONE TECNICA
superfici
Rileva la presenza di umidità Mappatura delle tipologie di materiali esistenti Rileva discontinuità di materiale non visibile ad occhio nudo.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
E’ preferibile effettuare la campagna termografica solo dopo che la facciata sia stata uniformemente irraggiata. Le battute termografiche vanno effettuate il più possibile ortogonali rispetto alla superficie da investigare.
379
scheda B
Indagini diagnostiche; Indagine sonica e ultrasonica DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Rileva possibili discontinuità tra gli intonaci e il supporto murario e nel supporto murario stesso Consente di definite la presenza di vuoti all’interno della muratura Abbinata allo sclerometro (metodo sonreb) tale tecnica permette di calcolare la resistenza del calcestruzzo.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
Predisposizione delle superfici architettoniche interessate mediante pulitura delle stesse e verifica della presenza di eventuali fattori esterni che possano alterare i risultati delle indagini; Perimetrazione dell’area oggetto di intervento mediante tecniche minimamente invasive volte a proteggere le aree non oggetto di indagine; Pulire la superficie interessata dall’indagine creando uno strato di finitura quanto più omogeneo possibile; Successivamente alla fase di indagine procedere al ripristino dello stato dei luoghi iniziale.
380
scheda C
Indagini diagnostiche; Prove endoscopiche DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Indaga oltre gli strati di intonaco percepibili a occhio nudo. L’indagine consente di approfondire la conoscenza delle murature e delle volte attraverso l’inserimento nelle fessure o in cavità di una sonda telescopica.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
Predisposizione delle superfici architettoniche interessate mediante pulitura delle stesse e verifica della presenza di eventuali fattori esterni che possano alterare i risultati delle indagini; Perimetrazione dell’area oggetto di intervento mediante tecniche minimamente invasive volte a proteggere le aree non oggetto di indagine; Procedere all’esecuzione di microforature per consentire il passaggio della sonda; Successivamente alla fase di indagine procedere al ripristino dello stato dei luoghi iniziale saturando le cavità con malta di calce.
381
scheda D
Indagini diagnostiche; Prelievi e sezioni stratigrafiche DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Conoscenza esatta del tipo di legante e del tipo di inerte di composizione delle malte. Prove di laboratorio per l identificazione chimica e fisica dei componenti delle malte. Analisi delle caratteristiche fisiche e chimiche in merito alla composizione delle malte e degli intonaci.
MODALITĂ&#x20AC; DI ESECUZIONE
Predisposizione delle superfici architettoniche interessate mediante pulitura delle stesse e verifica della presenza di eventuali fattori esterni che possano alterare i risultati delle indagini; Perimetrazione dellâ&#x20AC;&#x2122;area oggetto di intervento mediante tecniche minimamente invasive volte a proteggere le aree non oggetto di indagine; In caso di prelievo di materiale campione occorre predisporre accurata indagine fotografica e catalogazione dei prelievi effettuati; Ripristino dello stato dei luoghi iniziale al fine di evitare un peggioramento dello stato di conservazione dellâ&#x20AC;&#x2122;area oggetto di indagine
382
scheda E
Indagini diagnostiche; Prove stratigrafiche per colorimetrie DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Indagine termografica Rileva possibili discontinuità di materiale e di conseguenza anche possibili differenti strati di superficie colorimetrica Indagini colorimetriche a vista mediante utilizzo di scala kodak o similari Indagine visiva in grado di campionare con esattezza il tipo di pigmento rilevato Campionature stratigrafiche e indagini al SEM Analisi granulometricaAnalisi fisica e chimica della composizione delle malte e degli intonaci e delle tinte
MODALITÀ DI ESECUZIONE
Predisposizione delle superfici architettoniche interessate mediante pulitura delle stesse e verifica della presenza di eventuali fattori esterni che possano alterare i risultati delle indagini; Perimetrazione dell’area oggetto di intervento mediante tecniche minimamente invasive volte a proteggere le aree non oggetto di indagine; In caso di prelievo di materiale campione occorre predisporre accurata indagine fotografica e catalogazione dei prelievi effettuati; verifica delle colorimetrie attraverso sovrapposizione con scala kodak; Ripristino dello stato dei luoghi iniziale al fine di evitare un peggioramento dello stato di conservazione dell’area oggetto di indagine.
383
scheda F
Indagini diagnostiche; Prove su legno DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Indagine visiva basata su secondo metodologie prestabilite, sia su dati di monitoraggio strumentale sui principali “nodi” critici dei componenti al fine di individuare fenomeni di degrado, quali cipollatura, attacchi da insetti xilofagi, marcescenza delle teste, fessurazioni, sfogliature etc. Programma di indagini non distruttive o minimamente invasive quali: Resistograph, Ai fini della verifica dello stato di conservazione delle teste; Protimer, Al fine di determinare la presenza di acqua all’interno delle travi; Prova ultrasonica, Verifica dello stato generale di conservazione della trave lignea; Succhiello di Pressler, Prelievo di materiale attraverso micro carotaggio che consente la determinazione dell’essenza; Analisi dendrocronologiche, Consente di determinare ledate del taglio dei tronchi da cui è stato realizzato il legname posto in opera come materiale da costruzione individuando l’anno e a volte addirittura la stagione in cui è avvenuto il l’ abbattimento; Analisi Xilotomiche, Determinazione dell’ essenza. Ove possibile sarà condotta microscopicamente e, laddove necessario, mediante un esame al microscopio da condurre nei laboratori specializzati, prelevando dei piccoli frammenti lignei. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Predisposizione delle superfici architettoniche interessate mediante pulitura delle stesse e verifica della presenza di eventuali fattori esterni che possano alterare i risultati delle indagini; Perimetrazione dell’area oggetto di intervento mediante tecniche minimamente invasive volte a proteggere le aree non oggetto di indagine; In caso di prelievo di materiale campione occorre predisporre accurata indagine fotografica e catalogazione dei prelievi effettuati; Ripristino dello stato dei luoghi iniziale al fine di evitare un peggioramento dello stato di conservazione dell’area oggetto di indagine.
384
scheda 01
Interventi di restauro: Raschiamento delle tinte esistenti ammalorate e prossime al crollo. Verifica dello stato di conservazione e consolidamento dell’intonaco esistente. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento consiste nel raschiamento delle tinteggiature esterne ammalorate e in cattivo stato di conservazione per i paramenti murari storici esterni ed interni. L’intervento consentirà di recuperare gli intonaci storici sottostanti in buono stato di conservazione in modo da garantire la successiva posa in opera di una nuova tinteggiatura.
INDAGINI PRELIMINARI Battute termografiche Saranno in grado di verificare il grado di presenza di vuoti, cavità Saggi stratigrafici Uno o più tasselli di stratigrafia serrviranno per mettere in evidenza quanti strati di intonaco sovrapposta sono presenti, oltre che il loro stato di conservazione e la datazione. MODALITÀ DI ESECUZIONE
La raschiatura parziale di tinte e pitture è eseguita con spazzole morbide di saggina e raschietto. Preventiva analisi visiva dell’area e successiva perimetrazione dell’area oggetto di intervento. L’operazione di raschiatura sarà limitata alle sole parti staccate o in fase di distacco, senza interessare gli strati più superficiali di altre coloriture aderenti al supporto o dell’intonaco. E’ consigliata la presenza di un restauratore.
385
scheda 02
Interventi di restauro: Verifica dello stato di conservazione dei frontalini delle cornici e dei decori in rilievo dei prospetti esterni. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento consiste nel risanamento e ripristino delle cornici e degli elementi di pregio dei prospetti esterni. L’intervento consisterà nella messa in sicurezza dell’ elemento architettonico e del restauro delle parti mancanti attraverso una riproposizione in sottosquadro della parte mancante dell’elemento.
INDAGINI PRELIMINARI Indagine visiva Preliminarmente, verrà verificato lo stato di decoesine e di distacco delle porzioni lapidee delle cornici MODALITÀ DI ESECUZIONE
Rimozione meccanica o manuale delle porzioni di cornice in fase di distacco o non dotate di sufficiente resistenza. Per le parti da consolidare si procede all’esecuzione di iniezioni e colature attraverso lesioni e piccoli fori già esistenti. La malta da utilizzare sarà similare alla malta esistente nelle sue caratteristiche chimico-fisiche e colorimetriche. Per il trattamento delle lacune si procederà alla preparazione dell’area oggetto di intervento mediante preventiva pulitura e successivo perforazione per consentire il posizionamento di connettori in VTR . Si procederà successivamente alla legatura rete/connettori con filo metallico inox. L’elemento architettonico verrà ridisegnato in sottosquadro.
386
scheda 03
Interventi di restauro: Verifica dello stato di conservazione e restauro di serramenti e infissi in legno. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento di conservazione nella verifica e nel restauro degli infissi e dei portoni in legno. L’intervento si propone di recuperare gli infissi esistenti attraverso tecniche compatibili con i materiali esistenti. Le indagini diagnostiche approfondiranno la fase di conoscenza sul tipo di essenza lignea e sulle tipologie di degrado presenti. INDAGINI PRELIMINARI Battute termografiche Saranno in grado di verificare il nodo serramento parete e di assicurare che il serramento una volta restaurato, sia ricollocato in opera adeguatamente. Analisi Xilotomiche Determinazione dell’ essenza. Ove possibile sarà condotta microscopicamente e, laddove necessario, mediante un esame al microscopio da condurre nei laboratori specializzati, prelevando dei piccoli frammenti lignei. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Revisione delle parti lignee con sostituzione delle parti ammalorate con protesi di legno di essenza e stagionatura simili a quello esistente tenendo conto anche delle risultanze della prova dendrocronologica e xilotomica. Bruciatura delle vernici sovrastanti. Scartavetratura manuale con carta a grana grossa fino all’ottenimento del legno vivo. Disinfestazione dei supporti lignei con prodotti biocidi contro gli insetti xilofagi. Stuccatura e consolidamento localizzato degli elementi lignei. Verniciatura protettiva all’acqua. Revisione degli elementi metallici e delle parti in vetro.
387
scheda 04
Interventi di restauro: Verifica e restauro dei balconi in pietra. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento di conservazione nella verifica e nel restauro degli elementi di pregio per il recupero dei balconi in pietra. Le indagini diagnostiche approfondiranno la fase di conoscenza sul tipo di pietra e sulle tipologie di degrado presenti. INDAGINI PRELIMINARI Battute termografiche Saranno in grado di verificare il nodo serramento parete e di assicurare che il serramento una volta restaurato, sia ricollocato in opera adeguatamente. Indagini a vista La verifica preliminare a vista permetterà di comprendere i materiali utilizzati, le tecniche costruttive presenti e le tipologie di alterazioni e degrado che interessano gli elementi lapidei. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Pulitura preliminare degli elementi lapidei esistenti e in buono stato di conservazione. La pulitura avverrà con acqua a bassa pressione. Si passerà successivamente all’ eliminazione della vegetazione infestante. I tasselli da sostituire, perché in parti mancanti o in cattivo stato di conservazione saranno sostituiti con opportune precauzioni con conci di piperno fissati con perni in acciaio inox. Piccole integrazioni di lacune saranno necessarie con malte a base di idraulica naturale e leganti a base di inerti della stessa pietra.
