Telemetro

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Telemetro

Usato sempre meno e sostituito da tecnologie più comode, il telemetro ottico è generalmente formato da un cilindro con due fori distinti ad una distanza fissa l'uno dall'altro, all'interno del primo foro corrisponde un prisma che riflette l'immagine su uno specchio semi-trasparente posto all'interno del secondo foro. L'utilizzatore agendo sulla rotazione del prisma farà in modo che le due immagini dell'oggetto composte dallo specchio si sovrappongano. Raggiunta la sovrapposizione, il grado di rotazione del prisma indicherà, tramite

una scala, la distanza dell'oggetto. Questo tipo di telemetro è anche detto "a coincidenza" ed è stato utilizzato a lungo all'interno delle macchine fotografiche per la regolazione della messa a fuoco e, con un sistema leggermente diverso, nei telemetri per artiglieria di vecchia generazione. Fotocamere a telemetro, seppur molto rare, vengono ancora utilizzate da fotografi professionisti al posto delle SLR in particolari situazioni. I progettisti iniziarono la ricerca e lo sviluppo nel 1950 e alla fine del 1951 era pronto il prototipo di una reflex monobiettivo 35mm. Il vetro smerigliato forniva una immagine brillante e diritta ma invertita da destra a sinistra; ciò poteva essere accettabile per riprese orizzontali, ma inquadrare in verticale era difficile: per questa ragione venne aggiunto un piccolo mirino ottico a fianco di quello a pozzetto. Il funzionamento è basato sulla sincronizzazione tra l'angolazione del prisma ottico del telemetro ed il meccanismo di messa a fuoco dell'obiettivo. In pratica, guardando attraverso il mirino del


telemetro, il fotografo vede il soggetto "sdoppiato". Agendo sulla regolazione della messa a fuoco, le due immagini si allontaneranno o si avvicineranno, fino a sovrapporsi. A quel punto il soggetto risulterà perfettamente a fuoco. Questo meccanismo è stato in uso per anni fino all'avvento delle reflex, anche se alcuni fotografi continuano a preferire in determinate circostanze l'utilizzo del telemetro, per esempio quando vogliono evitare i seppur minimi effetti causati dal movimento dello specchio di una reflex. Il primo esemplare di produzione della Asahiflex uscì dalle linee il 26 ottobre 1951 e di conseguenza adottò il numero di matricola 26101, ma l'Asahiflex I fu posta in vendita al pubblico solo nel maggio 1952. La Asahiflex fu la prima reflex monobiettivo 35mm giapponese. le fotocamere a telemetro (vedi ad esempio Leica), sono molto apprezzate nell'ambito della street photography, oltre alla maneggevolezza dello strumento, viene apprezzata la velocità dell'insieme di "messa a fuoco + tempi di esposizione + apertura diaframma". Quando si parla di velocità delle telemetro ci si riferisce al cosiddetto "shutter lag" (ritardo allo scatto) costituito dall’intervallo di tempo che intercorre fra l'istante in cui si preme il pulsante di scatto e quello in cui la pellicola o il sensore rimangono impressionati dalla scena ripresa. Oggi, a mio parere, la fotocamera a telemetro non ha più motivo di esistere se non per i nostalgici. In passato era un ottimo strumento per i fotoreporter, che avevano necessità di un corpo macchina estremamente leggero, molto flessibile, ma sicuramente poco invasivo, per le sue piccole dimensioni era molto utile durante azioni concitate, manifestazioni e tutte quelle situazioni dove un fotografo può trovarsi realmente in pericolo se riconosciuto come tale... In ogni caso, la fotocamera a telemetro, rimane sempre uno strumento molto affascinante da usare anche per foto quotidiane,sicuramente è una buona palestra per tutti coloro che desiderino avere un'approccio più coinvolgente con la fotografia.


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