388
scheda 05
Interventi di restauro: Messa in sicurezza e restauro degli elementi decorativi e di pregio. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento consiste nel restauro conservativo delle superfici decorate e in particolar modo degli stucchi. Gli interventi proposti avranno come obiettivo la conservazione della materia, procedendo con tecniche di pulitura che puntino alla eliminazione degli effetti del degrado e con tecniche di consolidamento e protezione che mirino alla conservazione della maggior parte dell’elemento decorativo. INDAGINI PRELIMINARI Battute termografiche Saranno in grado di verificare il grado di presenza di vuoti, cavità Saggi stratigrafici Uno o più tasselli di stratigrafia serrviranno per mettere in evidenza quanti strati di intonaco sovrapposta sono presenti, oltre che il loro stato di conservazione e la datazione. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Preventiva verifica dell’adesione di tutte le modanature in stucco mediante battitura manuale e messa in sicurezza delle parti in via di distacco. Pulitura della superficie degli stucchi pulitura della superficie con acqua addizionata a Desogen al 5%, acqua satura di bicarbonato di ammonio ed eventuali impacchi di polpa di carta. Rimozione a bisturi delle impurità presenti (radici, muffe,licheni e muschi devitalizzati). Adesione delle parti distaccate mediante iniezioni e colature attraverso lesioni e piccoli fori già esistenti. Esecuzioni di calchi in gomma siliconica per le integrazioni e successiva stuccatura e raccordo cromatico delle integrazioni. Protezione finale mediante applicazione di acqua di calce compatibile con i materiali esistenti
389
scheda 06
Interventi di restauro: Nuova tinteggiatura per i prospetti esterni. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Nuova tinteggiatura per esterni mediante pitturaa base di grassello di calce stagianato da 24 a 36 mesi. Le preventive prove colorimetriche saranno d’ausilio per la scelta della colorimetrie che deve rispettare i toni delle tinte storiche.
INDAGINI PRELIMINARI Battute termografiche Saranno in grado di verificare il grado di presenza di vuoti, cavità. Saggi stratigrafici Uno o più tasselli di stratigrafia serrviranno per mettere in evidenza quanti strati di intonaco sovrapposta sono presenti, oltre che il loro stato di conservazione e la datazione. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Pulitura degli intonaci storici in buono stato di conservazione mediante l’utilizzo di strumenti meccanici quali spazzole di saggina. Utilizzo del bisturi per la rimozione dei depositi più tenaci; Successivamente alla fase di raschiatura preparazione della superficie interessata attraverso la posa in opera di un primer diluito in soluzione acquosa; Applicazione di due mani di tinteggiatura a rullo o a pennello.
390
scheda 07
Interventi di restauro: Rimozione controllata di porzioni di intonaco e successivo rifacimento. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento consiste nella demolizione controllata degli intonaci storici in un precario stato di conservazione e nel rifacimento degli stessi. Le preliminari indagini diagnostiche saranno utili a definire le scelte del nuovo intonaco che dovrà essere compatibile nelle sue caratteristiche chimico fisiche e colorimetriche all’intonaco esistente. INDAGINI PRELIMINARI Battute termografiche Saranno in grado di verificare il grado di presenza di vuoti, cavità. Saggi stratigrafici Uno o più tasselli di stratigrafia serviranno per mettere in evidenza quanti strati di intonaco sovrapposta sono presenti, oltre che il loro stato di conservazione e la datazione. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Rimozione di depositi su intonaci, da eseguirsi con attrezzi manuali, compreso la temporanea protezione delle zone limitrofe in pericolo di caduta. Pulitura della superficie dell’intonaco con acqua addizionata a Desogen al 5%, acqua satura di bicarbonato di ammonio ed eventuali impacchi di polpa di carta e caolino per assorbire i sali solubili presenti nell’ intonaco. Reintegrazione delle parti mancanti di intonaco con malta di calce idraulica della stessa composizione delle esistenti o similare e pozzolana eseguita in leggero sottosquadro.
391
scheda 08
Interventi di restauro: Restauro di muratura antica. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento consiste nel restauro conservativo della muratura antica. Gli interventi proposti avranno come obiettivo la conservazione dei materiali antichi, procedendo con tecniche di pulitura che puntino alla eliminazione degli effetti del degrado. Le preliminari indagini diagnostiche saranno utili a definire le scelte del nuovo intonaco che dovrà essere compatibile nelle sue caratteristiche chimico fisiche e colorimetriche all’intonaco esistente. INDAGINI PRELIMINARI Battute termografiche Saranno in grado di verificare il grado di presenza di vuoti, cavità Saggi stratigrafici Uno o più tasselli di stratigrafia serrviranno per mettere in evidenza quanti strati di intonaco sovrapposta sono presenti, oltre che il loro stato di conservazione e la datazione. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Pulitura consistente nell’asportazione meccanica mediante leggera spazzolatura, successiva applicazione di biocida ad azione meccanica con bisturi e rimozione di residui tenaci. Ripristino del paramento esterno legato con malta di calce idraulica della stessa composizione delle esistenti o similare in sottosquadro. Sostituzione di pietre, prevista per parti non recuperabili degradate da dilavamento e fenomeni di erosione. Le pietre utilizzate per la sostituzione devono essere di dimensioni analoghe a quelle contigue. Sbozzatura a mano della parte a faccia vista e successiva eliminazione dei residui di malta esistenti. Pulitura e lavaggio con acqua da residui e polvere; infilaggio in opera del nuovo concio con malta della stessa composizione delle malte antiche e messe in opera secondo gli spessori già esistenti, con stilatura dei giunti.
392
scheda 09
Interventi di restauro: Intervento sugli orizzontamenti e consolidamento dei solai lignei esistenti. Restauro travi. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento consiste nel restauro conservativo delle travi lignee dei solai storici. A valle di una dettagliata campagna di indagini diagnostiche, verranno eseguiti tutti i trattamenti volti alla conservazione degli elementi ritenuti in buono stato di conservazione.
INDAGINI PRELIMINARI Resistograph - Ai fini della verifica dello stato di conservazione delle teste. Prova ultrasonica - Verifica dello stato generale di conservazione della trave lignea. Analisi dendrocronologiche - Consente di determinare le date del taglio dei tronchi da cui è stato realizzato il legname. Analisi Xilotomiche - Determinazione dell’ essenza. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Posa in opera di puntelli con una pressione che consenta di sollevare l’elemento inflesso Trattamento struttura in legno mediante prodotto antiparassitario tipo prodotti biocidi applicati a pennello o a spruzzo contro gli insetti xilofagi. Stuccatura e consolidamento localizzato degli elementi lignei allo scopo di conferire al legno deteriorato proprietà meccaniche idonee alla funzione del supporto. Verniciatura con vernici all’acqua e non a solvente ecocompatibile e idrosolubile e di lunga e provata durata nel tempo.
393
scheda 10
Interventi di restauro: Intervento sugli orizzontamenti e consolidamento dei solai lignei esistenti. Sostituzione delle teste DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’intervento verrà eseguito nei casi di degrado avanzato ma localizzato ad una porzione limitata di trave lignea. In particolare, l’intervento di sostituzione di una porzione limitata riguarderà le teste delle travi nelle quali si concentra il maggior degrado.
INDAGINI PRELIMINARI Resistograph - Ai fini della verifica dello stato di conservazione delle teste. Prova ultrasonica - Verifica dello stato generale di conservazione della trave lignea. Analisi dendrocronologiche - Consente di determinare le date del taglio dei tronchi da cui è stato realizzato il legname. Analisi Xilotomiche - Determinazione dell’ essenza. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Posa in opera di puntelli con una pressione che consenta di sollevare l’elemento inflesso Esecuzione del taglio secondo una superficie inclinata a 45° della parte degradata con elettrosega a catena (per il taglio si dispongono due tavole come guida su entrambe le facce lungo la linea di taglio); Regolarizzazione mediante piallatura ed esecuzione del taglio ‘a coda di rondine’ o similare tale da consentire l’innesto della protesi; Posizionamento del nuovo elemento sagomato in legno di eguale essenza; Realizzazione di collari di connessione; Rimozione del puntello e delle opere provvisionali.
394
scheda 11
Interventi di restauro: Nuova tinteggiatura per i prospetti esterni. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Nuova tinteggiatura per esterni mediante pittura speciale ad alta protezione a base di silicati minerali La scelta delle colorimetrie deve essere similare alle caratteristiche delle tinteggiature esistenti e deve essere preceduta e sostenuta da una appropriata campagna di indagine colorimetrica
INDAGINI PRELIMINARI Indagini colorimetriche Saranno in grado di definire con esattezza le caratteristiche del colore della tinta esistente. Attraverso tale indagine sarà possibile scegliere una tinteggiatura dalle caratteristiche colorometriche similari a quella esistente. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Modalità di utilizzo su intonaci nuovi. Assicurarsi che l’intonaco sia perfettamente asciutto e indurito, preferibilmente far carbonatare completamente l’intonaco Attendere 4 settimane prima di applicare il ciclo verniciante composto da una mano di primer in diluizione. Modalità di utilizzo su intonaci storici. Pulitura degli intonaci storici in buono stato di conservazione mediante l’utilizzo di strumenti meccanici quali spazzole di saggina. Utilizzo del bisturi per la rimozione dei depositi più tenaci; Raschiatura delle vecchie tinte ammalorate; Preparazione della superficie interessata atrtaverso la posa in opera di un primer diluito in soluzione acquosa; Applicazione della tinteggiatura a rullo o a pennello
395
scheda 12
Interventi di restauro: Recupero degli elementi di rivestimento in facciata. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Recupero degli elementi esterni del paramento esterni in clinker in buono stato di conservazione e sostituzione degli elementi ammalorati.
INDAGINI PRELIMINARI Battute termografiche; saranno in grado di verificare il grado di presenza di vuoti, cavitĂ .
MODALITĂ&#x20AC; DI ESECUZIONE
Verifica dello stato di conservazione del rivestimento e dello stato di adesione al supporto; Smontaggio degli elementi degradati e di tutti gli elementi necessari per consentire gli interventi di coibentazione e di consolidamento; Rimontaggio degli elementi di rivestimento esistenti dopo accurata fase di pulitura mediante spazzole a setole morbide e solventi poco invasivi; Sostituzione degli elementi di rivestimento non piĂš recuperabili con elementi dalle caratteristiche tipologiche, materiche e colorimetriche similari.
396
Schede tecniche INTERVENTI DI RINFORZO STRUTTURALE
398
scheda 01
Interventi di Livello 2: Rinforzo locale del pannello di nodo con materiali compositi. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento consiste nell’applicazione di un sistema di rinforzo in materiale composito di tipo FRP sul pannello di nodo. L’intervento ha l’obiettivo di incrementare la resistenza di nodi trave pilastro in cemento armato non-confinati.
INDAGINI PRELIMINARI Programma di indagini in-situ per la caratterizzazione dei materiali e la definizione del livello di conoscenza. Indagini visive sulla presenza di lesioni. Indagini per valutare la presenza di calcestruzzo ammalorato. MODALITÀ DI ESECUZIONE
• • • • • • •
Rimozione dell’intonaco (ove presente) e rimozione corticale con idonei mezzi meccanici non battenti del c.a. ammalorato (ove presente), per una fascia riguardante il solo pannello di nodo; Preparazione e pulizia del supporto di calcestruzzo, che comprende: riprofilatura degli spigoli vivi della sezione in c.a. con raggio di curvatura minimo r=25mm; pulizia tramite aria compressa; bagnatura supporto; applicazione del primer epossidico; Applicazione di uno strato di stucco epossidico attraverso una spatola dentata, seguita dall’applicazione uno strato di resina epossidica attraverso un pennello o un rullo a pelo corto; Applicazione del primo strato di tessuto in fibra di carbonio immediatamente dopo l’applicazione del primo strato di resina, applicazione secondo strato di resina e passaggio del rullo dentato per favorire l’impregnazione, applicazione secondo strato di tessuto e dell’ultimo strato di resina; Applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP all’estremità della trave con avvolgimento ad U e funzione di ancoraggio meccanico; Provvedere a “spagliare” della sabbia fine sull’ultimo strato di resina applicato, al fine di assicurare il futuro idoneo aggrappo dei materiali per le successive lavorazioni a completamento; Ripristino intonaco ed ornamenti.
L’elenco completo delle fasi di lavorazione e delle lavorazioni preliminari è disponibile nel Manuale ReLUIS: “ Linee Guida per Riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni” [5].
399
scheda 02
Interventi di Livello 2: Presidio anti-ribaltamento per tamponature di facciata. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento consiste nel collegamento tra tutti i pannelli murari di tamponamento di facciata e la cornice strutturale con rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP). L’intervento mira a migliorare il collegamento perimetrale tra i pannelli murari e gli elementi strutturali (travi e pilastri) per scongiurare il fenomeno del ribaltamento del pannello.
INDAGINI PRELIMINARI Indagine visiva sulla presenza di lesioni.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
• • • •
• • • 400
Rimozione dell’intonaco e degli ornamenti per una fascia di lato 50 cm a cavallo tra la tamponatura e la trave e tra la tamponatura ed il pilastro. Depolverizzazione delle superfici di intaglio e lavaggio con acqua a bassa pressione; Foratura del tompagno per l’intero spessore nella sezione d’incasso tra tamponatura e trave, con utensile non battente (diametro foro non inferiore a 14 mm). Eseguire fori con interasse non superiore a 150 cm; Occlusione temporanea del foro realizzato, per impedire alla malta cementizia (di successiva applicazione) di penetrarvi e consentirne la successiva individuazione; Applicazione di un primo strato di malta bicomponente rispondente ai principi definiti nella EN 1504-9 sulla intera superficie d’intaglio per uno spessore di circa 6 mm; applicazione della rete in fibra di vetro per l’intera estensione dell’intervento, applicazione del secondo strato di malta bicomponente per uno spessore di circa 6 mm sulla intera superficie sulla quale è stata applicata la rete in fibra di vetro; Inserimento dei fiocchi d’acciaio nei fori precedentemente realizzati ed inghisaggio con stucco epossidico; A stucco ancora fresco spaglio di sabbia di quarzo fine asciutta per ottimizzare i successivi strati di finitura (intonaco, pittura, ecc.); Ripristino di intonaco ed ornamenti.
scheda 03
Interventi di Livello 3: Rinforzo locale dell’intero subassemblaggio nodale con materiali compositi. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento consiste nell’applicazione di un sistema di rinforzo in materiale composito di tipo FRP sul pannello di nodo e sulle estremità di travi e pilastri. L’intervento ha l’obiettivo di incrementare le prestazioni sismiche dell’intero subassemblaggio nodale (pannello di nodo ed estremità di travi e pilastri). INDAGINI PRELIMINARI Programma di indagini in-situ per la caratterizzazione dei materiali e la definizione del livello di conoscenza. Indagini visive sulla presenza di lesioni. Indagini per valutare la presenza di calcestruzzo ammalorato.
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MODALITÀ DI ESECUZIONE
Rimozione dell’intonaco e degli ornamenti per una fascia riguardante il pannello di nodo e l’estremità di travi e pilastri; Demolizione di porzioni tamponatura in prossimità dei 4 angoli del pannello di tamponatura per una lunghezza sia su travi che pilastri di circa 0.8 m e per uno spessore di 20 cm; Preparazione e pulizia del supporto di calcestruzzo, che comprende: riprofilatura degli spigoli vivi della sezione in c.a. con raggio di curvatura minimo r=25mm; pulizia tramite aria compressa; bagnatura supporto; applicazione del primer epossidico; Applicazione del primo strato di stucco epossidico e di due fasce ad X di tessuto composito fibrorinforzato a base di fibre di acciaio ad alta resistenza (SRP) in forma di tessuto unidirezionale in fili (corde) con una spatola dentata in uno spessore di circa 1-2 mm; Posa in opera di connettori metallici (chiodi) manualmente o con idoneo utensile meccanico, per il fissaggio del tessuto in aderenza alla superficie in c.a. di supporto e per la conservazione del corretto posizionamento del tessuto durante l’esecuzione delle successive fasi applicative. Applicazione del secondo strato di stucco epossidico; Applicazione di uno strato di resina epossidica e di uno strato di CFRP quadriassiale; applicazione secondo strato di resina e passaggio del rullo dentato per favorire l’impregnazione, applicazione secondo strato di tessuto quadriassiale e dell’ultimo strato di resina; Applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP all’estremità dei pilastri (superiore ed inferiore) a completo avvolgimento per una lunghezza misurata sull’asse del pilastro di 80 cm; Applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP all’estremità di travi con avvolgimento ad U per una lunghezza misurata sull’asse della trave di 80 cm; Provvedere a “spagliare” della sabbia fine sull’ultimo strato di resina applicato, al fine di assicurare il futuro idoneo aggrappo dei materiali; Ripristino intonaco ed ornamenti.
401
scheda 04
Interventi di Livello 4: Rinforzo a taglio di pilastri con materiali compositi. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento consiste nell’applicazione di un sistema di rinforzo in materiale composito di tipo FRP sui pilastri. Il rinforzo va eseguito in completo avvolgimento e a tutta altezza in configurazione continuo o discontinuo (strisce). L’intervento ha l’obiettivo di incrementare la resistenza a taglio dei pilastri.
INDAGINI PRELIMINARI Programma di indagini in-situ per la caratterizzazione dei materiali e la definizione del livello di conoscenza. Indagini visive sulla presenza di lesioni. Indagini per valutare la presenza di calcestruzzo ammalorato. MODALITÀ DI ESECUZIONE
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Rimozione dell’intonaco (ove presente) e rimozione corticale con idonei mezzi meccanici non battenti del c.a. ammalorato (ove presente) lungo l’intera superficie del pilastro. Depolverizzazione delle superfici di intaglio e lavaggio con acqua a bassa pressione; Demolizione di porzioni tamponatura in prossimità dei pilastri a tutta altezza per uno spessore di 20 cm; Preparazione e pulizia del supporto di calcestruzzo, che comprende: riprofilatura degli spigoli vivi della sezione in c.a. con raggio di curvatura minimo r=25mm; pulizia tramite aria compressa; bagnatura supporto; applicazione del primer epossidico; Applicazione di uno strato di stucco epossidico attraverso una spatola dentata; Applicazione di uno strato di resina epossidica attraverso un pennello o un rullo a pelo corto; applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP per l’intera altezza a completo avvolgimento; applicazione secondo strato di resina e passaggio del rullo dentato per favorire l’impregnazione; Provvedere a “spagliare” della sabbia fine sull’ultimo strato di resina applicato, al fine di assicurare il futuro idoneo aggrappo dei materiali per le successive lavorazioni a completamento; Ripristino intonaco ed ornamenti.
L’elenco completo delle fasi di lavorazione e delle lavorazioni preliminari è disponibile nel Manuale ReLUIS: “Linee Guida per Riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni” [5].
402
scheda 05
Interventi di Livello 4: Rinforzo del solaio con materiali compositi. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento mira ad incrementare la resistenza a flessione del solaio attraverso l’impiego di materiali compositi da applicare in corrispondenza dei travetti del solaio in c.a. Le fibre andranno disposte all’estradosso o all’intradosso in funzione delle carenze strutturali evidenziate.
INDAGINI PRELIMINARI Programma di indagini in-situ per la caratterizzazione dei materiali e la definizione del livello di conoscenza. Indagini visive sulla presenza di lesioni. Indagini per valutare la presenza di calcestruzzo ammalorato. MODALITÀ DI ESECUZIONE
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Rimozione dell’intonaco e degli ornamenti per tutto l’intradosso del solaio. Depolverizzazione delle superfici di intaglio e lavaggio con acqua a bassa pressione; Preparazione e pulizia del supporto di calcestruzzo e applicazione del primo strato di stucco epossidico; Applicazione di uno strato di resina epossidica e applicazione di uno strato di tessuto unidirezionale CFRP per l’intera lunghezza dei travetti, applicazione secondo strato di resina e passaggio del rullo dentato per favorire l’impregnazione; Provvedere a “spagliare” della sabbia fine sull’ultimo strato di resina applicato, al fine di assicurare il futuro idoneo aggrappo dei materiali per le successive lavorazioni a completamento; Applicazione del presidio antisfondellamento tramite incollaggio con colla in vinilestere di rete in fibra di vetro bidirezionale; Ripristino intonaco ed ornamenti.
L’elenco completo delle fasi di lavorazione e delle lavorazioni preliminari è disponibile nel Manuale ReLUIS: “Linee Guida per Riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni” [5].
403
scheda 06
Interventi di Livello 4: Presidio antisfondellamento del solaio. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento mira ad evitare il fenomeno dello sfondellamento del solaio (distacco e caduta della parte inferiore delle pignatte o dell’intonaco) attraverso l’impiego una rete in fibra di vetro da applicare all’intradosso del solaio.
INDAGINI PRELIMINARI Indagini visive sulla presenza di lesioni. Indagini per valutare la presenza di calcestruzzo ammalorato, di ferri d’armatura ossidati o di pignatte lesionate. MODALITÀ DI ESECUZIONE
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404
Rimozione dell’intonaco e degli ornamenti per tutto l’intradosso del solaio. Depolverizzazione delle superfici di intaglio e lavaggio con acqua a bassa pressione; Applicazione di primer acrilico in dispersione acquosa consolidante e antipolvere su tutta la superficie all’intradosso del solaio; Applicazione di un primo strato di adesivo monocomponente ad acqua con un rullo a pelo corto; Applicazione di rete apprettata in fibra di vetro bidirezionale bilanciata avendo cura di stenderla senza lasciare alcuna grinza; Applicazione di secondo strato di adesivo monocomponente ad acqua pressando bene il tutto in modo da fare aderire il rinforzo al supporto; Ripristino di intonaco ed ornamenti.
scheda 07
Interventi di Livello 2: Inserimento di catene in acciaio pretese con funzione di contrasto ai meccanismi di ribaltamento. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento mira a ricostituire e restituire un comportamento scatolare e monolitico dell’insieme delle pareti murarie. Gli incatenamenti rendono possibile alle pareti murarie di interagire mutuamente e fornire una risposta il più possibile “globale” nei confronti delle azioni orizzontali.
INDAGINI PRELIMINARI Programma di indagini in-situ per la caratterizzazione dei materiali e la definizione del livello di conoscenza.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
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Rimozione intonaco ed ornamenti in corrispondenza del punto di applicazione del capochiave; pulizia ed eventuale livellamento del supporto murario in corrispondenza di applicazione del capochiave; Foratura delle pareti da incatenare delle pareti di contrasto; passaggio delle catene e posizionamento delle piastre; allungamento a caldo della catena; verifica di rettilineità della catena; fase di tiro delle catene e fase di ancoraggio; Ripristino intonaco ed ornamenti in corrispondenza dei capochiave.
L’elenco completo delle fasi di lavorazione e delle lavorazioni preliminari è disponibile nel Manuale ReLUIS: “Linee Guida per Riparazione e rafforzamento di elementi strutturali, tamponature e partizioni” [5].
405
scheda 08
Interventi di Livello 3: Chiodatura dei cantonali e dei pannelli murari perimetrali. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento di chiodatura ha come obiettivo il miglioramento dell’ammorsamento tra pareti ortogonali nelle zone di spigolo o nei pannelli murari perimetrali. L’intervento ha lo scopo di stabilizzare fuori piano le pareti di elevate dimensioni (larghezza e altezza) e migliorare il comportamento regolare e scatolare dell’intero edificio.
INDAGINI PRELIMINARI Programma di indagini in-situ per la caratterizzazione dei materiali e la definizione del livello di conoscenza. Indagini visive per valutare il grado di ammorsamento delle pareti ortogonali. MODALITÀ DI ESECUZIONE
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Esecuzione dei fori del diametro di 30 mm con trapano a rotazione; saturazione dei fori con acqua, 24 ore prima dell’iniezione, in modo da eliminare polvere e detriti; Posizionamento dei tubi in fibra di carbonio all’interno dei fori con i relativi ugelli di iniezione; posizionamento dei tubicini di sfiato e successiva sigillatura dei fori con cemento a presa rapida; Preparazione e successiva iniezione con pompa manuale di boiacca a base di legante idraulico fillerizzato superfluido, esente da cemento, resistente ai sali, composto da calce ed EcoPozzolana, che una volta indurita possiede caratteristiche simili in termini di resistenza meccanica, modulo elastico e porosità delle malte impiegate originariamente nella costruzione degli edifici; Rimozione dei boccagli e sigillatura dei fori con malta di allettamento; Ripristino intonaco ed ornamenti.
scheda 09
Interventi di Livello 3: Collegamento dei pannelli murari alle travi dei solai. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento consiste nel solidarizzare mutuamente l’impianto murario portante verticale complessivo costituito dai muri perimetrali e/o di spina su cui sono impostati gli orizzontamenti e gli orizzontamenti stessi. Il collegamento realizzato con l’adozione di ancoraggi (fiocchi) in materiali compositi sono adesi con matrici epossidiche alle travi del solaio e risvoltati con formazione di testa di contrasto sulla superficie esterna della parete muraria attraversata per l’imperniazione. INDAGINI PRELIMINARI Indagini visive per la verifica di eventuali carenza di ammorsamento delle pareti murarie nel solaio che potrebbero comportare lo sfilamento degli orizzontamenti e la successiva perdita dell’incatenamento perimetrale. MODALITÀ DI ESECUZIONE
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Rimozione dell’intonaco e degli ornamenti per una fascia di diametro 40 cm a cavallo del foro. Depolverizzazione delle superfici di intaglio e lavaggio con acqua a bassa pressione; Foratura del muro per l’intero spessore in corrispondenza della trave, con utensile non battente (diametro foro non inferiore a 14 mm). Eseguire due fori ai lati della trave; Inserimento dei fiocchi d’acciaio nei fori precedentemente realizzati ed inghisaggio con stucco epossidico sia sul muro che sulle travi; A stucco ancora fresco spaglio di sabbia di quarzo fine asciutta per ottimizzare i successivi strati di finitura (intonaco, pittura, ecc.); Ripristino di intonaco ed ornamenti.
407
scheda 10
Interventi di Livello 4: Intonaco armato con rete in materiali compositi. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione L’intervento consiste nel rinforzo di pareti murarie con rete a maglie quadrate bilanciata in fibra di vetro (GFRP) inserita all’interno di una matrice di malta cementizia.
INDAGINI PRELIMINARI Programma di indagini in-situ per la caratterizzazione dei materiali e la definizione del livello di conoscenza. Indagini visive per valutare la presenza di degrado o di lesioni. MODALITÀ DI ESECUZIONE
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Rimozione dell’intonaco e degli ornamenti. Depolverizzazione delle superfici di intaglio e lavaggio con acqua a bassa pressione; La muratura, in corrispondenza della zona di intervento, deve essere bagnata con supporto portato a saturazione a superficie asciutta, per evitare la sottrazione del lattice alla matrice del sistema di rinforzo da parte delle pietre, pregiudicandone la corretta presa. Preparazione della matrice (malta) e predisposizione della rete (griglia) a maglie quadrate bilanciata (0°, 90°) in fibra di vetro di qualità alcali-resistente (vetro A.R.) o in fibra di basalto, apprettata durante la preparazione della matrice (malta), la polvere viene additivata con il lattice che ne migliora l’adesione al supporto. Contemporaneamente vengono tagliate (cutter, forbici) e predisposte a piè d’opera, le reti delle dimensioni opportune. Esecuzione del rinforzo in corrispondenza della superficie muraria: viene applicato con spatola metallica piana, un primo strato uniforme di malta fino a realizzare uno spessore minimo di 4 mm. Se la superficie muraria di supporto, presenta sensibili irregolarità da pareggiare con un livellamento anche di alcuni centimetri, applicare la malta in più strati, ciascuno di spessore minore di 6 mm, in sequenza “a fresco” fino al raggiungimento dello spessore richiesto. In alternativa utilizzare lo stesso tipo di malta con carica di inerti fini formulata per applicazioni fino a 25 cm per mano. Sullo strato di malta ancora “fresco”, viene posizionata la rete, esercitando una leggera pressione con una spatola metallica piana in modo da farla aderire perfettamente alla malta applicata. Applicazione “a fresco”, con spatola metallica piana, del secondo strato uniforme di malta a completa ricopertura della rete, fino a realizzare uno spessore di circa 4 mm; Il rinforzo presenta al finito complessivamente lo spessore di circa 8 mm e 10 mm (nel caso di superficie muraria di supporto regolare); Ripristino di intonaco ed ornamenti.
Schede tecniche INTERVENTI DI EFFICIENTAMENTO ENERGETICO
410
scheda 01
Isolamento termico della copertura attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Le coperture piane presentano, di norma, guaina impermeabilizzante al di sopra dell’isolante. Pertanto, occorre predisporre necessariamente, al di sotto di questo, anche strato di barriera al vapore, al fine di evitare ristagno di umidità in punti freddi della struttura. La scelta del materiale isolante, oltre che in funzione della conducibilità, calore specifico, permeabilità al flusso di vapore e densità, deve rispondere anche a requisiti di stabilità dimensionale e risposta alle sollecitazioni meccaniche. In coperture inclinate, l’isolamento può avvenire all’intradosso o all’estradosso della falda, mediante utilizzo di materiale isolante, rispettivamente al di sotto dello strato strutturale o al di sopra di questo. Nel caso di isolamento in estradosso, comunque al di sopra dei pannelli isolanti (posati sopra la struttura), vi saranno guaina impermeabilizzante, listelli a semplice orditura o incrociati, strato esterno con coppi. La distanza tra orditura dei listelli e tegole soprastanti può favorire la ventilazione del tetto. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Le lavorazioni prevedono preparazione del fondo e posa in opera della barriera al vapore, anche utilizzando primer fissativi qualora la struttura presenti parti polverose. Si prevede successivo incollaggio di pannelli isolanti, mediante applicazione su una spalmatura di bitume continua ed uniforme, operando adeguata pressione su tutta la superficie dei pannelli e in particolare sui bordi. Relativamente alla finitura con guaina, adoperare membrane sintetiche o bituminose, nei tipi adatti per incollaggio a freddo.
411
scheda 02
Isolamento termico delle pareti verticali confinanti con l’ambiente esterno attraverso l’installazione di un cappotto termico esterno DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Il cappotto termico prevede installazione di materiale isolante, in pannelli incollati e/o tassellati, sul lato esterno di muri perimetrali dell’edificio, con il fine di ridurre le dispersioni termiche, che si traduce in un risparmio sui costi energetici ed economici di riscaldamento. L’isolamento a cappotto, allorquando possibile, rappresenta la tecnologia di isolamento più efficace, consentendo anche eliminazione dei ponti termici. La scelta di un isolante, oltre che basata sulla sua bassa conducibilità termica (λ, W/mK), si opera anche su altri parametri fondamentali, e quindi la densità (ρ, kg/ m3), il calore specifico (c, J/kgK), la stabilità dimensionale, la resistenza a compressione, il creep (meglio noto come “scorrimento viscoso”).
MODALITÀ DI ESECUZIONE
La posa in opera di un sistema a cappotto, a valle della preparazione del fondo, consta di una serie di fasi successive, e quindi posa dell’elemento isolante, solitamente in pannelli incollati e/o tassellati (al fine di garantire fissaggio meccanico alla struttura della parete) e successivo rifacimento degli intonaci, con applicazione della finitura, rasante, armatura in fibra di vetro, rivestimento o tinteggiatura. Nel caso in cui il rivestimento, particolarmente consistente (e.g., listelli di pietra, clinker, etc.) dovesse richiedere supporto meccanico adeguato, la scelta dell’isolamento e del materiale adottato deve essere specifica, al fine da poter assolvere anche alle necessità di adeguata risposta meccanica.
412
scheda 03
Isolamento termico delle pareti verticali a cassa vuota confinanti con l’ambiente esterno attraverso l’insufflaggio di isolante in intercapedine e isolamento termico dall’interno. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
L’isolamento termico può essere realizzato anche senza intervenire sulla facciata esterna. In particolare, altre tecniche di isolamento prevedono azione: a) in intercapedine, b) dall’interno. L’isolamento in intercapedine può essere eseguito inserendo una contro-parete isolante nella parte interna della facciata oppure mediante insufflaggio di materiale sciolto o a spruzzo all’interno della cavità presente tra due paramenti murari. L’isolamento in intercapedine è generalmente meno efficace dell’isolamento a cappotto (non risolve i ponti termici). Relativamente all’isolamento dall’interno, tale sistema è da adottare solo quando gli altri due non sono possibili. Nell’applicare il sistema di coibentazione all’interno dell’involucro edilizio, occorre porre una grande attenzione al comportamento igrometrico della muratura.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
Le lavorazioni per realizzare isolamento termico in intercapedine si differenziano in funzione della tipologia di parete. In tamponature a cassa vuota, si procede mediante foratura e insufflaggio di materiale sciolto, in granuli, povere o schiuma, all’interno della cavità tra i due tavolati murari. Più raramente, si procede alla rimozione della fodera interna, applicazione di pannelli isolanti, rifacimento del paramento. I costi sono ben minori rispetto a quelli dell’isolamento a cappotto. L’isolamento dall’interno prevede lavorazioni simili a quelle del cappotto esterno. Il vantaggio consiste nell’assenza del bisogno di ponteggi; la penalizzazione, invece, sussiste nel dover rispristinare gli impianti elettrici e termici lì presenti.
413
scheda 04
Isolamento termico delle pareti verticali confinanti con l’ambiente esterno attraverso l’installazione di intonaci termo-isolanti. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
I termo-intonaci o intonaci termici sono sistemi di rivestimento sostitutivi dei tradizionali strati di completamento, utilizzati per incrementare l’isolamento termico degli edifici. L’evoluzione del mercato di prodotti per edilizia ha messo a disposizione, negli ultimi anni, sistemi ad unico impasto per intonaco termo-isolante nella sua interezza, con spessore sino a 50 mm. L’impasto degli intonaci termici (sempre in forma di polvere, analogamente agli intonaci tradizionali) si differenzia in virtù dell’aggiunta di additivi che ne abbassano la conduttività termica (e.g., sughero, argilla, perlite, silice, silicati, polveri diatomeiche, perle di polistirene espanso, micro-silici reattive).
MODALITÀ DI ESECUZIONE
Le lavorazioni per la posa in opera di un termo-intonaco prevedono, innanzitutto, la preparazione del fondo, pulito e consistente, privo di parti friabili, di polvere e muffe, con tecnica del rincoccio e/o del cuci-scuci per ricostruire le parti mancanti della muratura. Si procede poi alla posa in opera di intonaco termoisolante con l’impiego di materie prime ad alta porosità, igroscopicità e traspirabilità per soffitti e muri interni ed esterni, a base di malta di pura calce idraulica e materiale isolante (sughero, pomice, minerali). Ad essiccazione avvenuta, si applica indurente e si procede a tinteggiatura della parete.
414
scheda 05
Correzione di ponti termici derivanti da interventi strutturali, eventuale rifacimento di porzioni murarie. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
I ponti termici sono numerosi in ogni edificio, dovuti al telaio strutturale (materiale più conduttivo rispetto a quello delle tamponature), oppure connessi alla configurazione geometrica (intersezioni d’angolo e spigoli). Travi e pilastri di calcestruzzo armato sono ponti termici che possono essere risolti mediante rimozione degli intonaci esistenti, applicazione di alcuni centimetri di materiale isolante, ripristino della finitura. Un intervento migliorativo potrebbe anche consistere nell’adozione locale di termo-intonaco, avendone però verificato la compatibilità, dal punto di vista della dilatazione termica e dell’assorbimento di umidità, con l’intonaco circostante. Altre tecniche di risoluzione riguardano i ponti termici costituiti dalle solette dei balconi, che determinano un ponte passante anche rispetto ad un eventuale isolamento a cappotto degli edifici.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
Si tratta di interventi di isolamento di travi e pilastri di calcestruzzo armato, solette di balconi, altre discontinuità di forma o materiale dell’involucro edilizio. Pertanto, gli interventi di correzione sono quelli riconducibili all’incremento di isolamento termico, anche se in questo caso si tratta di interventi puntuali. I costi e le lavorazioni sono quelle descritti ai punti precedenti. Cambiano, ovviamente, le quantità, essendo qui riferite solo a porzioni di involucro.
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scheda 06
Applicazione di rivestimenti alto-riflettenti sulla copertura finalizzati all’ottenimento di un “cool roof”. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Descrizione Sia per il comfort in ambienti interni non climatizzati, sia per la riduzione delle richieste energetiche in edifici a microclima controllato, intervenire sulle caratteristiche spettrali delle superfici esterne rappresenta soluzione efficace. Ciò può essere ottenuto mediante finiture esterne (cool colors), caratterizzate da elevata riflettenza, elevata emissività. L’American Society for Testing and Materials (ASTM) ha introdotto l’indice SRI - Solar Reflectance Index. Finiture caratterizzate da elevati valori dell’indice SRI risultano utili alla riduzione dei picchi di domanda di energia in regime estivo e della energia richiesta per la climatizzazione estiva, migliorando anche il comfort termico in ambiente.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
Applicazione di membrana elastomerica per risparmio energetico di tipo “cool roof”, avente rivestimento con lamina goffrata di alluminio puro, pre-verniciatura industriale a caldo bianca altamente duratura, con SRI (norma ASTM E1980) superiore al 95%. In caso di tetto al rustico (caso più drastico), sono necessarie lavorazioni precedenti, e quindi formazione di massetto di pendenza, primer bituminoso, posa a secco di strato di diffusione vapore, predisposizione aeratori, applicazione barriera al vapore, strato di isolamento termoacustico, applicazione di guaina.
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scheda 07
Sostituzione dei componenti trasparenti dell’involucro edilizio. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Dimensioni, forme e orientamento delle finestre influiscono sulle dispersioni energetiche e sull’entità dei guadagni solari. Una vetrata singola è caratterizzata da un valore di trasmittanza non inferiore a 5.7 W/m2K, una vetrata doppia (i.e., “vetrocamera”) raggiunge valori anche inferiori a 1.2 W/m2K, se le lastre sono trattate e l’intercapedine è riempita in gas. Oltre al vetro doppio esistono anche soluzioni con 3 e 4 lastre. Analogamente, oltre al comportamento basso-emissivo (che migliora la prestazione energetica invernale), esistono i vetri a controllo solare, e quindi una soluzione ottimale in regime estivo. Tali sistemi hanno un fattore solare (ossia la percentuale di energia che attraversa il vetro in rapporto all’energia solare incidente) basso, comportando, di contro, un aumento dei costi di riscaldamento in inverno. Altre tipologie sono i vetri foto-cromici, termocromici, a cristalli liquidi, elettro-cromici. Per quanto concerne i sistemi di infisso, serramenti di nuova generazione, in legno, plastica e metallo a taglio termico, garantiscono ottimo isolamento termico del serramento MODALITÀ DI ESECUZIONE
Rimozione dei serramenti esistenti, effettuata senza danneggiare le parti recuperabili. In seguito, posa in opera dei serramenti nuovi, elementi fissi e/o apribili, con valori di trasmittanza opportuni e tali da usufruire di incentivazione. I vetro-camera, di spessore adeguato, anche in virtù della sicurezza anti-sfondamento, avranno intercapedine riempita di gas idoneo per il raggiungimento dei requisiti del D.M. 26/06/2015. Gli infissi ed i vetri dovranno essere dotati di certificazione CE.
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scheda 08
Ripristino e manutenzione straordinaria dei componenti trasparenti dell’involucro. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
La semplice manutenzione straordinaria degli infissi esistenti può essere una soluzione a minimo impatto, economico ed architettonico, con ottimi riscontri sulle prestazioni energetiche. Finestrature in vetro semplice, se caratterizzate da una buona tenuta all’aria, non devono essere necessariamente sostituite con vetrocamera. In definitiva, la sostituzione dei vetri, principalmente quando tale intervento si caratterizza per difficoltà e alti costi, può essere, in una logica di manutenzione più lieve, sostituito da una meticolosa attività di piallatura e/o rettifica e o sostituzione dei soli serramenti ammalorati, rifacimento guarnizioni, sigillatura con silicone delle cavità. Tali interventi minimi, oltre a consentire una maggiore conservazione dei caratteri di autenticità del manufatto architettonico nel suo complesso, possono indurre importanti risparmi energetici.
MODALITÀ DI ESECUZIONE
Le lavorazioni consistono in una straordinaria attività di manutenzione dei serramenti. Il costo per il ripristino delle finestre, in particolare con riferimento ad una maggiore tenuta all’aria, è difficilmente identificabile in via generale. Includendo la manodopera, un intervento di sigillatura con nuove guaine o silicone può costare pochi euro al metro lineare, mentre ben più onerosa è la rettifica di serramenti in legno, con piallatura e tinteggiatura.
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scheda 09
Installazione di valvole termostatiche e contabilizzatori di calore in corrispondenza dei corpi scaldanti. DESCRIZIONE
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ILLUSTRAZIONE TECNICA
Un’efficace termoregolazione implica un consistente aumento del rendimento di regolazione dell’impianto di riscaldamento, fino a valori prossimi al 99% per una regolazione di singolo ambiente in abbinamento ad una regolazione climatica centrale con logica PI o PID. Per predisporre l’impianto di riscaldamento alla termoregolazione è necessario installare valvole termostatiche sui singoli corpi scaldanti con minimi costi di investimento ed elevati risparmi sui costi di esercizio. Sono richiesti modesti interventi in centrale sulle pompe o di by-pass sulle montanti. La temoregolazione deve essere accompagnata dall’installazione di contabilizzatori (o ripartitori) di calore per garantire la suddivisione dei costi di esercizio tra i condomini sulla base degli effettivi consumi energetici. L’intervento di contabilizzazione si realizza principalmente con l’installazione dei ripartitori sui radiatori, contabilizzazione indiretta, o sui collettori di appartamento, contabilizzazione diretta. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Installazione di valvole termostatiche sui singoli corpi scaldanti. Adeguamento della rete idronica e distributiva: installazione di pompe ad inverter o bypass sulle montanti. Contabilizzazione indiretta per impianti a distribuzione verticale > Installazione di ripartitori di calore sui singoli corpi scaldanti. Contabilizzazione diretta per impianti a distribuzione orizzontale > Installazione di ripartitori di calore sui singoli corpi scaldanti o sui collettori di ogni singola unità immobiliare.
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scheda 10
Installazione di una caldaia centralizzata ad alto rendimento in sostituzione di quella esistente. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Si tratta di un intervento altamente impattante, soprattutto quando la caldaia centralizzata esistente è caratterizzata da bassi rendimenti, inferiori all’85%. La nuova caldaia ad alta rendimento può essere a temperatura scorrevole o a condensazione. Quest’ultima assicura rendimenti più elevati, ma lavora bene quando l’acqua nel circuito è a bassa temperatura, che implica l’alimentazione dei terminali di riscaldamento a temperature non superiori ai 60°C. Le caldaie a temperatura scorrevole consentono il raggiungimento di elevati valori di rendimento (anche superiori al 95%) principalmente perché la temperatura di mandata dell’impianto è regolata in funzione del carico termico. Le caldaie a condensazione sono caratterizzate da una temperatura dei fumi inferiore rispetto alle caldaie tradizionali. In tal modo, si riducono “le perdite al camino”, essendo recuperata l’energia dalla condensazione del vapore acqueo contenuto nei fumi stessi: si aumenta così il rendimento termico utile. Tali caldaie sono caratterizzate da rendimenti convenzionali variabili tra il 98 – 105% (il rendimento si calcola rispetto al potere calorifico inferiore). Verificandosi, però, il fenomeno della condensa degli acidi, sono necessari materiali più pregiati e costosi. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Fornitura e posa in opera di gruppo termico a basamento a temperatura scorrevole e/o a condensazione senza limite minimo di temperatura dell’acqua di ritorno, costruito in acciaio ed avente le seguenti caratteristiche: mantello in lamiera d’acciaio, materassino isolante in lana minerale di spessore adeguato, scambiatore di calore resistente alla corrosione in lega di alluminio-silicio o in lega di alluminio o in lega “Alufer”, camera di combustione verticale e parti interne della caldaia a contatto con i fumi in acciaio inossidabile, bruciatore modulante a pre-miscelazione, tipo a irraggiamento o a tappeto o cilindrico, accensione elettronica (senza fiamma pilota), valvola di sicurezza e regolazione gas, pressostato gas e pressostato aria, ventilatore per adduzione aria comburente, pressione d’esercizio di almeno 3 bar.
420
scheda 11
Installazione di un impianto di climatizzazione inverno – estate a espansione diretta VRF – VRV in sostituzione dell’impianto esistente. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Tale intervento prevede di “by-passare” gli impianti di riscaldamento e raffrescamento esistenti, soprattutto se poco efficienti, e di sostituirli con un impianto VRV (“Variable Refrigerant Volume”) - VRF (“Variable Refrigerant Flow”). Quest’ultimo è un impianto ad espansione diretta costituito da un’unica (o alcune) unità esterna dotata di compressore con inverter e di una batteria di scambio, che è collegata a più unità interne – collocate nelle diverse zone termiche dell’edifico – costituite da ventilatore, batteria di scambio, valvola termostatica elettronica e valvola di deviazione a cassetto. Si tratta di impianti frigoriferi/pompe di calore con inversione di ciclo con unità interne che si comportano da evaporatore nella stagione di raffrescamento e da condensatore in quella di riscaldamento. La regolazione di zona avviene sia variando la portata di fluido refrigerante che alimenta ogni singola unità interna sia agendo sulla velocità del ventilatore. Ciò consente di raggiungere elevati valori, anche superiori a 4, dell’ESEER (“European Seasonal Energy Efficency Ratio”) nella stagione di raffrescamento e del SCOP (“Seasonal Coefficient of Performance”) in quella di riscaldamento. Tra i principali vantaggi offerti dagli impianti VRV/ VRF vanno sottolineati i seguenti: elevate efficienze, modularità, velocità di installazione, sezioni ridotte delle tubazioni, assenza di centrali termiche con annesse linee di adduzione di gas naturale. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Il fluido frigorigeno e la tipologia d’impianto non devono essere differenti da quelli selezionati nella UNI EN 378-1. Le apparecchiature installate in esterno non dovranno essere accessibili alle persone non autorizzate. È inoltre necessario assicurarsi che nessuna perdita di fluido frigorigeno possa penetrare nell’edificio generando un pericolo per le persone. Le unità moto-condensanti dovranno essere tutte controllate da inverter, inoltre le unità esterne dovranno poter funzionare correttamente: - in raffrescamento: quando la temperatura esterna sia anche molto elevata, fino a 40-45 °C; - in riscaldamento (utilizzo in pompa di calore): quando la temperatura esterna sia anche molto bassa, fino a -10 °C. Dovrà essere previsto un apposito sistema di sbrinamento delle moto-condensanti.
421
scheda 12
Installazione di un impianto fotovoltaico in copertura. DESCRIZIONE
ILLUSTRAZIONE TECNICA
Si propone la realizzazione di un impianto fotovoltaico con pannelli in silicio poli-cristallino, essendo il più conveniente per applicazioni edilizie. La collocazione di tali pannelli è prevista in copertura per garantire un massimo sfruttamento degli spazi ed anche per proteggere la copertura stessa dagli agenti metereologici come vento e radiazione solare. I pannelli saranno collocati in modo ottimale, per quanto concerne assenza di ombreggiamenti, orientamento (a sud) e angolo di tilt (per l’Italia il tilt ottimale è compreso tra 30° ed 35°). L’impianto fotovoltaico sarà connesso alla rete elettrica di distribuzione e l’energia prodotta sarà assorbita o immessa in rete in accordo con le regole dell’AEEG. A tal riguardo, sarà dotato di inverter per la conversione della corrente continua in corrente alternata. Al fine di ottenere la massima convenienza economica, l’impianto sarà dimensionato per un fattore di copertura del fabbisogno di energia elettrica del sistema edifico-impianti pari al 50% se la superficie disponibile di copertura è sufficiente. L’aliquota della superfice della copertura che sarà occupata da pannelli fotovoltaici si può valutare considerando che un impianto di 1 kW elettrico di picco occupa circa 10 m2, di cui 4-6 m2 per i moduli fotovoltaici (in funzione dell’efficienza delle celle), il restante spazio per ridurre le ombre portate (necessaria spaziatura) quando i pannelli vengono accuratemene posizionati. Tra i principali vantaggi offerti dagli impianti fotovoltaici vanno sottolineati i seguenti: assenza di emissioni inquinanti; risparmio dei combustibili fossili; estrema affidabilità poiché non esistono parti in movimento; vita utile superiore a 25 anni) con costi di manutenzione accettabili; modularità del sistema; costo di investimento in netto calo negli ultimi anni. MODALITÀ DI ESECUZIONE
Fornitura e posa in opera di: • impianto fotovoltaico, mediante moduli fotovoltaici di provenienza europea; • dispositivi inverter e tutte le apparecchiature elettriche ed elettroniche per: -) convertire la corrente da continua ad alternata ad adeguato voltaggio, -) stabilizzare, -) contabilizzare l’energia prodotta, auto consumata o immessa in rete; • strutture di supporto e installazione adeguatamente posate in opera, con manodopera qualificata. Utilizzo di materiali idonei (cavi, centraline, sistemi di sicurezza). Disbrigo procedure di richiesta effettuate al GSE. Allaccio alla rete con valutazione distanze tra punto di connessione e cabina di trasformazione media/bassa tensione del GSE, produzione e invio della connessa documentazione. 422
Guida pratica agli incentivi
TIPOLOGIE DI INCENTIVI PER RISTRUTTURAZIONI, RISPARMIO ENERGETICO E INTERVENTI ANTISISMICI
Riferimenti normativi e di indirizzo (1) (2) (3) (4) (5) (6)
Legge n.232 del 11/12/2016 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019”. Decreto legge n.50 del 24/04/2017 coordinato con la legge di conversione n.96 del 21/06/2017. “Disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo”. Disegno di legge di bilancio 2018, in corso di approvazione Interpello n. 954-1191/2017, Agenzia delle Entrate Circolare n. 3/E/2016, Agenzia delle Entrate D.P.R. 917/86 “Testo unico delle imposte sui redditi”
Detrazione per ristrutturazioni edilizie. (1) (6) Fino al 31/12/17 è prevista una detrazione Irpef del 50% delle spese sostenute per interventi di ristrutturazione eseguiti sulle singole unità immobiliari e sulle parti comuni dei condomini, ripartita in 10 annualità di pari importo, per un limite di spesa di 96.000,00 € per unità immobiliare. A partire dal 1/1/18 la detrazione tornerà alla misura ordinaria del 36% e per un importo massimo di 48.000 € per unità immobiliare. Detrazione per Ecobonus. (1) Ecobonus 2017. (1) A partire dal 6/06/13 fino al 31/12/17, per interventi di efficientamento energetico degli immobili, è prevista una detrazione Irpef o Ires fino al 65% delle spese sostenute per unità immobiliare, ripartita in 10 annualità di pari importo. Ecobonus condomini 2017 1. (1) A partire dal 6/06/13 e fino al 31/12/21, per gli interventi di efficientamento energetico delle parti comuni degli edifici condominiali o per interventi che interessino tutte le unità immobiliari del singolo condominio, è prevista una detrazione Irpef o Ires del 65% delle spese sostenute per gli interventi eseguiti nelle singole abitazioni o del 70% se l’intervento interessa almeno il 25% dell’involucro edilizio, ripartita in 10 annualità di 1 Detrazione fiscale cedibile alle imprese che hanno effettuato i lavori o ad altri soggetti privati, che a loro volta hanno la possibilità di cedere il credito ricevuto. 424
pari importo; la detrazione può raggiungere il 75% nel caso in cui l’intervento porti al miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva, per un importo massimo di 40.000 € per unità immobiliare. Detrazione per Sismabonus. (1) (2) Sismabonus 2017. (1) A partire dal 01/01/17 e fino al 31/12/21, per le famiglie e le imprese che effettuano interventi di messa in sicurezza statica di immobili ricadenti nelle zone sismiche 1, 2 e 3, è prevista una detrazione Irpef o Ires pari al 50% delle spese sostenute per un limite di spesa di 96.000,00 € per unità immobiliare. Se gli interventi sono tali da determinare la riduzione di una o due classi di rischio sismico dell’edificio la detrazione, anziché essere del 50% delle spese sostenute, è pari rispettivamente al 70% o all’80%, ripartita in 5 annualità di pari importo, e può essere usufruita per interventi realizzati su tutti gli immobili di tipo abitativo e su quelli utilizzati per attività produttive. Tra le spese detraibili figurano anche quelle effettuate per la classificazione e la verifica sismica degli immobili. Sismabonus condomini 2017. 2 (1) A partire dal 01/01/17 e fino al 31/12/21, per interventi di messa in sicurezza statica effettuati sulle parti comuni dei condomini o sull’intero edificio che determinano la riduzione di una o due classi di rischio sismico, è prevista una detrazione Irpef o Ires pari al 75% o l’85% delle spese sostenute, ripartita in 5 annualità di pari importo, per un importo massimo di 96.000,00 € per unità immobiliare. Tra le spese detraibili figurano anche quelle effettuate per la classificazione e la verifica sismica degli immobili. Acquisto di case antisismiche. (2) Se gli interventi di riduzione del rischio sismico che danno diritto alle più elevate detrazioni (70% - 80% delle spese sostenute) sono effettuati in zona sismica 1 mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, chi compra l’immobile nell’edificio ricostruito può usufruire di una detrazione Irpef o Ires pari, rispettivamente, al 75 o all’85% del prezzo di acquisto della singola unità immobiliare, con limite di spesa di 96.000 €.
2 Detrazione fiscale cedibile alle imprese che hanno effettuato i lavori o ad altri soggetti privati, che a loro volta hanno la possibilità di cedere il credito ricevuto. 425
Detrazione per Sismabonus e/o Ecobonus. (4) Nel caso di interventi volti a migliorare sia le caratteristiche statiche che quelle energetiche degli edifici, poiché non è possibile detrarre la stessa spesa all’interno dei due bonus proposti (Ecobonus e Sismabonus) è necessario suddividere le spese sostenute per la messa in sicurezza statica, che quindi ricadono nel Sismabonus, da quelle sostenute per l’efficientamento energetico, che invece ricadono nell’Ecobonus. Detrazione per bonus mobili. (1) Fino al 31/12/17 è prevista una detrazione del 50% per le spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici, finalizzato all’arredo di immobili oggetto di ristrutturazione. Indipendentemente dall’importo delle spese sostenute per i lavori di ristrutturazione, la detrazione del 50% va calcolata su un importo massimo di 10.000,00 € e ripartita in 10 annualità di pari importo. Per gli interventi di ristrutturazione iniziati nel 2016 l’importo massimo di 10.000,00 € deve essere considerato al netto delle spese sostenute nello stesso anno e per le quali si è fruito della detrazione; il limite riguarda la singola unità immobiliare, comprensiva delle pertinenze, o la parte comune dell’edificio oggetto di ristrutturazione. Detrazione per bonus verde. (3) Il bonus verde 2018, contenuto nella Legge di Bilancio 2018 in corso di approvazione, consiste in una detrazione Irpef per chi sostiene spese per la sistemazione del verde di aree scoperte di pertinenza delle unità immobiliari private di qualsiasi genere, ovvero terrazzi, giardini, balconi, anche condominiali, anche se attraverso impianti di irrigazione e lavori di recupero del verde di giardini di interesse storico. La detrazione del 36%, ripartita in 10 annualità di pari importo, riguarderà importi massimi di 5.000 € per singola unità immobiliare. Detrazione per interventi su immobili vincolati. (5) (6) Per gli interventi di manutenzione, protezione o restauro dei beni di interesse storico e artistico è prevista una detrazione fiscale Irpef del 19%, ripartita in 10 annualità di pari importo. I proprietari di beni vincolati sono infatti obbligati alla loro tutela attraverso periodici e costanti interventi finalizzati alla conservazione, ed è per questo che il Testo Unico delle imposte sui redditi prevede tale agevolazione. 426
La circolare n. 3/E/2016 dellâ&#x20AC;&#x2122;Agenzia delle Entrate ha chiarito che la detrazione fiscale per i beni vincolati è cumulabile con quella del 50% prevista per gli interventi di recupero del patrimonio abitativo esistente; In questo caso, tuttavia, la detrazione è ridotta del 50%.
427
INTERVENTI PUNTUALI, NON ESAUSTIVI E MERAMENTE ESEMPLIFICATIVI, PER I QUALI È POSSIBILE FRUIRE DELLE DETRAZIONI
(elaborazione ACEN dalla guida “Ristrutturazioni edilizie: le agevolazioni fiscali”, pubblicata dall’Agenzia delle entrate in data 22 settembre 2017) Interventi
MODALITÀ
Singola unità immobiliare
Aerosabbiatura
Parti condominiali - Su facciata
Accorpamenti di locali o di altre unità immobiliari
- Spostamento di alcuni locali da una unità immobiliare ad altra o anche unione di due unità immobiliari con opere esterne
Allargamento porte interne
- Con demolizioni di modesta entità, realizzazione di chiusure o aperture interne che non modifichino lo schema distributivo delle unità immobiliari e dell’edificio
Allargamento porte e finestre esterne
- Con demolizioni di modeste proporzioni di muratura
Allarme
- Installazione, sostituzione dell’impianto o riparazione con innovazioni
Ampliamento con formazione di volumi tecnici
- Demolizione e/o costruzione (scale, vano ascensore, locale caldaia, ecc.) con opere interne ed esterne
- Con demolizioni di modesta entità
- Riparazione senza innovazioni - Riparazione con sostituzione di alcuni elementi
Androne
- Rifacimento conservando caratteristiche uguali a quelle preesistenti
Antenna
- Antenna comune in sostituzione delle antenne private
Apertura interna
- Apertura vano porta per unire due unità immobiliari o altri locali con opere interne o apertura sul pianerottolo interno
Ascensore
- Nuova installazione o sostituzione di quello preesistente (esterno o interno) con altro avente caratteri essenziali diversi, oppure per adeguamento L. 13/89
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Balconi
- Rifacimento con altro avente caratteri diversi (materiali, finiture e colori) da quelli preesistenti e nuova costruzione
- Riparazioni parti murarie (frontalini, cielo), sostituzione di parapetti e ringhiere conservando caratteristiche (materiali, sagome e colori) uguali
Barriere architettoniche
- Eliminazione
Box auto
- Nuova costruzione (detraibile, purché reso pertinenziale di una unità immobiliare)
Cablatura degli edifici
- Opere finalizzate alla cablatura degli edifici, a condizione che interconnettano tutte le unità immobiliari residenziali
Caldaia
- Sostituzione o riparazione con innovazioni
- Riparazione senza innovazioni - Riparazione con sostituzione di alcuni elementi
Caloriferi e condizionatori
- Sostituzione con altri anche di diverso tipo e riparazione o installazione di singoli elementi (detraibile nelle singole unità immobiliari se si tratta di opere finalizzate al risparmio energetico) - Installazione di macchinari esterni
- Sostituzione con altri anche di diverso tipo e riparazione o installazione di singoli elementi
Cancelli esterni
- Nuova realizzazione o sostituzione con altri aventi caratteristiche diverse (materiali, dimensioni e colori) da quelle preesistenti
- Riparazione o sostituzione cancelli o portoni, conservando caratteristiche (sagoma e colori) uguali a quelle preesistenti
Canna fumaria
- Nuova costruzione interna o esterna o rifacimento modificando i caratteri preesistenti
- Riparazione o rifacimento, interno ed esterno conservando caratteristiche (materiali, sagoma e colori) uguali a quelle preesistenti
Cantine
- Effettuazione di suddivisioni interne con demolizioni e ricostruzioni tavolati - Opere esterne con modifiche delle caratteristiche delle pareti, porte e finestre
- Riparazione conservando caratteristiche (materiali e colori) uguali a quelle preesistenti
Centrale idrica
- Riparazioni varie con modifiche distributive interne o esterne - Nuova costruzione (volume tecnico) nell’ambito di un’operazione di manutenzione straordinaria, di un restauro o di una ristrutturazione
- Riparazioni varie interne ed esterne, conservando caratteristiche (materiali, sagoma e colori) uguali a quelle preesistenti
- Riparazioni varie e sostituzione di parti anche strutturali conservando dimensioni uguali a quelle preesistenti
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Centrale termica
- Riparazioni varie interne ed esterne, conservando le caratteristiche (materiali, sagoma e colori) uguali a quelle preesistenti (opere murarie) - Con modifiche distributive interne - Con modifiche esterne (sagoma, materiali e colori nuova costruzione volume tecnico) nell’ambito di un’operazione di manutenzione straordinaria, di un restauro o di una ristrutturazione
Citofoni, videocitofoni e telecamere
- Sostituzione o nuova installazione con le opere murarie occorrenti
Contenimento dell’inquinamento acustico
- Opere finalizzate al contenimento realizzate anche in assenza di opere edilizie propriamente dette (detraibile, purché sia certificato il raggiungimento degli standard di legge)
Cornicioni
- Nuova formazione o rifacimento con caratteristiche diverse da quelle preesistenti
- Rifacimento o sostituzione conservando i caratteri essenziali preesistenti (materiali, dimensioni)
Davanzali finestre e balconi
- Nuova realizzazione o sostituzione di quelli preesistenti con altri aventi caratteristiche diverse (materiali, finiture e colori)
- Riparazione o sostituzione conservando i caratteri essenziali preesistenti
Facciata
- Rifacimento, anche parziale, modificando materiali e/o colori (o anche solo i colori)
- Piccola apertura per sfiatatoio gas, rifacimento, anche completo, con materiali e colori uguali a quelli preesistenti
Finestra
- Nuova apertura o modifica di quelle preesistenti - Sostituzione con finestre di sagoma, materiale e colori diversi
- Sostituzione senza modifica della tipologia di infissi
Fognatura
- Nuova costruzione o rifacimento con dimensioni e/o percorso diversi da quello preesistente, con opere interne o esterne (dal limite della proprietà fino alla fognatura pubblica)
- Riparazione o sostituzione della canalizzazione fognaria, fino al limite della proprietà del fabbricato
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- Riparazioni varie interne ed esterne, conservando caratteristiche (materiali, sagoma e colori) uguali a quelle preesistenti
Garage
- Riparazioni varie e sostituzioni di parti con caratteristiche diverse da quelle preesistenti - Nuova costruzione (detraibile, se reso pertinenziale ad una unità immobiliare)
- Riparazioni varie e sostituzione di parti anche strutturali conservando dimensioni uguali a quelle preesistenti
Gradini scale
- Sostituzione gradini interni e esterni, modificando la forma, le dimensioni o i materiali preesistenti
- Sostituzione con gradini uguali a quelli preesistenti, interni e esterni
Grondaie
- Nuova installazione o sostituzione con modifiche della situazione preesistente
- Riparazione o sostituzione senza modifiche della situazione preesistente
Impianto di riscaldamento autonomo interno (purché conforme al DM 37/2008 – ex legge 46/90)
- Nuovo impianto, senza opere edilizie - Nuovo impianto con opere edilizie esterne (canna fumaria e/o altre opere interne o esterne) per riscaldamento o ventilazione - Riparazioni con ammodernamenti e/o innovazioni
- Riparazione dell’impianto senza innovazioni, riparazione con ammodernamenti e/o innovazioni
Impianto elettrico
- Sostituzione dell’impianto o integrazione per messa a norma
- Sostituzione dell’impianto o integrazione per messa a norma
Impianto idraulico
- Sostituzione o riparazione con innovazioni rispetto al preesistente
- Riparazione senza innovazioni o sostituzioni
Inferriata fissa
- Sostituzione con innovazioni rispetto alla situazione preesistente - Nuova installazione con o senza opere esterne
- Sostituzione di quelle preesistenti senza modificare la sagoma e/o i colori
Infissi esterni
- Nuova installazione o sostituzione con altri aventi sagoma, materiali o colori diversi (solo se riguarda l’intera facciata)
- Riparazione o sostituzione, conservando la sagoma, i materiali e i colori uguali a quelli preesistenti - Sostituzione con altri infissi conservando le caratteristiche preesistenti
Infissi interni
Interruttore differenziale
- Sostituzione o riparazione con innovazioni
- Riparazione senza innovazioni o riparazione con sostituzione di alcuni elementi
Intonaci esterni facciata
- Intonaci e tinteggiatura esterna con modifiche a materiali e/o colori
- Intonaci e tinteggiatura esterna conservando materiali e colori uguali a quelli preesistenti
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- Intonaci e tinteggiatura interna senza limitazioni di materiale e colori
Intonaci interni Lastrico solare
- Rifacimento con materiali diversi rispetto a quelli preesistenti
- Rifacimento conservando materiali uguali a quelli preesistenti
Locale caldaia
- Riparazioni murarie varie con modifiche rispetto alla situazione preesistente - Nuova formazione (volume tecnico) o esecuzione di interventi esterni che modificano materiali-finiture-colori
- Riparazioni murarie varie conservando le suddivisioni interne preesistenti
Lucernari
- Nuova formazione o sostituzione con altri aventi caratteri (sagoma e colori) diversi da quelli preesistenti
- Sostituzione con altri aventi gli stessi caratteri (sagoma e colori) di quelli preesistenti
Mansarda
- Modifiche interne ed esterne con opere edilizie, senza modificarne la destinazione dâ&#x20AC;&#x2122;uso
Marciapiede su suolo privato
- Nuova realizzazione su suolo privato
Messa a norma degli edifici
- Interventi di messa a norma degli edifici (detraibile, purchĂŠ compresa nelle categorie di cui allâ&#x20AC;&#x2122;art. 1, L. 449/97 e siano presentate le certificazioni di legge)
Montacarichi
- Nuova installazione e sostituzione di quello preesistente con altro avente caratteristiche (materiali e colori) diverse da quelle preesistenti
- Riparazione conservando caratteristiche uguali a quelle preesistenti
Muri di cinta
- Realizzazione e sostituzione con modificazioni rispetto alla situazione preesistente
- Riparazione conservando caratteristiche uguali a quelle preesistenti
Muri esterni di contenimento
- Nuova costruzione, demolizione e ricostruzione in altra parte esterna o nello stesso luogo, ma modificando dimensioni, sagoma, materiali e colori
- Riparazione o rifacimento con materiali e sagoma uguali a quelli preesistenti
Muri interni
- Nuova costruzione o demolizione e ricostruzione in altra parte interna
- Riparazione o rifacimento conservando la stessa posizione, anche con materiali diversi
Parapetti e balconi
- Rifacimento o sostituzione con altri aventi caratteri diversi da quelli preesistenti
- Riparazione o rinforzo della struttura conservando caratteri uguali a quelli preesistenti
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- Rifacimento come preesistente
- Riparazioni varie e sostituzione di parti anche strutturali conservando dimensioni uguali a quelle preesistenti
Parcheggi
Parete esterna
- Rifacimento anche parziale modificando materiali e colori (o anche solo i colori)
- Rifacimento, anche completo, con materiali e colori uguali a quelli preesistenti
Parete interna
- Nuova costruzione, demolizione e ricostruzione in altra parte interna
- Riparazione o rifacimento conservando la stessa posizione, anche con materiali diversi
Pavimentazione esterna
- Nuova pavimentazione o sostituzione della preesistente modificando la superficie e i materiali
- Rifacimento con dimensioni e materiali uguali a quelli preesistenti
Pavimentazione interna
- Riparazioni senza innovazioni
Pensilina protezione
- Sostituzione di quella preesistente con altra avente caratteristiche (materiali e colori) diverse da quelle preesistenti
- Rifacimento conservando sagoma e colori preesistenti
autovetture
- Nuova installazione o sostituzione con altra avente sagoma, materiale e colori diversi
- Sostituzione conservando le caratteristiche preesistenti (sagoma e colori)
Persiana
- Nuova installazione o sostituzione con altra avente sagoma, materiale e colori diversi
- Sostituzione conservando le caratteristiche preesistenti (sagoma e colori)
Pianerottolo
- Riparazione struttura con dimensioni e materiali diversi da quelli preesistenti
- Riparazione struttura conservando dimensioni e materiali uguali a quelli preesistenti (interno ed esterno)
Piscina
- Rifacimento modificando caratteri preesistenti
- Riparazione e rinforzo di strutture, conservando le caratteristiche (materiali, sagoma e colori) preesistenti
Porta blindata esterna
- Nuova installazione o sostituzione con altre aventi sagoma o colori diversi
- Sostituzione conservando sagome e colori preesistenti
Porta blindata interna
- Nuova installazione
Porta-finestra
- Nuova installazione o sostituzione con altra avente sagoma e colori diversi - Trasformazione da finestra a porta finestra
- Sostituzione con altra avente gli stessi caratteri essenziali
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Porte esterne
- Nuova installazione o sostituzione con altre aventi sagome o colori diversi e viceversa
- Sostituzione conservando sagome e colori preesistenti - Riparazione, conservando materiali, colori, dimensioni
Porte interne Recinzioni
- Realizzazione di nuova recinzione o sostituzione di quella preesistente con altra avente caratteristiche diverse
Ricostruzione
- Demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria dell’immobile preesistente
Risparmio energetico
- Opere finalizzate al risparmio energetico, realizzate anche in assenza di opere edilizie propriamente dette (detraibile, purché sia certificato il raggiungimento degli standard di legge)
Sanitari
- Sostituzione di impianti (la sostituzione degli apparecchi sanitari è detraibile solo se integrata o correlata a interventi maggiori per i quali spetta l’agevolazione) - Realizzazione di servizio igienico interno
- Riparazione apparecchi sanitari e opere edilizie varie (tubazioni, piastrelle, ecc.)
Saracinesca
- Nuova installazione di qualsiasi tipo o sostituzione di quella preesistente con innovazioni
- Sostituzione con altra, purché vengano conservati dimensioni e colori uguali a quelli preesistenti
Scala esterna
- Nuova installazione, rifacimento e sostituzione con altra di caratteri (pendenza, posizione, dimensioni materiali e colori) diversi dai preesistenti
- Riparazione conservando pendenza, posizione, sagoma, colori e materiali uguali ai preesistenti
Scala interna
- Nuova installazione, rifacimento e sostituzione con altra, modificando pendenza e posizione rispetto a quella preesistente
- Riparazione e sostituzione conservando pendenza sagoma e posizioni preesistenti
Serramenti esterni
- Nuova installazione o sostituzione con altri aventi finiture e colori diversi dai precedenti
- Sostituzione con altri aventi le stesse caratteristiche
Serramenti interni Sicurezza statica
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- Riparazione e sostituzione conservando caratteristiche (sagoma, materiali e colori) preesistenti
- Riparazioni, conservando materiali caratteristiche e colori preesistenti - Opere finalizzate alla sicurezza statica ed antisismica
Solaio
- Sostituzione dei solai di copertura con materiali diversi dai preesistenti - Sostituzione di solai interpiano senza modifica delle quote - Adeguamento dell’altezza dei solai
Soppalco
- Innovazioni rispetto alla struttura preesistente o nuova costruzione
Sottotetto
- Riparazione modificando la posizione preesistente; sostituzione apparecchi sanitari, innovazioni con caratteristiche diverse da quelle preesistenti - Modifiche interne ed esterne con varie opere edilizie senza modificarne la destinazione d’uso - Formazione di una unità immobiliare abitabile nel sottotetto mediante l’esecuzione di opere edilizie varie (detraibile, purché già compreso nel volume)
Strada asfaltata privata
- Per accesso alla proprietà
Tegole
- Sostituzione con altre di materiale e/o forma diverse da quelle preesistenti
- Sostituzione con altre uguali a quelle preesistenti
Terrazzi
- Rifacimento completo con caratteristiche diverse da quelle preesistenti (dimensioni o piano)
- Riparazione delle pavimentazioni, rifacimento o sostituzione conservando le caratteristiche preesistenti (dimensioni e piano)
Tetto
- Sostituzione dell’intera copertura - Modifica della pendenza delle falde con o senza aumento di volume
- Riparazione con sostituzione di parte della struttura e dei materiali di copertura, conservando le caratteristiche preesistenti
Tinteggiatura esterna
- Rifacimento modificando materiali e/o colori
- Rifacimento conservando materiali e colori preesistenti
- Sostituzione dei solai di copertura con materiali uguali a quelli preesistenti
Tinteggiatura interna
- Rifacimento senza limitazioni per materiali e colori
Tramezzi
- Sostituzione tramezzi interni, senza alterazione della tipologia dell’unità immobiliare
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Travi (tetto)
- Sostituzioni con modifiche - Sostituzione totale per formazione nuovo tetto
- Sostituzione con altre aventi materiali, dimensioni e posizione uguali a quelle preesistenti
Veranda
- Innovazioni rispetto alla situazione precedente - Nuova costruzione con demolizione del muro che dĂ sul balcone creando aumento di superficie lorda di pavimento - Trasformazione di balcone in veranda
- Rifacimento parziale conservando i caratteri essenziali
Vespaio
- Rifacimento
Zoccolo esterno facciata
- Sostituzione con altro avente caratteri essenziali diversi
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- Rifacimento conservando i caratteri essenziali
A titolo non esaustivo e meramente esemplificativo, tra i possibili interventi puntuali per i quali è possibile fruire delle detrazioni per messa in sicurezza statica (Sismabonus) per l’intero edificio con possibilità di cedere il beneficio fiscale, si riportano: demolizione e ricostruzioni di solai; consolidamento di strutture di fondazione e di elevazione mediante intonaci armati, piattabande, cerchiature, cordoli, cappotti armati, catene, cuciture armate, fibrorinforzati, controventature, fasciatura di nodi, chiodature, iniezioni armate, isolatori sismici, armature, rabboccatura e stilatura dei giunti, ecc. Tra le possibili opere preliminari e conseguenti agli interventi sopra indicati, si riportano: rilievi delle strutture e analisi sismiche; prove e indagini sui materiali; coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione; progettazione; direzione lavori; opere provvisionali e ponteggi; opere di demolizione, rimozione, accantonamento; analisi, trasporto e conferimento a discarica dei rifiuti; interventi conseguenti ad altri precedentemente descritti; collaudi. Sempre a titolo non esaustivo e meramente esemplificativo, tra i possibili interventi puntuali per i quali è possibile fruire delle detrazioni per efficientamento energetico (Ecobonus) per l’intero edificio con possibilità di cedere il beneficio fiscale, si riportano: impianti condominiali di riscaldamento e/o raffrescamento, U.T.A. (compreso le tubature, gli elementi e le valvole termostatiche che servono l’intero impianto); sostituzione di caldaie autonome; impianti di cogenerazione, impianti geotermici; interventi di coibentazione di impianti e/o strutture; impianti fotovoltaici, collettori solari; cappotti, intonaci termici; inspessimento delle murature; eliminazione dei ponti termici; coibentazione di tetti, muri perimetrali, solai interpiano e solai verso terra; sostituzione infissi e portoni di qualsiasi tipo, sostituzione di pareti vetrate; tetti ventilati; vespai; sostituzione di rivestimenti delle facciate; schermature ombreggianti; sostituzione lucernari. Tra le possibili opere preliminari e conseguenti agli interventi sopra indicati, si riportano: rilievi e diagnosi energetiche; prove e indagini sui materiali; coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e di esecuzione; progettazione; direzione lavori; opere provvisionali e ponteggi; opere di demolizione, rimozione, accantonamento; analisi, trasporto e conferimento a discarica dei rifiuti; interventi conseguenti ad altri precedentemente descritti; collaudi. Tra gli esempi di interventi che alternativamente possono rientrare tra quelli di cui al Sismabonus o Ecobonus, rientrano, ad esempio: intonaci, cappotti armati, interventi sulla copertura (tetti piani ed inclinati) con relative opere provvisionali, rifacimento e/o ripristino dei decori, ecc.
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FABRIZIO ASCIONE, Ricercatore universitario di Fisica Tecnica, Università degli Studi di Napoli Federico II, coordinatore (con N. Bianco) dell’Accordo Internazionale tra Università di Napoli e BBSR German Research ROSARIA BATTARRA, Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 1998 svolge la sua attività presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell’Università Federico II di Napoli NICOLA BIANCO, Professore associato di Fisica Tecnica Industriale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, già vice-coordinatore della Commissione Energia dell’Ordine degli Ingegneri Napoli e Provincia. SERENA BOREA, Dottoranda Architettura (Storia e Restauro), Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II
Dipartimento di
ETTORE CINQUE, Professore ordinario di economia aziendale, Dipartimento di Economia, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli EDOARDO COSENZA, Professore ordinario di tecnica delle costruzioni, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Università di Napoli Federico II e Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli PIO CRISPINO, Architetto, Past President dell’Ordine degli Architetti di Napoli CIRO DEL VECCHIO, Dottore di ricerca Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Università di Napoli Federico II FILIPPO DE ROSSI, Professore ordinario di Fisica Tecnica e Rettore dell’Università del Sannio, presidente CUR - Comitato di Coordinamento Regionale delle Università Campane, già coordinatore Commissione Energia Ordine Ingegneri di Napoli MARCO DI LUDOVICO, Ricercatore confermato, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Università di Napoli Federico II AMEDEO DI MAIO, Professore ordinario di Scienza delle Finanze presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale BRUNO DISCEPOLO, Architetto, coordinatore Osservatorio Metropolitano di Napoli, già Presidente di S.I.RE.NA. Città Storica e professore a contratto delle discipline urbanistiche presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli GIOVANNI ESPOSITO, Ingegnere, Tesoriere dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli SULAJ FERRADINO, Architetto, già Responsabile informatizzazione e Database Progetto 438
Sirena, S.I.RE.NA. Città Storica VINCENZO FIORILLO, Architetto, libero professionista, responsabile di progetto presso lo studio OdA, Officina d’Architettura, Napoli GIUSEPPE LUCIO GAETA, Ricercatore di Scienza delle Finanze presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale PAOLA MARONE, Ingegnere, Presidente del Centro Formazione e Sicurezza Napoli GERARDO MARIA MAURO, Dottore di ricerca Dipartimento di Ingegneria industriale, Università degli Studi di Napoli Federico II FABIO MAZZOCCA, Ingegnere, Consulente ANCE CAMPANIA, Esperto di Gestione di cantiere, progettista e computista COSTANTINO MENNA, Ricercatore di Tecnica delle Costruzioni, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Università di Napoli Federico II RENATA PICONE, Professore ordinario di Restauro Architettonico, Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Napoli Federico II ANDREA PROTA, Professore ordinario, Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, Università di Napoli Federico II PIETRO ROSTIROLLA, Professore ordinario di Politica Economica dell’Università degli Studi di Napoli L’Orientale FEDERICA RUSSILLO, Dottore di ricerca in Tecnologie dell’architettura ENRICO SOPRANO, Patrocinante innanzi alla Corte di Cassazione ed a tutte le Giurisdizioni Superiori, esperto di diritto civile ed amministrativo GIUSEPPE PETER VANOLI, Professore ordinario di Fisica Tecnica Ambientale presso l’Università del Molise, già Direttore Vicario del Dipartimento di Ingegneria dell’Università del Sannio e Energy Manager di Ateneo LUIGI VINCI, Ingegnere, Past Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli e Presidente della Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli GIACOMO VINCI, Ingegnere civile strutturista, Master Universitario in Ingegneria Forense
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Finito di stampare nel mese di dicembre 2017